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Morte liquida

Aperto da cvc, 10 Gennaio 2017, 09:26:10 AM

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cvc

Nel paradossale mondo della filosofia dove - per dirla alla Kant  - i protagonisti muoiono e risorgono ogni giorno, forse si può pensare alla morte di un filosofo come ad un fatto irrilevante. Io mi rifiuto di pensare che Seneca, Marco Aurelio, Socrate o Giovanni Reale siano morti. E perché dovrebbero esserlo? Vivono nei miei pensieri, nel mio animo.
Ieri è morto Zygmunt Bauman. A parte il suo passato filo-marxista, ha detto cose molto profonde riguardo al rapporto fra l'uomo moderno e la modernità, utili per la presa di coscienza dell'uomo di oggi su di un mondo che è (già) cambiato.
La liquidità dei valori. Nell'ottocento, ad esempio, il sentimento nazionale era tanto forte che si diceva che un uomo che amava la patria, nel suo cuore non aveva altro spazio per poter amare anche una donna. Oggi invece ci si innamora con facilità e ci si disinnamora altrettanto superficialmente.
Il paradosso della globalizzazione. La retorica dei mercati aperti hanno portato il mondo ad essere un unico grande mercato globale.... chiuso!
Facebook e la solitudine. L'illusione di sconfiggere la solitudine coi social network. L'assurdità di voler annientare il sentimento della solitudine che oltre ad essere una malattia può essere anche una risorsa, la possibilità di un risveglio dello spirito che ha bisogno del silenzio per riemergere. Altro che lo sconcertante sond of silence di Simon and Garfunkel.
Caro Bauman, hai parlato di cose attualissime del mondo che ti apprestavi a lasciare con maggior consapevolezza di chi ha ancora molto o tutto da vivere. Forse i veri morti sono altri, quelli che dormono da svegli e ignorano il filo della storia che collega passato e presente. Che ignorano la possibilità che hanno di essere quel filo.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Apeiron

Bel tema, davvero. D'altronde l'Oscuro Eraclito ci disse che pochi godranno della gloria immortale tra i mortali perchè per ottenerla ci vuole la rinuncia. E per rinunciare "alle piccole cose" ci vuole molto coraggio, oggi perduto. Il grande difetto della modernità è appunto che si è perso il coraggio della ricerca, si è perso il coraggio di dividere i valori secondo il loro grado di importanza. Tutto è divenuto piccolo e meschino: siamo cioè approdati nell'epoca dell'Ultimo Uomo (come direbbe Nietzsche). Tutto si tratta quindi con superficilità, filosofia e spiritualità incluse.  Risultato: si filosofa per "sport", si tratta la religione come una semplice tradizione, il pensiero politico ha sempre meno importanza...Ma d'altronde cosa potevamo aspettarci dopo un secolo in cui le ideologie hanno fatto quello che hanno fatto? Chi ce lo fa fare di cercare cose che possono portare a prendere posizioni contro la società?
E così siamo costretti a guardare in modo nostalgico il passato, dove vediamo i nostri eroi che hanno superato in un certo senso la morte e rimangono in noi come se ci volessero ricordare ogni giorno che dobbiamo "svegliarci". Sempre Eraclito ci diceva che la maggior parte degli uomini vive dormendo. Quindi in realtà non è un problema odierno ma è sempre stato così. "Nulla è nuovo sotto il sole" (Qoelet)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

acquario69

#2
Citazione di: cvc il 10 Gennaio 2017, 09:26:10 AM
Nel paradossale mondo della filosofia dove - per dirla alla Kant  - i protagonisti muoiono e risorgono ogni giorno, forse si può pensare alla morte di un filosofo come ad un fatto irrilevante. Io mi rifiuto di pensare che Seneca, Marco Aurelio, Socrate o Giovanni Reale siano morti. E perché dovrebbero esserlo? Vivono nei miei pensieri, nel mio animo.
Ieri è morto Zygmunt Bauman. A parte il suo passato filo-marxista, ha detto cose molto profonde riguardo al rapporto fra l'uomo moderno e la modernità, utili per la presa di coscienza dell'uomo di oggi su di un mondo che è (già) cambiato.
La liquidità dei valori. Nell'ottocento, ad esempio, il sentimento nazionale era tanto forte che si diceva che un uomo che amava la patria, nel suo cuore non aveva altro spazio per poter amare anche una donna. Oggi invece ci si innamora con facilità e ci si disinnamora altrettanto superficialmente.
Il paradosso della globalizzazione. La retorica dei mercati aperti hanno portato il mondo ad essere un unico grande mercato globale.... chiuso!
Facebook e la solitudine. L'illusione di sconfiggere la solitudine coi social network. L'assurdità di voler annientare il sentimento della solitudine che oltre ad essere una malattia può essere anche una risorsa, la possibilità di un risveglio dello spirito che ha bisogno del silenzio per riemergere. Altro che lo sconcertante sond of silence di Simon and Garfunkel.
Caro Bauman, hai parlato di cose attualissime del mondo che ti apprestavi a lasciare con maggior consapevolezza di chi ha ancora molto o tutto da vivere. Forse i veri morti sono altri, quelli che dormono da svegli e ignorano il filo della storia che collega passato e presente. Che ignorano la possibilità che hanno di essere quel filo.


sono convinto anch'io che la morte di un filosofo ma di una qualsiasi persona che ha pero avuto la capacita di trasmettere qualcosa,rimane appunto vivo,proprio in virtù di cio che non può mai morire...forse e' proprio in quel "filo" che dici tu alla fine,che passa la differenza tra i vivi e i morti.
i morti sono coloro che quel filo lo hanno spezzato e i vivi quelli che lo hanno mantenuto,perché come dicevo prima,non esiste solo il filo del passato che si ricollega al presente e poi anche al futuro,ma sul fatto che ci sono istanze o "leggi" eterne che vanno appunto conservate,essendo appunto "immortali" (quindi sempre attuali)..sia pur adattandosi alle diverse forme del tempo


Citazione
Apeiron
Sempre Eraclito ci diceva che la maggior parte degli uomini vive dormendo. Quindi in realtà non è un problema odierno ma è sempre stato così. "Nulla è nuovo sotto il sole" (Qoelet)

penso invece che di veramente nuovo ce che quel "filo" (come provato a descrivere sopra) si e' spezzato.

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