Perché c’è qualcosa anziché il nulla?

Aperto da Vito J. Ceravolo, 30 Gennaio 2017, 19:09:10 PM

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sgiombo

Citazione di: pepe98 il 31 Gennaio 2017, 18:20:52 PM
Perché il nulla è per definizione ció che non è. Sarebbe contraddittorio dire "(c') è il nulla".
CitazioneIl nulla é per definizione il non esistere di alcunché.
Quindi non é affatto contraddittorio (ma solo falso) dire "(c') è il nulla" (significa -falsamente ma non assurdamente- che non esiste alcunché).
Tant' é vero che si può ben dire la frase (vera) "é falso dire che c' é il nulla": una frase per poter essere vera (e anche per poter essere falsa) deve necessariamente essere sensata, cioé logicamente coerente, non contraddittoria.

Vito J. Ceravolo

Mi spiace doverlo ripetere ma la tua posizione e formalmente una contraddizione logica. Nel dire che il "nulla è" affermi che l'essere è nulla e ciò sta alla base per eccellenza del nichilismo; oltre che di altro.
"Nulla è" non equivale a "nulla =" ma a "nulla = è". In questo tuo passaggio confondi la copula con la predicazione.
Comunque esistono tanti centri logici (o libri) dove puoi presentare (o confrontare) la tua teoria e così verificare quanto sia vera la mia affermazione: ciò che scrivi è formalmente una contraddizione logica e tu stai basando la tua teoria su A≠A. 
Capisco che il tuo intento sia altro, ma comunque questo è il risultato. 
Se tu vuoi continuare a pensare che quello che hai scritto è logica formale, fai pure, ma io ti consiglieri un confronto con qualche gruppo logico.

Nota che io non ho mai parlato di indifferenza fra fisicità e immaginazione: infatti so bene che una cosa può esistere solo nell'immaginazione e non nella realtà fisica. Questo fa cadere le tue parole di apertura del tuo ultimo post: "confondere questi due aspetti ben diversi".
No, non ho confuso proprio nulla e non capisco da dove tu abbia pensato a questa confusione (non ho confuso né il soggetto col predicato, né la copula con la predicazione, né la realtà fisica con l'immaginazione) . Ho solo ricalcato quanto il nulla non sia possibile né fisicamente né concettualmente, sia attraverso esempi fisici sia attraverso esempi formali.
La tua idea di pensare il nulla assoluto è solo un'illusione. Qualunque definizione tua immaginifica o di pensiero non è altro che, per definizione, una determinazione di un qualche valore, al massimo di un qualche nulla relativo, mentre il nulla assoluto è privo d'ogni tipo di valorizzazione, anche immaginifica. 
Io non sono mai riuscito a pensare al nulla, neanche ad immaginarlo. Tutti i pensieri e le immagini mentali sul nulla si sono sempre dimostrate definitorie di un qualche valore, come il "vuoto nero" ... un'attrazione ecc. Ogni pensiero è una determinazione e ciò esclude da esso qualunque cosa sia priva di qualunque determinazione. Appunto il nulla assoluto.
Ma comunque questa tua posizione è chiaramente derivata dal tuo convincimento che "nulla è" è un'espressione vera. 
Non so se ti può essere utile, ma anche il nichilismo e altri similari basano la propria teoria su "nulla è", benché loro siano consapevoli che questa è una contraddizione logica-formale, ed è anche per questo che hanno bandito la logica formale a fronte di una dialettica priva della stessa logica-formale.

sgiombo

Citazione di: Vito J. Ceravolo il 01 Febbraio 2017, 21:46:11 PM
Mi spiace doverlo ripetere ma la tua posizione e formalmente una contraddizione logica. Nel dire che il "nulla è" affermi che l'essere è nulla e ciò sta alla base per eccellenza del nichilismo; oltre che di altro.
"Nulla è" non equivale a "nulla =" ma a "nulla = è". In questo tuo passaggio confondi la copula con la predicazione.
Comunque esistono tanti centri logici (o libri) dove puoi presentare (o confrontare) la tua teoria e così verificare quanto sia vera la mia affermazione: ciò che scrivi è formalmente una contraddizione logica e tu stai basando la tua teoria su A≠A.
Capisco che il tuo intento sia altro, ma comunque questo è il risultato.
Se tu vuoi continuare a pensare che quello che hai scritto è logica formale, fai pure, ma io ti consiglieri un confronto con qualche gruppo logico.

Nota che io non ho mai parlato di indifferenza fra fisicità e immaginazione: infatti so bene che una cosa può esistere solo nell'immaginazione e non nella realtà fisica. Questo fa cadere le tue parole di apertura del tuo ultimo post: "confondere questi due aspetti ben diversi".
No, non ho confuso proprio nulla e non capisco da dove tu abbia pensato a questa confusione (non ho confuso né il soggetto col predicato, né la copula con la predicazione, né la realtà fisica con l'immaginazione) . Ho solo ricalcato quanto il nulla non sia possibile né fisicamente né concettualmente, sia attraverso esempi fisici sia attraverso esempi formali.
La tua idea di pensare il nulla assoluto è solo un'illusione. Qualunque definizione tua immaginifica o di pensiero non è altro che, per definizione, una determinazione di un qualche valore, al massimo di un qualche nulla relativo, mentre il nulla assoluto è privo d'ogni tipo di valorizzazione, anche immaginifica.
Io non sono mai riuscito a pensare al nulla, neanche ad immaginarlo. Tutti i pensieri e le immagini mentali sul nulla si sono sempre dimostrate definitorie di un qualche valore, come il "vuoto nero" ... un'attrazione ecc. Ogni pensiero è una determinazione e ciò esclude da esso qualunque cosa sia priva di qualunque determinazione. Appunto il nulla assoluto.
Ma comunque questa tua posizione è chiaramente derivata dal tuo convincimento che "nulla è" è un'espressione vera.
Non so se ti può essere utile, ma anche il nichilismo e altri similari basano la propria teoria su "nulla è", benché loro siano consapevoli che questa è una contraddizione logica-formale, ed è anche per questo che hanno bandito la logica formale a fronte di una dialettica priva della stessa logica-formale.

CitazioneDispiace anche a me dovermi ripetere, ma resta il fatto che la proposizione "nulla è" è ben diversa da (é tutt' altro che) "nulla è uguale a è ["è" chi? "è" che cosa?, N.d.R]", ovvero da "nulla significa  è ["è" chi? "è" che cosa?, N.d.R]".
Invece "nulla è" può solo significare "non esiste realmente alcunché" (attribuendo ad "essere" il significato di "esistere, accadere realmente", cioè intendendo "è" come predicato verbale; intransitivo, per la cronaca): frase perfettamente logica, non affatto autocontraddittoria.
Infatti l' unica interpretazione alternativa possibile, attribuendo invece ad "essere" il significato di "essere inteso come", "significare", "essere costituito da", "essere caratterizzato dalle seguenti qualità o caratteristiche o aspetti", cioè intendendo "è" come copula, sarebbe una frase incompleta (in particolare nel predicato!) e dunque senza senso compiuto (letteralmente, per definizione): una pretesa proposizione costituita da un soggetto e una copula ma senza alcun predicato (nominale)!
Ergo: non baso affatto le mie considerazioni sull' assurda autocontraddizione "A" =/="A".
Rinvio pertanto al mittente l' invito a ripassarsi la logica formale.
 
Se tu affermi -come infatti affermi- che io Nel dire che il "nulla è" affermerei che l'essere è nulla (e ciò sta alla base per eccellenza del nichilismo; oltre che di altro -?-) e dunque che mi contraddirei, allora confondi l' esistenza reale del nulla (= di alcunché) nella frase "nulla è" di cui sostengo la perfetta correttezza logica e sensatezza (non la verità, ovviamente) con l' identità concettuale fra "essere" e "non essere (alcunchè)" nella frase "l' essere è nulla".
Dunque almeno in questo caso hai proprio confuso questi due ben diversi concetti dell' "essere reale" ("esistere, accadere realmente") e dell' "essere oggetto di considerazione teorica, di pensiero" (essere reale unicamente come concetto, se e quando il pensiero di tale concetto realmente accade); ovviamente i due casi, oltre a non coimplicarsi necessariamente, nemmeno si escludono necessariamente a vicenda: una cosa (ente o eveneto) reale può anche essere pensata (oltre a non essere pensata) e può anche darsi che una cosa pensata sia anche reale (oltre a potersi dare che una -altra, diversa dalla precedente- cosa pensata non sia reale).
Hai proprio confuso la parola "è" come predicato verbale ("esiste o accade realmente") con la parola "è" come copula.
 
(La mia idea di) Pensare il nulla assoluto  è un' illusione nel senso che si tratta di un pensiero che non denota qualcosa* di reale (come ho sempre chiaramente sostenuto), ma è un' autentico, logicamente correttissimo pensiero (ad ulteriore conferma dell' importanza di non confondere pensiero e realtà: il nulla assoluto pensato non è realtà, ma il pensarlo è "perfettamente", logicissimamente, correttissimamente pensiero).
Che poi il nulla assoluto non sia immaginabile (per definizione si può "immaginare" solo "qualcosa") è semplicemente ovvio ma irrilevante: "pensare" =/= "immaginare".
 
"Omnis determinatio est negatio" (Spinoza"), certo! Infatti "nulla" e "(almeno) qualcosa" si negano-determinano reciprocamente.
 
Scusami, ma non posso non rilevare che scrivendo <<Ma comunque questa tua posizione è chiaramente derivata dal tuo convincimento che "nulla è" è un' espressione vera>> dimostri di non aver letto oppure di non aver capito affatto quello che ho scritto: non sto a contare le volte che ho scritto esattamente il contrario e cioè "nulla è" è [un predicato, N. d.R] falso": ti invito a farlo tu stesso!
 
Non conosco bene i vari nichilismi per valutare l' esattezza o meno della tua affermazione secondo la quale essi riconoscerebbero che "nulla è" sarebbe una contraddizione (anche se non vedo come, sostenendo che sia una contraddizione, dunque senza senso, possano affermare che sia vera).
In ogni caso, poiché ho sempre negato (contrariamente a quanto del tutto indebitamente e falsamente mi attribuisci!) la verità dell' affermazione "nulla è" (affermando invece la sua sensatezza: ennesima dimostrazione delle incomprensioni derivanti dalla confusione fra realtà e pensiero!), col nichilismo non ho nulla (alcunché, volendo evitare la doppia negazione che in italiano, poco o punto logicamente, nega) a che fare.

______________ 

* Ma si potrebbe anche dire "alcunché", e in italiano, per il carattere non perfettamente conforme alla logica formale della nostra lingua, pure "nulla".

maral

#18
Come sappiamo la domanda "perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla?" fu formulata da Leibniz, Heidegger la riprende nella forma modificata (e quindi a ben vedere di senso diverso) "Perché in generale l'ente piuttosto che niente?" e la indica come la domanda fondamentale e più radicale della metafisica, da cui si sviluppa il e in cui si conclude, senza che sia dato risolverla, tutto il pensiero metafisico ontologico, giacché il pensiero metafisico in Occidente non nasce dal pensare l'ente, ma dal pensare il niente (proprio nel senso di nulla assoluto) che costituisce il presupposto generale per il venire a essere di ogni ente.
Il nulla assoluto da un punto di vista logico formale è evidentemente una contraddizione assoluta, poiché è in quanto non è e non è in quanto è, ma è al contempo una tautologia la cui verità è del tutto corretta; il nulla dice infatti di se stesso proprio di essere nulla, ossia di essere proprio ciò che è e ciò che è è un assoluto non essere, in perfetta coerenza autoreferente. Quindi il nulla significa positivamente e si presenta come la negazione più radicale e primigenia del principium firmissimum aristotelico su cui si basa la logica formale, quindi non c'è logica formale che possa porre il nulla in discussione. Il punto che andrebbe invece considerato è invece da dove viene questo poter concepire il nulla assoluto e primigenio nella storia del pensiero dell'Occidente. C'è qualcosa di ancor più originario? Il sospetto è che questo qualcosa stia nell'assunzione a evidenza incontestabile del divenire (nel senso di venire da e venire a) nulla di ogni ente, quindi fondamentalmente ogni ente (in generale appunto) è niente e lo è da sempre e per sempre. Dunque, dato che tutto è fondamentalmente niente (per origine e destino), perché c'è l'ente? Come fa a esserci qualsiasi ente e la totalità degli enti?
Risulta chiaro allora che nella matrice fondamentalmente nichilista di tutto il pensiero dell'Occidente il problema non è il nulla, essendo il nulla ciò che vi è di originariamente evidente, ma è proprio l'essente, l'essente si presenta in tutta la sua irrisolvibile problematicità a fronte della quale continuamente torna a ripetersi che l'essente in generale è niente, nell'eternità del provenire e del finire.
In tal senso dire che il nulla non è sulla base della logica formale non risolve la questione, poiché tutto, logica formale formale compresa in quanto ente, ha origine e termine nel nulla primigenio, banale ed elementare che sta in principio a tutto e a cui tutto torna senza che sia dato in alcun modo capire perché, senza che vi sia alcun perché.

sgiombo

#19
Citazione di: maral il 04 Febbraio 2017, 11:21:25 AM
Come sappiamo la domanda "perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla?" fu formulata da Leibniz, Heidegger la riprende nella forma modificata (e quindi a ben vedere di senso diverso) "Perché in generale l'ente piuttosto che niente?" e la indica come la domanda fondamentale e più radicale della metafisica, da cui si sviluppa il e in cui si conclude, senza che sia dato risolverla, tutto il pensiero metafisico ontologico, giacché il pensiero metafisico in Occidente non nasce dal pensare l'ente, ma dal pensare il niente (proprio nel senso di nulla assoluto) che costituisce il presupposto generale per il venire a essere di ogni ente.
Il nulla assoluto da un punto di vista logico formale è evidentemente una contraddizione assoluta, poiché è in quanto non è e non è in quanto è, ma è al contempo una tautologia la cui verità è del tutto corretta; il nulla dice infatti di se stesso proprio di essere nulla, ossia di essere proprio ciò che è e ciò che è è un assoluto non essere, in perfetta coerenza autoreferente. Quindi il nulla significa positivamente e si presenta come la negazione più radicale e primigenia del principium firmissimum aristotelico su cui si basa la logica formale, quindi non c'è logica formale che possa porre il nulla in discussione. Il punto che andrebbe invece considerato è invece da dove viene questo poter concepire il nulla assoluto e primigenio nella storia del pensiero dell'Occidente. C'è qualcosa di ancor più originario? Il sospetto è che questo qualcosa stia nell'assunzione a evidenza incontestabile del divenire (nel senso di venire da e venire a) nulla di ogni ente, quindi fondamentalmente ogni ente (in generale appunto) è niente e lo è da sempre e per sempre. Dunque, dato che tutto è fondamentalmente niente (per origine e destino), perché c'è l'ente? Come fa a esserci qualsiasi ente e la totalità degli enti?
Risulta chiaro allora che nella matrice fondamentalmente nichilista di tutto il pensiero dell'Occidente il problema non è il nulla, essendo il nulla ciò che vi è di originariamente evidente, ma è proprio l'essente, l'essente si presenta in tutta la sua irrisolvibile problematicità a fronte della quale continuamente torna a ripetersi che l'essente in generale è niente, nell'eternità del provenire e del finire.
In tal senso dire che il nulla non è sulla base della logica formale non risolve la questione, poiché tutto, logica formale formale compresa in quanto ente, ha origine e termine nel nulla primigenio, banale ed elementare che sta in principio a tutto e a cui tutto torna senza che sia dato in alcun modo capire perché, senza che vi sia alcun perché.

Citazione

Francamente non capisco come "una contraddizione assoluta" possa essere "al contempo una tautologia": concetti reciprocamente contrari, pretendere di considerare i quali congiuntamente, come un solo concetto mi sembra ovviamente e indubitabilmente contraddittorio e dunque insensato.

Attribuire (predicare) a un concetto (non definito autocontraddittoriamente) l' "essere" (sia in senso concettuale sia in senso reale) mi sembra sempre perfettamente logico (e non: sempre vero; ovviamente) in generale; in particolare anche nel caso in cui tale concetto del quale lo si predichi sia il "nulla assoluto", esattamente come nel caso del "nulla relativo".
Predicare il nulla di "X", il non essere "X" (il "nulla relativo" del -o: al- particolare ente o evento "X") non è predicare di "X" che è in quanto non è e non è in quanto è, bensì soltanto il predicare di "X" che non è (e basta; e in quanto tale non è, e non: é).
Ed esattamente allo stesso modo predicare il nulla del "tutto" (il "nulla assoluto") non è predicare di "tutto" (tutti gli enti ed eventi considerabili, possibili oggetti di predicazione in generale) che è in quanto non è e non è in quanto è, bensì soltanto il predicare che non è (e basta: e in quanto tale -tutto, totalità degli enti ed eventi considerabili, possibili oggetti predicazione in generale- non è, e non: é).

Che la memoria sia solitamente veritiera e in linea teorica, di principio "smascherabile", correggibile quando fallace é indimostrabile; ma senza ammettere questo postulato indimostrabile non è possibile ragionare su nulla, ma casomai, al massimo, solo limitarsi a constatare sic et simpliciter il presente (constatazione "muta", non pensata, non vagliata criticamente, non fatta oggetto di considerazione teorica alcuna), dal momento che anche il ragionare, il pensare, se accade (come la memoria ci suggerisce accada), si svolge nel tempo: per esempio queste stesse semplicissime argomentazioni, se sono effettivamente accadute (come credo), hanno avuto uno svolgimento durato alcuni secondi o frazioni di secondo e non sono qualcosa di istantaneo, né nello scriverle, né nel leggerle, né nel pensarle.
E se ammettiamo la generale o "fisiologica" veridicità della memoria (con "eccezioni" o "patologie" che "confermano la regola" e inoltre sono in linea di principio riconoscibili e correggibili), allora la memoria stessa ci dice che in realtà si danno eventi e non enti, se non nel senso di astrazioni operabili da parte del pensiero dal (nell' ambito del) divenire reale (anche il metro campione depositato al Conservatoire des Arts et Métiersdi Parigi in condizioni il più possibile -sic!- stabili e costanti di temperatura, pressione, ecc., anche una montagna che esiste per centinaia di migliaia di anni, anche un continente che ha una durata ancor maggiore, anche un pianeta o una stella  o una galassia che esistono per ancor più tempo non sono che astrazioni del pensiero nell' ambito di eventi reali in continuo divenire: "enti" che prima non c' erano -non accadevano- poi hanno iniziato ad esserci -ad accadere- poi mentre ci sono -accadono- mutano continuamente, per quanto in misura scarsamente, difficilmente percettibile, poi finiscono di esserci -di accadere- poi di nuovo non ci sono -non accadono- più).
Dunque l' evidenza del divenire non è incontestabile; ma se la si contesta (nega), allora inevitabilmente ipso facto si smette di ragionare sensatamente, di "fare della filosofia" razionale, logicamente coerente: qualunque ragionamento si consideri, si pensi, si proponga contraddice tale negazione ammettendo implicitamente la veridicità in generale (con eccezioni limitate e in linea di principio riconoscibili) della memoria (e dunque la realtà dello scorrere del tempo nello svolgersi di pensieri, considerazioni teoriche, ragionamenti in particolare, e dello scorrere del tempo in generale).
Se si vuol ragionare (che lo si faccia, che ciò accada realmente o che sia solo un' illusione) si deve inevitabilmente ammettere il divenire.

Secondo me la domanda "perché c' è ciò che c' è (o meglio: accade ciò che accade)?" non ha senso per il fatto che poichè tutto ciò che realmente accade non può realmente darsi che non accada (autocontraddizione senza senso); può casomai soltanto essere pensato (falsamente ma in modo logicamente corretto) che non accada: non c' é alternativa possibile reale bensì solo e unicamente concettuale a ciò che accade; e dunque non c' bisogno di spiegazione alcuna per l' accadere reale di una alternativa che accade di fatto fra altre alternative realmente possibili, che invece per l' appunto non si danno).
E' solo concettualmente, come ipotesi del pensiero e non come fatti reali che si danno altre possibilità (per esempio di un diverso "qualcosa" di reale, o magari di alcunché -ossia del "nulla assoluto"- di reale): non c' é alternativa da spiegare (bisognosa di spiegazione, senso, ragione, "perché") nel reale, ma solo si dà alternativa nel concettuale, nel pensabile, la cui spiegazione sta nelle definizioni (arbitrarie) di "reale", "concettuale", "negazione" ("non reale", "non concettuale"), "necessario", "possibile", "impossibile", ecc., nel fatto che si può anche pensare (ma non può realmente accadere) ciò che non accade realmente (oltre a ciò che accade realmente; e che può accadere realmente anche ciò che non é pensato, oltre a ciò che é pensato).


(Mannaggia, più agli antipodi di così non potemmo essere!).

maral

Certo Sgiombo, il nulla non accade, ma si può sempre dire che il nulla accade proprio in quanto non accade, proprio in quanto è tautologicamente per definizione nulla, E' per questo che il nulla è positivamente proprio quello che è, nulla. Nell'essere del nulla c'è una contraddizione che si presenta come tautologia assolutamente non contraddittoria.  Il nulla è veramente e tautologicamente ciò che non è.
Sugli enti reali abbiamo già ampiamente discusso in passato, resta probabilmente inconciliabile il nostro modo di definire il reale. Tutto ciò che accade è reale, poiché accade. Poi possiamo vedere in che modo accade (in un sogno, in una speculazione razionale, in un paradosso, accade come pura sensazione, come emozione e via dicendo). Per me non è essenziale il modo di accadere per stabilirne la realtà, è invece essenziale per poterci convivere.
Il divenire è un provenire assoluto di qualcosa dal nulla per finire nel nulla, ma se il nulla assolutamente e tautologicamente non è, come può esserci qualcosa che viene da quel nulla e ci torna? Come potrà mai esserci un inizio e una fine di quel qualcosa? Certo si potrebbe dire che il nulla qui è inteso solo in senso relativo a quel qualcosa, non vale per tutti gli altri essenti, anche se alla fine vale, vale proprio per tutti, in generale ogni essente va dal nulla al nulla. Tutto quindi va dal nulla al nulla ed è questo che non si riesce proprio a spiegare: perché mai dunque un qualsiasi ente dovrebbe esserci se il fondamento e destino del suo esserci è proprio essere nulla? 

Phil

E se fosse vero che "nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" (intendendo "nulla" come semplice pronome indefinito, e non come sostantivo "il nulla")?

maral

E' che il trasformarsi implica sempre qualcosa che per trasformarsi deve finire nel nulla da cui qualcos'altro sorge. E se questo qualcosa è tutto il problema di Leibniz e di Heidegger resta.

Phil

Lo spunto interessante, secondo me, è proprio che non c'è niente che sorga ("nulla si crea"), niente che finisca nel nulla ("nulla si distrugge"), ma un tutto che si modifica ("tutto si trasforma").
In questo "tutto" che muta, non c'è spazio (nè tempo) per il nulla, che quindi non è, non esiste (confermandosi appunto, logicamente, un "nulla"...). Secondo questa prospettiva è inevitabile che il nulla non possa essere, e quindi resta solo un concetto-limite predefinito, non reale e non immaginabile ("per difetto", proprio come l'infinito è un concetto-limite non immaginabile "per eccesso"...). A questo punto, chiedersi "perché l'esistente esiste" è logicamente ridondante (e tautologico) come chiedersi "perché il caldo scalda" o "perché la vibrazione vibra", etc. in una convergenza fra definizione linguistica e causalismo con regresso all'infinito...

maral

Sì è certamente interessante, è la posizione di chi sostiene un Divenire assoluto. Qui però dobbiamo dimenticarci dell'ente come essente, c'è piuttosto un continuo accadere che continuamente accade, una sorta di continuo senza momenti discreti. E lo stesso "Tutto" va inteso in questo modo, non come Essere, ma come trasformazione che continuamente si trasforma senza venire mai a definirsi in qualcosa che stia.

Sariputra

#25
Citazione di: maral il 05 Febbraio 2017, 08:58:37 AMSì è certamente interessante, è la posizione di chi sostiene un Divenire assoluto. Qui però dobbiamo dimenticarci dell'ente come essente, c'è piuttosto un continuo accadere che continuamente accade, una sorta di continuo senza momenti discreti. E lo stesso "Tutto" va inteso in questo modo, non come Essere, ma come trasformazione che continuamente si trasforma senza venire mai a definirsi in qualcosa che stia.

Potremmo forse inserire e usare il verbo stare (nel significato di dimorare, trovarsi) al posto del verbo essere. Avremmo , a mio parere, una più calzante adesione al reale, per quanto possibile nei limiti dati dal linguaggio: il Tutto sta trasformandosi ( variante: il Tutto dimora nella trasformazione. Oppure: la Trasformazione si trova nel tutto ). Così: il nulla sta nel tutto. Eliminando nella domanda il verbo essere ( c'è ) le cose mi appaiono più comprensibili e la domanda appare priva di senso.
Tutto dimora nella trasformazione ( non c'è un venire-da e un andare-verso). Tutto come designazione convenzionale, infatti non ci sono che stati dimoranti nella trasformazione incessante; stati che non si possono separare dalla trasformazione in quanto stanno nella trasformazione stessa. Se non c' è ( non ci sta) qualcosa che è ( il Tutto) non può esserci qualcosa che non-è ( non sta), ossia il nulla. Dove potrebbe dimorare  il Tutto se non nella trasformazione? Dove potrebbe non dimorare il nulla se non , anch'esso, nella trasformazione? Solo un (eterno?) cambiamento , senza origine e senza fine. Una gabbia terrificante, un orrore senza tempo, da cui la coscienza umana , che dimora nel cambiamento stesso, si ritrae inorridita. La trasformazione ha orrore di s stessa, sorge la speranza di essere ( fuori dalla trasformazione) e la speranza di non-essere ( all'interno della trasformazione). Però. la speranza stessa, dimora nella trasformazione...
Il nulla si prende tutto e non basta ignorarlo per eluderlo: la nostra coscienza lo sa e le nostre viscere ce ne parlano attraverso ciò che l'occidente ha chiamato angoscia . La malattia dell'anima è dovuta all'inconsistenza e all'impermanenza delle cose del mondo. (Franco Bertossa-Shunyata e il nulla - Centro studi Asia ).
Trasformazione come fluidità, come scorrimento, unione senza distinzione nel cangiare, mentre scrivo cambio e fluisco, devo scrivere frasi senza significato, vanno e vengono nella mente...inafferrabile da dove vengano, inafferrabile dove  vadano...dimoro  nella trasformazione...Dove mai dimora il vento?...

 E lo stesso "Tutto" va inteso in questo modo, non come Essere, ma come trasformazione che continuamente si trasforma senza venire mai a definirsi in qualcosa che stia. 

E' così, è così...bellissimo! Son felice come un bambino! E' proprio così...dimorare dove non c'è alcuna dimora...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sgiombo

#26
Citazione di: maral il 04 Febbraio 2017, 19:31:41 PM
Certo Sgiombo, il nulla non accade, ma si può sempre dire che il nulla accade proprio in quanto non accade, proprio in quanto è tautologicamente per definizione nulla,
CitazioneNon capisco il "ma": che se si può correttamente pensare "il nulla è (esiste)", allora è (esiste, o meglio: accade) per lo meno questo pensiero e dunque si tratta di un pensiero falso è proprio quanto ho sempre sostenuto anch' io in  questa discussione.


E' per questo che il nulla è positivamente proprio quello che è, nulla. Nell'essere del nulla c'è una contraddizione che si presenta come tautologia assolutamente non contraddittoria.  Il nulla è veramente e tautologicamente ciò che non è.
CitazioneQui c' è la solita confusione fra "essere" nel senso di  "essere oggetto di considerazione teorica", essere pensato (in qualche modo), significare (qualcosa), essere inteso come o in quanto (qualcosa)" ed "essere" nel senso di "esistere o -meglio!- accadere realmente" ("è" come copula, che deve reggere un qualche predicato nominale, se si vuole dire realmente qualcosa, se si vuole che si tratti di un' autentica proposizione, dotata di senso -vera o falsa che sia- e non di un' insignificante sequela di caratteri tipografici, ed "è" come predicato verbale; per la cronaca intransitivo).
Il nulla è inteso, si intende, è da intendersi, da pensarsi (è nel pensiero) (tautologicamente e non affatto contraddittoriamente) come "il non esistere (di alcunché o di qualcosa a seconda che si tratti di nulla assoluto o nulla relativo)"; e inoltre (invece) il nulla di fatto (veracemente; e lo dimostra anche proprio il semplice -fatto del- pensarlo) non esiste, non accade realmente (nella realtà): quest' ultima è una proposizione vera (non tautologicamente ma sinteticamente a posteriori); e dunque è un' autentica proposizione (sensata, non autocontraddittoria, altrimenti sarebbe una mera sequela insignificante di caratteri tipografici e dunque non potrebbe essere né vera né falsa, né analiticamente a priori né sinteticamente a posteriori).


Sugli enti reali abbiamo già ampiamente discusso in passato, resta probabilmente inconciliabile il nostro modo di definire il reale. Tutto ciò che accade è reale, poiché accade. Poi possiamo vedere in che modo accade (in un sogno, in una speculazione razionale, in un paradosso, accade come pura sensazione, come emozione e via dicendo). Per me non è essenziale il modo di accadere per stabilirne la realtà, è invece essenziale per poterci convivere.
Il divenire è un provenire assoluto di qualcosa dal nulla per finire nel nulla, ma se il nulla assolutamente e tautologicamente non è, come può esserci qualcosa che viene da quel nulla e ci torna? Come potrà mai esserci un inizio e una fine di quel qualcosa? Certo si potrebbe dire che il nulla qui è inteso solo in senso relativo a quel qualcosa, non vale per tutti gli altri essenti, anche se alla fine vale, vale proprio per tutti, in generale ogni essente va dal nulla al nulla. Tutto quindi va dal nulla al nulla ed è questo che non si riesce proprio a spiegare: perché mai dunque un qualsiasi ente dovrebbe esserci se il fondamento e destino del suo esserci è proprio essere nulla?
CitazioneChe "Il divenire è un provenire assoluto di qualcosa dal nulla per finire nel nulla, l' esserci qualcosa che viene da quel nulla e ci torna, l' esserci un inizio e una fine di quel qualcosa" sono modi (forse un po' "poetici", cioè implicanti qualche suggestione emotiva, ma certamente corretti) di descrivere il mutamento (purché siano chiari i ben diversi significati in cui si impiega il termine "essere").
Ed (il divenire, il mutamento; anche così descritto) è sensatissimo, possibilissimo (pensabilissimo accadere o meno analiticamente a priori; o meglio: come ipotesi), oltre che realmente accadente (dunque il pensarlo è vero; sinteticamente a posteriori).
Infatti il nulla assolutamente e tautologicamente significa, è da intendersi come "il non esserci -o meglio accadere- (di alcunché o di qualcosa a seconda che sia assoluto o relativo)".
Ed allora è sensatissimo, logicamente correttissimo, coerentissimo, "non contraddittorissimo" (licenza poetica) del "nulla di qualcosa" -così inteso come "il non essere -di- tale cosa (da pensarsi tale indipendentemente dal tempo: tanto prima, quanto ora e altrettanto dopo)"- che prima "era" intendendosi in questo caso con "essere", significando stavolta "essere" l' accadere realmente" (e non affatto contraddittoriamente l' "intendersi", il "significare", l' "essere da considerarsi o pensarsi come"), che ora è (idem) e che dopo nuovamente non sarà (idem).
Ovvero che (un certo) qualcosa (esempio: cenere; e non un  qualcosaltro, ad esempio legno, che tautologicamente e non contraddittoriamente non può essere inteso -pensato- come l' essere (tale certo) qualcosa: il legno non può essere inteso essere cenere: copula + predicato nominale) ...un (certo) qualcosa non affatto contraddittoriamente prima non era realmente (predicato verbale: non accadeva realmente), ora é realmente (predicato verbale: accade realmente; e non, contraddittoriamente, è inteso, è da intendersi come, significa -il non essere tale cosa bensì qualcos' altro, ad esempio legno), e dopo nuovamente non sarà realmente (predicato verbale: non accadrà realmente; e non contraddittoriamente non potrà essere inteso -pensato- come l' essere tale qualcosa: la cenere non essere cenere -copula + predicato nominale- ma casomai qualcos' altro, ad esempio legno di un atro albero, cosa magari che sarà realmente diventata).
Quindi è vero che alla fine vale, vale proprio per tutti, in generale il fatto che ogni cosa (ente, "cosa reale"; personalmente non uso il termine "essente" perché in dubbio sul suo significato), per così dire (un po' "poeticamente"), va dal nulla al nulla. Tutto quindi va dal nulla al nulla e questo si comprende benissimo se non si confonde "essere" nel senso di "essere reale, accadere realmente" (predicato verbale; intransitivo) con "essere" nel senso di "essere inteso, da intendersi (essere pensato, da pensarsi) come, significare" (copula; che necessariamente richiede un qualche predicato nominale per comporre una proposizione sensata): un qualsiasi ente c' è (accade realmente) per un certo lasso di tempo  anche se, per così dire, il "fondamento e destino" (il prima e il dopo di tale lasso di tempo) del suo esserci (accadere realmente) è proprio non essere (non accadere realmente; e non contraddittoriamente: il proprio essere da intendersi, essere pensato come nulla).


sgiombo

#27
Citazione di: Phil il 04 Febbraio 2017, 21:15:34 PM
E se fosse vero che "nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" (intendendo "nulla" come semplice pronome indefinito, e non come sostantivo "il nulla")?
CitazioneAggiungerei: "secondo proporzioni (rapporti quantitativi fra le diverse qualità delle cose) universali e costanti".

Ma secondo me questo é predicabile limitatamente alla "res extensa", mentre -sempre a mio parere- é reale, sia pure fenomenicamente ("esse est percipi"), ma in questo esattamente come la "res extensa, pure la "res cogitans", la quale non é misurabile (e comunque anch' essa diviene, trasformandosi in un certo senso tutto in essa in "altro da sé").

Inoltre secondo le mie personali convinzioni, essendo fenomeni (insiemi e successioni di sensazioni "e basta"), sia la materia che il pensiero di cui abbiamo consapevolezza (che constatiamo), in realtà essi sono reali (accadono realmente) soltanto allorché accadono (sono presentemente in atto) le sensazioni ("esteriori" ed "interiori"rispettivamente) dalle quali unicamente sono costituiti.
E questo (stando alla memoria) non é accaduto prima di un certo momento (maldefinibile, e anzi indefinibile  nei ricordi), inoltre (stando alla scienza e anche solo al senso comune) non accadrà più dopo un certo altro successivo momento, e accade per lassi di tempo finiti intervallati dal nulla (per lo meno di constatabile): il sonno profondo.
Il principio scientifico (indimostrabile: Hume!) che nulla si crea, nulla si annichila, tutto si trasforma secondo determinate proporzioni universali e costanti a mio parere va inteso nel senso che "se vi fosse la possibilità di compiere osservazioni ininterrottamente nel tempo della materia -la "res extensa"- (se vi fosse un "osservatore di tutto l' osservabile materiale" allora (si) rileverebbe che ...".
E secondo me ciò é comprensibile solo ammettendo (indimostrabilmente) la realtà (esistente-diveniente indefinitamente nel tempo e senza discontinuità) di una cosa in sé o noumeno (non sensibile, non osservabile ma solo congetturabile) a determinate condizioni del quale corrispondono biunivocamente determinate condizioni dei fatti fenomenici di coscienza (delle diverse esperienze fenomeniche coscienti).

sgiombo

#28
Citazione"Essere1" = esistere (accadere) realmente: predicato verbale.
"Essere2" = intendersi (pensarsi): copula.

Esempi:


Ieri c' era1 (=esisteva realmente) un pezzo di legno; dire che non c' era1 (non esisteva realmente) è sensato e falso; (pretendere di) dire che era2 (da intendersi come) un mucchietto di cenere è contraddittorio, insensato.


Oggi quel pezzo di legno è bruciato e ora dire che non c' è1 (non esiste realmente) quel pezzo di legno e che c' è1 (esiste realmente) un mucchietto di cenere é sensato e vero.
Invece (pretendere di) dire che il mucchietto di cenere che c' è1 (esiste realmente) adesso è2 (da intendersi come) quel pezzo di legno dalla cui combustione si è formato è contraddittorio, insensato; dire che il mucchietto di cenere che c' è1 (esiste realmente) adesso é2 (da intendersi come) il mucchietto di cenere che c' è1 (esiste realmente) adesso è sensato e tautologico; dire che ora c' é1 (esiste realmente) il pezzo di legno (che c' era1 -esisteva realmente- ieri e dalla cui combustione si è formato il mucchietto di cenere) é sensato e falso; (pretendere di) dire che il pezzo di legno (che c' era1 -esisteva realmente- ieri e dalla cui combustione si è formato il mucchietto di cenere) è2 (da intendersi come) il mucchietto di cenere (che dalla sua combustione si è formato e) che c' è1 (esiste realmente) ora è contraddittorio, insensato.

Contraddittorio, insensato sarebbe (pretendere di) dire che ieri c' era1 (esisteva realmente) il pezzo di legno e inoltre non c' era1 (non esisteva realmente) quello stesso pezzo di legno (perché invece c' era 1 -esisteva realmente- o perché esso era2 -da intendersi come- il mucchietto di cenere che c' é1 -esiste realmente- ora); oppure che ora c'é1 (esiste realmente) il mucchietto di cenere e inoltre non c'é1 (non esiste realmente) questo stesso mucchietto di cenere (perché c' é1 -esiste realmente- o perché esso  é2 -da intendersi come- il pezzo di legno che c' era1 -esisteva realmente ieri).

Vito J. Ceravolo

#29
Grazie mille per i tanti testi riflessivi.

L'ordine formale a fondamento di questa filosofia (e quindi di questo genere di soluzione della domanda in oggetto), si basa su A=A. Ne segue l'allontanamento di questo paradigma dal nichilismo occidentale imperante (cioè da "nulla è" ovvero A≠A).

Come detto da alcuni sopra, qui si tratta di una trasformazione di ciò che è e dell'impossibilità di trasformarsi in niente (assoluto) perché non esiste.
In questo senso, per quanto sia vero che "nulla è nulla" sia una tautologia, altrettanto vero è che predicare nulla di qualcosa è dire che essa "non è" ciò in cui si predica "nulla". Ne segue che "Nulla è nulla" si trasforma in "nulla non-è"; così come "Aristotele è nullamente-giallo" significa "Aristotele non è giallo".

Penso che una delle più importanti novità di questo libro sia proprio il basare la sua ricerca partendo dall'identità originaria formalmente incontrovertibile, cioè A=A; il che (come dagli esempi sopra) impedisce che il nulla assoluto sia qualcosa, ovvero impedisce la possibilità di A≠A.

Se mi posso permettere, vi segnalo la pubblicazione di un saggio sulla Verità introduttivo a questo pensiero, pubblicato per la prima volta presso «Azioni parallele" a questo indirizzo
http://www.azioniparallele.it/30-eventi/atti,-contributi/174-verita-realismo-costruttivismo.html

Sperando possa dare un contributo a capire le linee formali e di ricerca di verità che hanno portato alla soluzione della domanda in oggetto.

Sempre grazie per il genuino confronto
Vito

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