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NIZZA

Aperto da Eutidemo, 16 Luglio 2016, 05:59:15 AM

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Eutidemo

La strage di Nizza, a parte l'orrore dello specifico evento, dovrebbe farci ulteriormente riflettere sulla fragilità della nostra condizione umana.
Siamo alla mercè dei più imprevidibili eventi: dal vaso di fiori che può caderci inaspettato sulla testa, mentre passeggiamo tranquillamente in strada, al folle pilota di un camion impazzito, che crede di guadagnarsi il paradiso facendo strage di vittime innocenti.
Noi vorremmo avere il controllo di tutto, mentre, in realtà, non abbiamo il controllo di NIENTE; perchè non possiamo costringere la gente a non mettere vasi di fiori sul davanzale, nè prevenire il gesto di un terrorista pazzo.
Al riguardo, la prevenzione dei servizi di sicurezza serve a poco...perchè chiunque è disposto a sacrificare la sua vita, è padrone della nostra!
Nessuno è al sicuro...MAI.
Il che, peraltro, non deve minimamente preoccuparci... non avrebbe alcun senso.
Ed infatti:
- ha senso preoccuparci che possano rubarci la macchina o derurbarci in casa, perchè, prendendo le dovute precauzioni, ed avendo un po' di fortuna, "forse" riusciremo ad evitare tali sgradevoli eventi; i quali, in effetti, una volta verificatisi, potrebbero procurarci un certo rammarico, perchè siamo ancora lì a dolerci di aver perso qualcosa (anche se sarebbe sciocco dolersi soverchiamente anche per tali perdite);
- non ha invece alcun senso preoccuparci di dover morire, perchè, anche prendendo le dovute precauzioni, al massimo potremo procrastinare di un po' l'evento, ma giammai evitarlo; ed anche il cercare di rinviarlo, in fondo, non ha molto senso, perchè, una volta defunti, non potremo certo rammaricarci del fatto che avremmo potuto vivere ancora qualche altro anno (ammesso che ne sarebbe valsa la pena, il che non sempre è), perchè non siamo più lì a dolerci di aver perso qualche anno di vita.
Il problema è che noi ragioniamo "da vivi", immaginando che la morte consista nella "perdita" di qualcosa; mentre invece, mancando ormai il soggetto del verbo "perdere", in realtà non si "perde" un bel niente.
Solo i vivi possono aver perso qualcosa...i morti mai.
Ed anche se qualcosa di noi sopravvivesse, vorrebbe dire che la morte in realtà non esiste affatto, ma esiste solo un cambiamento del modo di "esistere"; e, se così fosse, il problema, "a priori", non si pone.
Più ragionevole, invece, è preoccuparsi non tanto del "quando", bensì del "come"si dovrà morire; ed infatti, se, come sopra detto, l'"essere morto" non è affatto un problema, il "morire" potrebbe esserlo, perchè, nella maggior parte dei casi, si tratta di un processo fisicamente e psicologicamente doloroso.
Sotto tale aspetto, in verità, essere uccisi sul colpo, da un vaso di fiori che ci cade in testa, o investiti da un camion, è come vincere un terno al lotto, perchè il processo fisicamente e psicologicamente doloroso della morte, in tal modo, viene "vissuto" molto in fretta; ed invece, languire per mesi o per anni in un letto di ospedale, non credo che sia molto meglio.
Il fatto è che la nostra mente è spesso  ingannata dalle APPARENZE!.
Ed infatti, ci spaventa di più essere uccisi dal crollo di una montagna, che dal crollo di un muro; quando, invece, il risultato è esattamente lo stesso.
Allo stesso modo, ci terrorizza (giustamente), l'idea di essere suppliziati in una oscura segreta, senza considerare che ci sono malattie che consistono in torture MOLTO più atroci di quelle che possono infliggerci dei torturatori umani.
Per fortuna, nel secondo caso, a volte possiamo ricorrere alla morfina; ma non sempre, perchè, avendo tale farmaco effetti "antispastici", non sempre (purtroppo) essa può essere somministrata.
Ad ogni modo, non ha senso nemmeno preoccuparsi troppo di "come" dovremo morire...perchè tanto non possiamo farci niente; o meglio, volendo potremmo anche farci qualcosa, se il dolore è troppo intenso.
Ma questo è un altro discorso.
Per restare al tema, e concludere, ritengo che in ogni caso non bisogna mai preoccuparsi troppo di morire, bensì occuparsi a vivere meglio che possiamo finchè possiamo.
Solo questo ci è concesso.

Jothin Cook

#1
A me sembra, Eutidemo, che il punto relativo a questa triste problematica degli attentati, non sia da porsi semplicisticamente e genericamente nei termini del rapporto che l'uomo debba avere con la morte, né in quelli della maggiore o minore sofferenza che questa comporti. Infatti, come giustamente affermava Seneca, siamo liberi in ogni momento di andarcene come meglio crediamo. Invece, la questione centrale da affrontare e risolvere è se sia più o meno giusto e legittimo che qualcuno si arroghi il diritto di togliere deliberatamente la vita ad un altro o addirittura, come nel caso trattato, ad una miriade di esseri umani, vigliaccamente, senza una ragione tangibile e inerente una determinata situazione di effettivo contrasto e/o conflitto dovuto ad interessi personali, infierendo così su degli inermi ed indifesi, anche in tenera età, con la freddezza e la spietatezza propria ad un assassino incallito! Non trovo affatto appropriato, inoltre, il paragone con il vaso che cade dal balcone, per quanto anche una incuria, da parte di quell'imprudente inquilino che non si accerti della sicura sistemazione sul davanzale del suo balcone del vaso che cadendo uccide un uomo, rappresenta un atto colposo che, come tale, viene giustamente punito dalla legge. Ecco, dunque, che la morte, in sé e per sé, rappresenta davvero l'ultimo dei problemi, laddove è il significato del gesto, l'atto impietoso, efferato ed arrogante, oltre che vile, a costituire l'oggetto di una riflessione che voglia davvero cogliere l'essenza di eventi simili a quelli accaduti a Nizza. L'istinto di conservazione dovrebbe qui indurci a riflettere ed a immedesimarci più da vicino sia con le vittime che con i parenti e gli amici di costoro, e questo vale non solo per coloro che vengono colpiti qui, in occidente, nella "civile" Europa, ma anche in Medioriente, in Africa, Asia e dappertutto! Se, in maniera rassegnata e fatalistica, dovessimo rinunciare a mettere in atto qualsiasi strumento di attenuazione, contenimento e difesa, che sia risolutivo, rispetto a tali questioni, coerentemente anche qualsiasi lotta condotta dagli esseri umani per conservare valori, civiltà e, insomma, la vita stessa, come ad es. la ricerca medica o qualsiasi opera ed intervento umani utili a migliorare le condizioni di vita, sarebbero inutili e vane, e tutto precipiterebbe subitaneamente nella barbarie e nell'incuria più devastanti e desolanti! Inoltre l'uso della ragione ed ogni sapere, compresa la filosofia, sarebbero assolutamente inutili, perché ritenuti inadeguati e superflui. Nessuno è immortale, ma non per questo ognuno si precipita senza motivo nel fuoco oppure si affoga in mare! La limitatezza della vita ne acuisce il valore, anziché detrarlo... Il tuo ragionamento, onestamente, ricorda molto più le tesi di Egesia, che non quelle, seppur sofistiche di Eutidemo: i sofisti, anche Gorgia nel suo discorso sul non essere in cui tramite la reductio ad absurdum dimostra che nulla è, erano comunque fedeli alla vita, e persino un Eraclito, il quale affermava che vivere o morire gli era indifferente, interrogato a tal proposito sul perché allora non optasse per la morte, rispose: "...ma perché mi è indifferente, appunto!"

Aniel

A parte la giusta verita' che non siamo noi a decidere quando morire e perche', vorrei adesso sottoporvi una riflessioni che ho trovato sul Fatto Quotidiano di un saggista e editore: Gianluca Ferrara.
'Nessuno che dica la verita' che siamo vittime della' legge del taglione' in una spirale di violenza che puo' solo aumentare. Da sempre i potenti usano i popoli come galli da combattimento, per poterli dominare e fare sfogare la propria rabbia non verso di loro ma nei confronti di chi vive nella medesima situazione di sudditanza.'

Piangiamo i bambini, le persone brutalmente schiacciate dal tir di Nizza, e' giusto provare compassione per tanto dolore, ma che dire delle operazioni di guerra degli Stati Uniti e della Nato che causano la morte di migliaia di civili, compresi tanti bambini innocenti,  in Iraq, Afghanistan, Siria. Nella guerra non ci sono vincitori o vinti ma solo tanta sofferenza e tanto denaro in tasca ai potenti della terra.
Non e' che abbiamo tutti un po' di colpa per come va il mondo?
Non basta pensare queste cose e denunciarle sui social, o con il collega di lavoro o il vicino di casa , bisognerebbe organizzare degli EVENTI PER LA PACE piu' sovente e con piu' efficacia, ne avremmo veramente bisogno: tutti in piazza, nei paesi e nelle citta', vecchi, giovani e bambini a testimoniare la pace con gesti finalmente fisici e non virtuali; come si usava nelle marce per la pace di Gandhi o Martin Luter King, iniziamo a pensarci sarebbe il minimo che possiamo fare...oppure azioni ancora piu' efficaci come boicottare per un giorno le grandi catene di distribuzione mondiale del consumismo sfrenato, boicottarlo per una settimana o meglio ancora, per sempre, la soluzione migliore. Utopia??? puo' darsi, E' troppo tardi? puo' darsi, ma non e' mai troppo tardi per far nascere nuova coscienza e consapevolezza nell'essere umano.

paul11

Dobbiamo farcene una ragione che non c'è solo la ragione. Dobbiamo sapere che c'è sempre un colpo di vento a sparecchiare i tarocchi,
 l'irrazionale che irrompe nel razionale,;progetti, programmi ,destini spezzati. Non esiste la sicurezza, ma un indice probabilistico che comunque ci dice poco dell'attimo dopo attimo.E' un problema culturale di questo tempo soprattutto, ma lo è sempre stato perchè appartiene al destino .Poi ci possiamo chiederci che senso abbia tutto questo? Ma non può esistere la cultura di una sicurezza, se non ha già dentro di sè l'incertezza.
Gli eventi che spezzano il programma sono parte della vita. E se poi questo evento non è delle forze naturali, ma la causa è un altro uomo, uno "spostato" ch ecasualmente era lì, che probabilmente aveva problemi mentali, che probabilmente ce l'ha con la sua vita e il mondo, che probalmente interpereta passi del Corano e l'ISIS a suo modo, nessun programm aorganico e organizzato, un colpo di destino che spezza altr idestini, che può accader eovunque ed è questo che si teme, nessun luogo può essere sicuro, nessun tempo certamente pianifcato.
Allora nel modello di rappresentazione cominciano a riapparire i Se e i Ma... ma se ci fossi stato anch'io che ero lì qualche giorno prima?
Se non avessi avuto un altro impegno.........?
E' tutto talmente insicuro che la vita non può che continuare  come prima, nelle sue consuetudini, abitudini, sperando di non esserci SE....

jsebastianB

Citazione di: Eutidemo il 16 Luglio 2016, 05:59:15 AM
Il problema è che noi ragioniamo "da vivi", immaginando che la morte consista nella "perdita" di qualcosa; mentre invece, mancando ormai il soggetto del verbo "perdere", in realtà non si "perde" un bel niente.
Solo i vivi possono aver perso qualcosa...i morti mai.
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ritengo che in ogni caso non bisogna mai preoccuparsi troppo di morire, bensì occuparsi a vivere meglio che possiamo finchè possiamo. - Solo questo ci è concesso.

Infatti è proprio quanto riportava il sublime autore del Libro Sapienziale Qoelet ( conosciuto anche come Ecclesiaste ).

Il Predicatore esortava il devoto nel fare TUTTO quanto gli era possibile in vita.. proprio perchè nel luogo ove "tutti" saremo diretti ( la tomba: ove avverra' la corruzione, il disfacimento, l' involuzione, la corruzione, la disintegrazione, la putrefazione di questo nostro (Illusorio) IO - mentre altro non è che carcassa marcia per i succulenti ed appetitosi vermetti.. )  NON ci sara' piu':
- pensiero, attivita', azioni.. eccc... 

- Tutto è veramenete finito, non si ha piu' alcuna parte in tutto cio' che avviene sotto il sole. La "polvere" è il futuro !  

Da qui il suo invito.. non solo a fare tutto quanto ci è possibile - ma altresi' di godere le ( poche.. veramente poche ) gioie che la vita offre su questo fottuto mondo - essendo questa la sorte per tutti gli individui.. per le pene sofferte quaggiu' / sotto questo dannato sole !!

punto X

#5
Citazione di: Jothin Cook il 19 Luglio 2016, 15:08:48 PMA me sembra, Eutidemo, che il punto relativo a questa triste problematica degli attentati, non sia da porsi semplicisticamente e genericamente nei termini del rapporto che l'uomo debba avere con la morte, né in quelli della maggiore o minore sofferenza che questa comporti. Infatti, come giustamente affermava Seneca, siamo liberi in ogni momento di andarcene come meglio crediamo.    
Caro Jothin Cook , forse Eutidemo si è espresso in maniera un po' troppo approssimativa e , per cosí dire , " banale " , tuttavia penso che sia sbagliato affermare che cercare di comprendere i fatti di Nizza a partire dalla condizione umana e dal modo in cui gli esseri umani cercano di gestire il problema della morte rappresenti di per sé un' inaccettabile semplificazione , al contrario , prendiamo per esempio la questione del gioco d' azzardo , perché le persone continuano a scommettere sapendo che perderanno ? Per vari motivi tra cui


  • la speranza : per quanto improbabile e per quanto dannosa possa essere la scelta di continuare a scommettere c'è sempre una piccolissima probabilità di vincere , sarebbe un po' come andare a Lourdes , d' altra parte se non ci fosse la speranza nessuno andrebbe piú dal medico né si prenderebbe piú cura dei propri interessi e delle proprie responsabilità
  • il senso di appartenenza : se io svolgo deliberatamente una certa attività insieme a qualcuno allora ho un compagno e se io soffro insieme a qualcuno per un motivo analogo se non per lo stesso motivo probabilmente ho un amico , ma se io svolgo una certa attività insieme a qualcuno che soffre per la stessa ragione per la quale soffro io allora ho un amico e un compagno , se poi ci sono piú persone a svolgere la mia stessa attività soffrendo per le mie stesse ragioni allora posso dire di appartenere ad un gruppo di compagni e di amici , la qual cosa potrebbe essere fonte di grande felicità
  • il libero arbitro : in realtà la libertà dalla morte e da un paio di altre "cosette" , vale a dire che se io mi limito a subire le cose che mi càpitano non sono libero , ma se io mi faccio del male da solo sono io che ho scelto di far succedere le cose che non vorrei mi succedessero , dunque sono libero di scegliere di far succedere le cose ( e anche di non farle succedere ! )

in altre parole le ragioni del gioco d'azzardo si possono riassumere in una sola : la condizione umana . In quanto alle ragioni degli attentati io credo che siano molto simili a quelle del gioco d'azzardo, con la differenza , se cosí la vogliamo chiamare , che probabilmente gli attentatori pensano " Noi siamo liberi perché abbiamo scelto e voi invece no . " quando in realtà gli attentatori e le vittime hanno semplicemente fatto due scommesse diverse , solo che la scommessa delle vittime era piú sensata , forse dopo tutto ha ragione Pascal quando dice che la fede è una scommessa , perché è di fede che stiamo parlando , anche se non è detto che la fede debba per forza di cose esprimersi in questi termini , lo stesso Pascal dimostra a mio avviso come la fede possa persino costituire il fondamento di un principio di laicità , dico , però , che a volte le cose vanno male e quando questo succede non c'è fede né filosofia né altro in grado di impedirlo , personalmente io non sono credente né,tanto meno, credo nell' esistenza del Diavolo , tuttavia se ci credessi direi che il Diavolo non sfrutta le tendenze peggiori dell'uomo , bensí le migliori