Marxismo oggi in risposta ad alcune riflessione di Niko

Aperto da green demetr, 18 Giugno 2021, 15:37:16 PM

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Ipazia

Il lavoro fisico (F*s) c'entra sempre meno col lavoro umano da quando esiste l'automazione. Il lavoro di cui trattasi è, come da discussione, quello di Marx e dell'economia. Innanzitutto il lavoro necessario per la sopravvivenza umana (principalmente alimentazione ed energia), di cui anche i più digiuni in materia hanno avuto i primi rudimenti col lockdown. Poi i lavori meno necessari, di cura alla persona, turismo, svago, che hanno un loro valore aggiunto alla qualità della vita tanto in una economia capitalistica che in una di tipo socialista.

L'assunto base del marxismo è che ogni valore d'uso, e quindi anche di scambio, sia tale con l'aggiunta di lavoro umano a quanto la natura ci fornisce gratuitamente. Quindi il lavoro diviene la base, il fondamento, dell'economia, ovvero dello strumento antropologico deputato alla sopravvivenza umana. Alterabile e adulterabile assai, ma non  fino al punto di poter sopprimere il lavoro necessario che, per tale motivo, rimane eticamente il più nobile di tutti. Sempre secondo i comunisti e pure Ipazia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: Ipazia il 02 Luglio 2021, 21:18:05 PM
Il lavoro fisico (F*s) c'entra sempre meno col lavoro umano da quando esiste l'automazione. Il lavoro di cui trattasi è, come da discussione, quello di Marx e dell'economia. Innanzitutto il lavoro necessario per la sopravvivenza umana (principalmente alimentazione ed energia), di cui anche i più digiuni in materia hanno avuto i primi rudimenti col lockdown. Poi i lavori meno necessari, di cura alla persona, turismo, svago, che hanno un loro valore aggiunto alla qualità della vita tanto in una economia capitalistica che in una di tipo socialista.

L'assunto base del marxismo è che ogni valore d'uso, e quindi anche di scambio, sia tale con l'aggiunta di lavoro umano a quanto la natura ci fornisce gratuitamente. Quindi il lavoro diviene la base, il fondamento, dell'economia, ovvero dello strumento antropologico deputato alla sopravvivenza umana. Alterabile e adulterabile assai, ma non  fino al punto di poter sopprimere il lavoro necessario che, per tale motivo, rimane eticamente il più nobile di tutti. Sempre secondo i comunisti e pure Ipazia.


Tieniti pure le tue fuorvianti categorizzazioni sulle necessità dell'individuo che rappresentano un insulto alla mia ragione e al mio sentimento, dato pure che tu continui a tenere categorizzate queste due specie per te così diverse. In ogni caso, come sempre non rispondi alle domande. Direi quasi che sei ridicola

Jacopus

"Direi quasi che sei ridicola". Daniele, questo è argomentum ad hominem. In un forum di filosofia non è ben accetto.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Citazione di: Jacopus il 02 Luglio 2021, 23:39:49 PM
"Direi quasi che sei ridicola". Daniele, questo è argomentum ad hominem. In un forum di filosofia non è ben accetto.


Buongiorno a tutti ivi compreso Jacopus.
Hai ragione, me ne rendo conto. Fermo restando quel che ho detto, ho usato cmq il condizionale ed era pure una battuta di rimando al suo post nr. 114 del 30/5 - filosofia dell'anarchismo, di cui riporto le parole: "potresti pure prendere in considerazione che di fronte a ignoranze paradossali la gente si ritragga per non ridicolizzare il forum."
Spero con questo di essere almeno in parte compreso

Ipazia

#64
Citazione di: daniele22 il 25 Febbraio 1975, 01:58:39 AM
@Ipazia
Tu parli spesso di lavoro, parli di redenzione del lavoratore dai parassiti,
Non ne parlo io, si tratta dell'argomento cardine del soggetto di questa discussione.
CitazioneMa mi piacerebbe sapere a cosa ti riferisci col termine "lavoro", appunto. Io faccio riferimento alla fisica classica, quindi "forza x spostamento". Cosa abbiamo noi esseri umani di diverso dalla legge della fisica classica?
Ecco la domanda ! Risposta: tutto. Se non altro perchè prima è arrivato il lavoro nudo e crudo e poi il lavoro scientifico che ha avuto la bella pensata di chiamare "lavoro" una delle sue formule che riguardano l'energia. Tu invece rispondi:
CitazioneNulla, giacché se stiamo fermi facciamo resistenza (lavoro negativo) e se ci muoviamo compiamo delle azioni e quindi un lavoro. C'è chi costruì chiese e ancora le costruisce, c'è chi fa i computer, c'è chi impone la sua regalità, c'è pure chi truffa, chi ammazza e chi ruba facendo al tempo stesso tutte le altre cose già citate.
... e mettiamoci pure i Joule contenuti nella tua risposta. Ma il lavoro che interessa a Marx, Ipazia e che continua ad essere il fondamento ...
CitazionePoi mi sembra che ci sei anche tu, che releghi straccioni e fuorilegge (zingari, delinquenti abituali mafie comprese, e forse anche lo Stato italiano anche se non lo dici) nel mondo degli esclusi tout court assecondando, pur ammettendo che si tratta di un'etica, il concetto di lavoro come fosse il lavoro stesso un valore, dandogli un valore aggiunto selezionandolo a tuo arbitrio.
...per nulla arbitrario della civiltà umana in tutte le sue forme politico-economiche, continua ad essere il lavoro come lo intendono gli economisti. Il quale lavoro, proprio per il suo carattere di fondamento civile (presente pure nell'art. 1 della nostra Costituzione "comunista", ma solo in modica parte) ...
CitazioneE ho ben ragione a dirlo perché di fatto tu compi una trattazione morale sul lavoro. Tu non riesci nemmeno ad immaginare che i valori di quella che tu definisci feccia possano essere simili se non uguali ai tuoi.
... acquista un alto valore morale che, tanto in positivo (produttori), che in negativo (parassiti, sfruttatori, ladri, mafiosi), merita di essere approfondito. (Pure per la parte negativa del positivo e viceversa). Nulla osta che Marx ed io ci sbagliamo e che esistano valori morali antitetici, superiori al lavoro. Ma vanno socialmente confermati, altrimenti è aria fritta ideologica. Per ora a me risulta che il mondo si regga ancora sul biblico sudore della fronte (e dei neuroni visto il livello evolutivo attuale) dei produttori. Meritevoli di tutta la nostra riconoscenza e riconoscimento.

(Su Raskolnikov non ho elementi nè interesse ad approfondire la tua questione e trovo sia un aspetto marginale della didascalia dostoevskiana che eventualmente rimanda, con coloritura drammaturgica, alla sarcastica eterogenesi dei fini, o imperscrutabile provvidenza divina, se preferisci, con agnello sacrificale al seguito.)
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simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: Ipazia il 03 Luglio 2021, 08:21:51 AM
Citazione di: daniele22 il 25 Febbraio 1975, 01:58:39 AM
@Ipazia
Tu parli spesso di lavoro, parli di redenzione del lavoratore dai parassiti,
Non ne parlo io, si tratta dell'argomento cardine del soggetto di questa discussione.
CitazioneMa mi piacerebbe sapere a cosa ti riferisci col termine "lavoro", appunto. Io faccio riferimento alla fisica classica, quindi "forza x spostamento". Cosa abbiamo noi esseri umani di diverso dalla legge della fisica classica?
Ecco la domanda ! Risposta: tutto. Se non altro perchè prima è arrivato il lavoro nudo e crudo e poi il lavoro scientifico che ha avuto la bella pensata di chiamare "lavoro" una delle sue formule che riguardano l'energia. Tu invece rispondi:
CitazioneNulla, giacché se stiamo fermi facciamo resistenza (lavoro negativo) e se ci muoviamo compiamo delle azioni e quindi un lavoro. C'è chi costruì chiese e ancora le costruisce, c'è chi fa i computer, c'è chi impone la sua regalità, c'è pure chi truffa, chi ammazza e chi ruba facendo al tempo stesso tutte le altre cose già citate.
... e mettiamoci pure i Joule contenuti nella tua risposta. Ma il lavoro che interessa a Marx, Ipazia e che continua ad essere il fondamento ...
CitazionePoi mi sembra che ci sei anche tu, che releghi straccioni e fuorilegge (zingari, delinquenti abituali mafie comprese, e forse anche lo Stato italiano anche se non lo dici) nel mondo degli esclusi tout court assecondando, pur ammettendo che si tratta di un'etica, il concetto di lavoro come fosse il lavoro stesso un valore, dandogli un valore aggiunto selezionandolo a tuo arbitrio.
...per nulla arbitrario della civiltà umana in tutte le sue forme politico-economiche, continua ad essere il lavoro come lo intendono gli economisti. Il quale lavoro, proprio per il suo carattere di fondamento civile (presente pure nell'art. 1 della nostra Costituzione "comunista", ma solo in modica parte) ...
CitazioneE ho ben ragione a dirlo perché di fatto tu compi una trattazione morale sul lavoro. Tu non riesci nemmeno ad immaginare che i valori di quella che tu definisci feccia possano essere simili se non uguali ai tuoi.
... acquista un alto valore morale che, tanto in positivo (produttori), che in negativo (parassiti, sfruttatori, ladri, mafiosi), merita di essere approfondito. (Pure per la parte negativa del positivo e viceversa). Nulla osta che Marx ed io ci sbagliamo e che esistano valori morali antitetici, superiori al lavoro. Ma vanno socialmente confermati, altrimenti è aria fritta ideologica. Per ora a me risulta che il mondo si regga ancora sul biblico sudore della fronte (e dei neuroni visto il livello evolutivo attuale) dei produttori. Meritevoli di tutta la nostra riconoscenza e riconoscimento.

(Su Raskolnikov non ho elementi nè interesse ad approfondire la tua questione e trovo sia un aspetto marginale della didascalia dostoevskiana che eventualmente rimanda, con coloritura drammaturgica, alla sarcastica eterogenesi dei fini, o imperscrutabile provvidenza divina, se preferisci, con agnello sacrificale al seguito.)


Buongiorno Ipazia. Ti ringrazio per la tua onestà intellettuale, ma non la legittimo sempre intellettualmente. Concedo la simpatia che non è in ogni caso la mia, anche se ci assomigliamo un pochino più per tradizione che per ideologia.
Faccio cmq almeno una considerazione.
L'articolo 1 della costituzione italiana è stato una volta al vaglio del mio giudizio il quale non era molto positivo in merito alla faccenda. Poi lo avallai dicendomi che in fondo non potevano fare altro che mettere il lavoro a fondamento della repubblica. Ovvero mettere quella cosa che fanno tutti e che mette d'accordo tutti in quanto scevra da sentimenti (come ad esempio il mio, o l tuo) troppo contrastanti nell'ambito dell'umanità intera. "Oui Daniele22, tu as raison, mais il faut il travailleur", mi diceva in un giorno del mio passato un conoscente algerino trovato per le vie della Francia. Assomigliava a Ninetto Davoli ed era generoso. Le leggi positive hanno poi direzionato il formarsi del campo d'azione lecito. Resta cmq un sacrosanto diritto paritetico che è quello di di disobbedire (vedi frase di Anna Arendt sull'edificio del tribunale di Bolzano esposta diversamente), almeno quando lo si faccia in ragione dei propri valori. Se poi si scopre che quei valori sono gli stessi sia per gli uni che per gli altri cosa succede? Una bella beffa di sicuro. Non v'è nessun alto valore morale nel lavoro. Fine dei miei interventi in questo Topic, come già fece un altro.


viator

Quale spudoratezza !! "l'italia è una Repubblica fondata sul lavoro" !



Quale auspicata superiore espressione avrebbe dovuto apparire nell' Art1 !! "l'Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sulla solidarietà sociale tra i suoi cittadini" !.



Infatti oggi l'Italia è in effetti fondata sul lavoro di pochi e sul parassitismo di troppi. Mancando ovviamente ogni richiamo costituzionale FONDAMENTALE ad una solidarietà che dovrebbe generare rigorosi limite alle rendite, limiti massimi alla speculazione, diritti garantiti solo a chi adempia a dei precisi doveri..................................
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

#67
Citazione di: daniele22 il 03 Luglio 2021, 12:57:10 PM
Non v'è nessun alto valore morale nel lavoro.
C'è, e ci sarà finchè non saranno le macchine a fare tutto il lavoro necessario per la nostra sopravvivenza. Ed anche allora non escluderei che saranno pure le macchine lavoratrici a rivendicarlo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

"io sono felice di non avere nulla da spartire con tutto ciò, sono altro, e se sbaglio, sbaglio in altri modi e per altri versi...
e tu Green, sentenzi di voler costruire comunità tra me e te tranne poi arrogarti il diritto di discriminare tra quello che è analisi, quello che è augurio e quello che è sedimento ideologico... questo riconferma la mia sfiducia verso ogni forma "comunità"." cit niko   (messaggio 53284 del 28 giugno)


Il diritto è uno dei problemi più gravi che deve affrontare un discorso sul comunitarismo.
Il mio comunitarismo coincide con quello della società degli amici, che Nietzche ha cominciato a pensare.
Il comunitarismo di Preve devo ancora studiarlo.
L'idea di usare la parola comunitarismo me la diede proprio lui in uno dei suoi interventi pubblici.
Ma, probabilmente differisce in maniera radicale (Preve è contro Nietzche). Forse userò un nuovo termine per indicare ciò a cui mi riferisco.

Caro niko io non arrogo proprio un bel niente, semplicemente, come tutti, ho una mia posizione, che però rimane generalista e in fieri.
Anch'io sono nichilista, per me è un destino a cui tutti sono chiamati a rispondere.
E' però il destino del soggetto. Questa è la mia filosofia metafisica, non altre.


Invece non riesco a capire, e ti domando quindi, a cosa allude il tuo globalismo, proprio rispetto al fatto che per me le questioni filosofiche sono sempre legate al soggetto.

Provo a immaginare che tu ti riferisca, per contrario, a quelle condizioni del post-umano, post-moderno, post-x che insistono così tanto, e indugiano fino alla persecuzione, del nuovo uomo-macchina dell'età  attuale.

Naturalmente se questo è il caso, faccio fatica a seguire, in primis perché non mi interessa affatto.
Ma poi faccio fatica a vedere come il globalismo sia in alcun modo funzionale al progresso a cui ti riferisci, mi pare come interesse tuo principale.
Soprattutto legato al concetto di Natura (e anche qui mi pare che se dovessimo riferirci ad essa entreremmo in un ginepraio di questioni e contro-questioni): ma il tema post-umano del cambiamento climatico non va esattamente nella direzione opposta a quello che affermi (il capitalismo come soluzione ottimale al progresso naturale)?
Comunque nei prossimi anni sappiamo benissimo tutti, che diverrà quello il tema caldo dei post-(x)ismi, quindi avremo tempo di discuterne. Quello che mi preme è avere una base teorica di comprensione, il più possibile nitida e sintetica, prima che scoppi l'ennesimo bubbone, del post-capitalismo (come già alcuni think tank hanno cominciato a chiamarlo).

ciao, con stima
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

"Riaffermo la domanda: qual è il nesso "terribile" tra tempo e nulla alla base dell'etichetta di nichilismo appicciata ormai a qualunque cosa?
Mi pare di capire che il Preve preferisca l'illusione simbolica alla realtà evolutiva. Di nuovo, una preferenza soggettiva."

cit baylham  msg53289 del 29giugno


risposta corta, livello di difficoltà semplice.

mi sono ripromesso di dare risposte per tutti (coloro che leggono), per ciò applico una serie di classificazioni arbitrarie.
in questo caso però riferendosi ad un complesso di idee specifiche (del lavoro filosofico) non riesco a dare una risposta facile.

risposta corta, livello di difficoltà medio.

Ma in Preve si tende a fare l'esatto opposto, ossia a trovare una risposta che vada oltre il soggetto.
E' dunque naturale che si utilizzino universalizzazioni: dire che sono soluzione personali, è sminuire il lavoro soggettivo di Preve, verso una dimensione discorsiva generale, che mi sembra anche tu sposi.

risposta corta, livello di difficoltà medio.

La realtà evolutiva è un concetto e come tale appartiene al mondo del simbolico, esso dunque contraddice la tua domanda, in quanto affermi che il simbolico è un illusione.
In realtà non si tratta di illusione, ma semplicemente di un ordine della comunicazione.

risposta lunga, livello di difficoltà estremo.

Il nichilismo non è un concetto, è piuttosto una collezione di concetti, a cui ognuno si riferisce in maniera diversa.
Per quel che mi riguarda, il nichilismo appartiene all'ordine del simbolico della castrazione del pensiero, solo quando viene attribuito a qualcosa, a qualcuno.
Il nulla di cui tanto si parla è in realtà dunque una assunzione di quella castrazione, ma non essendo analizzata, viene intesa come sintomo, e non come causa.
In questo caso parlerei di politica nichilista.
In realtà nichilismo è (un concetto) all'interno del pensiero più ampio della tecnica (discorsivo), che costituisce il soggetto.
Dunque il soggetto non sceglie di essere nichilista, semplicemente lo è.
Questo naturalmente apre la domanda sul soggetto e il suo destino , ma questo fa parte di un modo della filosofia superiore, poco a che fare con la politica (discorso politico) e molto con la metafisica (discorso metafisico).
La tua domanda è invece per come la colgo prettamente politica e per niente discorsiva, se posso aggiungere una breve annotazione, bonaria certo, polemica.

ciao con stima
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

"Workers of world unite. Il marxismo è la redenzione del lavoratore da ogni forma di parassitismo, incluso quello degli straccioni. È etica del lavoro in quanto fondamento di civiltà e benessere. La solidarietà sociale non può fondarsi su nessun tipo di sfruttamento. "  cit Ipazia msg53342 del 1 luglio


risposta breve semplice

Questo particolare modo di intendere il marxismo è completamente errato, ma poi lo vedremo insieme nella lettura del librone. 8)

Le categorie lavoratori contro sfruttatori, sono ormai demodè.
In un mondo dove lavorare significa amministrare, non si capisce nemmeno dove sia il lavoro. Mettiamoci anche la disoccupazione, il precariato, e dulcis in fundo, l'inoccupazione: salta il concetto di lotta di classe, perché non c'è più una classe, relegando la società ad un ammasso di individui soli.


risposta breve  livello di difficoltà  media

Il marxismo male inteso è diventato all'improvviso vecchio.
Se non fosse che è il comunismo (italiano tra l'altro) ad aver chiuso bottega con la sua cattiva interpretazione delle categorie marxiane.
Le socialdemocrazie infine ormai hanno altri orizzonti e ideologie (in cui addirittura il capitalismo è necessario): gli unici che discutono sulla necessità di aggiornare le categorie sono i comunisti stessi. E' un processo che coinvolge l'intelligenza migliore, lento e ostracizzato dai vecchi schemi. Non è una questione politica (per me ampiamente deceduta con la caduta del muro), quanto filosofica e filosofico-politica, oltre che politico-economica. Più interessanti le prime due, dell'ultima, che rimane solo un mezzo a disposizione delle prime due.



risposta breve  livello di difficoltà facile


Allora perché l'intellettualità guarda ancora a Marx ( e parla ancora di comunismo) ?
Perché la filologia ci ha spiegato che "Arbeit", in Marx non vuol dire lavoro, nel senso di occupazione retribuita, ma piuttosto sforzo, sforzo intellettuale in primis.

Capiamo che l'80% del dibattito internazionale, ideologico è privo di fondamenta filosofiche, ha prodotto un ritardo spaventoso, rispetto alle tematiche e le categorie del comunismo ideato da Marx.


risposta lunga livello di difficoltà estremo

Per quanto riguarda le etnie, il problema è sempre comunitario.
Non è tanto il fatto della cultura di un individuo, quanto la sua capacità di relazione, fra me e te.
Se io vedo in te un amico o un nemico: è quella la questione.
La filosofia si occupa dell'amicizia, perciò è nemica delle dicotomie amico/nemico.
La filosofia è integrazione dell'io e del tu, forma ecumenica, non penale.
Questo non esclude la politica, ma le da un background imprescindibile.

ciao con stima
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

"Detto altrimenti: se proprio necessario, il superamento del nichilismo (quello dei valori, non del tempo ontologico del divenire), può essere solo un distogliere lo sguardo da ciò su cui il nichilismo ha fatto (sgradevolmente?) luce, un ritornare alla visione pre-nichilistica, ma con meno altari e il cielo vuoto (di dei, ma ancora pieno di ideali politici in dissimulata ricerca di fondamento forte), oppure (nonostante Preve) il nichilismo può essere il sintomo della necessità filosofica di ripensare l'ontologia fuori da programmi e ideali politici universalizzanti (dunque a partire dall'epistemologia e dall'ermeneutica non politicizzate, senza cercare leve ontologiche per fazioni ontiche)?"  cit Phil  msg53361  del 1 luglio

risposta breve livello di difficoltà estremo.

Il nichilismo come già detto sopra svela la natura del soggetto.
Ad esso Preve vuole opporre lo strumento della filosofia, in particolare della filosofia politica, come rimedio, ossia superamento dell'impasse soggettiva.
La filosofia politica si definisce tramite la costruzione concettuale di una nuova ontologia sociale.
E' proprio questo il ripensamento che tu chiedi se sia possibile.
Preve pensa nella giusta direzione, mi manca di capire quali sono le sue argomentazioni. A presto su questo forum un lavoro sulle sue proposte.


risposta breve livello di difficoltà estremo.

La filosofia conosce dunque proprio dalla applicazione della sua filosofia politica.
Il problema del dibattito contemporaneo però non verte su quello che dovrebbe essere il suo nucleo centrale, bensì sul polemos che il pensiero della modernità esercita nella discussione pubblica.
Con la particolarià che è una discussione che avviene nelle università.

risposta breve livello di difficoltà estremo.

Una discussione che cerca di fare breccia nell'opinione pubblica, ma che non ha uno spazio pubblico di discussione! e dunque manca proprio la materia grezza per un processo intellettuale che porti poi a una analisi storicizzata e non meramente astratta.
Queste impedenze dell'attualità, distraggono e prosciugano il necessario sforzo teorico, per una discussione, non dico analitica, ma quantomeno intelligente (sulla necessità della filosofia politica).
Visto l'impasse generale non si può fare nemmeno una colpa di questa difficoltà che ha marginalizzato la filosofia.
E' inutile dire che per me il problema permane per via dall'ostinazione di voler partire da un "noi" generalizzato, quando poi non si è d'accordo su niente a livello di relazioni interpersonali, e si continua a procrastinare la teoria della relazione io-tu, ad oggi consegnata alla tecno-burocrazia, che al massimo amministra, ma non pensa il valore (dell'essere uomo).


risposta breve livello di difficoltà estremo.

Si preferisce ancora parlare di crisi del soggetto, come se la sua soluzione fosse la meta per una filosofia politica, e invece ne è l'evidentissimo sintomo ossia la mancata analisi della filosofia politica.
Quello che fa rimanere ottimisti è che se vi è un sintomo, allora vi è un soggetto che vuole pensare al prossimo, nonostante tutto e tutti.
Naturalmente lo spauracchio della condizione post-umana spacciato per la sua salvezza (del soggetto) ha a che fare con tutta questa impasse.
Tematiche complesse e intrecciate. C'è ancora molto da dire.

ciao con stima
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Risposta semibreve, livello di difficoltà facile.

Il marxismo originario si innesta sulla tradizione giacobina di redenzione dei lavoratori dallo sfruttamento.

Che Arbeit sia inteso economicamente contro retribuzione o sociologicamente come sforzo, fatica, ingegno, cambia poco. Il marxismo anche oggi vale come redenzione degli schiavi che continuano ad esserci alla base della piramide sociale, malgrado l'evoluzione tecnoscientifica del lavoro e del dominio che hanno disaggregato le coordinate di classe dei secoli precedenti. Sulla filosofia marxista si può andare molto per il sottile, ma Arbeit resta centrale: ricambio organico uomo natura, lo chiama il profeta di Treviri. Supportato dall'intelligenza, certamente.

Con immutata stima.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#73
Citazione di: green demetr il 20 Settembre 2021, 17:35:50 PM
"io sono felice di non avere nulla da spartire con tutto ciò, sono altro, e se sbaglio, sbaglio in altri modi e per altri versi...
e tu Green, sentenzi di voler costruire comunità tra me e te tranne poi arrogarti il diritto di discriminare tra quello che è analisi, quello che è augurio e quello che è sedimento ideologico... questo riconferma la mia sfiducia verso ogni forma "comunità"." cit niko   (messaggio 53284 del 28 giugno)


Il diritto è uno dei problemi più gravi che deve affrontare un discorso sul comunitarismo.
Il mio comunitarismo coincide con quello della società degli amici, che Nietzche ha cominciato a pensare.
Il comunitarismo di Preve devo ancora studiarlo.
L'idea di usare la parola comunitarismo me la diede proprio lui in uno dei suoi interventi pubblici.
Ma, probabilmente differisce in maniera radicale (Preve è contro Nietzche). Forse userò un nuovo termine per indicare ciò a cui mi riferisco.

Caro niko io non arrogo proprio un bel niente, semplicemente, come tutti, ho una mia posizione, che però rimane generalista e in fieri.
Anch'io sono nichilista, per me è un destino a cui tutti sono chiamati a rispondere.
E' però il destino del soggetto. Questa è la mia filosofia metafisica, non altre.


Invece non riesco a capire, e ti domando quindi, a cosa allude il tuo globalismo, proprio rispetto al fatto che per me le questioni filosofiche sono sempre legate al soggetto.

Provo a immaginare che tu ti riferisca, per contrario, a quelle condizioni del post-umano, post-moderno, post-x che insistono così tanto, e indugiano fino alla persecuzione, del nuovo uomo-macchina dell'età  attuale.

Naturalmente se questo è il caso, faccio fatica a seguire, in primis perché non mi interessa affatto.
Ma poi faccio fatica a vedere come il globalismo sia in alcun modo funzionale al progresso a cui ti riferisci, mi pare come interesse tuo principale.
Soprattutto legato al concetto di Natura (e anche qui mi pare che se dovessimo riferirci ad essa entreremmo in un ginepraio di questioni e contro-questioni): ma il tema post-umano del cambiamento climatico non va esattamente nella direzione opposta a quello che affermi (il capitalismo come soluzione ottimale al progresso naturale)?
Comunque nei prossimi anni sappiamo benissimo tutti, che diverrà quello il tema caldo dei post-(x)ismi, quindi avremo tempo di discuterne. Quello che mi preme è avere una base teorica di comprensione, il più possibile nitida e sintetica, prima che scoppi l'ennesimo bubbone, del post-capitalismo (come già alcuni think tank hanno cominciato a chiamarlo).

ciao, con stima




Sarò il più breve possibile, per me l'eudaimonia/felicità è mimesi della natura, accettare un ordine cosmico compreso e non sottrarvisi, e il capitalismo è la miglior mimesi della natura mai apparsa nella storia umana, solo il comunismo che viene e verrà secondo necessità come superamento del capitalismo può essere migliore ancora.


Il centro della mia riflessione non è  non può essere il post umano poiché penso che la natura si auto-continua nella scienza e nella tecnica, come l'uomo è continuazione della natura con altri mezzi, la scienza e la tecnica sono continuazione della natura con altri mezzi, quindi, mentre molti vedono nel capitalismo uno stile di vita "innaturale", io ci vedo l'auto innovazione della natura anche a prescindere dall'"uomo", stante che la natura come totalità non può cambiare unitariamente, non può essere soggetta unitariamente al divenire, ma il suo divenire, il divenire complessivo della natura, è sempre tramite l'azione di una sua parte sull'altra e dell'azione delle sue parti tra di loro.


L'animale umano smette di essere animale umano quando comincia a parlare e usare la parola, la parola è protesi ed è tecnica, e siccome parlare e usare la parola lo caratterizza come animale umano, in un certo senso non è mai esistito, il mio personale concetto di post-umano comincia quindi con la preistoria e l'età della pietra, l'uomo in quanto tale nasce già post-umano, non ci diventa; verso il post-umano io assumo dunque sostanzialmente un atteggiamento di accettazione e non di critica.


La questione centrale è invece che la natura è slancio verso l'infinito e il capitalismo anche, la mimesi che si instaura tra capitalismo e natura sta in questo, nel comune (e non comunitario) slancio verso l'infinito, quello che hanno in comune natura e capitalismo non è certo la guerra e la competizione, perché la competizione, l'hobbesiano tutti contro tutti, nella natura come nel capitalismo, è la maschera e il velo della reale e sottostante cooperazione e della possibilità della pace; difatti l'appropriazione è privata, ma la produzione nel capitalismo è comune e collettiva; la guerra e la competizione, se c'è, è tutta nel soggetto e nella soggettività, ma le conseguenze estreme del capitalismo mirano a distruggere, il soggetto e la soggettività, quindi io auspico che le conseguenze estreme del capitalismo (socialismo o barbarie, comunismo o estinzione) siano raggiunte.


Come ho scritto in un precedente intervento, l'elemento ciclico, che sembrerebbe contraddire la corrispondenza diretta natura-infinito è obbiettivo della volontà di potenza e della vita come differenza/differimento dalla natura, e data l'identificazione della volontà di potenza con il divenire e l'incompiuto, il ciclo si manifesta in realtà come elemento "spiraliforme" che anziché contraddire l'infinito lo conferma, esattamente come nell'analogia natura-capitale, il ciclo rispetto alla natura è l'origine e non ha dunque reale possibilità di compimento, la volontà non può volere la permanenza del voluto, il ciclo nella sua pluralità di fasi si compie solo quando qualcuno lo vuole e lo ama, l'eterno ritorno soddisfa la volontà di potenza, ma questa soddisfazione non può avere la forma di una permanenza del voluto e di un velle eterno, si può volere tutto solo se in passato non lo si è voluto, e questo "tutto voluto" anche se si realizza, ripropone fasi ulteriori in cui il tutto di nuovo non è voluto, perché le comprende in sé, la vera con-versione filosofica e la vera felicità dal saggio è voltarsi a guardare il passato come oggetto di volontà, questo è il vero "sole" fuori dalla caverna, difficile o impossibile da vedere senza bruciarsi gli occhi, ma se pure io arrivassi a vedere la totalità del passato come oggetto di volontà, da quel punto in poi la volontà stessa cambierebbe, quindi sarei finalmente cosciente dell'azione della volontà su se stessa e non su oggetti esterni ma con ciò non avrei esaurito il tempo nella sua immanenza o il divenire storico, inizierei semplicemente una nuova era, perché laddove tutto il passato è voluto, dall'attimo della "conversone" verso il "sole" in poi, non si potrebbe più volere nulla del passato, l'infinito non sarebbe dunque la chiusura del cerchio ma l'apertura di un cerchio più grande.









Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Insomma le solite, mitiche, sorti magnifiche e progressive in cui lo Spirito hegeliano si incarna nel capitale prima e nel comunismo poi con una progressione provvidenziale semiautomatica che manco l'escatologia cristiana ha mai dipinto a tinte così trionfanti. Se non altro perché non cancella l'inferno. De te fabula narratur. Ma prescindendo dalla realtà umana, mi raccomando.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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