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Nulla e qualcosa.

Aperto da iano, 07 Gennaio 2021, 02:39:20 AM

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viator

Salve iano. Citandoti : "Come facciamo a dire che fine farà ciò che non sappiamo ben dire cosa sia?".


Hai perfettamente ragione. Ma siamo tuttavia certi che ciò che non sappiamo dire esattamente cosa sia, una volta che "muoia" o si "trasformi" (poichè tutto muore o si trasforma, non è forse vero ?), si trasformerà in altra cosa anche se probabilmente non sapremo esattamente in cosa d'altro. No ?.

Quindi non ha la minima importanza sapere cosa diventi cosa. La certezza resta "Nulla si crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma"..................alla faccia delle nostre consapevolezze, nomenclature e definizioni. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#31
Un saluto e anche a te Viator.
Tutto si trasforma,OK. Ripartiamo da qui.
Ma chi certifica i mutamenti con certezza?
Perché se tutto muta anche la nostra percezione muta.
Non voglio dire con ciò che ci inventiamo tutto. Tutt'altro.
Voglio dire che la cinghia di trasmissione fra realtà è percezione non è così tesa.
Non voglio quindi dire che prendiamo lucciole per lanterne , se non occasionalmente e senza troppi danni.
La cosa sembra essere più complicata e quindi interessante.
Percepiamo doppio.
Quella che percepivamo come sostanza solida , con la quale ci sembrava di ergere inespugnabili barriere contro il nulla, sembra avere natura multipla. O meglio multipla è la nostra percezione .
Ci vediamo doppio, ma invece di andare dall'oculista , dobbiamo ammettere che ci vediamo meglio, come in una realtà aumentata.
Questa visione multipla ad alcuni fa' comprensibilmente venire il mal di testa.
Però il tutto funziona a meraviglia.
Se qualcosa è allo stesso tempo corpuscolo è onda , non significa come correntemente si ammette , che è l'una e l'altra cosa insieme con duplice natura.
Ma significa che non è ne' l'una ne' l'altra cosa, e che in fondo a noi potrebbe non interessare cosa sia veramente (qui lo dico e qui lo nego) e a noi basta prendere atto che corpuscoli e onde sono invenzioni della nostra percezione / scienza che come virus con i loro peduncoli agganciano la realtà introducendovisi è entrando con essa in simbiosi.
Ma se questi strumenti sono invenzioni, seppur non gratuite, ma non univoche, allora si apre per noi tutto un nuovo mondo. Basta mettersi gli occhiali giusti per vederlo. Lenti multifocali. Li costruiamo noi. Tutta roba artigianale di più o meno fine fattura. 😊
La storia non è per nulla diversa da quella delle lenti di Galileo.
Non ne hanno la forma ,ma ne hanno tutta la sostanza.
È sempre la stessa vecchia storia che a noi però sembra per pregiudizio sempre nuova e fatichiamo a riconoscerla.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator


Salve iano :

Citazione di: iano il 14 Gennaio 2021, 02:01:31 AM
Perché se tutto muta anche la nostra percezione muta.[Questa è appunto lasemplice conferma che tutto muta].


Non voglio dire con ciò che ci inventiamo tutto. Tutt'altro.[Questa invece introduce la distinzione tra realtà ed illusione, la quale distinzione non ci riguarda. A noi basta che - vero od illusorio che sia ciò che ci circonda.......esso funzioni nel procurarci la felicità.....od almeno la serenità].

Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#33
Anche in un mondo in cui tutto si trasforma, il nulla potrebbe essere l'irriconoscibile, ovvero non è affatto detto che, dato un mondo in cui tutto si trasforma, ne consegua un'organizzazione lineare della realtà per cui ogni cosa che si è trasformata conserva traccia e resto della forma precedente, potrebbe appunto esistere il nulla come non riconoscibilità e perdita della traccia.


Il nulla non è solo il vuoto, basta che si rompa la congenericità della natura, che emerga un dopo, assolutamente diverso da un prima, o un qui, assolutamente diverso da un lì, e nella differenza tra due epoche, o luoghi, del mondo irriconducibili l'uno all'altro, e del tutto scollegati, l'uno con l'altro, vivrebbe il nulla: nulla di conoscenza e di comunicazione. Noi siamo abituati a ragionare in senso aristotelico, con potenza ed atto, o in senso Hegeliano, per cui il vero è l'intero, e quindi secondo noi, per dire, da un seme, nasce una rosa, che fa un altro seme, da cui nasce un'altra rosa eccetera.


Ma non tutto quello che cambia, cambia così o secondo questa logica; non è stata ad esempio compreso il senso o il limite finale e materiale dell'evoluzione del vivente, quindi per esempio da un batterio nasce un pesce, che diventa dinosauro, che diventa scimmia, che diventa uomo, ma dove vada a parare tutto questo processo, o che fine abbia, o se sia reversibile o no, o se sia unico o no, nessuno lo sa; ma soprattutto la traccia di cui parliamo ora, il modo in cui i viventi si conservano l'uno nell'altro tramite il codice genetico, e il modo in cui la materia inanimata si conserva nel vivente che è pur sempre fatto di atomi e molecole, e l'animale si conserva nel vivente culturalmente evoluto come l'uomo, oltre ad essere una traccia non visibilmente ciclica e reversibile, ovvero parte da un punto ma non si sa quando se e come tornerà su se stessa, è anche una traccia che può in qualsiasi momento interrompersi, ad esempio la vita stessa nel suo complesso può estinguersi, o estinguersi la vita evoluta, o scomparire l'universo in modo tale che la materia inanimata stessa non esiste più.


La continuità della traccia è dunque questione di fede, ma certo noi, in quanto viventi, non siamo direttamente l'attività elettrica del nostro cervello, ma l'effetto di tale attività, e quindi il nulla dell'effetto allo scomparire della sua causa mi pare abbastanza indiscutibile: l'attività elettrica si trasformerà in altro, ma scomparirà la nostra coscienza come effetto di un suo stato in particolare trasfigurato ed evoluto in altri. Quindi la continuità, della catena causale, e il fatto che il futuro sia in linea di principio deducibile dal passato e dal presente, e l'interazione, di tutto lo spazio con i suoi contenuti, determinano la nullità del nulla, e la continuità di un mondo che procede per trasformazioni lasciando però traccia.
E' però interessante notare che, ogni volta che ci pensiamo come dotati di libero arbitrio, ogni volta che pensiamo di esercitare la nostra libertà, pensiamo di spezzare una catena causale almeno nel suo senso rigidamente deterministico, perché da una causa, pensiamo che possano derivare più effetti e ne "scegliamo" uno, e il nulla ritorna come effetto scartato dall'esercizio della libertà; quindi di sfuggita noterei che, ogni volta che abbiamo fede nel libero arbitrio, facciamo un atto di fede opposto a quello che facciamo quando pensiamo che l'insieme delle trasformazioni lasci traccia, prima o poi un essere libero, se mai ce ne sarà uno sulla terra o se mai noi pensassimo fino in fondo di esserlo, esercitando la sua libertà, spezza l'insieme degli effetti che abbiamo causato in vita anche oltre la nostra vita, fa epoca dando inizio ad un'epoca che ci esclude, o noi stessi, esercitando la libertà che crediamo di avere, spezziamo la catena causale dei nostri antenati morti e li escludiamo spazialmente e temporalmente, per questo nulla e libertà si implicano.


Quindi, riflettendo sul significato di in-ri-conoscibile, irriconoscibile secondo me è ciò che può essere conosciuto solo una volta, ciò che non è passibile di conoscenza duale o doppia perché in esso la traccia si è persa, mentre il riconoscibile è passibile di conoscenza doppia, perché conserva traccia di quello che un tempo era e fu, e perché può, in linea di principio ritornare.


Dunque direi che l'esperienza, e la vita racchiusa dai limiti della nascita e della morte hanno senso in questa discussione più della fisica, l'esperienza è la scienza dell'in-ri-conoscibile, mentre la conoscenza considerata a prescindere dalla vita è scienza del ri-conoscibile, perché la traccia lineare di residuo tra le trasformazioni potrebbe, al mondo, esserci in assoluto, non esserci in assoluto, o essere creata dalla vita stessa, insomma, nonostante i processi entropici in senso fisico, la coscienza ricorda gli stati precedenti della materia, e nonostante i processi identici in senso fisico, la coscienza costituisce differenza: per fare un esempio semplice; la lancetta dell'orologio giunge a un certo punto ad esempio sulle 12, e, stante che l'orologio funzioni e che passi abbastanza tempo,  vi ri-giunge un numero indefinito di volte, creando una circostanza concreta di stati fisicamente identici in cui solo la coscienza di un vivente può distinguere questi stati e attimi e capire che c'è una differenza tra 12 primo, 12 secondo, 12 terzo eccetera, una differenza che non è in natura, nel senso che  non è nella natura oggettuale ed organica delle cose, ma che è nella coscienza come espressione della vita.
E ugualmente per i processi entropici come la morte, ma anche la rottura di un oggetto ordinato, come un piatto o un bicchiere, è solo la coscienza a ricordare lo stato ordinato precedente dell'universo, lo stato entropicamente più disordinato conseguente al futuro sta al meno disordinato conseguente al passato come un irriconoscibile, e solo la coscienza come testimone lo rende riconoscibile.



Il passato, è dunque realmente il luogo, della coscienza? L'universo contiene solo trasformazioni reversibili, come in un modello ekpirotico e per eoni, e quindi passato e coscienza si implicano, oppure va verso la morte, o anche solo verso una variabilità tale da implicare l'irriconoscibile, e quindi passato e coscienza si oppongono, e il vivente fa da testimone di quanto secondo natura è "gettato" al non ritorno?


Quindi da un discorso in cui si è partiti dando per scontata l'esistenza della traccia di tempo lineare tra le trasformazioni, io propongo il trilemma della traccia che potrebbe non esistere, esistere, o non esistere nell'inorganico ed essere specificamente creata dalla vita cosciente, ma almeno due "corni" del trilemma implicano il nulla, poiché se non c'è traccia lineare intercorrente tra le trasformazioni, c'è l'irriconoscibile, se la vita testimonia della traccia, finita la vita, stante che essa non sia ciclica o eterna, finirà anche la traccia, e, per come credo di aver vagamente compreso la fisica moderna, non è esatto dire che la materia non è né corpuscolo né onda, ne che è corpuscolo e onda insieme, ma che è corpuscolo o onda a seconda delle circostanze, manifesta una possibilità trasformatoria in questo senso, quindi la presenza, o no, della traccia intercorrente tra le trasformazioni per ordinare il mondo anche qui ricorre; infatti il collasso della funzione d'onda, la decoerenza, gli esperimenti della doppia fenditura e dei percorsi laser, ci dicono che la materia è tutte e due le cose tra corpuscolo e onda, nel senso che si trasforma dall'una all'altra. Per completezza, andrebbe detto che è possibile una descrizione solo-ondulatoria della materia e non una solo-corpuscolare, ovvero anche la forma di corpuscolo può essere descritta come un'onda concentrata e statica e non viceversa, e questo significa che una descrizione dinamica prevale su una statica e non viceversa, abbiamo qualcosa che vibra nel vuoto-nulla, ma questo perché ogni oggetto è riducibile all'insieme della sue interazioni, non ha, in senso fisico, residuo ontologico una volta che si è descritto correttamente e completamente con che cosa esso interagisca, il che vuol dire anche che il tutto non è deducibile dalla parte, io giungo alla descrizione corretta e completa di un oggetto descrivendo con cosa esso interagisce, e ho ottime probabilità di restare ignorante sulla conoscenza di con cosa interagisce a sua volta la cosa che interagisce con l'oggetto che ho, sia pure correttamente, descritto, non dedurrò mai l'universo da nessuna delle sue parti, un sistema chiuso ha meno informazione, e quindi meno stati possibili, dello stesso sistema osservato da un terzo elemento/osservatore, non solo l'universo, se lo osservo, mi mostra aspetti di sé stesso a caso, ma il fatto stesso che lo sto osservando aumenta la gamma di aspetti possibili da cui verrà "scelto" quello che mi mostrerà, quindi è il grande sogno filosofico e teologico del rapporto tra micro e macrocosmo che viene spazzato via dalla fisica moderna, e il detto "non sappiamo se sappiamo o se non sappiamo" mi rappresenta molto di più del detto "so di non sapere" : non possiamo sapere nemmeno quanto del mondo è grazie a noi, e quanto sarebbe stato, anche senza di noi, la prudenza riconduce ogni cosa che ci sembra frutto del nostro atto di creare, alla possibilità del molto più modesto atto di trovare.






PS il carattere del mio testo a volte più grande è un difetto di redazione, quindi non voglio attribuirgli alcun significato particolare.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

baylham

L'uomo è la misura di tutte le cose. Tuttavia la logica e quindi la scienza non sono attrezzate sul problema dell'esistenza del nulla.
Logicamente l'esistenza del nulla è contradditoria: se il nulla esiste allora il nulla non esiste; se il nulla non esiste allora il nulla esiste.
Una meravigliosa rappresentazione grafica-logica di questa contraddizione  è offerta dall'insieme vuoto della teoria degli insiemi di Cantor, dalla quale si evidenza che il nulla non è la negazione dell'ente o diveniente, che, per inciso, per me sono equivalenti:
A U 0 = A
A  U \A = 0
dove U è il simbolo di unione e \ di negazione
Questa è la massima espressione grafica-logica della contraddizione dell'esistenza del nulla
O =
Il vuoto non mi appare proprio vuoto, ma popolato di onde gravitazionali, di radiazioni elettromagnetiche, di masse, di energia, di osservatori, di scienza e di filosofia, di domande, risposte e contraddizioni.
Sono perfettamente d'accordo che la materia non sia solida, però eviterei di sbatterci la testa. Mi basta come ho già detto, una insignificante differenza, un granellino di sabbia, per la mia conclusione: le cose non sono o divengono nulla.

PS
I miei genitori sono morti da diversi anni, il lutto è finito, non è una tragedia, non provo dolore ma un buon ricordo affettuoso.

Phil

Citazione di: baylham il 31 Gennaio 2021, 12:04:47 PM
Logicamente l'esistenza del nulla è contradditoria: se il nulla esiste allora il nulla non esiste; se il nulla non esiste allora il nulla esiste.
Una meravigliosa rappresentazione grafica-logica di questa contraddizione  è offerta dall'insieme vuoto della teoria degli insiemi di Cantor, dalla quale si evidenza che il nulla non è la negazione dell'ente o diveniente, che, per inciso, per me sono equivalenti:
A U 0 = A
A  U \A = 0
dove U è il simbolo di unione e \ di negazione
Questa è la massima espressione grafica-logica della contraddizione dell'esistenza del nulla
O =
Ho provato a ripassare un po' di insiemistica e, correggimi se sbaglio, mi pare che l'unione (U) fra A (insieme pieno) e ~A (non-A) non corrisponda a Ø (insieme vuoto) né a 0 (zero), ma all'unione di A con tutto ciò che è non-A; quindi, verosimilmente, il risultato sarà A più l'infinto al suo esterno.
L'intersezione (∩) fra A e ~A è Ø, essendo appunto uno la negazione dell'altro.

Riguardo «O = » (cit.) è logicamente completabile in «O = O», a dimostrazione di come non vi sia alcuna contraddizione, ma una semplice identità concettuale, seppur priva di identità empirica e referente estensionale, ma avente comunque un'esistenza logico-astratta (per questo possiamo formalizzarla e parlarne).

viator

Salve baylham. Non farmi troppo caso se mi permetto di fare un poco di umorismo alla faccia dei geni della logica (d'altra parte l'umorismo penso sia meglio di nulla). Perciò inserisco miei commenti grassettati all'interno del tuo testo :



Citazione di: baylham il 31 Gennaio 2021, 12:04:47 PML'uomo è la misura di tutte le cose. Tuttavia la logica e quindi la scienza non sono attrezzate sul problema dell'esistenza del nulla.(Giustamente. Tu troveresti sensato star ad attrezzare un camper per intraprendere un viaggio verso il nulla ?).
Logicamente l'esistenza del nulla è contradditoria: se il nulla esiste allora il nulla non esiste; se il nulla non esiste allora il nulla esiste. (Allora facciamo come gli imbecilli come me : se il nulla non esiste, allora non esiste).
Una meravigliosa rappresentazione grafica-logica di questa contraddizione  è offerta dall'insieme vuoto della teoria degli insiemi di Cantor, dalla quale si evidenza che il nulla non è la negazione dell'ente o diveniente, che, per inciso, per me sono equivalenti:
A U 0 = A
A  U \A = 0
dove U è il simbolo di unione e \ di negazione
Questa è la massima espressione grafica-logica della contraddizione dell'esistenza del nulla
O =(Vedi, il dimostrare la contradditorietà di ciò che manca (che non esiste, il nulla appunto) non mi sembra esercizio meraviglioso, ma futile - al massimo divertente. Infatti consiste nell'utilizzare qualcosa che esiste (la logica, dei simboli, etc.) per supporre ciò che non esiste. In questo caso non è il nulla ad essere contradditorio (come farebbe, visto che non esiste ?).......bensì è la logica ad esserlo !).
Il vuoto non mi appare proprio vuoto (se il vuoto ti appare non vuoto, vuol dire che non può esistere. L'impercepibile (al di fuori quindi della tua e nostra possibilità di percezione) può esistere solo consistendo in qualcosa (a meno che noi si stia parlando di VUOTO LOCALE, RELATIVO) altrimenti non potrebbe essere (impercepibile significa "esistente al di fuori dei nostri sensi" e non certo "inesistente") ma popolato di onde gravitazionali, di radiazioni elettromagnetiche, di masse, di energia, di osservatori, di scienza e di filosofia, di domande, risposte e contraddizioni.
Sono perfettamente d'accordo che la materia non sia solida (forse volevi dire "non sia monolitica"), però eviterei di sbatterci la testa. Mi basta come ho già detto, una insignificante differenza, un granellino di sabbia, per la mia conclusione: le cose non sono o divengono nulla.

PS
I miei genitori sono morti da diversi anni, il lutto è finito, non è una tragedia, non provo dolore ma un buon ricordo affettuoso.


Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

#37
Grazie Phil, mi hai anticipato, stavo per correggere, ho messo il segno dell'unione invece di quello dell'intersezione o prodotto logico e nell'ultima uguaglianza la O invece di 0.
La contraddizione per me è invece espressa chiaramente, graficamente, nella prima identità, dove il segno 0, l'esistenza del nulla, è identico allo spazio vuoto " ", l'inesistenza del nulla.
Sottolineo che \A è la negazione di A, non 0, quindi il nulla non è la negazione di un ente o diveniente che sia.
In breve che il nulla esista o non esista nulla cambia di A.






iano

#38
Citazione di: baylham il 31 Gennaio 2021, 12:04:47 PM
L'uomo è la misura di tutte le cose. Tuttavia la logica e quindi la scienza non sono attrezzate sul problema dell'esistenza del nulla.
L'uomo è la misura di tutte le cose.
Frase  ancora attualissima, che andrebbe reinterpretata alla luce della nuova fisica , ed in effetti viene reinterpretata dalla MQ quando dice che le cose esistono solo nel momento in cui le misuriamo.


Cioè, quella che poteva sembrare una pedanteria filosofica è divenuta una necessità descrittiva.
Isolo con spaziatura questa frase per sottolinearne la rilevanza filosofica, che è quella che dovrebbe più interessare a noi.


Parimenti il nulla viene reinterpretato continuamente dagli scienziati, prestandosi addirittura ad essere un fil Rouge per scrivere una storia della scienza.
L'evoluzione della scienza è l'evoluzione del concetto di nulla, che esiste per quel che ne sappiamo solo come concetto.
Ma la stessa cosa possiamo e dobbiamo dire anche per "le cose" il cui concetto si è evoluto in parallelo, e non potrebbe essere diversamente , a quello del nulla.
Associare la realtà alle cose, piuttosto che al nulla è una distorsione culturale, e a dimostrazione di ciò i relativi concetti sono soggetti a revisioni e ripensamenti continui,mostrandosi quindi attrezzi preziosi , quanto malleabili, che consentono agli scienziati di far quadrare in modo accettabile le loro teorie, di modo che queste prendano forma oltre a mostrare sostanza di pratica utilità.
Questa forma comunque non è da confondere mai con la realtà intera , essendone semmai parte che si relaziona dinamicamente con la restante .
La realtà è fatta di nulla e di qualcosa solo nella misura in cui questi concetti fanno parte di noi, e, in quanto tali manipolabili,e , di fatto, storicamente e utilmente manipolati.
Potremmo delineare un quadro filosofico della nuova scienza nel seguente modo:
Quando indaghi la supposta  concretezza delle cose ti accorgi che sono fatte di nulla più che altro, e quando indaghi il cosiddetto nulla ci trovi sempre qualcosa di troppo.
Questi sono i fatti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#39
Di fondo c'è un problema psicologico più che filosofico.
La nostra necessità di stabilità, che traduciamo con l'esigenza di stare coi piedi su qualcosa di concreto, tende a sorvolare sul fatto indiscutibile che il nostro rapporto con la realtà è dinamico, e che ciò che deriva da questo rapporto, compresi i concetti di qualcosa e di nulla, è  quindi soggetto a cambiamenti continui.
Dal punto di vista della "statica" essi appaiono vaghi e sfuggenti, ma dal punto di vista della "dinamica" essi stanno facendo solo il loro lavoro, e nel farlo il nulla si sporca le mani e il qualcosa a volte sembra aver dimenticato a casa la tuta da lavoro , e come accade in certi incubi, si trova nudo in mezzo alla folla.😄
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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green demetr

Citazione di: iano il 07 Gennaio 2021, 02:39:20 AM
Se si può partire da qualcosa per giungere logicamente al nulla , perché non si può partire dal nulla per giungere a qualcosa?
Da un punto di vista logico non c'è alcun impedimento e la nostra innegabile preferenza per un verso piuttosto che l'altro è dunque significativa.
Ma le cose stanno cambiando . Nella fisica moderna il nulla guadagna consistenza e il qualcosa diventa sempre più vago.
Impossibile , come logica vorrebbe , non considerarli complementari.
Uno non può esistere senza l'altro, e quindi logicamente uno vale  l'altro.
La nostra preferenza in Occidente si è manifestata storicamente nell'orrore per la vacuità .
Si preferiva un universo uno, seppure non compatto.
Se si presentavano buchi si coprivano con eterea pezza.
Maxwell l'ha chiamata campo.
Einstein geometria dello spazio tempo, salvo poi ripensarci, quando si è reso conto che questa geometria possedeva una anima vibrante di onde gravitazionali, rievocando l'etere, senza nominarlo.
A farla breve , nei racconti degli scienziati il qualcosa e il vuoto sembrano scambiarsi continuamente il ruolo , come è logico che sia., vista la loro natura perfettamente speculare.
Siamo invitati dunque a cambiare le nostre preferenze , o meglio a non averne, se non per  necessità narrativa.
Così abbiamo accumulato diversi racconti dove qualcosa e nulla si scambiano i ruoli, funzionando tutti bene e dove forse il narratore più disinvolto è stato Newton.
La morale della favola è che dovremmo essere più disinvolti e meno seriosi nell'indagare il mondo coi limiti dei nostri attrezzi riposti nella loro cassetta dove c'è tutto e niente.


Se ci fosse il nulla e non qualcosa salterebbe la teoria del big bang, salterebbero interi laboratori, intere schiere di scienziati e sopratutto intere file di investimenti.  :D


Mi sa che questa disinvoltura non ce la possono fare :D

Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

#41
Ciao Green.
Direi che hai sintetizzato alla perfezione.
Quel qualcosa , per il tanto o nulla che vale, ha il valore del nostro rapporto con la realtà.
Alla fine si riesce a dire qualcosa di veramente serio solo quando smettiamo di prenderci troppo sul serio. :D
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

baylham

L'uomo è misura di tutte le cose, per cui ogni uomo ha la sua misura.
Condivido in parte le tue considerazioni sull'evoluzione della scienza rispetto alla materia, alle cose, non condivido assolutamente che le cose siano o diventino nulla, in entrambi i sensi, dal nulla a qualcosa e da qualcosa al nulla.
Non penso di avere rapporti con la realtà, ma di essere parte della realtà e non un nulla. Realtà che non esiste, in coerenza con i risultati espressi dalla meccanica quantistica e dalla fisica contemporanea, come da te riferiti, "dato che non è misurabile".

Qualche volta mi svegliava di soprassalto l'incubo di scivolare nel vuoto tipico dell'alpinista lungo una cengia, ma era paura della morte, non del nulla. Sei sicuro che il problema psicologico, il disagio, l'orrore del nulla non sia il tuo? Preferirei discutere di filosofia, di scienza, di logica, non di psicologia sul tema in oggetto (eccetto l'inconscio di Freud che forse è attinente). Altrimenti non lamentare che si discuta di coscienza e di morte.

Mi sono scervellato con gusto diverse notti a riflettere sul nulla per giungere alla sopra esposta contraddizione, l'ironia è più che sufficiente.

iano

#43
Citazione di: baylham il 31 Gennaio 2021, 21:19:12 PM
L'uomo è misura di tutte le cose, per cui ogni uomo ha la sua misura.
In effetti abbiamo due punti di vista abbastanza diversi.
Lo capisco dalla suddetta tua interpretazione della famosa frase da te citata.
Io per uomo intendo umanità, e per misura intendo scienza, e non il risultato di una esperienza soggettiva, per quanto condotta con coscienziosità e rigore.
Ma come appunto dicevo , la,frase si presta a diverse interpretazioni.
Io comunque non mi sono lamentato della deriva data alla discussione ,cosa a cui io stesso sono colpevolmente aduso, ma al suo completo deragliamento.
Deragliamento dovuto alla associazione nulla morte.
Volevo parlare di un nulla al quale rivendico vitale attualità nel suo dipanarsi storico concettuale, che sopravvive rivitalizzandosi alle caduche generazioni umane.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve iano. Citandoti : "Deragliamento dovuto alla associazione nulla morte.
Volevo parlare di un nulla al quale rivendico vitale attualità nel suo dipanarsi storico concettuale, che sopravvive rivitalizzandosi alle caduche generazioni umane".


Ma allora, se capisco quanto tu rivendichi qui sopra, a te non interessava aprire un topic sul nulla quale ipotetica entità (entità : "ciò che esiste - quindi è causa di effetti - pur non risultando in qualcosa di ulteriormente specificabile")...............bensì intendevi trattare del nulla quale puro concetto.



Quindi saresti d'accordo sul fatto che il nulla non esiste (quale noumeno,cioè quale "cosa in sè"), ma ne esiste il concetto astratto, inteso come evocazione di una assenza del qualcosa?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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