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Nietzsche

Aperto da anthonyi, 23 Ottobre 2019, 19:19:35 PM

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Sariputra

Che Heidegger fosse convintamente nazista non è una mia invenzione. E' documentato storicamente:

Il 21 aprile 1933 Heidegger viene eletto rettore alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, prendendo il posto del dimissionario Wilhelm von Möllendorff (1887-1944), il quale, eletto l'anno precedente, aveva tentato senza successo di ritardare l'attuazione della legge del 7 aprile che metteva in congedo tutti i professori di origine ebraica. Heidegger viene proposto da un gruppo di docenti nazionalsocialisti guidati da Wolfgang Aly (1881-1962) e Wolfgang Schadewaldt (1900-1974). Il voto a favore di Heidegger è pressoché unanime: gli unici 13 voti che non lo appoggiano, su 93 disponibili, sono proprio i voti dei professori "ebrei" che in virtù del decreto attuato dal Gauleiter per il Baden, Robert Wagner, non possono essere conteggiati. Va attestato che dei restanti 80, solo 56 presero parte alla votazione.

Il 1º maggio dello stesso anno, in quanto condizione prevista per assumere ufficialmente l'incarico, si iscrive al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori.

Il 27 maggio si insedia ufficialmente al rettorato, tenendo il famoso discorso Die Selbstbehauptung der deutschen Universität ("L'autoaffermazione dell'università tedesca"). Gli effetti di questo discorso furono molteplici e con valutazioni contrastanti, da una parte Heidegger lo ricorderà nel 1945 nel Das Rektorat 1933/1934. Tatsachen und Gedanken (Il rettorato 1933/1934. Fatti e pensieri) sostenendo che già il giorno successivo se lo erano dimenticati tutti e che nulla cambiò; la stampa nazionalsocialista esulterà; i commentatori stranieri, tra cui Benedetto Croce che nella lettera a Karl Vossel del 9 settembre 1933 lo valuterà come inadeguato e opportunista, criticheranno il testo.
 In realtà, secondo lo psicologo nazista E.R.F. Jaensch, la condotta di Heidegger era solo un abile adattamento della sua filosofia al nazionalsocialismo. L'anno successivo Heidegger torna ad essere in predicato per un incarico molto ambizioso: la direzione del costituendo Nationalsozialistischer Deutscher Dozentenbund ("Lega dei docenti nazionalsocialisti"). 
Jaensch rincara la dose con una nuova relazione indicando le idee di Heidegger come «ciance schizofreniche», «banalità con le sembianze di cose significative», idee di un autore pronto a cambiare nuovamente bandiera qualora la rivoluzione nazista si fosse arrestata. 
...Da queste testimonianze, e da altre testimonianza indirette, è indiscusso per gli studiosi il fatto che Heidegger, nel suo ruolo di rettore, abbia comunque attivamente partecipato al programma di nazificazione della sua università. Già nel discorso di insediamento a rettore, il filosofo tedesco ambiva a una rottura epocale, una sorta di lotta decisiva per la storia dell'essere a partire dalla riforma dell'università. E in questa battaglia egli si presenta come l'alfiere degli studenti rivoluzionari nazionalsocialisti in rivolta contro gli accademici borghesi. Una rivolta, come rileva lo storico Rüdiger Safranski, che possiede parole d'ordine sovrapponibili a quelle del movimento studentesco del '67... Lo studioso Rüdiger Safranski ritiene che le dimissioni di Heidegger vadano imputate alla sua delusione nel riscontrare che il partito nazista non si dimostrasse sufficientemente "rivoluzionario" nei confronti dell'idealismo e del conservatorismo borghesi proprio delle università dell'epoca.

«Quindi le dimissioni di Heidegger dal rettorato sono connesse con la sua lotta per la purezza del movimento rivoluzionario, così come lo intendeva lui, cioè come rinnovamento dello spirito occidentale dopo la "morte di Dio"» 

Quindi, in risposta all'utente@Green non posso dire altro che: non mi sono inventato niente.
Come anche non mi sono inventato nulla della personalità schizofrenica  e repressa di Nietzsche, ho solo riportato e citato testimonianze dirette (la mia intenzione era parlare dell'uomo N. che, contariamente a quello che pensa @Green demetr, mi interessa più della sua filosofia...)..
Se questo è sufficiente per meritare simile dose di insulti gratuiti lascio agli altri giudicare.
Faccio solo notare che è paradossale che coloro che inveiscono contro il dogmatismo religioso siano poi così intolleranti con chi non la pensa come loro, su altre questioni.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Citazione di: Apeiron il 24 Ottobre 2019, 22:44:18 PM
... In questo passo, Nietzsche suggerisce che per essere realmente 'soddisfatti' di questa vita si dovrebbe volerla vivere per tutta l'eternità. Secondo me, Nietzsche ha ragione nel dire che è un 'pensiero abissale' ma il fatto che si tenderebbe a dire 'no' a questo scenario (Nietzsche stesso in questo passo sembra quasi suggerire che nessuno direbbe, in realtà, 'sì'...) rivelerebbe qualcosa di molto importante riguardo a noi. Siamo così soddisfatti della vita a voler rivivere tutti i momenti in cui abbiamo provato sofferenza? in cui abbiamo provato dolore? in cui siamo stati
Ritengo il concetto dell'eterno ritorno molto profondo, ma dissento completamente dalla reazione che si dovrebbe avere. Secondo me voler affermare la vita in tutti i suoi 'aspetti' è sbagliato. Personalmente ritengo che in questa sua consapevolezza che quasi (?) tutti avrebbero detto 'no' e il fatto che riteneva che solo la figura (immaginaria) dell'oltre-uomo avrebbe detto 'sì', si possa vedere in Nietzsche una sorta di 'tentennamento' della validità della sua stessa filosofia (forse tale tentennamento - se c'è veramente stato - veniva dalla riflessione sul suo vissuto?).

Ma anche no. Tutti o quasi credevano, prima di  Copernico, che il sole girasse intorno alla terra. E prima di Einstein che il tempo fosse assoluto. Anche lo spirito ha le sue fenomenologie evolutive. E non solo ...

Citazione(Comunque, trovo un po' ironico che il filosofo che se l'è presa con gli uomini che parlavano di 'mondi oltre/dietro il mondo', alla fine, parli dell'oltre-uomo... ::) )

... ha pure le sue brave "equazioni di stato" che un fisico dovrebbe comprendere al volo. Il mondo dietro il mondo è uno stato illusorio della "materia" spirituale. Invece lo Übermensch (oltre o super se ne parlerà più avanti) è uno stato evolutivo reale della fenomenologia dello spirito umano. Nei tre stadi della metamorfosi da me citati si parla appunto di spirito. Il cammello è lo stadio ingobbito, ma non esente da elementi civilizzanti, della venerazione dei numi, il leone è la lotta di liberazione e il fanciullo è l'oltreuomo che ritorna da dove era venuto: all'umano toutcourt. Qui c'è già una nuance di eterno ritorno, ma se tutto scorre, come insegna un altro maestro di FN, non si torna mai all'esatto punto di partenza, per cui la rivoluzione/trasvalutazione è permanente e di ciò bisogna tener conto quando si decide di attraversare l'universo antropologico.

Non sempre FN l'ha fatto, mascherandosi non solo consapevolmente, per far passare il suo verbo (come giustamente sottolinea green), ma qualche incenso alla koinè pandarwiniana del suo tempo l'ha bruciato pure lui. Rendendosene, da animale di pura razza filosofica, lui conto per primo, e calpestandoci sopra (i dotti di tutte le varianti) per nascondere le tracce. Fino alla resa (?) finale cui si deve, forse, il pianto di "Umano troppo umano" allo svanire di quella impalpabile, ma pesantissima ombra, a cui lo scudo della necessità umana non può mai, totalmente, rinunciare...soprattutto nella vita quotidiana, quando l'ombra più incombe, laddove il sociale la fa da padrone, e anche il ressentiment non è così facile da decifrare e superare. L'abbraccio al cavallo di Torino rimanda molto, mi pare, alla cura heideggeriana.

Nell'ultima citazione "darwiniana" riportata da @apeiron l'ombra incombe pesante sul fanciullo che sente la terra con le sue leggi inesorabili. E' questo un punto d'arrivo ? Eraclito direbbe di no. Non basta lo spirito della terra (Erdgeist) riconquistato. Serve quantomeno una comunità di uguali "forti e ben riusciti" (Mensch-geist). Tutti, pochi, o nessuno ? La verifica, come direbbe Ghezzi, è incerta.

@green

Anche il mio Nietzsche cominciò con Cacciari. E il mio forzato studio del tedesco, lingua dei filosofi, come il greco. Mentre inglese e latino sono le lingue dei trafficanti di merci materiali e spirituali. Fino all'orrendo anglicorum che tutto pervade è insozza. Perfino la lingua complotta contro e gli Holzwege finiscono tutti in grandi discariche. Eterno ritorno della monnezza, si direbbe. Trasvalutare o riciclare ? Forse buttare. Salvando il fanciullo, però. Come dicevano i vecchi comunisti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Hlodowig

#32
https://youtube.com/watch?v=9B4-3NCmWVU

Leggiadra è l' idea, Ardua è l'  esistenza.

Grazie ✋

InVerno

Mi sembra di poter confermare la mia opinione iniziale.. ciò di cui mi meraviglio è che dopo cento anni ancora si provi gusto a metterlo in croce, senza manco aver ricevuto i 30 denari che diedero alla sorella... il nazismo, il famoso superamento della morale degli schiavi, quelli che a Norimberga sapevano rispondere solo "obbedivo agli ordini".. mah
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Hlodowig

Buon @InVerno,

Il problema non è il filologo, il filosofo e l' uomo come animale sociale.

Il problema credo, sia lo stesso esserci e il come esserci.

Citazione
..momenti, passioni, contrasti dell' animo umano.
Quale ingannevole è la mente.
Ciò che passa è il risultato della vita.
Ciò che ne rimane è la sua essenza.
Quanto più cerchiamo nel profondo delle cose,
tanto più perdiamo noi stessi.
Quanto più entriamo nel profondo delle cose,
tanto più troviamo noi stessi..

Grazie ✋

Franco

#35
Citazione di: anthonyi il 24 Ottobre 2019, 16:00:11 PM
Citazione di: Franco il 24 Ottobre 2019, 13:18:49 PM

Data l'enorme - epocale - valenza della sentenza della "morte di Dio", chiederei ad anthonyi il senso che attribuisce alla "intuizione filosofica".

Ciao Franco, non sono molto ferrato degli approfondimenti filosofici, in se l'intuizione si potrebbe definire un'affermazione poco costruita dal punto di vista formale. Quello che mi sconcerta è il fatto che si parli di "valenza epocale". Che significa "Dio è morto ?" Ci si riferisce al Dio culturale, e quindi si afferma una crisi fella fede, oppure al Dio ontologico, e quindi ... ?
Oppure si afferma un desiderio ? E qui viene l'altro enigma su FN, uno scrutatore della realtà oppure un abile manipolatore che ha costruito concetti ambigui che dovevano manipolare il pensiero in chiave meramente distruttiva ...
Un saluto

Ciao anthony,

- Provo a comprendere meglio la tua definizione. Magari riuscirai a precisarla. Così come vorrei comprendere meglio il tuo sconcerto dinanzi alla epocalita' della sentenza. Cosa ti sconcerta? Che essa sia davvero epocale o che essa sia ritenuta tale?

- iIn ogni caso formuli degli interrogativi imprescindibili. Ai quali non si può non rispondere se non affrontando la formulazione stessa della sentenza della "morte di Dio".

Ti interroghi in modo assai pertinente: cosa è pensato da Nietzsche con l'affermazione "Dio è morto"? Trattasi di una contro - affermazione di fede o non piuttosto di una tesi ontologicamente fondata? Che cosa aveva in mente Nietzsche con il contenuto di quella sentenza? Intendeva riferirsi a qualcosa come una constatazione storica di tramonto della fede cristiana, oppure ad una realtà metafisicamente dimostrata come non più effettivamente esistente? La risposta a questi interrogativi - da te peraltro formulati - non può, se intende porsi, non fare i conti con la formulazione linguistica  tedesca della sentenza. La quale suona "Gott ist tot". Orbene, si tratta forse di una forma linguistica capace di fornire una traccia fondamentale al fine della possibilità di una comprensione della sentenza e dunque dell'intera opera nietzcheana?



Franco

#36
Citazione di: Ipazia il 24 Ottobre 2019, 14:57:36 PM
Citazione di: Franco il 24 Ottobre 2019, 13:59:56 PM
Quale sarebbe l'origine del tipo umano - quello della tradizione giudaico - cristiana - rispetto al quale Nietzsche pensa il super - uomo? La domanda ha un carattere sostanzialmente ironico. È forse una creatura infernale quella dell'uomo che non vive secondo i valori della terra e cerca "mondi dietro il mondo"?

Così ipazia:

L'ideale ascetico, e la sua peculiare e geniale affermazione di una volontà di potenza attraverso l'impotenza, sono descritti in "Genealogia della morale". L'inferno - per nulla ironico - che ne deriva è tutta paranoia del nostro sacco e i demoni non c'entrano.

Così Franco:

Colgo l'occasione per esplicitare ulteriormente ciò che intendo. L'ironia ha forse costituito un certo ostacolo. In termini non interrogativi e non ironici: Nietzsche ha posto qualcosa come un tipo umano da superare ed uno di là da venire, e così ponendo ha "identificato" il primo come il tipo non fedele alla terra e ai valori della terra. Se ciò è vero - ed è vero pena l'impossibilità di una sia pur minima comprensione del pensiero di Nietzsche - allora non si può non riconoscere la necessità di porsi la domanda circa la provenienza di quel tipo umano, vale a dire se si tratti di un tipo terrestre - originato nel seno di madre Terra.  Chiderselo non è ininfluente, giacché significa puntare il dito sul carattere moralistico - ideologico della posizione di Nietzsche.



Franco

#37
Citazione di: Lou il 24 Ottobre 2019, 18:31:31 PM
@Franco
",la fortuna di Nietzsche si deve alla sue tremende contraddizion, le quali tradiscono una modesta capacità speculativa"

Il punto che Nietzsche mette in discussione ( o su cui invita a riflettere, come ho inteso io ),  sul p.d.n.c., rivendicando la sua intenzionale contraddizione certo ( ci sono aforismi su ciò, dove è esplitifa questa postura "speculativa" ) ,  ritengo sia essenzialmente quello di mettere in discussione come la coerenza logica non sia sinonimo di verità. Il punto in discussione, trovo, sia come il p.d.n.c.  possa valere in ambito fenomelogico. Questa è la sfida che lancia, a parer mio.

Franco:

Vorrei comprendere meglio, giacché se come Lou dice il punto messo in discussione da
Nietzsche fosse quello del principio d'identità - non contraddizione, si spiegherebbero le tremende contraddizioni in cui egli finisce fatalmente per cadere.
. Giacché ogni critica rivolta a quel principio è destinata al fallimento.

Lou

#38
@Franco
Che un nuovo "ideale" di conoscenza basato sulla contraddizione si possa evincere dalle opere nietzschiane mi pare pacifico. Tuttavia, come ben dici, a mio parere, anche quando Hegel stesso si avventurò nel A = ¬ A, il principio di identità rimane intatto. Con Nietzsche però si assiste a un fallimento se permaniamo su un piano dimostrativo, su un piano psicologico, ma, a dire il vero anche nel prospetticismo della vdp, la sfida messa in atto è grandiosa. E mostra coerenza. La cifra enigmatica, la frammentarietà, l'ambiguità del reale ricondotta a una unità molteplice originaria che nel coro della tragedia, nell'istinto poetico, trova la sua narrazione in un certo qual modo sussurra che l'indice di intelligibilità del reale non possa essere esaurita nello schematismo logico ( qui l'attacco (e anche la familiarità  da Aristotele a Kant) è duro, e poi al positivismo e alla metafisica ) e i principi su cui regge, la potenza che frammenta questa leggibilità sequenziale, l'irrompere del divenire,  può esser cantata da una pluralità di voci, in quella tragedia in cui Dioniso, la cui unità originaria è da sempre smembrata , è l'alterità senza cui Apollo non può vivere. L'accordo bontà-verità-bellezza è un sogno metafisico e dall'onirico, solo l'ebrezza artistica redime quell'unità, che mai è.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

Citazione di: Franco il 25 Ottobre 2019, 14:31:21 PM
Colgo l'occasione per esplicitare ulteriormente ciò che intendo. L'ironia ha forse costituito un certo ostacolo. In termini non interrogativi e non ironici: Nietzsche ha posto qualcosa come un tipo umano da superare ed uno di là da venire, e così ponendo ha "identificato" il primo come il tipo non fedele alla terra e ai valori della terra. Se ciò è vero - ed è vero pena l'impossibilità di una sia pur minima comprensione del pensiero di Nietzsche - allora non si può non riconoscere la necessità di porsi la domanda circa la provenienza di quel tipo umano, vale a dire se si tratti di un tipo terrestre - originato nel seno di madre Terra.  Chiderselo non è ininfluente, giacché significa puntare il dito sul carattere moralistico - ideologico della posizione di Nietzsche.

FN si inserisce in un processo in corso fin dalla riflessione illuministica, ovvero la fine dell'egemonia culturale teologica. Egli prende atto di ciò in maniera fattuale, non ideologica, e dà il suo contributo affinchè il processo giunga a compimento. Dio è un'illusione che ha fatto il suo tempo. Rimane solo come fede, non come episteme. Semmai c'è da capire come questa illusione abbia attecchito così a fondo e per così tanto tempo. Di ciò FN dà la sua chiave di lettura. La sua ricetta è di tipo "medico", piuttosto che "etico", perchè l'etica ha gia sentenziato e lo spirito - o l'evoluzione - dei tempi, Dio l'ha seppellito per davvero.

Non mancano i tentativi di rianimazione, ma appaiono sempre più trasparenti le motivazioni illusionali, la cui impraticabilità razionale spalanca la via, nei casi più gravi, al delirio integralista. Nei casi più lievi, la religione si secolarizza e accetta la sua nuova collocazione sociale nel campo esclusivo della fede e della testimonianza etica compatibile con la egemonia culturale laica. La quale a sua volta fa propri i contenuti etici del mondo religioso con essa compatibili. FN ha dato una spinta teorica di tipo argomentativo non indifferente a tale esito evolutivo. Di ideologia, in senso aporetico o peggio manipolatorio, ne vedo assai poca nel suo pensiero. Semmai, anche lui ha subito il fascino di qualche sirena divenuta inattuale. Ma questo capita a tutti. Siamo animali storici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: Sariputra il 25 Ottobre 2019, 08:28:53 AM
Come anche non mi sono inventato nulla della personalità schizofrenica  e repressa di Nietzsche, ho solo riportato e citato testimonianze dirette (la mia intenzione era parlare dell'uomo N. che, contariamente a quello che pensa @Green demetr, mi interessa più della sua filosofia...)..

L'uomo Friedrich Nietzsche è la sua filosofia. Incarnata. In ciò sta il suo spessore storico ed umano, come di ogni altro grande riformatore del pensiero. Che l'esito finale sia la follia non ne modifica il valore e l'importanza, così come accade per l'opera di Van Gogh. Da Erasmo da Rotterdam all'antipsichiatria (Laing, Cooper) si è riconosciuto il valore illuminante della follia: la sua divinatoria capacità, una volta divelti gli argini posticci della razionalizzazione, di andare al cuore della questione esistenziale, senza infingimento alcuno nel momento in cui mette in movimento tutte le maschere della Zivilisation e non solo quelle omologate.

(Chi più di uno schizofrenico cosciente può decostruire quella inconsapevole schizofrenia che è la religione e i suoi succedanei secolari ? FN con la sua follia non omologabile è volato sul nido del cuculo e ne ha sloggiato gli occupanti abusivi a cominciare dal più grosso, divenuto così ipertrofico da non poterci più stare dentro. Ma non ha risparmiato i cuculi della modernità in inarrestabile crescita.)

Nel commento conclusivo all'ultima opera di FN "Ecce Homo" (Adelphi) Roberto Calasso risale ad un'opera giovanile premonitrice della sua critica radicale delle certezze:

Citazione di: FN - Su verità e menzogna in senso extramorale - 1873
Quella immensa impalcatura e intravatura di concetti, a cui l'uomo bisognoso si aggrappa per salvarsi nel corso della vita, per l'intelletto liberato è solo un supporto e un giocattolo per i suoi temerari artifici: e se egli la frantuma, la rimescola e la ricompone di nuovo ironicamente, accoppiando ciò che vi è di più estraneo e dividendo ciò che vi è di più prossimo, facendo ciò egli rivela che non gli servono quegli espedienti del bisogno e che egli non è più guidato da concetti ma da intuizioni. Non c'è una via regolare che conduca da queste intuizioni nella terra degli schemi spettrali e delle astrazioni: la parola non è fatta per esse, l'uomo ammutolisce, quando le vede, o altrimenti parla solo per metafore proibite e inaudite compagini di concetti, per rispondere almeno in maniera creativa con la demolizione e l'irrisione delle vecchie barriere del concetto alla impressione del possente intuire che lo abita

"Fino a oggi Nietzsche è stato una tale metafora proibita" conclude Calasso.

Riguardo alla "repressione" di FN è noto che l'oscuro oggetto femminile del desiderio rimase per lui un enigma ancora più insondabile dell'eterno ritorno. Enigma a cui la sua irruenza intellettuale rispose da "umano (maschio) troppo umano". Ma il suo karma evidentemente era altrove e quel misero Holzweg sfociato nel nulla Ipazia, a nome del suo genere, glielo perdona. Non per buonismo, ma perche nella decostruzione degli ordini evocata da Anthonyi le donne hanno avuto tutto da guadagnare. E (la satanica ?) Lou Salomè per prima se ne rese conto e lo amò. Con la mente più che col corpo. C'est la vie.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Franco

Citazione di: Ipazia il 25 Ottobre 2019, 20:54:34 PM
Citazione di: Franco il 25 Ottobre 2019, 14:31:21 PM
Colgo l'occasione per esplicitare ulteriormente ciò che intendo. L'ironia ha forse costituito un certo ostacolo. In termini non interrogativi e non ironici: Nietzsche ha posto qualcosa come un tipo umano da superare ed uno di là da venire, e così ponendo ha "identificato" il primo come il tipo non fedele alla terra e ai valori della terra. Se ciò è vero - ed è vero pena l'impossibilità di una sia pur minima comprensione del pensiero di Nietzsche - allora non si può non riconoscere la necessità di porsi la domanda circa la provenienza di quel tipo umano, vale a dire se si tratti di un tipo terrestre - originato nel seno di madre Terra.  Chiderselo non è ininfluente, giacché significa puntare il dito sul carattere moralistico - ideologico della posizione di Nietzsche.

Ipazia:

FN si inserisce in un processo in corso fin dalla riflessione illuministica, ovvero la fine dell'egemonia culturale teologica.

Franco ( = F) :

a) Non si comprende affatto perché l'inserimento debba essere relativo all'Illuminismo.

b) La fine della "egemonia culturale teologica"? Si danno forse egemonie teologiche non - culturali?

c) Ipazia scrive come se il corso storico nel quale Nietzsche si in - scriverebbe fosse finito, ovvero come se la fine della teologia ( episteme teologica) fosse un dato storico, dunque un che di oggettivamente rilevabile. Cosa questa che non è succettibile di constatazione fenomenologica.

Ipazia:

Egli prende atto di ciò in maniera fattuale, non ideologica, e dà il suo contributo affinchè il processo giunga a compimento.

F:

No. Per le ragioni che ho iniziato a sottolineare. Sì che Nietzsche non prende atto e non constata fattualmente. Nella lettura di Ipazia si suppone quanto è da dimostrare. Ed è da dimostrare che:

a) che Nietzsche abbia affermato la morte di Dio nel senso di una dimostrazione metafisica.

b) che quella di Nietzsche sia una "constatazione storica". Come ho iniziato a richiamare, la formulazione in lingua tedesca - dunque la formulazione originaria - della sentenza della morte di Dio, svantaggia le letture teologico - apologetiche, ovvero le letture che vogliono intendere il contenuto della sentenza come contenuto contro - dimostrativo in ordine all'esistenza effettiva di ciò che nella tradizione cristiana va sotto il nome di Dio.

Ipazia:

Dio è un'illusione che ha fatto il suo tempo.

F:

Dio sarà un 'illusione per tutti coloro che lo ritengono tale. Dunque non per tutti coloro - e sono una moltitudine sterminata - che non hanno la minima notizia del contenuto della sentenza nietzcheana.  Né lo sarà per la classe dei tuttora vivi e vegeti teo - logi cristiani, i quali data la debolezza speculativa del pensiero di Nietzsche non possono che avere buon gioco della sua metaforica.

Ipazia:

Rimane solo come fede, non come episteme.

F:

Se rimane come fede, allora quella che lo stesso Nietzsche addita come constatazione storica della fine della fede cristiana è constatazione ideologica. Osservo - di passaggio - che una delle più grandi letture dell'opera nietzcheana, quella di Emanuele Severino, si caratterizza - tra l'altro - per il giudizio assai negativo rivolto alla nietzcheana prova storica della "morte di Dio".

Ipazia:

Semmai c'è da capire come questa illusione abbia attecchito così a fondo e per così tanto tempo.

F:

Il carattere moralistico - ideologico dell'opera di Nietzsche è protetto e garantito dal linguaggio della metafora. In che senso intendere la fede cristiana come "attechita illusione" ?

Ipazia:

Di ciò FN dà la sua chiave di lettura. La sua ricetta è di tipo "medico", piuttosto che "etico", perchè l'etica ha gia sentenziato e lo spirito - o l'evoluzione - dei tempi, Dio l'ha seppellito per davvero.

F:

Di tipo medico? Se la chiave di lettura di Nietzsche fosse di tipo "medico", ci sarebbe da chiedere sul fondamento di quale fisiologia. Quale sarebbe la fisiologia sperimentata da Nietzsche? La domanda è ironico - retorica.  In termini affermativi: è piuttosto nella fisiologia - nella costituzione fisiologica - dello stesso Nietzsche che - a mio avviso - bisogna guardare per fronteggiare le intime contraddizioni del suo pensiero.

Concludo facendo notare come Ipazia abbia trascurato il mio ultimo rilievo a lei rivolto. Al di là della poesia il valore speculativo ( concettual - argomentativo) in Nietzsche è modesto. E questo ha fatto la sua fortuna.




green demetr

X franco

Tu affermi che Nietzche non ha dimostrato la fine della epistemologia teologica.

Ma veramente è la teologia che dovrebbe dimostrare la sua epistemologia.

E' come rimproverare a Nietzche di non aver dimostrato l'unicorno.

Bè si non l'ha fatto, e dunque dobbiamo concludere che è povero di argomentazioni?

Ogni suo aforsima è una argomentazione, infatti presuppone visto la terminologia che usa che si conosca il background culturale in cui siamo immessi,
Cosa che tu Franco non mi pare abbia in alcuna maniera.

Tu sembri voler far finta di avere un conoscenza superiore, ma non la illustri adeguatamente.

Dunque anche il confronto pare del tutto pretestuoso per affermare la tua individualità.

Queste sono analisi psicologiche, e quando Ipazia indica Nietzche come medicale, io immagino, perchè già lo abbiamo detto, sia lei che io, intenda psico-medicale.

per Ipazia

la follia di nietzche come è noto è dovuta a qualche forma tumorale del cervello. Infatti la progressiva perdita di coscienza non indica affatto una psicosi. Un psicotico (un folle) avrebbe continuato a scrivere.
E' anzi eroica la strenua difesa del filosofo che di fronte anche alla perdita di lucidità, riuscì a spingersi ancora più avanti.

Su Calasso non sono d'accordo con quel che dice. mi pare voglia mettere confusione per evitare di ammettere l'incapacità di comprensione del testo Nicciano.
Come già detto io non vedo nessuna follia, ma solo un razionalismo impietoso, al di là di qualsiasi morale, che invece alberga nella "greggia!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Ha già risposto green: Nietzsche non deve dimostrare nulla. Dio è morto é metafora di un risveglio umano, non del decesso di una divinità inesistente. La morte metaforica di Dio inizia con l'illuminismo. O meglio, da allora se ne può parlare, perché prima era come vivere sotto Daesh. Essendo più facile seppellire umani deceduti che idee, FN si prende la briga di accelerare il processo e lo fa con argomenti "psichiatrici" perché di metafisica in questa faccenda non c'è veramente nulla.

Solo mitologia, a partire dalla Creazione, Eden, dei barbuti rigorosamente maschi e figli incarnati, madri vergini, ecc. Tutte cose smontate una ad una da chi è venuto prima di FN, il quale si dedica invece all'indagine psicopatologica della fenomenologia religiosa; indagine che proseguirà con le psicoscienze e l'antropologia.

Che milioni di persone credano a questa mitologia vale argomentativamente come i milioni di persone che credevano nella terra al centro dell'universo. Come se questo fatto mutasse di uno iota la realtà naturale ! Alla fine anche Maometto dovette andare alla montagna, visto che la montagna non se lo curava per nulla. FN ti prende per mano e ti porta alla montagna.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Franco

Citazione di: Ipazia il 26 Ottobre 2019, 22:17:45 PM
Così Ipazia,

Ha già risposto green: Nietzsche non deve dimostrare nulla. Dio è morto é metafora di un risveglio umano, non del decesso di una divinità inesistente. La morte metaforica di Dio inizia con l'illuminismo. O meglio, da allora se ne può parlare, perché prima era come vivere sotto Daesh. Essendo più facile seppellire umani deceduti che idee, FN si prende la briga di accelerare il processo e lo fa con argomenti "psichiatrici" perché di metafisica in questa faccenda non c'è veramente nulla.

Franco ( =F):

a  )Mi si fraintende. Non ho punto affermato che Nietzsche dovesse ( = fosse tenuto a -) dimostrare qualcosa come l'inesistenza effettiva di ciò che nella tradizione cristiana va sotto il nome di "Dio". Ciò che ho iniziato a dire è ben altro, vale a dire - tra l'altro - che il livello di rigore speculativo di Nietzsche è ciò che ha consentito e consente tutte le letture teologico -apologetiche della sentenza della "morte di Dio".

b) Morte metaforica? metafora del risveglio umano? Se così fosse, si tratterebbe di un risveglio non certo coinvolgente tutti coloro (moltitudine sterminata) che hanno continuato a dormire e continuano a dormire. Il che come, già osservato, contraddice - e qui incontestabilmente - la constatazione storica della morte di Dio come constatazione del tramonto della fede cristiana.

c ) L'importanza della questione è tale da indurmi all'invito alla lettura di quello che, a mio avviso, è il passo centrale di Genealogia della morale (1887), grande opera della maturità di Nietzsche, opera che Ipazia pur cita:

"Una siffatta autocontraddizione, come sembra rappresentarsi nell'asceta, 'vita contro vita', risulta -e questo è innanzitutto un fatto palmare -a un esame fisiologico e non più psicologico, semplicemente un non senso. (...) l'ideale ascetico scaturisce dall'istinto di protezione e di salute di una vita degenerata, che cerca con tutti i mezzi di conservarsi e lotta per la sua esistenza; esso indica una parzialeinibizione ed estenuazione fisiologica , contro la quale combattono incessantemente, con nuovi mezzi e invenzioni, ii più profondi istinti vitali rimasti intatti".

Il passo è di eccezionale importanza. Il quale, visti i rilievi che sono stati mossi al mio discorso sulla decisività della fisiologia di Nietzsche ( = della sua costituzione fisiologica), mi fa pensare che i miei interlocutori abbiano letto Nietzsche senza meditarlo a fondo.

Ipazia:

Solo mitologia, a partire dalla Creazione, Eden, dei barbuti rigorosamente maschi e figli incarnati, madri vergini, ecc. Tutte cose smontate una ad una da chi è venuto prima di FN, il quale si dedica invece all'indagine psicopatologica della fenomenologia religiosa; indagine che proseguirà con le psicoscienze e l'antropologia.

Che milioni di persone credano a questa mitologia vale argomentativamente come i milioni di persone che credevano nella terra al centro dell'universo. Come se questo fatto mutasse di uno iota la realtà naturale ! Alla fine anche Maometto dovette andare alla montagna, visto che la montagna non se lo curava per nulla. FN ti prende per mano e ti porta alla montagna.

F:

Anche qui le questioni vengono tagliate con l'accetta. Sono molto più complesse. Mi limito, per il momento, ad osservare come Ipazia non riesca a distinguere la classe di tutti coloro che nulla sanno del carattere mitologico di ciò in cui credono. Onde che una sterminata moltitudine nulla sappia ( che una sterminata moltitudine non abbia punto notizia) del carattere mitologico che Ipazia ascrive agli enti richiamati, è ciò che rende l'oggetto di fede un ordine di realtà non - mitologico. Ed è su questo che il teologo cristiano, per limitarsi alla sfera d'esperienza cristiana, lavora ed è su questo che egli edifica la sua episteme.


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