Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Aperto da Garbino, 08 Aprile 2016, 20:16:34 PM

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Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.


Non so perché, ma continuo a rimanere affascinato da come quasi tutti ( se non tutti ) i filosofi ed i pensatori ( come noi ci definiamo ) continuino, anzi perseverino in un tragico e fatale errore. E questo errore non è soltanto il ritenere l' uomo come metro di tutte le cose, ma soprattutto deformare questa interpretazione sempre più ritenendo l' uomo genericamente inteso come una copia di sé stessi. E perciò tutti i ragionamenti, argomenti, teorie, ipotesi e deduzioni sono fatalmente false. Menzognere, a volte volutamente menzognere. Se non ci si rende conto, malgrado l' appiattimento sociale, culturale e morale, che ciascun uomo si adatta alla vita in base alla sua radice genetica, saremo ancora qui a parlare e a discutere di nulla per altri mille anni.

Nietzsche lo ha specificato più volte ( ma chi è che lo legge veramente? ) che l' errore basilare dell' uomo è la mancanza di una prospettiva ampia. Che ciascun individuo, come rilevò anche Heidegger, vede il mondo da una certa prospettiva, e che non tenere ciò in considerazione, e ne ha veramente una specificità abissale, significa sempre prendere lucciole per lanterne. Che un ragionamento morale o etico che affermi che l' uomo è così e così e che dovrebbe essere così e così, non è solo fallace ma un' autentica critica al tutto. Il tutto che non è che la determinazione di un momento storico dipendente da tutte le parti che lo compongono ed interagiscono,  e che non può essere diverso da com' è, uomo compreso.

Naturalmente l' argomento andrebbe approfondito, ma per il momento mi fermo qui in attesa di eventuali critiche.

Adesso riporterò la Prefazione che Nietzsche aveva preparato per una eventuale pubblicazione dell' opera La volontà di potenza e che si trova a pag. 3. E la riporto nella speranza di stendere una parola definitiva sulla confusione che si ha su Nietzsche nei riguardi del Nichilismo. La considerazione principale è che lui non è nichilista e non è la causa del NIchilismo. Lui è soltanto colui che rileva questo fenomeno e che ne prevede una sempre maggiore crescita.

Prefazione. Par 2:
Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può più venire in altro modo: l' insorgere del nichilismo. Questa storia può essere narrata già ora: perché qui è all' opera la stessa necessità. Un tale avvenire parla già per cento segni, questo destino si annuncia ovunque: già tutte le orecchie sono tese per questa musica dell' avvenire. Tutta la nostra cultura europea si muove già da gran tempo con un tormento e una tensione che cresce di decennio in decennio, come si tendesse ad una catastrofe: inquieta, violenta, impetuosa: come una corrente che vuol giungere alla fine, che non riflette più, che ha paura di riflettere.

Premettendo che il terzo e il quarto paragrafo li riporterò nel prossimo post, volevo sottolineare che qui non esiste qualcuno che crea, o che auspica un certo tipo di fenomeno legato all' avvenire come il Nichilismo. Lo si prevede. Ne si certifica i sintomi che sono già evidenti nella sua contemporaneità. 

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

green demetr

Citazione di: Garbino il 29 Aprile 2018, 08:48:25 AM
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.


Non so perché, ma continuo a rimanere affascinato da come quasi tutti ( se non tutti ) i filosofi ed i pensatori ( come noi ci definiamo ) continuino, anzi perseverino in un tragico e fatale errore. E questo errore non è soltanto il ritenere l' uomo come metro di tutte le cose, ma soprattutto deformare questa interpretazione sempre più ritenendo l' uomo genericamente inteso come una copia di sé stessi. E perciò tutti i ragionamenti, argomenti, teorie, ipotesi e deduzioni sono fatalmente false. Menzognere, a volte volutamente menzognere. Se non ci si rende conto, malgrado l' appiattimento sociale, culturale e morale, che ciascun uomo si adatta alla vita in base alla sua radice genetica, saremo ancora qui a parlare e a discutere di nulla per altri mille anni.

Nietzsche lo ha specificato più volte ( ma chi è che lo legge veramente? ) che l' errore basilare dell' uomo è la mancanza di una prospettiva ampia. Che ciascun individuo, come rilevò anche Heidegger, vede il mondo da una certa prospettiva, e che non tenere ciò in considerazione, e ne ha veramente una specificità abissale, significa sempre prendere lucciole per lanterne. Che un ragionamento morale o etico che affermi che l' uomo è così e così e che dovrebbe essere così e così, non è solo fallace ma un' autentica critica al tutto. Il tutto che non è che la determinazione di un momento storico dipendente da tutte le parti che lo compongono ed interagiscono,  e che non può essere diverso da com' è, uomo compreso.

Naturalmente l' argomento andrebbe approfondito, ma per il momento mi fermo qui in attesa di eventuali critiche.

Adesso riporterò la Prefazione che Nietzsche aveva preparato per una eventuale pubblicazione dell' opera La volontà di potenza e che si trova a pag. 3. E la riporto nella speranza di stendere una parola definitiva sulla confusione che si ha su Nietzsche nei riguardi del Nichilismo. La considerazione principale è che lui non è nichilista e non è la causa del NIchilismo. Lui è soltanto colui che rileva questo fenomeno e che ne prevede una sempre maggiore crescita.

Prefazione. Par 2:
Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può più venire in altro modo: l' insorgere del nichilismo. Questa storia può essere narrata già ora: perché qui è all' opera la stessa necessità. Un tale avvenire parla già per cento segni, questo destino si annuncia ovunque: già tutte le orecchie sono tese per questa musica dell' avvenire. Tutta la nostra cultura europea si muove già da gran tempo con un tormento e una tensione che cresce di decennio in decennio, come si tendesse ad una catastrofe: inquieta, violenta, impetuosa: come una corrente che vuol giungere alla fine, che non riflette più, che ha paura di riflettere.

Premettendo che il terzo e il quarto paragrafo li riporterò nel prossimo post, volevo sottolineare che qui non esiste qualcuno che crea, o che auspica un certo tipo di fenomeno legato all' avvenire come il Nichilismo. Lo si prevede. Ne si certifica i sintomi che sono già evidenti nella sua contemporaneità.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

La mia non è una vera e propria critica, in quanto sono ampiamente d'accordo.

Ribadisco che però rispetto a te e Maral, non credo che il soggetto si determini su basi evoluzinostiche e tantomeno, anzi meno che mai su basi genetiche.

Ma questo non cambia che il soggetto, e il discorso sul soggetto, dipendano largamente dalle situazioni storiche e sociali in cui ogni uomo si trova.
Dipende sostanzialmente dalle politiche.

La grande illusione ovviamente è quella di credere che si possa fare politica secondo le proprie idee, quando invece prima bisogna intendere, con la genealogia, quali sono le idee che ci informano e ci guidano, come esse si sono date nella storia, quale sia la loro validità.
E anche allora, saremo comunque dentro alle pratiche del Mondo, senza mai una vera libertà di giudizio.
Ogni politica è dunque se sinceramente pensata, scontro, guerra.
Tutti temi assolutamente attuali, e che informano il delirio personale della filosofia.

A mio avviso Nietzche idea una filosofia che vada oltre se stessa, che superi le sue fantasie coercitive, per affrontare i grandi temi del nichilismo e della gerarchia naturale.

Purtroppo all'altezza dei tempi contemporanei, noi non siamo in grado di adempire ad una sola delle grande sfide nicciane.
Siamo ancora alle genealogie: certo abbiamo partorito il grande tema della teologia politica.
Ma mentre la studio, capisco, che invece che liberarcene, la filosofia ne è rimasta impietrita, e tenta di combatterla.
Ma combattere la teologia politica, significa ribadirla. Roba da donnette che fanno calzamaglia: manca il vigore, manca il coraggio.

In Nietzche invece il coraggio e il vigore non mancano mai.
Persino nei momenti più buj, quelli della belva bionda, per intenderci, noi non possiamo non trovarci il disperato bisogno di combattere una malattia.

Disperata lotta (io sono la goccia che testimonia della tempesta, e come goccia destinato a cadere) che nei momenti lucidi, tanti, tantissimi, sconfinati per i tempi contemporanei, diviene canto accorato, profezia, ma anche traccia, l'intera sua filosofia è una lotta alla paranoia, e il suo futuro è la comunità degli amici, di chi salpa per il mare del nichilismo, inesplorato.

La via di Nietzche è la via della metamorfosi.

Heidegger invece è l'accompagnatore, quello che ci porta, con altrettanta perizia, al porto per salpare sul mare del nichilismo.
Nelle sue ultime opere, ancora da pubblicare, egli prova a salpare (ma in attesa che vengano pubblicate, sempre che lo si farà con noi in vita) le opere precedenti, non arrivano che sul sentiero che porta al port.
Heidegger non è all'altezza di Nietzche.
E questo è tutto un dire.
Perchè Heidegger è il filosofo maggiore del novecento.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green.

Anch' io condivido molto di quello che hai affermato nella tua risposta ( soprattutto che uno dei temi principali di Nietzsche è che la sua via è la via delle Metamorfosi, e aggiungo: una via impervia e per altro completamente o quasi trascurata da molti ). 
Sono d' accordo anche su Heidegger, di cui finalmente sono entrato in possesso dell' opera Nietzsche. Per altro più estesa della versione  più costosa e con argomentazioni tutte da capire e verificare, almeno per me.

Per il resto invece non riesco a seguirti. Poco male, penso che siano argomenti che necessiterebbero di una lunga discussione per chiarire le basi da sui parte o si intende partire.


A questo punto riporto il terzo e il quarto paragrafo della Prefazione de: La volontà di potenza, come avevo promesso:
par. 3: Chi prende qui la parola, viceversa, sinora non ha fatto altro che riflettere: come filosofo ed eremita per istinto, che trovò vantaggio nell' appartarsi, nel restar fuori, nella pazienza, nell' indugio, nel ritardare, come uno spirito audace, indagatore e tentatore che già si è smarrito in ogni labirinto dell' avvenire; come un uccello profeta, che guarda indietro mentre narra ciò che avverrà, come il primo nichilista compiuto d' Europa, che ha già vissuto in sé il nichilismo fino alla fine - e ha il nichilismo dietro di sé, sotto di sé, fuori di sé.

par. 4: Onde non si fraintenda il senso del titolo con cui voglio che sia chiamato questo Vangelo dell' avvenire: "La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori" - con questa formula è espresso un contromovimento, rispetto al principio e al compito; un movimento che in un qualche futuro risolverà quel nichilismo compiuto, che però lo presuppone, logicamente e psicologicamente; e che assolutamente non può venire se non dopo dopo il nichilismo e dal nichilismo. Infatti, perché è ormai necessario l' insorgere del nichilismo? Perché sono gli stessi valori che abbiamo avuto finora a trarne le loro ultime conseguenze; perché il nichilismo è la logica, pensata sino alla fine, dei nostri grandi valori e ideali: perché dobbiamo prima vivere il nichilismo per giungere ad intendere cosa fu veramente il valore di questi valori..... In qualche modo abbiamo necessità di nuovi valori.

La chiave di tutto è la frase: che ha il nichilismo dietro di sé, sotto di sé, ( ma soprattutto - aggiungo ) fuori di sé.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

sileno

La "lievità" nietscheana

La "lievità" di Nietzsche è un concetto noto anche ai pedagogisti come ipotesi educativa. Negli anni '80 m' interessò un' interpretazione proposta da studiosi cone G. M. Bertin, G. Deleuze, il germanista C. Magris, ecc. sull'"Oltre uomo", sia pure con aspetti allora problematici e paradossali. Oggi non più tali, essendo riconosciuto Nietzsche possibile educatore e imprescindibile per la cultura del '900 e oltre.

La "demonicità" nell'ottica di Nietzsche assume il significato della volontà di donare ( o di "potenza" correttamente interpretata) in una visione di lievità non intesa come superficialità e leggerezza, ma come antitesi alla pesantezza dei dogmi e della retorica degli eterni "valori" di una massa opportunista e volgare, passivamene integrata in una civiltà produttivo-consumistica, competitiva ,tecnologica.

L'uomo del "lieve" è in divenire superando anche se stesso ove opportuno, in un altruismo anticonvenzionale, perchè non avrebbe senso donare mediocrità e infelicità personale. Interagisce con l'altro per un arricchimento reciproco. I suoi valori sono contemplazione, ozio e solitudine proficui, in ampia accezione e profondamente meditativi. 
Pur non ignorando le sue suggestioni estetiche, mistiche e antidemocrtiche, a volte anche con interpretazioni di comodo. Nietzsche nichilista costruttivo e riformatore viene oggi interpretato come costruttore di una civiltà alternativa, dove "l'uomo che oggi non sa vivere vivrà nel modo migliore". Abbozzo dell'uomo del futuro: l'"oltreuomo"

green demetr

Citazione di: sileno il 18 Maggio 2018, 07:55:17 AM
La "lievità" nietscheana

La "lievità" di Nietzsche è un concetto noto anche ai pedagogisti come ipotesi educativa. Negli anni '80 m' interessò un' interpretazione proposta da studiosi cone G. M. Bertin, G. Deleuze, il germanista C. Magris, ecc. sull'"Oltre uomo", sia pure con aspetti allora problematici e paradossali. Oggi non più tali, essendo riconosciuto Nietzsche possibile educatore e imprescindibile per la cultura del '900 e oltre.

La "demonicità" nell'ottica di Nietzsche assume il significato della volontà di donare ( o di "potenza" correttamente interpretata) in una visione di lievità non intesa come superficialità e leggerezza, ma come antitesi alla pesantezza dei dogmi e della retorica degli eterni "valori" di una massa opportunista e volgare, passivamene integrata in una civiltà produttivo-consumistica, competitiva ,tecnologica.

L'uomo del "lieve" è in divenire superando anche se stesso ove opportuno, in un altruismo anticonvenzionale, perchè non avrebbe senso donare mediocrità e infelicità personale. Interagisce con l'altro per un arricchimento reciproco. I suoi valori sono contemplazione, ozio e solitudine proficui, in ampia accezione e profondamente meditativi.
Pur non ignorando le sue suggestioni estetiche, mistiche e antidemocrtiche, a volte anche con interpretazioni di comodo. Nietzsche nichilista costruttivo e riformatore viene oggi interpretato come costruttore di una civiltà alternativa, dove "l'uomo che oggi non sa vivere vivrà nel modo migliore". Abbozzo dell'uomo del futuro: l'"oltreuomo"

Interessante questa particolare lettura di Nietzche.

La problematicità (ovvero il vero senso filosofico) delle tue assunzioni riguarderebbe dunque una dimensione educativa ed una donativa.

Se nel primo caso non faccio fatica a vedere l'ennesima appropriazione fuori luogo della educazione, da parte della pedagogia.
Per la quale tra l'altro rimando se vogliamo parlarne, ai numerosi scritti CONTRO l'educazione, invece scritti di proprio pugno da Nietzche.
E non è difficilissimo capire perchè: il tema della guerra richiede agli amici uno sforzo personale, e non un DUCE, un accompagnatore.
Il tema della lievità io lo intendo in modo diverso, non riguarda la dinamicità, quella è piuttosto la "grande salute", è piuttosto il tema delle forme, dei corpi.

Molto interessante il tema del dono.
Devo dire che non l'ho ancora incontrato, o forse non vi ho posto particolare attenzione.
Il dono in me ricorda, piuttosto il patto, la diplomazia.
Nel Nietzche progressista non reazionario, questo sarebbe impossibile.
Allora sarebbe da rileggere in altra maniera.

La tua proposta della condivisione delle contemplazioni del mare nichilista, mi pare molto interessante, per cui ti faccio i complimenti.
Vedrò se effettivamente questo tema emerge in qualche maniera dal magma di umano troppo umano.
Si avvicina l'estate, tentativo numero 3 di farne un lavoro sistematico.

Dovrei partire a metà Giugno, ci risentiremo a Settembre.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Garbino il 17 Maggio 2018, 20:20:40 PM

La chiave di tutto è la frase: che ha il nichilismo dietro di sé, sotto di sé, ( ma soprattutto - aggiungo ) fuori di sé.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

Caro Garbino indeed !!!

D'altronde però la problematicità. è proprio cosa sia il nichilismo(?).
Solo gli spiriti liberi possono intenderlo. (al di là delle formulette veloci che si usano per indicarlo, ma di cosa si tratta effettivamente nel reale?)

Possibilità in nuce, comunque sia, siamo sicuri che abbiamo (gli intellettuali in generale) capito cosa sia il nichilismo?
Io me lo chiedo cento, mille volte.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Garbino

Nietzsche: L' uomo e il suo diritto al futuro.

Dopo una breve pausa, eccomi qui a riprendere il cammino verso il diritto dell'uomo al suo futuro.
E naturalmente uno degli aspetti principali di questo argomento è il Nichilismo.

X Green

Come da te anticipato, probabilmente sei già altrove, sia con il corpo che con lo spirito, ma non posso comunque non rispondere al tuo ultimo e cruciale post.

Sì, mio caro Green, questi sono due punti cruciali che riguardano la critica e la comprensione di Nietzsche. Che cosa sia il Nichilismo e quanto di ciò è stato compreso dagli intellettuali e pensatori moderni. Anche perché soltanto rispondendo alla prima domanda, dimostrando di aver compreso il Nichilismo, potremo poi fare una valutazione sulla seconda.

E proprio ciò pone dei limiti enormi al nostro argomentare proprio perché chi dovrebbe avallare la risposta alla domanda: Che cosa sia il Nichilismo?, sono poi gli stessi intellettuali che dovremmo poi criticare nella seconda.

Noi naturalmente ce ne infischiamo altamente di tutto e rispondiamo ad entrambe le domande.

Per quanto riguarda la comprensione del Nichilismo presso gli intellettuali la mia opinione è che sia quasi nulla.
E ti posso accennare che, sempre a mio avviso, sia stato proprio questo argomento a sconvolgere Heidegger.  A te ( ma anche a chiunque voglia cimentarsi ) lascio il resto della riflessione in merito.

Mentre posso affermare che, sempre a mio avviso, ho raggiunto una certa comprensione del Nichilismo, ma non so se mi sarà possibile riportarla in questo momento perché sinceramente ho già diversi argomenti promessi in precedenza di cui trattare e non voglio mancare alle promesse fatte.

L' unica cosa che voglio sottolineare è che il termine Nichilismo si riferisce soprattutto ad uno stato d' animo, e le cui cause sono da ricercare nel nostro passato morale. L' argomento comunque è vastissimo e va dal credere a Nulla ( cioè a Dio ) a non trovare più un senso giustificabile e logico al nostro vivere e perché soffrire. Nel mezzo c' è una marea di casi che ne rende la comprensione molto complicata.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

green demetr

Ciao Garbino, sono ancora a a Milano, sono preso dai preparativi.

Ma ovviamente a questo 3d ci tengo particolarmente. (odio la burocrazia, che impone una agenda, assolutamente inutile, ma quand'è che i servizi on line saranno pronti per la cittadinanza! BAH!)

L'interpretazione che accenni soltanto del nichilismo, mi piace, è assai evocativa, e sopratutto, già nel suo incipit, non è banale e sbrigativa.

Anche secondo me è una riflessione sul Dio e sul nulla, forse sulla loro coincidenza? può essere! possiamo anche forzare il messaggio di Nietzche, portarlo avanti, e a partire da questo punto di vista, rivedere sotto una diversa ombra tutta la formazione genealogica della morale.

Ovviamente questo discorso che tu qui anticipi, spero di sentirlo più avanti. Molto interessante.

A Settembre, e buona continuazione a tutto il Forum.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Garbino

Nietzsche: l' umo e il suo diritto al futuro.

Prima di riprendere il viaggio una piccola appendice per Green. Sul fatto che per Nietzsche Dio si identifichi con il nulla non c' è alcun dubbio. Ho già riportato varie volte alcune frasi delle sue opere che lo testimoniano. E specificatamente lo annovera come un' invenzione umana che però non è e non può essere. Il discorso perciò parte da lì ma poi prende mille strade, il tutto perciò acquisisce una dimensione enorme di difficile sintesi. Perciò quando ci torneremo avremo delle belle gatte da pelare. Buone vacanze.

A questo punto mi trovo nella condizione di avere molti punti in sospeso, tra i quali il rapporto tra Genealogia della morale e la realtà. L' attacco di Nietzsche al prete asceta o all' ascetismo è profondo e tremendo e non si conclude nell' opera. Anzi negli scritti postumi assume dimensioni ancora più chiare e specifiche. Come per esempio nell' aforisma n138 sempre dell' opera La volontà di potenza curata da Gast e dalla sorella:

I preti sono i teatranti che rappresentano alcunché di sovrumano a cui devono dare un carattere sensibile, di ideali, o di Dei, o di redentori: in ciò trovano la loro vocazione, per ciò posseggono gli istinti necessari; per rendere la cosa più credibile, devono spingersi il più lontano possibile nell'imitazione; la loro accortezza deve soprattutto suscitare in loro stessi ' la buona coscienza ' necessaria per persuadere qualcuno.

Questa precisazione, data in modo così perentorio, senza giri di parole, ci dà una dimensione di quanto Nietzsche veda nel prete asceta la genìa più pericolosa per l' umanità. 

E' ovvio che comunque il prete per avere successo ha bisogno di uomini che siano nella condizione di ascoltarlo e di farsi ammaliare.
Ecco perché, come ipotizzavo in un post rivolto a Maral, ritengo che i periodi storici in cui tale genìa si afferma sono quelli in decadenza. Dove cioè l' uomo cerca certezze invisibili e non discutibili. Certezze cioè che necessitano di un grado di fede maggiore di quelle che gli derivano dai sensi. E questo proprio perché un uomo in decadenza può incominciare  a mettere in discussione le morali o etiche determinate dal credere vere le sensazioni su ciò che lo circonda. Non bisogna dimenticare che tutte le certezze che l' uomo di volta in volta crea e da cui scaturisce una determinata morale necessitano comunque sempre di un grado di fede non indifferente, anche se poi  è necessario che questo grado aumenti o diminuisca in base alla forza dell' uomo che lo crea. 

L' argomento è abbastanza complesso, perciò mi fermo qui e ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

Jean

Onibrag, caro amico...  :)

mi rivolgo a te per risolvere il dubbio che m'è sorto in merito a due differenti (e forse opposte) asserzioni in una discussione qui in filosofia: Cos'è la verità racchiuse nel post 209:

Cit Lou - E Nietzsche, essendo poliedrico allo stato brado, proprio lui, quando si scaglia contro il positivismo, da un primo avvertimento di ciò. Il nichilismo estremo si risolve in un appiattimento del soggetto sull'oggetto, per quanto di mio riesco intendere.

Cit. Ipazia - Il nichilismo estremo per FN è quello degli ideali ascetici incarnati nella figura del prete giudaico-cristiano (Genealogia della morale). Un soggettivista estremo come FN non poteva ricondurre il nichilismo all'oggettività, ma solo alla falsa coscienza soggettiva. L'oggettività in FN è lo stato di natura, ovvero l'esatto opposto del nichilismo ascetico.
 

Il motivo è presto detto, il tema della discussione si presta al tutto e di più, naturalmente spaziando da un campo (filosofico) all'altro e molto in quello scientifico; sì che a chi la segue come osservatore (parola divenuta assai sensibile...) qual sono, si presentano tutte queste "diramazioni" e per percorrerne una necessariamente si deve tralasciar l'altre.

Se (anche le congiunzioni si scaldano...) la verità le comprende tutte, non ha maggior significato (salvo quello di studio e approfondimento) il procedere per dieci metri o per cento (... numero di post) e se la verità fosse una sola... non ci sarebbe alcuna discussione...

Che rimane quindi di fattibile se non l'entrare nel merito d'una qualche asserzione, come quella che ti ho proposto, e cercar di dirimerla con l'aiuto (la guida) di uno studioso preparato qual hai avuto modo di dimostrare nella tua discussione su Nietzsche, vero fiore all'occhiello dell'intero forum (per numero di visualizzazioni = interesse)?

Non per stabilir un vincitore della (eterna) disputa oggettivo/soggettivo, ben sapendo che la verità d'oggi può cambiare domani, ma per aver un riferimento... gli allievi han discusso e poi si ascolta il professore (io ti ritengo tale, su Nietzsche).

Ma c'è un altro motivo, per me ben più importante, aver (mi auguro) l'occasione per rileggerti.
 

Un caro saluto
Jean

Ipazia

Ringrazio jean per avermi fatto conoscere questa splendida discussione che mi sto centellinando 2-3 pagine alla volta. Tra l'altro vi incontro l'amico maral, compagno di (s)ventura in altro forum dove la supponenza talebana in salsa atea la faceva da padrona. Ma quell'esperienza mi è stata assai utile per rivedere il mio stesso modo di pensare, grazie anche ad una presenza qualificata come quella di maral (che fine ha fatto ?) .

Bella questa discesa nel labirinto nicciano dove, sia detto, l'unico Minotauro mi pare green, mentre gli altri interpreti devono sempre stare un po' sulla difensiva. Ma certo non sprovvisti di argomenti. Del mio discorso non sarebbe passata certamente l'oggettività naturalistica, ma è tutto da vedere, perchè le posizioni non sono certo coincidenti tra gli attori del dibattito. Concordo con green che FN  bisogna leggerlo tutto e rileggerlo ancora per connettere i fili e accedere agli strati diversi della sua evoluzione filosofica. Un labirinto certo, ma su più piani. Che moltiplica sia i percorsi che le uscite. Chissà se green ha finito la lettura di UTU e trovato quello che cercava ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Un pensierino anche all'Anticristo. E alla sua metafora più proibita: l'eterno ritorno. Un estremo tentativo di fondere metafisicamente essere e divenire, Parmenide ed Eraclito. Forse.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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