Parlando di etica, natura, emozioni, in attesa della fine del mondo

Aperto da Koba II, 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AM

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Koba II

Mettendo da parte ciò su cui non possiamo dire nulla di definitivo, ovvero Dio, per quanto riguarda il fondamento della morale non rimane che riflettere intorno all'uomo e alla natura.
Dal punto di vista scientifico possiamo dire che ogni creatura cerca la felicità (benessere, maggiore vitalità, prosperità), e nello stesso tempo che ogni creatura è legata all'altra e al proprio ambiente.
Quest'ultima asserzione (già sostenuta in tanta metafisica, in particolare in quella neoplatonica) può essere dimostrata proprio nel senso della fisica moderna: idealizzando un sistema chiuso (così come nella meccanica si idealizza un sistema con un numero limitato di variabili) si può vedere come la conclusione non possa che essere la seguente: è l'interazione tra le singole creature a decidere la prosperità o la fine della vita nel sistema.
Se ad un'interazione virtuosa, anche se non consapevole, succede un approccio esclusivamente conflittuale (semplificabile in "mors tua vita mea"), la prosperità nel sistema avrà probabilmente all'inizio dei picchi locali per poi estinguersi e lasciare il posto al deserto.

Da una parte la competizione sembra essere un elemento indissolubile di tanti aspetti della natura (la vita dei carnivori e dei parassiti, per esempio), dall'altra è constatabile con tutta evidenza questa interazione virtuosa che sembra essere anche più essenziale, quasi fosse una logica superiore ma immanente la natura stessa e che solo ora abbiamo iniziato a comprendere sul piano scientifico.

La sapienza filosofica (fino a Spinoza) ha sempre cercato di sciogliere questa contraddizione con la conoscenza. Conoscenza di ciò che è essenziale (il legame con il Tutto, la necessità della Natura, l'uomo come espressione del divino e quindi capace di accedere alla Sapienza) rispetto a ciò che è puro accidente (la violenza, l'errore, l'isolamento).
Attraverso la conoscenza filosofica arrivo a capire in modo indubitabile che sono legato a tutte le altre creature, il cui accrescimento in vitalità è quindi anche mio specifico e particolare interesse.
Il sapiente si prende cura degli altri perché gli altri sono parte, per quanto piccola, tenue, di se stesso.
Questo modello era comunque accessibile ai soli filosofi.

Ma a che punto siamo arrivati noi, ora?
Qual'è la vera difficoltà nel fare in modo che l'idea dell'interazione virtuosa come espressione dell'essenza stessa della natura e dell'uomo diventi una nozione comune, scontata, come comune e scontata è la cura per il luogo in cui si abita?
I modelli filosofico-sapienziali da che cosa sono stati sostituiti? I discorsi sull'etica della compassione, dell'empatia quale ruolo hanno in questo fallimento? Tutto quel sentimentalismo morale...
Forse dovremmo ricordarci che ogni emozione (quindi anche la compassione) è una reazione istintiva dell'organismo nel suo complesso ad un evento potenzialmente dannoso o benefico.
Nel dolore che si prova per la sciagura dell'altro l'organismo, saggiamente, ci ricorda, non solo che potrei essere io al suo posto, ma che, in un certo senso, quello sono proprio io, anche se solo in parte, alla lontana. Indubitabilmente quella sciagura, ogni sciagura, è una perdita che mi tocca, concreta, oggettiva, quantificabile, per quanto piccola.
Nella compassione forse emerge dalle profondità dell'organismo un sapere antico ma sempre dimenticato, sempre rimosso.
Noi però veniamo subito catturati dalla nostra stessa commozione, prova della nobiltà del nostro animo. Nasce così lo strano spettacolo della sofferenza, terapeutico in quanto muovendoci alla commozione ci rassicura sul fatto di avere un cuore. Ma il vero messaggio, la vera informazione, che è scientifica, oggettiva, non vagamente sentimentale, e che è: "quel corpo straziato sei anche tu, è una parte di te", finisce ineluttabilmente per andare dispersa.

green demetr

Il corpo che si decompone porta inevitabilmente alla depressione.
Non credo che la depressione possa essere la base per la compassione.
Credo che la complessità crei non tanto un maggior movimento di un campo chiuso, ma che ingeneri proprio un altro campo.
Inesplorato dai più.
Poi sono arrivati i libri, e con loro la sapienza delle cose antiche.
La legge morale dentro di noi non è affatto così facilmente ottenibile.
Infatti nell'Eutifrone, il primo testo platonico, si apprende che una voce mi impedisce di parlare.
il testo parla del tradimento del figlio col padre.
Mi pare che già basterebbe questo a far capire che siamo molto lontani da quella morale di cui Platone sapeva molte cose, ma che criptava nei testi.
Figuriamoci la Bibbia.
E' risaputo che lo Zohar è un commento alla Bibbia.
In essa si parla dello TZITZUM, del ritiro di DIO dal Mondo.
E infatti barà significa allontanare nella radice.
Non creare...
Se pensiamo di aver capito qualcosa senza studiare veramente l'antichità, non capiremo mai niente del perchè l'anima è superiore al corpo.
Quali trasformazioni ha subito la gnosi per diventare cristianesimo?
Di cosa parla il cristianesimo e cosa è veramente la compassione?
Gesù fa i miracoli per compassione?
O il suo messaggio è tutt'altro.
Il Dio in croce, l'orfeo sbranato..perchè bisogna attraversare la morte per poter rinascere?
A me sembrano domande talmente lontane, che mi pare siamo caduti in un sistema talmento basico, che non riusciremo mai a recuperarle.
Non di certo in tarda età.
Quindi si non rimane che attendere la morte.
E nel frattempo trovare nel tentativo di comprensione (inutile probabilmente...visto che sia bibbia che platone parlano di comunità alla base di questa ricerca...) qualcosa della resistenza a cui nicce allude.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alberto Knox


A che punto siamo arrivati dici. Siamo arrivati al punto che le relazioni ( termine che sostituisco al termine "interazione" ma alla fine è uguale). Se da un lato internet èdiventato il nuovo modo di relazionarci assistiamo invece a una  non comunicazione. Le relazioni sono sempre di più caratterizzate sulla ricerca di successo, di affermarsi, di apparire e che sono tutti miraggi di felicità. E questo ci porta a fare esperienza dell usa e getta generado nel contempo profondissime ferite nel cuore .  Ma mentre sappiamo benissimo come disinfettarci se ci tagliamo nessuno ci insegna come disinfettare le ferite interiori. E noi più che curarle le stordiamo, strodiamo il malessere interiore con droghe , alcool, dipendenza dalla pornografia, dal sesso. E il cuore si chiude , si indurisce e non riusciamo più a fare silenzio interiore perchè abbiamo paura di quello che in quel silenzio ci troviamo ad affrontare. Come esseri umani abbiamo due bisogni fondamentali dell animo, amare ed essere amati. E questa mancanza di riuscire ad amare e di conseguenza di essere amati genera dolore. Quindi ritengo che c'è poco da stare qui a fare trattati filosofici sull etica se non si affronta il vero problema che sta alla radice.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Koba II

Ma da sempre l'essere umano sembra deviare da quello che dovrebbe essere il suo fine.
A quanto pare in ogni epoca c'è qualcosa che impedirebbe all'uomo di esprimere la sua autentica vocazione. La fame, l'intolleranza religiosa, il razzismo, e ora un certo appiattimento cinico e un'incapacità di comunicare, e via dicendo.
Sicuro che questa rappresentazione sia realistica?
Non è che ci stiamo dimenticando della natura ambigua dell'amore? Della natura malriuscita dell'uomo?
Senza contare che chi di solito a turno fa un'invettiva per esprimere delusione sul genere umano si considera invece meno cinico, più capace di amare, più onesto etc.
Non penso sia l'unica persona decente rimasta su questa terra, o no? Ci saranno da qualche parte altre persone come lui con cui relazionarsi?

Il senso della propria vita non ci viene consegnato bello che fatto dall'ambiente che ci circonda.
Ciascuno di noi se lo costruisce.
Secondo me quello che ai nostri giorni manca in modo specifico è la capacità di immaginare un'avventura, di qualsiasi tipo (spirituale, politica, culturale, comunitaria, etc.), e il coraggio di perseguirla fino in fondo.
Penso per esempio alla scelta di Francesco d'Assisi e dei suoi amici. Al di là del racconto dei miracolosi segni della vocazione, alla fine si è trattato di una scelta radicale e dell'accettazione di tutti i rischi connessi (miseria, persecuzione, incomprensione generale).

Chi prova orrore per le sciocchezze di cui sembrano vivere molte delle persone di oggi può sempre scegliere di avventurarsi in altri paesaggi umani, un po' meno sicuri ma forse più affini a se stesso.

Insomma, non c'è da risolvere nessun problema. È l'uomo ad essere una creatura ontologicamente problematica. Le sue manifestazioni a volte sono grottesche, a volte sono terribile, qualche volta sono intelligenti, ma quasi mai sono pure.

Quindi no, la riflessione filosofica non può aspettare mutamenti improvvisi ed insperati dell'attuale società prima di mettersi finalmente in azione, perché la filosofia serve proprio a capire come orientarci al fine appunto di dare senso al nostro passaggio per questo mondo sgangherato.

Alberto Knox

Citazione di: Koba II il 06 Novembre 2024, 10:03:25 AMQuindi no, la riflessione filosofica non può aspettare mutamenti improvvisi ed insperati dell'attuale società prima di mettersi finalmente in azione
Del resto non possiamo fare a meno di fare riflessioni filosofiche riguardo a questi argomenti.
Citazione di: Koba II il 06 Novembre 2024, 10:03:25 AMl senso della propria vita non ci viene consegnato bello che fatto dall'ambiente che ci circonda.
Ciascuno di noi se lo costruisce.

il senso della nostra vita non ci viene consegnato per diritto di nascita a quanto pare . dobbiamo dunque cercarlo secondo la tua impostazione, è giusto? sì, ma fino a un certo punto , sono giunto alla conclusione che la mente, ossia la coscienza consapevole del mondo, non è un carattere insensato e fortuito della natura , ma un aspetto assolutamente fondamentale della realtà. Questo non vuol dire che noi siamo il fine per cui esiste l universo , tutt altro. Credo però che noi esseri umani siamo una parte essenziale dell organizzazione del mondo. I nostri processi mentali si sono evoluti nel modo in cui si sono evoluti perchè riflettono qualcosa del mondo fisico in cui viviamo e se l'essere umano e alla ricerca di un senso , allora potrebbe essere che è la natura che cerca un senso, forse noi stessi siamo ricerca di senso della natura. Per quanto mi riguarda il senso della mia vita mi è dato da qualcosa di molto più grande di me nel quale io sono iscritto e che è natura e  Dio propiamente in senso Spinoziano.
Per quanto riguarda l'etica e il filosofare sull etica mi chiedo quali forme di educazione morale ci sono ancora oggi. Il concetto di educazione odierna è ridotto, quando va bene, alle buone maniere. Ne viene che la parte più importante di un essere umano, ovvero la coscienza morale, è lasciata al caso. Si persegue  e si trasmettono informazioni a scopi conoscitivi ma ci si guarda bene dal trasmettere formazione, cioè valori, criteri di giudizio , modelli di pensiero e di vita . L'educazione quindi si perde, l'etica viene scambiata per buonismo. Ognuno di noi ha delle caratteristiche peculiari quali sensibilità , intelligenza , sapere, professionalità ma la nostra essenza specifica non è data da ciò che sentiamo, capiamo, facciamo , sappiamo bensì dal modo di cui facciamo uso di ciò che sentiamo, capiamo, facciamo , sappiamo. Noi siamo la nostra modalità, è questo il peso specifico di un essere umano. Ci definiamo Sapiens, ma in questa definizione è in gioco da subito l'etica. Sapienza infatti non è semplicemente conoscenza ma è l'unione di conoscienza e di virtù. Il fatto è che nessuno oggi sa più che cosa sono le 4 virtù cardinali considerandole dei fossili del pensiero.  Mentre invece sono i cardini , i pilastri di una vita in armonia con se stessi e con il mondo.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Il_Dubbio

Citazione di: Koba II il 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AMDal punto di vista scientifico possiamo dire che ogni creatura cerca la felicità (benessere, maggiore vitalità, prosperità), e nello stesso tempo che ogni creatura è legata all'altra e al proprio ambiente.
Quest'ultima asserzione (già sostenuta in tanta metafisica, in particolare in quella neoplatonica) può essere dimostrata proprio nel senso della fisica moderna: idealizzando un sistema chiuso (così come nella meccanica si idealizza un sistema con un numero limitato di variabili) si può vedere come la conclusione non possa che essere la seguente: è l'interazione tra le singole creature a decidere la prosperità o la fine della vita nel sistema.

C'è una questione di fisica che credo possa essere presa in esame. E' l'entropia. In un sistema (chiuso) l'entropia tende a crescere mai a diminuire. Quindi non è semplicemente l'interazione a decidere come poter prosperare. Ci sono sistemi che tendono a rubare a gli altri l'energia essenziale per continuare a vivere. Continuare a vivere, e quindi a prosperare, vuol dire tentare di mantenere il proprio sistema con una bassa entropia. Questo tentativo porta il sistema, nella sua globabilità, ad aumentare sempre di piu l'entropia totale.
Per cui noi per prosperare singolarmente (o per lo meno tentare di farlo) dobbiamo uccidere il sistema nella sua globalità.
Non possiamo decidere altrimenti.

iano

Citazione di: Il_Dubbio il 07 Novembre 2024, 09:19:34 AMC'è una questione di fisica che credo possa essere presa in esame. E' l'entropia. In un sistema (chiuso) l'entropia tende a crescere mai a diminuire. Quindi non è semplicemente l'interazione a decidere come poter prosperare. Ci sono sistemi che tendono a rubare a gli altri l'energia essenziale per continuare a vivere. Continuare a vivere, e quindi a prosperare, vuol dire tentare di mantenere il proprio sistema con una bassa entropia. Questo tentativo porta il sistema, nella sua globabilità, ad aumentare sempre di piu l'entropia totale.
Per cui noi per prosperare singolarmente (o per lo meno tentare di farlo) dobbiamo uccidere il sistema nella sua globalità.
Non possiamo decidere altrimenti.
Può essere presa in esame, ma non in modo così semplicistico e giungendo a conclusioni così catastrofiche.
Tanto per cominciare, in che senso nella sua globalità , se stiamo parlando di un sistema chiuso?
E qual'è il sistema chiuso che prendiamo in considerazione?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 07 Novembre 2024, 11:36:32 AMPuò essere presa in esame, ma non in modo così semplicistico e giungendo a conclusioni così catastrofiche.
Tanto per cominciare, in che senso nella sua globalità , se stiamo parlando di un sistema chiuso?
E qual'è il sistema chiuso che prendiamo in considerazione?


Un sistema chiuso può essere un sistema isolato, ma se partiamo dal presupposto che non è possibile isolare un sistema, allora il sistema piu grande in assoluto è l'universo.

Ma credo che si possa rimpicciolire quel sistema. Ad esempio al sistema Sole - Terra. Oppure al sistema Terra - fauna. In sistemi ancora piu piccoli come specie - ambiente.  E via discorrendo. 

Quella che viene chiamata evoluzione in realtà non è una evoluzione, ma una involuzione. Un degrado. 
Fino a che le risorse sono disponibili le differenze non sono cosi accentuate (ma ci sono). 
Quanto è vissuto l'uomo sulla Terra? 4 milioni di anni? Gli ultimi duemila anni ci sembrano i piu evolutivi, in realtà stiamo tentando di non scomparire. Stiamo gia arrancando. Non per nulla il sogno è quello di trovare una nuova Terra e di riuscire ad arrivarci il prima possibile. L'entropia terrestre è gia parecchio aumentata e se non succede nulla di catastrofico (colpiti da un pianeta, ad esempio), aumenterà sempre di piu non garantendo la vita sulla Terra. 

iano

Citazione di: Il_Dubbio il 07 Novembre 2024, 18:01:35 PMUn sistema chiuso può essere un sistema isolato, ma se partiamo dal presupposto che non è possibile isolare un sistema, allora il sistema piu grande in assoluto è l'universo.

Ma credo che si possa rimpicciolire quel sistema. Ad esempio al sistema Sole - Terra. Oppure al sistema Terra - fauna. In sistemi ancora piu piccoli come specie - ambiente.  E via discorrendo.

Quella che viene chiamata evoluzione in realtà non è una evoluzione, ma una involuzione. Un degrado.
Fino a che le risorse sono disponibili le differenze non sono cosi accentuate (ma ci sono).
Quanto è vissuto l'uomo sulla Terra? 4 milioni di anni? Gli ultimi duemila anni ci sembrano i piu evolutivi, in realtà stiamo tentando di non scomparire. Stiamo gia arrancando. Non per nulla il sogno è quello di trovare una nuova Terra e di riuscire ad arrivarci il prima possibile. L'entropia terrestre è gia parecchio aumentata e se non succede nulla di catastrofico (colpiti da un pianeta, ad esempio), aumenterà sempre di piu non garantendo la vita sulla Terra.
Stiamo arrancando, ma la causa non è l'aumento di entropia.
L'aumento di entropia è dovuto a fenomeni irreversibili naturali, che avvengono cioè anche senza il nostro contributo.
Impropriamente si dice che consumiamo energia, perché l'energia in effetti non si consuma ma si trasforma, e questa trasformazione equivale alla produzione di un lavoro che possiamo sfruttare oppure no.
L'acqua che cade da un dislivello, sia che la trasformiamo in energia elettrica a nostro uso , sia che noi non interveniamo, si trasformerà in ogni caso alla fine in  calore che andrebbe ad aumentare la temperatura terrestre se la terra fosse davvero un sistema chiuso. Il problema è che appunto lo stiamo facendo diventare un sistema chiuso, e da ciò deriva l'aumento della temperatura media della terra, con le conseguenze climatiche che sono ormai tragica cronaca quotidiana..
Stiamo andando verso una estinzione di massa la cui causa è l'uomo, ma ammesso e non concesso che che l'uomo sia un fattore contronatura, le estinzioni di massa avvengono in ogni caso per cause propriamente naturali che possono includere l'azione di esseri viventi oppure no.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, gli esseri viventi che fin qui sono stati causa con la loro azione di estinzioni di massa non avevano il potere di evitarlo, mentre noi invece si,
perchè ciò che abbiamo dimostrato di saper distruggere , siamo perciò in grado di ricostruire, essendo questo un fenomeno ''naturale'' non irreversibile, diversamente dai fenomeni che generano entropia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 07 Novembre 2024, 19:11:30 PMStiamo arrancando, ma la causa non è l'aumento di entropia.

Ogni essere vivente: nasce, vive e poi muore. 

Quando si nasce l'entropia è bassa. Poi si vive tentando di tenere bassa l'entropia sottraendo risorse dall'esterno. Cosi facendo il resto dell'universo si impoverisce aumentando la sua entropia. Ogni essere vivente muore perchè per abbassare la sua entropia ha bisogno di molta più energia di quella che riesce ad assimilare. 
E' una legge della natura. E questa legge si chiama entropia.

Il fatto che l'autore del topic abbia aperto il tema come una ricerca della felicità, probabilmente perchè non ha considerato la legge fisica. 

Una considerazione mia personale, che non è una legge fisica (che io sappia almeno), è che più l'entropia è bassa (pensiamo all'uovo intero rispetto alla rottura del guscio) più facilmente il sistema può perdere la sua entropia. 
Pensiamo che ne so ai nostri computer...quanto è facile perdere la connessione?  Pensiamo alla impossibilità di ripristinare nel breve tempo la connessione di milioni di utenti. Quanti danni verrebbero arrecati? Basta poco. Certo noi pensiamo che tutto sia piuttosto al sicuro e che un guasto molto prolungato nel tempo sia difficile. Ma basta poco. Il sistema che abbiamo creato è così sofisticato, ha una così bassa entropia, che gli basta un piccolo guasto da qualche parte per mettere in ginocchio il sistema. 
 


iano

Citazione di: Il_Dubbio il 07 Novembre 2024, 19:35:23 PMOgni essere vivente: nasce, vive e poi muore.

Quando si nasce l'entropia è bassa. Poi si vive tentando di tenere bassa l'entropia sottraendo risorse dall'esterno. Cosi facendo il resto dell'universo si impoverisce aumentando la sua entropia. Ogni essere vivente muore perchè per abbassare la sua entropia ha bisogno di molta più energia di quella che riesce ad assimilare.
E' una legge della natura. E questa legge si chiama entropia.

Il fatto che l'autore del topic abbia aperto il tema come una ricerca della felicità, probabilmente perchè non ha considerato la legge fisica.

Una considerazione mia personale, che non è una legge fisica (che io sappia almeno), è che più l'entropia è bassa (pensiamo all'uovo intero rispetto alla rottura del guscio) più facilmente il sistema può perdere la sua entropia.
Pensiamo che ne so ai nostri computer...quanto è facile perdere la connessione?  Pensiamo alla impossibilità di ripristinare nel breve tempo la connessione di milioni di utenti. Quanti danni verrebbero arrecati? Basta poco. Certo noi pensiamo che tutto sia piuttosto al sicuro e che un guasto molto prolungato nel tempo sia difficile. Ma basta poco. Il sistema che abbiamo creato è così sofisticato, ha una così bassa entropia, che gli basta un piccolo guasto da qualche parte per mettere in ginocchio il sistema.
 


L'aumento di entropia si può visualizzare come  un aumento medio di disordine nell'universo che avviene in modo irreversibile.
Essendo un aumento medio non si esclude perciò che esistano singolarità locali in cui si abbia una diminuzione di entropia, ciò che equivale ad un aumento locale di ordine, e un esempio di queste singolarità sono gli esseri viventi, che trasformano la disordinata materia inorganica in materia organica ordinata.
Per provare a vedere la cosa in modo più obbiettivo dovresti provare a dismettere gli occhiali del pessimismo cosmico.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 07 Novembre 2024, 19:45:58 PMPer provare a vedere la cosa in modo più obbiettivo dovresti provare a dismettere gli occhiali del pessimismo cosmico.

io ti rispondo volentieri quando fai delle osservazioni interessanti. Ma è già successo altre volte che ti becco a parlare a vanvera, come in questo caso. 

Mi prendo l'incarico di non risponderti nemmeno se dici una cosa interessante. Parla pure...

iano

Citazione di: Il_Dubbio il 07 Novembre 2024, 19:59:25 PMio ti rispondo volentieri quando fai delle osservazioni interessanti. Ma è già successo altre volte che ti becco a parlare a vanvera, come in questo caso.

Mi prendo l'incarico di non risponderti nemmeno se dici una cosa interessante. Parla pure...


Hai ragione, proverò ad evitare di emettere sentenze da psicologo improvvisato. Grazie per avermelo fatto notare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

@ Koba II
Ho trovato i tuoi post pieni di passione e condivisibili.
Ma nella mia ignoranza di cose filosofiche trovo prevedibile che si vivano momenti di vuoto morale, se è vero che la morale, anche quando fosse scritta in noi, noi però siamo un libro che continuamente si riscrive.
Infatti non è un caso che i momenti di ''decadimento'' morale siano il fil rouge della nostra storia.
Il vero problema, se di problema si può parlare, è che questa riscrittura ai giorni nostri procede a tale velocità da sembrare la questione morale continuamente sospesa.
Questioni apparentemente irrisolvibili venivano una volta naturalmente risolte dal cambio generazionale, mentre oggi ce le dobbiamo risolvere, e in gran numero, nell'arco di una sola generazione, senza cioè che il cambio generazionale ci venga in soccorso, per cui a noi non resta che confermare l'obiettiva difficoltà nel risolvere questi problemi.
Tuttavia mi pare che ormai ci siamo ficcati in un imbuto così stretto che dovremo convergere perciò necessariamente tutti sulla stessa ideologia, quella che tu stesso delinei, quella della coscienza ecologica, di cui il santo che citi, San Francesco, è stato profeta.
Ho condiviso di meno invece i riferimenti che fai ciò su che è da considerarsi scientifico e cosa no, intravedendo in ciò una velata sopravvalutazione della scienza, come possibile salvagente cui ancorarsi in questa tempesta morale.
La scienza con la sua tecnologia  li vedo più come il vento che genera le tempeste, come è naturale che sia, e che perciò non è comunque da demonizzare.
Dobbiamo derivare da San Francesco la stessa visionaria presunzione di poter portare pace nel mondo, ma in questo mondo qua, e non in quello che ci piace immaginare, fatto di precetti morali scolpiti in modo indelebile sulla pietra, perchè quella pietra stessa è il prodotto, come oggi sappiamo, di continue evoluzioni geologiche.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: Koba II il 06 Novembre 2024, 10:03:25 AMSecondo me quello che ai nostri giorni manca in modo specifico è la capacità di immaginare un'avventura, di qualsiasi tipo (spirituale, politica, culturale, comunitaria, etc.), e il coraggio di perseguirla fino in fondo.
Penso per esempio alla scelta di Francesco d'Assisi e dei suoi amici. Al di là del racconto dei miracolosi segni della vocazione, alla fine si è trattato di una scelta radicale e dell'accettazione di tutti i rischi connessi (miseria, persecuzione, incomprensione generale).
In generale manca il coraggio.
Ma non è certo riproponendo vecchi stili di vita, oggi del tutto inacettabili.
Io direi di andare passo per passo.
Le società si organizzano in modo gerarchico, servo-padrone, da sempre.
Ma che cosa le sottende?
Ogni epoca storica ha il suo blocco di pensiero.
Noi veniamo da secoli di oscurantismo religioso risolti dalla divisione tra potere religioso e potere politico.
Il mito dell'illuminismo si è dissolto.
Rimane ancora la gerarchia.
Cosa la sottende?
Direi di ripartire da quanto dice il mio maestro: dal nichilismo.

Il nichilismo con la sua volontà di potenza distruttiva a sorreggerlo.
Perciò è sospetta ogni attività umana.
Chi parla d'amore, poi si rivela essere una persona ipocrita e violenta.
Chi parla di comunità, poi si rivela avido del potere gerarchico che la sottende.
Chi parla di cultura, poi si rivela un cialtrone depensante, attaccatto alla verità dei propri libri, lettera per lettera.

Io capisco la necessità di dover arrivare ad una ricerca spirituale.
O come mi par di capire, una volontà di ritrovare segni di questa spiritualità.
Ma quando leggo autori antichi, mi pare che essi parlino di fede.

Ma la fede davvero ci aiuta a pensare?
E poi fede in che?
Nella propria avventura?

Ma non siamo sempre dalle parti della volontà di potenza?
Le domande che mi vengono in mente sono tante.

Nessuno sa rispondere, nessuno intende nemmeno il senso di questo domandare.

Nell'antichità almeno il senso del domandare era ben presente.

Io non vedo come non si possa ripartire che dalla ultra-filosofia di Leopardi e dal superomismo Nicciano.
Nell'epoca della fredda ragione, sappiamo ancora creare DEI?

Mi pare che nonostante gli sforzi di Nicce, la risposta è ancora no.
Però nel frattempo sono usciti alla luce molti nemici invisibili.

Freud li ha captati, il pensiero critico se li è presi sulle spalle.

Ma già a partire da Fromm, di cui ho iniziato a leggere l'introduzione, si travisa: Freud non si è ancora capito.

Figuriamoci Nietzche o Leopardi.
Buon lavoro a tutti.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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