Ontologia, ovvero come perdersi nel non essere

Aperto da bobmax, 04 Luglio 2024, 06:44:40 AM

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Ipazia

Prolisso lo è certamente, ma l'erudizione regge i concetti e alla fine è con quelli che bisogna confrontarsi. Io cerco di farlo, trattenendo ciò che trovo chiarificante e affinante la mia visione del mondo. I filosofi professionisti sono fatti così: qualche buona intuizione e tanta zavorra. Tengono famigghia e il numero di pagine fa punteggio. E una volta trovato il filone buono, per quanto liquido sia, ci si naviga ad libitum.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#121
Se assumiamo che vi sia un osservatore ed un osservato, già così siamo al riparo dal nichilismo, perchè non è nichilistico fare e disfare ciò che dal loro rapporto nasce e muore, sancendo con ciò che il loro rapporto, in quanto tale, non è statico, ma dinamico.
Se partiamo dal fatto che l'osservatore conosce solo il prodotto del suddetto rapporto, ma non direttamente ciò che è realtà, compreso se stesso, si può gridare al nichilismo solo se si è confuso quel  prodotto con la realtà, potendone ampiamente essere scusati per ciò.
Che l'osservatore possa avere un rapporto diretto con l'osservato equivale a negare la separazione della realtà che li ha generati, o che non li ha generati, se sempre sono stati.
Dell'unico vero essere, noi compresi, non possiamo fare esperienza diretta, ma possiamo osservare solo ciò che la relazione genera, la cui natura non è in sè, in quanto cosa generata.
Qualcuno potrebbe essere più o meno convinto di ciò, ma le assunzioni non devono convincere, ma le si può assumere oppure no, perchè ci convincono, oppure per  altro motivo.
Se io dicessi che ho fatto queste assunzioni perchè mi convincono mentirei.
Ciò che conta è se queste assunzioni ci portano a dedurre in modo coerente quella che è la nostra esperienza, cioè i fatti.
Magari aggiungendo qualcosa in più, qualcuno potrebbe convincersi, ma se ciò significa fare assunzioni di troppo per acquietare il proprio senso comune, significa dare a questo impropriamente una priorità, che bene che vada produrrà ridondanza, e male che vada renderà viziato il processo che ne segue, che sia logico oppure no.

Non leggero Cacciari perchè non ha intenti divulgativi, posto che i filosofi possano averli, non essendo io filosofo, ma da quel che riporta Ipazia, non mi pare in netta contraddizione con i miei assunti.
Mi pare di capire che egli, con la sua metafisica concreta, provi a fare i conti con la ''realtà'', obtorto collo, che è prima fisica che politica o etica. Perchè come faccio a organizzare la società orientandola al bene, se non per come la vedo la ''realtà'', fisicamente?
La fisica non ci dice come la realtà è, ma ci dice come vederla al fine appunto di agirvi, basandoci sul presupposto che la vediamo tutti allo stesso modo, essendo  una condivisione di base il presupposto necessario per un dialogo.
Non siamo uomini perchè abbiamo lo stesso DNA, o ci riconosciamo dalla forma simile, ma perchè fra noi è possibile dialogare, che sia per via del DNA o altro, mentre con altri non possiamo farlo.
Se poi le nostre assunzioni funzionano, qualunque sia il motivo per cui le abbiamo fatte, avremo così compreso indirettamente la realtà che ci comprende.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Si ci sonno assonanze, in particolare sul falso e fin troppo enfatizzato nichilismo:

"Ripartiamo da ciò che gli stessi 'nichilisti' (come errando continua a chiamarli la philosophica opinio, che non è filosofia), a partire da Schopenhauer e Nietzsche, ritengono incontrovertibile: ogni caso è e non può non essere...pg 295"

Cacciari cerca di fare il divulgatore mediatico, ma sui libri indossa l'aura professorale, ed anche in pubblico (vedi bobmax) ha difficoltà a comunicare il suo logos ;D

Il libro comunque merita lo sforzo (di lettura e traduzione) perchè è un onorevole tentativo di trarre la filosofia dalle secche in cui la dominante macchina scientista cerca di renderla inoffensiva ed ancella servile.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Terminata la lettura, devo quantomeno rivedere l'ultimo periodo del post precedente, scaturito da una virata "illuminista" della parte centrale (pg. 200-250), strumentale all'epilogo carico di misticismo teologico che non dice nulla più di qualche prestito ed esito obbligato del philosopheîn, minimo sindacale per non soccobere all'episteme scientifica.

Il linguaggio, intasato di grecismi e germanismi, funziona da specchietto per allodole filosofanti, ma la ousia della sua ontologia metafisica non dice nulla di nuovo, che non sia già contenuto nella veterometafisica e nella teologia cristianeggianti.

Spiazzante la contrapposizione tra ateo e non-credente (ovviamente devoto), a dimostrazione plateale della volgare incomprensione della spiritualità antifeticistica atea. Forse perchè di feticci, meglio se Impossibili (credo quia absurdum est), il Cacciari ha concretamente bisogno.

La filosofia, no.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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