Modello della scissione originaria in bianco e nero

Aperto da Jacopus, 11 Luglio 2019, 20:45:47 PM

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Jacopus

Spesso nei discorsi con gli amici, al lavoro, in televisione, sui social, emerge un modo di pensare ricorrente, che tende a dividere le persone, gli interlocutori in antagonisti e quindi nemici, poichè posti agli antipodi della nostra posizione. Chi non è razzista è un buonista a favore dell'immigrazione selvaggia, chi non è reazionario è comunista, chi è a favore delle teorie transgender è un hippie, frequentatore dei centri sociali, e così via.
E' probabile che questo modo di pensare sia radicato nell'uomo, fin da quando era necessario distinguere il proprio in-group dall'out-group e in quel caso si trattava realmente di vita o di morte. Però, ora, che possiamo distaccarci da questo modello, poichè fortunatamente viviamo in un ambiente molto meno ostile, ci risulta difficile separarci da questo metodo di interpretazione del mondo e di raffigurazione di chi ci è vicino e di chi ci è lontano.
Tanto più importante è invece superarlo, poichè questo modello, che potremmo definire "scissione originaria in bianco e nero", intanto non è realistico ed in secondo luogo, può condurre all'astio, al risentimento, all'odio e alla violenza.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jean

Cit. Jack - Tanto più importante è invece superarlo, poiché questo modello, che potremmo definire "scissione originaria in bianco e nero", intanto non è realistico ed in secondo luogo, può condurre all'astio, al risentimento, all'odio e alla violenza.

Finché c'è quel "modello", come lo chiami, è improbabile che non si attivi quando le circostanze (invero di tanti tipi) lo sollecitano. 
Al più si può intervenire alzando (in molti modi... respirando a fondo e contando tre è la più semplice) la soglia e se si è fortunati magari trascorre del tempo, così che possiamo illuderci d'esser cambiati... almeno un po'... illusione appunto.

Un altro metodo più sofisticato introduce l'ammortizzatore dell'ironia tra i contendenti, un muro di gomma che solo colpi micidiali possono infrangere. Ma arrivano anche quelli, prima o poi (mia esperienza).  

Un altro sistema è di mettersi letteralmente nei panni e nel cervello altrui e da lì osservare  il modello in azione... ma permane sempre una scissione, noi non siamo l'altro, ci nascondiamo (a fin di bene) dietro lo specchio. 
Anche qui prima o poi si torna a casa.

Un ulteriore sistema... per cosa? Dov'è il problema..? 
Ah, uno dice bianco e ci si aspetta un nero... ma ci son anche tanti colori, milioni, e sfumature d'ogni sorta (pure di grigio, anche nei film, per gli appassionati del genere).

 
Take or leave the gameßà Prendre ou quitter le jeu


 
Cordialement

Jean

anthonyi

Ciao Jacopus, la mia impressione è che il fenomeno che tu descrivi sia molto associato al fatto che si parli di argomenti morali, o moralmente interpretabili. Al riguardo io vedrei la scissione originaria della quale tu parli come Bene e male.
Un saluto

Ipazia

Politica, religione e mercato per loro natura radicalizzano la contrapposizione tra il loro partito, parrocchia e merce contro il resto del mondo. La soluzione a tale manicheismo, che il virtualismo mediatico ha ulteriormente esasperato, è, fin dai dialoghi platonici, il libero confronto delle posizioni in cui, su un piano di parità, ciascuno fa valere le sue ragioni e sottopone a vaglio critico le ragioni opposte. Alla fine si ottiene una specie di partita doppia di pro e contro che dovrebbe far emergere la soluzione più razionale e meno contraddittoria. In aggiunta ai pro e contro vi è una zona neutra, fatta di opzioni e stili di vita che non danneggiano nessuno, la cui consistenza è misura del grado di libertà, materiale e mentale, di una comunità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Scusa Ipazia, ma perché ci metti il mercato? Certo le posizioni politiche si polarizzano a favore e contro il mercato, ma è una questione che riguarda la politica, non il mercato che è un luogo di incontro delle parti economiche.

Ipazia

#5
Perchè anche nella propaganda commerciale la propria merce (bianco) è sempre migliore di quella della concorrenza (nero). Anche il mercato è intrinsecamente manicheo. Dal che consegue che il manicheismo (bianco-nero) è legato ad interessi di parte, non di verità. Gli interessi di parte hanno ragioni oggettive, ma tendono a mistificarle ideologicamente.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#6
I colori dell'arcobaleno sono infiniti , ma noi ne vediamo solo sei o sette.
Quindi abbiamo dei limiti che ci costringono a rinunciare ad ogni sfumatura della realtà .
Anche lo schema sociale viene semplificato eccessivamente ( es. uomo e donna) al punto che chi non rientra nello schema diventa un escluso , magari da curare , di modo che possa rientrare nella definizione corrente.
Siccome la nostra percezione c'è la fa' a contare fino sette , allora forse potremmo fare uno sforzo in più.
Semplificare va' bene, ma la semplificazione è una necessità, non un bene in se'.E la semplificazione serve a dominare la realtà nei limiti in cui ci è dato farlo, non a forzarla.
Ma se in una discussione ci fossero sette posizioni diverse riusciremmo a tenerle tutte a mente?
Abbiamo dei limiti , ma a non limitarsi al bianco e nero forse c'è la possiamo fare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Citazione di: Jacopus il 11 Luglio 2019, 20:45:47 PME' probabile che questo modo di pensare sia radicato nell'uomo, fin da quando era necessario distinguere il proprio in-group dall'out-group e in quel caso si trattava realmente di vita o di morte. Però, ora, che possiamo distaccarci da questo modello, poichè fortunatamente viviamo in un ambiente molto meno ostile, ci risulta difficile separarci da questo metodo di interpretazione del mondo e di raffigurazione di chi ci è vicino e di chi ci è lontano.
Ti sbagli.. internet è dialogativamente e relazionalmente il luogo più ostile che l'uomo abbia mai esperito, per questo le modalità del dialogo sono state esasperate verso la polarizzazione, anche poi fuori da internet. Il cannocchiale dell'internauta cerca nuova terra di conquista e si guarda bene dai nemici, è un predatore di likes in mezzo ad altri predatori di likes. Scrivere un commento di apertura verso il prossimo significa lasciare il proprio forziere incustodito, meglio non farlo nemmeno salire sulla nave e proseguire per la propria rotta... buzzurro! buonista! stronzo! io me ne vado...
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Kobayashi

La separazione da un modo di ragionare netto ma rudimentale viene dalla riflessione critica, la quale va di pari passo – a mio giudizio – con la convinzione di poter progettare il futuro della propria società, cioè la convinzione che sia ancora possibile la politica.
Ma credo sia evidente che il nostro tempo abbia chiuso già da qualche decennio con la politica. Abbiamo al suo posto una quotidiana esibizione oscena del potere, che è tutt'altra cosa rispetto al dialogo intorno a ciò che veramente conta per noi e per le prossime generazioni.
Così chi non si arrende a questa deriva e si lascia coinvolgere da un dibattito pubblico finisce in una specie di chiacchierata violenta che devia ineluttabilmente dal vero oggetto della discussione e finisce solo in disgusto e amarezza.
Gli altri si sono lasciati scivolare nel lato "positivo" di una società fondata sull'idolatria della produzione, ovvero la dimenticanza, la pace che viene dalla percezione di se' stravolta dall'intrattenimento mediatico o da sostanze psicoattive.

In questo mondo dove la produzione, la performance è il valore più alto, dove non c'è alcuna vera alternativa di sistema, la razionalità critica lentamente perde colpi.
Nel Medioevo l'intelligenza era trattenuta dalla percezione di un sistema eterno e inamovibile (ma giusto, almeno...). Ora è trattenuta dalla certezza di un sistema progettato per sacrificare l'umano alle necessità di una produzione che renderà l'élite al potere sempre di più una casta semidivina.

paul11

#9
Ciao Jacopus,
l'uomo non è mai cambiato interiormente, sono mutate le condizioni sociali e i condizionamenti, si sono trasformati, mai superati,soprattutto sia nell'intimità umana che nel mondo.
Il dialogo, in filosofia dialettica, è il confronto di posizioni. Si può avere un buon dialogo, originatosi da antagonismi e opposti, Dipende dagli attori, dalle persone.
Il superamento dei meccanismi ostili, in realtà si trasformano, ma non mutano mai le esigenze umane del dialogo, è una necessità umana, è un urgenza della sfera affettiva.

Quando un sistema apparentemente finge di superare i luoghi ostili, in realtà cerca compiacenza nella rassegnazione. I dialoghi trovano argomenti convenzionali, incapaci di entrare negli abissi umani, perché presupporrebbe far vedere all'Altrui almeno parte della propria intimità. E oggi più che mai è il luogo dei feriti, perchè oggi l'uomo comune è banale e superficiale, proprio per nascondere il proprio intimo, ma sempre naviga nella necessità di cercare un dialogo.
Fa gruppo nei social perché cerca comunanza, cerca condivisione, fosse anche semplicemente per sentirsi meno solo. Come si apre un argomento un poco più profondo, nascono oggi, e lo vediamo nel nostro forum, scontri. Stiamo diventando inadeguati all'ascolto dell'Altrui, subito arrivano sentenze prima ancora di un approfondimento, di un chiarimento.

Trovo tutto questo un regresso. Quando le persone si trincerano nell'intimità propria, per paura di esporsi, eppur necessitano di di un dialogo di un legame comunicativo, cade nella rassegnazione.

Preferisco di gran lunga un "sistema" in cui si nasce ostili per posizioni originarie diverse, e si cerca il luogo di comunicazione, aperto , l'agorà greco, come ascolto di posizioni apparentemente diverse.
Sono apparentemente diverse, perché se gli umani sono simili, in verità saranno simili le finalità se solo sapessero cercarsi intimamente. Oggi siamo inadeguati, disagiati nel saperlo fare, allora si nascondono le diversità vere, e si ostentano falsità comuni: tutto diventa banale e superficiale.

I luoghi di lavoro oggi sono più che alienanti sono aberranti. Essendo qui il nucleo fondativo del modello produttivo che detta quello sociale. Il modello famigliare è il non luogo dl dialogo. E' l'albergo, il motel del vieni e vai. Certo che non sono ostili, come potrebbero se non esiste più una vera comunicazione che potesse passare anche per il conflitto: esistono oggi figure vere di padre o madre, in un sistema confuso?Allora il social impersonale, dove siamo solo imago e non sostanza, diventa il media emotivo di quella necessità di comunicare, perchè in fondo comunicare è anche amare .

iano

#10
Citazione di: InVerno il 13 Luglio 2019, 07:37:27 AM
Citazione di: Jacopus il 11 Luglio 2019, 20:45:47 PME' probabile che questo modo di pensare sia radicato nell'uomo, fin da quando era necessario distinguere il proprio in-group dall'out-group e in quel caso si trattava realmente di vita o di morte. Però, ora, che possiamo distaccarci da questo modello, poichè fortunatamente viviamo in un ambiente molto meno ostile, ci risulta difficile separarci da questo metodo di interpretazione del mondo e di raffigurazione di chi ci è vicino e di chi ci è lontano.
Ti sbagli.. internet è dialogativamente e relazionalmente il luogo più ostile che l'uomo abbia mai esperito, per questo le modalità del dialogo sono state esasperate verso la polarizzazione, anche poi fuori da internet. Il cannocchiale dell'internauta cerca nuova terra di conquista e si guarda bene dai nemici, è un predatore di likes in mezzo ad altri predatori di likes. Scrivere un commento di apertura verso il prossimo significa lasciare il proprio forziere incustodito, meglio non farlo nemmeno salire sulla nave e proseguire per la propria rotta... buzzurro! buonista! stronzo! io me ne vado...
I luoghi non sono ostili di per se' , ma fanno risaltare o meno la nostra naturale ostilità.
Dialogare con i diversi non è la nostra naturale tendenza , e la rete ci asseconda in ciò , permettendoci di rinchiuderci nei nostri recinti di elezione.
Cosa che altri luoghi come ad esempio le città non permettono con la stessa facilità  , e ancor di più se grandi, come le metropoli , dove è inevitabile convivere  in parte col diverso col quale bisognera' inevitabilmente quindi dialogare.
Un dialogo che come sappiamo porta ricchezza , seppure non cercato , e per questo i grandi agglomerati urbani conservano un plus rispetto alla rete, e per questo , nel bene e nel male , continueranno a mantenere la loro importanza .
Avrete notato che tutti quelli che parlano male dei diversi fanno sempre un eccezione per il diverso dirimpettaio?

Ovviamente per quei pochi che hanno la cultura del dialogo col diverso invece la rete è una opportunità .
Quei pochi che sanno che la fatica del dialogo sara' sempre ricompensata.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

baylham

Citazione di: Jacopus il 11 Luglio 2019, 20:45:47 PMTanto più importante è invece superarlo, poiché questo modello, che potremmo definire "scissione originaria in bianco e nero", intanto non è realistico ed in secondo luogo, può condurre all'astio, al risentimento, all'odio e alla violenza.

Sono d'accordo che il modello non sia realistico: infatti nella realtà la dinamica combinazione digitale, bianco/nero, fa emergere un soggetto-oggetto analogico, con gradazioni di grigio.

L'ambivalenza è la caratteristica di ogni soggetto-oggetto, perciò dubito della possibilità e opportunità di superare il risentimento, l'odio e la violenza. Esempio: che cosa dovrebbe spingere a rifiutare, a superare il modello paranoico amico/nemico, l'amore o l'odio? Se lo amo perché dovrei rifiutare, superare il modello paranoico?

Jacopus

Amore e odio sono sentimenti estremi, che nella loro opposizione spesso si toccano, al punto che l'odio si trasforma in amore e viceversa. La presenza di un sentimento di assoluto odio e assoluto amore, si instaura nella prima infanzia, quando l'oggetto, cioè il più delle volte, la madre non soddisfa/soddisfa i bisogni del bambino.
Sta poi al processo  culturale e biologico far apprendere al bambino che l'assoutamente odiata/amata è la stessa persona umana (troppo umana), che va accettata, così come va accettata la inesorabile legge che non permette a tutti i bisogni di essere soddisfatti (fortunatamente).
Concepire un mondo dove non esistono oggetti da odiare/amare in modo assoluto é un mondo umano meno soggetto alla violenza. Ma é anche un mondo che deve fare i conti con la possibilità che ognuno di noi abbia un mostro dentro di sé. Ed è proprio quel mostro a permetterci di essere indulgenti e perdonare gli altri "mostri" temporanei.
Ma se il mostro viene concepito in modo definitivo e irrevocabile, in bianco e nero, se il male e il bene, l'odio e l'amore vengono scissi in modo netto e assoluto, non c'è più spazio per la comprensione e il reciproco perdono ma solo la violenza del bianco  contro il nero.
É un meccanismo arcaico potentissimo che funziona nella mente di ognuno di noi e la storia dell"uomo può essere riassunta come eterno processo di emancipazione da quel modello. Ma vi sono anche classi, culture, ideologie che invece tendono a cristallizare questa visione come naturale e immodificabile, con tutte le conseguenze del caso sullo stesso corpo dell'uomo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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