Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Aperto da Garbino, 08 Aprile 2016, 20:16:34 PM

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green demetr

precisazioni sulla malattia di Nietzche

Cit Garbinio.
"sintomi che descrive mi fanno appunto vertere su questa ipotesi.
Non so se il mio caro Green Demetr si riferisse a ciò quando ha parlato di malattia di Nietzsche e del fatto che lo avesse detto. Quello che mi sembra è che ne parli in un modo che poco si attiene a quanto affermato da Nietzsche stesso in Ecce Homo."

Quando parlo della malattia di Nietzhche intendo quella diagnosticata dallo psichiatra binswanger ossia di psicosi maniaco-depressiva.
Ho appena letto comunque, visto che stiamo scendendo nel ridicolo (allergia da polline) il quadro più credibile a livello 
 eziologico-patologico.

http://www.leonardsax.com/Nietzsche.pdf

tradotto sintetizzato qui http://neuronerding.blogspot.it/2011/06/la-malattia-di-nietzsche.html.

Dunque finora ho sempre sbagliato a parlare di sifilide. Faccio ammenda. (anche se potrebbe essere un caso di sifilide raro, con lunga protrazione).

Ma questo non cambia niente a livello di lettura degli scritti. Infatti io detesto profondamente la psichiatria, e commuto il quadro psicotico invece in quello psicanalitico (d'altronde la psicanalisi l'ha invetata nietzche, vedi "Sproni" di Derrida.)
Ossia Nietzche era dentro il discorso paranoico.
Ne ho la certezza, anche documentabile con il semplice UTU, ne era consapevole. Il nichilismo d'altronde a mio parere è identificabile con la paranoia stessa. Nietzche indica le maniere di uscita da quello, pur consapevole che lui sarebbe stato la sua vittima più illustre.
La psicosi è a mio parere la causa (non patologica a questo punto) principale della paralisi progressiva. Ma è solo una mia considerazione, che non cambia niente rispetto alla filosofia di Nietzche, che è invece la LOTTA per eccellenza alla malattia del nostro secolo (e di quello precedente). (malattia in senso psicanalitico, e quindi discorso, non malattia).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

maral

#106
Prenditela con Heidegger, Green, è lui che afferma che è proprio la metafisica da Platone in poi che assimila l'Essere all'Ente compromettendo la differenza ontologica che il filosofo tedesco vuole recuperare (anche se Platone distingue tra gli enti, ma sempre enti restano, anche quelli speciali o privilegiati, come direbbe Severino, come le Idee, Idea del Bene compresa). Heidegger pensa inoltre che anche l'essere dell'ente è un ente.

green demetr

Citazione di: maral il 28 Aprile 2017, 12:24:56 PM
Prenditela con Heidegger, Green, è lui che afferma che è proprio la metafisica da Platone in poi che assimila l'Essere all'Ente compromettendo la differenza ontologica che il filosofo tedesco vuole recuperare (anche se Platone distingue tra gli enti, ma sempre enti restano, anche quelli speciali o privilegiati, come direbbe Severino, come le Idee, Idea del Bene compresa). Heidegger pensa inoltre che anche l'essere dell'ente è un ente.

Mi giunge nuova, hai dei riferimenti generici o precisi (meglio)?

Al massimo potrebbe essere l'esistente dell'ente visto come un ente, non l'essere.

L'idea del Bene in Platone è l'idea del Bene che viene prima del bene, come scritto nel mito della caverna.
(cif il sole che viene prima del sole)

Noi intendiamo e suppongo anche Severino (strano però se fosse) al Bene come secondario.
Un Bene cattolico-cristiano ovviamente. (in quel caso non faccio fatica a considerarlo un ente.)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Lou

#108
@green
CitazioneAnche a mio avviso Nietzche non è poi così interessato ad una metafisica, men che meno classica. Se poi si inventa termini come volontà di potenza ed eterno ritorni, facilmente fraintendibili, direi che qualcosina in più di qualche problemino lo alzi.
Forse dipende dalle fasi del suo pensiero, a mio parere l'ultimo Nietzsche (a differenza del primo ancora legatissimo a una metafisica dell'artista di ascendendenza shopenuariana) è una implosione che destruttura la metafisica dell'essere, nessuno come Nietzsche (forse Spinoza?) credo abbia inferto un colpo alla staticità immutabile dell'essere facendone pura potenza, ma mio malgrado, devo ammettere che con Nietzsche mi è sempre parso di trovarmi di fronte a un pensiero "borderline" ( chiedo venia per il termine ).
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

maral

#109
Citazione di: green demetr il 28 Aprile 2017, 13:50:33 PM
Mi giunge nuova, hai dei riferimenti generici o precisi (meglio)?

https://www.youtube.com/watch?v=3iNLRqoPXtE
https://www.youtube.com/watch?v=NGi-Wvc2g5E
Aggiungo anche questa intervista a Volpi (uno dei maggiori studiosi e traduttori di Heidegger)
https://www.youtube.com/watch?v=GKw5n5Fa5kE
Molto interessante soprattutto per quello che riguarda il ruolo che Heidegger affibbia a Platone come iniziatore della metafisica e quindi della decadenza del pensiero dell'Occidente che culminerà con la tecnica a causa dell'oblio dell'Essere nell'ente.
Suggerisco sia a te che a Garbino (per meglio chiarire i suoi dubbi, senz'altro meglio di quanto potrei fare io), di visionare anche le parti nel video relative alla posizione di Heidegger relativamente ad Aristotele, ai presocratici (ove H. ravvisa una sorta di unione che sottende il pensiero di Eraclito e quello di Parmenide intesi come due aspetti del manifestarsi dell'Essere) e a "la storia della metafisica" che per Heidegger esprime la preistoria della tecnica moderna.

green demetr

#110
Citazione di: maral il 28 Aprile 2017, 19:42:48 PM
https://www.youtube.com/watch?


Vado di fretta, solo un appunto (l'intervista a Volpi l'avrò vista un centinaio di volte, tanto è geniale): il titolo del video di Fusaro è che "l'essere dell'ente non è un ente."

E invece tu scrivevi il contrario (era questo che non mi tornava)

cit maral
"Heidegger pensa inoltre che anche l'essere dell'ente è un ente."

Suppongo sia stato un refuso.



x LOU

Concordo nello stabilire due Nietzche, il primo più vicino a schopenauer, e il secondo...la dinamite. ;)
Vedi se si intende con personalità borderline, una personalità costantemente sopra le righe, non c'è da vergognarsi a dire le cose come stanno. 
Tu novella Lou Salome, pronta a scoprire le debolezze del nostro? (il nick suona sinistro al nostro maestro,  ;D  ;)
).
Povero Nietzche. :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

maral

Citazione di: green demetr il 29 Aprile 2017, 07:24:21 AM
Vado di fretta, solo un appunto (l'intervista a Volpi l'avrò vista un centinaio di volte, tanto è geniale): il titolo del video di Fusaro è che "l'essere dell'ente non è un ente."

E invece tu scrivevi il contrario (era questo che non mi tornava)

cit maral
"Heidegger pensa inoltre che anche l'essere dell'ente è un ente."

Suppongo sia stato un refuso.
Sì, scusa era un refuso di cui non mi ero accorto.
Mi sembra comunque evidente che Heidegger imputa alla filosofia greca, cominciando proprio da Platone, il peccato originale di avere preso a considerare l'essere come ente. Poi ovviamente su questa lettura di Platone da parte di H. si può essere o meno d'accordo, lo stesso Volpi nell'intervista si mostra critico in merito.

Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Cari amici, vi ringrazio per i vostri post e mi accingo a rispondere. Per ultimo lascerò il caro e monello Green Demetr, a cui penso che dovrò dedicare un post a parte data la numerosità delle sue critiche, a cui questa volta risponderò in modo esauriente a tutte.

Come prima cosa volevo scusarmi ed effettuare una piccola correzione sulla confutazione di Aristotele su quanto da lui dimostrato sulla giacenza dell' infinito nel campo finito. Infatti lui parla di due rette parallele e non di una retta sola, naturalmente infinite. E lui afferma che facendo ruotare l' una viene ad intersecare l' altra in un punto finito. In pratica la confutazione si basa sullo stesso principio. Una retta infinita, se la si fa ruotare non lascia mai l' infinito. Nel momento in cui Aristotele decide che la retta ruotando lascia l' infinito commette un falso matematico. Anche perché già facendole lasciare l' infinito, pone automaticamente l' infinito nel campo finito prima ancora che intersechi l' altra retta.

Altra correzione necessaria riguarda la malattia di Nietzsche, su cui Green mi ha fornito un link su cui concordo in gran parte. La mia interpretazione ( allergia da polline )  si basava su un errore mnemonico sulle crisi di vomito di cui Nietzsche parla in Ecce Homo, e che io non ricordavo come vomito. E ho detto in gran parte perché qualche dubbio ancora ce l' ho. E il dubbio riguarda le condizioni comunque di gran lucidità che caratterizzano i periodi di grande malessere descritte da Nietzsche. E il fatto che lui stesso sempre in Ecce Homo afferma che si guarì. Al di là di tutto ci rimane comunque un enorme attività letteraria che ritengo essere molto più importante di qualsiasi stato che abbia afflitto Nietzsche in ogni periodo della sua vita.

X Lou

Ti ringrazio per questa ipotesi sul terzo soggetto ( essere/ divenire ) che mi dà la possibilità di riportare una riflessione che avevo dato per scontata ma che così non è. E questo anche per motivi di spazio. Infatti cerco sempre di essere molto sintetico per non rendere la lettura dei post troppo problematica per coloro che non sopportano la prolissità.
Io sarei d' accordo con te se Nietzsche avesse invertito i due soggetti ( essere e divenire ) nel suo aforisma. Mentre invece l' imprimere al divenire il carattere dell' essere, a mio avviso, significa che è l' essere che lascia la Metafisica per posizionarsi nel mondo fisico. L' essere in pratica si identificherebbe con ogni forma vitale che diviene. Se fosse stato cioè imprimere all' essere il carattere del divenire allora sarebbe stato il divenire a traslarsi nella Metafisica e ciò avrebbe potuto far pensare ad un terzo soggetto. Spero di essermi spiegato bene. Comunque siamo sempre a disposizione per eventuali contro argomentazioni.

X Maral

Ti ringrazio infinitamente per le tue argomentazioni sull' essere e sull' ente e posso tranquillamente affermare che mi rimangono totalmente inarrivabili. Non riesco proprio a capire, come anche Nietzsche afferma, come sia stato possibile che i filosofi abbiano impegnato così tante energie su qualcosa di cui non si ha un' esperienza diretta e che è soltanto, sempre a mio avviso, molto probabilmente un' illusione. Comunque penso che il mio punto di vista ti sarà ancora più chiaro nella mia risposta a Green Demetr in cui e su cui sarò molto più preciso. Ti ringrazio comunque soprattutto sulla spiegazione dell' Esser-ci di Heidegger che non conoscevo. Ma c' è una cosa che proprio mi rimane difficilissimo da collocare, e riguarda l' immagine dell' essere come orizzonte che nel suo ritrarsi genera gli enti. Giuro che per me è arabo. Comunque non credo di sbagliare affermando che la tua conoscenza è invidiabile. E che la tua ostentata prudenza e sottostima si basa proprio sul fatto che è proprio la tua conoscenza che te lo impone. Sempre con stima.

Nell' ultima lettura mi sono accorto che manca almeno qualche virgola, ma faccio a meno di correggermi poiché non mi sembra che venga alterato il senso delle frasi. E il motivo è sempre lo stesso. Voglio essere preciso ma non da scadere nella pignoleria. Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

Lou

#113
@Garbino, grazie del tuo commento.
CitazioneIo sarei d' accordo con te se Nietzsche avesse invertito i due soggetti ( essere e divenire ) nel suo aforisma. Mentre invece l' imprimere al divenire il carattere dell' essere, a mio avviso, significa che è l' essere che lascia la Metafisica per posizionarsi nel mondo fisico. L' essere in pratica si identificherebbe con ogni forma vitale che diviene. Se fosse stato cioè imprimere all' essere il carattere del divenire allora sarebbe stato il divenire a traslarsi nella Metafisica e ciò avrebbe potuto far pensare ad un terzo soggetto. Spero di essermi spiegato bene. Comunque siamo sempre a disposizione per eventuali contro argomentazioni.
Sì, capisco il tuo discorso e lo accetterei nei termini che descrivi,  di pura immanenza dell'essere nel divenire, ma nell'orizzonte del pensiero nietzschiano non vedo come, una volta dissolta la metafisica di stampo trascendente si possa ancora proporre una qualche immanenza. Quello che voglio dire è venendo a mancare il corrispettivo di trascendenza, non posso più nemmeno pensare l'immanenza dell'essere, in parole povere ci si trova al di là del dualismo metafisica/fisica, trascendenza/immanenza e in ultima istanza al di là di essere/divenire, dove si produce un soggetto terzo di pura potenza trasformatrice.
(E comunque imprimere il carattere dell'essere al divenire di base  non riesco a leggerlo come un traslare l'essere dalla metafisica alla fisica, ma fare del divenire l'unica permanenza che non diviene.)
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Lou.

Per carità si possono anche avere opinioni completamente opposte. Inoltre io non ho detto che Nietzsche non sfiori la Metafisica, ma, sempre a mio avviso, non in questo caso. La volontà di potenza e l' eterno ritorno sono la sua Metafisica, anche se intese in senso fisico, biologico. E sono le cose su cui sono estremamente critico con Nietzsche. Ma per quanto riguarda la tua affermazione ( quella che il divenire come unica permanenza che non diviene ) a mio avviso, Nietzsche la definirebbe una contradditio in adjecto. E se si riferisse soltanto al carattere del divenire come concetto sarebbe sempre poco nicciana. Ma se continuerai nella lettura di questo post, penso che la mia opinione ti sarà molto più chiara.

X Green Demetr

Non c' è che dire, risvegli tutta la potenza del mio Garbino e di ciò ti sono grato. Garbino o Libeccio, il vento che amo profondamente e che ho conosciuto a fondo nel periodo trascorso a Pescara e nei periodi di vacanza passata in vari luoghi del litorale adriatico sempre intorno a Pescara. Tanto che lo paragono al mio istinto.
A lui sono vincolati episodi incancellabili della mia vita e ancora adesso lo sento presente, se mi astraggo, come se fossi ancora lì, sulla spiaggia o sul litorale.

Mio caro Green, l' unica critica su cui concordo e su cui ti ho già ringraziato è quella sulla patologia di Nietzsche e sui ti sono molto grato. Per il resto siamo in completo disaccordo e ho come l' impressione che ci siamo sempre fraintesi. E questo senza comunque incidere sul nostro rapporto che ritengo ottimo. E lasciatimi dire che sarei poi io che non leggo bene la storia!!!??? I fatti olandesi, a mio avviso, dimostrano soltanto che loro non sono caduti nella trappola della tensione che è sempre di estrema destra. Il terrorismo senza armi ed organizzazione è impossibile, e soprattutto senza le coperture e i depistaggi che avvengono a livello interno ai servizi segreti. Se si volesse non ci sarebbe più un terrorista in tutto il mondo, mio caro Green. Ma rileggiti la Storia Italiana del periodo degli anni di piombo e come ciò ha favorito uno dei partiti più conservatori, quella Democrazia Cristiana che oggi fa sentire il suo peso con Franceschini e lo stesso Renzi. Democratici??? Proprio non credo.
E in Francia questa volta si fronteggeranno, forse per la prima volta due esponenti di destra. Ed è ovvio che vincerà Macron, ma grazie ai voti della sinistra. E comunque ricordati che solo il fatto che un esponente di estrema destra arrivi al ballottaggio, e che mi sembra che tu non prenda in considerazione, è un fatto grave. Sono soltanto sicuro che ne vedremo delle belle.

Ma torniamo alla filosofia. Avrei voluto riportare tutto l' aforisma n. 72 ( pag. 351 ) de La volontà di potenza edito dalla Newton Compton nel testo che raccoglie oltre allo stesso, Ecce Homo, Crepuscolo degli idoli e l' Anticristo. Ma è veramente troppo lungo e perciò ne riporterò i brani che a mio avviso sono più significativi: - .... un Dio che non vuole nulla: Dio è inutile, se non vuole nulla........:per fortuna una tale potenza totalizzante non c' è (- un Dio sofferente e sovrastante, un sensorio totale e assoluto spirito - sarebbe la più grande obiezione contro l' essere ). Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere,-poiché in tal modo il divenire perde il proprio valore e appare persino senza senso e superfluo. Di conseguenza bisogna porsi la domanda: come sia potuta ( dovuta ) formarsi l' illusione dell' essere.

Il brano è veramente lungo e molto chiaro nel rifiuto della Metafisica classica e perciò, mio caro Green, non riesco ancora a capire perché le tue risposte partano sempre dal presupposto che sia ancora viva e che Nietzsche non ne parli così male.

Quando tu affermi che l' essere uscirebbe dal nulla e tornerebbe nel nulla come direbbe Severino, parli ancora di Metafisica e non della fisicità a cui sia Nietzsche che il sottoscritto si riferisce. O se non lo accetti per Nietzsche, accettalo almeno come il senso in cui io lo pongo.  Nietzsche del resto in un altro aforisma descrive l' essere come un contenitore vuoto, un qualcosa che la Metafisica classica dà come dato e che è vuoto per Nietzsche. Vuoto, non esistente, senza alcuna connotazione se non quella di avere il nome di essere.

E sul come sia stato possibile, penso di avere la risposta. Se il sillogismo universale richiede l' insiemistica, e quello particolare le progressioni aritmetiche ( 1, 2, 4 - 3, 6, 12 ) e così via, è indubitabile, sempre a mio avviso, che Parmenide, Platone ed Aristotele abbiano usato la logica o per meglio dire i principi dell' aritmetica in Metafisica. Che cosa è l' essere: è l' uno, invariabile etc. L' essere non è nient' altro che il numero. Il numero che ha una sua valenza determinata e una invariabilità nel tempo. E se il principio di non-contraddizione rimane in piedi anche al cospetto del divenire è sempre perché ogni essere vitale, ogni organismo inteso in senso fisico è ben determinato e uguale a sé stesso, anche se poi un attimo dopo non lo sarà più. L' identità del numero è il principio cardine della logica, e che Nietzsche definisce necessaria alla vita e quindi all' uomo per non perdersi nel caos, per dare ordine al caos che lo circonda.

Perciò quando tu parli di essere e di ente come qualcosa, secondo Nietzsche commetti un errore. Ti illudi di essere nel giusto, ma per lui non esistono. Sono mera invenzione. Quindi quando tu affermi, criticandomi che io suppongo che l' essere e l' ente siano la stessa cosa travisi tutto quello che io intendo. Li interscambio unicamente perché non hanno per me alcun valore e soprattutto non esistono.

In pratica tutto il ragionamento che fai sulla Metafisica classica richiamandoti sia ad Heidegger che Severino è fuori luogo. E' fuori dai concetti che intendo argomentare e a cui mi riferisco.

E in ultimo la donna. La frase che tu citi, ti ricordo, che è estratta da un contesto in cui se ne vive il significato. Dove la donna è ritenuta veramente così e da trattare così. Ed imputare questo a Nietzsche che è nato molto dopo mi sembra di un' assurdità pazzesca. Ma Nietzsche è anche colui che riporta una delle frasi più belle sulla donna e che fa parte di un altro contesto culturale e che troverai ne L' Anticristo quando deciderai di leggerlo: Soltanto nella fanciulla si può trovare la purezza. E non è l' unico, e ciò la vuol dire lunga su ciò che Nietzsche complessivamente pensasse della donna. Ma ripeto, mi sembra assurdo che si eviti di criticare tutti gli altri filosofi per l' assoluta mancanza nella loro filosofia della donna e poi si faccia tanto baccano perché Nietzsche ne parla e di come ne parla. La tua idiosincrasia per Nietzsche è equivalente a quella dei Cristiani, dei socialisti, dei comunisti e di ogni categoria di persone su cui Nietzsche imperversa.

Ma non dimenticare la frase che ho riportato in uno dei post precedenti: L' errore in cui è incorso l' uomo è di sbagliare come umanità.

Grazie per la cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta.

Lou

#115


@Garbino
Che Nietzsche guardi alle sue di contraddizioni a palate,ma tanto come mostrano i suoi aforismi farebbe magari spallucce, per me la sua ideona di includere il divenire nell'eterno è straordinaria. ;D
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

maral

Caro Garbino, permettimi un paio di annotazioni critiche.
Penso che se si afferma che tutto è divenire (come dice Lou, se si afferma una totale immanenza diveniente) non si esca dalla metafisica, ma si faccia un'affermazione squisitamente metafisica. Questa fisica poi che si pone in luogo della metafisica bisognerebbe chiarire come vada pensata: l'esperienza fenomenologica nel suo darsi immediato? La fisica come si presenta nel linguaggio scientifico che evolve dal discorso aristotelico conservandone le fondamenta logico razionali per poter dire l'uno nei suoi molti modi? La vita espressa in termini basici, come zoè o volontà di potenza sentita come la più pura manifestazione vitale? Con il Divenire stesso?
In altre parole cos'è la fisica? Ed è chiaro che per dirlo non si potrà fare che un discorso metafisico, che riproporrà l'eterna domanda siniana: ma tu dove ti poni per fare questo discorso?
Se poi diciamo che tutto è Divenire, è chiaro che il Divenire è e come tale partecipa in modo fondamentale dell'Essere e qui mi sembra che l'osservazione di Lou sia corretta: il divenire non diviene, ma è; anzi si intende affermare che è ciò che sempre e sommamente è.
Mi ha colpito comunque che Nietzsche veda l'Essere come un contenitore vuoto. E' la stessa considerazione che fa Severino riguardo all'Essere parmenideo che non si distingue in nulla dal nulla. Severino infatti non è il filosofo dell'Essere e non dice che l'Essere esce dal nulla e torna al nulla, ma è il filosofo dell'Ente, o, sarebbe meglio dire degli Enti, ognuno dei quali si basa su un principio di identità assoluta. Sono gli enti che paiono entrare e uscire dal nulla. Ma qui rischierei di andare troppo fuori tema. Occupiamoci di Nietzsche, dei suoi concetti cardine (che io sento comunque metafisici) della Volontà di Potenza, dell'Ubermensch e dell'Eterno Ritorno, non lo si può ridurre la sua filosofia a una pura polemica anti religiosa. D'altra parte se "Un Dio che non vuole nulla è inutile", la sua inutilità non basta certo per liberarcene, anzi (e forse proprio per questo gli occorre poi aggiungere "per fortuna una tale potenza totalizzante non c'è")

Garbino

L' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral

Le tue critiche sono sempre ben accette, perciò non ti preoccupare di pormele. Come lo sono sempre quelle costruttive, e cioè quelle che hanno lo scopo di approfondire l' argomento. Cosa che invece non appartiene a coloro che tendono a mistificare e ad ottundere con scopi diversi di e da quello di un approfondimento. Infatti ritengo che si possa instaurare un ottimo rapporto anche se si hanno opinioni diverse, come per esempio mi sono accorto soltanto adesso con Green Demetr. D' altronde le proprie opinioni dipendono sia dalla propria indole e intelligenza potenziale sia dal tipo di scelte culturali fatte nella propria vita e che spesso risentono anche dell' ambiente in cui si vive. Una diversità di opinione cioè poco c' entra con quello che Goethe chiama 'affinità elettive', e che garantiscono un rapporto intellettivo o affettivo profondo.

Lou mi perdonerà se non rispondo al suo post, ma mi sembra che abbiamo prospettive diverse e divergenti sul contesto della frase di Nietzsche e di difficile risoluzione. Comunque lo invito a seguire questa discussione e soprattutto questo post perché bene o male rispondendo a te rispondo anche a lui.

Il punto cruciale rimane, a mio avviso, la prospettiva in cui si inquadrano le argomentazioni e le affermazioni di Nietzsche e che, come ho già detto, anche per me per quanto riguarda la volontà di potenza e l' eterno ritorno rigenerano una Metafisica su cui aveva posto la parola fine.  E non è un caso che sono molto critico su questa sua determinazione, proprio perché la ritengo inopportuna. Ma prima di proseguire, riporto per intero l' aforisma n. 72, visto che di spazio ne ho e così poter rispondere esaurientemente alle tue critiche.

Se il movimento del mondo avesse uno stato finale, questo dovrebbe già essere raggiunto. In realtà l' unico fatto fondamentale è che il mondo non ha nessun stato-fine; e ogni filosofia o ipotesi scientifica ( per esempio il meccanicismo ), nella quale un tale stato diventa necessario, è confutata attraverso questo unico dato di fatto..... Io cerco una concezione del mondo in cui si renda giustizia a questo stato di fatto: il divenire deve apparire giustificato in ogni attimo ( o non valutabile: il che è lo stesso ); non è assolutamente possibile che il presente sia giustificato attraverso un futuro o che il passato sia giustificato attraverso un presente. La ' necessità ' non ha la forma di una potenza totale che si proroga e domina, o di un primo motore; ancor meno necessaria per causare qualcosa di pregevole. Per questo è necessario negare una coscienza totale del divenire, un ' Dio ', per non porre l' accadere sotto il punto di vista di un essere che partecipa al sentire, al sapere, e che non vuole nulla: ' Dio ' è inutile, se non vuole nulla, e d' altra parte per esso viene posta una somma di dispiacere ed illogicità, che abbasserebbe il valore totale del ' divenire '; per fortuna una tale potenza totalizzante non c' è ( un Dio sofferente e sovrastante, un sensorio 'totale' e 'assoluto spirito' - sarebbe la più grande obiezione contro l' essere ). ( Il corsivo che non riporto nell' ultima frase identifica il riferimento alla Metafisica classica, come anche Heidegger interpreta costantemente, corsivo che si ripete anche nella frase a seguire).
Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere, - poiché in tal modo il divenire perde il proprio valore e appare persino superfluo. Di conseguenza bisogna porsi la domanda: come sia potuta ( dovuta ) formarsi l' illusione dell' essere. Parimenti: come tutti i giudizi di valore che si basano sull' ipotesi che l' essere si dia, siano senza valore. Pertanto si riconosce che questa ipotesi dell' essere è l' origine di ogni denigrazione del mondo; ' il miglior mondo, il mondo vero, il mondo dell' aldilà, la cosa in sé'.
1. Il divenire non ha nessun stato finale, non sbocca in in un 'essere'.
2. Il divenire non è uno stato apparente; forse il mondo dell' essere è un' apparenza.
3. Il divenire ha in ogni momento lo stesso valore: la somma del suo valore rimane uguale a sé: in altri termini: esso non ha nessun valore, perché non c' è qualcosa con cui misurarlo, e in rapporto a cui la parola valore avrebbe senso.
Il valore totale del mondo non è valutabile, di conseguenza il pessimismo filosofico è una cosa comica.

Questo è l' aforisma, e come puoi constatare è perfettamente in linea con la mia opinione sul divenire che non è un' entità metafisica ma soltanto il modo in cui il mondo fisico, e solo quello, funziona. Neanche il divenire cioè può diventare metafisico, ma è soltanto il modo in cui noi possiamo indicare l' accadere nel mondo fisico. Per altro questo aforisma non è stato preso per niente in considerazione da Heidegger.

Altra cosa sono la volontà di potenza e l' eterno ritorno, che, ripeto, giudico come la vera e propria Metafisica di Nietzsche, anche se alla base dell' accadere fisico. E il motivo per cui li ritengo di carattere metafisico, è perché vengono dati come dati, come immanenti, come verità, e non come, e sarebbe dovuto essere, come ipotesi. E come ho già affermato altrove, la mia speranza è che se Nietzsche poi non ha portato a termine, se non ha pubblicato l' opera: La Volontà di Potenza, è proprio perché si sia reso conto dell' incongruenza che una tale costruzione rappresentava. E non posso andare oltre la speranza perché è notorio quello che sono stati i suoi ultimi anni di vita, e perciò non avremo mai prove certe del motivo per cui sia rimasta inedita.

Quello che è necessario che io riesca a spiegare, e non è facile, è l' errore di aver posto sia l' essere che gli enti come dati, non come ipotesi. E se li si è posti come dati è soltanto, sempre a mio avviso, perché si è traslata la logica, la matematica, nel mondo ultra fisico, in quella Metafisica cioè che io contesto come immanente. Cosa che anche Kant ha affermato nel suo Opus Postumum, forse per fare un torto ad Hegel, non rendendosi conto che la sua filosofia non fa altro. La sua affermazione: Non si può far uso della Matematica, e perciò della logica, nella Metafisica è una regola d' oro, sempre a mio avviso, che costantemente tutti i filosofi hanno violato. E questo perché se alla radice, se poniamo alla radice della Metafisica un essere come dato ce lo ritroveremo forzatamente come vero alla fine della nostra argomentazione. Cosa che non è assolutamente possibile se lo poniamo come ipotesi, perché alla fine lo ritroveremo sempre come ipotesi.

In altre parole, si può anche ritenere che il mondo fisico segua la Matematica, abbia un riscontro diretto con la logica-matematica, anche se Nietzsche lo definisce come sappiamo, ma ciò non dovremmo concedercelo per il mondo metafisico di cui non abbiamo alcuna esperienza sensibile diretta.

Spero di essermi spiegato, ma come sempre, sono qui a tua disposizione per ogni ulteriore contro-argomentazione.

Ringrazio per la cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta

Lou

#118
@maral
CitazioneSe poi diciamo che tutto è Divenire, è chiaro che il Divenire è e come tale partecipa in modo fondamentale dell'Essere e qui mi sembra che l'osservazione di Lou sia corretta: il divenire non diviene, ma è; anzi si intende affermare che è ciò che sempre e sommamente è.
È esattamente quello  che volevo dire, esplicito in modo più chiaro: è che trovo (logicamente) paradossale (e penso lo trovi paradossale pure Nietzsche nell'aforisma "Imprimere..." citato) un divenire che diviene, se il divenire divenisse, smetterebbe di essere divenire, banalmente non diverrebbe più - roba che significherebbe proprio raggiungere quello stato finale per il divenire che Nietzsche rigetta - e di ciò ne trovo conferma anche nel passo ora citato da Garbino di N., dove, a mio parere, si afferma la tesi nietzschiana che ribadisce che tutto ciò che è, è divenire. Immutabile è il perenne mutare delle cose che sono, non un essere illusorio, solitario posto a garante nè in cielo nè in terra.

@Garbino, accolgo con piacere l'invito, trovo siano letture interessanti e precise quelle che proponi e ho molto da imparare, io ho semplicemente abbozzato la mia.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Sariputra

Citazione di: Lou il 01 Maggio 2017, 10:18:06 AM@maral
CitazioneSe poi diciamo che tutto è Divenire, è chiaro che il Divenire è e come tale partecipa in modo fondamentale dell'Essere e qui mi sembra che l'osservazione di Lou sia corretta: il divenire non diviene, ma è; anzi si intende affermare che è ciò che sempre e sommamente è.
È esattamente quello che volevo dire, esplicito in modo più chiaro: è che trovo (logicamente) paradossale (e penso lo trovi paradossale pure Nietzsche nell'aforisma "Imprimere..." citato) un divenire che diviene, se il divenire divenisse, smetterebbe di essere divenire, banalmente non diverrebbe più - roba che significherebbe proprio raggiungere quello stato finale per il divenire che Nietzsche rigetta - e di ciò ne trovo conferma anche nel passo ora citato da Garbino di N., dove, a mio parere, si afferma la tesi nietzschiana che ribadisce che tutto ciò che è, è divenire. Immutabile è il perenne mutare delle cose che sono, non un essere illusorio, solitario posto a garante nè in cielo nè in terra. @Garbino, accolgo con piacere l'invito, trovo siano letture interessanti e precise quelle che proponi e ho molto da imparare, io ho semplicemente abbozzato la mia.

Die che è "immutabile il perenne mutare delle cose che sono" mi pare una contraddizione in termini. Perché non accettare semplicemente "il  mutare" senza caricarlo ( nuovamente) di sovrastrutture speculative ( ossia termini come "immutabile", "perenne" e "sono") ?... Come si può sapere che il mutare è immutabile? Non si può cogliere il mutare con qualcosa che non muta come i termini linguistici, che fanno l'opposto, ossia "fissano". Ogni affermazione sul divenire è necessariamente falsa. Il divenire diviene è già falso...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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