Nel solco più piccolo sta la differenza più grande

Aperto da cvc, 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM

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cvc

Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

sgiombo

Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.



CitazioneEsatto!

Ed é proprio in questo che si manifesta il carattere assolutamente irrazionale (e incompatibile con la sopravvivenza della specie umana) degli assetti sociali capitalistici, che impongono la concorrenza sfrenata alla ricerca del max profitto possibile ad ogni costo e a breve termine fra unità produttive (imprese) reciprocamemnte indipendenti con conseguente tendenza inevitabile a produrre  illimitatamente beni e servizi, essendo viceversa limitate le risorse naturali realisticamente (e non fantascientificamente) disponibili e la possibilità dell' ambiente di metabolizare gli effetti dannosi delle produzioni .

cvc

Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 13:30:47 PM
Citazione di: sgiombo il 13 Ottobre 2016, 12:44:34 PM
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.



CitazioneEsatto!

Ed é proprio in questo che si manifesta il carattere assolutamente irrazionale (e incompatibile con la sopravvivenza della specie umana) degli assetti sociali capitalistici, che impongono la concorrenza sfrenata alla ricerca del max profitto possibile ad ogni costo e a breve termine fra unità produttive (imprese) reciprocamemnte indipendenti con conseguente tendenza inevitabile a produrre  illimitatamente beni e servizi, essendo viceversa limitate le risorse naturali realisticamente (e non fantascientificamente) disponibili e la possibilità dell' ambiente di metabolizare gli effetti dannosi delle produzioni .
Infatti a scuola ci hanno insegnato il criterio dell'utilità marginale: il primo bicchiere d'acqua ha utilità 100, il secondo 90, e così via fino ad arrivare all'utilità zero, punto in cui diventa inutile qualsiasi quantità aggiuntiva di quel bene.
Però tale criterio non è applicato ad esempio alla crescita, non esiste un punto zero in cui si reputa inutile qualsiasi ulteriore aumento marginale di crescita. Inoltre anche quando l'utilità marginale di un bene è uguale a zero, la persuasione pubblicitaria e di marketing fa di tutto perché si torni a percepire insoddisfazione riguardo a quel bene.
Questo la dice lunga sulla concezione economica dominante che è per lo più astrazione che poco (volutamente o non) fa i conti con la realtà. E forse anche il motivo per cui gli economisti, quando fanno previsioni, ci azzeccano tanto quanto gli indovini dell'antichità che interrogavano le viscere degli animali
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

anthonyi

Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.

C'è una branca dell'economia che studia la felicità, uno dei risultati più interessanti che ha prodotto è che fino a un dato livello di reddito, la felicità effettivamente aumenta con il reddito, dopo questo dato livello l'effetto di ulteriori incrementi è nullo.

cvc

Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2016, 13:33:57 PM
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.

C'è una branca dell'economia che studia la felicità, uno dei risultati più interessanti che ha prodotto è che fino a un dato livello di reddito, la felicità effettivamente aumenta con il reddito, dopo questo dato livello l'effetto di ulteriori incrementi è nullo.
Però tale teoria non spiega perché il 10% del mondo detiene il 90% della ricchezza e la tendenza è che il divario cresca ancora. Probabilmente perché tale teoria non comprende l'avidità umana. Oppure perché non ci è chiaro il ruolo (e il limite) della teoria. La teoria è un aiuto alla soluzione dei problemi, ma nessun problema si risolve in teoria.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

sgiombo

Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 13:31:18 PM

Questo la dice lunga sulla concezione economica dominante che è per lo più astrazione che poco (volutamente o non) fa i conti con la realtà. E forse anche il motivo per cui gli economisti, quando fanno previsioni, ci azzeccano tanto quanto gli indovini dell'antichità che interrogavano le viscere degli animali

Citazione
Concordo in pieno!

E dopo ogni immancabile, puntualissimo, plateale errore di previsione si ripresentano con intatta sicumera a fare altre "previsioni scientificamente fondate" e a dare altri consigli (che poi sono sempre lo stesso: privatizzare, tagliare le spese sociali, esentare gli imprenditori e gli usurai -altrimenti detti: banchieri- da tasse e limiti legali al loro operato).

Personalmente se fossi costretto con la forza (per assurdissimo!!! Ammesso e per niente concesso!!!) a dar retta a un docente della Bocconi o della London school of economics oppure al mago Otelma non avrei dubbi sulla scelta del secondo (il che é tutto dire...).

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