Parlando di etica, natura, emozioni, in attesa della fine del mondo

Aperto da Koba II, 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AM

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green demetr

Citazione di: iano il 23 Novembre 2024, 20:15:17 PMPer un essere sociale l'appartenenza è il vero valore che può assumere diverse vesti, e succede che chi diversamente da noi si veste, anche in presenza della coscienza della relatività delle vesti, a noi non potrà non apparirci eccentrico nel suo abbigliarsi.
Ma è proprio questo l'effetto del relativismo, che negando l'unione con l'assoluto, ossia col Dio, non con il suo sostituo formale, da ripetere a pappagallo, fornisce l'assist a che qualsiasi relativismo possa prendere il posto dell'assoluto.
E infine eccoci alla società del contrario, una società che non si basa sul valore unitario presente in ciascuno, ma quello di una accettazione supina, in nome di disvalori, ossia di una sostituzione del valore con il suo opposto.
Allora si che arriva il socialismo reale, e l'europa nazista senza dimenticare l'Impero, ossia la negazione della libertà, detta ironicamente dalla democratura soft neo-liberismo.
Tutto ciò è dovuto al nichilismo che qui nel forum abbiamo più volte provato ad affrontare.
L'individuo è stato ridotto ad animale, a specie, fra le specie, e dunque alla macelleria intellettuale, che presto diventa macelleria reale.
Ma siccome la macelleria è prima intellettuale che reale, eccoci con il ritorno forte, fortissimo, dell'antisemitismo.
L'antisemitismo è reale. Ma la gente dice che la mela è in realtà una pera.
Nel mio mondo filosofico, la mela non è una pera.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 21:45:45 PME' un discorso antico come la filosofia. Da una parte la posizione eleatica, per cui il "Tutto è uno e non è il molteplice" e dall'altra la posizione socratica, che non vedeva "nulla di strano se qualcuno mi vedesse come uno e molti". (Dal Parmenide di Platone, (128 B, 129 C). Il volersi affrancare dall'inevitabile presenza del tutto e del molteplice (presenza inscindibile) è la causa di molti mali umani e, contemporanemente, di beni. Se l'uomo non si fosse considerato assoluto (ab-solutus) e unico, staremmo ancora nell'Eden, in completa armonia con la natura ma preda della natura stessa e dei suoi sicari (tigri dai denti a sciabola nel macro, e yersina pestis nel micro). Oggi quella assolutezza mostra un volto nuovo, e nuovi sicari. Sicari sistemici e creati dallo stesso apprendista stregone chiamato uomo. Il relativismo ed il molteplice necessariamente emergono da questa incapacità dell'ab-solutus di governare il mondo ed anche da processi culturali, da teorie scientifiche (il relativismo è anche una teoria scientifica piuttosto nota), dalla comprensione che il relativismo baratta certezze in cambio di mitezza dei costumi e della legge.
L'assoluto risiede, giustamente come fa notare Iano, dentro di noi. Non siamo parte di una colonia pluricellulare, ma siamo ognuno di noi separato tragicamente da ogni altro essere vivente. Eppure è vero anche l'opposto. Noi siamo come dice Socrate, uno e molti: unus ego et multi in me è una frase ricorrente nella cultura elleno-latina. Forse l'ha coniata Zenone, ma ha trovato un grande successo, fino ad essere riproposta da M. Yourcenair, quando, due millenni dopo fa parlare l'imperatore Adriano.

Forse il modo più umano (e più difficile) di affrontare questo problema è quello di accettare la coprensenza di assolutismo e relativismo. L'ambivalenza tragica è ciò che ci rende propriamente umani.
Molto interessante per me questo excursus filosofico, per me che ignoro anche questi argomenti basilari della filosofia.
Mi pare che l'essere uno e molti mini l'essere nelle sue fondamenta, e porti acqua al  mulino che macera i miei pensieri, laddove la moltitudine può considerarsi una manifestazione dell'uno, con il quale non possa farsi però coincidere , se univoca non mostra d'essere, cioè se esso non è fatto di molteplicità, ma molteplice e il suo modo di manifestarsi, che in molteplicità appunto si traduce.
La ricerca dell'assoluto è quindi la ricerca di una descrizione univoca della realtà, nella convinzione che la verità, se c'è, noi si possa sperare di affermarla, ma una descrizione assoluta dell'uno è  impossibile ad affernmarsi come vera  se  relativo è il linguaggio col quale si prova a farlo, perchè per quanto noi si cerchi di perfezionarlo, esso resta relativo nella sua essenza.
Possiamo allora attribuire il vero essere solo all'uno, ma anche qui non so quanto sia propria l'attribuzione, in quanto la nostra idea dell'essere si basa sulla distinzione che possiedono le cose, cioè dal fatto che posseggono quei confini di cui la geometria tratta, ma di cui con Platone non riscontriamo poi esistere in modo perfetto nella realtà, senza negarne però Platone l'esistenza, seppur di imperfetta forma.
Ma cosa succede se poi questi confini, più che imperfetti, ciò che Platone non poteva sapere, una volta indagati, non si trovano?
Cioè se la loro caratteristica non è propriamente l'imperfezione, ma il mostrarsi sfuggenti, per cui l'iperuranio non è propriamente separato dalla realtà, ma è un applicazione che  su essa facciamo, credo artificiosamente confini dove  nell'uno , in quanto tale, non ve ne sono, ciò che ci permette di darne una descrizione.
Così quando andiamo a cercare i confini dell'universo impropriamente proiettiamo si di esso la relatività delle nostre descrizioni, perchè i confini son ciò che rendono molteplice l'uno, e non ciò che lo sostanzia, e allo stesso modo, se i confini sono ciò che definiscono l'essere come ciò che da altri esseri si distingue, attribuiamo perciò impropriamente una esistenza all'uno.
Ma se l'uno non esiste allora di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di ciò che possiamo indurre a partire dalle sue molteplici manifestazioni, le quali hannoproprietà che impropriamente tenderemo ad attribuirgli, identificando impropriamente l'esigenza descrittiva con ciò che descriviamo.
In effetti dell'uno, tutto ciò che sappiamo è che esso si presta a una descrizione , e che questa descrizione non essendo univoca, da ognuna di esse non possiamo trarre proprietà da attribuirgli.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:59:06 PMMa è proprio questo l'effetto del relativismo, che negando l'unione con l'assoluto, ossia col Dio, non con il suo sostituo formale, da ripetere a pappagallo, fornisce l'assist a che qualsiasi relativismo possa prendere il posto dell'assoluto.
Non so se vi sia un assoluto, ma so che vi è,  a quanto pare, una esigenza inderogabile di assoluto, per cui non mi sembra strano che diversi relativismi distribuiti nello spazio e nel tempo ne abbiano preso il posto. Non mi sembra neanche strano che nel susseguirsi di queste attribuzioni di assolutezza, fra l'una e l'altra vi siano momenti di disorientamento che diciamo nichilismo quando impervio sembra il passaggio.
Non nego la possibilità dell'unione  con Dio fuori da ogni formalità, nego solo che ad essa si possa dare appunto una forma assoluta,
perchè una forma assoluta è una contraddizione in termini, essendo la sostanza della forma di essere relativa.
Seppure noi fossimo assoluti per l'unione che si realizza in Dio, ciò non comporta purtroppo in automatico che assoluto sia il linguaggio col quale ne tessiamo le lodi, per cui se una verità esiste noi potremo  sentirla, ma non esprimerla, di modo da far convenire gli altri su ciò che noi sentiamo, se essi già non la sentono a loro volta.
Però questo è quello che, ponendo fede nel fatto che dell'assoluto possa darsi una espressione, proviamo sempre a fare, e ciò si è tradotto in nazismo, comunismo reale, e religioni varie, su cui si fondano le società.
Il mio sospetto è che per animali sociali l'unico vero valore sia solo la società che realizza il loro essere, essendo solo alibi per crearle le fondamenta assolute su cui si prova a fondarle.
Quindi mi chiedo perchè per fondare le società sia inevitabile questo passaggio per l'assoluto.
In effetti è inevitabile solo quando queste società si abbia l'esigenza di allargarle oltre la grandezza per la quale naturalmente si formano, come è la grandezza di una famiglia o di un clan, dovendosi creare in modo artificioso un senso di appartenenza a qualcosa di più innaturalmente esteso, come ad esempio la patria o la nazione, operazione che in qualche modo va in porto, ma non acquisendo mai sembianze di naturalezza, sempre passibile di contestazione.
Inevitabilmente tutto ciò traduce la nostra unione  con Dio in una unione col proprio Dio, realizzando quella relatività che si vorrebbe fuggire.
E non mi convince neanche il tuo disperato sotterfugio di cercare l'assoluto nella saggezza di uomini passati, essendoti evidente  nessun uomo esistente, cioè nel suo presente, mostri di meritare di essere idolatrato, cercando nel passato l'uomo della futura provvidenza, che però quando poi arriva, non manca mai di deluderci.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:22:56 PMMa non hai risposto proprio a niente, hai solo fatto un giro di parole solo per dire che 2 pere più due pere non fa 4 pere.
Nel mio mondo invece, non quello iperbolico, vedo che ci sono quattro pere.
Attenzione Green , io ho parlato di numeri interi non di pere. E dipende dall ambito matematico che stai usando se una certa operazione fa un certo risultato . Nemmeno nella matematica esiste un assolutismo come puoi pretendere che emerga dai giochi dei tuoi pensieri?
Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:22:56 PMNel mio mondo invece, non quello iperbolico, vedo che ci sono quattro pere.
Ma queste sono verità semplici, che tu veda quattro pere e puoi dire che sono pere e non mele hai detto una verità , ma ci sono due tipi di verità, quelle semplici il cui contrario è ovviamente un assurdo e le verità profonde, il cui contrario, è un altra verità.
Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:22:56 PME quindi distinguo tra te che sei un sofista-relativista e io che intanto comincio a determinare cosa è reale e cosa no.
Attenzione Green, non mi piace quello che hai detto >:( 
Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:22:56 PME quindi di nuovo: il relativismo va combattuto.
il tuo relativismo invece non lo vedi.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:48:20 PMIl fatto che oggi Dio sia morto, non può essere una scusa, i testi di questi grandi mistici sono ancora lì ad aspettarci.
ma perchè continuate a considerare oggi nel dire che oggi Dio è morto invece ieri..ma ieri che cosa? 
barbari, crociate , roghi , olocausto , persecuzioni , integralismo di destra , milioni di morti, integralismo di sinistra, milioni di morti , estremisti islamici, milioni di morti. Dove nella storia la mano di Dio ha fermato le guerre , le tragedie , gli assassinii , gli attentati , i soprusi , le guerre . quindi non mi saltare fuori con "eh ma oggi dio è morto , l ha detto Nice " ma perfavore. Anzi oggi abbiamo la costituzione che tutela almeno alcuni diritti , ieri non avevamo neache quello. Non si tratta di dire che Dio è morto.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

Citazione di: Alberto Knox il 23 Novembre 2024, 12:11:46 PMChe in matematica ci sono due tipi di affermazioni, ci sono le affermazioni come 2+2 fa 4 e sono quelle che noi dimostriamo con i nostri ragionamenti o il teorema di pitagora ecc. e quelle sarebbero le ragioni della ragione , la ragione che dimostra ma attenzione in matematica non c'è niente in assoluto, non c'è un teorema che vale in assoluto . La somma degli angoli di un triangolo è 180° se siamo nella geometria euclidea 2+2 fa 4 se siamo nell aritmetica dei numeri interi . E questi sono gli assiomi, cioè delle affermazioni non dimostrate da cui si parte  che pascal chiama le ragioni del cuore e perchè lo diceva? perchè per capire quali devono essere le ragioni del cuore , cioè gli assiomi da cui derivare le nostre affermazioni bisogna usare un qualche cosa che non è la ragione che lui chiama "cuore" ma che un matematico chiamerebbe "intuizione" si intuiscono gli assiomi
La notizia buona è che la matematica è assoluta.
La notizia cattiva è che i suoi assiomi sono arbitrari.
E' assoluta, cioè vera indipendentemente dai tempi e dai luoghi, nel senso che assunti certi assiomi la cui assunzione non è necessaria, e applicando una logica precisamente definita, scelta fra tante, otterremo sempre gli stessi risultati, per cui il teorema di Pitagora  era vero per Pitagora, come è vero per noi, e sempre vero sarà, così vero che ... potremmo anche smettere di parlare di verità, facendo ancora un passo avanti rispetto a Pitagora, parlando invece di corretta e verificabile deduzione logica, per cui correttamente il teorema di Pitagora deriva dal fare certe precise assunzioni applicando una precisa logica.

Certo, ci potremmo chiedere, se arbitraria è la scelta degli assiomi, perchè ne scegliamo alcuni. e non altri, e qui effettivamente si potrebbe credere che a questa scelta presiedano le ragioni del cuore, trattandosi di quelle intuizioni che sorgono non si sa come, ma che sorgono comunque da dentro di noi, e possiamo presumere per essi carattere di assolutezza solo se ciò da cui sorgono lo è.
Gira e rigira ciò che io dico assoluto può esserlo solo se io lo sono, e in particolare posso affermarlo solo se il mio linguaggio è assoluto.
La preoccupazione di chi va' in cerca dell'assoluto è solo una preoccupazione rivolta verso di se.
2+2=4, non ha un significato assoluto, se assoluti non sono gli assiomi e la logica da cui lo possiamo deriviare come un teorema, assoluta è la deduzione logica che si fa a partire dagli assiomi. Cioè, scelti gli assiomi e la logica da applicare, la deduzioni che facciamo non derivano più da una nostra scelta relativa, ma hanno un carattere assoluto.
In effetti chi tira in ballo l'esempio 2+2=4, come assoluta verità. sta dando, senza averne necessariamente coscienza, un valore assoluto al suo intuito, perchè nella misura in cui dei numeri abbiamo intuizione, è evidente che 2+2=4 .
E' significativo che si scelga questo come esempio, e non il teorema di Pitagora, del quale invece non si può fare a meno di darne dimostrazione, non apparendoci esso intuitivo.

Il problema è che se tutti questi esempi vogliamo farli ricadere sotto allo stesso quadro teorico al fine di poter affermare che la matematica è una, se non tutto è intuibile, ma tutto si presta ad essere dimostrato, allora dovremo accettare che il dover dimostrare che 2+2=4, non è cosa superflua,  ma necessaria come lo è  dover dimostrare il teorema di Pitagora.

La notizia cattiva dunque è che noi non siamo assoluti, come non lo era Pitagora.
La notizia buona  è che divenendo siamo andati oltre Pitagora e Platone, sebbene alcuni si attardino ancora a replicarne in fotocopia i ragionamenti, incapaci di apprezzare l'aggiuntiva ricchezza che può comportare il divenire, cercando di recuperare quel senso di sicurezza che sempre si perde nei momenti di crisi, nella fissità dell'essere.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

E a questo punto a me sorge anche uno scrupolo.
Perchè io mi dovrei adoperarmi a strappare ad alcuni la loro coperta di Linus, se da essa so che dipende la loro salute mentale?
Vero è però che questo scrupolo trova un limite quando provano a propormi quella copertura psicologica come idolo da adorare,  soluzione assoluta a tutti i nostri mali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Ogni tentativo di trovare un assoluto nell etica così come nelle religioni è destinato al fallimento . Perchè se hai una filosofia etica assoluta sei esclusivista , così come per la spiritualità, se hai una religione che difenisci verità assoluta, la tua religione è esclusivista perchè chi non la penserà come te , sarà considerato un nemico. Fin tanto che si vorrà l assolutismo e quindi  devo fare in modo che il mondo diventi Cristiano e che ci sia la croce che regni su tutto o la mezza luna che regni su tutto , un altra con un altro simbolo che dice la stessa cosa , fin quando è questo è volontà di potenza, è politica , è POTERE, non è Spiritualità.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

misummi

Io sono contrario al relativismo perchè nasconde una palese ipocrisia.
Il relativista conosce bene Einstein quindi sceglie sempre il ruolo dell'osservatore in un sistema di coordinate in cui spazio,tempo e velocità della luce sono variabili controllabili e verificabili.
Il relativista mente perchè se considerasse relativisticamente il suo relativismo, dovrebbe relativizzarlo al punto di farne una certezza o una evanescenza.
Il relativista è astuto,simile a Lucifero,parente di Satana e collega dell'Arcangelo Michele e di tutti gli altri : relativizza tutto e tutti perchè, in fondo,lui è....Dio e può farlo...
Si fa  molti amici ma non fidati e il resto gli interessa solo come pubblico plaudente.
Invece, l'assolutista è un relativista onesto:
a) si mostra per quello che è
b)impone o cerca di imporre  quello che pensa veramente 
c)si fà pochi  "amici  fidati" e il resto non gli interessa purché lo seguano
Quindi, il relativismo mette tutti quanti in un mare di guai, in tutte e due le versioni! 
La relatività,sorella buona del relativismo, sembra migliore ma, come ha detto Einstein,ha messo il mondo in un terribile guaio!
Non solo quella della famosa teoria ma, in generale, tutta la relatività.
Per fortuna,sulla terra,niente è relativo se non nella mente degli uomini perché la natura è autoritaria e assolutista:
provate a violare una delle sue leggi!



Jacopus

La natura viola in continuazione le sue leggi, tanto che nell'infinitamente piccolo le regole sono diverse dall''infinitamente grande. Noi siamo homo sapiens e non bacteria, per tutta una serie di variazioni genetiche che possono essere considerate violazioni della regola della trasmissione genica. La teoria inflazionistica, che è una delle teorie più accreditate rispetto alle origini dell'universo, si fonda sull'avvento di una variazione fra i rapporti delle quattro forze fisiche fondamentali, ovvero una violazione del loro equilibrio. La natura ha leggi che non sono affatto perfette ed è proprio grazie alla loro imperfezione che si è sviluppata la vita.
In ogni caso, qui, spero che si parli di assolutismo e relativismo in ambito etico e sociale, poiché, se applichiamo le regole scientifiche al mondo umano, torniamo a commettere un errore, come esemplificato, ormai da più di un secolo dal darwinismo sociale, una specie di imitazione scorretta e manipolatrice della teoria evoluzionistica.
Inoltre, è vero che l'assolutismo non è ipocrita ma paga l'assenza di ipocrisia con la violenza e la polarizzazione bene/male, fino agli eccessi di Arnaldo di Citeaux e di chiunque crede di avere in mano la verità etica da imporre con la forza.
C'è un quadro, di A. Lorenzetti, che si può ammirare a Siena, nel palazzo Pubblico, dove c'è una rappresentazione della Giustizia, sovrastata dalla sapienza che la regola dall'alto e collegata con dei fili alla Concordia, che la regola dal basso e che rappresenta le mille voci della società. Già allora, agli albori del rinascimento, si considerava la giustizia un fatto ben poco assolutista. Ogni visione assoluta è l'anticamera della tirannia, e in ciò comprendo anche la visione assolutista del denaro, che è l'attuale tirannia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alberto Knox

non dobbiamo cadere nell errore di volere che le altre menti si adeguino a pensare come noi , non è nemmeno possibile anche solo ipotizzarlo, dobbiamo invece essere d'accordo con noi stessi e cercare di non fare mai il contrario di ciò che pensiamo. Per il resto teniamo conto di tutte le opinioni anche se siamo in disaccordo con esse.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 22 Novembre 2024, 19:37:46 PMSicuramente tu hai toccato almeno una parte di quello che noi chiamiamo realtà . Se guardiamo la storia infatti le cose stanno così, dove le bombe sono da sempre cadute sull uomo. Mi viene in mente un momento dell opera di primo levi, un uomo a cui le bombe sulla testa non sono certo mancate. Nel proseguo di "se questo è un uomo " dal titolo "la tregua" . Vado a memoria;
Dopo la liberazione a opera dell'Armata Rossa, Levi stringe amicizia con un ex prigioniero greco, Mordo Nahum il quale lo rimprovera e gli dice "ma non hai capito niente , non lo sai che la cosa più importante sono le scarpe prima ancora del cibo , perchè se non hai le scarpe, il cibo non lo riesci ad andare a prendere" .."sì ma adesso la guerra è finita" risponde Primo Levi e  Mordo Nahum lo guarda come uno che sa verso chi non sa e gli risponde "guerra è sempre".
Oggi noi possiamo dirlo ancora che "guerra è sempre"?
 abbiamo ragioni per dirlo perchè devi lottare per far valere i tuoi diritti sul lavoro, lottare per trovare lavoro, lottare per pagare le bollette , lottare per non farsi fregare dal prossimo e quindi da questo punto di vista noi a cosa siamo chiamati ad avere cura o a lottare? sì noi possiamo dire che "guerra è sempre" ma possiamo anche dire "anche etica è sempre" ecco la dialettica antinomica che si inserisce nel tuo stesso terreno di toccare la realtà, abbiamo tante ragioni per dire  "arma virunque cano" (così inizia il poeta Publio virgilio Marone nelle Eneide ), canto alle armi e all uomo , ma uomo inteso come vir , cioè come guerriero è chiaro. Abbiamo tante ragioni per dire questo e quindi l 'odio e quindi la forza e quindi l'oppressione e quindi la vittoria e quindi la selezione e abbiamo altrettanto ragioni per dire che canto l amore, che canto il bene , che canto la giustizia, che canto la cura . Da un punto di vista logico razionale non le abbiamo queste ragioni forse? E quindi certo che siamo chiamati a lottare per il nostro stare bene ma in questa sede stiamo parlando di etica ed etica non significa fare quello che ci conviene.

"Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale".
Riformulata pure con:
"Agisci in modo tale che la massima della tua azione possa diventare una legge universale della natura"
Questo c'è scritto su Wp e a mio vedere tali parole esprimono una chiara volontà di potere. Mi sembra cioè, da come si esprime, che la massima, cosa nella quale è contenuto il principio soggettivo, la si voglia imporre come principio oggettivo. Devi volere insomma. Un bel coraggio ci vuole, tanto da confondersi con la superbia, o col fascismo. Ma a ragion veduta non aveva mica tutti i torti, infatti è quello che faccio pure io. Il torto sarebbe quindi semmai in coloro che ne danno un'interpretazione assai opinabile, tu tra questi, pensando che possano esservi delle azioni sempre inequivocabilmente giuste o ingiuste. Non so poi come se la sbrighi Kant, ma non ha molta importanza dato che è morto già da mò. Mi viene però in mente ora uno stralcio di un dialogo passato in cui dicevo:
"Dico semplicemente che non è l'azione a determinare l'immoralità del gesto."
Tu mi rispondevi dicendo:
"Hai ragione ma questo vale anche per l azione morale. Non è tanto l azione in sè nel suo concretizzarsi ma piuttosto è l'intenzione che ci mettiamo dentro."
¿Perché, mi chiedo ora, vorresti dirmi che devo sempre restituire il portafoglio a prescindere dal fatto che io sia ricco o povero?
A sentirti dovrei rimestare sull'intenzione che ci ho messo dentro. Ma non c'era alcuna intenzione immorale nell'impossessarmi di quel portafoglio, dato che se avevo fortuna soddisfacevo il mio tornaconto. E a restituirlo non avrei più di tanto contribuito al bene comune, avrei solo dato un buon esempio di non si capisce bene cosa.
Insomma, l'intenzione era buona o cattiva? Era buona, per me ovviamente, perché l'intenzione è strettamente connessa alla massima, ovvero al principio soggettivo che dovrebbe consentirmi di distinguere il principio oggettivo che regola ciò che è bene e ciò che è male. E allora, dato che voglio, desidero, imporre la mia massima come legge universale e che questa massima è quella che muove la mia intenzione devo dire innanzitutto che penso di essere un osservatore molto acuto quando voglio ... la famosa superbia ... e in quanto osservatore acuto ho notato, principio soggettivo dunque, ho notato che il novantanove per cento delle persone sottoscriverebbero il mio principio soggettivo ... chissà poi con quali poteri io possa avere notato qualcosa che non è ancora successo, misteri! ... Ho notato infine, somma delle somme, che l'individuo è mosso dal proprio tornaconto, materiale e spirituale, e rimarco spirituale perché quest'ultimo concetto si perde nelle nebulose delle menti umancelesti, termine coniato dall'illustre viator, la buona sorte sempre l'accompagni. Chiaro sarebbe che questo mio notare forma tutte le mie intenzioni, buone a mio giudizio perché vogliono imporre la famosa legge universale che sarebbe pertanto: "Agite sempre assecondando il vostro tornaconto", ma è qui che casca l'asino. E pensare che c'è scritto pure nella Bibbia qualcosa che rimanda al manifestarsi della spiritualità (il personale senso della vita) perché Dio a un certo punto rimprovera i due poveretti dicendo loro che si erano incautamente cibati dell'albero della conoscenza del bene e del male e che ne avrebbero di conseguenza patito molti guai. In questo senso quindi, per mio conto sarebbe fin troppo facile liquidare la questione dicendo che san Francesco era bravo e Totò Riina era un empio .... perché forse erano bravi tutti e due, o matti patocchi entrambi, sicuramente poco normali. Qui mi fermo e attendo una tua replica

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 24 Novembre 2024, 14:51:28 PM
"Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale".
Riformulata pure con:
"Agisci in modo tale che la massima della tua azione possa diventare una legge universale della natura"
Questo c'è scritto su Wp e a mio vedere tali parole esprimono una chiara volontà di potere. Mi sembra cioè, da come si esprime, che la massima, cosa nella quale è contenuto il principio soggettivo, la si voglia imporre come principio oggettivo. Devi volere insomma. Un bel coraggio ci vuole, tanto da confondersi con la superbia, o col fascismo.
Ma no Daniele, non si confonde con la superbia e con fascismo. Wikipedia può dare delle buone indicazioni ma poi è lo studio approfondito che ti fa capire davvero le cose . La legge morale di kant gira attorno a quella che viene definita la regola aurea; "non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te" oppure in positivo "fai agli altri quello che vorresti che gli altri facciano a te" . Non è un assoluto perchè sei tu stesso che devi scegliere se aderirvi o meno. La domanda che ci si può chiedere è perchè, perchè devo fare agli altri quello che vorrei che gli altri facciano a me?  sarebbe piu conveniente che gli altri facciano gli onesti mentre io faccio quello che piu mi conviene a seconda delle circostanze. Tu stesso devi rispondere a quel perchè.
Citazione di: daniele22 il 24 Novembre 2024, 14:51:28 PMPerché, mi chiedo ora, vorresti dirmi che devo sempre restituire il portafoglio a prescindere dal fatto che io sia ricco o povero?
Io non ti dico affatto di restituire il portafoglio. Io sto presentando quello che è la legge morale kantiana. c'è una bella differenza fra le due cose. ma comunque ancora una volta Tu stesso devi rispondere a quel perchè.
Citazione di: daniele22 il 24 Novembre 2024, 14:51:28 PM"Agite sempre assecondando il vostro tornaconto"
Se il tuo tornaconto è a discapito dell altro non puoi chiamare questo etica lo chiamerai col suo nome "Egoismo" .
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

misummi

Citazione di: Jacopus il 24 Novembre 2024, 13:10:10 PMLa natura viola in continuazione le sue leggi, tanto che nell'infinitamente piccolo le regole sono diverse dall''infinitamente grande. Noi siamo homo sapiens e non bacteria, per tutta una serie di variazioni genetiche che possono essere considerate violazioni della regola della trasmissione genica. La teoria inflazionistica, che è una delle teorie più accreditate rispetto alle origini dell'universo, si fonda sull'avvento di una variazione fra i rapporti delle quattro forze fisiche fondamentali, ovvero una violazione del loro equilibrio. La natura ha leggi che non sono affatto perfette ed è proprio grazie alla loro imperfezione che si è sviluppata la vita.
In ogni caso, qui, spero che si parli di assolutismo e relativismo in ambito etico e sociale, poiché, se applichiamo le regole scientifiche al mondo umano, torniamo a commettere un errore, come esemplificato, ormai da più di un secolo dal darwinismo sociale, una specie di imitazione scorretta e manipolatrice della teoria evoluzionistica.
Inoltre, è vero che l'assolutismo non è ipocrita ma paga l'assenza di ipocrisia con la violenza e la polarizzazione bene/male, fino agli eccessi di Arnaldo di Citeaux e di chiunque crede di avere in mano la verità etica da imporre con la forza.
C'è un quadro, di A. Lorenzetti, che si può ammirare a Siena, nel palazzo Pubblico, dove c'è una rappresentazione della Giustizia, sovrastata dalla sapienza che la regola dall'alto e collegata con dei fili alla Concordia, che la regola dal basso e che rappresenta le mille voci della società. Già allora, agli albori del rinascimento, si considerava la giustizia un fatto ben poco assolutista. Ogni visione assoluta è l'anticamera della tirannia, e in ciò comprendo anche la visione assolutista del denaro, che è l'attuale tirannia.
la  natura non viola le sue 4 leggi al punto che atei e credenti sono d'accordo sul fatto che l'universo e la vita terrena sono governati da una logica ferrea che può essere matenatizzata.
Questo vale anche per il mondo subatomico perchè i fenomeni studiati sono ripetibili e verificabili,non sono casuali e seguono una logica naturale.
Semmai è la loro interpretazione filosofica che appare illogica che ciò è dovuto a attuali carenze di metodo e matematizzazione.
Detto questo, io dico che il relativismo e l'assolutismo si assomigliano molto, mentre condivido in pieno quello che scrive Alberto Knox perchè soggettivizza e individualizza senza escludere condivisioni.
Questa è la via giusta anche per l'etica:
non esiste un'etica unica, ma una condivisione di valori basata sul confronto e una sana soggettività.

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 24 Novembre 2024, 17:59:18 PMSe il tuo tornaconto è a discapito dell altro non puoi chiamare questo etica lo chiamerai col suo nome "Egoismo" .
Infatti io sostengo che l'essere umano è egoista e di riflesso pure altruista visto che è un animale sociale. Ma di fondo è egoista e per certo non ho alcuna pretesa che l'altro mi restituisca il portafoglio perduto, anche se gradirei senz'altro il gesto. Ed è pertanto a questo egoismo di fondo che un'etica deve adeguarsi.

La formula sottesa dall'imperativo categorico non è tirannica solo quando non prescrive quello che devo fare. E infatti, pur avendo voluto adeguarmi alla formula dell'imperativo categorico, io non ho prescritto, bensì ho solo descritto solo quello che tutti fanno, ed è per questo che la legge universale da me proposta possiede almeno un poco più di titolo per definirla "legge". In altre parole non oppongo un controverso all'universo (umano) originando il "diverso". E soprattutto, mettendo il dito nella piaga, non generando il dualismo "egoista" in opposizione a chi si pensa erratica-mente "altruista"; cosa che fanno le menti di quelli che vivono con gli occhi aperti in un mondo preconfezionato a "sua propria immagine e somiglianza". E infatti sono sempre fermo al finale del mio post nr.22 su questo tema. Contestami quindi, come faccio io. Comunque, soddisfando in parte te e Kant, la formula "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" la tengo buona anch'io come minimo sindacale in capo all'essere altruisti di riflesso. Quella in positivo mi convince molto meno, soprattutto perché non è ben stabile nemmeno l'altra. In questo caso, meglio non fare che fare.
Concludendo, la tua pretesa opprime il mio senso della vita, la mia spiritualità. Se ti opprime la mia, ricorda che il mio punto di vista è solo adeguato ai dati sensibili, a ciò che vedo, non è proprio un "votate La Trippa", pertanto dovresti addurre altre cause ai malanni che si compiono nel mondo, piuttosto che proporre prescrizioni che messe alla prova dei fatti si sciolgono come neve al sole

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