Negazione e differenza, secondo la concezione di Vero Tarca

Aperto da Eutidemo, 04 Marzo 2022, 13:21:17 PM

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bobmax

Eutidemo, nessuna determinazione esiste di per se stessa. La determinazione è sempre il risultato di un atto.
Il supporre che la realtà sia determinata a prescindere, cioè che sia composta davvero da enti distinti uno dall'altro, è la grande illusione.

Non solo il divenire è apparenza, lo è pure il molteplice. A maggior ragione il molteplice!
Ossia l'illusione della separazione.
Se nomini Parmenide, poi ne devi essere conseguente.

E se ne sei conseguente, allora occorre mettere in discussione la effettiva realtà delle categorie.

1!= 0
Siamo nel molteplice

Ma...
Essere = Nulla
Questa è la Realtà.
Cioè il Tao.

Dove il principio di contraddizione non ha alcun valore, con buona pace di Severino e del suo Parmenide.

Mi stupisce questo tuo rifiuto della coincidenza Essere - Nulla.
Incoerente con la tua pur apprezzata mistica.

Dio = Nulla

È una necessità Etica.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Ciao vecchio bob, tu dici all'inizio del Topic che "Le parole di per se stesse non hanno alcun significato. Tutta la loro "verità" è nella realtà che eventualmente evocano." Questo che dici è per me sacrosanto ed è proprio quel che sostengo anch'io.
Allora è sufficiente che io urli "fuoco" e tutti quelli che odono possono aspettarsi che da qualche parte vi sia un fuoco. Ma se io grido "non-fuoco" cosa pensano di questo urlo: che daniele22 stia dicendo una cosa che non ha senso, più che pensare che non vi sia alcun fuoco. Un non-nonno, prima di venire categorizzato come non-nonno sarà sicuramente categorizzato come persona. Sarà solo un problema che riguarda la realtà dei nonni a farlo passare di categoria, appunto da persona a non-nonno. Ma precipuamente sarà sempre una persona.
La nostra vita è una vita necessariamente rivolta all'insegna del senso, e non del significato come magari vorremmo. Il significato rappresenta una pretesa umana assurda (a meno che che non sia malafede per ottenere luridi scopi) che ci sta portando dritti dritti in fondo al burrone

Eutidemo

#32
Ciao Bobmax. ;)
Anche questa volta non hai risposto a tono a nessuna delle mie repliche, ma hai ulteriormente scantonato per la tangente; sia pure in modo molto interessante!
***
Comunque, seguendo le tue ulteriori divagazioni sul tema, non è affatto vero che la determinazione è "sempre" il risultato di un "atto".
Ed invero:
- se io sparo a qualcuno, lui passa indubbiamente dalla categoria dei vivi alla categoria dei morti come risultato di un mio specifico "atto" (criminale);
- ma se qualcuno muore perchè gli cade un meteorite in testa, lui passa indubbiamente dalla categoria dei vivi alla categoria dei morti, ma non  come risultato di un "atto", bensì come risultato di un "fatto" (naturale).
***
Quanto al fatto che la realtà sia determinata a prescindere, cioè che sia composta da enti distinti uno dall'altro, secondo me, occorre distinguere:
- a livello per così dire "noumenico", anche io, come te, sono convinto che si tratti soltanto di una grande illusione (o Maya, se preferisci);
- a livello per così dire "fenomenico", invece, non c'è dubbio che esistano enti distinti tra di loro, a prescindere da come noi le categorizziamo concettualmente.
***
Sempre a livello "noumenico", o "metafisico" se preferisci, anche io, come te, sono convinto che non solo il "divenire" è apparenza, ma lo è pure il "molteplice"; anzi, secondo me, il il "divenire" e il "molteplice" sono solo due facce di una stessa medaglia, la prima "temporale" e la seconda "spaziale".
Un esempio!
Le "onde", in realtà, sono "mare", ma nascono come singole "onde" nel "tempo", e, per quel breve attimo in cui  emergono dalla superficie del mare, si distinguono nello "spazio" l'una dall'altra!
***
Però, non riesco minimamente a capire cosa c'entri questo con le "categorie", con le quali l'intelletto opera la sintesi dei molteplici dati "sensibili"; i quali, essendo forme costitutive dell'esperienza, riguardano il mondo fenomenico dell'"apparenza", e non dell'"essere" (ovvero, in termini di Advaita Vedanta, riguardano il mondo illusorio della Maya, e non certo la realtà del Brahaman).
***
Quanto all'essere, se "fosse" equivalente al nulla, non "sarebbe"; il che costituirebbe una palese contraddizioni in termini.
***
Tuttavia, quanto alla tua equivalenza Dio = Nulla, la posso senz'altro accettare in termini "eckartiani".
Al riguardo, ti rinvio al sermone di Meister Eckart,  "Surrexit autem Saulus de terra apertisque oculis nihil videbat", laddove scrive: "Questa parola, che ho detto in latino, la scrive san Luca nel suo Vangelo a proposito di san Paolo, e suona così: «Paolo si alzò da terra e, con gli occhi aperti, vide il nulla». Mi pare che questa piccola parola abbia un quadruplice senso. Il primo è questo: quando egli si alzò da terra, vide con gli occhi aperti il nulla, e questo nulla era Dio; perché, quando egli vide Dio, lo chiama un nulla. Il secondo senso: quando egli si alzò, vide null'altro che Dio. Il terzo: in tutte le cose, egli non vide altro che Dio. Il quarto: quando vide Dio, vide tutte le cose come un nulla."
Poi spiega il senso giusto, secondo lui (ed anche secondo me).
***
Un saluto! :)
***

bobmax

Eutidemo, l'atto è atto del pensiero.
La determinazione è frutto dell'atto del pensiero.
Non vi è alcuna determinazione di per se stessa.

Un conto è esserci ma un altro è essere.

È inutile leggere o copiare tutti i sermoni di Eckhart, se ne non ci si avvede di questa fondamentale differenza.

Inoltre, pure qui non fai che riconfermare la incoerenza.
Non si può stare con un piede in due staffe.
O Dio (Nulla) o l'esserci.

Torno a dire, e per l'ultima volta, che la questione è Etica.

Ma pure su questo sorvoli...

L'inutilità di partecipare a questo forum si fa sempre più evidente.


Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Eutidemo

Ciao Bobmax :)
Secondo me tu fai un "fritto misto" indigeribile di "gnoseologia",  "ontologia", ed "etica", il che crea una gigantesca confusione concettuale; la quale è aggravata dal fatto che confondi anche l'approccio "noumenico" con quello "fenomenico".
Fondamentalmente, però, mi sembra di aver capito che, fondamentalmente, abbiamo tutti e due una "Weltanschauung" molto simile; anche se il nostro approccio è alquanto diverso.
***
Inoltre tendi troppo ad omettere le specificazioni e i predicati, il che rende poco comprensibile quello che intendi esprimere; ad esempio, l'"atto" non è solo quello del "pensiero", per cui non puoi sottintendere tale specificazione.
Intendo cioè dire che:
- non puoi limitarti a scrivere, come la volta scorsa, che: "la determinazione è sempre il risultato di un atto";
- bensì, come molto più chiaramente ed esplicitamente hai scritto adesso,  avresti dovuto precisare che, almeno secondo te: "la determinazione è frutto dell'atto del pensiero".
***
Tanto precisato, sono d'accordo con te che "la determinazione è frutto dell'atto del pensiero", dal punto di vista "umano" e, per così dire, "tassonomico"; ad esempio:
- la farfalla "papilio palinurus" ha ali con bande verdi brillanti, con riflessi blu e gialli, che possono raggiungere gli 8 o i 10 centimetri di apertura.

- la farfalla "parnassius apollo" invece, è più piccola ed è riconoscibile per il corpo bianco e per le macchie a forma di occhio sulle ali.

***
Pertanto:
- sono d'accordo con te che la "determinazione" della prima farfalla nella categoria "papilio palinurus" e della seconda farfalla nella categoria ""parnassius apollo" " sia senz'altro frutto di un atto del pensiero", dal punto di vista "umano" e, per così dire, "tassonomico";
- non sono invece d'accordo con te che "non vi sia alcuna determinazione di per se stessa", in quanto le due farfalline esistevano, con il loro "genere prossimo" e le loro "differenze specifiche", da molto prima che l'"homo sapiens" e il dott. Mendel calcassero il suolo del nostro pianeta, e le "classificassero".
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"Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserverebbe sempre il suo stesso profumo" ( Shakespeare "Romeo e Giulietta": atto II, scena II")
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Quanto al fatto che "un conto è esserci ma un altro conto è essere", secondo me, tu fai troppo spesso ricorso a formule "icastiche" ma alquanto "oscure", in stile "eracliteo"; cioè, che suonano bene, ma significano poco.
Forse intendevi dire che che "un conto è esistere ma un altro conto è essere"; il che sarebbe stato senz'altro più chiaro, però non molto attinente al nostro discorso (salvo esplicitazione).
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Quanto a Meister Eckart, ho letto e meditato pressochè tutto quello che ha scritto; e, a parte il "Commento al Vangelo di Giovanni" -di cui ammetto di non aver  capito granchè-, mi sembra di aver compreso abbastanza bene il suo pensiero (che, per alcuni aspetti, ha dei punti in comune anche con l'Advaita Vedanta).
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Quanto a tenere i piedi in due staffe, non capisco proprio a che cosa ti riferisci; ed infatti ti ho spiegato benissimo che intendo Dio come un "nihil" nel senso "apofatico" di Eckart (e non solo suo).
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Per concludere, secondo me, mescolare "etica" e "metafisica" è un errore colossale; ancora peggio di confondere "gnoseologia",  "ontologia"!
Significa "buttare tutto in caciara"!
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Un saluto! :)
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