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Perché amare la Natura?

Aperto da Alexander, 12 Febbraio 2021, 09:16:48 AM

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Alexander

La natura va amata? Personalmente non la amo, ma osservo che c'è molta pressione mediatica e sociale affinché anch'io, e altri che, come me, non l'amano, debbano amarla. Si dice che la natura è la nostra madre. Visto però che appare del tutto indifferente al nostro destino, penso sarebbe più corretto definirla matrigna. Però le matrigne, a ben vedere, non sono del tutto indifferenti al destino dei loro figliastri. Infatti, in negativo o in positivo, nutrono aspettative nei loro confronti. Si potrebbe dire che, forzando un po' il concetto,anche la natura un certo tipo di aspettative , del tutto inconsapevolmente, le cova: che ci riproduciamo e che infine, completato il nostro ciclo, diventiamo dell'ottimo humus fertilizzante (cosa che noi ultimamente rifiutiamo, facendoci tumulare in ottime e costose casse di legno o facendoci cremare e riporre in urne cinerarie). Ma perché dobbiamo amarla?  Perché, se non lo facciamo, ci si "ribella" contro? Allora , se questo è il timore, dobbiamo certamente temerla, ma non amarla. Temere è ovviamente molto diverso da amare. Si teme qualcosa che può farti del male, si ama ciò che può farti del bene. Allora si dice che dobbiamo amarla perché è "bella" e che quindi è un peccato rovinare qualcosa che sollecita il nostro gusto estetico. Ma la bellezza percepita è un sentimento soggettivo. Infatti molti non provano questo senso di bellezza osservandola. In un certo senso bisogna restare "fanciulli" per provare quel senso di meraviglia davanti allo spettacolo della natura. Con il passare degli anni, questa sensazione si affievolisce, per poi scomparire quasi sempre.La cosa fa capire che la natura mette in atto, del tutto inconsapevolmente, una strategia ingannatoria per attirare l'uomo e indurlo ad amarla per desiderare così di prolungare la vita, la sua visione, e quindi riprodursi. Il sentimento più corretto sarebbe quindi quello di odiarla? Sarebbe assurdo, ovviamente, odiare qualcosa che ti inganna senza volerlo. La natura infatti non desidera ingannarti, ma è essa stessa una macchina per inganni. E come una macchina per produrre tappi di sughero non può produrne di plastica, così la natura non può che produrre inganni. Si può quindi adottare un atteggiamento indifferente nei suoi riguardi, come lei fa con noi? Ripagarla con la stessa moneta?Questa soluzione parrebbe la più logica, se non esistesse una disparità di forze tra noi e lei. Infatti noi possiamo distruggerla solo fino ad un certo punto, relativamente e probabilmente solo temporaneamente, mentre lei , del tutto inconsapevolmente, ci può annientare con indifferenza,  probabilmente anche definitivamente. Come una persona schiaccia un foruncolo pruriginoso e ne fa uscire il pus, così la natura, infastidita, del tutto inconsapevolmente, ci può schiacciare definitivamente. Come si può amare quindi qualcosa che si può solo temere? Riuscite ad amare, per esempio, una persona che temete e dalla quale dovete proteggervi e lottare per tutta la vita, come contro la natura nostra stessa? Ci riuscite? Io no.

atomista non pentito

Non e' necessario forzarsi ad "amare" la natura. Personalmente amo stare e vivere nella natura il piu' possibile nel rispetto  . Di una cosa pero' tutti dovrebbero ricordarsi : ossia la dipendenza dalla natura stessa da cui non prescinde la specie homo sapiens anche se molti individui pare continuino a credere all'opposto. Un'altra riflessione dovrebbe nascere spontanea :  che la ns specie e' l'unica ad essere in cosi' netto contrasto distruttivo dei confronti dell'equilibrio generale.
Una anomalia sostanzialmente da "spazzare via" per il bene comune.
Penso che prima o poi succedera' e la natura sara' piacevolmente ( per se) afflitta dal "complesso di Medea" nei confronti di questo figlio bastardo.

anthonyi

Credo che la definizione di "amore" sia errata, la natura semmai va rispettata perché ne siamo parte e se la distruggiamo, facciamo del male a noi stessi. Il rispetto per la natura comprende anche una gestione intelligente della stessa, bisogna differenziare tra un rispetto intelligente della natura ed il naturismo. Facciamo un esempio, l'allevamento dei bovini fatto in edifici sigillati, con recupero del metano emesso, é poco naturista, ma é un intelligente rispetto della natura/ambiente.
Saluti

Alexander

#3

Buongiorno Atomista NP

Ma se la natura non si occupa del nostro bene, che le è del tutto indifferente, perché noi dobbiamo preoccuparci del suo? La risposta l'hai già data: per bisogno e per timore. Tu poi introduci la categoria del "bene comune", che è quanto di più astratto sia possibile immaginare. Infatti quello che tu ritieni un bene può non esserlo per un altro. Per esempio la vita. Per alcuni è un bene da preservare il più a lungo possibile, per altri una sofferenza da terminare il più velocemente possibile. La domanda che pongo però riguarda l'amore per essa: "Perché amarla?" Posto che amare per bisogno o per timore non è amare ( che richiede disinteresse di un tornaconto), l'unica possibilità è quella che riporti: per il piacere che mi dà. Anche questo però non si può imporre all'altro: "La natura è bella e piacevole e sei tu che non ne vedi la bellezza!". L'altro infatti potrebbe obiettare: "Quella che tu definisci come bellezza e piacevolezza è solo un inganno naturale. Sei tu che non lo vedi!".
Il contrasto distruttivo della nostra specie nei riguardi della natura non è forse dato infatti dall'ambivalenza del nostro rapporto con essa? Alcuni l'amano, altri la odiano, altri ancora ne sono del tutto indifferenti. Forse proprio perché le vicende"naturali"  determinano il nostro sentire e la ragione ci fa comprendere la sua indifferenza nei nostri riguardi?
Non metto infatti in discussione la necessità di averne timore per il nostro stesso bene materiale, in questo concordo con Anthony, ma solo la necessità che si vuol culturalmente imporre di "amarla", senza che molti condividano questa "necessità".

Alexander

Buongiorno Anthonyi


Bisogna però considerare, in questo caso, l'eventuale sofferenza dei bovini, a vivere incatenati e sigillati. Proprio perché siamo umani, quindi in parte natura e in parte spirito, possiamo decidere di non essere indifferenti alla loro sofferenza, come invece lo è la natura nei nostri confronti.

viator

Salve Alexander. Sono felice nel constatare che hai le idee chiare sia circa la natura che circa l'amore. Non è facile - credimi - trovare chi - come te - capisce e crede che la natura possa esserci indifferente.........dal momento che noi possiamo fregarcene allegramente di essa, abbiamo sia una origine che un destino completamente estranei ad essa, che Dio è il pittore, noi il quadro e la natura solo la cornice.

L'amore poi.........essendo perfettamente facoltativo (all'amor non si comanda, appunto !)................essendo il sentimento che ci lega eventualmente a ciò che ci appaga o ci completa (qualche volta persino a ciò che ci serve).........non si capisce perchè mai dovrebbe rivolgersi alla natura, la quale non ha mai appagato nessun nostro bisogno o desiderio, non può completare le nostre esistenze perchè ci è appunto del tutto estranea, non serve e non servirà mai ad un fico secco per ciascuno di noi. Saluti ed auguri.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#6
Buongiorno Alexander. Hai aperto un tema molto interessante, che subito ha fatto affiorare nella mia mente il famoso dialogo fra Sileno e il Re Mida, riportato da Nietzsche in Nascita della Tragedia:

«L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: 'Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto.»

Se si condivide il pensiero del saggio Sileno, effettivamente non solo non dovremmo amare la natura, ma neppure noi stessi, breve parentesi nella evoluzione della vita, sia ontogeneticamente (come singoli individui) sia filogeneticamente (come specie, destinata fra poche centinaia di migliaia di anni ad estinguersi). Ma Re Mida potrebbe anche essere definito come uno dei primi eroi mitologici posseduti dall'hybris dell'uomo moderno, al punto che volle il potere di trasformare tutto ciò che toccava in oro.
L'odio o il timore che sviluppiamo contro la natura, nasce da questa hybris. Noi, che ci siamo così distaccati dal ciclo magico delle stagioni, che siamo in grado di trarre energia, invece che dagli schiavi, da minerali fossili (dalla natura quindi). Noi che siamo in grado di volare, di comunicare a distanze innaturali, a prolungare la nostra vita e a curare i nostri malanni, fino a farci credere possibile trovare un giorno la pietra filosofale, noi, siamo costretti nel 2020, a constatare che è (fortunatamente) ancora la natura a dettare le regole del gioco. Una natura indifferente alla nostra sorte, per la quale siamo, al massimo, un paragrafo della sua immensa storia. Si ripete, in fondo, con la Natura, la stessa domanda relativa al Dio absconditus, che non interviene più nella vita degli uomini, non si manifesta più come rovo infuocato, non manda più suo figlio a trasmettere la Buona Novella. La domanda allora è: "cosa dobbiamo fare per curare la nostra solitudine e la nostra finitudine".
Una risposta possibile è sentirci parte di questa orchestra naturale, al punto da poter condividere in una accezione laica, il Deus Sive Natura di Spinoza. Una accettazione gioiosa, che si sviluppa attraverso l'amor intellectualis, ovvero la gioia verso la conoscenza.
In aggiunta a ciò, bisogna essere platonicamente in medio res, senza cadere nelle due opposte fallacie, la fallacia naturalistica negativa, per la quale la Natura è matrigna e indifferente alla nostra sorte e la fallacia naturalistica positiva, per la quale la natura è lo scrigno di ogni valore. In realtà la natura, rispetto alla quale abbiamo questa posizione anche noi da centauri, come Sileno, è una grande avventura e noi possiamo con i nostri limiti e rispettandone sempre l'enorme potenza, cercare di studiarla, di conoscerne i segreti, come è stato fatto fin dalla creazione di un mondo simbolico da parte di homo sapiens ma che ha avuto un incremento vertiginoso ermeneutico a partire dal Rinascimento in poi. E noi, in quanto italiani, dovremmo essere orgogliosi di sapere, che il mondo attuale, compreso il suo rapporto con la natura e la sua conoscenza sulla natura è iniziato in un'epoca straordinaria e irripetibile come quella delle corti rinascimentali italiane del '400.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alexander

#7

Buongiorno  Viator
Non ho capito bene il senso del tuo post. Penso sia ironico. Va bene.
Però non rispondi alla domanda:"Perché amare la natura?". Invece Jacopus (buongiorno anche  a te!) ne offre un motivo interessante: la natura come "scrigno" di conoscenze per la sete di sapere umana. Che è in effetti intrigante , se anche questo non fosse un motivo prettamente soggettivo. Al netto dell'interesse che posso avere nel conoscere i suoi segreti, devo sempre trovare il motivo per "amarla", che è altra cosa.  Posso essere cioè interessato a conoscere il suo funzionamento anche odiandola o essendone indifferente, come sentimento nei suoi riguardi. E in effetti moltissimi scienziati non nutrono sentimenti d'amore verso la natura, ma interesse scientifico personale, magari per soddisfare la propria mente, o il proprio ego, o tutte e due. O anche solo per trarne gloria o profitto personale, o a ragione di un amore generico per l'"umanità".
Naturalmente non è in discussione il "rispetto" che dobbiamo nutrire nei suoi riguardi. Ne abbiamo così bisogno (almeno per ora) che il rispetto le è dovuto. Però il rispetto lo si prova anche verso un nemico potente, o un avversario terribile che può procurarci gravi mali e danni. E questo naturalmente non vuol dire che "dobbiamo amare" il nemico (anche se qualcuno l'ha affermato). Tempo fa mio figlio è tornato da scuola raccontandomi: "La mia maestra ci ha detto che DOBBIAMO amare la natura, se no vuol dire che non siamo rispettosi nemmeno degli altri bambini, perché la natura ci colma di doni. E' come se fosse un'altra mamma. La mamma di tutti".
Naturalmente questa maestra non ha un bambino ricoverato in un reparto ontologico e così può parlare dei "doni" meravigliosi della natura. ma lasciamo stare. Qui il problema è che si perverte fin dall'infanzia il sentimento stesso che può sgorgare nell'animo delle persone, instillando nei piccoli un senso di colpa , se non provano amore per questa madre meravigliosa. Diversa cosa sarebbe invece insegnare, più correttamente e logicamente, il rispetto dovuto a questa forza impersonale che ci sovrasta e la necessità di rispettarne le regole, pur combattendola aspramente (come si fa con medicine e vaccini vari, per esempio). Perché noi amiamo il piacevole che ci dà la natura (che meravigliose le passeggiata all'aria aperta! Si dice), ma poi la odiamo quando un virus naturale non ci permette più di passeggiare liberamente ( e allora si parla di "lotta", di "vittoria", ecc.). Allora un pò ipocritamente non associamo più il virus naturale con la "natura", che è invece per noi la meravigliosa "azzurra lontananza".
Sì l'uomo , come dice giustamente Jacopus, non è più un essere naturale, almeno in senso convenzionale del termine, ma un ibrido. Come le auto ibride moderne che abbinano un motore termico ad uno elettrico, l'uomo abbina alle pulsioni naturali quelle artificiali da lui prodotte. Quale essere umano sarebbe oggi in grado di vivere nella natura senza nulla tra le mani (nemmeno un accendino)? Nessuno probabilmente. Nemmeno gli ultimi indios.

viator

Salve Alexander. Non ho esplicitato alcuna ragione per la quale si sia tenuti (o risulti consigliabile o semplicemente "di tendenza") amare la natura poichè l'amore non può essere oggetto nè di dovere nè di diritto nè di abitudine, costume, moda etc. etc. etc.




Sarebbe come chiedere perchè si deve amare Dio, o il nostro prossimo o quella grande gnoccona della mia vicina di casa !.




L'amore è FACOLTA' allo stato puro, quindi massima espressione di libertà.




L'amore è conseguenza del proprio modo di SENTIRE, non certo di quello del CAPIRE o del CREDERE DI CAPIRE O DI SAPERE !. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

atomista non pentito

Ho scritto sostanzialmente (forse in modo poco chiaro al cospetto dei piu')  che "amare" la natura  e' poesia e con la poesia non si mangia ( cosi' e' piu' terra terra , situazione che mi appartiene maggiormente). Esiste anche la prosa e con quella si mangia di piu'. Possiamo traslare amare in rispettare , rispettare alla lunga e' un investimento anche per il rispettante ( anche nei rapporti fra esseri umani e' cosi') . Forse pero' e' ignoranza mia non  capendo che la domanda era intesa in termini puramente astratti. A quel punto .... perché amare qualunque soggetto si voglia ? E poi ... cos'e' l'amore ? Se qualcuno ha modo di misurarlo si faccia avanti.

Ipazia

Concordo con Viator: perchè amare ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sapa

Concordo con anthony, la natura non va nè amata, nè odiata, ma semplicemente rispettata, per quanto è possibile. Il rispetto per essa passa dallo studio delle sue forme e delle sue leggi, che se da una parte ci dà modo di prevenire alcuni eventi naturali, dall'altra ci consente di capire in quale modo interagire con i meccanismi naturali a noi noti, senza farsi e fare troppo male. Ricordo un passo de " L'insostenibile leggerezza dell'essere", nel quale M. Kundera faceva dire a un suo personaggio  più o meno le seguenti parole: " La natura? Quando sono in mezzo a un prato, mi vien fatto di pensare che in quel momento, mentre  sto godendo la bellezza del paesaggio, magari poggiando saldamente i piedi su un formicaio, attorno a me si sta svolgendo una lotta senza quartiere per la sopravvivenza e la conquista da parte di entità a me invisibili e mi vien voglia di seppellire tutto sotto una colata di cemento". Questo paradosso mi fece riflettere: è meglio lasciare che la vita faccia il suo corso, cosiddetto naturale, anche se si tratta di un meccanismo di nascita/morte, lotta, prevaricazione e sofferenza, o cercare di "intombare tutto" dentro un bel sarcofago di cemento, bloccando questa spirale di violenza naturale? Essendo un paradosso dichiarato, la risposta è abbastanza scontata, ma la domanda fotografa abbastanza bene, secondo me, gli estremi dell' approccio umano verso la natura. Una giusta via di mezzo, penso sia l'atteggiamento più consono.

anthonyi

Citazione di: Alexander il 12 Febbraio 2021, 12:13:08 PM
Buongiorno Anthonyi


Bisogna però considerare, in questo caso, l'eventuale sofferenza dei bovini, a vivere incatenati e sigillati. Proprio perché siamo umani, quindi in parte natura e in parte spirito, possiamo decidere di non essere indifferenti alla loro sofferenza, come invece lo è la natura nei nostri confronti.
Ciao Alex, non credo i bovini soffrano troppo per il fatto di stare chiusi, i naturisti hanno anche la caratteristica di pensare che gli animali siano naturisti ma non è così, anche a loro fa piacere l'artificialita, pensa alle stesse vacche da latte alle quali fanno tanto piacere gli impianti di pulizia e strofinaggio (sono gli stessi che si usano per il lavaggio auto) che dopo averli usati fanno più latte.

viator

Salve. Devo rettificare il mio pensiero. Poco addietro ho affermato, sbagliando clamorosamente : "L'amore è FACOLTA' allo stato puro, quindi massima espressione di libertà".


E' una castroneria. L'amore ha radice psichica (o spirituale, per chi creda in uno spirito), perciò è espressione istintuale (o divina, per chi creda in un Dio tradizionale), quindi sarebbe proprio il contrario di una facoltà, la quale è invece l'espressione di una mente (ragione) consapevole, la quale può anche contraddire la psiche-spirito.


Infatti, dicendo e ribadendo che l'amore non può essere oggetto di scelta od imposizione propria od altrui, si sottolinea che l'amore è qualcosa che - in un modo o nell'altro - CI COSTRINGE ad amare. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sapa

Citazione di: anthonyi il 12 Febbraio 2021, 15:41:20 PM
Citazione di: Alexander il 12 Febbraio 2021, 12:13:08 PM
Buongiorno Anthonyi


Bisogna però considerare, in questo caso, l'eventuale sofferenza dei bovini, a vivere incatenati e sigillati. Proprio perché siamo umani, quindi in parte natura e in parte spirito, possiamo decidere di non essere indifferenti alla loro sofferenza, come invece lo è la natura nei nostri confronti.
Ciao Alex, non credo i bovini soffrano troppo per il fatto di stare chiusi, i naturisti hanno anche la caratteristica di pensare che gli animali siano naturisti ma non è così, anche a loro fa piacere l'artificialita, pensa alle stesse vacche da latte alle quali fanno tanto piacere gli impianti di pulizia e strofinaggio (sono gli stessi che si usano per il lavaggio auto) che dopo averli usati fanno più latte.
Bè, anthony, fermo restando che nessun animale da allevamento ha mai elevato formali proteste per le condizioni di artificialità a lui imposte dall'uomo, quanto dici smentirebbe clamorosamente tutto l'impianto normativo riguardante gli allevamenti biologici.

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