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Nietzsche

Aperto da anthonyi, 23 Ottobre 2019, 19:19:35 PM

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Ipazia

É certo che i preti preservano se stessi anche fisiologicamente, in una condizione di potere parassitaria che li esonera dal "sudore della fronte", e non solo psicologicamente col loro passe-partout per la vita eterna.

Riguardo alla mitologia, l'unico ordine altro dalla mitologia medesima é oggetto di studio, e di manipolazione, della psicologia di massa. Esito sicuramente non mitologico, ma orrendamente reale (a proposito di intelligenze "sataniche"). Sul quale il povero FN finí con l'impazzire. Più filosofo (anche in senso popolare) Platone che raccomandó di lasciare nella caverna coi suoi stregoni chi non poteva vivere alla luce del sole.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

non sono d'accordo sul fatto che l'ateismo debba essere esonerato dal portare prove a sostegno delle proprie pretese di verità. Il fatto che si presenti come "negazione" è solo una possibile forma sintattica, che può tranquillamente essere riformulata come affermazione, senza che il contenuto cambi. Negare l'esistenza di Dio, implica necessariamente affermare "positivamente" una visione del mondo in cui Dio non c'è, e in quanto affermazione che voglia essere legittimata come valida filosofica, e non solo come opinione del tutto arbitraria, necessita di argomentazioni a sostegno. Cioè ogni ateismo filosofico che si rispetti dovrebbe essere in grado di mostrare quali passaggi logici sarebbero forzati negli argomenti che i pensatori teisti hanno portato a sostegno dell'ipotesi dell'esistenza di Dio. Prove che, a meno che non si voglia cadere in delle superficiali banalizzazioni, argomenterebbero l'idea di una Causa prima entro i limiti in cui appare come la spiegazione più razionale per rendere ragione del reale, senza alcuna necessità di convalidare ogni rappresentazione storica delle religioni fondata su interpretazioni letterali dei testi sacri. Non c'è davvero alcuna ragione per cui l'essere convinto della validità della prova ontologica, o di quelle tomiste, cartesiane o rosminiane debba vincolarmi a credere alla reale esistenza di Adamo, Eva, il serpente, i miracoli evangelici, la morte e la risurrezione di Cristo.  Se poi la polemica nicciana non fosse rivolta a contestare il particolare modo di impiegare la logica delle metafisiche teiste, ma a contestare più in generale ogni possibilità per la ragione di dedurre un complesso coerente (se il termine "sistema" infastidisce) di verità, allora come detto nel topic sulla metafisica, molto più coerente sarebbe stato negare la propria stessa rilevanza filosofica, e ripiegare su una visione del mondo espresse in forme meramente estetiche e sentimentali, dedicarsi alla poesia, alla musica, alla narrativa. Se si vuole essere riconosciuti all'interno di una comunità filosofica di spiriti dia-LOGANTI, si accettano i principi universali e autoevidenti della logica formale, come strumenti di convalida delle proprie opinioni nei confronti di eventuali obiezioni. La mia, fallibilissima impressione, è che la grande fortuna di Nietzsche sia derivata proprio dal suo stile aforistico, antisistematico, e fortemente metaforico/allusivo, uno stile che cattura l'interesse degli esegeti proprio per la sua ambiguità, che apre a tante interpretazioni diverse e contrastanti, alimentando un dibattito, che non c'è, o c'è in misura molto minore per pensatori alla Husserl o alla Tommaso d'Aquino, che utilizzando un linguaggio molto più tecnico, rigoroso e semanticamente preciso, offrono una minore gamma di chiavi di lettura su cui dibattere. E questo è un punto che personalmente ho sempre recepito come una grande ingiustizia. Lo sforzo di essere chiari, di argomentare con rigore e precisione le posizioni, invece di essere premiato, viene sanzionato con l'indifferenza a scapito di chi usa artifici letterari e stilistici per apparire più misterioso, evocatico, affascinante. Sul "Dio e morto" nicciano si aprono interminabili discussioni, sull'infinito impegno di un Tommaso d'Aquino, in ogni articolo della Summa Teologica, a render conto delle posizioni opposte alle sue argomentando puntigliosamente le proprie contestazioni, c'è il totale disinteresse. Personalmente, preferisco di gran lunga sentirmi ispirato dai Socrate, Platone, Anselmo, Cartesio, Rosmini, Husserl, da chi vede la filosofia come luogo di prove, dimostrazioni, confutazioni da poter discutere, più che su aforismi da diari del liceo

Ipazia

Entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem.

Detta da un teologo cristiano, per giunta di sfortuna epistemologica.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Gli atei peccano nel vedere il famoso "Dio è morto" come un esultazione enfatica di liberazione, quando invece una delle cose che mi pare chiara è che si tratta di un lamento tormentato e colmo di nefasti presagi. Nietzsche predice le guerre, la politica ascendere a materia dello spirito, i poveri di spirito prendere il potere, tutto ciò che sarà la disgrazia del secolo che lo seguirà. Forse per farsi capire meglio avrebbe dovuto scriverlo in aramaico, avrebbe potuto infatti scrivere "Eloi, Eloi, lemà sabactàni?". Ma tanto il risultato è lo stesso, il suo è  "aramaico" anche se scritto in tedesco e tradotto in cento lingue.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: InVerno il 27 Ottobre 2019, 18:55:51 PMGli atei peccano nel vedere il famoso "Dio è morto" come un esultazione enfatica di liberazione, quando invece una delle cose che mi pare chiara è che si tratta di un lamento tormentato e colmo di nefasti presagi.

Mi sembrano eccessivamente enfatizzate entrambe le rappresentazioni. Oltretutto il senso di quell'espressione é interamente comprensibile solo nel contesto religioso monoteista abramitico. Per la modernità il venir meno dell'ipotesi religiosa é un invito a rimboccarsi le maniche e assumersi le proprie responsabilità di umani adulti. Tornando al nostro: in ció sta la trasvalutazione. E il ruolo fondamentale della filosofia. Lei sì liberata. Non più ancella di nessuno.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

cit franco
"Il passo è di eccezionale importanza. Il quale, visti i rilievi che sono stati mossi al mio discorso sulla decisività della fisiologia di Nietzsche ( = della sua costituzione fisiologica), mi fa pensare che i miei interlocutori abbiano letto Nietzsche senza meditarlo a fondo
. "

Ma infatti quella è la posizione dell'asceta.
E comunque sia, non si tratta della fisiologia di Nietzche, ma un discorso sulla fisiologia generale.
Tema ripreso da Canguilhem per esempio. Che a sua volta interessa tutti gli autori fondamentali del 900.
Da Derrida a Focault, passando per Lacan.

Non si tratta di caratterizzare in maniera "lombrosiona" il comportamento di una persona (come se il comportamento fosse poi la sua psicologia), cosa che mi pare, ma posso sbagliarmi, caratterizzare il tuo discorso.



cit franco
Morte metaforica? metafora del risveglio umano? Se così fosse, si tratterebbe di un risveglio non certo coinvolgente tutti coloro (moltitudine sterminata) che hanno continuato a dormire e continuano a dormire. Il che come, già osservato, contraddice - e qui incontestabilmente - la constatazione storica della morte di Dio come constatazione del tramonto della fede cristiana.

Nietzche non testimonia della morte della fede, semplicemente constata la morte dell'oggetto di culto di quella fede.
Le persone si muovono e agiscono in una direzione opposta a quella presunta dal DIO come SOMMUM BONUM.
In particolare si studia per esempio il risentimento.
Oppure l'odio dilagante a cui grazie a DIO (anche se per motivi differenti) si sta ponendo fine con l'oscuramento dei trombettieri della restaurazione nazionale OGGI ( a testimoniare di quello che sono le cose, non servono astrazioni, a meno che chi legge sia uno di quelli che porta in piazza la propria rabbia, invece che la discussione, e tantomeno l'amore per il prossimo)

Ora questa cosa non va dimostrata, la si vive.

E' una scelta politica, o capisci che DIO è morto, e che la situzione politica è cambiata, o sennò continui a dormire e fidandoti (fede) fai finta che tutti ci vogliamo bene. Se ognuno sbaglia poi DIO lo perdona. Oppure DIO è imperscrutabile.

Che ipocrisia senza fine. E' una vergogna che dopo 140 anni di storia, e dopo l'olocausto, stiamo ancora qui a parlarne.

Ma si sà per la gente la storia (il reale è una evidenza) è un optional.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

cit Davintro

implica necessariamente affermare "positivamente" una visione del mondo in cui Dio non c'è, e in quanto affermazione che voglia essere legittimata come valida filosofica, e non solo come opinione del tutto arbitraria, necessita di argomentazioni a sostegno

Penso di aver già risposto a Franco su questo.

La dimostrazione c'è, ed è la stessa filosofia del martello di Nietzche.
Ho preso tra le svariate (una per aforisma) quella del risentimento.

Ma avrei poturo prendere la prima che cita per importanza, ossia quella gerarchica.

Il fatto che ne indichi tante, e noi ne scegliamo una da affrontare non significa che le une contraddicano le altre.

poi ripeto opere come lo zarathustra o la genealogia della morale, sono opere della tarda maturità.
mi chiedo come possiamo intenderle quando non intendiamo quelle della prima maturità-

Certo a ben vedere è praticamente solo un quinquennio, ma l'accelerazione verso tematiche sempre più complesse è vertiginoso.

A pensare che la questione gerarchica è la prima sottoposta, e con Agamben, che è il filosofo più influente nel mondo (ma non Italia per i soliti paradossi nostrani) siamo ancora lì che non capiamo......

E' dura.


Tra l'altro non si può dimostrare ogni passaggio di un discorso, altrimenti cadiamo nella semeiotica infinita, che è uno degli infiniti modi in cui ci impediamo di pensare.

Quando succede una cosa, noi l'avvertiamo subito, non è una questione di massimi sistemi.

Il discorso non è una questione metafisica. E' piuttosto la metafisica a essere UNO degli infiniti discorsi,

Bisogna capire che la sintassi non è la semantica.

La metafisica che sogna di essere il significante universale è in realtà il simbolo particolare di una sintassi che si riferisce al suo tema come tale. Ossia il significante è la semantica del significante. Ma di semantiche ne esistono infinite.

La semantica Nicciana è chiaramente politica. (perciò ha torto Heideger a considerarlo l'ultimo dei metafisici)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

Cerco di dire la mia in un modo un pò più sistematico, anche se Nietzsche non lo conosco bene.
La sua famosa affermazione su "Dio è morto" ha avuto il pregio di essere stata diffusa a livello globale. Insieme a "Conosci te stesso" e "Penso dunque sono", credo che sia la frase filosofica più conosciuta al mondo. Comprendere cosa abbia voluto dire davvero è più complesso. Il fatto stesso che sia stata così tanto comunicata e apprezzata, vorrà dire qualcosa. Ha toccato, per così dire, un nervo sensibile della modernità.
Intanto non credo avesse alcun desiderio di dimostrare il proprio ateismo, nè di rammaricarsi di quella morte, nè di crogiolarsi di quella morte per affermarsi nichilista. Non credo che Nietzsche possa essere annoverato fra i nichilisti.
C'è un altra frase interessante e più esplicativa di Nietzsche sull'argomento "Se vi fossero dei, come potrei sopportare di non essere Dio? Dunque non ci sono dei».
Una interpretazione volgare vorrebbe che qui Nietzsche, presuntuosamente vuole sostituirsi a Dio, ammettendo in questo modo la necessità di una divinità.
Ma il significato è un altro, a mio parere. Nietzsche sottolinea che nella modernità non esiste più alcun elemento fisso e indiscutibile, che regola il nostro agire. Il suo desiderio di essere Dio è il desiderio di creare sè stesso e la sua storia. Se ammettesse l'esistenza di Dio, l'uomo sarebbe di nuovo stregato dai vincoli della divinità, che non può ammettere la creatività storica dell'uomo, perchè tutto ciò è già deciso dalla sua onniscienza. Come dice Severino, Dio non ammette libertà neppure a ciò che ancora deve esistere, perchè anche ciò che non esiste deve sottomettersi alla sua volontà, creando quel paradosso dell'entificazione del nulla.
E' un percorso lungo, quello che giunge a Nietzsche. Inizia, come al solito, con la cultura greca, con Edipo, Ulisse e Prometeo. Personaggi sempre in bilico fra la necessità divina e la loro volontà di divincolarsi da quel destino. Anche il Vangelo si pone lungo questa traiettoria, visto che la divinità entra nella storia dell'Uomo. Con Nietzsche, la scelta di campo è definitiva: l'uomo è (dovrebbe essere) padrone del suo destino e in questo senso forse è interpretabile anche il concetto dell'oltreuomo.
Quello che non perdono a Nietzsche è lo scarso senso etico verso l'umanità. Il suo mancato rispetto per i deboli che non meritano aiuto proprio in virtù della loro debolezza, perchè di quella debolezza hanno fatto la loro (ipocrita) forza. Per quanto i regimi a venire lo prenderanno indebitamente in prestito, Nietzsche permetteva di sicuro molto più di una sponda filosofica a quei regimi.
La capacità di dire in modo epigrammatico e teatrale in cosa consiste la modernità è uno dei tratti di Nietzsche, e quel contenuto è proprio la morte di Dio, che significa l'eterno divenire delle cose, l'accettazione della responsabilità per le nostre azioni, il relativismo di ogni fede e quindi la necessità di soppesarla al di fuori di principi teologici fissi e immobili.
In qualche modo il pensiero di Nietzsche è la riproposizione del viaggio di Ulisse. Come Ulisse, Nietzsche lascia gli approdi sicuri e immutabili e affronta i pericoli del viaggio solo con gli strumenti della sua "intelligenza". E poi forse pecca per eccesso di zelo e proprio per distinguersi da ogni "ipocrita religiosità", propaganda un agire fondato solo sulla forza, sfrondando il suo discorso da ogni principio etico.
Allora il discorso potrebbe essere quello di acquisire il discorso nietzschiano che ci attribuisce la responsabilità delle nostre azioni e la loro libertà, cercando di individuare una nuova cornice etica che possa superare sia quella antica legata alla divinità immobile e che immobilizza, sia quella moderna, legata alla tecnologia distruttrice dei nostri tempi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Lou

#53
Citazione di: InVerno il 27 Ottobre 2019, 18:55:51 PM
Gli atei peccano nel vedere il famoso "Dio è morto" come un esultazione enfatica di liberazione, quando invece una delle cose che mi pare chiara è che si tratta di un lamento tormentato e colmo di nefasti presagi. Nietzsche predice le guerre, la politica ascendere a materia dello spirito, i poveri di spirito prendere il potere, tutto ciò che sarà la disgrazia del secolo che lo seguirà. Forse per farsi capire meglio avrebbe dovuto scriverlo in aramaico, avrebbe potuto infatti scrivere "Eloi, Eloi, lemà sabactàni?". Ma tanto il risultato è lo stesso, il suo è  "aramaico" anche se scritto in tedesco e tradotto in cento lingue.
Io la vedo diversamente, la vedo in termini possibilistici come prospettiva, anzi, meglio,  la attestazione ( provocatoria o meno che sia, non è l'essenziale ) morte di Dio costringe ad aprirsi alla prospettiva sulla possibilità di una etica senza Dio: roba che dal punto di vista filosofico è certamente una domanda non illegittima.
Peraltro sono molto in sintonia con @green quando afferma che la morte di Dio non equivalga a morte della fede, o meglio, non equivalga alla morte di un atto di fiducia iniziale, quel tener per vero che ogni impresa ed avventura di conoscenza pre-suppone. Il morire dell'oggetto non sancisce di per sè la morte dell'intenzionalità dell'atto del "tener per vero". Prospettiva intrigante. Che poi ci siano atei che considerino la morte di Dio una liberazione e un manifesto, sia, ma ci sarebbe allora da chiedere come faccia a morire ciò/chi non c'/è. E daccapo si ritorna di botto a prospettive di indagine e ulteriori aggiornamenti. Forse con occhi diversi. A parer mio, ovviamente.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Franco

#54
Citazione di: Ipazia il 27 Ottobre 2019, 16:59:30 PM



Scriva Ipazia,

É certo che i preti preservano se stessi anche fisiologicamente, in una condizione di potere parassitaria che li esonera dal "sudore della fronte", e non solo psicologicamente col loro passe-partout per la vita eterna.


Franco ( = F) :

L'analisi svolta da Nietzsche nel passo da me citato ha proprio la funzione di chiarire la sfera fisiologica sulla quale il prete lavora.

Ma come ho iniziato ad osservare, il testo nietzschiano mostra le condizioni della tesi per la quale quell'analisi fisiologica è auto - analisi. Come a dire che la straordinaria fisio- logia presentata da Nietzsche è tale in quanto poggia su una ben matura auto - percezione.

Che Genealogia della morale veda la luce nel 1887 ha il senso di un compimento e di un suggello.

Ipazia:

Riguardo alla mitologia, l'unico ordine altro dalla mitologia medesima é oggetto di studio, e di manipolazione, della psicologia di massa.

F:

Temo che non mi si legga con la dovuta attenzione.
Il mio discorso sulla mitologia cristiana intende richiamare l'attenzione sulla realtà della fede nelle entità alle quali anche Ipazia attribuisce una valenza mitologica. Aver fede in quelle entità - ho iniziato a sottolineare - significa - tra l'altro - non sapere del loro carattere mitologico. Onde altro è la realtà di quella fede, altro è l'attualità o la possibilità di una scienza di quella stessa fede. Che la fede nelle entità costituenti il contenuto dell'esperienza cristiana possano essere o siano attualmente oggetto di una psicologia delle masse, non implica che questa sia fondamento necessario della realtà di quella. In soldoni e per fare solo un esempio concreto: dell'attuale - dico attuale - situazione della fede cristiana fa parte -  e in modo essenziale - la mancanza della sia pur minima notizia dell'esistenza di una psicologia di massa della fede nel carattere mitologico delle entità richiamate da Ipazia.


Cosa ha a che fare tutto ciò con Nietzsche? Molto. E questo nella misura in cui pensatori della levatura di Heidegger e Severino hanno letto assai diversamente la sentenza della "morte di Dio". Il primo assumendola come richiamo ad un recupero della dimensione sacrale in senso classico, il secondo - all'opposto - come affermazione definitiva della fine della metafisica quale configurazione fondamentale del tratto epistemico del nichilismo.






Ipazia

#55
Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Scriva Ipazia,

É certo che i preti preservano se stessi anche fisiologicamente, in una condizione di potere parassitaria che li esonera dal "sudore della fronte", e non solo psicologicamente col loro passe-partout per la vita eterna.


Franco ( = F) :

L'analisi svolta da Nietzsche nel passo da me citato ha proprio la funzione di chiarire la sfera fisiologica sulla quale il prete lavora.

No, sulla quale il prete è, come tipo umano con una specifica strategia di autosussistenza.

Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Ma come ho iniziato ad osservare, il testo nietzschiano mostra le condizioni della tesi per la quale quell'analisi fisiologica è auto - analisi. Come a dire che la straordinaria fisio- logia presentata da Nietzsche è tale in quanto poggia su una ben matura auto - percezione.

Illazioni. FN è ferocemente autocritico, ma il suo autosuperamento della tipologia ascetica e la critica della stessa sono radicali.

Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Ipazia:

Riguardo alla mitologia, l'unico ordine altro dalla mitologia medesima é oggetto di studio, e di manipolazione, della psicologia di massa.

F:

Temo che non mi si legga con la dovuta attenzione.
Il mio discorso sulla mitologia cristiana intende richiamare l'attenzione sulla realtà della fede nelle entità alle quali anche Ipazia attribuisce una valenza mitologica. Aver fede in quelle entità - ho iniziato a sottolineare - significa - tra l'altro - non sapere del loro carattere mitologico. Onde altro è la realtà di quella fede, altro è l'attualità o la possibilità di una scienza di quella stessa fede. Che la fede nelle entità costituenti il contenuto dell'esperienza cristiana possano essere o siano attualmente oggetto di una psicologia delle masse, non implica che questa sia fondamento necessario della realtà di quella. In soldoni e per fare solo un esempio concreto: dell'attuale - dico attuale - situazione della fede cristiana fa parte -  e in modo essenziale - la mancanza della sia pur minima notizia dell'esistenza di una psicologia di massa della fede nel carattere mitologico delle entità richiamate da Ipazia.


Cosa ha a che fare tutto ciò con Nietzsche? Molto. E questo nella misura in cui pensatori della levatura di Heidegger e Severino hanno letto assai diversamente la sentenza della "morte di Dio". Il primo assumendola come richiamo ad un recupero della dimensione sacrale in senso classico, il secondo - all'opposto - come affermazione definitiva della fine della metafisica quale configurazione fondamentale del tratto epistemico del nichilismo.

Che le ideologie costruiscano "scienze" pro domo loro non esenta dalla critica di tali ideologie che ovviamente non può prendere sul serio la "scienza" suddetta ma cerca di decostruirla nelle sue motivazioni reali evidenziandone le aporeticità. Le quali, altrimenti il gioco non funzionerebbe, sono invisibili ai loro seguaci così come noi, in assenza di uno specchio, non possiamo vedere il nostro viso. La "morte di Dio" è semplicemente la presa d'atto dell'esaurimento della funzione e del senso antropologici della "scienza" religiosa. Che le varie parrocchie filosofiche ci costruiscano sopra le loro carriere accademiche ci sta. Ma non è il caso di FN che va dritto al sodo e non aveva una grande opinione di quel genere di dotti per cui evitò accuratamente di stare al loro gioco. Così come fa Ipazia  ;D
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Franco

Citazione di: green demetr il 27 Ottobre 2019, 20:15:24 PMCosi green demetr ( =green):

cit franco
"Il passo è di eccezionale importanza. Il quale, visti i rilievi che sono stati mossi al mio discorso sulla decisività della fisiologia di Nietzsche ( = della sua costituzione fisiologica), mi fa pensare che i miei interlocutori abbiano letto Nietzsche senza meditarlo a fondo
. "

Ma infatti quella è la posizione dell'asceta.
E comunque sia, non si tratta della fisiologia di Nietzche, ma un discorso sulla fisiologia generale.
Tema ripreso da Canguilhem per esempio. Che a sua volta interessa tutti gli autori fondamentali del 900.
Da Derrida a Focault, passando per Lacan.

a) Non capisco l'avversativa della prima proposizione, Certo, si tratta proprio della posizione dell'asceta. La quale come ho iniziato a sottolineare è da Nietzsche configurata fisio -logicamente. Per comprendere la morale ascetica, secondo Nietzsche, è necessario guardare alla costituzione corporea (carnale) di chi la propone.

b) Non vedo perché non possa trattarsi della fisiologia dello stesso Nietzsche. Anzi, sarebbe molto interessante indagare tutte le ragioni per le quali il discorso di Nietzsche possa essere auto -(bio) grafico.

green:

Non si tratta di caratterizzare in maniera "lombrosiona" il comportamento di una persona (come se il comportamento fosse poi la sua psicologia), cosa che mi pare, ma posso sbagliarmi, caratterizzare il tuo discorso.

F:

Per affrontare questa tua posizione, è necessario affrontare in modo più pertinente quelle precedenti.

green:

cit franco
Morte metaforica? metafora del risveglio umano? Se così fosse, si tratterebbe di un risveglio non certo coinvolgente tutti coloro (moltitudine sterminata) che hanno continuato a dormire e continuano a dormire. Il che come, già osservato, contraddice - e qui incontestabilmente - la constatazione storica della morte di Dio come constatazione del tramonto della fede cristiana.

Nietzche non testimonia della morte della fede, semplicemente constata la morte dell'oggetto di culto di quella fede.
Le persone si muovono e agiscono in una direzione opposta a quella presunta dal DIO come SOMMUM BONUM.
In particolare si studia per esempio il risentimento.
Oppure l'odio dilagante a cui grazie a DIO (anche se per motivi differenti) si sta ponendo fine con l'oscuramento dei trombettieri della restaurazione nazionale OGGI ( a testimoniare di quello che sono le cose, non servono astrazioni, a meno che chi legge sia uno di quelli che porta in piazza la propria rabbia, invece che la discussione, e tantomeno l'amore per il prossimo)

F:

Ad un certo punto inizio anche a divertirmi. Mi chiedo cosa possa essere una fede senza oggetto. Mi sembra che, per contraddirmi, si sia disposti a proferire assurdità clamorose. Uno dei motivi fondanti del discorso filosofico è quello dell'intenzionalità quale costituzione essenziale della coscienza. Sì che togliere alla fede il suo oggetto significa togliere la fede, dunque togliere la stessa coscienza.






niko

L'affermazione di Nietzche non è solo Dio è morto, ma è "Dio è morto, lo abbiamo ucciso noi". E' un teicidio per mano umana che non ha niente di originale come posizione, paradossalmente è la stessa identica posizione del cristianesimo, secondo il quale da duemila anni Dio è morto e lo abbiamo ucciso noi (teicidio per mano umana), al netto del fatto che il dio cristiano, ucciso dagli uomini (e si badi bene da tutti gli uomini, passati, presenti e futuri) dopo tre giorni risorge. Ma Nietzche attribuisce specificamente l'invenzione della balla della resurrezione e quindi la fondazione del cristianesimo come religione a San Paolo, che dunque è il suo vero bersaglio polemico, e non cristo.

In epoca illuminista (o meglio in chiusura dell'epoca illuminista, mentre furoreggia la rivoluzione francese) compare sul cimitero di Parigi il famoso cartello con la scritta "La morte è un sonno eterno" affermazione materialista e rivoluzionaria contro chi, preti e moralisti vari, sostiene l'esistenza dell'aldilà: l'effimerità della vita deve spingerci a viverla al meglio e senza rinuncie. Il sonno non ci pagherà di quello a cui abbiamo rinunciato, la scommessa di Pascal non è a costo zero se si scommette di credere.

Ma l'eterno ritorno è oltre anche l'affermazione secondo cui la morte potrebbe essere un sonno eterno, si sbarazza anche del nulla della morte come ultimo luogo in cui poteva rifugiarsi il soggetto...

il nulla non c'è, quindi il soggetto che alla dissoluzione del corpo trasmigra nel nulla, trasmigra pur sempre in un altrove metafisico, non è distrutto come soggetto, mantiene per sempre la sua verità, contrapposta alla verità dell'oggetto, del mondo: non c'è nessuno stato del mondo corrispondente al nulla che (non) percepisce il morto, il mondo è pieno di essere, e quindi i morti che vanno nel nulla sono "fatti fuori" dalla realtà e dal mondo, delocalizzati, ma non eliminati, sono in uno stato di bimondismo o di altermondismo simile a quello in cui si trovano, secondo Nietzche, le verità della metafisica...

lo stato larvale presunto dei morti, la morte come buio, come oblio, è pur sempre immaginarsi delle potenzialità percettive del soggetto, sia pure vuote dell'oggetto: nella morte continua a fluire il nulla, cioè continua la vigilanza dei sensi e del soggetto, sia pure senza intelletto ne sensazione, senza che niente riempia questa vigilanza (in un certo senso continuano le categorie kantiane, sia pure come pura potenzialità, come vuote in assenza di fenomeno); incatenando la vita al ritorno del corpo, mettendo punti di luce intermittenti a distanza di eoni in questo buio, corrispondenti all'attimo eterno in cui la vita si riforma identica a se stessa, si elimina definitivamente il soggetto, cioè si può dare un pensiero della vita come pura effettualità, corrispondente alla causa (e casualità) del corpo. Il corpo è un nodo di cause, nulla può scioglierlo se non riformandolo altrove. I suoi effetti vanno solo in letargo, sono pronti a riattivarsi ad ogni configurazione del mondo "favorevole". 

L'uomo per Nietzche è figlio del caso e della pena, dalla pena a volte si può prescindere, dal caso no.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

InVerno

#58
Citazione di: Lou il 28 Ottobre 2019, 18:12:03 PM
Citazione di: InVerno il 27 Ottobre 2019, 18:55:51 PM
Gli atei peccano nel vedere il famoso "Dio è morto" come un esultazione enfatica di liberazione, quando invece una delle cose che mi pare chiara è che si tratta di un lamento tormentato e colmo di nefasti presagi. Nietzsche predice le guerre, la politica ascendere a materia dello spirito, i poveri di spirito prendere il potere, tutto ciò che sarà la disgrazia del secolo che lo seguirà. Forse per farsi capire meglio avrebbe dovuto scriverlo in aramaico, avrebbe potuto infatti scrivere "Eloi, Eloi, lemà sabactàni?". Ma tanto il risultato è lo stesso, il suo è  "aramaico" anche se scritto in tedesco e tradotto in cento lingue.
Io la vedo diversamente, la vedo in termini possibilistici come prospettiva, anzi, meglio,  la attestazione ( provocatoria o meno che sia, non è l'essenziale ) morte di Dio costringe ad aprirsi alla prospettiva sulla possibilità di una etica senza Dio: roba che dal punto di vista filosofico è certamente una domanda non illegittima.
Peraltro sono molto in sintonia con @green quando afferma che la morte di Dio non equivalga a morte della fede, o meglio, non equivalga alla morte di un atto di fiducia iniziale, quel tener per vero che ogni impresa ed avventura di conoscenza pre-suppone. Il morire dell'oggetto non sancisce di per sè la morte dell'intenzionalità dell'atto del "tener per vero". Prospettiva intrigante. Che poi ci siano atei che considerino la morte di Dio una liberazione e un manifesto, sia, ma ci sarebbe allora da chiedere come faccia a morire ciò/chi non c'/è. E daccapo si ritorna di botto a prospettive di indagine e ulteriori aggiornamenti. Forse con occhi diversi. A parer mio, ovviamente.
Da una parte nel mondo anglosassone il dito viene puntato verso Darwin, nel mondo latino verso Nietzsche, per una volta penso che i protestanti ci vedano meglio, ma è solo una ricerca spasmodica del demone da incolpare pur di non guardarsi allo specchio. La domanda che affliggeva la teologia cristiana è e sempre sarà l'origine del male, è una domanda letteralmente inchiodata sulla croce.  Pensa alla scossa tellurica che è stata nelle coscienze continentali il terremoto di Lisbona, e mentre i cattolici si affrettavano ad indicare le colpe coloniali portoghesi (delle quali tralaltro erano coautori) non convincendo nessuno, altri rispondevano alla domanda. Chi sarebbe riuscito a spiegare il male avrebbe rovesciato il tavolo. Consiglio a tal proposito la lettura dell'opera di Edward Hitchcock per capire quanto fosse disperato il bisogno di trovare una conferma alle scritture..e di quanto fosse tormentata la constatazione di aver definitivamente fallito, ma decenni prima di Nietzsche che solo compare e dice "il re è nudo!".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Lou

#59
@inverno
Niente da eccepire sulla tua integrazione, le sentenze di Nietzsche sono risultanti di un processo, peró, forse un processo che col Nostro si affrancano dalla teodicea, o, come si preferisce, si assiste a una teodicea che nel suo culmine - si annulla. Poi che puntino il dito. Ormai la luna è altrove.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

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