Menu principale

Perché amare la Natura?

Aperto da Alexander, 12 Febbraio 2021, 09:16:48 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

niko

#45

"Niko (Buonasera!) suggerisce che un certo grado di odio sia quasi inevitabile verso la natura, forse necessario. Invece, nel mio post iniziale, io affermo che è assurdo odiare la natura, essendo una forza del tutto indifferente ai nostri sentimenti e che l'indifferenza (verso il suo destino) sarebbe la scelta più logica se non fosse, come giustamente dice anche Iano , che siamo in presenza di una disparità di forza: lei può fare a meno di noi, ma noi non di lei (almeno per il momento, nel futuro , con cibo artificiale, aria artificiale, piante e paesaggi artificiali, ecc.non si sa se in gran parte ne faremo a meno). Quindi, come vedete, non ho nessuna intenzione di "personalizzare" la natura, se non per necessità dialettica. Quello che mi interessa è la risposta umana (etica e ed estetica) a questa forza del tutto indifferente al nostro destino."
-------------------------------------------------------------------------------------------------



L'odio e l'amore mica hanno senso e sono possibili solo se sono ricambiati, tante volte nella vita odiamo o amiamo chi ci ricambia o col sentimento opposto (amore per odio e odio per amore) oppure con l'indifferenza (non ci si fila), e così vale pure per la natura, le più grandi avventure spirituali e/o filosofiche dell'animo umano nascono per un sentimento d'amore o di odio non ricambiato dall'amato o dall'odiato, sentimento che quindi ricade tutto addosso a chi lo prova, definendo in lui una dialettica interna, definendo insomma il mondo interiore di chi lo prova senza definire o scalfire il mondo, interiore o esteriore, dell' "oggetto d'amore" qualunque esso sia, che rimante intonso e sconosciuto al di là dell'odio e dell'amore, che dunque in definitiva definiscono solo l'auto conoscenza o l'auto inganno dell'amante o dell'odiante.


La tua indifferenza per la natura, se la natura ti è indifferente, ricade su di te, e infatti io volevo dire che la natura è l'ordine che ci comprende, quindi quando esprimiamo o diciamo di provare indifferenza verso l'ordine che comprende anche noi stessi, stiamo prendendo una posizione esistenziale e filosofica, quando non anche spirituale, molto caratterizzata e particolare, io direi di distacco e annullamento dell'io, perché io non accetto né la premessa che la natura sia altro da noi (folle, anche se molti in questa epoca ne sono convinti) né che la natura sia la vita (sbagliato, la natura è l'ordine spaziale, temporale e materiale che comprende tanto l'inorganico quanto la vita e la coscienza, probabilmente non c'è una forza particolare a generare la vita quanto una forza emergente, ovvero la complessità dell'inorganico genera la vita senza un salto netto, in un processo che è difficile anche solo da immaginare, e non potrebbe non comprendere il singolo essere, che da oggetto passa a vivente, ma una distribuzione molteplice di esseri che possono passare a viventi solo in quanto molteplicità.


Quindi spero che capirai se io distorco un po' il tuo ragionamento, tu dici indifferenza verso la natura, io di quello che tu dici capisco indifferenza verso un ordine che ti comprende, e quindi in un certo senso indifferenza di te stesso verso te stesso.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Alexander

#46
Buonasera Niko



Il problema è il "perché dobbiamo amarla?". Che è la domanda che pongo. Non sono costretto ad amare o odiare una persona, posso farlo o non farlo, ma la pressione sociale e culturale sul "dover amare" la natura si fa via via più forte. "Amare la natura" è l'autentico feticcio della nostra nuova era green. Vi invito pertanto ad un semplice esperimento per verificare se quello che dico è falso. Invitate a cena tutti i vostri amici (quando sarà finita la pandemia) e intavolate una discussione su Dio, sulla politica, sullo sport, ecc. Vedrete subito che criticare, anche pesantemente, questi soggetti non procurerà tensione, anzi, sarà motivi di indicibili offese, sfottò, battute, allegria,ecc. Poi provate a dire che non amate la natura e che anzi la trovate orrenda e verificate voi stessi la resistenza psicologica e l'indottrinamento subito dai vostri commensali.  Nella migliore delle ipotesi vi guarderanno strano o penseranno che sicuramente li state prendendo in giro. Come non ami la natura? Tutti amano la natura! Non sarai per caso un pò depresso?  C'è l'estratto naturale di wuchaseng!
Se invece dico che non amo Flavia, o Giulia, o Mauro (che sarebbero pure "esseri naturali") nessuno trova da ridire, né pensa che io sia "suonato" o disturbato. Nemmeno se dico che li odio o che mi sono semplicemente indifferenti. Ma non toccateci la natura (in senso astratto)! Perché non possiamo, liberamente, dire che non l'amiamo, non l'odiamo e che ci è indifferente? Tu stesso, velatamente, sembri dire: "uhm, ci deve essere qualche problema personale". io invece rivendico la libertà di dire che la natura di solito mi lascia indifferente, ma spesso mi disgusta esteticamente ed anche eticamente (eticamente perché il mio senso di giustizia, del tutto umano, pare  a me ben superiore di quello inesistente della natura).
Devo aggiungere che per me l'essere umano non è del tutto naturale. Lo è in parte, ma in parte, per fortuna, non più del tutto ormai. E' un ibrido. Qualcosa solo in parte naturale e in parte capace di portare in giudizio la natura stessa.

iano

#47
Ciao Alexander.
Non intendevo dire che la natura possa fare a meno di noi, perché' non personalizzo,  ma la restante vita sulla terra.
Possiamo dare diverse definizioni di natura e tu ti sei sentito in dovere di dare la tua , magari per evitare i fraintendimenti che lamenti nei confronti del tuo pensiero.
I fraintendimenti sono appunto figli di ciò che non si dice e si da' per scontato , mentre invece ognuno intende diversamente.
Ma secondo me l'idea che ci si possa affrancare dalla natura non è possibile fraintenderla, non perché certamente condivisibile, ma perché in qualche misura questa è stata l'illusione vissuta da molti di noi.
Vissuta e messa da parte definitivamente , e da ciò deriva credo il senso di spaesamemto che suscita in alcuni  di noi il tuo pensiero.
Sappiamo fin troppo bene di cosa stai parlando.
C'è stato un tempo in cui avresti trovato largo consenso.
Ora, seppur fosse vero che alcuni dei tuoi commensali, più  che esprimere opinioni sentite, si adeguino conformisticamente alle nuove opinioni correnti sulla natura, non si può negare che esiste una revisione generale del sentire comune sulla natura, innescata dalle sempre maggiori conoscenze storiche e scientifiche in merito.
L'idea che ci si possa affrancare dalla natura è ormai archiviata per i più.
Essa ha provocato vantaggi e danni.
Occorre incassare i vantaggi e porre rimedio ai danni, che temo essere preponderanti e che ci impegneranno per i prossimi millenni.
Se la scienza e la tecnologia ci hanno dato l'illusione di poterci affrancare dalla natura, la maggioranza di noi ha preso coscienza dell'errore, e siccome noi impariamo per tentativi ed errori, non ci resta che usare la stessa scienza per provare a rimediare.
L'investimento del futuro è quello fatto su quelle aziende che fanno ricerca per porre rimedio a ciò, consentendo di porre in atto azioni riparative.
Nonostante tutto ciò io sono ottimista, ma sarebbe volersi parare gli occhi non prendere coscienza del fatto che abbiamo un grosso problema che lasciamo in eredità alle generazioni future.
Personalmente non provo neanche un senso di colpa per cio.
Tutti possono sbagliare, ma non è permesso perseverare.
Per quanto riguarda il nostro senso estetico ed etico, esso avrà tutto il tempo di adeguarsi alle inderogabili necessità del momento, essendo un momento destinato a durare ancora per molto.
Ci si abitua a tutto quando la necessità lo esige, e ciò che, a torto o ragione , ci dava disgusto ,diventa la normalità di tutti i giorni.
In quanto filosofi o presunti tali, non ci teniamo all'unanime consenso che ucciderebbe il divertimento dialettico, ma per quanto riguarda l'atteggiamento nuovo verso la natura un consenso bulgaro può ben essere oggetto di eccezione auspicabile.
Ma siccome restiamo comunque filosofi il tuo dissenso ci torna pur sempre gradito.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Citazione di: Alexander il 15 Febbraio 2021, 00:45:15 AM
Buonasera Niko



Il problema è il "perché dobbiamo amarla?". Che è la domanda che pongo. Non sono costretto ad amare o odiare una persona, posso farlo o non farlo, ma la pressione sociale e culturale sul "dover amare" la natura si fa via via più forte. "Amare la natura" è l'autentico feticcio della nostra nuova era green. Vi invito pertanto ad un semplice esperimento per verificare se quello che dico è falso. Invitate a cena tutti i vostri amici (quando sarà finita la pandemia) e intavolate una discussione su Dio, sulla politica, sullo sport, ecc. Vedrete subito che criticare, anche pesantemente, questi soggetti non procurerà tensione, anzi, sarà motivi di indicibili offese, sfottò, battute, allegria,ecc. Poi provate a dire che non amate la natura e che anzi la trovate orrenda e verificate voi stessi la resistenza psicologica e l'indottrinamento subito dai vostri commensali.  Nella migliore delle ipotesi vi guarderanno strano o penseranno che sicuramente li state prendendo in giro. Come non ami la natura? Tutti amano la natura! Non sarai per caso un pò depresso?  C'è l'estratto naturale di wuchaseng!
Se invece dico che non amo Flavia, o Giulia, o Mauro (che sarebbero pure "esseri naturali") nessuno trova da ridire, né pensa che io sia "suonato" o disturbato. Nemmeno se dico che li odio o che mi sono semplicemente indifferenti. Ma non toccateci la natura (in senso astratto)! Perché non possiamo, liberamente, dire che non l'amiamo, non l'odiamo e che ci è indifferente? Tu stesso, velatamente, sembri dire: "uhm, ci deve essere qualche problema personale". io invece rivendico la libertà di dire che la natura di solito mi lascia indifferente, ma spesso mi disgusta esteticamente ed anche eticamente (eticamente perché il mio senso di giustizia, del tutto umano, pare  a me ben superiore di quello inesistente della natura).
Devo aggiungere che per me l'essere umano non è del tutto naturale. Lo è in parte, ma in parte, per fortuna, non più del tutto ormai. E' un ibrido. Qualcosa solo in parte naturale e in parte capace di portare in giudizio la natura stessa.
Al di là dell'ideologia e del conformismo, che persiste ampiamente anche nell'epoca postmoderna, e per la quale la natura offre un'alternativa rigida, tanto quanto i meccanismi biologici, alle arbitrarie narrative antropogeniche duttili agli interessi della maggioranza, c'è un elemento esperienziale che convince intuitivamente e che catalizza considerazioni etiche. Coordinare e sincronizzare la propria vita prendendendo a riferimento dei meccanismi "naturali", ha dei vantaggi immediati sulla psiche e il corpo, chiunque ad un certo punto lo sperimenta, anche solo per gioco, e la maggior parte ne conviene che la natura deve essere intrisecamente buona, perchè molto egoisticamente, capirla o coordinarsi con essa porta a vantaggi personali. Se a questo lato pratico e utilitaristico, aggiungi una spolverata di filosofia, si tratta di una pillola molto facile da deglutire, anche se questo non significa che poi effettivamente le persone ne traggano le debite conseguenze, rimane una posizione semplice, utile, e socialmente aggregante.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Kobayashi


Curioso ma sintomatico della tristezza del nostro tempo che per convincere di un argomento ovvio fin dalle prime civiltà superiori, ovvero che senza armonia con la natura non ci può essere per gli uomini alcuna vera felicità, si debba ricorrere all'argomento dell'egoismo e dell'utilitarismo...
Anche qualche bagliore di intelligenza, per essere credibile, deve essere ridimensionato all'uso strumentale del bene "natura" per gli effetti positivi del proprio benessere, perché appunto non c'è nient'altro, solo la ricerca del proprio confort (almeno tra le masse, tutta un'altra storia per i pensatori, loro sì nobilissimi e spiritualissimi, che delle masse hanno questa visione...).

Alexander

#50

Vivere in armonia con la natura è impossibile. Se l'uomo fosse per assurdo un essere del tutto naturale passerebbe la sua vita a difendersi da essa, come tutte la altre specie, che si danno la caccia spietata l'una con l'altra, non certo a godere della natura e a provare pace vivendo in essa. Le due emozioni umane fondamentali, la rabbia e la paura, sono esattamente il prodotto dell'evoluzione nella natura. E tutti coloro che provano rabbia o paura sanno bene che, in quei momenti, non è possibile alcuna "pace naturale".
Nell'antichità, in un'epoca quindi in cui l'uomo viveva ancora potentemente legato ad essa, la duplice faccia della natura (ingannevole quindi) era ben nota: essa era sia un "locus amenus", sia un "locus horridus" (come sostengo personalmente). Amenus in quanto sinonimo di pace, meraviglia e serenità, ma questa è solo una faccia della medaglia. L'altra è quella horrida, instabile, pericolosa e soprattutto spietata. Nella nostra "infanzia" come genere umano avevamo un rapporto con la natura paragonabile a quello che c'è tra un bambino e un genitore severissimo, dal quale è terrorizzato ma nello stesso tempo magneticamente (ecco l'inganno!) attratto.
Ancor prima, ma soprattutto da Newton in poi, si è cercato sempre più di dominare questa forza cieca e spietata, di imbrigliare e sfruttare la sua energia. Un compito e un obiettivo ancora in atto, ma ben lontano dall' essere raggiunto. Perché, quando si crede di aver capito, ecco che tutto ritorna in discussione, il limite si sposta. Come nell'epoca che stiamo vivendo. Anche i romantici, cioè i puri fautori della visione idilliaca della natura, avevano capito che era impossibile frenare l'essere umano dal suo desiderio, o meglio impulso, che sollecitava gli scienziati: quello di oltrepassare la natura e di imbrigliarla all'interno di regole fisse.
Le rigorose leggi scientifiche vennero poi messe in discussione da Einstein. Da quel momento i postulati divennero semplici teorie. Ciò che era certo della natura divenne una possibilità, in un'infinità di molte altre.
Le leggi newtoniane divennero quasi un'"apparenza", ossia la forma che la natura aveva "scelto" per mostrarsi al livello dell'ibrido umano. Non solo sui livelli dell'enormemente grande o infinitamente piccolo, ma anche in ambiti relativamente "sicuri" ci sono molte incertezze. Basta pensare che, nel disastro provocato dallo tsunami  naturale sulle coste giapponesi, nonostante l'attento e continuo monitoraggio delle faglie litosferiche, nessuno è stato capace di prevedere l'evento, e la conseguente rottura della centrale nucleare di Fukushima.
Come affermano A. Voodcock e M.Davis nel libro La teoria delle catastrofi: "La speranza che tutti i fenomeni naturali possano essere spiegati in termini di materia, di forze fondamentali e di variazioni continue è più esile di quanto si creda anche negli ambiti di ricerca più familiari".

iano

#51
Caro Alexander credo che tu possa leggere tutti i libri autorevoli che vuoi, ma da quelli estrarrai solo quei labili indizi che possano nutrire il tuo pessimismo cosmico, sulle cui origini sarebbe fin troppo facile fare ipotesi col rischio di offenderti inutilmente , per cui mi astengo .
Farti uscire da questo loop negativo mi sembra impresa ardua., infatti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve Alexander. Citandoti, inserisco tra le tue seguenti righe il mio commento in grassetto : "Nella nostra "infanzia" come genere umano avevamo un rapporto con la natura paragonabile a quello che c'è tra un bambino e un genitore severissimo (forse severissimo ma certo espertissimo), dal quale è terrorizzato ma nello stesso tempo magneticamente (ecco l'inganno!) attratto (Ma quale terrorizzato ??. Ma quale attratto ?? Volevi forse dire soggetto e (soprattutto) DIPENDENTE COMPLETAMENTE dal genitore !)".

                                             -----------------------------------------------------                                     


Iano ha ovviamente ragione. Il rapporto genitore-figlio è (in via (!!) "naturale") regolato dall'amore che il figlio dovrebbe portare a chi lo ha generato e lo accudisce. Vedi tu se invece - secondo te - deve basarsi sul terrore. A Milano direbbero : "robb de matt !!!". Saluti.                                         
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Alexander

Vi ringrazio per gli argomenti che avete portato nella discussione. E' stato molto interessante. Credo che, a questo punto, qualunque argomento ulteriore possa portare non cambierà l'etichettatura che mi avete cucito addosso e quindi ritengo, da parte mia, conclusa la discussione, ritirandomi in buon ordine nel mio loop esistenziale  ;D .

niko

#54
Citazione di: Alexander il 15 Febbraio 2021, 00:45:15 AM
Buonasera Niko



Il problema è il "perché dobbiamo amarla?". Che è la domanda che pongo. Non sono costretto ad amare o odiare una persona, posso farlo o non farlo, ma la pressione sociale e culturale sul "dover amare" la natura si fa via via più forte. "Amare la natura" è l'autentico feticcio della nostra nuova era green. Vi invito pertanto ad un semplice esperimento per verificare se quello che dico è falso. Invitate a cena tutti i vostri amici (quando sarà finita la pandemia) e intavolate una discussione su Dio, sulla politica, sullo sport, ecc. Vedrete subito che criticare, anche pesantemente, questi soggetti non procurerà tensione, anzi, sarà motivi di indicibili offese, sfottò, battute, allegria,ecc. Poi provate a dire che non amate la natura e che anzi la trovate orrenda e verificate voi stessi la resistenza psicologica e l'indottrinamento subito dai vostri commensali.  Nella migliore delle ipotesi vi guarderanno strano o penseranno che sicuramente li state prendendo in giro. Come non ami la natura? Tutti amano la natura! Non sarai per caso un pò depresso?  C'è l'estratto naturale di wuchaseng!
Se invece dico che non amo Flavia, o Giulia, o Mauro (che sarebbero pure "esseri naturali") nessuno trova da ridire, né pensa che io sia "suonato" o disturbato. Nemmeno se dico che li odio o che mi sono semplicemente indifferenti. Ma non toccateci la natura (in senso astratto)! Perché non possiamo, liberamente, dire che non l'amiamo, non l'odiamo e che ci è indifferente? Tu stesso, velatamente, sembri dire: "uhm, ci deve essere qualche problema personale". io invece rivendico la libertà di dire che la natura di solito mi lascia indifferente, ma spesso mi disgusta esteticamente ed anche eticamente (eticamente perché il mio senso di giustizia, del tutto umano, pare  a me ben superiore di quello inesistente della natura).
Devo aggiungere che per me l'essere umano non è del tutto naturale. Lo è in parte, ma in parte, per fortuna, non più del tutto ormai. E' un ibrido. Qualcosa solo in parte naturale e in parte capace di portare in giudizio la natura stessa.




Ti sbagli se pensi che ho voluto dire che "hai un problema" o "sei depresso", la natura per me è mondo e vita, e l'indifferenza verso il mondo o verso la vita è anche essa, presa nella giusta misura e "a piccole dosi", un antidoto alla sofferenza e una possibilità di sperimentare stati più ampliati di coscienza e che siano al dì là del bene e del male, e non certo un atteggiamento eticamente ripugnante o sbagliato, insomma la "divina indifferenza" concepita come meta a cui potrebbe giungere, o quanto meno aspirare, anche l'uomo, o tutto il nichilismo orientale che prevede un certo grado di auto-osservazione e distacco, non sono certo cose solo per gente depressa, o che ha un problema, tutt'altro.


Quello su cui non ti do ragione è semmai l'esternità in generale della natura come prendibile a "oggetto" di un "soggetto"  e l'estraneità dell'uomo dalla natura, la natura siamo noi, per me c'è un ordine superiore in cui la nostra tecnologie e le nostre autoproclamate possibilità di scelta sono tutte già previste e contemplate, con la natura che si auto-continua in noi e nella nostra tecnologia, quindi se vogliamo essere indifferenti alla natura, siamo indifferenti a noi stessi, quello che dice la maestra conformista del tuo intervento, riportato quindi al mio punto di vista, è che amando la natura dobbiamo amare noi stessi, quello che tu hai ben ragione di replicare alla maestra conformista, è che degli esseri che si amano sempre e comunque -amano sempre e comunque loro stessi-, qualunque cosa succeda, che non hanno autocritica e auto spirito di sacrificio, sono esseri A narcisisti e B deboli, cose che vanno insieme, infatti Narciso tanto era innamorato di se stesso che si è indebolito fino a morire di fame e di sete, o, in altre versioni del mito, è affogato, che è quello che succede a chi non approccia la natura, appunto, con un grado minimo di antagonismo che possa servire per andare a caccia, evitare i pericoli eccetera, raccogliere le giuste bacche eccetera. Spero di essere stato più chiaro adesso.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

Citazione di: Alexander il 15 Febbraio 2021, 11:28:54 AM
Vi ringrazio per gli argomenti che avete portato nella discussione. E' stato molto interessante. Credo che, a questo punto, qualunque argomento ulteriore possa portare non cambierà l'etichettatura che mi avete cucito addosso e quindi ritengo, da parte mia, conclusa la discussione, ritirandomi in buon ordine nel mio loop esistenziale  ;D .
Va bene, alla fine ti ho offeso, e ti chiedo scusa.
Comunque anche secondo me questa discussione è giunta a fine. >:(
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

paul11

#56
 

L'uomo ha, verso la natura, storicamente e culturalmente diverse visioni, anche contrastanti.
Il rapporto determinante in Occidente è stato fra tecnica e natura.
Anticamente, ma non solo, la natura è temuta e quindi rispettata. La dipendenza umana rispetto alla natura diminuisce in Occidente con l'avanzare della tecnica che dà l'artefatto tecnologico , ma sempre dopo aver carpito dalla natura stessa i suoi segreti e meccanismi.
L'antico accettava la regola naturale e lo concepisce con riti propiziatori .
La tecnica rovescia il concetto , prima copia dalla natura i suoi meccanismi e poi con l'artefatto che incorpora conoscenza addirittura si scontra contro la natura.
Direi che il sentimento più confacente ne l rapporto fra uomo e natura è stato culturalmente il "timore", che se prima anticamente confluiva nel rispetto, nell'accettazione della regola naturale, poi con il crescere della tecnica diventa un "tentare di liberarsi dal vincolo naturale...." pur sapendo  che comunque siamo naturali.
L'"amore" per la natura è di genere estetico: bellezza e mistero . Si può amare per un fascino misterico che la natura ha implicitamente, ma in realtà detta da sempre la regola di nascere ,crescere, riprodursi e infine morire individualmente, per continuamente costruire quell' eterno ritorno . La natura salvaguarda se stessa non gli individui singolari che appaiono e scompaiono, ricompaiono non per singolarità, ma per generi, famiglie ordini, per tassonomie zoologiche, botaniche e aggiungiamo gli inorganici minerali.


Il rapporto natura/cultura si sposta nella cultura ,come detto, all'aumentare delle conoscenze tecniche umane.  Il problema si pone quando l'uomo supera la soglia di rispetto verso la natura ed è il problema creato dalla modernità ed esaltato nei nostri giorni dalla bioetica. Quando la nostra conoscenza tecnica può alterare la natura ci si accorge che la natura si ritorce contro noi stessi. Per questo ai nostri giorni rinasce la zona di rispetto , ma non è affatto amore, è ancora timore, timore per noi non per la natura, timore poiché la natura iscrive già dalla nascita un "devi morire", un destino individuale affinché la natura continui i cicli di generazione, morte e rigenerazione........
La vera battaglia culturale dell'uomo è vincere la morte, nella cultura occidentale, questo significa costruire del tutto artificialmente un'altra natura che ne ricrei lo stato naturale ma non le condizioni regolative del destino implicito nella regola naturale. Un umano naturalmente muore su Marte, ma se ricostruisco lo stato naturale, dai gas respirati , alle serre artificiali, alla rigenerazione degli scarti in risorse di nuove materie prime, costituisco un ambiente biologico . Se alteriamo i geni del DNA, se possiamo clonare,  fecondare artificialmente se possiamo agire su embrioni umani.......è chiara l'alterazione e rientra allora nella bioetica: quale è il confine il limite fra stato e condizioni naturali  rispetto alle alterazioni  degli artefici tecnici utilizzati dalle scienze sul bios umano?


Quindi l'amore per la natura è un aspetto estetico, anche interessante come arte, ma il problema vero è culturale, la relazione natura/uomo da accettazione in occidente è divenuta conflittuale di fatto , non accettiamo catastrofi naturali seppure fanno parte della stessa caotica rigenerazione e modellazione della stessa natura, non accettiamo che potrebbero esserci siccità, alluvioni, eruzioni vulcaniche ,terremoti , perché ci viviamo e il nostro vivere vuole essere "sicuro", lungo, felice....pianificabile, mentre la natura può scompigliare le carte e romper il nostro ordine mentale con le sue regole naturali.

Socrate78

Non esiste la NATURA, esiste Dio che è Amore assoluto e quest'Amore permea la natura intera e la rende vivibile e bella, tale da emanare una grande bellezza che è il riflesso del Creatore stesso. Dio è assolutamente amorevole e non inganna nessuno, Leopardi, Schopenhauer e tutti i pensatori pessimisti che definivano la natura come matrigna e crudele erano loro ad essere ingannati dal loro sostanziale ateismo e nichilismo, che li portava a vedere solo il lato apparentemente negativo delle cose. La natura è ordine, armonia, ogni elemento è al suo posto e nulla è stonato nella natura e tutto in essa concorre al bene del tutto, anche la morte concorre al bene e all'armonia dell'intero sistema, il fatto che ad esempio l'animale carnivoro mangia la preda è un fatto positivo perché consente alla vita di continuare e di perpetuarsi. Gli aspetti apparentemente "negativi" sono tali solo se visti dalla nostra limitata ottica umana, io credo che anche le malattie genetiche hanno il loro perché nel sistema del mondo, se esistono vuol dire che vi è una ragione del loro essere e questa ragione non può essere che positiva, visto che è l'Amore a muovere il tutto.
Io affermo quindi in contrasto con tutti i pessimismi con Leibniz che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che non può esserne concepito uno migliore



viator

#58
Salve Socrate 78. Citandoti : "Io affermo quindi in contrasto con tutti i pessimismi con Leibniz che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che non può esserne concepito uno migliore".




Il problema è che non se ne può concepire uno diverso, se non per dettagli parziali che risulterebbero alla fine incompatibili con qualcosa di tutto il resto. Circa il "migliore", sarebbe comunque impossibile mettersi d'accordo sul significato di tale termine.





Comunque, un applauso al tuo ottimismo ed una censura alla tua parzialità. Il primo è conseguenza del tuo modo di credere in ciò che senti interiormente. La seconda invece ti è dovuta per logica, la quale logica non conosce nè il migliore nè il peggiore dei mondi possibili, bensì solamente l'unico mondo possibile (indipendentemente dalla realtà od illusorietà dell'esistenza di Dio). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Ciao Socrate78

Affermare che "è l'Amore a muovere il tutto" non è secondo me è sufficiente. Occorre chiarire come si deve intendere questo Amor che move il sole e l'altre stelle.
Per quale motivo dovrebbe essere Vero?

Perché questa non può essere la semplice constatazione di come vanno le cose.
Non siamo nel paradiso terrestre. Vi è il male, ingiustizia, innocenti che soffrono orribilmente per poi morire senza che vi sia alcun senso...

Se si vuol davvero tener fermo Dio = Bene, questo si scontra con il male, che c'è.
Affermare invece che no, che il male è soltanto il frutto di una nostra errata interpretazione, cosa implica?

Non implica forse che il mondo, la natura, sono ben diversi da come normalmente li intendiamo?

Se il male in realtà non c'è, ciò non vuol forse dire che non c'è nessuno che soffre?

Perché la sofferenza, il dolore, ci sono. Senza ombra di dubbio!

Ma, se è davvero l'Amore a muovere tutto, questa sofferenza, questo dolore, non sono però male, perché... non c'è nessuno che soffre.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Discussioni simili (5)