Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Aperto da Garbino, 08 Aprile 2016, 20:16:34 PM

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Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Jean

Ti ringrazio per le sonore risate che mi hai suscitato con questo colloquio immaginario. Su di una cosa sono perfettamente d' accordo con te. Che bisogna avere il coraggio di manifestare le proprie opinioni, a qualsiasi costo.  - Cosa importa di me? - Questa una delle affermazioni di Nietzsche che condivido, specialmente quando c' è in gioco la conoscenza. 

X Green Demetr

Mi accusi di avere un livore nei confronti della Chiesa e di giusnaturalismo. Sinceramente, mio caro Green Demetr, sono dell' opinione che ti sbagli e che confondi il mio modo di esprimermi per ciò che sono e penso. Ma andiamo con ordine.
Non ritengo di avere un livore con la Chiesa, ma ciò non toglie che la Chiesa è proprio la portatrice del tu devi. E' il mio nemico naturale. A livello interiore. Come Nietzsche non posso avercela con ciò che è una fatalità millenaria. Ma è anche vero che non accetto che si tenti di defraudare Nietzsche e di stravolgere la sua filosofia per portalo dalla propria parte. O di scambiare lucciole per lanterne, come Nietzsche dimostra ampiamente sul sacerdote ascetico.  Affermo cose che non piacciono? Se sono veritiere, e ritengo che lo siano, né mi sento in colpa né me ne vergogno. Ma soprattutto è mia opinione che debba esprimerle.

Leggo che giusnaturalismo significa credere in un diritto naturale innato: falso. Io sono dell' opinione che l' innatismo esiste, ma che non vi è vincolato alcun diritto. Leggo che giusnaturalismo significa credere nella superiorità di tale diritto sul diritto positivo: falso. Sono dell' opinione che il primo non esiste e che il secondo, per quanto necessario, all' atto pratico sia molto poco positivo se non iniquo, con categorie che evidenziano privilegi assurdi, anche se il potere afferma che la Giustizia è giusta e il diritto uguale per tutti. Un' autentica utopia, specialmente in Italia. Ergo non mi ritengo un giusnaturalista. E spero di averti fatto nascere qualche dubbio. Per quanto riguarda la divinità non trovo nulla di strano nel porla nell' uomo invece che al di fuori. Ma questo sarebbe un discorso lungo. Comunque sono sempre qui.

Ma torniamo a Nietzsche. Faresti bene a leggere gli aforismi che ho indicato a Memento. La destrutturazione della volontà in essi è completa da parte di Nietzsche. Perciò quando lui parla di volontà di potenza è soltanto il modo in cui lui intende il suo modo di manifestarsi. Non una volontà vera propria, nel senso in cui di solito intendiamo significare il vocabolo. 
Sul fatto che tu mi imputi di aver affermato che la volontà di potenza è esterna all' individuo, ritengo che non sia vera. L' individuo non corrisponde alla psiche. E' tutto il corpo che è attraversato dalla volontà di potenza e trasmette i suoi impulsi alla psiche. E proprio per la caratteristica che noi  conferiamo alla psiche, e cioè quella di avere una complessità notevole, ciò che risulta essere l' influenza della volontà di potenza sia quanto varia e imprevedibile. La volontà di potenza perciò, sempre a mio avviso, contraddistingue secondo Nietzsche il modo stesso in cui la vita si manifesta. Tanto da coincidere con essa. In ogni soggetto vitale. Come mi sembra interpreti anche Maral.

Il male non è incarnato nel Cristianesimo. Sono i suoi influssi ad essere malefici e fatali. E non è la stessa cosa. Nietzsche si pone sempre al di là del bene e del male e perciò fondamentalmente non esistono.

L' eterno ritorno è soltanto il modo in cui Nietzsche vede possibile per la volontà di potenza divenire l' arbitro assoluto del momento storico in cui si vive. Rendendola cioè padrona anche del passato su cui dovrebbe altrimenti manifestare la sua completa impotenza. Ho già più volte affermato la mia criticità su quanto riguarda l' argomento e ritengo sia meglio perciò fermarmi qui.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta

paul11

Citazione di: green demetr il 18 Marzo 2017, 20:47:07 PM
Continuo a sostenere Garbino che sei completamente accecato dal tuo giusnaturalismo, e il tuo livore verso la chiesa, è un chiaro esempio di come il discorso psicanalitico legge esattamente il contrario: tu credi veramente che l'uomo sia Dio.
Ovviamente il DIO SIVE NATURA di Spinoziana memoria.

Maral non ho esposto il ragionamento completo, perchè sono ancora fermo alla parta destruens di umano troppo umano, e quindi mi riservo il tempo di capire fino in fondo le conseguenze razionali del discorso niciano.
Rileggendo mi sembra di essere stato chiaro per quanto riguarda i passaggi che portano alla formazione dell'io.
Anzi ci avevo speso su anche qualche ora, che poi non sia capibile da tutti è un altra cosa, e anzi conferma che siamo in una epoca di profonda cristi intellettuale.
Sono rimasto abbastanza colpito dalla tua interpretazione dell'oltreuomo come volontà di ripetizione di se stesso.
Il fatto è che non capisco come mai potrebbe arrivarci! visto che l'uomo non può MAI essere se stesso, e infatti Nietzche nel paragrafo sulla "grande salute" incita a NON essere mai se stesso, nel senso proprio di rinunciare a ogni ipotesi di senso.
La rinuncia al senso non rimanda alla rovina, come in Hegel, ma dovrebbe essere una riappropiazione della relazione con gli altri (in quali termini probabilmente è quello che mi auguro di conoscere lungo il cammino, senza dimenticare che forse è proprio impossibile).


"La volontà di potenza è il leone del "può" che deve con un atto di coraggio, di volontà, "tirare fuori" da dentro di sè quel fanciullo innocente, che per definizione non conosce ancora il bene e il male proprio perchè è innocente , e quindi ha l'oblio della tradizione non la conosce, ne è esente.La ruota dell'eterno ritorno a quel punto si muove automaticamente, perchè quel nuovo uomo vive l'attimo come eterno essendo uscito dalla tradizione del tempo lineare." cit PAUL


Molto interessante questa interpretazione, certamente non avendo ancora superato lo scoglio umano troppo umano, come già detto, non so se corrisponda al vero.
Ma mi interessa, con la correzione già notata da Maral e Garbino, che la volontà non è dell'individuo ma dovrebbe essere qualcosa a lui esterno.
Proprio per questo non può essere una questione del BIOS come appare chiaro nelle pagine di Garbino, e temo anche di Maral, che parla di volontà di potenza come VITA.
Non può essere il bios perchè nietzche lo liquida come impossibile nelle pagine iniziali di Umano troppo Umano.
L'uomo è quell'animale che non può essere un animale, ricordate no?
Domanda per PAUL
Mi piace la visione che essendo un OGGETTO esterno, debba essere ricondotto alla ingenuità del bambino come simbolo della rottura della storia.
Non capisco invece come possa diventare un eterno ritorno questo mai cominciamento. Nel senso che se nulla parte/inizia allora come può essere di RITORNO, di ritorno da cosa? sarebbe la domanda a cui manca la risposta.
Lo stesso dicasi per la ipotesi di Maral, se fosse un nulla, come farebbe il nulla a tornare? alias come farebbe un identico a tornare? Ma qui temo che tu sia troppo invischiato nel sistema severino per poter intendere la questione.
Eppure proprio a partire da Severino che legge le righe prima dell'eterno ritorno, il tempo è la questione centrale.
Quindi sebbene viziato da un fraintendimento grave mi sembra che Paul abbia indicato una linea che non dovrebbe essere distante dall'obiettivo, e che pur tuttavia nella sua differenza di potenziale, per così dire, mi sembra a tutt'oggi totalmente impossibile da capire.

Andare oltre il bene e male in Nietzche non significa andare nel territorio di nessuno, significa invece riconoscere come MALE la concenzione del bene e del male come il cristiano la intende, e cioè all'interno della sua ipocrisia individualista essenziale.
Vi rimando oltre che a umano troppo umano anche a rochefocauld, che nietzche cita come suo anticipatore.

La critica morale di nietzche è la critica del cristianesimo come mimesi dell'egoismo. Ci terrei a ricordarlo, perchè non si passa dal oltre il bene e il male, al relativismo. Mancano diversi passaggi tra i 2 momenti. Cioè da quello morale-politico a quello destinale (relativismo, volontà di potenza, eterno ritorno).
Green, 
penso che Nietzsche ragioni "per strati" comunicanti.E mi spiego.

Da una parte l'intimità di Nietzsche vuole essere se stesso e lo vorrebbe che lo fosse il mondo intero, diversamente non avrebbe mai cercato di comunicare con il mondo come ha fatto, pur sapendo che il dialogo fra se stesso e il mondo doveva essere prima uno scontro per poter arrivare ad un possible incontro.

Il secondo strato è culturale, ed è ciò che divide nettamente Nietzsche dalle altre interpretazioni culturali delle filosofie, doveva abbattere la cultura della tradizione che separa il dover essere nell'ipocrisia e nella mediocrità, dal poter essere per essere se stessi;il fanciullo in noi.

i termini di volontà di potenza, eterno ritorno, non possono e non devono essere DENTRO LA CULTURA ATTUALE DELLA TRADIZIONE, questo è invece l'errore interpretativo che fanno quasi tutti i filosofi. Quello di paragonare il pensiero di Nietzsche rispetto AL LORO  pensiero

la feroce critica alla tradizione è la violenta sollevazione del leone che vuol far emergere il fanciullo .
Adatto che questo lo comunica la mondo, ad un mondo sordo che non vuol sentire, allora lo "urla" provocando.questo si trova nel COSA  e nel COME  scrive.

L'eterno ritorno è come chiedere al credente nell'aldilà come si possa vivere nell'eternità, visto che noi viviamo biologicamente nel divenire. Prima bisogna arrivarci ad essere se stessi e annullare la linearità temporale, per cui oggi il mio dovere è sacrificarmi per un possible futuro migliore, ecco la contraddizione nitzschiana, del rimandare continuamente ad essere se stessi, per un domani, per un dopodomani e intanto vivacchiare.

C'è nel simbolo della ruota l'inizio che si confonde con la fine, fino ad annullarsi e questo è il simbolo antichissimo del serpente che si mangia la coda, del tempo ciclico degli Ari negli scritti vedici indiani.
Netzsche si riallaccia ai simboli e significati della cultura precedente a quella greca apollinea, le cui morali hanno mortificato l'uomo fino a farlo diventare un cammello da soma.

maral

Mi permetto di obiettare che Nietzsche non voleva essere semplicemente se stesso, noi stessi lo siamo tutti sempre e comunque, siamo quello che siamo (cose, animali, esseri umani), voleva diventare se stesso, diventare quello che si è, che è diverso. E l'eterno ritorno dell'identico è il modo che giunge a pensare lo renda possibile.

green demetr

parte 1 di 4


garbino-maral



Ritenere che la "vita" combaci con la "nuda vita" intesa come lo intendevano i greci (vedi agamben, cosa è un dispositivo).
Tra le altre cose quando il bios greco è invece proprio quello politico!!!

Questo sinceramente è veramente dura da digerire cari Garbino e Maral!! evidentemente avete completamente perso di vista, voi che pur fra tutti gli utenti ammiro di più, tutto il panorama del post-strutturalismo che si è battuto contro il dualismo cartesiano mente-corpo. E tra l'altro proprio allacciandomi al più grande di tutti, appunto Agamben, non vi rendete conto che l'appiattimento della vita al sua corporalità è esattamente quello che vuole l'ideologia imperante capitalista?

Francamente nemmeno me la sento di gettarmi nell'ennesima invettiva politica, sono solo sbigottito.

Visto l'ultimo intervento maral, a parte la questione del bios, devo dire che mi piace questa idea del nulla come originario, sarebbe quello che zizek fa dire ad hegel.
L'uomo sostanzialmente sarebbe quello scarto da quel presente assoluto, che mai l'uomo potrà avere.

Ma io non me la sentirei mai di appiattire la sensibilità (il mondo sensibile) umana (ma da kant in poi come sarebbe poi possibile dico io?), con l'uomo intero, figuriamoci farne una questione di bios.

Io non penso che il destino dell'uomo sia quello del vivacchiare che tu e Garbino avete immaginato per lui.(certamente obbietterete, ma non vedo proprio a cosa altro possa portare, se il destino è di fatto il nostro esistere, allora altro non è che un esistere così come è)

Mi pare di una tale grossolanità che faccio finta di non averlo letto.

Non credo nemmeno, sia chiaro, che sia una questione meramente politica. Di BIOS come lo intendevano i greci.(appunto la vita nella città-stato)

Direi che invece proprio a partire da questa potenzialità fra ciò che è e ciò che rimane, appunto la rovina come ricordo, l'uomo dovrebbe farsi carico delle mille potenzialità rovinose.
Per quale motivo si aggirava per le strade? quando tutti rimanevano fermi alla propria casa durante il terremoto di Lisbona?
La risposta è proprio in questo amor fati, che evidentemente qui si è totalmente dimenticato.

Nietzche sembrerebbe secondo voi un novello cristiano che invoca la natura come salvezza. Quando è invece nè meno, nè più che come Leopardi, un nemico di tutto ciò che è Natura.

Anzi fa proprio di quella natura, come giustamente dice Paul, un destino di scontro, di polemos, di guerra.

Ora pensare la natura come volontà di potenza, siete anche liberi di farlo. Ma a mio parere dovrebbe essere qualcosa di completamente esterno ad essa.(probabilmente un astrazione complessa sedimentata negli anni, e quindi gravida di tutte gli approdi precedenti, abbiate pazienza non lo so, qua critico solo quello che certamente NON può essere)

A me sembra che in generale, e l'ho detto mille volte, che abbiate una gran voglia di superare una montagna come quella nicciana.
Il fatto è che circuirla NON serve a niente.
Io sinceramente non capisco come riusciate a fare a meno di interrogarvi su un opera complessa come UTU.
Veramente pensate che le opere successive sia un superamento delle basi poste da quella???
E allora come mai Nietzche sentì il bisogno di una seconda edizione, negli anni della maturità???

Poi certamente va bene anche così, va bene analizzare, porre punti di vista diversi, ma non venitemi a dire che possedete la verità su nietzche, grazie!

L'eredità dello strutturalismo, oltre che nelle sue declinazioni meramente filologiche, è anche un grande cassa di risonanza che afferma in tutti i suoi membri (deleuze, derrida, focault su tutti) che la STORIA è una STORIA NARRATA.

Le ideologie sono dei discorsi, sono LA-LINGUA, direbbe Lacan e allievi. Ossia sarebbero ciò che compone fin dentro al suo più oscuro
meccanismo psichico, ciò che determina lo stesso rovinio del soggetto. (psicosi, alienazione, schizofrenia, paranoia)

Anche nella medicalizzazione psichiatrica, dunque, l'io si compone delle sue strutture di astrazione di pensiero.
Il corpo da soma diventa psico-soma. E questo punto sia in Garbino che in Maral sembrerebbe essere dimenticato.

Kant e Nietzche sapevano benissimo di soffrire di ogni sorta di disturbi per via di impedimenti al pensiero.

Ma facevano di quei disturbi una delle volte del loro discorso, che sorpassava la psicosomatizzazione, per proseguire come un doppio, come un fantasma, l'evoluzione del discorso.

E' proprio tramite questa rottura, che è psico e che è soma (non foss'altro che il morire del corpo), che si instaura il trauma, a cui molti filosofi, da platone in poi cercano il "Pharmacon" corrispondente.
Nietzche invece declina questa salvezza, e continua a guardare il destino, destino di trauma, di sconfitta, di tragedia negli occhi.
Fino a scoprire il nichilismo, la volontà di potenza, l'eterno ritorno, cosa siano queste cose io non lo so ancora, so solo che già in UTU a partire dalla GRANDE SALUTE in poi, egli si è già sbarazzato dell'intera filosofia occidentale, e ha cominciato una strada ardua, e piena di illuminazioni, che anche solo a percorrerne qualcuna, si rimane come statue di sale, come agghiacciati e si scappa dalle sue più audaci scoperte. E Dio solo sa, quanti anni sono dovuti passare per avere il coraggio di seguirlo passettino per passettino. Non capendoci niente e ricominciando ogni volta.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

post 2 di 4

Garbino


Caro Garbino, meno male che doveva essere il tema del futuro e degli amici, come diavolo sei riuscito ad arrivare all'esatto opposto, dell'individuo e del presente lo sai solo tu.

oltre al tema della natura affrontato prima vorrei rispondere a parte anche ad altre considerazioni.

Sulla chiesa Garbino già lo sai che sono d'accordo, sul diritto come naturale, che tu dici di rifiutare, vedremo più avanti in qualche altro 3d. Tra l'altro già ti avevo avvisato su questa tua strana tendenza, e secondo me, ne avevamo già parlato.
Credo, spero, di non sbagliare che fosse sul tema del lavoro in particolare.
Ma lasciamo perdere, vedremo se ci sarà tempo, nei prossimi 3d. Ovviamente io credo che invece tu lo creda, e anche fortemente. Solo che essendo nella ideologia non riesci nemmeno a vederlo.

Io non ho mai parlato, credo, di volontà di potenza individuale, anzi come te e Maral, sono pienamente consapevole che deve trattarsi di qualcosa che trascenda l'uomo, solo non ritengo si tratti di qualcosa come la Natura. Punto e a capo.

"Il male non è incarnato nel Cristianesimo. Sono i suoi influssi ad essere malefici e fatali. E non è la stessa cosa. Nietzsche si pone sempre al di là del bene e del male e perciò fondamentalmente non esistono." cit Garbino

In un passaggio successivo ossia quello del relativismo non esiste male e bene, ma nella sua iniziale critica, quella intendibile da tutti (o almeno lui credeva, visto che comunque non è così), il male è esattamente il cristianesimo con il suo messaggio d'amore che è mimesi dell'odio e dell'ipocrisia, ripeto vedi anche rochefocauld, che lo tratta estesamente.
Il critianesimo in sè non centra nulla, per inciso.(e poi quale cristianesimo? Visto che ognuno se ne inventa uno....da san paolo in poi, vedi i 3d sul religione)

"Sul fatto che tu mi imputi di aver affermato che la volontà di potenza è esterna all' individuo, ritengo che non sia vera. L' individuo non corrisponde alla psiche."

"La volontà di potenza perciò, sempre a mio avviso, contraddistingue secondo Nietzsche il modo stesso in cui la vita si manifesta. Tanto da coincidere con essa."

Eppure prima dicevi a paul/phil

"La volontà di potenza in definitiva non ha bisogno dell' uomo, essa può farne tranquillamente ( retoricamente ) a meno."

Comunque qua stiamo giocando un pò troppo con le parole. Cosa intendi con psiche??? E poi perché la psiche diventa la vita in sé???

Possiamo trovare una via di "intesa" pensando l'uomo come un "sottoinsieme" della volontà di potenza, se vuoi! Mi parrebbe più probabile quantomeno, non in vistosa contraddizione con quanto scritto in UTU. Anche se sinceramente non vedo come sia possibile.
In quanto l'uomo è il suo IO, e l'io è una storia, e questa storia si distingue nel suo mistero speculativo, su quanto rimane.
Certamente possiamo comunque riferirci ad un orginario, ma la vita stessa NON PUO' essere quell'originario, in quanto chiamiamo vita stessa, qualcosa "come se fosse originario", e quindi in maniera storica, di racconto. Traditi dunque dalla cultura, dal linguaggio in primis. Sinceramente non ce lo vedo Nietzche fare un errore così banale, lui che per primo (secondo la mia prof del liceo) intese il problema del linguaggio che tradisce il soggetto inconsapevole che lo usi.
E comunque visto che apprezzavo prima l'intervento di Maral, l'originario mi pare più qualcosa dell'idealismo tedesco, fino ad Heideger, in Nietzche non so se vi sia traccia.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

post 3 di 4

Maral

Rispondo ancora a te Maral sulle altre questioni.

"A me pare che il "me stesso" (che non vedo come non possa essere altro che la mia vita stessa a cui comunque si aderisce, ma sempre in divenire) sia un punto chiave per Nietzsche. "
"
Certamente però vi è una differenza enorme tra la MIA VITA, e la VITA STESSA, non trovi?

"Nietzsche non svapora mai in un "non io" universale (salvo che di fatto nell'ultimo decennio della sua vita).....di sicuro non è altrove dall'esistenza."

Mi pare difficile che Nietzhce svapori in una metafisica del non-io, sono pienamente d'accordo, e ancor di più sul fatto che se proprio vogliamo parlare di metafisica, sarà una metafisica dell'esistente, e non i deliri fichtiani legati all'immaginazione e al non-io.
Certo mi suona un pò arcano il suo ultimo decennio di vita....non era quello in cui smise di produrre del tutto?

"e non può essere animale perché l'animale, a differenza dell'uomo, sa perfettamente esserlo vivendo (lo sa il suo stesso bios), L'uomo no, è un animale che pur conoscendo non sa e per questo vuole essere se stesso mentre lo è e vuole in quanto animale sempre mancante.
Il problema del senso è il problema dell'essere umano. l'oltreuomo (come Dio e l'animale) non ha più questo problema, perché il senso che trova nel volere è quello di non avere senso, nulla ha senso e questo è il senso più radicale che si possa volere e che l'eterno ritorno annuncia. "

Ma certamente sono righe dense e ammirabili le tue, se nulla però avesse senso allora cosa sarebbe il nichilismo, e sopratutto perchè l'uomo per diventare oltreuomo deve attraversarlo?
Non esiste l'oltreuomo caro Maral, quindi stiamo parlando "come se esistesse", dunque siamo nel campo del racconto, del raccontarsi qualcosa.
Ma perché devi raccontarti che nulla ha senso, diventa a questo punto la domanda. Quello che mi racconto io è che invece Nietzche cerchi un senso, il punto più audace è che lo cerchi laddove tutto è relativo.
In questa fase della mia vita sono non solo all'interno di questa società che fagocita la mia anima, ma faccio fatica se non a costo di sforzi e piccoli passettini a cercare di intendere per me, per la mia vita, cosa vorrebbe dire che tutto è relativo.
Diciamo che sono a cavallo tra una posizione paranoica (qualcosa deve avere senso, ma me lo indicherà Nietzche) ed una seriamente filosofica (intendere il senso del domandare stesso, e in questo nietzche è una fonte inesauribile).
E' chiaro che non conoscendoti nella vita reale, non so il perchè del tuo raccontarti certe cose, quindi effettivamente bisognerebbe anche intenderci almeno vagamente sulla direzione che vogliamo dare al discorso.
E ti pongo dunque la domanda che già gira nelle righe precedenti. Vogliamo intendere il senso come senso dell'abbandono alla Heideger-Severino o vogliamo dare a nietzche lo spazio per intendere qualcosa di diverso.
Ma ovviamente da bravo metafisico non farei fatica a seguirti, il punto è che la filosofia metafisica è morta, e non vedo altri dialogatori oltre nietzche capaci di mettere il dubbio sull'intero sistema, struttura, gestellen in una parola che indossiamo.
In gioco, c'è l'esistenza stessa del domandare filosofico, non so se mi intendi. Senza il dubbio, il sacro fuoco del polemos, saremmo vittime, ben oltre le condizioni storico-materiali dell'ideologia capitalista, ma anche e sopratutto dell'intero meccanismo che investe nel filosofico, l'amore se vogliamo dire....appunto l'amor fati, non è il destino il fato severiniano, è qualcosa che attinge a un investimento simbolico o meno, su un oggetto. E se esiste questo oggetto, come non chiamarlo se non filosofia?
A me sembra un appiattimento l'abbandono, il lasciar che le cose siano, Il buon fusaro in questo almeno (visto che lo ritengo un ottuso bigotto borghese cattolico) ha ragione a battagliare, e ha ragione ad usare le categorie marxiane, a volte il filosofo crede di stare troppo in alto, e crede di essere esente dall'essere vittima di un cerchio per così dire più grande di lui.
Per dire che diventare ciò che si è, si deve anzitutto uscire da ciò che non siamo, ossia il racconto fatto da altri, l'ideologia.
E' questo senza ombra di dubbio che nietzche intendeva, parlando successivamente, e direi quasi inevitabilmente di futuro, amicizia e quant'altro.
Insomma la tua posizione non mi è chiara per niente!!

"Su questo non sono per nulla d'accordo. Certo, si può intendere Nietzsche anche così e le sue invettive contro il cristianesimo paolino lo confermerebbero, ma se ci si fermasse qui il pensiero di Nietzsche sarebbe un fallimento completo. Come ci si può porre al di là del bene e del male rovesciandone semplicemente i significati? Come si può definendo in termini opposti il bene e il male? Sempre di morale (e di fare la morale) si tratterebbe e l'egoismo sarebbe ancora un precetto morale con tutti i suoi santi egoisti che poco varrebbe chiamare superuomini. Se il pensiero di Nietzsche è coerente tutto va ontologicamente (non certo eticamente) compreso in nome della volontà di potenza che cancella ogni morale, senza sostituirne una con un'altra. Ma questo non significa che Nietzsche sia un relativista, al contrario: la cancellazione della morale diventa così davvero assoluta, è il solo modo in cui può essere assoluta e definitiva."

Forse qui eri poco lucido, hai frainteso completamente quello che vado dicendo.

Non parlo di capovolgimento, ma del fatto che la coppia male-bene in sé non è che non esista, ma è PROPRIO quella il MALE.
Ovviamente mi sto riferendo alla chiesa e le sue sciocchezze sul bene e sul male.
Sciocchezze che una volte se l'avessi scritto sarei finito al rogo, e anche oggi, se occupassi un posizioni di potere, sarei immediatamente sospeso o alla meglio criticato, visto che l'intera società si basa su quei valori.
Io spero che un filosofo anche alle prime armi, si accorge subito che la nostra società è il male.
Dire il contrario significa non aver mai letto derrida, focault, deleuze, ma anche freud e lacan.
E ovviamente nietzche, ma per via del suo stile polemico, capisco che si fa fatica a prenderlo come modello.

Sì se la volontà di potenza fosse l'uomo, ma l'uomo, e forse qui proprio siamo di opinione diversa, NON è la volontà di potenza.
E perciò per essere ciò che è, egli deve essere anche politico, se no, non capiamo tutta la sua polemica contro il mondo ebraico per esempio.(poracci sempre loro nel mirino).
Essere uomini d'altronde è sempre una questione politica e di scelte, di partes vs partes. In nietzche questo tema è forse il più visibile (e fraintendibile).
Possiamo poi dire che questo è irrilevante ai fini ontologici, ma non credo che fosse l'ontologia ad interessare Nietzche, che pure intendeva l'ontologia, anzi ne era un maestro, l'abbiamo già detto parlando di eterno ritorno volonta di potenza e relativismo, tutte caterorie dell'essente.(avrei dei dubbi se sono categorie dell'essere, in quanto antimetafisico, non so le ha declinate come tali, mi parrebbe un controsenso).

Sul fatto dell'individualismo non so a cosa ti riferisci, ma di certo pur prendendolo come morale, sarebbe l'esatto opposto a cui mira nietzche che invece esplicitamente parla sempre di comunità degli amici.
Forse hai travisato il fatto che stavo dicendo che la morale cattolica, della chiesa, della comunità in cui viviamo, si ciba di BENE e di MALE, tanto di parlare di DIRITTO, ma questo diritto è da sempre la volontà di dominio di una classe su un altra. E cela quindi le vere intenzioni depauperanti di un individuo sull'altro, in questo senso egoismo. Egoismo sociale. Sociofobia in poche parole.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

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PAUL

"L'eterno ritorno è come chiedere al credente nell'aldilà come si possa vivere nell'eternità, visto che noi viviamo biologicamente nel divenire. Prima bisogna arrivarci ad essere se stessi e annullare la linearità temporale, per cui oggi il mio dovere è sacrificarmi per un possible futuro migliore, ecco la contraddizione nitzschiana, del rimandare continuamente ad essere se stessi, per un domani, per un dopodomani e intanto vivacchiare." cit Paul

Sono molto d'accordo sulle 3 fasi di distaccamento niciana, da quella polemica (fare guerra al mondo) a quella culturale, e infine a quella metafisica.(okkei l'ultima l'ho aggiunta io).

Epperò come fai a dire "vivacchiare"? certamente c'è implicito il problema di una delazione (all'oltreuomo), ma questo fa parte del problema paranoico di nietzche, per cui egli stessi più volte chiede scusa.
Ma questa delazione non è MAI una scusa per vivacchiare, è anzi una urgenza per modificare il proprio approccio mentale (non ho paura di usare questo termine) alla realtà, ovviamente come per ogni filosofo l'astrazione è preponderante.
Ma non starò certo qui a ripetere che è proprio in base alle nostre capacità astrattive, che ne va della realtà come la conosciamo.
Inoltre esattamente come per ogni altro filosofo, il vivere quotidiani ha più i caratteri della tragedia, che del vivacchiare dell'uomo comune, della greggia leopardiana.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jean

Caro paul,

grazie della risposta... beh, qualcosa ho riportato a fronte della mia "incursione" ai piani alti dell'Hotel Logos...  sai mi son travestito da cameriere per accedervi così che nessuno mi ha badato e alfine qui ho portato il mio rispetto per quest'uomo, Nietzsche, di cui in gioventù avevo letto lo Zarathustra

... un libro per tutti e per nessuno (come da sottotitolo)  perché obbliga il pensiero a parlare immediatamente, fuori da ogni tecnicismo , in una forma poetica e profetica: tutti possono leggerlo, ma chi può capirne fino in fondo il significato?Probabilmente nessuno. 
Non a caso ogni volta che si apre questo libro carico di enigmi, esso appare sorprendente e diverso, quasi se non si esaurisse mai il suo significato. 
Nietzsche era consapevole di questa ambiguità e di questa polisemia del suo libro, e in certo modo dell'intera sua opera; in una lettera del 1884 scriveva: "Chissà quante generazioni dovranno trascorrere per produrre alcune persone che riescano a sentire dentro di sè ciò che ho fatto! E anche allora mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che, ingiustificatamente e del tutto impropriamente , si richiameranno alla mia autorità. http://www.filosofico.net/nie3.htm
 

Concordo sul diritto al presente... ma son affascinato dal ponte proiettato sul futuro, chissà se le cellule umane da tempi immemori avvezze alla simbiosi con la mente (per usar una parola) ad un punto ospiteranno una qualche trasformazione o magari la innescheranno... dando realtà appunto al pro-getto, al momento solo ipotesi e speranza (... ma chissà che qualcosina, da qualche parte non accada...).
 

Nell'orizzonte temporale della nostra esistenza

Io sono per la prima volta felice di aver vissuto tutta quanta la mia vita. E l'attestare questo non mi basta ancora. Vale la pena di vivere sulla terra. Occorre imparare ad apprezzare il nostro mondo, senza speranze in una vita ultraterrena!

non ho speranze ma curiosità, e comunque vada sarà stato un gran bel viaggio...
 

 

caro Garbino,

esser stato artefice del tuo riso mi onora più che l'averti interessato con qualche profonda riflessione o pensiero originale... di questi abbonda anche questa discussione e non sarei all'altezza... e poi, sai, alfine occorre scegliere tra tanti, qual siano da conservare e render propri... compito arduo... e un po' ingrato se vogliamo, perché dietro a quelli vi son le persone che li han prodotti...

invece, al giullare, nulla è dovuto se non il riso che vi ha provocato, la sua vera ricompensa, come l'applauso per l'attore... e per quel breve tempo almeno per un po' avrete lasciato in disparte il carattere della tragedia che connota il vivere quotidiano (green)...
 
 

cari green, maral, memento... e tutti i partecipanti a questa discussione,

se non vi ho incuriosito e neppur divertito... vuol dire che son passato come il vento sopra di voi e a causa della leggerezza della mia "sostanza" non ho potuto che accarezzarvi le spalle, senza che ve ne siate accorti... pure qualcosa di voi porto con me, perché vi ho letto e continuerò a farlo, come per tutti gli amici che frequentano il nostro Hotel Logos...
 



cari tutti...

con l'amico Sariputra ed altri (Eutidemo, Sgiombo ecc.) si cerca di mantener varia la scelta delle vivande, ben sapendo che impegnativi confronti intellettuali consumano energie al pari di quelle fisiche. Occorre mangiar qualcosa, far altro... rilassarsi... d'altronde, voi come il sottoscritto, non impegnate forse tra le vostre parti migliori nell'interazione con gli ospiti?

E s'accadesse (Dio non voglia) che, considerate le entrate (visite) venga decisa una riduzione delle attività... dite, vi garberebbe ritornar a quella paginetta del forum precedente... con tre sole sezioni..?
 

Cari tutti...

quelli che s'iscrivono e basta

quelli che si iscrivono e poi mille motivi li portan via

quelli che... vediamo domani...

quelli che potrebbero riempir pagine di viaggi e d'ogni altro argomento ma... c'hanno 'na vita da vivere... e poi, ce stanno i social...

quelli che han fatto e mantengono la scelta d'esser presenti, secondo le loro possibilità, salutando i nuovi ospiti e attendendo... di conoscerli... perché in questo Hotel se c'è una bellezza non è negli argomenti (che posson esser o meno interessanti o stimolanti) ma nelle persone che li propongono e se non poniamo la prospettiva di incontrarli non vi sarà alcun paesaggio ma solo un... passaggio...
 


J4you (Jean for you) 

paul11

x Maral.
Esistono condizioni naturali, per cui l'uomo accetta la crudeltà della natura ( Nietzsche lo accetta l'ordine naturale) ed esistono condizioni nelle organizzazioni umane, per cui noi simo il prodotto di quello che gli altri vorrebbero che noi fossimo che si scontra con quello che noi vorremmo essere; vale a dire lo scontro c'è sempre stato fra il dover essere per gli altri e il poter essere per se stessi.Noi non siamo accettati per quello che siamo, ma per quello che gli altri si immaginano di noi.
Noi siamo il prodotto di una cultura, di un'economia, di una politica, di una modalità che fin dalla nascita costruisce mentalmente, psichicamente un uomo. E quest'uomo si scontra fra ciò che potrebbe essere per sua volontà. con ciò che dovrebbe essere per volontà sociale che crea il dovere.
A me sembra lampante che in Nietzsche sia sempre presente la differenza e lo scontro.Non sarebbe un "pensatore scomodo", come in fondo è stato bollato dalla cultura dominante.

x Green 
il vivacchiare è riferito non a Nietzsche, ma all'uomo comune costretto ad essere un cammello da soma.


Il pensiero nietzschiano non è architettato nella razionalità tipica del filosofo,che costruisce categorie, gerarchie .
Come scrissi a suo tempo, la scelta dell'aforisma è il linguaggio più vicino all'arte che alla ragione.( e di nuovo riappare in controluce Heidegger che dirà che solo il linguaggio artistico avrebbe potuto dare significato a "Essere e tempo"). Il motivo è una costruzione semantico/sintattica che non modella la costruzione di un pensiero di un filosofo, è mirato a scuotere gli abissi umani, diversamente o avrebbe costruito un trattato di metafisica o di anti-metafisica, seguendo costruzioni tipicamente logiche.

La forma della scelta linguistica è a mio parere ancora attuale.
Oggi il filosofo o il pensiero culturale, può arrivare all'uomo moderno/post- moderno  "razionale" con trattati logici, oppure deve fare altre scelte linguistiche seguendo l'operato di Nietzsche, per "scuoterlo"?

green demetr

#69
Citazione di: paul11 il 20 Marzo 2017, 00:45:27 AM


x Green
il vivacchiare è riferito non a Nietzsche, ma all'uomo comune costretto ad essere un cammello da soma.


Il pensiero nietzschiano non è architettato nella razionalità tipica del filosofo,che costruisce categorie, gerarchie .
Come scrissi a suo tempo, la scelta dell'aforisma è il linguaggio più vicino all'arte che alla ragione.( e di nuovo riappare in controluce Heidegger che dirà che solo il linguaggio artistico avrebbe potuto dare significato a "Essere e tempo"). Il motivo è una costruzione semantico/sintattica che non modella la costruzione di un pensiero di un filosofo, è mirato a scuotere gli abissi umani, diversamente o avrebbe costruito un trattato di metafisica o di anti-metafisica, seguendo costruzioni tipicamente logiche.

La forma della scelta linguistica è a mio parere ancora attuale.
Oggi il filosofo o il pensiero culturale, può arrivare all'uomo moderno/post- moderno  "razionale" con trattati logici, oppure deve fare altre scelte linguistiche seguendo l'operato di Nietzsche, per "scuoterlo"?

Ma certamente per una fase del pensiero heidegeriano si è creduto di trovare nel linguggio mitico della poesia l'unico modo di resuscitare gli Dei.(e quindi si capisce perchè solo holderlin, che aveva lo stesso intento.)
Ma lo stesso Heideger di lì a poco si rese conto che anche la poesia aveva dei palesi limiti, non foss'altro che era una mera rappresentazione, un ancora stare di qua, e non oltre il mondo, come Heideger voleva.

per questo Heideger creò una neolingua, che per esempio fece dire a Volpi, uno dei massimi studiosi di Heideger, di essersi pentito di aver perso tempo con lui.

Il fatto è infatti che quando si vuol far troppo intendere si finisce per non far intendere più niente.

E' il caso di Nietzche? se prendessimo lo Zaratustra direi proprio di sì.

Ma in fin dei conti la grandezza di nietzche è invece nella gaia scienza dove riesce a trovare l'equilibrio perfetto tra forma e sostanza.
Dove è proprio la poesia nelle sue immagini a dare un oltre-senso, come nella poesia.

Avendo però un caro amico che si occupa di poesia, insieme a lui debbo dire che la poesia si estendo fino al limite estremo del dire umano, ma non riesce mai a dire di quell'oltre che vorrebbe dire. E rimane sempre di qua, nel mondo.

Nel tentativo di narrazione nicciana, io credo che invece è puntato chiaramente cosa sia quel "altrove".

E trovo che la poesia sia solo un mezzo quindi e non come mi sembra in effetti di ricordare un fine come nella tua interpretazione.
Se eri tu forse ero stato anche più duro all'epoca.  ;)

Comunque concordo completamente sul fatto che la filosofia debba uscire da certe logiche geometriche alla spinoza. :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

paul11

Citazione di: green demetr il 20 Marzo 2017, 02:34:42 AM
Citazione di: paul11 il 20 Marzo 2017, 00:45:27 AMx Green il vivacchiare è riferito non a Nietzsche, ma all'uomo comune costretto ad essere un cammello da soma. Il pensiero nietzschiano non è architettato nella razionalità tipica del filosofo,che costruisce categorie, gerarchie . Come scrissi a suo tempo, la scelta dell'aforisma è il linguaggio più vicino all'arte che alla ragione.( e di nuovo riappare in controluce Heidegger che dirà che solo il linguaggio artistico avrebbe potuto dare significato a "Essere e tempo"). Il motivo è una costruzione semantico/sintattica che non modella la costruzione di un pensiero di un filosofo, è mirato a scuotere gli abissi umani, diversamente o avrebbe costruito un trattato di metafisica o di anti-metafisica, seguendo costruzioni tipicamente logiche. La forma della scelta linguistica è a mio parere ancora attuale. Oggi il filosofo o il pensiero culturale, può arrivare all'uomo moderno/post- moderno "razionale" con trattati logici, oppure deve fare altre scelte linguistiche seguendo l'operato di Nietzsche, per "scuoterlo"?
Ma certamente per una fase del pensiero heidegeriano si è creduto di trovare nel linguggio mitico della poesia l'unico modo di resuscitare gli Dei.(e quindi si capisce perchè solo holderlin, che aveva lo stesso intento.) Ma lo stesso Heideger di lì a poco si rese conto che anche la poesia aveva dei palesi limiti, non foss'altro che era una mera rappresentazione, un ancora stare di qua, e non oltre il mondo, come Heideger voleva. per questo Heideger creò una neolingua, che per esempio fece dire a Volpi, uno dei massimi studiosi di Heideger, di essersi pentito di aver perso tempo con lui. Il fatto è infatti che quando si vuol far troppo intendere si finisce per non far intendere più niente. E' il caso di Nietzche? se prendessimo lo Zaratustra direi proprio di sì. Ma in fin dei conti la grandezza di nietzche è invece nella gaia scienza dove riesce a trovare l'equilibrio perfetto tra forma e sostanza. Dove è proprio la poesia nelle sue immagini a dare un oltre-senso, come nella poesia. Avendo però un caro amico che si occupa di poesia, insieme a lui debbo dire che la poesia si estendo fino al limite estremo del dire umano, ma non riesce mai a dire di quell'oltre che vorrebbe dire. E rimane sempre di qua, nel mondo. Nel tentativo di narrazione nicciana, io credo che invece è puntato chiaramente cosa sia quel "altrove". E trovo che la poesia sia solo un mezzo quindi e non come mi sembra in effetti di ricordare un fine come nella tua interpretazione. Se eri tu forse ero stato anche più duro all'epoca. ;) Comunque concordo completamente sul fatto che la filosofia debba uscire da certe logiche geometriche alla spinoza. :)


.....non pensiamo di trovare in Nietzsche la soluzione, lui da indicazioni ,traccia una strada, da gli elementi, ma la soluzione non è un'equazione.
Nietzsche, sembrerà paradossale ,ma non lo è , è come la Bibbia  in cui il testo è metafora, i cui simboli e significati sono all'interno dell'esegesi e dell'ermeneutica, vanno interpretati come state facendo d'altra parte.
La Bibbia, ma qualunque testo sacro, può avere internamente delle contraddizioni apparenti , ma vengono chiarite  dalle gerarchie interpretative che l'autore  fa intendere.
Spero che io  sia capito in questo parallelismo, perchè vuol dire che Nietzsche è interpretazione in funzione del nostro personale vissuto, e per vissuto intendo tutta la nostra esperienza.
Perchè non vuole la massificazione culturale, ma nemmeno l'individualismo del nostro tempo che è la contraddizione della massificazione.
C'è quindi la parte "negativa" in Nietzsche dove destruttura la tradizione e c'è la parte "positiva" che indica tracce e strade, che crea.

Quando intendo che il linguaggio razionale in termini logici è assente ,ma direi in apparenza anch'esso, è perchè Nietzsche non vuole toccare solo l'aspetto "mentale" razionalizzatore, vuole arrivare anche alla psiche, al cuore.

Cerca un linguaggio "totalizzante" che investa interamente l'uomo come appunto totalità.

Garbino

Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Questa valanga di interventi mi pone seri problemi a prenderli tutti in esame e a rispondere. Anche perché mi sembra sempre di essere nella condizione di dover ricominciare da capo. E in merito a ciò chiedo scusa se a volte do per scontato cose di cui ho giàè argomentato e che ritengo siano state più o meno assorbite. 

X Green Demetr

Caro Grenn Demetr mi hai letteralmente scioccato ieri sera. E Se ti perdono è soltanto perché, spento il computer per riflettere, ho acceso il televisore e mi sono imbattuto sul canale 25 ( RAI 5 ) sulle prime note del Bolero di Ravel eseguito in Piazza Duomo dall' orchestra della Scala. Una coincidenza strana che mi ha provocato un' estasi che vale mille perdoni.

A parte gli scherzi, comunque volevo sottolineare che il tuo post mi ha veramente sorpreso. Sorpreso anche in ciò che tu affermi che io abbia detto. E' vero che a volte confondo la mia anima vitale con la volontà di potenza di Nietzsche, ma io non ho detto affatto che essa sia e corrisponda con la natura. Ma dove l' hai letto? A meno che bios non sia inteso come vita ma proprio come natura. Ma abbi un po' di pazienza che devo prima salutare e ringraziare qualcun altro.

X Jean

Caro Jean non sai quanto mi ha confortato il tuo post. Il Giullare. Una persona di me ha scritto, Garbino Vento di Tempesta che quando se ne va lascia in scia un sorriso. L' ironia è tutto nella vita. E' proprio ciò che abbatte montagne granitiche più di mille fulmini. Il fulmine annienta ma carica di elettricità e perciò di rancore il malcapitato. L' ironia no. L' ironia libera. Ciò non toglie che vi ho trovato anche interessanti spunti di riflessione e che ritroverai nei miei post se come hai detto continuerai a leggerci. E non aver paura o timore di esprimere le tue opinioni, anche se altri potrebbero intenderle come castronate. Questo è il primo passo per vincere il proprio pudore o vergogna di sé. A me ad esempio capita spesso, come quando ho inteso l' uomo originale di Nietzsche citato da Paul11 come l' uomo Greco o Romano. Non per questo però demordo. Cosa importa di me? Prima di tutto la conoscenza. Anche se proprio la conoscenza, afferma Nietzsche in Verità e Menzogna, sarà ciò che l' uomo maledirà quando questo pianeta deciderà ( retoricamente ) di espellerci dal mondo vitale o tutto finirà. Una conoscenza che nell' infinità dei mondi sarà durata un attimo, un fruscio leggero, un alito di vento, dopo di che tornerà il silenzio nell' Universo. Grazie ancora.

X Green Demetr.

Puntualizzo che abbiamo parlato di giusnaturalismo in merito alla discussione: Nulla è contro-natura aperta da Voltaire. Ma se intendere le macchine come non-natura per te dimostri il mio giusnaturalismo che sia.  Anche se non penso che la sua capacità di accecarmi sia così grande come ritieni. Anche se non escludo che in alcuni casi possa accadere, ciascuno è per sé stesso la cosa più lontana ( Nietzsche naturalmente ).

Quello che ho incominciato ad ipotizzare, caro Green, è che tu cerchi delle risposte e delle tematiche che forse in Nietzsche non esistono, o che comunque noi non riusciamo ad estrapolare dai suoi scritti. E allora non ti arrabbi con te stesso per questa presunzione, ma dai la colpa agli altri.

Comunque ricominciamo da capo e soprattutto parliamo di Nietzsche. Non è colpa mia se Nietzsche afferma quello che afferma. E come sai  non vado alla ricerca di motivi estranei per cui Nietzsche avrebbe affermato o non affermato quello che afferma. 

Sul Cristianesimo, in Ecce Homo nella parte finale del par. 8 del primo capitolo: Perché sono così saggio, trovo:
Al contrario, attaccare è, per me, una dimostrazione di benevolenza e, in determinate circostanze, di gratitudine ( ipotizzo si riferisca a Wagner e Schopenhauer, ma è possibile anche ad altri ). ............... Quando faccio guerra al Cristianesimo ne ho il diritto, perché non ho subito, da quella parte, né disgrazie né ostacoli, - i Cristiani più seri sono sempre stati ben disposti nei miei confronti. Io stesso, avversario di rigueur del Cristianesimo, sono ben lontano da volerne ai singoli per ciò che è una fatalità millenaria.-

Fatalità millenaria che avevo citato ieri e che a mio avviso determina che in Nietzsche la rivoluzione non è esterna al soggetto, non si fa con i fucili o con i mitra, ma, come ha affermato giustamente Paul11, avviene ( come unico logos di battaglia , di scontro ) a livello interiore.
Questo brano di Ecce Homo, che ho letto la prima volta non ti dico neanche quanti anni fa, ha determinato in me da subito una lettura di Nietzsche che seguo tuttora. Una lettura cioè che ha il suo logos dentro di me, non all' esterno.

Gli attacchi di Nietzsche agli anarchici o agli antisemiti o alla sinistra in genere, si basano proprio sul fatto che ciò che guida queste categorie, sempre secondo Nietzsche, è il reissentment. Il cercare cioè il colpevole di ciò che si è all' esterno e non interiormente. Ma se tutto si svolge a livello interiore, come si fa ad interpretare il Cristianesimo come male in sé. Anche se in più punti lo afferma. Al limite come male interiore, come ciò che acceca. Ed ecco perché mi permetto di determinare nell' attacco al Cristianesimo il suo esito interno, e cioè quegli effetti malefici sull' individuo.

Ma per un maggiore approfondimento dell' argomento ti rimando al par. 8 del capitolo:- I Quattro grandi errori -  di Crepuscolo degli Idoli. Paragrafo che già un' altra volta ho riportato quasi per intero ma che non può trovare posto in questo post.

La volontà di potenza e l' Eterno Ritorno. Mi trovo un po' a disagio nel difendere ciò che io ritengo sia la giusta interpretazione di questa metafisica di Nietzsche e su cui mi sento molto critico. Su tematiche dove Nietzsche stesso è molto criptico e assai scarno di approfondimenti.  Ho già detto altroive che mi sento in linea con l' interpretazione di Severino di cui ho già parlato e non mi sembra di dover ripetere all' infinito. L' unica cosa che voglio sottolineare è che tutta la costruzione nicciana è volta a svincolare la volontà di potenza da qualsiasi controllo o impedimento di sovranità sul tutto: passato, presente e futuro. Forse un giorno cambierò idea, ma per il momento questa è la mia opinione.

Inoltre non è colpa mia se Nietzsche afferma, in un brano che non riesco a ricordare dove si trovi e in ciò chiedo aiuto, che non considera suo lettore chi non intenda la volontà di potenza come la intende lui, se almeno fosse più chiaro?!!!!, una forza che attraversa tutta la vita e che per certi versi la rappresenta e si identifica con essa.

Ecco perché io interpreto la volontà di potenza come il modus stesso in cui la vita si manifesta. Non è nulla di esterno a qualsiasi soggetto esistente, ma è lo stesso pulsare della vita. Ripeto, le differenze sono determinate solo dalla complessità degli organismi in generale, e sulla diversità genetica individuale nel particolare.

Spero di aver risposto adeguatamente ai tuoi dubbi. Altrimenti non hai che da attaccarmi di nuovo. Ah dimenticavo un' ultima citazione, sempre da Ecce Homo, par. 9 del capitolo: Perché sono così accorto: ......la vera risposta alla domanda -come si diventa ciò che si è. Arrivo così al capolavoro nell' arte della conservazione - l' egoismo..... Ammesso che il compito ........sia molto al di sopra della media, nessun perivcolo sarebbe maggiore di vedere sé stessi di fronte a questo compito. Divenire ciò che si è presuppone che non si indovini neanche lontanamente ciò che si è.

Ti prego inoltre di chiarirmi cosa intendi non tanto sul tema del futuro ma cosa tu intendi con il tema degli amici.

Grazie a tutti per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.


 

Eutidemo

Dite quello che vi pare, ma io preferisco Schopenauer  ;D  ;D  ;D

Sariputra

Citazione di: Eutidemo il 20 Marzo 2017, 14:15:59 PMDite quello che vi pare, ma io preferisco Schopenauer ;D ;D ;D

Non posso che sottoscrivere...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

maral

#74
Green,
penso che dopotutto la nostra anima sia il corpo, i nostri corpi viventi insieme (il plurale è fondamentale e l'insieme non significa che si vada d'amore e d'accordo, anzi), questo intendo per il bios che non è certo riducibile alla sua biologia (pur essendo anche questa, pur essendo comunque anche meccanismo biologico), né alla politica, se non come vita nella polis, nella comunità della cui vita siamo parte vivendo insieme, partecipando della vita di ogni altro che dà significato alla nostra. Il bios (ma Sini lo chiamerebbe in questo senso, più propriamente "zoè", la nostra con-esistenza) ci precede e ci attraversa, non è per nulla un "vivacchiare", ma è la forza potente che ci anima, ci appassiona e ci infiamma gli uni contro gli altri e costruisce, demolisce, ricostruisce e demolisce di nuovo ogni struttura ideologica lasciando ogni volta rovine che sono i resti in cui l'esistenza trova senso, si fa cammino.  
Non ti piace identificare il bios con i corpi, identificalo con lo spirito allora, sono la stessa cosa: ci vogliono corpi viventi per partecipare dello spirito, proprio come ci vuole uno spirito per essere corpo vivente,  questo a mio avviso significa "mantenersi fedeli alla terra", nient'altro.
CitazioneCertamente però vi è una differenza enorme tra la MIA VITA, e la VITA STESSA, non trovi?
Ci sarà una differenza enorme, ma è sempre dalla mia vita che vedo la vita, "la vita stessa" che senso ha senza la che io la viva, per quanto siano sempre gli altri a darmela, con le loro vite assolutamente singolari, ma sempre insieme vissute, relativamente ognuno rispetto agli altri.

Il senso della vita è sempre mancante, per questo la vita chiede senso in ogni vita e questo chiedere senso è esattamente la domanda filosofica che non trova risposta, o meglio la trova solo nel suo eterno ritornare. Le rovine sono il rovinare di ogni risposta che lascia il suo segno, una traccia lungo il cammino errante che muove da ogni rovina. Se guardi solo le rovine c'è il nichilismo e a un certo punto bisogna ammettere: non ci sono altro che rovine, se guardi il segno in esse presente oltrepassi il nichilismo verso il prossimo segno che diventerà ancora rovina ripetendo la stessa domanda di senso. E' la domanda stessa che ripetendosi infinitamente nega infinitamente il nichilismo: il niente non c'è, perché ogni volta c'è la domanda che si rinnova. Ecco perché occorre passare attraverso il nichilismo per ritrovare il senso. Il senso è la domanda che lascia dietro di sé le rovine di ogni risposta che si era data, sperando di trovare soluzione. Il nichilismo si nega così, vivendone il senso fino in fondo, non a costruire per l'eternità, ma a demolire per l'eternità ogni volta ricominciando a costruire.
E credo che dopotutto questo significhi essere al di là del bene e del male, la nostra società non è né migliore né peggiore di quelle che l'hanno preceduta, lascerà come tutte le sue rovine e il segno che ripete ogni volta la stessa domanda che sempre torna a chiedere ragione di se stessa.


Citazione di: paul11 il 20 Marzo 2017, 00:45:27 AM
Noi siamo il prodotto di una cultura, di un'economia, di una politica, di una modalità che fin dalla nascita costruisce mentalmente, psichicamente un uomo. E quest'uomo si scontra fra ciò che potrebbe essere per sua volontà. con ciò che dovrebbe essere per volontà sociale che crea il dovere.
A me sembra lampante che in Nietzsche sia sempre presente la differenza e lo scontro.Non sarebbe un "pensatore scomodo", come in fondo è stato bollato dalla cultura dominante.
Certo che è sempre presente lo scontro, comprendere lo scontro non significa non parteciparvi, anzi credo che sia quanto mai necessario parteciparvi per poter giungere a comprenderlo, In fondo quello che l'uomo vorrebbe essere per sua volontà non è che quello che il contesto sociale in cui vive nel rapporto con gli altri suscita in lui, quello con cui si lotta è sempre quello che si è per potersi in qualche modo riconoscere. In fondo si lotta sempre per un riconoscimento e Nietzsche lo ha fatto più di tutti, fino a perdere la ragione (e l'assurdo è che solo dopo aver perso la ragione, non sapendo più chi fosse, è stato riconosciuto e anche questo bisognerebbe includere nella sua filosofia, non certo solo come un semplice dato biografico).


Caro Jean,
mi unisco a Garbino nel lodare la tua indispensabile leggerezza, in cui sento tutta la densità di un'antica saggezza. E' un dono raro e prezioso il tuo e trovo piacevolissimo leggerti, Anche perché forse l'origine più profonda del senso delle cose in fondo è solo, come sempre, negli intermezzi.

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