Ontologia, ovvero come perdersi nel non essere

Aperto da bobmax, 04 Luglio 2024, 06:44:40 AM

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bobmax

L'ontologia consiste nell'illusione di studiare l'essere attraverso categorie.
Mentre le categorie si riferiscono sempre all'esistere, mai all'essere.

L'ontologia è perciò in realtà sempre e soltanto una sistemazione della interpretazione di ciò che esiste. Mai di ciò che è.
L'ontologia è analisi dell'esistente che procede, in quanto analisi, tramite distinzioni.

Per comprendere occorre infatti separare per poi relazionare.
La separazione è indispensabile per dare un senso alla esistenza.
Perché solo sulla base della separazione è possibile poi valutare le eventuali relazioni.

Ma se questo approccio, fondamentale per il pensiero razionale, viene poi inteso come ontologia, ossia studio dell'essere, ecco che siamo perduti lungo il sentiero della notte.

Ben altra è la strada della ricerca dell'Essere.
Che non consiste nell'analisi, nella separazione, cioè nell'avanzare nell'esistente. Si tratta invece di fare un passo indietro e ascoltare.
È l'apertura che è richiesta.
Non il possesso, ma l'accettazione.

Perciò non l'ontologia, ma la periecontologia (Jaspers), che è apertura all'Essere
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

La debolezza della ontologia è proprio in ciò che la costituisce: le categorie.
Categorie, che invece di essere intese come mere modalità interpretative dell'esistente, sono considerate "verità" certe dalla stessa ontologia.

E poiché poi inevitabilmente queste verità finiscono con il traballare, quando si giunge al limite del comprensibile, ecco che diventa naturale supporre ulteriori piani ontologici!
Cioè ontologie supplementari che spieghino, risolvano in qualche modo, l'empasse.

Cosa non ci si inventa pur di non affrontare il Nulla...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

L'ontologia esprime la dimenticanza dell'Essere.
Ne è la dimostrazione più esplicita.
L'uomo vi si perde, seguendo imperterrito il sentiero della notte.
Insegue le sue stesse creazioni, in cui crede ciecamente. E queste stesse creazioni sono causa della sua rovina: nichilismo.

Qui e là vi è ancora qualcuno immune a questa auto allucinazione?
Quanti saranno?
Chissà...
Intanto qui lo "stile" si va facendo vieppiù grossolano, se non addirittura in certi casi becero.

Avrà mai un senso criticare l'ontologia in questo ambiente?
O anche solo fare un tentativo di riflessione filosofica?

Magari sì, almeno per quelli che raramente compaiono o anche solo leggono senza mai partecipare.
Speriamo in loro.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

niko

Citazione di: bobmax il 13 Luglio 2024, 09:55:14 AML'ontologia esprime la dimenticanza dell'Essere.
Ne è la dimostrazione più esplicita.
L'uomo vi si perde, seguendo imperterrito il sentiero della notte.
Insegue le sue stesse creazioni, in cui crede ciecamente. E queste stesse creazioni sono causa della sua rovina: nichilismo.

Qui e là vi è ancora qualcuno immune a questa auto allucinazione?
Quanti saranno?
Chissà...
Intanto qui lo "stile" si va facendo vieppiù grossolano, se non addirittura in certi casi becero.

Avrà mai un senso criticare l'ontologia in questo ambiente?
O anche solo fare un tentativo di riflessione filosofica?

Magari sì, almeno per quelli che raramente compaiono o anche solo leggono senza mai partecipare.
Speriamo in loro.


Abbiamo dunque capito che quelli che compaiono spesso invece, ti stanno tutti molto simpatici  :D
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Koba II

Citazione di: bobmax il 04 Luglio 2024, 06:44:40 AML'ontologia consiste nell'illusione di studiare l'essere attraverso categorie.
Mentre le categorie si riferiscono sempre all'esistere, mai all'essere.
L'ontologia è perciò in realtà sempre e soltanto una sistemazione della interpretazione di ciò che esiste. Mai di ciò che è.
L'ontologia è analisi dell'esistente che procede, in quanto analisi, tramite distinzioni.
Per comprendere occorre infatti separare per poi relazionare.
La separazione è indispensabile per dare un senso alla esistenza.
Perché solo sulla base della separazione è possibile poi valutare le eventuali relazioni.
Ma se questo approccio, fondamentale per il pensiero razionale, viene poi inteso come ontologia, ossia studio dell'essere, ecco che siamo perduti lungo il sentiero della notte.
Ben altra è la strada della ricerca dell'Essere.
Che non consiste nell'analisi, nella separazione, cioè nell'avanzare nell'esistente. Si tratta invece di fare un passo indietro e ascoltare.
È l'apertura che è richiesta.
Non il possesso, ma l'accettazione.
Perciò non l'ontologia, ma la periecontologia (Jaspers), che è apertura all'Essere
L'Essere, così come accennato da te, sembra un Dio sconosciuto che non può essere mai raggiunto, definito, ma solo contemplato.
Nell'ontologia l'essenza, la forma, di una cosa singola, trascende la sua esistenza.
La metafisica non mi sembra ossessionata dalla classificazione della realtà. È la scienza, nella sua versione più ingenua, che mira a catalogare le cose del mondo e che è convinta che tutto il reale sia ciò che appare (per cui non so se Heidegger, che parte da questa idea, quella della nozione di Essere ridotto a pura presenza, e quindi alla questione della dimenticanza dell'Essere etc., non pensava forse a una generica metafisica degenerata prodotta dal positivismo, piuttosto che alla metafisica classica).

iano

#5
Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 17:30:06 PMÈ la scienza, nella sua versione più ingenua, che mira a catalogare le cose del mondo e che è convinta che tutto il reale sia ciò che appare
Più che altro siamo noi ad esserne convinti, per cui questo è stato anche il punto di partenza della scienza, se è vero che la scienza siamo noi.
Questa convinzione credo che sia basata sull'immediatezza dell'apparenza, cioè sull'evidenza, che però la scienza ha fatto venir meno ponendosi nel tempo sempre più come mediatrice.
Da ciò la verità, che faceva rima con l'evidenza, ha iniziato a perdere qualcosa nella nostra considerazione.
Io sono però convinto che le apparenze possano salvarsi, se non le mettiamo in contrapposizione con la scienza, ma in alternativa ad essa, o viceversa, se vogliamo riconoscergli la precedenza storica.
Cercare di tenere in vita l'essere, per quanto facendolo arretrare di un passo, è un modo come un altro per cercare di salvare le apparenze, che però non si pongono in alternativa, come percorso parallelo alla scienza.

In sostanza si è considerata la scienza come promessa di vera verità, in alternativa all'illusione delle apparenze.
In pratica una azione rivoluzionaria veritativa che però è fallita, e adesso ci troviamo in piena reazione, uguale e contraria.
Nessuna nuova verità ha preso il posto delle evidenze, perchè ad esse la verità è strettamente legata.



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Koba II

A me sembra invece che la scienza moderna cerchi le leggi generale, andando quindi al di là dell'apparenza. Mentre un certo collezionismo pseudo-scientifico, che parte dall'idea della natura come risolta, chiara, quando così non lo è mai per i veri scienziati, è tentata a farsi ontologia definitiva del creato.

bobmax

Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 17:30:06 PML'Essere, così come accennato da te, sembra un Dio sconosciuto che non può essere mai raggiunto, definito, ma solo contemplato.
Nell'ontologia l'essenza, la forma, di una cosa singola, trascende la sua esistenza.
La metafisica non mi sembra ossessionata dalla classificazione della realtà. È la scienza, nella sua versione più ingenua, che mira a catalogare le cose del mondo e che è convinta che tutto il reale sia ciò che appare (per cui non so se Heidegger, che parte da questa idea, quella della nozione di Essere ridotto a pura presenza, e quindi alla questione della dimenticanza dell'Essere etc., non pensava forse a una generica metafisica degenerata prodotta dal positivismo, piuttosto che alla metafisica classica).

Ma la contemplazione appartiene all'esistenza. Cioè richiede che vi sia separazione.
Perciò l'Essere non direi che è un Dio che si può contemplare... Piuttosto lo si può essere.

La metafisica secondo me non può che avere come indagine il Nulla.
Cioè il Nulla che traspare dietro ogni possibile conoscenza.
La metafisica è lo sviluppo della consapevolezza della Trascendenza, che si annuncia ai limiti del nostro sapere.

È la crisi del conosciuto ciò a cui aspira la metafisica.

L'errore consiste nello scambiare ciò che è soltanto limite, con qualcosa di invece realmente esistente.
Per esempio l'infinito che diventa cosa concreta, da poter attualizzare elaborandolo a piacimento, come fa Cantor.
Mentre l'infinito non c'è, è solo limite.

L'ontologia, nel momento in cui diventa sistematica dell'esistente, perde la metafisica senza neppure rendersene conto.
È perdendo la metafisica non è più neppure scienza, ma, come ben dici, pseudoscienza.

Difatti un autentico scienziato ha necessariamente ben presenti le "verità" metafisiche che reggono la propria scienza.
E, appunto, si guarda bene dal trattarle come cose conosciute, assodate, possedute.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#8
Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 18:02:48 PMA me sembra invece che la scienza moderna cerchi le leggi generale, andando quindi al di là dell'apparenza.
Fino a un certo punto siamo stati guidati utilmente dalle apparenze, quindi un certo merito gli va riconosciuto, e inoltre non abbiamo bisogno di abbandonarle, ma possiamo usarle con la nuova consapevolezza che su esse la scienza ci ha dato.
Di sicuro non diremo più ''non ci credo finché non lo vedo'' per quanto qualcuno ancora lo dica.
Cioè non legheremo più la verità all'evidenza, non sapendo però più a cosa altro legarla.
La scienza non va al di la delle apparenze, ma si pone in alternativa ad esse, svolgendo ognuna a suo modo lo stesso ruolo.
Ciò che in un modo è verità, nell'altro è falsificabilità cioè dubbio sistematico.
Non siamo andati oltre le apparenze, ma oltre la verità.
Ci è parso di poter andare oltre le apparenze, trovandoci però con apparenze di diversa specie, quelle evocate dalle teorie scientifiche, fantasmi coi quali dobbiamo imparare a convivere.
Ora sappiamo in che modo nascono le apparenze, perchè attraverso il metodo scientifico siamo noi ad evocarle, ma resteranno fantasmi che più non si incarneranno in evidenze.
Basta togliere all'apparenza il suo connotato negativo, e il gioco è fatto.
L'apparenza è il prodotto della nostra interazione con la realtà, interazione che si è evoluta, essendoci noi evoluti, nel metodo scientifico.
In questa evoluzione c'è una continuità, che può noi raccontiamo come una sequenza di discontinuità, come rivoluzioni che sembrano nascere dal nulla.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: bobmax il 04 Luglio 2024, 06:44:40 AML'ontologia consiste nell'illusione di studiare l'essere attraverso categorie.
Mentre le categorie si riferiscono sempre all'esistere, mai all'essere.

L'ontologia è perciò in realtà sempre e soltanto una sistemazione della interpretazione di ciò che esiste. Mai di ciò che è.
L'ontologia è analisi dell'esistente che procede, in quanto analisi, tramite distinzioni.

Per comprendere occorre infatti separare per poi relazionare.
La separazione è indispensabile per dare un senso alla esistenza.
Perché solo sulla base della separazione è possibile poi valutare le eventuali relazioni.

Ma se questo approccio, fondamentale per il pensiero razionale, viene poi inteso come ontologia, ossia studio dell'essere, ecco che siamo perduti lungo il sentiero della notte.

Ben altra è la strada della ricerca dell'Essere.
Che non consiste nell'analisi, nella separazione, cioè nell'avanzare nell'esistente. Si tratta invece di fare un passo indietro e ascoltare.
È l'apertura che è richiesta.
Non il possesso, ma l'accettazione.

Perciò non l'ontologia, ma la periecontologia (Jaspers), che è apertura all'Essere
Quando vedo, odo "onto..." ne comprendo quel tanto che non riesco di fatto ad usare quel "onto...". È probabile che in questo forum non l'abbia mai pronunciato. Mi chiedo a volte comunque se l'essere delle cose "esista", nel senso che sarebbe solo ineffabile, non misurabile, oppure non esista proprio, sia cioè un'illusione bella e buona. Io propendo per la prima, molto incertamente però

Ipazia

La complessità del reale è pari soltanto alla nostra ignoranza. Abbiamo inventato l'Essere per illuderci di averla compresa, racchiudendola nel Tutto che l'Essere è. Con le sue controfigure storicamente determinate in successione: Dio, Natura, Universo, ...

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

Abbiamo semplicemente racchiuso la realtà in "nomina nuda" in ossequio al feticcio del logos, che biblicamente assegna all'uomo (maschile patriarcale) il compito di dare un nome alle cose.

Smaltita la sbornia non resta che ricondurre il logos al laboratorio degli attrezzi utili per rendere condivisibile il mondo e i concetti, sapendo che si tratta di lanciare la nostra ignoranza oltre l'ostacolo, con estrema umiltà.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#11
Citazione di: Ipazia il 24 Agosto 2024, 21:36:37 PMSmaltita la sbornia non resta che ricondurre il logos al laboratorio degli attrezzi utili per rendere condivisibile il mondo e i concetti, sapendo che si tratta di lanciare la nostra ignoranza oltre l'ostacolo, con estrema umiltà.
Giusto, io però mi chiedo se sia proprio parlare dell' ignoranza di un essere vivente il quale siccome sopravvive, dimostra con ciò di saperne abbastanza.
E' pur vero che noi perseguiamo anche un sapere come  fine a se stesso, ma di fatto è un modo di possedere già una soluzione a un problema che potrebbe presentarsi, ripetendo in tal modo culturalmente lo schema dell'evoluzione biologica, delle cui mutazioni pseudo-casuali nessuna ha un preciso fine.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: daniele22 il 24 Agosto 2024, 21:13:48 PMQuando vedo, odo "onto..." ne comprendo quel tanto che non riesco di fatto ad usare quel "onto...". È probabile che in questo forum non l'abbia mai pronunciato. Mi chiedo a volte comunque se l'essere delle cose "esista", nel senso che sarebbe solo ineffabile, non misurabile, oppure non esista proprio, sia cioè un'illusione bella e buona. Io propendo per la prima, molto incertamente però

Esistere significa stare. E si sta sempre in un luogo.
Il luogo non è nulla. Perché a sua volta esiste, cioè sta.
Ma dove sta il luogo?

In un altro luogo che lo avvolge.
Che vi sia un altro luogo, che contiene quello in cui siamo, lo si dà per scontato.
Ogni cosa è in un luogo, e il luogo è a sua volta qualcosa che è in un suo proprio luogo.

Però se consideriamo tutto quello che c'è, in che luogo sta?
Il Tutto può avere un luogo dove stare?

Non può stare in alcun luogo.
Perché non si sta nel nulla.
Ma se non sta, il Tutto non esiste.

L'essere non è ineffabile, non misurabile, sebbene esistente.
L'essere proprio non esiste.
L'Essere è.

L'autentica, unica libertà è tutta nell'Essere che non esiste.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Citazione di: bobmax il 25 Agosto 2024, 07:34:40 AMEsistere significa stare. E si sta sempre in un luogo.
Il luogo non è nulla. Perché a sua volta esiste, cioè sta.
Ma dove sta il luogo?

In un altro luogo che lo avvolge.
Che vi sia un altro luogo, che contiene quello in cui siamo, lo si dà per scontato.
Ogni cosa è in un luogo, e il luogo è a sua volta qualcosa che è in un suo proprio luogo.

Però se consideriamo tutto quello che c'è, in che luogo sta?
Il Tutto può avere un luogo dove stare?

Non può stare in alcun luogo.
Perché non si sta nel nulla.
Ma se non sta, il Tutto non esiste.

L'essere non è ineffabile, non misurabile, sebbene esistente.
L'essere proprio non esiste.
L'Essere è.

L'autentica, unica libertà è tutta nell'Essere che non esiste.
Potrei ribattere, deformando però la semantica, dicendo che esistere possa pure significare "agire in un luogo", ma non è tanto questo a risolvere ill motivo della mia incertezza. Quello che mi disturba è il concetto di "cosa in sé", che sia cioè questo concetto a fuorviare potenzialmente il nostro pensare. Cioè, la "cosa in sé ", a mio parere, non potrebbe essere assimilata all'essenza della cosa; quindi io risolvo senz'altro che la "cosa in sé' non esista, ma non risolvo il problema dell'essenza, proprio per il motivo di cui sopra, cioè che "esistere" possa essere visto come "agire in un luogo"

Ipazia

#14
Citazione di: iano il 24 Agosto 2024, 21:55:25 PMGiusto, io però mi chiedo se sia proprio parlare dell' ignoranza di un essere vivente il quale siccome sopravvive, dimostra con ciò di saperne abbastanza.

L'evoluzione è un'abile giocatrice di dadi, dopo averli gettatti per centinaia di milioni di anni solari. Senz'altro più  abile del sedicente homo sapiens.

CitazioneE' pur vero che noi perseguiamo anche un sapere come  fine a se stesso, ma di fatto è un modo di possedere già una soluzione a un problema che potrebbe presentarsi, ripetendo in tal modo culturalmente lo schema dell'evoluzione biologica, delle cui mutazioni pseudo-casuali nessuna ha un preciso fine.

Bisogna imparare a navigare. Qualcosa abbiamo imparato, anche metodologicamente. Ma siamo mediamente ancora terribilmente ignoranti, e covidemia e politica ne sono dimostrazione.

(La nichilistica seduzione dell'ineffabile agisce ancora pesantemente sulla psiche umana, producendo gregge e padrone, terreno e celeste. Lezione di Nietzsche sempre attuale: cercasi Ulisse disperatamente.)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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