Neurofilosofia, mente, cervello

Aperto da Jacopus, 11 Febbraio 2019, 22:46:51 PM

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Jacopus

La discussione aperta da Viator, "la coscienza priva di sensi" mi spinge ad aprire una discussione simile ma sul terreno più neutro della filosofia.
La domanda classica che può aprire il dibattito è "come può essere definita la coscienza umana?" Ha qualche attinenza con l'anima, come vuole una lunga tradizione spirituale oppure è solo la conseguenza di reazioni elettriche all'interno del cervello come invece proclamano alcuni importanti neuroscienziati (Damasio e Churchland)? Oppure si può pensare a qualche strada mediana o rivoluzionaria? I più diligenti potranno leggere la discussione "La coscienza di sé da un punto di vista neurologico" nella sezione scienze, con link a lectio magistralis dello stesso Damasio e Searle.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Escluderei fin dall'inizio l'idea di una (auto)coscienza specificamente umana. Gli organismi viventi hanno sviluppato molto presto caratteristiche autocoscienziali essendo la distinzione tra io e non-io la prima barriera autodifensiva di un vivente. Tali caratteristiche si sono sviluppate in maniera marcata negli umani, ma su una base naturale comune agli altri viventi. Linguaggio, ragionamento astratto e valori sociali (cultura) sono epifenomeni dello stato autocosciente. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

#2
La coscienza é costituita da (il flusso, la successione di) tutto ciò che viene esperito, cha "appare", di cui si ha consapevolezza: le percezioni o sensazioni materiali (misurabili, postulabili essere intersoggettive: visive, uditive, tattili e propriocettive, gustative, olfattive enterocettive, ecc.) e le percezioni mentali (non misurabili, meramente soggettive, non postulabili essere intersoggettive: pensieri, ricordi, immaginazioni, nozioni, predicazioni, ragionamenti, sentimenti, speranze, timori, desideri, aspirazioni, maggiore o minore soddisfazione di essi, ecc.).

La scienza (neurologica) dimostra che ogni certo determinato (e non altri) stato o evento cosciente necessariamente coesiste con un certo determinato processo neurofisiologico in un certo determinato cervello (o struttura affine in animali non vertebrati; e non altri). Cervello che (non più la scienza, ma una buona filosofia razionalistica induce a comprendere che) é a sua volta costituito da insiemi e successioni di percezioni facenti parte (attualmente o comunque potenzialmente; in teoria direttamente, di solito "per fortuna" solo indirettamente per il tramite dell' imaging neurologico, almeno nel caso dei cervelli umani) di altre coscienze (altri flussi di esperienze, quelle di "osservatori") diverse da quella (dell' "osservato") alla quale gli eventi neurofisiologici di tale cervello stesso necessariamente coesistono.

Soggetto ed oggetti delle percezioni coscienti, esistenti anche se e quando tali percezioni non accadono, onde non cadere platealmente in contraddizione, devono per forza necessariamente essere (considerati essere) di diversa "natura ontologica" rispetto dalle percezioni coscienti stesse: altrimenti qualcosa (soggetti e oggetti delle percezioni) realmente sarebbe - accadrebbe anche se e quando realmente non fosse - accadesse.
Non possono essere considerati (essere costituiti da) insiemi - successioni di percezioni coscienti (o apparenze sensibili: dal greco e a là Kant: fenomeni) ma invece devono necessariamente essere considerati (essere costituiti da) qualcosa di in sé, non apparente (non fenomeni), ma invece solo congetturabile, pensabile essere reale (dal greco e a là Kant: noumeno).

Penso che (ho argomentato altre volte nel forum e sono ovviamente disponibilissimo a farlo ancora, ma qui e ora non ho tempo e spazio) il noumeno vada considerato in divenire poliunivocamente ("puntualmente ed univocamente") corrispondente ai fenomeni, materiali e mentali, delle varie coscienze.
E che per questo, nell' abito del nuomeno stesso, i soggetti delle esperienze fenomeniche coscienti non possano (essere considerati) essere qualcosa come delle "anime" immortali: con la morte (biologica) i cervelli non funzionano più in modo tale da credere che a ciascuno di essi possa corrispondere una determinata esperienza cosciente (e non altre), e poi si disfano e trasformano in altro, e dunque nell' ambito del noumeno non é pensabile persista qualcosa che possa essere considerato il soggetto di essa (a tale fu-cervello corrispondente), oltre che l' oggetto delle "altrui" sensazioni di tale fu-cervello (ad esse corrispondente nell' ambito di altre, diverse esperienze fenomeniche coscienti).

(Sfido chiunque a dimostrare che questa concezione sarebbe meno conseguentemente naturalistica di qualsiasi monismo materialistico).

viator

Salve. Al di là dell'osservazione di Ipazia, estremamente corretta, considero la coscienza funzione -ponte tra la psiche (lato conscio, cioè memoria consapevole - l'altro lato è l'inconscio - cioè memoria inconsapevole), tra psiche, dicevo, e la mente.

Solo l'uomo possiede tale bilateralità psichica.
Gli animali, sempre secondo me, sono dotati di psiche (contenente, come noi stessi alla nascita) solamente un istinto di sopravvivenza e una memoria puramente "archivistica" di tipo inconsapevole, la quale funge da "repertorio" per classificare i loro ricordi confrontandoli con gli eventi esterni in funzione della loro eventuale nocività ai fini della sopravvivenza.

La coscienza tipicamente umana, che rappresenta una ovvia evoluzione dello psichismo di tipo istintuale, è ciò che permise l'ulteriore evoluzione verso le funzioni mentali vere e proprie. In ciò la sua funzione di "ponte".

Infatti risulta che, in caso di latenza della coscienza (sonno, coma) la mente non riesca a fungere. Infatti in tali casi la eventuale attività onirica (sogno) rappresenta attività psichica, non certo mentale.

Avrete certo notato con quale facilità le nostre condizioni psichiche (umorali ?) siano in grado di influenzare la nostra mente. E come invece sia difficoltoso riuscire a regolare il proprio umore utilizzando "tecniche" mentali.

La coscienza è funzione (quasi) completamente unidirezionale. Viene usata dalla psiche per permettere alla mente di venir informata delle proprie necessità, mentre una direzione reciproca non è consentita se non in circostanze del tutto particolari.

Ciò perchè la psiche non può permettere che la sua necessità fondamentale (gestire l'istinto di sopravvivenza) possa venir influenzata dalle bazzeccole con cui la mente si trastulla e che potrebbero ostacolare le sue così fondamentali funzioni e pulsioni.
Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

davintro

perché la materia cerebrale produca la coscienza è necessario che sia organizzata a produrre un'attività causale adeguata e proporzionata alla complessità dell'effetto. Dunque è necessario che fin dall'inizio la materia esista come materia formata e formata come materia dotata di vita cosciente. La materia lasciata a se stessa, senza forma sarebbe solo mera spazialità indefinita e indeterminata, è la logica interna che ne organizza le singole parti a renderla funzionale a produrre determinati effetti. Quello che trovo assurdo è l'idea per cui la vita (e conseguentemente la coscienza, che altro non è che una peculiare modalità della vita) possa essere la conseguenza derivata e secondaria di qualcosa che vita non è, cioè una pura materialità statica, che a un certo punto, non si sa perché, dovrebbe accendersi, negando se stessa come staticità, e producendo fenomeni complessi come la vita (cosciente e non) senza che fin dall'origine fosse già predisposta a produrre quegli effetti, cioè ad essere materia configuarata come dinamismo rivolto ad agire in una determinata direzione. La mia tesi è che la vita sia un fenomeno originario, non può essere la conseguenza di qualcosa che è "non-vita", perché l'azione causale necessaria a produrre la vita è a sua volta energia, dinamismo, e quindi vita, che quindi non sarebbe l'effetto secondario, ma azione causale originaria, che man mano si sviluppa sulla base di un senso prestabilito, la vita cosciente fin dall'inizio del suo sorgere possiede, anche se in moto latente, tutte le potenzialità inerenti l'idea di "coscienza" che poi si andranno progressivamente ad attualizzare. La vita, per definizione è autodispiegamento, "entelechia", dinamismo che si sviluppa a partire da un motore interno al soggetto a cui la vita va attribuita. Quindi la vita cosciente è già originariamente elemento formale che configura il cervello, altrimenti il cervello, inteso come pura materia sarebbe solo spazio passivo incapace di alcuna attività causale volta a produrre determinati effetti. E questo elemento formale e immateriale è ciò che possiamo chiamare "anima", forma che organizza lo spazio senza essere a sua volta delimitata spazialmente, delimitazione che le impedirebbe il suo porsi come tendenza unitiva volta a tenere unito lo spazio materico dandogli una certa organizzazione unitaria e funzionalità corrispondente alle proprietà del tipo di vita che si forma. Non sarebbe necessario pervenire a un dualismo sostanzialistico tra anima e materiale cerebrale, in quanto avremmo l'anima sarebbe solo forma e organizzazione interna sempre applicata però a un contenuto materico e spaziale. Il fatto che le neuroscienze o altre forme di sapere empirico, basate sull'esperienza sensibile, non riescano a individuare tale elemento immateriale non indica certo la sua assenza effettiva, ma solo i limiti epistemici dei metodi utilizzati, che basandosi sui sensi, adeguati al coglimento di realtà materiali, non possono che limitarsi a recepire gli effetti spazializzati sulla materia della forma che la rende funzionale, effetti adeguati ai sensi che li recepiscono, ma non la forma in sé che, in quanto unità dello spazio, coinciderebbe con l'unità individuale dell'Io. Ed ecco perché è nell'esperienza interna, nell'introspezione che avvertiamo la coscienza come insieme dinamico dei vissuti, cioè l'Io che riflette su se stesso, sulla sua unità individuale avverte l'unità della forma, della vita che opera dinamicamente sulla materia (potremmo intendere l'autocoscienza, coscienza da parte dell'Io della sua unità individuale come riflesso fenomenico dell'unità formale configurante la materia, che invece è concreto fattore ontologico), mentre nell'osservazione dall'esterno tale forma si manifesta solo nei suoi effetti spaziali sulla materia, cioè sull'ambito corrispondente alla modalità apprensiva in cui avviene tale osservazione dall'esterno, cioè i sensi corporei

viator

Salve Davintro. Affermi che la vita non può nascere dalla materia bruta ed "inanimata".
Quindi poichè essa incarna una "dimensione" del tutto estranea alla materia, non dovrebbe avere nulla a che fare con essa materia, no ?

A prescindere da ciò chiedo : dove va a finire la vita con la morte di chi la ospita ? O forse saresti stato più chiaro nel parlare di "anima" anzichè di "vita" (evitando così confusioni biologiche) ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 11 Febbraio 2019, 23:07:52 PM
Escluderei fin dall'inizio l'idea di una (auto)coscienza specificamente umana.

Al contrario: piuttosto fin dall'inizio parlerei di una coscienza specificatamente umana...
Da tempo, diciamo, "accarezzo" l'idea di diventare vegetariano (per scelta etica). Rimando sempre il momento
ma non ha importanza; importante è invece, ritengo, notare che nessuna specie animale abbia di questi problemi.
Dunque, non dico questo ispirato da, chiamiamole, "potenze divine"; ma da quella che è una mera considerazione
empirica.
saluti

sgiombo

Sono convinto che autocoscienza (pensiero consapevole del proprio esistere, con un passato e un presumibile futuro, che potrebbe accadere in diversi modi) l' abbiano solo gli uomini, mentre glia altri animali (non credo vegetali, batteri e altre forme viventi) siano dotati di coscienza.

sgiombo

Obiezioni a Davintro
 
La materia cerebrale può produrre soltanto comportamenti (più o meno attivi o, almeno attualmente, omissivi), e non coscienza (anche perché é essa stessa "contenuto di" coscienza).
 
Ma credo che le neuroscienze dimostrino che la coscienza accompagna solo determinati eventi neurofisiologici (nemmeno tutti: non il sonno senza sogni) e non qualsiasi evento materiale.
Il pampsichismo secondo me presenta insuperabili elementi di incomprensibilità: se tutto il materiale é accompagnato da coscienza, allora c' é una coscienza corrispondente a ogni cervello ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di cervelli, una corrispondente a ogni neurone ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di neuroni, a ogni molecola ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di molecole, a ogni particella-onda subatomica, ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di particelle-onde subatomiche...
A qualsiasi parte finita arbitrariamente considerabile di materia corrisponderebbero infinite coscienze.
 
Tutti i viventi (e non solo i vegetali), per quel che se ne sa di sicuro, potrebbero anche essere degli zombi privi ci coscienza, e non ci sarebbe alcun modo per accertarcene.
 
Non c' é nulla di incomprensibile secondo me nel fatto che materia inanimata si organizzi (secondo le leggi di natura) a costituire organismi viventi o che sia assimilata da organismi viventi entrando (e poi uscendo) nel (dal) loro metabolismo secondo le leggi del divenire naturale.
 
La materia inorganica, esattamente come la materia vivente, non é "statica" ma "dinamica", divenendo secondo le stesse determinate modalità universali e costanti (se la conoscenza scientifica -vera- di essa é possibile).
 
L' azione causale necessaria a produrre la vita dalla materia non vivente é puramente e semplicemente la "normalissima azione delle leggi (non statiche ma dinamiche!) del divenire naturale".
 
Le scienze naturali non possono trovare (nei cervelli né altrove) la coscienza per il semplice fatto che le coscienze non sono nei cervelli, ma invece i cervelli sono nelle coscienze (nell' ambito delle quali sono percepiti).

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 12 Febbraio 2019, 19:26:43 PM
Sono convinto che autocoscienza (pensiero consapevole del proprio esistere, con un passato e un presumibile futuro, che potrebbe accadere in diversi modi) l' abbiano solo gli uomini, mentre glia altri animali (non credo vegetali, batteri e altre forme viventi) siano dotati di coscienza.


La prima cosa da fare è, ritengo, mettersi d'accordo sul significato del termine...
Così il Dizionario Filosofico di N.Abbagnano lo definisce: "relazione intrinseca all'uomo interiore,
per la quale egli può conoscersi in modo privilegiato e perciò giudicarsi".
E lo distingue dalla "consapevolezza" ("percezione che l'uomo ha dei propri stati, idee, sentimenti,
volizioni etc.").
Ora: possiamo dire che un animale è consapevole ed un uomo cosciente? A me sembrerebbe plausibile.
Su questa base ripeto quanto dicevo: la mia intenzione di diventare vegetariano. come scelta etica,
è riferita al mio "sé" interiore, che ritengo di conoscere in maniera privilegiata e che giudico
su base etica e/o morale.
saluti

Ipazia

Non intendo arrampicarsi sugli specchi metafisici delle semantiche di coscienza e autocoscienza che sbattono inevitabilmente contro il tetto della nostra ignoranza sui pensieri che transitano nel snc di viventi non appartenenti alla nostra specie dei quali specchi concreti hanno già dato responsi positivi a tal proposito.

Aldiqua della nostra ignoranza, limitiamoci dunque all'unica intelligenza animale di cui abbiamo sufficiente conoscenza: la nostra. Magari evitando da subito di ingarbugliarci tra (auto)coscienza ed etica come suggerisce Ox, vezzo che lascia trasparire una matrice religiosa che mi è estranea e su cui non mi voglio immischiare. 

Essa traspare pure, ma con più delicatezza da suscitare condivisione, nel dolente post di davintro. Pare davvero impossibile che tutta questa autocosciente grazia di Dio emerga dalla tavola periodica degli elementi ruotando attorno al numero 12, poco interessante anche dal punto di vista simbolico-cabalistico. Purtroppo, rispettando l'importante principio epistemologico del teologo francescano Guglielmo da Ockham, pare non vi sia ipotesi più plausibile di un'aggregazione di molecole organiche all'origine della vita e della formazione di un snc all'origine della (auto) coscienza. Forse il problema non nasce dai processi naturali, ma dall'esito autocosciente di tali processi. Autocosciente a tal punto da interrogarsi su di essi. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 12 Febbraio 2019, 20:23:12 PM
Aldiqua della nostra ignoranza, limitiamoci dunque all'unica intelligenza animale di cui abbiamo sufficiente conoscenza: la nostra. Magari evitando da subito di ingarbugliarci tra (auto)coscienza ed etica come suggerisce Ox, vezzo che lascia trasparire una matrice religiosa che mi è estranea e su cui non mi voglio immischiare.



Scusami la "cruda franchezza", ma devi solo spiegarmi perchè io ho l'intenzione di diventare vegetariano
laddove "altre" specie animali non si pongono questo problema.
Non serve tirare sempre in ballo Padre Pio o la Madonna di Medjiugorje...
saluti

Ipazia

Citazione di: 0xdeadbeef il 12 Febbraio 2019, 20:31:03 PM
Scusami la "cruda franchezza", ma devi solo spiegarmi perchè io ho l'intenzione di diventare vegetariano
laddove "altre" specie animali non si pongono questo problema.
Non serve tirare sempre in ballo Padre Pio o la Madonna di Medjiugorje...
saluti

1) perché l'uomo, come il maiale, ha un'apparato digerente onnivoro;

2) perché ignori (o non consideri il fatto) che anche le carote sono esseri viventi.

3)...



pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#13
Scusami Ipazia ma la tua risposta non mi convince, anche se condivido in parte la tua tesi. Credo che anche molte specie di animali superiori siano dotate di coscienza, intendendo con essa la capacità di pensare sé stessi nel mondo. Ma nel caso specifico di homo sapiens sono intervenuti diversi fattori che hanno amplificato la coscienza di base che condividiamo con i primati, i cetacei e i mammiferi più evoluti.
Con coscienza intanto intendo l'attitudine dell'essere umano di essere sempre sé stesso, con il passare del tempo e di avere consapevolezza di questa sestessita'. Nessun collegamento all'etica. La coscienza è la non indifferente possibilità che Jacopus si riconosca nel soggetto Jacopus anche a fronte di innumerevoli cambiamenti interni/esterni. Fatto notevole che non può essere spiegato agevolmente dai flussi sinaptici e dalle mappe neuronali. Ed è anche il motivo per cui la coscienza non può essere ridotta a un programma di software applicato ad un hardware,  poiché il software non si domanda cos'è o se potrebbe essere diverso.
Detto questo è piuttosto verosimile pensare che la coscienza nell'uomo nel senso di presenza a sé stesso, sia estremamente potente. Ed è anche possibile che proprio questa potenza abbia permesso la creazione dei miti e delle religioni, insieme ad altri fattori più prosaici come l'invenzione del linguaggio prima  e della scrittura poi.
In sostanza la cultura, l'amore per il sapere, la curiosità tipica dei primati ha moltiplicato l'effetto coscienza che un cervello di 1400 grammi già può sviluppare per proprio conto. Sapere che siamo la specie che ha creato il Colosseo, la Recherche, la relatività e la Bibbia, non fa altro che scolpire con aumentata efficacia quei processi coscienziali che sono originati inizialmente dalla struttura neurobiologica del SNC.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Lungi da me negare la specificità antropologica cui ho perfino riconosciuto una capacità trascendentale rispetto all'evoluzione naturale basata sulla trasmissione del DNA. L'autocoscienza umana, individuale e sociale, tramanda se stessa attraverso una memoria culturale infinitamente più sofisticata di quella degli animali sociali più evoluti. E interagisce con la natura fino alla realizzazione di un ambiente artificiale che ne ha potenziato a dismisura il vantaggio sui suoi competitori.

Ma attenzione a enfatizzare tutto ciò nella rappresentazione di uno Spirito superiore: il Colosseo, appunto. Ma anche le guerre religiose e imperialistiche, le pulizie etniche, la messa in schiavitù, la concentrazione di ricchezza e territorio oltre ogni necessità vitale. Se qualcuno vuole abbinare coscienza ed etica temo proprio che la specie più infernale siamo noi. E di ciò qualche nume, se esiste, dovrebbe pure rendere conto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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