Metafisica del coronavirus

Aperto da Ipazia, 23 Marzo 2020, 19:58:13 PM

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Ipazia

I virus sono prodotti evolutivi collocati sul confine tra materia inanimata e animata in quanto sprovvisti della capacità di riprodursi e alimentarsi in assenza di una cellula biologica che infettano. Già questo parassitismo archetipico può indurre riflessioni metafisiche sul senso della vita e su come essa funzioni all'origine della sua evoluzione.

Ma più interessante è un'altra questione: la virulenza con cui il coronavirus ha impattato sulla nostra vita attualizza un dibattito ricorrente nel meta-evoluzionismo su chi, tra noi e i virus, sia il vero vincitore al vertice della catena alimentare e di dominio del pianeta. Stavolta dobbiamo riconoscere che il virus ha marcato parecchi punti a suo vantaggio, esibendo impietosamente la nostra vulnerabilità nei suoi confronti, malgrado i potenti mezzi biotecnologici che la rivoluzione scientifica ha prodotti dai tempi in cui eravamo in sua totale balia e l'unica difesa che potevamo opporre si collocava ai livelli metafisici più bassi dove diventa superstizione.

Tanto più grande è dunque lo scotto di fronte all'attuale arretramento, che fino a due mesi fa avremmo ritenuto fantascientifico, convinti di aver relegato quel medioevo in archivio per sempre, possedendo, anche per i casi letali ancora in essere, capacità di contrasto e confinamento a prova di pandemia. C'eravamo supponentemente illusi di potercela fare pure di fronte alle drastiche misure che la Cina ha dovuto attuare per contrastarlo ed anche alla fine di febbraio i nostri metafisici occidentali, forse non saggi, prestati alla virologia, ci assicuravano con nonchalance che si trattava di una influenza solo un po' più complicata che, come ogni anno, avrebbe dato il colpo di grazia a qualche vegliardo comunque giunto al suo fine vita. Sbufalati a velocità luminare dai camion militari che portano le bare da Bergamo a Ferrara. Anche sul piano metafisico, dopo il covid-19 a.d. 2020, nulla sarà come prima. La natura ha bussato pesantemente alla porta attraverso il nostro più titolato rivale che forse avevamo preso troppo sottogamba.

Altro elemento metafisico è il ritorno alla grande del memento mori che accompagna le pestilenze e il duro determinismo etologico a cui  questa ritirata costringe tanto nel corpo che nell'anima. La quale, nelle sue oggettivazioni sociali, rigurgita di essenze e miasmi che ignoravamo, ma che sottotraccia vagavano facendo noi finta di nulla, al pari dei nostri espertoni di fronte al virus. E' tutto un irrompere di carnevalate, fobie, pogrom untoriali, grida manzoniane, che nuociono gravemente all'autostima individuale e collettiva. Ma tornando a casa, mai silenziosa come ora, e cullandosi in questo regalato silenzio, è possibile forse trovare gli stimoli di una metafisica antica e mai sepolta, in un territorio laddove, come dice Marguerite Yourcenar, gli dei non esistevano più e Cristo doveva ancora arrivare, gustando il senso antico del vivere e del morire.

Animula vagula blandula
hospes comesque corporis
quae nunc abibis in loca
pallidula rigida nudula,
nec ut soles dabis iocos
...

"Piccola anima dolce e vagabonda,
ospite e compagna del corpo,
discenderai in piccoli luoghi
pallidi rigidi nudi
non scherzerai come prima...

Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più...

Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti..."
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia. Quando si dice che la classe (la tua dialettica) non è acqua................. !!

Tutto il dissenso contenuto tra la tua dialettica e la mia è in quello che ora affermi e che in passato - pur non negandolo ma limitandoti ad ometterlo - non hai affermato perchè presa da battaglie ideologiche infinitamente più umane ed immediate.

Noi possiamo e dobbiamo contrastare ciò che della natura non ci piace, ma a me piacerebbe farlo da consapevole di quale sia la corretta gerarchia delle istanze che muovono anzitutto il mondo, poi (marginalmente) le nostre scelte.

In una sola espressione : il mondo che non ci piace va cambiato utilizzando per primi la pazienza e l'umiltà.Cioè appunto due atteggiamenti che mal vengono sopportati da chi vorrebbe combiarlo all'interno dei propri tempi.......che non sono quelli che pazienza ed umiltà impongono. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Un'autentica riflessione metafisica sui virus, dovrebbe farci sospettare che non vi è in realtà alcun confine tra materia inanimata e animata.

Per la semplice ragione che la distinzione tra vita e non vita è un'illusione.

Vi è solo materia.

Che evolve seguendo la necessità e forse il caso.

E così fa il virus, che non sceglie nulla, non vuole nulla. Segue semplicemente la necessità e il caso...

Ma anche negli organismi più complessi, pure in noi stessi, non vi è alcuna anima.

Siamo aggregati di materia, che si illudono di avere un'identità, di essere un io!
Mentre siamo Nulla.

E questo Nulla è Anima mundi.

"Immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita"
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

baylham

Questo nuovo virus non ha modificato la mia concezione, filosofia della vita, semmai l'ha confermata.
I virus sono parte del sistema ecologico, le relazioni virus-uomo sono di reciproca dipendenza, questo nuovo coronavirus, SARS-CoV2, non cambia molto l'ecologia.

La paura di questo nuovo virus mi sembra eccessiva. Condivido le temporanee restrizioni, per potenziare nel frattempo le cure mediche.

La morte mi fa sentire ancora più simile, più uguale, più solidale agli uomini e ai viventi. La morte rende la vita ancora più bella.

Il nulla per me non esiste, una certezza della mia vita.

Jacopus

Non sappiamo ancora se siamo ai bordi di un nuovo evo della storia. Se questa epidemia fisserà una cesura come la fine dell'impero romano o la scoperta dell'America. Ciò che vedremo lo dirà solo il tempo. Frattanto la natura si riprende il suo spazio. Un bellissimo vento gelido ha spazzato oggi la Liguria. Dalla finestra vedo il mare, indifferente alle nostre disgrazie, tornato alla sua antica maestà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 23 Marzo 2020, 19:58:13 PM
ed anche alla fine di febbraio i nostri metafisici occidentali, forse non saggi, prestati alla virologia, ci assicuravano con nonchalance che si trattava di una influenza solo un po' più complicata che, come ogni anno, avrebbe dato il colpo di grazia a qualche vegliardo comunque giunto al suo fine vita. Sbufalati a velocità luminare dai camion militari che portano le bare da Bergamo a Ferrara. .
Ciao Ipazia, credevo che il tempo dei sapienti del Web e dei tecnici che non capiscono niente fosse finito. Con qualche eccezione la gran parte dei virologi esperti avevano inquadrato per tempo la problematicità di questo virus, e questo anche se allora le informazioni al riguardo erano molto limitate rispetto a quelle di oggi.
Il problema, semmai, è stato di comunicazione con il mondo politico e con la popolazione nel suo complesso.
Io ricordo tutte le polemiche che hanno seguito i primi labili interventi del governo sui danni economici, sull'allarmismo, e non venivano certo dai tecnici. In quei tempi lontani, anche se era solo un mese fa, il 70 % degli italiani non era preoccupato per l'epidemia (E in una democrazia, l'opinione del popolo conta) e per fortuna, poi, ha cambiato idea.
La ragione di questo cambiamento non è stata metafisica ma fisica, l'epidemia anticipata in Lombardia ci ha permesso di vedere con i nostri occhi quello che poteva diventare tutta l'Italia, in un certo senso questa anticipazione è stata la nostra fortuna perché ci ha costretto a prendere sul serio il problema.

Ipazia

Penso che queste esternazioni dei nostri espertoni:

https://www.ilmessaggero.it/italia/coronavirus_dottoressa_laboratorio_influenza_pandemia_esami_ultime_notizie_news-5070067.html

http://www.reportdifesa.it/coronavirus-istituto-di-genetica-molecolare-del-cnr-ll-rischio-di-gravi-complicanze-aumenta-con-leta/

siano la risposta più appropriata al post di anthonyi. Se questi sono gli esperti, figurarsi i politici, e dopo quello che era successo in Cina e come i cinesi l'avevano gestito, c'è solo da rabbrividire per tanta cecità.

Citazione di: Jacopus il 24 Marzo 2020, 05:38:52 AM
Non sappiamo ancora se siamo ai bordi di un nuovo evo della storia. Se questa epidemia fisserà una cesura come la fine dell'impero romano o la scoperta dell'America. Ciò che vedremo lo dirà solo il tempo. Frattanto la natura si riprende il suo spazio. Un bellissimo vento gelido ha spazzato oggi la Liguria. Dalla finestra vedo il mare, indifferente alle nostre disgrazie, tornato alla sua antica maestà.

Non mi allargherei così tanto. Big Brother è in piena attività e appena tornerà la ricreazione ai bambini verrà data ogni caramella possibile per rimuovere l'accaduto. I pochi secondi video dei CP militari che entrano al cimitero di Ferrara con le bare sono subissati dalle carnevalate sui poggioli, inni nazionali e #cancelletti infantili. Un pateravegloria di Bergoglio completerà la storia che ancora una volta non cambierà. Ma penso che nel profondo della nostra coscienza, laddove l'attitudine alla vita rimane ibernata sempre e comunque, sarà difficile ricomporre la santa alleanza sociale col Leviatano che in questi giorni sta dando il peggio di sè tanto sul piano del sapere che su quello dell'amministrare.

La metafisica è scienza del profondo e, come disse un saggio, ogni sorgente profonda deve attendere a lungo prima di sapere che cosa è caduto nelle sue profondità. Ma quando lo saprà, imparerà ad agire e pensare diversamente. Nel frattempo la superficie sembrerà immutata e, come dice lo stesso saggio e pure il virus, sarà pratica igienica indossere la maschera, pronti a toglierla quando le forze dal profondo inizieranno ad agire. O, alla peggio, cambiarla (la verifica è incerta).

Qualcosa si è incrinato e, come in una frattura risaldata, quell'arto non sarà mai più com'era prima, pur continuando a funzionare e apparire come tale. I sapienti, politici e ruffiani sono andati per giorni e settimane a farfalle contro untori improbabili mentre la verità fisica del virus mostrava l'inettitudine della metafisica occidentale dominante e il cinismo del motore che la anima. Anche per Big Brother sarà dura stavolta rimettere tutto a posto a tarallucci e barbera. Perfino gli stadi, ultima thule della retorica vincente, sono stati devastati dal metafisico virale che ne ha preso possesso con sadico piacere sull'imbecillità del rivale.

Ed anche nel logos, dubito che qualche decerebrato da media userà più l'aggettivo virale col significato di prima. Penso che almeno qui, qualcuno converrà, che quando tocchi il logos, qualcosa di serio è accaduto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Evento che potrebbe essere il primo di una serie nell'"antropocene tecnonichilista", direbbe qualcuno, o più semplicemente: avventure di un coronavirus nel terzo millennio, fra pandemia e infodemia. Insidiati dal millennium bug, dal 2012 dei Maya e da altre amenità cabalistiche, finché un virus, nel suo piccolo, ci ha ricordato (semplicemente facendo quello che fanno tutti i virus) che la natura non è mai totalmente addomesticata dall'uomo, che nel villaggio globale esistono anche infezioni globali e che il malinconico destino dei medici è quello di iniziare sempre un passo indietro rispetto alle malattie (per superarle con la rimonta del "secondo tempo", quello dei vaccini).

Forse, più che una "metafisica" del coronavirus, si potrebbe parlare, parodiando Foucault, della "macrofisica" del virus, totalitaria e senza compromessi (o lo elimini o ti elimina), rispetto ad una "microfisica" del virus, quella dei comportamenti dei singoli (esco/non-esco, mascherina/non-mascherina, etc.), che pure possono innescare, con sommesso effetto domino, conseguenze dilaganti.

Pare che la (bio)politica si sia reimpadronita delle piazze, svuotandole, quasi insorgendo contro la dittatura del capitale (dove prima, dove dopo, dove più, dove meno) e contro un pericolo venuto dall'ester(n)o che, come da manuale, spinge ad essere uniti, a cantare l'inno dalle finestre, a non fare battute sull'autenticità degli aiuti cinesi, e ad osservare che in tempo di crisi immunologica l'Europa si ricorda di come si usano le frontiere, perché il plus-valore della circolazione delle merci è un'esigenza, ma non va compromessa con il virus-valore della circolazione degli uomini.
Significativo che persino le merci siano state afflitte dall'"effetto sorpresa" del virus: il feticismo merceologico dell'"Amuchina & mascherina" ha mostrato quanto siano in realtà fallibili e vulnerabili i meccanismi del mercato, che per essere soverchiante ha bisogno di adeguata profondità di magazzino e, più a monte, di una pianificazione e stima del rapporto produzione/vendita (il rincaro dei prezzi è infatti un sintomo della frustrazione da carenza di scorte, oltre che di "cinismo da partita doppia").

La tecnocrazia che ci deumanizza e ci aliena, adesso, ci mostra anche il suo lato amico e gentile, porgendoci lezioni a distanza, smart working, vari svaghi multimediali, ordini online, consegne a domicilio di mascherine da altri paesi (anche se è ancora presto per riceverle con droni asettici; altri droni verranno forse impiegati per i controlli della circolazione), etc.
Da altri paesi, proprio come è arrivato il virus, arrivano anche macchinari, medici e, forse, un vaccino: la società dello spettacolo debordiana (in cui si parlava di isolamento, ora beffardamente rivisitato e radicalizzato dall'#iorestoacasa), registra una inattesa rivincita del valore d'uso sul valore di scambio. Va in scena un show mondiale dagli indefiniti contorni socio-economici: dal sovraccarico nelle reti internet di comunicazioni e dati (la "merce" che rende di meno ai suoi inconsapevoli "lavoratori", suggerisce Ferraris) alla questione di una prossima economia tratteggiata come "da dopo guerra", senza considerare che anche la guerra aveva avuto una sua forma di economia, nel settore armamenti, carburanti, etc. (mentre ora, se non erro, il lockdown alimenta solo la voracità delle necessarie spese sanitarie e di quelle di prima necessità, senza che ci sia almeno un settore produttivo/commerciale a trarne giovamento).


P.s.
Curiosamente, in Italia pare che fra i decessi ci siano circa 24 medici a fronte di 50 preti; non so se l'età media dei secondi fosse più alta di quella dei primi o fossero soggetti più cagionevoli, tuttavia è un dato che può prestarsi a differenti considerazioni, da bar o da oratorio (a ciascuno le sue).

Lou


@Ipazia"Ma più interessante è un'altra questione: la virulenza con cui il coronavirus ha impattato sulla nostra vita attualizza un dibattito ricorrente nel meta-evoluzionismo su chi, tra noi e i virus, sia il vero vincitore al vertice della catena alimentare e di dominio del pianeta."

Passo che mi ha invitato a riflettere. Prendendo la questione da questa prospettiva si trovi il terreno per instaurare la metafora bellica che segna inevitabilmente la narrazione delle epidemie e, in generale, della malattia. Il virus parassita il nemico che ci invade, l'eterna diatribra tra vinti e vincitori pare instillarsi nelle profondità dello stesso racconto biologico e nella teoria della stessa evoluzione dove si trova tra i fattori costitutivi la lotta per la sopravvivenza, ma per  per i miti dove già nall'Illiade troviamo tracce di questa impostazione. Il nostro modo di intendere la malattia è relata indissolubilmente alla guerra. Effettivamente con lo stato di guerra l'emergenza sanitaria condivide un'impostazione mentale tale per cui ogni sacrificio e ogni risorsa spesa per non sopperire all'attacco nemico è di per sè giustificata, l'ubbidienza e la docilità i requisiti, eroi in trincea. Essere sconfitti da una malattia, vinti dal morbo, si dice così. Ma siamo sicuri che è la metafora più appropriata? [/size]
Non sarebbe più opportuno un linguaggio fattuale e meno carico di metafore (non del tutto scevro poichè sarebbe una pia illusione: come ci insegna Nietzsche un linguaggio scevro di metafore in ogni ambito sia di fatto impossibile essendo esso stesso un esercito di metafore)? Sia per i malati, sia per i medici, sia per i cittadini e, in generale per le nostre società. Non sarebbe l'occasione per unirci e aprirci a parlare di unità e obiettivi condivisi in vista della costruzione di un racconto più consono ai giorni che stiamo vivendo? Un mondo della vita complesso come il nostro, caratterizzato da un processo evolutivo che si dipana tra materiale e immateriale, non riesce a trovare un altro modo per narrare la semplicità di un virus, la sua circolazione, gli effetti che produce e le risorse che possiamo impiegare e creare per immunizzarci?

"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

#9
Citazione di: Lou il 24 Marzo 2020, 11:57:42 AM

Non sarebbe più opportuno un linguaggio fattuale e meno carico di metafore (non del tutto scevro poichè sarebbe una pia illusione: come ci insegna Nietzsche un linguaggio scevro di metafore in ogni ambito sia di fatto impossibile essendo esso stesso un esercito di metafore)? Sia per i malati, sia per i medici, sia per i cittadini e, in generale per le nostre società. Non sarebbe l'occasione per unirci e aprirci a parlare di unità e obiettivi condivisi in vista della costruzione di un racconto più consono ai giorni che stiamo vivendo? Un mondo della vita complesso come il nostro, caratterizzato da un processo evolutivo che si dipana tra materiale e immateriale, non riesce a trovare un altro modo per narrare la semplicità di un virus, la sua circolazione, gli effetti che produce e le risorse che possiamo impiegare e creare per immunizzarci?

Un linguaggio fattuale e rigoroso come questo ? O come quello di Manzoni narrando la peste di Milano del '600 ?

Certamente e ci si potrebbe pure provare alla Tucidide:

"La peste covid-19 arrivò in Europa dall'Asia avendo essa già molti elementi sulla base dell'esperienza asiatica per contrastarla, ma il protagonismo antagonistico degli esperti, l'inettitudine dei politici favorevoli al partito minimizzante, l'assenza di difese dei presidi sanitari e dei cittadini e lo strapotere degli interessi economici impedirono agli europei di assumere fin da subito quelle misure che permisero agli asiatici di mettere sotto controllo il contagio dopo i primi momenti di smarrimento e inettitudine dei politici che non si prolungò fino al punto di rendere l'estensione del contagio incontrollabile, costringendo a mettere in quarantena ampie parti del territorio che avrebbero potuto invece restare incontaminate e aiutare le aree di contagio, in cui tutte le attività e comunicazioni vennero bloccate.

Gli asiatici misero velocemente in sicurezza i possibili focolai, cominciando dagli ospedali, che ovviamente non si potevano chiudere, ma anzi vennero rafforzati con strutture ad hoc e migliaia di operatori sanitari giunti dalle parti sicure del paese, mentre nel frattempo l'esercito garantiva che dalle aree contagiate non entrasse e uscisse nulla di infetto.

Invece gli europei persero tempo brancolando alla cieca in un contagio che non avevano nè la scienza nè i mezzi per circoscrivere,   dovendosi alfine arrendere a porre tutta la popolazione agli arresti domiciliari, dopo una penosa campagna diversiva contro untori improbabili, mentre i focolai crescevano a dismisura dentro gli ospedali senza protezioni, nei mezzi pubblici e luoghi di lavoro stipati di potenziali infetti senza alcun monitoraggio delle reali condizioni di rischio, nè protezioni di chi era costretto a soggiornarvi.

Cosa questa che gli asiatici attuarono per tempo tamponando, tracciando e circoscrivendo ogni situazione di emergenza del morbo con tecnologie e prassi che pure gli occidentali possedevano, ma non furono capaci di attuarle nei tempi che l'epidemia esigeva, mostrandosi del tutto impreparati. Contrariamente agli ateniesi gli europei non poterono neppure gozzovigliare più di tanto, perchè neppure questo fu loro concesso, eccetto brutte e inutili comparsate alle finestre presto cessate nel fastidio e depressione generale, mentre le bare viaggiavano in cerca di forni crematori (... continua)"

In effetti la prima guerra da vincere è contro la stupidità e l'ingordigia umana che nell'occidente individualistico è assai più difficile da condurre che in una cultura arcaicamente "interattiva" come quella orientale. Questa sì è una guerra da combattere all'ultimo sangue, mentre quella col virus si vince con la competenza, quella vera che mal si coniuga col mondo degli affari e della sua delirante metafisica del PIL. Solo una competenza libera riduce il virus alla dimensione microfisica che la natura gli ha assegnato, adeguando anche la relativa metafisica a quella dimensione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#10

La mia riflessione è che solo la libertà vale e non la vita (che è invalutabile), e non meritiamo di essere sepolti vivi e carcerati per un protocollo sanitario assurdo in quanto insostenibile nel tempo: sono andati agli arresti domiciliari milioni di innocenti per questa storia e per come è stata gestita, e ci sono andati a tempo indefinito, dunque io non guardo la rinnovata bellezza e maestosità della natura in un paese militarizzato e (forzatamente) deserto e nemmeno la splendida occasione di stare con me stesso e recuperare i veri valori della vita non facendo un cazzo tutto il giorno e ritrovandomi da un giorno all'altro senza una lira; se permettete sono incazzato come una biscia. Più incazzato che spaventato. Di morire non ho paura. Ho paura di un'altra cosa.


L'isolamento (arresto arbitrario) domiciliare non è sostenibile per più di alcuni mesi perché poi si inizia a morire di fame, quindi è chiaro che non sarà questa la conseguenza a lungo termine di questa storia: prima o poi di casa ci faranno uscire, e riapriranno i negozi, e i principali luoghi di produzione e di consumo, perché un paese di solo telelavoro non campa, e se non ci fanno uscire prima o poi inizieranno le rivolte nelle strade, la guerra civile vera.



Ma che dire del distanziamento sociale? Ecco quello che mi fa paura al posto della morte. Questa misura è più sostenibile nel tempo rispetto allo stare a casa.


A un metro di distanza in tutti i luoghi pubblici e aperti al pubblico tranne la propria abitazione e con divieto di riunione nelle abitazioni altrui si può campare per quanti anni?  Due? Tre? Finché non inventano un vaccino? Non è una misura che ha come ovvia conseguenza la morte per fame dopo qualche mese o la rivoluzione, in questo il distanziamento sociale è assolutamente differente dal comando semplicemente ineseguibile di stare a casa.


Io non ci voglio campare un anno in un mondo così. Principalmente per le ripercussioni di una simile limitazione sul comportamento affettivo e sessuale. E stiamo parlando di divieti sanzionati penalmente, non di multe.


Domanda: che cosa vuol dire all'atto pratico che le persone non conviventi non possono riunirsi in luogo privato e devono stare a un metro di distanza l'una dall'altra?


Risposta: che è vietato l'adulterio, prematrimoniale ed extramatrimoniale.


Se questa cosa dura due anni, per due anni siamo tornati allo stato pontificio, alla Gerusalemme di Gesù, o a un bello stato isis, per quanto riguarda i costumi sessuali legalmente accettati nell'Italia del 2020. Il semplice fatto che due persone non conviventi facciano sesso o si diano un semplice bacio, sarà criminalizzato legalmente e stigmatizzato socialmente come comportamento a rischio, che per l'egoismo di sfogare una pulsione sessuale temporanea o comunque non corrispondente a una convivenza, mette in pericolo se stessi e gli altri. Come nei millenni fu criminalizzato l'adulterio, che metteva in pericolo la certezza della paternità e l'ordine sociale. E' una cosa grossa, veramente grossa.



Ora, è vero come dice Ipazia che "il grande fratello tende a darci la caramella il prima possibile", tradotto, che il potere neoliberista moderno in condizioni normali non è ne disciplinare ne sessualmente repressivo, quindi sembrerebbe nell'interesse del potere abolire al più presto anche il distanziamento sociale, oltre all'obbligo di stare a casa...
ma qui siamo in presenza della più grande sperimentazione di massa e occasione di diffusione di surrogati elettronici e telematici alla normale e biologicamente animale socialità e produttività, diffusione enorme di lavoro online e scuola online, si parla di shut in economy, cioè di come rendere sostenibile l'isolamento domiciliare e il distanziamento sociale a lungo termine con dispositivi elettronici che surroghino la prossimità sociale.
E su questo punto il filosofo, il metafisico, dovrebbe allarmarsi veramente, come già Platone ai suoi tempi sosteneva l'insurrogabilità del dialogo con la scrittura ai fini del progresso filosofico e spirituale: oggi altroché scrittura, la surrogazione più avveniristica e distopica della prossimità sociale viene proposta a un popolo terrorizzato e rinchiuso in casa, a un popolo distanziato di un metro, e il capitalismo più postmoderno e permissivista si riscopre familista e disciplinare nel distanziare i corpi e vietare l'adulterio in un meccanismo perverso (slanciato verso l'infinito) in cui la repressione della sessualità edonista e adulterina, ma a lungo e lunghissimo termine anche di quella procreativa, fa crescere nei repressi il desiderio, la smania, di dispositivi di surrogazione di prossimità sempre più perfezionati e sofisticati. Già il miur esulta per la surrogazione della scuola a distanza, sostiene che la pandemia sia un'accelerazione per un avvento della scuola online comunque necessario. In tale surrogazione non vive l'eros, non vive lo spirito dell'uomo. E facendo le udienze di convalida degli arresti online un giudice manda un cittadino in galera senza guardarlo negli occhi. Quando il signor maestro non porta il culo in classe, e il signor giudice non porta il culo in aula, ma si pretende comunque di amministrare l'istruzione e la giustizia, si è passata la misura. La misura di necessaria prossimità del vivere umano. Questo mi fa più paura di qualsiasi virus.


La profilassi è il controllo. Per l'aids ci siamo dovuti mettere il preservativo, la riflessione filosofica è cosa ci dovremo mettere per questa roba, che passa con i baci, con le carezze eccetera. Dispositivi di controllo ci diranno di chi possiamo fidarci e di chi no? Chi o cosa gestirà gli spazi di incontro sanificati, se ce ne saranno? O possiamo rinunciare, e avere contatti tra conviventi e basta? Tornare all'età vittoriana come costumi di contatto fisico e il sesso ricreativo farlo virtualmente? Metterci anima e corpo in una realtà virtuale che ci immunizzi dalle malattie? Chi vive in un computer non si ammala, ma vale la pena, vivere in un computer per non ammalarsi?


Queste domande hanno senso soprattutto perché il sistema immunitario risente, dell'isolamento e dell'omogeneità dei gruppi di contatto. Se vivessimo distanziati di un metro per abbastanza anni, quando torneremmo alle vecchie abitudini di prossimità anche un comune raffreddore ci sterminerebbe, perché ormai non ne avremmo più memoria immunitaria. Per legge universale di natura, un essere che vive sotto una campana di vetro ha un sistema immunitario di merda. Un essere che vive solo tra simili o peggio tra consanguinei, ha un sistema immunitario mediamente peggiore di un essere aperto al mondo, che ha contatti con estranei. Così gli europei colonizzando il sud America hanno sterminato anche involontariamente gli indios: portando le loro malattie. Anche questa è una legge di natura. E ci diranno che non possiamo più tornare alle vecchie abitudini. Perché ormai siamo al punto di non ritorno in cui anche un raffreddore ci stermina. Perché ormai abbiamo così pochi contatti con gli svizzeri che qualsiasi raffreddore abbia una svizzero, per noi italiani quel raffreddore è la peste. E poi, dopo gli svizzeri, quelli della regine vicina. E poi quelli dell'altro pianerottolo. Il sistema della campana di vetro si sarà autoalimentato e chiuso in sé stesso.


Quindi l'isolamento e il distanziamento sociale presentano due tipi di irreversibilità:


Irreversibilità mentale: perché porta a diffidare della presenza dell'altro e a desiderare in sostituzione di essa i dispositivi telematici, virtuali, protetici e di surrogazione della prossimità sociale che evitino il contatto fisico con l'altro, o quantomeno i dispositivi di controllo e autocontrollo che identifichino l'altro come non infetto, deviando il normale interesse erotico, collaborativo e amicale tra gli uomini per come questo è sempre stato e si è sempre manifestato. Una volta rientrato l'allarme contingente del coronavirus, questi dispositivi tamponeranno comunque la paura irrazionale residua nella mente della gente, che è più lenta da superare di quella razionale, e varranno comunque come dispositivi contro qualunque malattia, quindi contro malattie future.


Irreversibilità fisica: perché indebolisce il sistema immunitario, quindi più tempo passi come una pedina incasellata in caselle di un metro o come un topo in trappola, e più tendi ad ammalarti.


Dunque irreversibilità fisica e irreversibilità mentale di questo stato di cose si alimenteranno tra di loro. La vera cosa di cui aver paura è che le strette liberticide non si allenteranno tanto facilmente, perché sono funzionali al marketing, alla canalizzazione di desiderio verso determinati dispositivi e alla mutazione antropologica conseguente a questo stato i cose. E naturalmente perché togliere la libertà di riunione e di movimento impedirà le proteste sociali nello stato di fame e di dissesto economico che seguirà alla pandemia. Non poter fare assemblea, sit in e corteo impedirà le proteste di piazza, e le proteste virtuali su internet che tenderanno a sostituire queste modalità sono ridicole, perché impotenti per definizione. La libertà di associazione e di manifestazione del pensiero potrà mantenere e avere un senso apparentemente molto più di quella di riunione se esercitata tramite dispositivi telematici, ma appunto perché esercitata su dispositivi telematici, sarà interamente intercettabile, e controllabile.


Più ingenerale peggiorerà lo scambio tra quantità e qualità della vita, tra vita e sopravvivenza, in favore della parte meno desiderabile per l'uomo, cioè la quantità e la sopravvivenza: ci diranno che per vivere fino a novantanove anni dobbiamo vivere in modo indecente come schiavi e sotto una campana di vetro, e noi tenderemo a crederci. Non ci passerà neanche per la mente che forse vale la pena vivere fino a cinquant'anni bene. Non siamo mai pronti a morire perché non viviamo in modo significativo. Ma questa è la cosa che più di ogni altra si autoalimenterà, il peggior circolo vizioso: sotto le strette liberticide d oggi che rischiano di non allentarsi per anni, vivremo in modo ancora meno significativo, e quindi novantanove anni ci sembreranno pochi, e vorremo fare centoventi. E poi centocinquanta. E per farlo sempre più campana di vetro. Sempre più strette liberticide. Sempre più raffreddori che diventano pesti. Sempre più libertà sacrificata a un malinteso concetto di salute.








Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Sariputra


Posso portare la mia esperienza di assistenza per anni in una casa di riposo. L'anziano che ci vive era già di fatto agli arresti domiciliari.Non può andare da nessuna parte, per ovvi motivi di salute. La maggior parte di quelle persone, pur temendo la morte, la desidera. Nessuno di loro vorrebbe che i propri amati figli, spesso così indifferenti e lontani, rinunciassero a vivere, per salvaguardare sostanzialmente la loro salute. Nessun genitore anziano (VERO) desidera questo. Tantissimi di quei 6.000 morti sono anziani così malati e profondamente soli che il coronavirus è stato una liberazione...davvero, davvero, lo dico col cuore...per loro. Naturalmente nella narrazione di questi giorni non si può dire. Ma è così...Se sei in un letto d'ospedale o d'ospizio con le gambe amputate per il diabete o attaccato ad un respiratore per l'insufficienza respiratoria vorresti forse che tuo figlio o tuo nipote smettessero di vivere per farti durare nella sofferenza per qualche mese o anno di più?...Gli anziani andavano protetti mettendo in quarantena ospizi e organizzando un servizio di volontariato che portava a casa il necessaro alle persone più sole. Doveva essere stabilito un protocollo severissimo per gli OSS che si prendono cura di loro. Ma bloccare il mondo per evitare lo 0,2 % di complicazioni nei soggetti di età inferiore ai 40 anni è esagerato. Adesso Borrelli parla di dieci volte i casi censiti di coronavirus in Italia. Vorrebbe dire 6-700.000 persone che sono contagiate o che hanno già fatto la malattia senza particolari problemi. Non capisco allora...è grave? Non lo è? Muoiono anche giovani? Sì, è vero...ma quanti giovani muoiono di droga, di alcool, di suicidio per bullismo e solitudine, di cancro per l'inquinamento e per cibi ormai sintetici? Molti, molti di più...eppure il mondo non si fermava e continuava a girare vorticosamente, in maniera sempre più veloce...


Di solito i virus respiratori colpiscono di più i bambini. Le polmoniti virali uccidono circa 700.000 mila bimbi all'anno nel mondo. Quasi tutti nei paesi più poveri e derelitti:


In media ogni 39 secondi nel mondo muore un bambino colpito da polmonite. E' la tragica stima che l'Unicef ricorda in occasione della Giornata mondiale dedicata alla polmonite, malattia prevenibile, che oggi uccide più bambini di qualsiasi altra infezione. Nel 2018 ha causato la morte di oltre 800 mila bambini di età inferiore ai cinque anni. La maggior parte dei decessi si è verificata tra i bambini di età inferiore ai due anni e quasi 153 mila bambini nel primo mese di vita. "Ogni giorno, circa 2.200 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di polmonite, una malattia curabile e quasi sempre prevenibile", ha detto Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef.


Ad oggi il coronavirus ha fatto 16.000 decessi in tutto il mondo , più del 90%  persone sopra i 70 anni.Non c'è paragone. Ma i bambini poveri non sono un problema per i sistemi sanitari dei paesi ricchi e opulenti...
Ieri ho visto un bambino con un borsone per la spesa più grande di lui passare a piedi. Era andato dal pizzicagnolo. Lo conosco, vive con i nonni perché ha perso i genitori: la mamma per il cancro e il papà  ridotto ad un vegetale per un'emorragia cerebrale ...Era senza mascherina e allegro.Una scena commovente...Ho pensato alla Primavera e alla vita che si rinnova.
Il coronavirus è un virus respiratorio profondamente atipico: Non colpisce i bambini o se lo fa non provoca complicazioni. E' una cosa incredibile. E' un virus 'etico', si potrebbe dire...
Nella capitale della Contea l'acqua dei canali è diventata così trasparente, ha detto un pescatore veneziano, che sembra quella dei tropici. Si vedono i pesci sul fondale... I cieli sono tersi e privi di smog. La nostra gabbia è la libertà della natura. Fortuna, sfortuna, chi lo sa?... :-\




@Niko
capisco le tue preoccupazioni e le condivido, se questa emergenza dovesse durare moltissimo...
Secondo me è un atto necessario, in questo momento, per arginare l'esplosione del contagio, ma sarà insostenibile nel tempo. Questa mattina mio fratello artigiano mi ha detto che sarà la rovina per tantissimi lavoratori autonomi come lui, che non possono accedere alla cassa integrazione, ma che devono pagare lo stesso l'affitto di locali e macchinari, senza contare che già fioccano gli insoluti  perché i clienti sono chiusi o hanno a loro volta difficoltà...Fai fuori i risparmi, ma poi? La crisi economica che seguirà sarà violentissima...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Utili riflessioni, Niko.


Se le cose andranno come scrivi rimarrà un solo modo... simile a quello di chi fuggì dai campi di concentramento o dalle Matrix dei nostri tempi:

approfittare della notte, scavare "cunicoli", usare i mezzi di controllo (internet) per non esser controllati e lasciando i telefonini sul letto (come il fantoccio modellato sulla nostra forma) avventurarsi al ritrovo stabilito.
I pochi che vi riusciranno, data la prevedibile caccia all'untore... (che vuol conservare qual tratto distintivo della propria umanità anche i bisogni, leciti o illeciti che siano) saranno i futuri rivoluzionari, quelli che forse un domani potranno rinfacciarci un maggio che fece a meno del nostro coraggio, dei nostri discorsi teorici e metafisici mentre la partita veniva giocata sulla carne delle persone...


Fantasie? Immaginavate possibile quanto sta accadendo oggi?


Cordialement
Jean

Ipazia

#13
Il distanziamento ipertrofizza la metafisica dell'epidemia laddove il sistema è così arretrato da non saper sfruttare la tecnoscienza che renderebbe il distanziamento razionale, non paranoico. Altra grande lezione orientale che qui è andata persa: "non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci" (Matteo, VII, 6)

Ma resterà comunque una utile esercitazione totalitaria per i detentori del potere su cui far lavorare i loro sociologi operanti nella parte metafisica nascosta del "mondo libero". Da incorporare anche questo nel corollario simbolico della metafisica del coronavirus.

Invece per quanto riguarda la qualità della vita degli anziani un conto è la dolce morte consapevolmente scelta e un conto è la brutta morte con un tubo in gola. Sovrapporre le due cose mi pare, metafisicamente ed eticamente, un tantino inumano.

La partita è sempre giocata sulla carne viva delle persone. Tocca a ciascuno farsi carico della sua quotaparte di oppressione con i mezzi di lotta che sa maneggiare, incluso il logos, la metafisica. Che talvolta mobilita energie più vigorose delle gesta degli shaid. Anche questa è una lezione, sottovalutata, di maggio.
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pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

@Ipazia
Non penso siano molti gli anziani malati che vengono intubati, perché , come ho sentito dire da un anestetista-rianimatore del San Bassiano, il rischio avverso è maggiore nell'intubare pazienti molto anziani e malati che non farlo. Si valuta...

Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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