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Oltre Cartesio

Aperto da Jacopus, 22 Novembre 2020, 23:02:00 PM

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Jacopus

Impossibile sottovalutare Cartesio. È definito il filosofo che ha fondato la modernità. Forse le sue opere sono il vero passaggio tra Medio Evo ed Evo Moderno, piuttosto che un anomalo viaggio verso le Indie o la fine della guerra dei 100 anni.
Dobbiamo a lui, ad esempio, la definitiva emancipazione della filosofia dalla teologia. La "tradizione" per Cartesio non ha alcun senso e viene posta fra le cose "false" e "irreali". Il pensiero di Cartesio è teso verso la nuova scienza empirica, che viene reinterpretata però nel mondo delle idee. Bypassando Bacone è come se Cartesio volesse connettere Galilei a Platone. In questo credo sta parte  della sua grandezza.
Il cogito è la sua arma più potente. La coscienza del singolo è il suo pensiero. Il suo "pensare di pensare" è l'unico fatto reale. Straordinario che da questo movimento apparentemente solipsitico, sia derivato il dominio tecnologico dell'uomo sulla res extensa, in tutte le sue forme.
Detto questo, concordo con Heidegger quando si scaglia contro Cartesio, perché a lui imputa la scissione dell'uomo dalla natura. La mente cartesiana infatti può considerare lo stesso corpo, come un meccanismo da osservare, da gestire, da manipolare e di cui servirsi. Lo stesso processo sarà esteso in lungo e in largo nei successivi cinque secoli.
Quella res cogitans ha così trasformato il mondo, creando la gerarchia fra lei (superiore) e la res extensa ( inferiore).
Il modello cartesiano, per quanto ci possa sembrare assurdo, è ancora vivo fra noi. Molto di più di ogni altro modello filosofico successivo.
Ma oggi, di fronte alla constatazione che la res extensa è stanca di essere usata, e sta iniziando la propria nemesi, occorrerebbe salvare Cartesio da sé stesso. Poiché la soluzione non può essere il ritorno alla tradizione, perché significherebbe ingiustizia e sarebbe comunque improponibile (le donne chiuse in casa durante il ciclo?). Ma la soluzione è anche qualcosa che deve essere oltre Cartesio, mentre finora il pensiero è rimasto ancorato a lui.
È vero vi è tutta la tradizione illuministica che cerca di correggere quella visione, ma ne siamo sicuri? Lo slogan "soviet più elettrificazione" non è ancora cartesiano? E l'ubermensch per essere tale non aveva forse bisogno dei prodigi della tecnica razionalizzatrice e quindi cartesiana.
Cosa dobbiamo cercare oltre le colonne di Cartesio?


Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Cosa dobbiamo cercare oltre le colonne di Cartesio?

Quello che le neuropsicoscienze e la cibernetica hanno già trovato e che potremmo chiamare il "principio di indeterminazione della res umana". Siamo contemporaneamente res cogitans ed extensa. Ma, variando il punto e le tecniche di osservazione, non è possibile determinare le due res contemporaneamente per cui bisogna ritenerle come le due (o più) polarità inseparabili di uno stesso fenomenologico antropos.

Tale soluzione epistemica risolve anche uno dei punti in cui, come dice InVerno, "la fiamma arde ancora": l'enigma psico-somatico umano e le sue funzioni "superiori". Quelle che Kant chiamava: trascendentali.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11


Cartesio si è illuso sull'uomo calcolativo e ha consegnato da lui  passando per parecchi filosofi in poi fino ad oggi una conoscenza costruita con "calcolo" . Ha(nno) consegnato la filosofia alla tecnoscienza. Molte sarebbero le tematiche contraddittorie da problematizzare.
Ad esempio: che cosa è una "evidenza"?  Lui che ha creduto che chiarezza ed evidenza costruissero la certezza di una conoscenza.
Cartesio ha creduto che attraverso il metodo del dubbio e utilizzando la matematica si potesse costruire la conoscenza...forse la scienza, non sicuramente la filosofia.
Hai accennato sottolineando alcune problematiche.
L'etica ad esempio per Cartesio ,vien dopo la conoscenza, e in attesa che la scienza dirimi le nebbie dell'ignoranza, conviene scegliere....per convenienza. Fra il bianco e il nero ,scegliete il grigio: questo fu il suo consiglio. E traspare ciò che accadrà nei futuri quattro secoli .




Oggi, l'uomo calcolativo passando per le scissioni dell'io e delle cose, divenute soggetto ed oggetto, dallo stesso Cartesio, suggerito da Galileo, la conoscenza poteva costruirsi attraverso le grandezze misurabili , appunto le quantità matematiche. Con il tempo la cultura si è appiattita su una nuova forma di razionalismo dove per razionale si intendeva proprio la misurabilità di quantità di grandezze.
Così tutto ciò che per sua stessa ammissione non era misurabile ,le  qualità, divennero secondarie, anzi irrazionali. Il sogno, la speranza, le idee di solidarietà, fratellanza, l'amore,  sono forme non quantificabili, non matematicamente misurabili. Dove non poteva arrivare la matematica con la misura, e l'evidenza e la chiarezza, divenne buio come la notte.
Qualcosa si è evidenziato nel corso di questi secoli , quanto meno per correggere questa impostazione. Hai ben detto che Heidegger era contrario , perché ha un'impostazione diversa, e aveva capito che l'uomo calcolante aveva obnubilato le qualità umane (per quanto Heidegger sia già in sé un problema).


So solo che l'umanesimo non è  stato umano, e ci ha consegnato un uomo calcolativo e ormai prigioniero del suo stesso sistema: la tecnoscienza.
...ci sarebbe troppo da dire.....

Ipazia

Citazione di: paul11 il 24 Novembre 2020, 20:59:23 PM

L'etica ad esempio per Cartesio ,vien dopo la conoscenza, e in attesa che la scienza dirimi le nebbie dell'ignoranza, conviene scegliere....per convenienza. Fra il bianco e il nero ,scegliete il grigio: questo fu il suo consiglio. E traspare ciò che accadrà nei futuri quattro secoli .

Ettecredo. Cartesio è andato a morire di freddo in Svezia perchè altrimenti i cattolici talebani francesi l'avrebbero fatto morire di caldo. Non gli sarebbe bastata la sua sua "grigia" prudenza a salvare la pelle. Avesse avuto la libertà di scegliere la sua etica, col cavolo si buttava sul grigio. Erano gli anni di Galileo e del Santo Uffizio. C'era poco da scherzare col fuoco. Nei 4 secoli successivi ci siamo liberati dai roghi degli inquisitori grazie anche a Cartesio e Galileo che non ebbero molto da scegliere in campo etico.

CitazioneSo solo che l'umanesimo non è  stato umano, e ci ha consegnato un uomo calcolativo e ormai prigioniero del suo stesso sistema: la tecnoscienza.
...ci sarebbe troppo da dire.....

L'umanesimo ci ha liberato dai roghi di eretici. E su questo non c'è più nulla da dire. E' storia indelebile.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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paul11

#4
Citazione di: Ipazia il 24 Novembre 2020, 22:11:51 PM
Citazione di: paul11 il 24 Novembre 2020, 20:59:23 PM

L'etica ad esempio per Cartesio ,vien dopo la conoscenza, e in attesa che la scienza dirimi le nebbie dell'ignoranza, conviene scegliere....per convenienza. Fra il bianco e il nero ,scegliete il grigio: questo fu il suo consiglio. E traspare ciò che accadrà nei futuri quattro secoli .

Ettecredo. Cartesio è andato a morire di freddo in Svezia perchè altrimenti i cattolici talebani francesi l'avrebbero fatto morire di caldo. Non gli sarebbe bastata la sua sua "grigia" prudenza a salvare la pelle. Avesse avuto la libertà di scegliere la sua etica, col cavolo si buttava sul grigio. Erano gli anni di Galileo e del Santo Uffizio. C'era poco da scherzare col fuoco. Nei 4 secoli successivi ci siamo liberati dai roghi degli inquisitori grazie anche a Cartesio e Galileo che non ebbero molto da scegliere in campo etico.

CitazioneSo solo che l'umanesimo non è  stato umano, e ci ha consegnato un uomo calcolativo e ormai prigioniero del suo stesso sistema: la tecnoscienza.
...ci sarebbe troppo da dire.....

L'umanesimo ci ha liberato dai roghi di eretici. E su questo non c'è più nulla da dire. E' storia indelebile.


Cartesio e pure Galileo hanno comunque potuto portare avanti le loro idee.
Il problema è che finiti i roghi dopo sono sorti nuovi fanatismi , chiamati estremismi di  comunisti e
nazi- fascisti oltre che i positivisti scientisti riduzionisti ,tutti atei ....tanti auguri con il delirio dell'IO.
I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione.
.....con una morale da basso ventre.....

Ipazia

Ce ne vuole prima di pareggiare il conto con i fanatismi abramitici, sanguinari fin da subito - per la componente cristiana, dopo l'editto di Costantino - e che dal muro d'Israele ai tagliagole islamici sono tuttora viralmente attivi. Con qualche recente pillola cristiana dall'Irlanda all'ex Yugoslavia. Il tutto in un tourbillon di preti benedicenti gli opposti eserciti del bene contro il male. Stranamente anche della medesima religione o setta. Ma i preti benedicevano comunque. Con più convinzione se il nemico era una chiara emanazione demoniaca di una religione o eresia avversa.

I crimini della "morale del basso ventre" durano finchè il basso ventre muore, il che accade regolarmente, falsificando i comportamenti beceri che vengono rapidamente superati. Al contrario, i crimini del "mondo dietro il mondo" non finiscono mai perchè fondati su ipse dixit infalsificabili e su demonizzazioni eterne. Anche se la poniamo sul piano di chi ce l'ha più lunga la pulsione omicida la "maestra di vita" dà un responso millenario inequivocabile nella disputa tra trascendenza e immanenza.

Veniamo alla pippa sull' "uomo calcolativo". Nessuno, da Galileo a Wittgenstein, ha esaurito la dimensione antropologica nel calcolo. Marx può essere accusato di tutto, ma non certo di essere stato compiacente verso il pensiero calcolante capitalistico borghese che decostruì fino alle fondamenta ponendo l'uomo, non quantificabile, nel suo focus progettuale sociale. Nietzsche ne fu tentato, ma presto se ne staccò, vedendo i grossolani limiti dell'utilitarismo mercatista da cui la sua "gaia scienza" si allontanò anni luce posizionandosi su un'etica-estetica altamente (im)moralistica, che feconderà il pensiero successivo nel bene e nel male.

Tralasciando il male, sepolto a Stalingrado, resta il bene ancora tutto da realizzare nella sua qualità umanistica, che non è roba da ragionieri. E neppure da talebani dell'Assoluto. Attivi o nostalgici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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Ipazia

Citazione di: Jacopus il 22 Novembre 2020, 23:02:00 PM
Impossibile sottovalutare Cartesio. È definito il filosofo che ha fondato la modernità. Forse le sue opere sono il vero passaggio tra Medio Evo ed Evo Moderno, piuttosto che un anomalo viaggio verso le Indie o la fine della guerra dei 100 anni.
Dobbiamo a lui, ad esempio, la definitiva emancipazione della filosofia dalla teologia...

E' veramente un passaggio epocale che cancella oltre mille anni di metafisica cristiana e riporta la filosofia ai sentieri interrotti della filosofia classica, riponendo l'ontologia (l'essere) pienamente nella misura umana immanente.

Il cogito è autosufficiente, a prova di dubbio, cosa che neppure un millennio di indottrinamento religioso cristiano e millenni di teismo avevano conseguito.

Neppure il contemporaneo, biscomunicato, Spinoza arriva a tanto dovendosi comunque fondare su un'entità trascendente per compiere la sua traversata verso l'immanenza del Deus sive Natura, non completamente liberata dal cordone ombelicale con la divinità che si realizzerà solo invertendo i termini del postulato in Natura sive Deus. Completando alfine, col cogito cartesiano, il viaggio verso la modernità liberata dai numi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve paul11 : Citandoti : "I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione".

Hai ragione. Ma ciò non è accaduto per maggior perversità, aridità, mancanza di valori del pensiero materialistico moderno...........è accaduto solamente a causa della globalizzazione, la quale, già da un paio di secoli, ha incluso una molto maggiore efficacia e celerità nell'individuare e nell'eliminare fisicamente i nemici di turno di questo o di quello.

Si è trattato quindi di un perfezionamento del metodo, non dell'accanimento delle intenzioni. Fattene una ragione.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Citazione"I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione"


Steven Pinker, in "Il declino della violenza" fa una interessante classifica dei peggiori stermini nella storia dell'uomo. La classifica non è stata calcolata sulla base dei morti complessivi, ma sul rapporto fra morti e viventi fissando come base la popolazione mondiale a metà del XX secolo, il che mi sembra un metodo corretto.


Il primo posto è attribuito alla "Rivolta di AN Lushan", VIII secolo DC: se rapportate alla popolazione del XX secolo, si tratterebbero di 429 milioni di morti.
Al secondo posto ci sono le morti derivanti dalle conquiste mongole di Gengis Khan, del XIII secolo. Se rapportate alla popolazione del XX secolo, si parlerebbe di 278 milioni di morti.
Al terzo posto vi è la tratta degli schiavi mediorientali, fra il VII e il XIX secolo, che ha comportato, rapportandolo al numero dei viventi di metà del XX secolo, a 132 milioni di morti.
Al quarto posto vi è la caduta dei dinastia dei Ming del XVII secolo, che con lo stesso metodo, fa 112.000 milioni di morti.


La seconda guerra mondiale, in questa speciale classifica, con i suoi 55 milioni di morti è nona e la prima guerra mondiale è tredicesima.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr


Ciao, la modernità ovviamente.


Naturalmente servirebbe, e qualcuno prima o poi avrebbe dovuto aprire il post.
In effetti le cose da dire (pensando con la mia testa) e da studiare (se mai riesco a superare l'impasse che mi blocca da un quindicennio a questa parte, di leggere, leggere e ancora leggere) sono tante, e tutte di una gravità estrema in quanto a tempo rimasto e ultimi soldati del pensiero disponibili.


Anzitutto perchè parlo di gravità?
Perchè la filosofia, e i filosofi parlano tutti inequivocabilmente di post-modernità.
In tempi in cui la tecnoscienza comincia a prendere non solo voti, ma anche un primo principio di maggioranza parlamentare (immaginando la schiera degli intellettuali disposti a mò di parlamento) verrebbe quasi ovvio parlare di post modernità.
Ossia di liquidare l'intero pensiero, riaffermando la morte della filosofia, ossia sorpassando le vedove di Hegel. (post hegelismo, storicismo, tutte gli ideologismi della vecchia politica di sinistra) e al contempo servendo la filosofia come un museo di scienza naturali, con ogni filosofo ibernato nel suo tempo e nelle sue idee, presupponendole se non proprio dette "antiquate".
Naturalmente ogni accademico difenderà e con esso le istituzioni che lo sorvegliano, la modernità del pensatore a cui si sta dedicando in quel semestre.
Il modello lo sappiamo l'università come baronato, e i suoi studenti come cambiale per sovvenzioni statali, e sempre più private.
In un certo senso questo racchiude quello già detto da Paul, e vanamente contestato da Ipazia.
Naturalmente il soggetto reso oggetto, ossia istituzionalizzato, ossia reso mezzo, e non fine, dall'entità politica sovrana è esattamente quello che la modernità consegna alla cosidetta postmodernità.
L'obiettivo politico della modernità è sempre stato la completa estromissione della Chiesa dagli affari pubblici.
Direi che non ci siamo ancora, la chiesa è sempre pronta all'accomodamento delle cose, ma l'apostasi dei fedeli pende su di loro come una mannaia. Non ci siamo ancora.
Ciò detto, la postmodernità ha il difetto di dimenticare dunque l'intero movimento tellurico che la modernità continua ad esercitare sulla contemporaneità.
E' proprio questa dimenticanza che dovrebbe fare insospettire.
Perchè gli intellettuali stanno dimendicando completamente qualcosa che sta durando da oltre 400 anni?
Ed è qui, che con la mia testa rispondo: per via dell'impasse degli anni '70. Laddove la rivoluzione stava assumendo di già la forma inconscia di reazione, di blocco, di pietrificazione.
In una sola forma di "trauma a contatto con il reale".
Eppure i migliori filosofi a cavallo delle due guerre mondiali, avevano già avvisato di un NECESSARIO ritorno al RIPENSAMENTO della modernità.
E sì che negli anni 50 e 60, il ruolo della massificazione e dei suoi pericoli era già stato paventato, in maniera del tutto realistica.
Perchè lo strutturalismo è stato necessario? perchè di fronte al trauma dell'impossibilità delle rivoluzione, ossia ancora la ricerca dei valori che la rivoluzione francese aveva aiutato a focalizzare e tramandare immortalmente come LIBERTA', FRATERNITA', UGUAGLIANZA, ancora non potevano iverarsi nella vita di ogni giorno, confinati come animali fantastici nel regno delle utopie.
Pendenti come fantasmi, come pericolo, ed infine come delirio, scissione da sè, per infine DIMENTICARSI, con un atto di rassegnazione dell'intelletto, come forza di cambiamento, di propulsione politica progressista e diventare così come già avvenuto con il nazionalsocialismo, uno strumento nelle mani degli infiniti fascismi, nei demoni che abitano l'umanità fin dai primordi.
Ossia nel sogno sadico di rendere l'uomo pura res extensa.
Siamo già nel regno della bio-politica. Tema che già profetizzato da Nietzche, non so come, come primo sintomo dell'arrivo dell'epoca nichilista (e non già del pensiero nichilista, che abita telluricamente ogni nostro gesto, azione e pensiero, già oggi e ieri).
In questo i pensatori più grandi Nietzche e Severino si distanziano da Heidegger, in quanto Heidegger non tradisce mai DIO, nemmeno nel momento che anche lui profetizza, del suo smarrimento.
LA MORTE DI DIO, è già scritta nelle carte del destino.
La grandezza di Heidegger sta tutta nel suo titanismo, forse, e probabilmente senza forse, nel suo delirio di RESISTENZA.
Ma questo sintomo, è in realtà il sintomo del DESTINO.
Io come Heidegger stimo necessario ritornare a pensare il divino, come destino. La fine come l'inizio.
Ossia poichè nessuno può vedere la propria fine, il continuo inizio.
E questo continuo inizio si chiama pensiero pensante, riflessione se vogliamo togliere un pò della magia che risiede in quella parola.
Ma allora riflessione sulla utopia giammai nel suo rifiuto (della utopia).
La post modernità in virtù di quanto detto sopra è dimenticanza della modernità.
Ora bisogna capire perchè la modernità e non l'antichità.
Perchè Cartesio e non Hobbes e Locke, che invece in termini rigorosamente politici ne sono i veri dominatori,
E questo come capite, per un epoca come la nostra diventa quasi una capziosità.
Come ancora a domandarci di Cartesio?Direbbero i depensanti.
Ma ci prendiamo il tempo che serve, tutto il tempo.
La mia è solo una ouverture, un primo passo nell'impossibile (ossia nel detto impossibile).
Con la mia testa sempre lo dico da sempre e lo ricordo ancora una volta.
Cartesio perchè è il primo che INVENTA il soggetto.
Ossia lo pensa, lo vede chiaramente, e lo rende matema, oggetto razionale.
Il soggetto è un oggetto.
Una inversione ad U rispetto all'antichità, che ancora oggi sembra non essere capita.
Il soggetto è il punto (il punto di vista, ragazzi) che si trova nello spazio tempo, costruito in quanto coordinata, storica dunque, di spazio, ossia la serie degli oggetti (Peirce, Kant), e tempo, ossia il pensiero.
Quale è l'errore che viene imputato a Cartesio?
Quello come già detto da Jacopus e Paul, di aver reso coincidenti le due res, ossia di aver diviso, ciò che era indiviso.
Non sono d'accordo ovviamente con la materialista Ipazia, che vede proprio nella coincidenza una evidenza scientifica.
Ma non sono d'accordo anche (o almeno non del tutto) con Paul e Jacopus.
Certo la manualistica dice così.
Certo l'antichità pensava nell'unità della PHYSIS, che non era la nostra fisica, ma qualcosa di olistico e infinitamente più profondo di quanto mai le scienza potranno mai capire.
(La scienza non pensa, cit Heidegger).
Tutto ciò è vero.
Ma è altrettanto vero che nell'antichità MANCA il punto di vista.
Quando Cartesio introduce il demone del dubbio, è lì che siamo nel pieno della potenza della filosofia.
L'io penso, può anche sbagliarsi. Direi che è questo lo scoglio su cui si sono arenati tutti i grandi filosofi (tutti tranne Nietzche, ovvio).
La possibilità dell'errore, richiede la ricerca ultima non di un punto di vista. Ma "DEL" punto di vista.
Diciamo tanto Cartesio, ma in realtà questo era già Bruno e anzi Bruno va molto oltre Cartesio.
Ormai è noto che Cartesio era un Rosacroce.
La direzione di Cartsio non è mai quella che la filosofia successiva gli attribuisce.
E' anzi quella attribuzione, di avere appiattito il soggetto al suo oggetto, l'impossibilità di guardare tridimensionalmente, la filosofia di Cartesio.
In Cartesio la trascendenza ha un valore assoluto.
La sua matematica è solo lo strumento di DIO, non DIO.
E' vero che come ogni matematico cerca DIO, come se fosse LA MATEMATICA, il punto di vista assoluto. E così Bruno.
Sappiamo come sono finiti entrambe le esperienze, nella depressione Cartesio, e nell'immortalità etica in Bruno.
Ma senza comunitarismo, nessun rosacrocianesimo è stato ancora messo in atto. Nessuna arte muratoria, nessuna cabala.
La modernità è anche la magia, il ritorno alla grecità.
Un orizzonte virtualmente infinito, e che fa dell'infinito il suo punto d'approdo.
Troppo per il filosofo in brache, per il filosofo che non sa vedere oltre il palmo del suo naso.
La post modernità è il completo smarrimento del senso.
La morte di qualsiasi tentativo di ripresa della modernità.
L'incapacità di vedere Cartesio e Bruno, oltre Cartesio e Bruno.
Ossia nella loro direzione, nell'analisi metafisica dei loro errori, e non nell'appiattimento delle loro intuizioni, non nel dirottamento di un pensiero che già in nuce contiene tutte le istruzioni per NON CADERE nel MODERNO (figuriamoci nel post moderno).
Perchè il moderno non è altro che ciò che rimane come trauma, quando l'uomo è diviso, reso disponibile ad una analisi atomica, smembrato, reso cifra.
Infine arriveranno anche le grandi nemiche della filosofia che pensa il moderno, ossia i suoi incubi. La sociologia in testa, e subito dietro il suo carnefice la psischatria.
Ossia scienze del depensamento e della negazione dei valori di Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
Scienze acefale, senza capo. Meri strumenti del potere politico (e siamo sempre nella modernità, lo STATO è LA MODERNITA', acefala anch'essa, intesa proprio come difesa dell'unità biologica, e giammai del vivente, il vivente è sempre dato in sacrificio al biologico, il bios come ultimo approdo del vivente, come ultima resistenza del vivente, poi si è morti, e forse si è già morti, non si è mai vissuti).


Ogni parola è un capitolo virtualmente infinito, e ovviamente ignorato.


La modernità è l'elefante nel negozio di cristalleria.
Bisogna uscire dalla condizione di uomini di carta, è ora di reincarnarsi in esseri viventi.
E poichè questa è carta....la pietrificazione è sempre dietro la porta.


E' per questo che la portante non è MAI l'azione, l'azione è sempre negata, bensì la teoria.
E' la teoria che va sempre vivificata e il pensiero tonificato con essa.
In ballo è la morte del pensiero, tout court, ma in primis quello del soggetto, il primo che va indagato (ripeto l'idealismo è l'unico che continua con Cartesio, al razionalismo DEVE seguire l'intellettualismo, ossia l'idealismo, ossia l'etica. Il Maestro Nietzche invece rompe con esso, e Heidegger ne evita la modalità di approccio susseguente, e quindi è costretto ad inventarsi una analitica diversa, ma proprio per proseguire nell'anima della modernità, non c'è fenomenologia d'altronde senza razionalismo, senza atomismo insomma, cambia l'orizzonte, quell'orizzonte che Cartesio non ha mai ritenuto di dover ridipingere rispetto al suo capolavoro, al suo Piano).


Ecco dunque alcuni punti condensati di quello detto oggi.


1. Post modernità come dimenticanza del problema della modernità
2. Problema della modernità come problema del punto di vista singolo invece che quello universale di Dio. (demone cartesiano, infinit mondi bruniano)
3. Pericolo di morte del pensiero tridimensionale, e accettazione supina del mondo bidimensionale res cogitans come res extensa.


se x è lo spazio e y è il tempo, ovviamente z è DIO.
il soggetto diventa divino, perchè è sempre stato tale.


Saluti bestie.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Jacopus il 02 Dicembre 2020, 17:09:05 PM
Citazione"I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione"


Steven Pinker, in "Il declino della violenza" fa una interessante classifica dei peggiori stermini nella storia dell'uomo. La classifica non è stata calcolata sulla base dei morti complessivi, ma sul rapporto fra morti e viventi fissando come base la popolazione mondiale a metà del XX secolo, il che mi sembra un metodo corretto.


Il primo posto è attribuito alla "Rivolta di AN Lushan", VIII secolo DC: se rapportate alla popolazione del XX secolo, si tratterebbero di 429 milioni di morti.
Al secondo posto ci sono le morti derivanti dalle conquiste mongole di Gengis Khan, del XIII secolo. Se rapportate alla popolazione del XX secolo, si parlerebbe di 278 milioni di morti.
Al terzo posto vi è la tratta degli schiavi mediorientali, fra il VII e il XIX secolo, che ha comportato, rapportandolo al numero dei viventi di metà del XX secolo, a 132 milioni di morti.
Al quarto posto vi è la caduta dei dinastia dei Ming del XVII secolo, che con lo stesso metodo, fa 112.000 milioni di morti.


La seconda guerra mondiale, in questa speciale classifica, con i suoi 55 milioni di morti è nona e la prima guerra mondiale è tredicesima.


Non ho capito dove vuoi arrivare. Vorresti dire che sei d'accordo con Ipazia?
Ma trattare gli esseri umani come numeri, ed è quello che hai appena fatto (adirittura mettendoli in scala  :o ), non è esattamente quello il problema (dal nazimo in giù)?



Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: viator il 02 Dicembre 2020, 12:05:38 PM
Salve paul11 : Citandoti : "I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione".

Hai ragione. Ma ciò non è accaduto per maggior perversità, aridità, mancanza di valori del pensiero materialistico moderno...........è accaduto solamente a causa della globalizzazione, la quale, già da un paio di secoli, ha incluso una molto maggiore efficacia e celerità nell'individuare e nell'eliminare fisicamente i nemici di turno di questo o di quello.

Si è trattato quindi di un perfezionamento del metodo, non dell'accanimento delle intenzioni. Fattene una ragione.


dove vuoi arrivare (e meno male che in incipit solo l'amore ci salverà, ah ah)? Non capisco proprio.
Ma il metodo è proprio l'invenzione della modernità.
Certo ne troviamo già traccia in Machiavelli e Galileo, ma l'inveramento è solo nella modernità.
Per capire come una mente deviata esegue le sue prassi rileggiti "se questo è un uomo" di Pimo Levi.
Vedi non ti accorgi ti stare come quasi tutti in questo forum, utilizzando un linguaggio che è figlio diretto non della perversione, bensì del fantasma del sadismo. Che in ultima analisi è proprio l'incapacità di amare, di relazionarsi. Tipica di questo mondo erede fetido della modernità.
Ti suggerisco di rimeditare il tuo incipit.
Non sto accusando nessuno ovviamente, penso semplicemente che è facile perdersi nei territori della neo-lingua.
Di buone intezioni sono lastricate le vie dell'inferno. un antico motto popolare con un che di verità.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

viator

Salve green demetr. Grazie dei tuoi interventi che vivacizzano un ambiente come questo, secondo te popolato da troppi stolti.


Per quanto concerne il mio motto (tanto umile quanto criptico) : "Solo l'amore ci salverà", potrei anche discuterne con te. Per poterlo fare, però non sarebbe sufficiente (almeno secondo il mio criterio) aprire un  "nuovo" (sai che palle !!) argomento...........occorrerebbe, per veder garantita la mia partecipazione (sai che guadagno !!), accordarsi preliminarmente od immediatamente sul significato del concetto-cardine, cioè della parola AMORE.


E' un poco quello che dovrebbe succedere per ogni trattazione dei concetti fondamentali e che invece trovo non si verifichi mai : circa Dio, il verbo Essere, il Sè, ed ogni altro concetto elevato qui dentro si è scritto a fiumi, si è affermato a tonnellate, si è citato ad oceani, si è descritto pochissimo (vabbè, i concetti astratti non si prestano molto alle descrizioni, le quali comunque vengono regolarmente confuse con le definizioni)..........ma soprattutto non sono riuscito mai a LEGGERNE UNA VERA (DAL PUNTO DI VISTA LOGICO-FORMALE) DEFINIZIONE che non fosse manieristica bensì frutto di un minimo di struttura logica (Le definizioni possono essere erratissime, ridicole etc., ma ciò non impedisce affatto la loro potenziale logicità).


Ti propongo quindi un giochino : Perchè non mi fornisci una tua definizione di AMORE ? (Definizione di definizione : espressione in forma lapidaria o comunque non prolissa, la quale fornisca un eventuale significato logico di un termine.......tale da poter venir attribuito (il significato logico) SOLO ed UNICAMENTE al termine che si sta cercando di definire).Potrei risponderti dicendoti se sono d'accordo con la tua definizione di AMORE, quindi poi discutere degli effetti della sua esistenza, oppure proporti a mia volta - se non d'accordo con te - una mia definizione di esso (che non ti propongo da ora poichè mi è capitato di accennarne già troppe diverse volte all'interno dei miei abbastanza numerosi interventi passati all'interno del Forum). Per il momento ti saluto.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

green demetr

Citazione di: viator il 02 Dicembre 2020, 19:20:21 PM
Salve green demetr. Grazie dei tuoi interventi che vivacizzano un ambiente come questo, secondo te popolato da troppi stolti.


Per quanto concerne il mio motto (tanto umile quanto criptico) : "Solo l'amore ci salverà", potrei anche discuterne con te. Per poterlo fare, però non sarebbe sufficiente (almeno secondo il mio criterio) aprire un  "nuovo" (sai che palle !!) argomento...........occorrerebbe, per veder garantita la mia partecipazione (sai che guadagno !!), accordarsi preliminarmente od immediatamente sul significato del concetto-cardine, cioè della parola AMORE.


E' un poco quello che dovrebbe succedere per ogni trattazione dei concetti fondamentali e che invece trovo non si verifichi mai : circa Dio, il verbo Essere, il Sè, ed ogni altro concetto elevato qui dentro si è scritto a fiumi, si è affermato a tonnellate, si è citato ad oceani, si è descritto pochissimo (vabbè, i concetti astratti non si prestano molto alle descrizioni, le quali comunque vengono regolarmente confuse con le definizioni)..........ma soprattutto non sono riuscito mai a LEGGERNE UNA VERA (DAL PUNTO DI VISTA LOGICO-FORMALE) DEFINIZIONE che non fosse manieristica bensì frutto di un minimo di struttura logica (Le definizioni possono essere erratissime, ridicole etc., ma ciò non impedisce affatto la loro potenziale logicità).


Ti propongo quindi un giochino : Perchè non mi fornisci una tua definizione di AMORE ? (Definizione di definizione : espressione in forma lapidaria o comunque non prolissa, la quale fornisca un eventuale significato logico di un termine.......tale da poter venir attribuito (il significato logico) SOLO ed UNICAMENTE al termine che si sta cercando di definire).Potrei risponderti dicendoti se sono d'accordo con la tua definizione di AMORE, quindi poi discutere degli effetti della sua esistenza, oppure proporti a mia volta - se non d'accordo con te - una mia definizione di esso (che non ti propongo da ora poichè mi è capitato di accennarne già troppe diverse volte all'interno dei miei abbastanza numerosi interventi passati all'interno del Forum). Per il momento ti saluto.


mmm non ricordo questa tua definizione di amore. chiedo perdono.
sono molto preso dalle astrazioni che spesso dimentico di ricordare chi dice cosa, e perchè. in effetti sono uno stolto.  :-[


Vedi per me l'amore non esiste, in sè, esiste invece come una specie di aggregatore di senso.


Stando al giochino, ma credo finiamo ot, per cui se ci interessa apriamo spazio di discussione a parte, per me l'amore è la luce che spezza le tenebre.
E' una forza trascendente, che come una gravità attira a sè i corpi e gli oggetti, illuminandone alcuni, e altri no.
L'amore è una forza che costringe alla relazione, perchè spezza la stasi, provoca la vita, e ci costringe a vivere.
Naturalmente è dunque anche causa del trauma dell'ottenebramento della ragione e dell'intelletto.
In questo senso la modernità è la risposta al trauma dell'inadempimento dell'amore, ossia dell'inveramento dell'amore in chiave medievale politica. La chiesa invece che essere progresso è stata monolitismo, fino alla cecità politica.
Basta chiedere a Dante.


Di più ho cominciato a chiarirmi cosa siano i FEDELI D'AMORE, Dante sta trasformandosi in qualcosa che solo a tratti ho intravisto come grandezza di pensiero.
Sono quindi in cammino.


Nel caso particolare mi riferivo in chiave formale, come mi pare piace a te, della capacità di relazione.


Quando ci avviciniamo alla shoà parlando di numeri e di metodo...stiamo dimenticando la fatica del pensare, empatico, di una tragedia che ha colpito un intero popolo e che si è posto come monito eterno a qualsiasi presente-futuro.
L'empatia (una delle forme sotto cui si cela AMORE) è la capacità di entrare a contatto con la psiche altrui.
Non con la sua matricola carceraria. Non con la sua storia di colpe (presunte).
Parlare di numeri anzichè di persone se non proprio di anime mi ha fatto un certo effetto.
Sopratutto se come mi pareva si voleva oltre-passare cartesio.
Oltrepassare Cartesio significa avere a che fare con Cartesio. E quindi capire tutte le consequenzialità storico-politiche che la sua fortuna bibliografica ha e continua ad avere.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

davintro

Citazione di: Ipazia il 01 Dicembre 2020, 22:34:23 PM
Citazione di: Jacopus il 22 Novembre 2020, 23:02:00 PM
Impossibile sottovalutare Cartesio. È definito il filosofo che ha fondato la modernità. Forse le sue opere sono il vero passaggio tra Medio Evo ed Evo Moderno, piuttosto che un anomalo viaggio verso le Indie o la fine della guerra dei 100 anni.
Dobbiamo a lui, ad esempio, la definitiva emancipazione della filosofia dalla teologia...

E' veramente un passaggio epocale che cancella oltre mille anni di metafisica cristiana e riporta la filosofia ai sentieri interrotti della filosofia classica, riponendo l'ontologia (l'essere) pienamente nella misura umana immanente.

Il cogito è autosufficiente, a prova di dubbio, cosa che neppure un millennio di indottrinamento religioso cristiano e millenni di teismo avevano conseguito.

Neppure il contemporaneo, biscomunicato, Spinoza arriva a tanto dovendosi comunque fondare su un'entità trascendente per compiere la sua traversata verso l'immanenza del Deus sive Natura, non completamente liberata dal cordone ombelicale con la divinità che si realizzerà solo invertendo i termini del postulato in Natura sive Deus. Completando alfine, col cogito cartesiano, il viaggio verso la modernità liberata dai numi.


il procedimento tramite cui Cartesio perviene alla certezza del "Cogito ergo sum" ricalca quello agostiniano in cui, in polemica con gli scettici, portando il dubbio alla sua massima radicalità, vengono meno le certezze legate alla conoscenza del mondo esterno ma non la certezza circa il proprio esistere, che per quanto erri, esiste come soggetto errante, "Si fallor, sum". Probabilmente, il significato di soggettività agostiniano si distingue per essere più ampio di quello cartesiano, che si limita all'essere pensante, ma al di là delle differenze, resta comune il principio per cui quanto più lo sguardo si fa "introverso", si rivolge all'interiorità spirituale distogliendosi dall'esperienza sensibile dell'esteriorità, tanto più si avvicina a un livello di verità certe e fondative di quelle empiriche, condizionate alla fallibilità dei sensi (ipotesi dell'allucinazione). Il principio per cui l'idea il sapere di Dio, puro spirito, è il criterio di verità su cui poggiano tutte quelle parziali e limitate della scienza umana è lo stesso per cui, come nella tradizione platonica-agostiniana le verità della matematica hanno un grado di necessità e certezza superiore a quella delle scienze dell'esperienza sensibile, proprio alla luce dell'intelligibilità, immaterialità dei termini che i giudizi matematici mettono in relazione, quella matematica che proprio Cartesio ha in mente come modello a cui la filosofia dovrebbe ispirarsi il più possibile. Quindi andrebbe fatta una distinzione fondamentale: se si parla di puro fideismo e dogmatismo, certamente il metodo cartesiano è di fronte a esso puramente alternativo, ma se si intende una metafisica di ispirazione cristiana che sceglie di mettere da parte la fede (non per negarla beninteso, ma di non tenerne conto in una epochè metodologica) per affidarsi alla pura ragione filosofica, allora a me pare che in Cartesio gli elementi di continuità sian molto più importanti di quelli di rottura.

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