Metafisica del coronavirus

Aperto da Ipazia, 23 Marzo 2020, 19:58:13 PM

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viator

Salve giopap. Benvenuta anche da me. Citandoti : "Mi sembra evidente che la metafisica é nel pensiero (é pensata), anche se allude (veracemente o falsamente a seconda dei casi) a una realtà che eccede il pensiero e in questo senso ne é fuori".Piuttosto d'accordo con te, preciserei che secondo me la metafisica sta nel prodotto del pensare (metafisici sono i concetti in sè, i quali possono in sè fare a meno delle "cose in sè" cui si riferiscono, cioè possono farsi beffe sia dell'esistenza che dell'inesistenza di ciò che sottendono); il pensiero invece è un'attività (neuronale, elettrochimica, biologica o come altrimenti la si voglia definire) ben fisica (infatti il suo svolgersi è rivelabile da ben univoci flussi energetici endocranici - elettroencefalogramma), pertanto non ha proprio nulla di metafisico.Quindi avremmo un fenomeno fisico di ambito biologico che si svolge quale dimensione psichica generante, tra l'altro, effetto metafisico.Naturalmente per quasi tutti coloro che leggono questo forum risulta inconcepibile che una causa fisica possa produrre un effetto metafisico, ma ciò avviene solo per l'ebitudine mentale od educatica a ragionare per compartimenti stagni e per confini talmente "invalicabili" (ed invisibili) da diventar "tabuici".
Poi :"Ma é anche vero che in ciò di ulteriormente reale oltre a se stessa (....metafisica)..........................".Per me "reale" è solo ciò che può venir precepito sensorialmente. Poi ci sono il principesco, il ducale, l'irreale, l'ideale, il metafisico.................."cui allude la metafisica vi é anche il pensiero". Giusto, come affermato da me sopra."E se ciò cui allude il pensiero sta oltre la fisica (il mondo materiale naturale, cervello compreso; come mi sembra evidente nel caso della coscienza),............Qui non mi è chiaro : mondo naturale e cervello saranno enti ben fisici, la coscienza è pura immaterialità consistendo in una funzione (fungente quale collegamento-ponte tra psiche e mente) e più precisamente nella modalità (forma della struttura psicomentale) con cui vengono organizzate e veicolate le informazioni che permettono a ciascuno di noi LA CONSAPEVOLEZZA SIA DEL SE' CHE DELL'ALTERITA'.
.............allora il pensiero pensa qualcosa di metafisico; se pensa a qualcosa che sta oltre se stesso, allora pensa qualcosa di metapsichico (questo per lo meno é il significato del prefisso greco "metà")".Anche qui trovo il concetto non chiaro. Trovo ovvio che il metapsichico rappresenti solamente un aspetto, un ingrediente particolare del metafisico, per cui la distinzione che tu ne vorresti fare secondo me è superflua. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Hlodowig

CitazioneCome render difficile il semplice per conseguire l' inutile e poi arrivare al nulla.

Personalmente, parto sempre da questo semplicissimo presupposto.

Può essere letto e interpretati in vari modi, a voi l' imbarazzo della scelta. (per come sentite, per come vedete)

L' importanza credo stia nell' interiorizzazione, diversa da se, l' altro e gli altri. (e con relazione, all' affermazione forse un po' frettolosamente maccheronica, di un mio precedente intervento)

Non vuole essere nelle mie intenzioni, infierire e offendere nessuno, ma semplice riflessione di una coscienza, prodotto dell' evoluzione di una mente-cervello.

É come tale, in piena armonia con il significato di questo forum.

----

Buon @Jacopus,

vorrei permettermi di proporti un po di libri, che forse potrebbero essere di tuo interesse e gradimento. (sempre che tu non li abbia già letti)

Il Metafisico e lo Sciamano, Verità segrete esposte in evidenza e Lo Stupore Infantile di un Elémire Zolla. (sono solo alcuni, di una bella catena di un sapere e di un uomo quasi dimenticato, uomo che ha saputo cavalcare il tempo, lo spazio e lo spingersi nell' oltre)

Inizialmente, forse un po' spiazzante per via dei continui rimandi e intrecci tra le varie pagine dei tre libri (che forse causeranno, almeno nei momenti iniziali, qualche grattacapo, soprattutto il secondo libro, ma niente di allarmante) e per la dotta e alta caratura del linguaggio usato.

Ma ti assicuro, che è una bella esperienza. (almeno lo è stata per per un ragazzino quale lo ero io)

L' invito e omaggio di tipo psichico, è rivolto anche agli altri amici tutti e lettori di questo forum.

Ipazia

Citazione di: giopap il 28 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Sarebbe interessante (per me) approfondire la questione (in debita sede), anche perché secondo me il pensiero é già coscienza e dunque non capisco in che senso dalla sua evoluzione potrebbe nascere la coscienza (intesa in quanto "fenomenologia" o esperienza cosciente; a meno che non la intenda come "rettitudine, onestà o imperativi morali da seguire").

La seconda che hai detto, che Marx chiama "sovrastruttura" e i giovani hegheliani "ideologia". Non escludendo Darwin.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

giopap

#93
CitazioneViator
Salve giopap. Benvenuta anche da me. Citandoti :Mi sembra evidente che la metafisica é nel pensiero (é pensata), anche se allude (veracemente o falsamente a seconda dei casi) a una realtà che eccede il pensiero e in questo senso ne é fuori".Piuttosto d'accordo con te, preciserei che secondo me la metafisica sta nel prodotto del pensare (metafisici sono i concetti in sè, i quali possono in sè fare a meno delle "cose in sè" cui si riferiscono, cioè possono farsi beffe sia dell'esistenza che dell'inesistenza di ciò che sottendono); il pensiero invece è un'attività (neuronale, elettrochimica, biologica o come altrimenti la si voglia definire) ben fisica (infatti il suo svolgersi è rivelabile da ben univoci flussi energetici endocranici - elettroencefalogramma), pertanto non ha proprio nulla di metafisico.
 

Se pensi di concordare con me credo proprio che non ci capiamo per nulla (a me pare proprio il contrario).

Innanzitutto per me i concetti (in generale) possono essere metafisici o meno (per esempio i concetti fisici di "materia", "energia", "massa", "velocità", ecc.); ed in entrambi i casi (quelli metafisici e quelli non metafisici, per esempio fisici), assolutamente allo stesso modo, possono "farsi beffe" per usare il tuo colorito linguaggio metaforico, "sia dell'esistenza che dell'inesistenza! di ciò cui alludono".


Inoltre distinguo nettamente fra due ben diverse cose:

-il pensiero in quanto (determinati tipi di) attività (neuronale, elettrochimica, biologica o come altrimenti la si voglia definire) ben riducibile alla fisica
(fenomeni materiali); e inoltre

-la res cogitans in quanto fenomeni mentali.

Queste due diverse cose non possono non accadere insieme (non si dà l' una senza l' altra), ma non per questo sono un' unica, medesima cosa: il mio pensare alla dimostrazione dei teoremi di Euclide (eventi coscienti miei) non può accadere senza che accada anche il tuo constatare determinati eventi neuro fisiologici nel mio cervello (se tu potessi di fatto compiere determinate osservazioni; magari, e preferibilmente per la mia salute, indirette: risonanza magnetica, PET, ecc.): eventi coscienti tuoi.
Ma non per questo non si tratta di ben diversi eventi coscienti o fenomeni nell' ambito di ben diverse esperienze coscienti.

Citazione Viator
Quindi avremmo un fenomeno fisico di ambito biologico che si svolge quale dimensione psichica generante, tra l'altro, effetto metafisico.Naturalmente per quasi tutti coloro che leggono questo forum risulta inconcepibile che una causa fisica possa produrre un effetto metafisico, ma ciò avviene solo per l'ebitudine mentale od educatica a ragionare per compartimenti stagni e per confini talmente "invalicabili" (ed invisibili) da diventar "tabuici".


Anche per me, come per quasi tutti coloro che leggono questo forum, risulta inconcepibile che una causa fisica possa produrre un effetto metafisico" (e viceversa), ma ciò non avviene affatto solo per una pretesa "ebitudine mentale od educatica a ragionare per compartimenti stagni e per confini talmente "invalicabili" (ed invisibili) da diventar "tabuici": ma come ti permetti!

Semplicemente (e non affatto per ebetudine mentale o educativa ma invece intelligentemente! E non affatto tabuicamente ma in seguito a critica razionale del senso comune!) non può darsi interferenza fra fisico (biologico cerebrale, ben riducibile a fisico) e psichico, nè fra fisico e metafisico perché s
i tratta di diversi e reciprocamente discontinui separati ordini di fenomeni, anche se in parte coesistenti: nulla (di extranaturale) può interferire con lo svolgersi naturale dei fenomeni fisici (compresi quelli biologici cerebrali) secondo le leggi fisiche inesorabili e non violabili da nessun Dio o altra entità non naturale (per chi non sia religioso o altrimenti irrazionalista, ovviamente).


CitazioneViator
Poi :"Ma é anche vero che in ciò di ulteriormente reale oltre a se stessa (....metafisica)..........................".Per me "reale" è solo ciò che può venir precepito sensorialmente. Poi ci sono il principesco, il ducale, l'irreale, l'ideale, il metafisico.................."cui allude la metafisica vi é anche il pensiero". Giusto, come affermato da me sopra."E se ciò cui allude il pensiero sta oltre la fisica (il mondo materiale naturale, cervello compreso; come mi sembra evidente nel caso della coscienza),............

Scusa la franchezza, ma mi sembri un po' cieco se vedi solo, come reale,  solo ciò che può venir percepito sensorialmente.

I miei sentimenti, i miei ragionamenti (mentre li penso, prima di dirli o scriverli) e tante altre cose non possono essere percepiti sensorialmente ma solo mentalmente, ma ti assicuro che non sono per niente meno reali del palazzone che intravedo (percepisco sensorialmente) dalla finestra qui di fronte!


CitazioneQui non mi è chiaro : mondo naturale e cervello saranno enti ben fisici, la coscienza è pura immaterialità consistendo in una funzione (fungente quale collegamento-ponte tra psiche e mente).

e più precisamente nella modalità (forma della struttura psicomentale) con cui vengono organizzate e veicolate le informazioni che permettono a ciascuno di noi LA CONSAPEVOLEZZA SIA DEL SE' CHE DELL'ALTERITA'.

Qui é (anche) a me che non é chiaro quanto scrivi.
La coscienza non é pura immaterialità, ma comprende immaterialità (pensieri, sentimenti, ecc. e materialità (il palazzone di cui sopra).
Ed é costituita da enti ben reali (in quanto fenomeni, apparenze coscienti, appunto) tanto fisici  (cervello) quanto mentali (pensieri, ecc.)

"modalità (forma della struttura psicomentale) con cui vengono organizzate e veicolate le informazioni che permettono a ciascuno di noi LA CONSAPEVOLEZZA SIA DEL SE' CHE DELL'ALTERITA'" proprio non comprendo cosa possa mai significare.


Citazione.............allora il pensiero pensa qualcosa di metafisico; se pensa a qualcosa che sta oltre se stesso, allora pensa qualcosa di metapsichico (questo per lo meno é il significato del prefisso greco "metà")".[/size]Anche qui trovo il concetto non chiaro. Trovo ovvio che il metapsichico rappresenti solamente un aspetto, un ingrediente particolare del metafisico, per cui la distinzione che tu ne vorresti fare secondo me è superflua. Saluti.


Metapsicico é ciò ch sta oltre lo psichico (pensieri, sentimenti, ecc.
Invece metafisico é ciò che sta oltre il fisico (palazzoni, cervelli, ecc.).

giopap

Citazione di: Ipazia il 29 Marzo 2020, 09:08:42 AM
Citazione di: giopap il 28 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Sarebbe interessante (per me) approfondire la questione (in debita sede), anche perché secondo me il pensiero é già coscienza e dunque non capisco in che senso dalla sua evoluzione potrebbe nascere la coscienza (intesa in quanto "fenomenologia" o esperienza cosciente; a meno che non la intenda come "rettitudine, onestà o imperativi morali da seguire").

La seconda che hai detto, che Marx chiama "sovrastruttura" e i giovani hegheliani "ideologia". Non escludendo Darwin.


Bene, ho capito.


Ma per me Darwin é scienza (e ottima!), e non affatto ideologia.

Ipazia

Non escludendo gli aspetti aspetti darwinistici dell'evoluzione culturale, che vanno studiati a parte. Ma è meglio parlarne qui
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve giopap. Effettivamente mi sono sbagliato credendo di scorgere qualche cosa di comune all'interno delle nostre visioni del mondo. Talmente diverse da non metter conto di discuterne.

Mi limiterò a solamente a commentare il tuo seguente inciso : "I miei sentimenti, i miei ragionamenti (mentre li penso, prima di dirli o scriverli) e tante altre cose non possono essere percepiti sensorialmente ma solo mentalmente, ma ti assicuro che non sono per niente meno reali del palazzone che intravedo (percepisco sensorialmente) dalla finestra qui di fronte!".Quindi tu sei convinta - ad esempio - che i tuoi SOGNI (i quali fanno parte dei tuoi sentimenti ed emozioni) facciano parte della REALTA' (cioè di ciò che ti è esterno, poichè ciò che possiamo percepire attraverso i sensi è solamente ciò che è esterno alla nostra scatola cranica ed ai poteri immaginativi dei suoi contenuti). E' così ?.In tal caso, auguri e saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

giopap

Citazione di: Ipazia il 29 Marzo 2020, 11:28:02 AM
Non escludendo gli aspetti aspetti darwinistici dell'evoluzione culturale, che vanno studiati a parte. Ma è meglio parlarne qui


Ma secondo me l'evoluzione biologica é darwinaina (in senso lato, con più di un secolo e mezzo di interessantissime integrazioni e precisazioni e qualche "secondaria" correzione a Darwin), mentre l' evoluzione culturale, pur non contraddicendo ovviamente la natura ma integrandovisi, non é darwinaina (ma per certi aspetti -importanti, che andrebbero precisati ma qui mi limito ad affermare: sono già off topic) piuttosto vagamente lamarkiana

baylham

Di questo tema mi interessa se e in che modo la filosofia viene influenzata, cambiata dalla pandemia del coronavirus SARSCoV2 e se i filosofi hanno qualcosa da dire o da proporre sulla pandemia. Dalla piega presa dalla discussione capisco che la relazione tra filosofi, filosofia e pandemia è quasi nulla dato che si discute d'altro.

Mentre si rivendica che il potere (quale?) anticipi la pandemia e che nessuno e niente sia perduto, sacrificato.
In effetti la mente può immaginare di tutto.

giopap

Citazione di: viator il 29 Marzo 2020, 12:28:14 PM
Salve giopap. Effettivamente mi sono sbagliato credendo di scorgere qualche cosa di comune all'interno delle nostre visioni del mondo. Talmente diverse da non metter conto di discuterne.

Mi limiterò a solamente a commentare il tuo seguente inciso : "I miei sentimenti, i miei ragionamenti (mentre li penso, prima di dirli o scriverli) e tante altre cose non possono essere percepiti sensorialmente ma solo mentalmente, ma ti assicuro che non sono per niente meno reali del palazzone che intravedo (percepisco sensorialmente) dalla finestra qui di fronte!".Quindi tu sei convinta - ad esempio - che i tuoi SOGNI (i quali fanno parte dei tuoi sentimenti ed emozioni) facciano parte della REALTA' (cioè di ciò che ti è esterno, poichè ciò che possiamo percepire attraverso i sensi è solamente ciò che è esterno alla nostra scatola cranica ed ai poteri immaginativi dei suoi contenuti). E' così ?.In tal caso, auguri e saluti.




Grazie per gli auguri, che ricambio, ma non é così


Io sono convinta che i miei sogni (nel senso di esperienze oniriche; i quali non fanno parte dei miei sentimenti o emozioni, che possono casomai comprendere: sono le emozioni a poter far parte dei sogni e non viceversa) facciano parte della realtà (ovvero accadano per davvero, realmente).
Tu non li puoi vedere ovviamente, come io non posso vedere i tuoi, ma non per questo non accadono (o forse tu non sogni mai per davvero, realmente? Magari cose non reali ma realmente sognate, ovvero reali non fuori ma comunque al 100% tali dentro sogni di cui fanno parte!). E d' altra parte esattamente allo stesso modo in questo momento tu non puoi vedere il palazzone oltre la mia finestra, ma non per questo anche il palazzone stesso non é reale (anche) in questo momento in cui tu non lo puoi vedere.
Che i sogni (al contrario di palazzoni, cervelli e altre cose materiali e similmente ai pensieri) non siano oggettivi, verificabili da chiunque altro é ben altro paio di maniche: non confondiamo indebitamente oggettività o intersoggettività con realtà, né soggettività con irrealtà: non esistono (non necessariamente) realmente le cose (veramente solo parte di esse: stanotte per esempio ho sognato di percorrere sentieri di montagna che realmente esistono)  che vedo in sogno , ma di certo i sogni che le comprendono sono realissimi, accadono davvero.


Nemmeno i nostri pensieri sono interni alla nostra scatola cranica, contrariamente ai nostri cervelli (senza determinati eventi neurofisiologici nei quali ultimi i nostri pensieri non accadrebbero, il che non significa punto che vi si identifichino; ma anche viceversa senza i nostri pensieri non accadrebbero certi eventi neurofisiologici cerebrali contenuti nei crani e diversi dai pensieri stessi).

giopap

Citazione di: baylham il 29 Marzo 2020, 17:09:57 PM
Di questo tema mi interessa se e in che modo la filosofia viene influenzata, cambiata dalla pandemia del coronavirus SARSCoV2 e se i filosofi hanno qualcosa da dire o da proporre sulla pandemia. Dalla piega presa dalla discussione capisco che la relazione tra filosofi, filosofia e pandemia è quasi nulla dato che si discute d'altro.

Mentre si rivendica che il potere (quale?) anticipi la pandemia e che nessuno e niente sia perduto, sacrificato.
In effetti la mente può immaginare di tutto.




Il fatto che si discuta d' altro (a parte l' evidente carattere off tpic della cosa, del quale mi scuso per quanto mi riguarda) non significa che i filosofi non abbiano nulla da dire sulla pandemia (non certo sui suoi aspetti biologici, fisiopatologici, ecc., ma magari sui risvolti etici: al momento non ho tempo, ma magari domani dirò quel che penso dell' inevitabile necessità di scegliere chi attaccare ai pochi respiratori disponibili; a causa delle criminali politiche degli ultimi governi europeisti, su cui pure avrei da dire... che é problema di non poco conto).
Significa solo che certi filosofi in questo momento si interessano (anche) d' altro.

Ipazia

Citazione di: baylham il 29 Marzo 2020, 17:09:57 PM
Di questo tema mi interessa se e in che modo la filosofia viene influenzata, cambiata dalla pandemia del coronavirus SARSCoV2 e se i filosofi hanno qualcosa da dire o da proporre sulla pandemia. Dalla piega presa dalla discussione capisco che la relazione tra filosofi, filosofia e pandemia è quasi nulla dato che si discute d'altro.

Mentre si rivendica che il potere (quale?) anticipi la pandemia e che nessuno e niente sia perduto, sacrificato.
In effetti la mente può immaginare di tutto.

Consiglio la lettura del libro di Sergio Givone. Da parte mia, come ho già fatto con l'introduzione, vedrò di farne un sunto. Che tutto, filosofia compresa, sia influenzato dalla situazione pandemica mi pare di un'evidenza lapalissiana: ideologica e pratica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

and1972rea

Citazione di: viator il 28 Marzo 2020, 13:45:56 PM
Salve and1972rea. Non ti devi preoccupare poichè il dilemma supremo della ricerca del "me" tra un certo "originale" quale tu sei e la sua copia materialconforme....ti verrà sicuramente risparmiato dall'impossibilità (intrinsecamente prevista dal principio di indeterminazione) di realizzare copie conformi di originali i quali, mentre la copia viene creata non importa quanto rapidamente, continuano a mutare, rendendo vano il cercare di adeguarvi quanto viene copiato.

Achille e la tartaruga hanno già spiegato che il Pelide può stare solo dietro o davanti il proprio concorrente.

Puoi continuare a sognare di essere qualcosa di più di quello che sei, se ciò ti appaga. Saluti.
Eh, purtroppo il dilemma non rimane confinato nel paradosso dell'impossibilità né in quello dello scarto temporale; questo ,perché il principio di "indeterminazione" non si deve confondere con un principio di "indeterminatezza", si tratta di due concetti differenti , ed il primo non proibisce logicamente la realizzazione di tale esperimento, anche se ancora non si conosce la modalità di realizzarlo senza che un osservatore interagisca con ciò che osserva. L'esistenza di due copie asincronicamente perfette che si incontrano nello stesso punto del tempo , poi, non cambia la sostanza della considerazione; quello che sono "IO" hic et nunc non lo sarà la mia copia perfetta passata o futura; io guardo ciò che ero , ma ,mentre osservo, rimango me stesso e non ridivengo ciò che ero, né diverrò ciò che sarò saltando il mio esclusivo continuum spaziotemporale. Detta più cartesianamente parlando, due distinte cose che pensano , per quanto identiche , non potranno mai essere la stessa cosa che pensa, questo perché, più platonicamente, anzi, aristotelicamente parlando, quelle 2 cose non sono riducibili né riconducibili ad una cosa sola. Quindi, "ANDREA" è quell'uomo, "Andrea" non è " L'UOMO", così come "quella penna" non è "la penna", e "Marco", quindi, non è riducibile alla potenziale fisica copia fotografica del proprio corpo o del proprio cervello. 
La vera metafisica del coronavirus, quindi, dovrebbe procedere da questo tipo di considerazioni teoretiche per poter giungere, chissà...😷🤒🤧🤤🤣, alla constatazione logica che all'origine del fenomeno non ci siano soltanto catene di ribonucleotidi ed enzimi intracellulari... 


Ipazia

#103
Non saremmo in una sezione filosofica se si trattasse solo di "catene di ribonucleotidi ed enzimi intracellulari..." Mentre mettevo fieno in cascina leggendo il testo di Sergio Givone questa discussione ha languito, ma non il virus da essa inoculato, di cui stamane ho trovato due notevoli riscontri qui e qui.

@jean trova alla fine del suo percorso di riflessione la contrapposizione tra l'essere e l'avere che, tradotta in termini metafisici è la contrapposizione tra l'essere, fatale e persistente, dell'essere e l'essere, aleatorio e vulnerabile, dell'avere. L'isolamento sociale interroga ossessivamente il primo, mentre lascia languire il secondo in una malinconica, irraggiungibile, Citera, verso il cui imbarco, come in un orribile incubo, ogni giorno che passa pare allontanarci, piuttosto che avvicinarci, sempre più. Lasciandoci in balia di quell'altro incubo, a cui non eravamo più abituati, dell'essere forzatamente con noi stessi, in tutta la nostra ontologica nudità. Da quest'altra discussione, qualcosa emerge di ciò. Temperata dal "gentile spirto" della filosofia che non lascia mai la magnanima sua impresa.

@paul11 entra invece fin da subito nell'essere della questione e nell'inedito significato antropologico dell'arma biologica che irrompe dai misteri di Wuhan effettuando la sintesi con ciò che sempre ha accompagnato le pestilenze nel corso della storia, la guerra. Passaggio possibile solo attraverso la triangolazione tecnoscentifica che la peste progetta in laboratorio. L'esito della qual cosa, voluto o non voluto, darà abbondante materiale di studio, con esperimento in corpore vili planetario, ai laboratori della morte e ai loro dottori Stranamore.

Inedita storicamente è pure la scomparsa di terre vergini, di giardinetti boccacceschi fuoriporta, in cui poter evadere attendendo tra soavi facezie la fine del contagio, perchè l'ebola dei ricchi viaggia in master class e pare avere una strana predilezione per gli altamente socializzanti membri della (b)(p)ig society andandoli a snidare fin dentro le loro magioni corazzate, protette da eserciti privati.

Se siamo tanti, troppi, il virus ci darà un attimo di tregua liberandoci dagli umani improduttivi, in senso genetico ed economico. Si tratta solo di perfezionarlo in laboratorio, rendendolo a prova di terapia intensiva e accorciando drasticamente i tempi lunghi dell'agonia e del contagio che tanto nuociono alla ripresa del PIL e alla crescita.

Inedito è pure l'effetto sugli asset produttivi, vero cuore pulsante dell'ethos capitalistico, e qui davvero non c'è partita: la rete finirà con l'avvolgerci tutti nella palingenesi di cui il bravo paul11 scorre le varianti, fisiche e metafisiche, dell'essere artificialmente connesso.

Ci starà in questo flusso quotidiano di metafisica virale pure l'ultima creatura del più improbabile premio Nobel della storia (se la gioca con Fo) ? Imperdibile senz'altro. Grazie paul
...
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simplex sigillum veri

Gyta

#104
Citazione di: Phil il 27 Marzo 2020, 15:25:35 PM
«È la metafisica a dirci che la peste non ha nessun senso e questa insensatezza è il senso dell'essere» (cit. Givone). Partendo da questo assunto, la "metafisica della peste" non può esserci: se la metafisica ci spiega che la peste non ha senso, e in ciò rimanda al (assenza di) senso dell'essere, allora la peste è solo un epifenomeno di un discorso ontologico, e di/su tale epifenomeno non si dà metafisica, se essa stessa vi vede un mero riflesso contingente dell'insensatezza dell'essere (che è invece autentico tema metafisico).
E il titolo del libro? Resta sempre valido l'ammonimento a non giudicare un libro dalla copertina... o dal titolo ad effetto, aggiungerei. Anche perché il sottotitolo è, non a caso, «colpa e destino».
La peste, oltre ad essere intesa anche metaforicamente ("peste" come cattivo uso virale-contagioso di un linguaggio tanto condizionante quanto superficiale e fallace; piuttosto a tema direi) e come pre-testo per riflessioni non strettamente "pestilenziali" (uomo contemporaneo, etc.), viene connessa a temi metafisici e religiosi (colpa, destino, Dio, male, morte, senso dell'essere, etc.), che restano certamente applicabili anche al Coronavirus solo se si è dentro una certa prospettiva filosofica sull'Essere (e non sono certo sia quella che ha innescato il topic).   

(Prendo spunto da queste righe qui sopra -la citazione- come una sorta di via alla mia riflessione e quando parlo di voltastomaco non mi riferisco espressamente alla citazione in sé, come già ho avuto modo di esprimere in un precedente intervento)


..la discussione così impostata continua a darmi il voltastomaco.. perché per l'appunto gioca su piani differenti senza averne a mio avviso la consapevolezza e portandoli ai minimi termini infine entro il medesimo piano, come una lettura univoca del reale, cosa che a mio avviso non può essere: mi riferisco al codice morale (più o meno comune a tutti poiché comunque risultato del pensiero collettivo e culturale entro il quale siamo imbevuti) ed alla lettura di un significato animistico o esistenziale (quello a cui vi riferite chiamandolo 'metafisico'). Il significato animistico, esistenziale o metafisico comunque lo si voglia chiamare sta a mio avviso su di un piano diverso da quello morale, del bello, brutto, giusto, sbagliato, concetti che presuppongono quell'io identitario sociale che discerne al fine di organizzare e comprendere gli eventi. L'esperienza metafisica e la ricerca di una esperienza metafisica degli eventi sta ad un differente livello di coscienza, è la volontà di estrapolare una consapevolezza di una visione che è esperienza dell'anima più profonda, dove l'io in questione non è più l'io sociale ma l'esperienza intima diretta personale dell'evento sperimentato che, per essere tale deve essere entrato a sconvolgerci sino nel profondo e a obbligarci ad una sorta di analisi del profondo, dove il risvolto morale non trova posto poiché appartenente al percorso sociale e non prettamente animistico, sempre a mio avviso. Allora, forse, in tale guisa ed esclusivamente nel campo dell'analisi del profondo posso tentare una lettura dell'evento.. un evento che in questo caso genera non solo morti ma terrore verso la sofferenza e la morte.. Tabù antichissimo che da sempre ha generato l'esigenza di risposte tese ad esorcizzare ovvero a poter accogliere ciò che differentemente non siamo in grado di sperimentare.. scotto una psiche che ne riporterebbe danni gravissimi.. mi parrebbe pertanto che l'unica lettura plausibile sia una spinta profonda ad accogliere individualmente e nel profondo ciò che maggiormente e tutti temiamo, l'assenza.. (il non essere, il volto nascosto del nulla dalla cui spuma appariamo).. assenza che è separazione, non senso, caducità, morte dell'io prima di tutto.. Ecco allora la spinta profonda verso ciò che maggiormente temiamo.. : la separazione, il non-senso.. Ma se c'è un senso, un significato a questa esperienza, a questa spinta profonda verso l'esperienza del non-senso, dell'assenza, del non essere, non può che essere la necessità di una esperienza che ci consegni ad un piano differente della realtà dove l'assenza non scade nella lettura immediata di un vuoto idiota.. Forse la spinta è proprio una volontà fortissima sotterranea che spinge all'emersione di ciò che la nostra parte animistica sperimenta da sempre a dispetto della psiche : che siamo. ..Dove la morale, il senso del giusto, del bello, della sofferenza restano a guardia di una porta che non può concedere loro accesso.. D'altronde dove vi sono loro c'è il senso che noi tutti conosciamo senza mutazione né analisi del profondo alcuna.. c'è l'identità dell'io psichico, c'è il tu.. e persino il noi.. Forse per questo un percorso in un certo senso ne esclude l'altro.. Siamo al confine di ciò che reputiamo senno.. siamo al confine del mondo.. siamo più dentro.. ed al contempo in altro luogo.. Qualcuno in altra discussione mi aveva domandato cosa ne pensavo del tao-te-ching.. penso che sia un semplice libro di geometria.. dipende sempre da come viene applicata..  Spero si sia capito qualcosa di quanto ho scritto.. meglio ora non riuscirei.. (per chi non mi conosce: i puntini di sospensione sono per me una sorta di "sto riflettendo", un vizio, una pausa.. non quindi da intendersi come uso corretto di punteggiatura).




"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

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