Metafisica del coronavirus

Aperto da Ipazia, 23 Marzo 2020, 19:58:13 PM

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Hlodowig

Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 15:35:44 PM
A @Hlodowig rammento le norme ministeriali sul distanziamento.

Non volermene, amica @Ipazia, il mio era solo semplice affetto, o come qualcuno la chiama; stima.

Comunque, noto che la discussione si è accesa, buon per voi e per me.

Freedom

In questi tempi così difficili registro un desiderio di "evasione" che ritengo sano e condivisibile. Comprendo bene che ti stai divertendo una sacco a sostenere la tua posizione e vuoi vedere sino a dove puoi arrivare. Però adesso desidero vederlo anch'io:
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 19:48:03 PM
Anche la metafisica naturale
Cos'è la metafisica naturale? Ce n'è forse una innaturale?
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 19:48:03 PM
Sulla semantica della metafisica
Non stiamo discutendo di una questione semantica ma etimologica. E l'etimologia è una disciplina che trova fondamento sul Dizionario della lingua italiana.

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Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Un chiarimento per il titolo da me dato alla discussione.

Per metafisica del coronavirus intendo
Va bè, siamo in un Forum e se qualcuno vuole dare un taglio, come dire, originale, quasi eccentrico ad un thread va benissimo. Anzi è apprezzabile. Mica siamo in una caserma.
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Tutte le sovrastrutture ideologiche, psicologiche, sociologiche, politiche, economiche, ........ Già questa definizione mi pare abbia un indubbio carattere metafisico filosofico.
Era tutto condivisibile ma hai voluto inserire nuovamente, pur semicancellata, la parola "metafisico". Non c'azzecca nulla ma vabbè, ho sempre pensato che sei una persona perseverante, tenace.
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Peraltro mi pare che anche Agostino e la metafisica cristiana
Non esiste una metafisica cristiana. Oddio c'è qualche pubblicazione in merito ma secondaria, minoritaria, sostanzialmente irrilevante. C'è una teologia cristiana che è una cosa con qualche analogia con la metafisica ma, fondamentalmente diversa.
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Usando tale termine intendo tutto ciò che va oltre la "fisica" dell'epidemia
Volevi intendere ciò che va oltre una oggettiva e, come dire, appropriata reazione al Covid-19 come ci ha fatto balenare qualche intervento precedente.

Perché tutto quello che va oltre la "fisica" anche senza virgolette, è.......metafisica!




Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Ipazia

Citazione di: Freedom il 27 Marzo 2020, 01:27:08 AM
In questi tempi così difficili registro un desiderio di "evasione" che ritengo sano e condivisibile. Comprendo bene che ti stai divertendo una sacco a sostenere la tua posizione e vuoi vedere sino a dove puoi arrivare. Però adesso desidero vederlo anch'io:
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 19:48:03 PM
Anche la metafisica naturale
Cos'è la metafisica naturale? Ce n'è forse una innaturale?

la metafisica naturale è quella che in antichità veniva chiamata filosofia naturale, la scienza. Meta perchè viene dopo e sopra physis.
La metafisica innaturale non c'è perchè essendo tutto il dicibile physis, non può esservi un meta a-physis (Parmenide). C'è una metafisica del sovrannaturale che appartiene al campo ontologico, denominato religione, della metafisica immaginifica.

Citazione di: Freedom il 27 Marzo 2020, 01:27:08 AM
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 19:48:03 PM
Sulla semantica della metafisica
Non stiamo discutendo di una questione semantica ma etimologica. E l'etimologia è una disciplina che trova fondamento sul Dizionario della lingua italiana.

La mia etimologia deriva filologicamente da Andronico di Rodi, essa implica una semantica con un suo referente che individua pure un contesto ontologico.

Citazione di: Freedom il 27 Marzo 2020, 01:27:08 AM
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Tutte le sovrastrutture ideologiche, psicologiche, sociologiche, politiche, economiche, ........ Già questa definizione mi pare abbia un indubbio carattere metafisico filosofico.
Era tutto condivisibile ma hai voluto inserire nuovamente, pur semicancellata, la parola "metafisico". Non c'azzecca nulla ma vabbè, ho sempre pensato che sei una persona perseverante, tenace.

Com'è tenace la metafisica nel resistere alle lamentazioni delle prefiche che ormai da un secolo e passa la danno per morta. Esse non capiscono che il panta rei eracliteo investe anche i concetti. Continuiamo a parlare di verità, libertà, giustizia, bene, ...ma non sono la stessa cosa in Aristotele, Agostino, Hobbes, Rousseau, Marx,... Anche la metafisica ha mutato pelle: basta accostare "metafisica" ad una preposizione genitiva su un motore di ricerca per avere un florilegio di risultati che le permettono di librarsi in ogni angolo dello scibile. Sarà pure come dice phil, ma forse la metafisica preferisce la sua reincarnazione modernista alla inumazione in un sarcofago alla portata di pochi autoinvestitisi credenti che ne custodiscono la salma.

Citazione di: Freedom il 27 Marzo 2020, 01:27:08 AM
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Peraltro mi pare che anche Agostino e la metafisica cristiana
Non esiste una metafisica cristiana. Oddio c'è qualche pubblicazione in merito ma secondaria, minoritaria, sostanzialmente irrilevante. C'è una teologia cristiana che è una cosa con qualche analogia con la metafisica ma, fondamentalmente diversa.

La metafisica occidentale, fino ad Hegel incluso, è prevalentemente cristiana. E oltre, solo per una quotaparte decrescente. La teologia cristiana è un pensiero metafisico greco (neoplatonico) impiantato in un corpo ebraico (messianico). Questo è il fondamento su cui si sedimenta la elaborazione teologica/metafisica cristiana.

Citazione di: Freedom il 27 Marzo 2020, 01:27:08 AM
Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 20:57:07 PM
Usando tale termine intendo tutto ciò che va oltre la "fisica" dell'epidemia
Volevi intendere ciò che va oltre una oggettiva e, come dire, appropriata reazione al Covid-19 come ci ha fatto balenare qualche intervento precedente.

Perché tutto quello che va oltre la "fisica" anche senza virgolette, è.......metafisica!

Tutto quello che va oltre la physis dell'epidemia, di competenza delle scienze mediche, è τὰ μετὰ τὰ ϕυσικά.

Gran parte di ciò che vi accade è oggettivamente e appropriatamente di interesse filosofico, riproponendo ossessivamente l'interrogativo "perchè ?" nelle sue molteplici e divergenti declinazioni semantiche e reali.

PS:
Fisica senza virgolette è una parte limitata dello studio di physis. Per questo ho usato le virgolette. In greco il concetto è più chiaro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

#63
Buon giorno anche a te Ipa. Innanzitutto ti ringrazio di aver onorato il sottoscritto e tutti gli utenti per aver dato (il massimo?) così tanto a questa discussione.

Stavolta mi hai davvero convinto e, ritengo, in profondità, che la tua posizione non sia (solo :D ) strumentale ad un impegnativo e piacevole contraddittorio. Credo proprio che tu sia persuasa di quanto affermi in ordine alla metafisisca.

E mi pare anche di aver individuato ciò che realmente ci divide e, temo, ci dividerà per sempre. Oddio, per sempre.......diciamo in questa vita ;)
Citazione di: Ipazia il 27 Marzo 2020, 10:07:51 AM
Sarà pure come dice phil, ma forse la metafisica preferisce la sua reincarnazione modernista alla inumazione in un sarcofago alla portata di pochi autoinvestitisi credenti che ne custodiscono la salma.
Io credo che la verità e dunque la metafisica sia immutabile, eterna. Non come la lingua italiana che, viceversa, è in divenire.

Mi hai dunque beccato in flagranza, eccomi: pochi autoinvestitisi credenti che ne custodiscono la salma.


Grazie per avermi aiutato a scrollarmi un po' di polvere di dosso ma.......la postura.......bè la postura rimane invariata: rimango di guardia! :)
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Phil

Citazione di: Ipazia il 27 Marzo 2020, 10:07:51 AM
Sarà pure come dice phil, ma forse la metafisica preferisce la sua reincarnazione modernista alla inumazione in un sarcofago alla portata di pochi autoinvestitisi credenti che ne custodiscono la salma.
Se antropomorfizziamo la metafisica, bisognerebbe comunque chiedere alla "signora" se davvero "preferisca" la sua reincarnazione (post)modernista; considerando ciò che essa è stata ed ha detto-scritto da Aristotele (se non prima) ad oggi, non scommetterei che preferirebbe tale reincarnazione ad un dignitoso eterno riposo (fermo restando che è di fatto ancora ben viva, come dimostrato da Freedom). Tutta la disputa fra metafisici e postmetafisici si basa su questa evidenza, su una metafisica che "non vuole" reincarnarsi nel suo aberrante zombie postmoderno, nel vago sinonimo di ciò di cui essa è stata affilata punta di diamante.

Se non i «pochi autoinvestitisi credenti»(cit.) della metafisica, sono allora i pensatori nonmetafisici (o antimetafisici) che dovrebbero "spiegare" alla metafisica cosa essa "dovrebbe" significare oggi?
Certamente possibile, ma si tratta di un gesto che, da un lato, tradisce il fascino suadente che il termine tuttora emana (a causa della sua aura storico-retorica?), per cui ostinatamente non lo si vuole abbandonare; dall'altro lato, forza la metafisica ad essere ciò che essa non è mai stata, se non per "un attimo" (storicamente parlando) quando il buon Andronico ne fece una questione di "posto sullo scaffale" (metaforicamente parlando). Trascurare tutto ciò che è avvenuto dopo tale "posizionamento", significa trascurare tutta la storia della filosofia occidentale, come se quella parola non si fosse, nelle puntate successive, fatta carico di un significato filosofico (diacronico, direbbe De Saussure) che definire «epocale» sarebbe riduttivo.

Chiaramente nessuna legge linguistica ci vieta di affermare che «filosofia» e «metafisica» siano sinonimi, anche perché molti pensatori metafisici potrebbero lietamente concordare (v. questo topic); il punto è che questa assimilazione assume un significato differente a seconda che a proporla sia un pensatore metafisico (che quindi fonda la filosofia sulla sua istanza metafisica classica) o un postmetafisico (che "abbassa" la metafisica a sinonimo di filosofia in quanto riflessione che non si occupa di leggi fisiche); nei due casi la "direzione" del senso e del fondamento è inversa (discensionale/ascensionale) quindi ciò che ne consegue non possono essere chiarezza e rigore discorsivi.

Di fronte a tutte queste ambiguità di significato (nella quadratura semantica fra metafisici, postmetafisici, «filosofia» e «metafisica»), non vale forse la pena evitare di reincarnare parole stracariche di storia, deformandone il senso, cercando di usare attentamente le definizioni che la nostra cultura ci insegna o, eventualmente, proporre dei neologismi?
Secondo me, quando aggiornare una parola comporta troppa confusione (come mi sembra questo forum testimoni), forse è il caso di non aggiornarla (nel nostro piccolo). Il tipico esempio è la parola «dio»: se oggi intendessimo con tale termine il "big bang" o un buco nero che ci sta risucchiando o una presunta legge fisica omniesplicativa, staremmo attualizzando pregevolmente tale parola, o solo rischiando di produrre confusione per omonimia, mandando in cortocircuito semantico un termine di suo già abbastanza "relativo"? Basterebbe giustificarci dicendo che in fondo i panteisti sono sempre esistiti? L'espressione mediatica e metaforica «particella di dio» ha più valore culturale e discorsivo di millenni di religioni e milioni di attuali credenti? Domande che non hanno una risposta univoca... e il perché non credo vada spiegato.


P.s.
Citazione di: Ipazia il 27 Marzo 2020, 10:07:51 AM
Anche la metafisica ha mutato pelle: basta accostare "metafisica" ad una preposizione genitiva su un motore di ricerca per avere un florilegio di risultati che le permettono di librarsi in ogni angolo dello scibile.
Non sottovaluterei la differenza fra i motori di ricerca online e gli istituti di ricerca accademici (direi che una «ricerca» non vale l'altra): se sono i primi ad essere il criterio egemonico per un forum, come conforme alla nostra epoca (l'autorità è la rete, versione talebana del debolismo postmoderno), ciò non significa che i secondi abbiano smesso di distillare e/o custodire uva buona, che talvolta ai volponi telematici può risultare "acerba" (direbbe Esopo).

P.p.s.
Forse avrei dovuto postarlo nel nuovo topic aperto da bobmax, ma mi ha dato scacco matto con l'indicazione finale nel suo post di apertura.

Ipazia

Citazione di: Phil il 27 Marzo 2020, 13:07:23 PM
Non sottovaluterei la differenza fra i motori di ricerca online e gli istituti di ricerca accademici (direi che una «ricerca» non vale l'altra): se sono i primi ad essere il criterio egemonico per un forum, come conforme alla nostra epoca (l'autorità è la rete, versione talebana del debolismo postmoderno), ciò non significa che i secondi abbiano smesso di distillare e/o custodire uva buona, che talvolta ai volponi telematici può risultare "acerba" (direbbe Esopo).

Proprio così.
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Phil

«È la metafisica a dirci che la peste non ha nessun senso e questa insensatezza è il senso dell'essere» (cit. Givone). Partendo da questo assunto, la "metafisica della peste" non può esserci: se la metafisica ci spiega che la peste non ha senso, e in ciò rimanda al (assenza di) senso dell'essere, allora la peste è solo un epifenomeno di un discorso ontologico, e di/su tale epifenomeno non si dà metafisica, se essa stessa vi vede un mero riflesso contingente dell'insensatezza dell'essere (che è invece autentico tema metafisico).
E il titolo del libro? Resta sempre valido l'ammonimento a non giudicare un libro dalla copertina... o dal titolo ad effetto, aggiungerei. Anche perché il sottotitolo è, non a caso, «colpa e destino».
La peste, oltre ad essere intesa anche metaforicamente ("peste" come cattivo uso virale-contagioso di un linguaggio tanto condizionante quanto superficiale e fallace; piuttosto a tema direi) e come pre-testo per riflessioni non strettamente "pestilenziali" (uomo contemporaneo, etc.), viene connessa a temi metafisici e religiosi (colpa, destino, Dio, male, morte, senso dell'essere, etc.), che restano certamente applicabili anche al Coronavirus solo se si è dentro una certa prospettiva filosofica sull'Essere (e non sono certo sia quella che ha innescato il topic).

Non so se Givone intenda, nel suo pensiero complessivo, la metafisica come sinonimo di filosofia; indubbiamente, se così fosse non sarebbe l'unico; resterebbe pur sempre da vedere, come accennavo sopra, in che senso i due termini coincidano (giacché le possibilità sono multiple).


P.s.
Se ti interessa approfondire, qui ci sono gli appunti del corso di estetica pertinente al libro e qui un video di una sua conferenza sul tema (Givone inizia a parlare al minuto 19:13).

Ipazia

Citazione di: Jean il 27 Marzo 2020, 15:18:17 PM
Accidenti, Ipazia... bel colpo! (ma dì la verità... lo sapevi d'avere l'asso di denari da parte, eh?)  ;)
J4Y
No, ma la pratica induttiva aiuta. Le pestilenze alterando le coordinate della quotidianità non possono non avere un impatto nella sfera metafisica. Bastava trovare un accademico che ci avesse scritto. Ci ho messo nulla a trovarlo e me lo sono pure scaricato dalla biblioteca per avere qualche stimolo in più nella discussione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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Ipazia

Citazione di: Phil il 27 Marzo 2020, 15:25:35 PM
«È la metafisica a dirci che la peste non ha nessun senso e questa insensatezza è il senso dell'essere» (cit. Givone). Partendo da questo assunto, la "metafisica della peste" non può esserci: se la metafisica ci spiega che la peste non ha senso, e in ciò rimanda al (assenza di) senso dell'essere, allora la peste è solo un epifenomeno di un discorso ontologico, e di/su tale epifenomeno non si dà metafisica, se essa stessa vi vede un mero riflesso contingente dell'insensatezza dell'essere (che è invece autentico tema metafisico).
E il titolo del libro? Resta sempre valido l'ammonimento a non giudicare un libro dalla copertina... o dal titolo ad effetto, aggiungerei. Anche perché il sottotitolo è, non a caso, «colpa e destino».
La peste, oltre ad essere intesa anche metaforicamente ("peste" come cattivo uso virale-contagioso di un linguaggio tanto condizionante quanto superficiale e fallace; piuttosto a tema direi) e come pre-testo per riflessioni non strettamente "pestilenziali" (uomo contemporaneo, etc.), viene connessa a temi metafisici e religiosi (colpa, destino, Dio, male, morte, senso dell'essere, etc.), che restano certamente applicabili anche al Coronavirus solo se si è dentro una certa prospettiva filosofica sull'Essere (e non sono certo sia quella che ha innescato il topic).

Pare proprio che Givone non sia d'accordo con questa diminutio e che il titolo non sia un mero specchietto commerciale per allodole da forum:

Citazione di: Sergio Givone - Metafisica della peste Colpa e destino - Piccola Biblioteca Einaudi Filosofia - Introduzione

Perché una metafisica della peste?

Perché la peste è un fenomeno della natura, che però non può essere spiegato su base puramente naturale. C'è qualcosa di fatale, nella peste, qualcosa come un destino – cosí, almeno per secoli, si è creduto di poter interpretare questa specie di maledizione che grava sull'umanità. E anche quando il disincantamento dell'esperienza è sembrato erodere progressivamente lo spazio del mito, la peste ha continuato a mostrarsi in una dimensione di trascendenza, quasi incombesse sul mondo da fuori del mondo. Dopo che biologia e medicina hanno non solo individuato agente, vettore e terminale del contagio, ma anche indicato come prevenirlo, la peste si è ripresentata sulla scena del mondo in una forma del tutto inedita: come infezione sessuale di tipo epidemico. Ed è ancora la peste ad attenderci al varco nel peggiore degli scenari che possiamo realisticamente prospettare, il giorno dopo un'eventuale catastrofe nucleare. Per tacere della peste in grado di infettare il web, la rete che tiene insieme quel che resta di un'idea unitaria d'umanità.

Destino, maledizione... Termini, questi, che si è tentati di censurare in nome del filosoficamente corretto, ma che, non appena fossero per cosí dire sdoganati, implicherebbero il passaggio da una domanda sul che cosa della cosa (che cos'è la peste?) a una domanda sull'essere e anzi sul senso dell'essere (che senso ha non solo l'essere al mondo ma l'essere in quanto tale al tempo della peste?) Passaggio, dunque, alla metafisica. Dove per metafisica si intenda, né piú né meno, che l'ontologia ermeneutica. Non dunque un sapere che, come direbbe Kant, mancando di riferimento a una possibile esperienza si ritrova a sbatter l'ali nel vuoto senza incontrare resistenza e quindi slancio, ma un sapere che nella esperienza possibile trova il proprio contenuto: da interpretare e da interrogare. Chiedendosi ad esempio se l'essere abbia un senso o non ne abbia alcuno.

Questa esperienza possibile è la peste, che diventa oggetto della metafisica nel momento in cui il suo valore simbolico viene a coincidere col fatto di irrompere sulla scena del mondo.
Che cosa dire della peste, quando c'è, se non che c'è? Un fatto, appunto. Ma un fatto che strappa un grido. Niente piú di questo grido ha il potere di consegnare alla nuda verità della vita. A fronte della quale stanno tutte le forme di comprensione dell'incomprensibile. Non a caso la peste è sempre accompagnata da un corteo di maschere e di allegorie. Tutto ciò naturalmente può esser ricondotto a quella nudità. Lasciato cadere, svuotato. La peste è la peste e nient'altro, la peste non rinvia ad altro che a sé, la peste non ha senso. Ma con ciò si ha la conferma che la peste ha bisogno della metafisica. Dire che la peste non ha senso è già mettere in questione il senso dell'essere.

Cosí è stato fin dall'inizio.

Qual'è la novità "metafisica" rispetto a questo incipit. La novità è quella che i medici bergamaschi hanno chiamato l'ebola dei ricchi. Una peste che sconfina dalla letteratura, storia e geografia e invade un mondo dove non c'era e si pensava non ci sarebbe mai stata. Mentre ora c'è. E si trascina un "corteo di maschere e allegorie" inusitate. Con le nudità che emergono da istituzioni paludate colte nell'imbarazzo della caduta di ogni schermo retorico usato e abusato di fronte all'irrompere di un avversario che non si lascia blandire, ma detta lui le condizioni del confronto. Attaccando fin nel sancta-sanctorum della corte che l'ha sfangata anche di fronte a terremoti e alluvioni, ma stavolta è dura anche per lei. Dubito che la dottoressa Gismondo avrà voglia, quando sua maestà il virus toglierà l'assedio, di farsi un ciondolo con la sua immagine.

E siamo solo all'inizio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Non fraintendermi: non ho mai ritenuto che in ambito accademico ci fosse una unica ed esclusiva concezione di metafisica; d'altronde ricordo sempre volentieri la diatriba novecentesca fra metafisici e postmetafisici, proprio perché c'è un dibattito anche accademico in merito e in corso.
Ho precisato che la ricerca dei motori di ricerca online (mi si perdoni il gioco di parole) non è da confondere, per attendibilità ermeneutica, con la ricerca filosofica accademica, che è quella che probabilmente Givone fa.

Se anche fosse l'unico ad aver accostato «metafisica» a «malattia», non significa che non possa essere uno spunto interessante, soprattutto dopo che ha dato una sua definizione di «metafisica» (con la quale, nel mio piccolo, potrei anche dissentire, senza voler nemmeno giocare a citare altri autori che invece la pensano come me; la faccio breve: nel mio caso, ubi maior...).

«Passaggio, dunque, alla metafisica. Dove per metafisica si intenda, né piú né meno, che l'ontologia ermeneutica» (cit.).

Correggimi se sbaglio, ma questa definizione sembra sconfessare proprio la presunta sinonimia fra filosofia e metafisica (come cercavo di spiegare in precedenza).

Il resto pare confermare la mia perplessità
Citazione di: Phil il 27 Marzo 2020, 15:25:35 PM
La peste, oltre ad essere intesa anche metaforicamente ("peste" come cattivo uso virale-contagioso di un linguaggio tanto condizionante quanto superficiale e fallace; piuttosto a tema direi) e come pre-testo per riflessioni non strettamente "pestilenziali" (uomo contemporaneo, etc.), viene connessa a temi metafisici e religiosi (colpa, destino, Dio, male, morte, senso dell'essere, etc.), che restano certamente applicabili anche al Coronavirus solo se si è dentro una certa prospettiva filosofica sull'Essere (e non sono certo sia quella che ha innescato il topic).
tuttavia, solo dopo aver letto il libro saprai darmi sicuramente spunti esplicativi in merito.

Non intendere che stia dicendo tu abbia sbagliato ad intitolare così il topic, ci mancherebbe: ho solo preso spunto dal titolo per esporre una mia «nota linguistico-concettuale»(autocit.), ovviamente più o meno condivisibile e che non vuole certo ricadere nell'errore di affermare come debba essere intesa la metafisica. Sono infatti partito dalle due visioni possibili che coesistono nel panorama odierno, schierandomi con la visione più classica, per filologia, e non (come ben sai) per approccio e contenuti.
Buona lettura.

and1972rea

Citazione di: Ipazia il 26 Marzo 2020, 15:35:44 PM
Citazione di: Freedom il 26 Marzo 2020, 13:10:33 PM
Non ho scritto che è la filosofia ma è la Metafisica che sta nell'Iperuranio.

Neppure questo è vero, perchè:

"Secondo Platone l'Iperuranio è quella zona al di là del cielo (da cui il nome) dove risiedono le idee. Dunque l'iperuranio è quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette, raggiungibile solo dall'intelletto, non tangibile dagli enti terreni e corruttibili. (WP)"

Ora noi sappiamo invece che le idee, mutabili e imperfette, stanno all'interno di un cielo racchiuso dalla volta cranica, per cui anche la metafisica non può risiedere che lì. Migrando al massimo in altre volte craniche che ne condividono gli enunciati e le rappresentazioni.

A @Hlodowig rammento le norme ministeriali sul distanziamento.
Ma quest'idea di un cielo racchiuso dalla volta cranica sarà mica poi davvero racchiusa in una volta cranica?...🤔

Ipazia

Citazione di: Phil il 27 Marzo 2020, 18:33:21 PM
«Passaggio, dunque, alla metafisica. Dove per metafisica si intenda, né piú né meno, che l'ontologia ermeneutica» (cit.).
Correggimi se sbaglio, ma questa definizione sembra sconfessare proprio la presunta sinonimia fra filosofia e metafisica (come cercavo di spiegare in precedenza).

La filosofia in questo caso ha un range semantico più ampio che comunque andrebbe definito (vi includerei l'etica, che è già un elaborato stabilizzato). Ma anche una diversa prospettiva intensiva in cui si focalizza la metafisica sull'ontologia come "un sapere che nella esperienza possibile trova il proprio contenuto: da interpretare e da interrogare", passando attraverso l'esperienza possibile (della pestilenza) giungendo alfine all'essere, che non è l'Essere monistico della metafisica idealistica, alter ego filosofico di Dio, che "si ritrova a sbatter l'ali nel vuoto senza incontrare resistenza e quindi slancio", ma l'essere umano concreto della modernità. Più gettato che slanciato. Dasein più che Sein. Leggendolo ne saprò di più. Saluti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: and1972rea il 27 Marzo 2020, 18:48:51 PM
Ma quest'idea di un cielo racchiuso dalla volta cranica sarà mica poi davvero racchiusa in una volta cranica?...🤔
Ipotesi diverse ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: and1972rea il 26 Marzo 2020, 20:46:02 PM
È interessante notare come il fenomeno fisico a cui stiamo assistendo coinvolga globalmente e quasi sincronicamente l'intera specie umana, che fino ad ora , né  guerre, né  carestie riuscirono a colpire in modo così assoluto e universale; il terrore che serpeggia fra le persone , quindi, sembra andare oltre il limite fisico di una pandemia , la quale si limiterebbe di per sé a coinvolgere una parte relativamente ridotta dell'intera popolazione mondiale . Pensate che la sola probabilità di essere colpiti da una grave neoplasia durante il corso della nostra vita  rimane molto più elevata di quella di essere infettati sintomatologicamente da questo morbo nel giro dei prossimi mesi, e la stessa mortalità per cancro interessa numeri più grandi per fasce della popolazione di gran lunga più estese; eppure , questa evidenza fenomenica , questa limitazione logica e fisica della virulenza del morbo non è bastata a farci accettare stoicamente e razionalmente il pericolo. Le rivendite di tabacchi rimangono aperte e disciplinate per legge , con gli avvertimenti divenuti vani e le atroci immagini sui loro prodotti ormai indecifrabili, mentre una colonna di mezzi militari trasformati in carri funebri sparge enorme quanto dovuto sgomento. Ebbene, sembra  davvero esserci, a mio avviso, un qualche principio metafisico, un qualche archetipo nell'inconscio collettivo che va oltre l'evidenza fisica e razionale del fenomeno.
La narrativa del virus, il "senso" dell'avversione emotiva, oltre che razionale, suscitata si basa probabilmente sui dettagli che lo distinguono da neoplasie, cancri, incidenti d'auto, e altre cause di morte più consuete e diffuse. Altre malattie o "fatalità" individuali (cancro, infarto, etc.), non sono contagiose come il virus, capitano ma non si passano, non c'è un mio simile "colpevole" del mio ammalarmi. Altri rischi di morte, connessi al fumare ad esempio, sono collegati ad attività piacevoli (dopaminiche, direbbe qualcuno), mentre altre sono spesso necessarie (come il guidare l'auto), a differenza dell'infezione virale che non è "connaturata" ad attività di per sé piacevoli o necessarie, nel senso che fare la spesa o andare a correre non comportano solitamente il contagio da parte di un virus; la novità (che in quanto tale ha sempre ripercussioni psicologiche) è che il virus ha infettato anche tali pratiche di routine, già caratterizzate da altri tipi di rischio, a cui questo ora si aggiunge. Un'altra differenza è sicuramente la rapidità dei decessi: se non ho sbagliato i conti, ci sono stati 5729 morti in Italia negli ultimi 8 giorni, una media di 716 al giorno; considerando che l'anno scorso morivano in media 1772 persone al giorno, significa che il virus, negli ultimi 8 giorni, ha aumentato la mortalità nazionale media del 40%, un dato che forse si addice a un bollettino di guerra.

La possibilità di una morte data da un fattore che può trasmettersi, che non fa (di solito) parte delle nostre abitudini e scelte di vita, che ha ricadute economiche e sociopolitiche inquietanti e che fa impennare la mortalità, rappresenta sicuramente un evento a cui non ci si può abituare in fretta, a differenza di quanto capita con la consapevolezza che fumare fa male, o che siamo tutti potenziali pazienti oncologici o vittime della strada, etc. consapevolezze con cui conviviamo quasi dalla nascita (diciamo dalle prime prediche che i genitori ci fanno al riguardo) e per le quali molti sviluppano una funzionale "immunità psicologica".

Se anche, come dice viator, «nell'attuale situazione [...] non c'è nulla di oggettivamente sconvolgente»(cit.), non si può non considerare che «pestilenze, lutti, tragedie individuali, guerre, impoverimenti, declini di civiltà» (cit. sempre da viator) sono di quanto più soggettivamente sconvolgente possa capitare ad un singolo o ad una società, che quindi reagiscono di conseguenza.

giopap

Citazione di: Ipazia il 27 Marzo 2020, 19:06:49 PM
Citazione di: and1972rea il 27 Marzo 2020, 18:48:51 PM
Ma quest'idea di un cielo racchiuso dalla volta cranica sarà mica poi davvero racchiusa in una volta cranica?...🤔
Ipotesi diverse ?


In una volta cranica é racchiuso un cervello,  fatto di neuroni, assoni, sinapsi, potenziali d' azione, ecc.
...Cose molto diverse dal cielo azzurro che il possessore della volta cranica vede nell' ambito della propria coscienza (o per lo meno, attraverso il cervello e il resto del corpo umano di cui il cranio fa parte sostiene di vedere; e non vedo perché mai non dovremmo credergli).


Ma la volta cranica, con il cervello che contiene, é racchiusa a sua volta in una o più coscienze (quelle di coloro che la vedono), é un (sotto-) insieme e successione di sensazioni coscienti o fenomeni (dal greco: apparenze; per la cronaca, sensibili) nell' ambito della successione di ciascun inseme che costituisce una coscienza.


Non ci sono coscienze nei cervelli (nessun neurologo, neurochirurgo, fisiologo, anatomopatologo, ecc, ne ha mai trovate malgrado le innumerevoli osservazioni effettuate), ma invece cervelli nelle coscienze.

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