Neurofilosofia, mente, cervello

Aperto da Jacopus, 11 Febbraio 2019, 22:46:51 PM

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sgiombo

Mi sembra evidente che non sono fra i "minimizzatori" ma anzi che sono fra i "valorizzatori" delle ricerche scientifiche neurofisiologiche.

Non minimizzo ma dichiaro del tutto nulle invece (in quanto pretese filosofiche assurde) le pretese possibilità, le infondate speranze di trovare la coscienza nel cervello, di ridurre la coscienza al cervello, di rilevarne il sopravvenire al o l' emergere dal cervello: lo esclude l' ontologia della coscienza e della materia (in generale e cerebrale in particolare).

Dalla neurologia già ora comprendiamo moltissimo  di come la coscienza (che a mio parere non é dotata di libero arbitrio) corrisponda nel suo divenire al divenire (infatti deterministico) di determinate funzioni cerebrali (ma potremo ovviamente incrementare ulteriormente le nostre conoscenze).

0xdeadbeef

A Sgiombo, Viator e Lou
Vi ringrazio dei preziosi chiarimenti su aspetti che perlopiù io ignoro.
Il cenno di Viator agli psicofarmaci mi ha però suscitato un'altra domanda (che tra l'altro ricollego
al concetto di "medicalizzazione"): cos'è la "normalità"?
Una volta ci si "stordiva" con l'alcool o con le droghe, che avevano presumibilmente lo stesso
effetto "fisico" degli psicofarmaci (ogni correzione in merito è la benvenuta); ma questa era in
tutto e per tutto una "alterazione" di uno stato preesistente, che definiremmo dunque "normale".
Ora, comumente si dice che: "in vino veritas" (un detto che sembrerebbe risalire, nonostante la
lingua in cui è espresso, all'800), cioè che nello stato di alterazione alcoolica cadono le
"maschere" e l'essere umano si mostra per ciò che realmente è.
Per quel che riguarda le droghe, è noto che i grandi capolavori del Rock (fra l'altro da me
amatissimi...) sono stati composti ed eseguiti spesso sotto l'effetto dell'LSD, una potente
droga che si dice amplificasse la percezione e la sensibilità.
Tutto questo per, come dire, far "rientrare" nel discorso la domanda che ponevo qualche intervento
addietro: ""ma l'etica e/o la morale hanno il loro fondamento nell'istintualità, diciamo, "animale"?"
(domanda alla quale la mia risposta era un deciso "no" ("perchè un fondamento istintuale è tutt'al
più rilevabile in gruppi "parentali", dicevo).
Ora, che rapporto lega o potrebbe legare questa "fisicità" dell'agire morale/immorale ad
un loro presunto fondamento istintuale? Ci vedete, voi, una relazione?
saluti

sgiombo

No, Mauro, mi dispiace ma su questo terreno ho deciso irrevocabilmente di non seguirti più perché, per essere franco, sono convinto che non vedi (che lo voglia deliberatamente o no) la realtà dei fatti e continui a inseguire irreali chimere a dispetto di qualunque sforzo fatto affinché te ne renda conto.

Sono convinto (senza poterlo provare) che i capolavori del Rock, che amo anch' io tantissimo, siano stati realizzati (quelli che lo sono stati: non tutti!) non grazie alle droghe allucinogene ma casomai malgrado esse.

Qualsiasi sostanza che alteri in maggiore o minor misura le funzioni del sistema nervoso centrale (farmaci, tipo tranquillanti o eccitanti, ecc.), alcool (a dosi "pesanti"!) o "droghe edonistiche" meno "popolari" o più "sofisticate", caffeina (pure a dosi "non convenzionali"), ecc. a mio parere dovrebbe essere usata solo in casi "estremi" di patologie pericolose per se stessi e per gli altri in quanto spesso scarsamente "maneggevoli" (cioé caratterizzate da effetti collaterali indesiderati scarsamente prevedibili e talora scarsamente gestibili); e comunque solo su prescrizione di specialisti che ne conoscano bene la farmacologia e gli effetti clinici (tutti quelli umanamente prevedibili).

L' uso a "scopo edonistico" di mezzi artificiali agenti sulla mente come conseguenza di una loro azione sul cervello ("parallelamente" al quale la mente funziona senza identificarvisi) mi sembra denotare una condizione di infelicità (patologica?), dal momento che i piaceri "naturali" (e autenticamente reali, non solo apparenti: non le illusioni o allucinazioni piacevoli) dovrebbero -salvo eventi decisamente sfortunati; ma non infrequenti, purtroppo- essere più che sufficienti per sentirsi appagati nella vita, secondo un "sano epicureismo".

Lou

#93
Citazione di: 0xdeadbeef il 20 Febbraio 2019, 19:14:46 PM
A Sgiombo, Viator e Lou
Vi ringrazio dei preziosi chiarimenti su aspetti che perlopiù io ignoro.
Il cenno di Viator agli psicofarmaci mi ha però suscitato un'altra domanda (che tra l'altro ricollego
al concetto di "medicalizzazione"): cos'è la "normalità"?
Una volta ci si "stordiva" con l'alcool o con le droghe, che avevano presumibilmente lo stesso
effetto "fisico" degli psicofarmaci (ogni correzione in merito è la benvenuta); ma questa era in
tutto e per tutto una "alterazione" di uno stato preesistente, che definiremmo dunque "normale".
Ora, comumente si dice che: "in vino veritas" (un detto che sembrerebbe risalire, nonostante la
lingua in cui è espresso, all'800), cioè che nello stato di alterazione alcoolica cadono le
"maschere" e l'essere umano si mostra per ciò che realmente è.
Per quel che riguarda le droghe, è noto che i grandi capolavori del Rock (fra l'altro da me
amatissimi...) sono stati composti ed eseguiti spesso sotto l'effetto dell'LSD, una potente
droga che si dice amplificasse la percezione e la sensibilità.
Tutto questo per, come dire, far "rientrare" nel discorso la domanda che ponevo qualche intervento
addietro: ""ma l'etica e/o la morale hanno il loro fondamento nell'istintualità, diciamo, "animale"?"
(domanda alla quale la mia risposta era un deciso "no" ("perchè un fondamento istintuale è tutt'al
più rilevabile in gruppi "parentali", dicevo).
Ora, che rapporto lega o potrebbe legare questa "fisicità" dell'agire morale/immorale ad
un loro presunto fondamento istintuale? Ci vedete, voi, una relazione?
saluti
Non so se ho capito bene, ma, mi pare quasi che tu stia paventando l'idea che "l'istintualità", in fin dei conti, possa essere "indotta".
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 20 Febbraio 2019, 20:08:38 PM
No, Mauro, mi dispiace ma su questo terreno ho deciso irrevocabilmente di non seguirti più perché, per essere franco, sono convinto che non vedi (che lo voglia deliberatamente o no) la realtà dei fatti e continui a inseguire irreali chimere a dispetto di qualunque sforzo fatto affinché te ne renda conto.



Ciao Sgiombo
Francamente non capisco in cosa mai potrebbe consistere questa "realtà dei fatti" che io non vedo...
Ti riferisci forse all'innatezza della morale? E come mai potrebbe essere "innata" una condotta
rivolta al "bene" (questo il significato che io dò al termine "morale")?
Se anche l'uomo fosse un mero "caso"; una specie animale fra le tante (cosa che io temo fortemente
sia), mica potremmo parlare di una morale innata (forse ha una morale innata il mio gatto?)...
Da un certo punto di vista sei tu che insegui irreali chimere, attribuendo all'essere umano
"virtù" che le altre specie animali non possiedono...
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: Lou il 22 Febbraio 2019, 18:21:25 PM
Non so se ho capito bene, ma, mi pare quasi che tu stia paventando l'idea che "l'istintualità", in fin dei conti, possa essere "indotta".

Ciao Lou
Mah guarda, la mia tesi di fondo è che l'essere umano, se anche fosse una specie tra le tante (come
io ahimè temo), sarebbe una ben particolare specie...
Ora, come anche dico sopra in risposta all'amico Sgiombo, io ritengo che l'etica e/o la morale non
possano avere un fondamento nell'istintualità animale; e questo semplicemente perchè gli animali non
hanno un'etica e/o una morale, ma soltanto un istinto alla sopravvivenza e alla riproduzione.
Nei gruppi umani uniti da vincoli "parentali" (più arcaicamente di sangue ma anche, più modernamente,
di cultura) c'è senz'altro un fondamento istintuale, "animalesco" potremmo dire, dell'etica. Ma
da qui a teorizzare, come ha fatto l'essere umano, un'etica valida per tutti ed assolutamente ne passa,
perchè questo non può in alcun modo essere un mero "frutto materiale" dell'istintualità.
In altre parole (parola kantiane...), questo può solo e soltanto rappresentare un frutto del "dover
essere" (e il "dover essere" non è l'"essere" della "physis"), cioè un prodotto essenzialmente culturale.
Del resto non mi sembra si sia in grado di mostrare alcun fondamento "fisico" della morale (che era
la mia domanda di qualche intervento fa), se non che il comportamento morale, come quello immorale,
attivano certe dinamiche neurofisiologiche (diceva Sgiombo rispondendomi: "Ogni processo cosciente ha
un corrispettivo processo neurofisiologico e viceversa. Quindi se decido di fare X, allora nel mio
cervello accade una certa sequenza di eventi "a", se decido di fare Y un' altra sequenza di altri eventi
fisiologici "b", ecc").
saluti

sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Febbraio 2019, 19:11:50 PM
Ciao Sgiombo
Francamente non capisco in cosa mai potrebbe consistere questa "realtà dei fatti" che io non vedo...
Ti riferisci forse all'innatezza della morale? E come mai potrebbe essere "innata" una condotta
rivolta al "bene" (questo il significato che io dò al termine "morale")?
Se anche l'uomo fosse un mero "caso"; una specie animale fra le tante (cosa che io temo fortemente
sia), mica potremmo parlare di una morale innata (forse ha una morale innata il mio gatto?)...
Da un certo punto di vista sei tu che insegui irreali chimere, attribuendo all'essere umano
"virtù" che le altre specie animali non possiedono...
saluti


Vedi le mie numerosissime precedenti risposte

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 22 Febbraio 2019, 19:52:02 PM

Vedi le mie numerosissime precedenti risposte


Mah guarda, qui siamo davanti ad un caso abnorme di cecità (la mia o la tua)...
E' chiaro che non serve a nulla ripetere le medesime considerazioni, per cui (sempre che ti interessi)
io ripartirei dal primissimo passo.
La "morale" è da me intesa come la condotta rivolta al "bene" (senza specificare cos'è il "bene"). La
morale presuppone cioè una "azione", che può essere sia intesa come un vero e proprio agire che come
un "agire pensato", cioè un giudizio o una scelta.
Condividi questo significato?
saluti

sgiombo

No, non sono disposto a perdere altro tempo ripetendo sempre le stesse cose in risposta sempre alle stesse affermazioni.

Non é che una tesi diviene tanto più vera quanto più viene ripetuta sempre invariabilmente con i medesimi argomenti.

I frequentatori del forum hanno già materiale abbondante (e spessissimo piattamente ripetitivo) su cui riflettere a questo proposito.

Ipazia

Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Febbraio 2019, 20:03:13 PM

La "morale" è da me intesa come la condotta rivolta al "bene" (senza specificare cos'è il "bene").

Se non specifichi cos'è il "bene" è come buttarsi in mare senza saper nuotare. Su wp vi è una buona definizione di etica e morale, laddove il "bene" è ricondotto ai mores od ethos di una comunità. Quindi un "bene" storicamente determinato su cui l'esercizio ermeneutico ci può aiutare ad individuare i denominatore comuni sui quali possiamo rischiare di dedurre delle costanti antropologiche, ovviamente limitate all'etologia umana.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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