Percezione e scienza, evidenza e comprensione.

Aperto da iano, 05 Ottobre 2021, 22:52:55 PM

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iano

#15
Citazione di: paul11 il 09 Ottobre 2021, 11:42:55 AM
E' evidente che la terra sotto i piedi ci serve per "stare", se oltre c'è il vuoto, un burrone, cadiamo.
E' talmente evidente che la maggioranza degli animali, che non hanno quindi necessità di ragionamenti e calcoli, lo sanno.
E' ovvio linguisticamente, ciò che è condiviso socialmente. Tutto ciò che non richiede grandi ragionamenti e calcoli, e quindi punti di vista, è conosciuto a tutti ,è tautologico nella sua ovvia evidenza che il sole sorge in un punto ,ad Est e tramonta in un altro, ad Ovest.


Tutto ciò che è controfattuale ai nostri sensi è conoscibile solo per calcolo.
Se tutto cade dall'alto verso il basso, la gravità è evidente, spiegarlo per calcolo inizia ad essere controfattuale.
Tutto ciò che è controfattuale ai nostri sensi, la  relatività e meccanica quantistica ,ci diventa ostico a capirlo, poiché la ragione "deve liberarsi" dal senso comune della realtà a cui siamo abituati .
Infatti vi è uso sin fino a dabuso di calcoli matematici nella meccanica quantistica.



Ti ringrazio Phil , perché sei il primo che risponde prendendo di petto la questione.
È evidente che sei un convinto "ovvista".😊
Non concordo su nulla, però dal tuo post si evincono le possibili basi su cui si edifica l'ovvieta'.
Una è che la matematica non sia naturale, ma purtroppo questa affermazione in se' è più gratuita che ovvia.
Perché seppure fosse ovvia ammetterai che ha un grado di ovvietà parziale. Può "stare" in piedi, ma anche no.
Ma se esistono diversi gradi di ovvietà il concetto di ovvietà allora non è così ovvio.
In effetti non solo la matematica è naturale, ma si può dimostrare anche che lo sia.
Se iniziamo col dire che un computer la usa, con ciò è come se confermassimo la sua innaturalita'.
Ciò che però è interessante notare è che il computer la usa senza saperlo.
Ma secondo te, quando noi svolgiamo ripetitivamente un compito che richiede un calcolo ripetiamo ogni volta quel calcolo, o iniziamo col tempo a svolgere quella azione senza più pensare, e quindi men meno che calcolare?
La risposta è sì !
Ma allora come ci riusciamo?
Ci riusciamo perché siamo bravi almeno quanto un computer.
Siamo cioè capaci di fare calcoli senza saperlo.


Ma se ciò è vero allora non possiamo escludere che la percezione usi i calcoli senza saperlo.
In fatti in che altro modo i dati sensibili possono trasformarsi in immagini, sensazioni tattili e altro, se non dopo essere stati elaborati, cioè fatti oggetto di calcolo?
Quindi secondo me non occorre in questo caso, e in nessun altro credo, invocare una distinzione fra cose naturali e innaturali, distinzione con la quale giustifichi l'ovvio.
Io baserei meglio l'ovvio sul "senza saperlo".
L'ovvio infatti è ciò che sai senza sapere come.


È ovvio che le cose cadono per gravità verso il basso.
È ovvio che vi sia un sopra e un sotto.
Ma solo a patto di non sapere un mucchio di cose che oggi però sappiamo.
Così oggi il sopra e il sotto hanno perso la loro ovvietà, riducendosi al risultato di un relativo specifico calcolo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#16
Non è banale aggiungere che noi riusciamo ancora a percepire come ovvi il sopra e il sotto, perché in effetti nella vita di tutti i giorni riusciamo a farlo, per il motivo che siamo in grado di ignorare volutamente  ciò che sappiamo.
Riusciamo cioè secondo volontà a percepire il sopra e il sotto come ovvii, oppure no.
Possiamo scegliere fra due alternative.
Ma quando non sappiamo l'unica alternativa possibile , indipendentemente dalla nostra volontà, è l'ovvieta'.
Ecco dunque svelata la natura di ciò che è ovvio, non come sua proprietà, ma come relativa ignoranza di chi percepisce.
Nei processi scientifici questa ignoranza non è data in genere, e per questo in genere una teoria scientifica non presenta nulla di ovvio. Traduciamo ciò col dire che non la comprendiamo, ma con ciò intendiamo che la sua applicazione non è mai automatica, cioè non lo facciamo mai senza pensare , se non per quelle parti del processo che deleghiamo alle macchine.
Nel caso in cui deleghiamo l'intero processo alle macchine ,come oggi facciamo con gli algoritmi che sembrano governarci, allora sperimentiamo una nuova faccia della medaglia della ovvietà.
Questa consapevolezza sembra destabilizzarci, perché ci rassicura il pieno controllo dei processi, ma la verità è che noi comprendiamo da sempre processi che non sappiamo, e che non occorre comprendere, come fossero ovvi, perché  li comprendiamo senza sapere come.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

#17
Non userei così disinvoltamente l'argomento del controfattuale e non lo porrei in contrapposizione col fattuale che spesso è solo il fattuale della nostra ignoranza.

Che un corpo più pesante galleggi su uno più leggero in virtù della sua conformazione sterica è fattuale o controfattuale ?

Stabilito che esso galleggia in certe circostanze e va a fondo in altre non resta che indagare tale comportamento con il secondo istinto neuronico ed una volta risolto l'arcano anche il controfattuale diventa, miracolosamente, fattuale.  Una volta carpito alla natura il segreto ci si può dilettare a calcolare le diverse situazioni e i loro limiti acquisendo una percezione della realtà di ordine superiore che chiamiamo scienza.

La quale ci spiega pure come è nata e che senso ha la meccanica quantistica, senza trucco e fingimento alcuno, escluso il fatto che abbiamo semantizzato il fenomeno con quel nome.

La scienza galileiana-newtoniana è scienza dello spazio-tempo continuo, riassunto nella formula "natura non facit saltum" con le consuete ricadute metafisiche. E' merito dei chimici avere scoperto che i salti ci sono, che la natura è discreta e non continua a livello dei processi atomici che interessano il posizionamento "quantistico" degli elettroni intorno al nucleo in posizioni fisse discontinue. La meccanica è arrivata dopo quando si è trattato di misurare i quanti di energia di queste posizioni fisse e la loro cinetica, con particolare riferimento al comportamento degli elettroni e la loro irresistibile tendenza all'accoppiamento, ma solo con quelli che ruotano in senso inverso. Curioso comportamento sessuale degli elettroni da prendersi così com'è in tutta la sua fattualità sperimentalmente disvelata. Sfido chiunque a dimostrare che i gusti sessuali degli elettroni sono controfattuali.

Il seguito della storia è la cessione della loro creatura quantistica dai chimici ai fisici, posto che palle rotanti, pur di infinitesime dimensioni e massa pressoché nulla, sono una faccenda fisica di tipo meccanico. Altri fenomeni di transizione dalla chimica alla fisica sono la stereoisomeria (es. la coppia glucosio/destrosio e fruttosio/levulosio) correlata alla polarizzazione della luce che è un fenomeno fisico.

Se pensiamo alla diversa reazione del nostro organismo, in particolare nei diabetici, a glucosio e fruttosio, la cui unica differenza in base alle nostre conoscenze è come polarizzano la luce, ci rendiamo conto di quanto complessa sia la fattualità di mamma natura a fronte della nostra supponente ignoranza dal nome altisonante di "controfattualità".

La scienza si regge sui fatti scientifici che divorano con sadico piacere i controfatti. La sua degenerazione è fattualmente osservabile quando i fatti vengono contraffatti. Quando si fingono ipotesi spacciando sperimentazioni per verità scientifiche.

(Il sopra e il sotto lo decide, in maniera assolutamente totalitaria e incontrovertibilmente fattuale, la forza di gravità. Permettendosi pure di prendere in giro certe valutazioni ottiche falsate da andamenti subdoli di pendenze orografiche che sanno di magia. Una bolla di livello risolve fattualmente l'arcano.  Il secondo istinto sagace lo risolve, poi, razionalmente)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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