Logica classica e Dialogica (Dialettica).

Aperto da Carlo Pierini, 24 Settembre 2018, 13:24:46 PM

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Carlo Pierini

Così come ogni misura quantitativa si determina nel confronto con l'UNITÀ di misura, ciò vale anche nel dominio qualitativo, nel quale il valore e il significato di un certo 'oggetto' si definiscono, ugualmente, nel confronto con l'archetipo (paradigma universale) che lo contiene. Ma mentre l'unità di misura quantitativa è stabilita arbitrariamente e il rigore riguarda soltanto la definizione dei suoi multipli e sottomultipli, l'archetipo È IN SÉ la "pietra di paragone", l'immagine di riferimento, la grandezza-campione, rigorosamente definita. In altri termini, se è vero che potremmo chiamare convenzionalmente "metro" qualsiasi lunghezza, non possiamo chiamare "verità" qualunque proposizione di principio scelta convenzionalmente, né "logica" qualunque forma sintattica convenzionale. Il metro qualitativo non è arbitrario o convenzionale, ma rigorosamente determinato nel confronto analitico delle sue diverse varianti od espressioni reali (storiche, psicologiche, mitologiche, ecc.).
E' per questa diversità di principio tra enti fisici e enti metafisici che si deve parlare di DUE REGIMI LOGICI compiutamente autonomi e non reciprocamente riducibili, pur se la loro UNITÀ è compiutamente realizzata nella perfetta analogia funzionale tra numeri ed archetipi, cioè tra la funzione della logica-matematica nel mondo degli enti quantificabili e la funzione della dialettica nel mondo degli enti non-quantificabili.
Scrive P. Duhem:

"Nella categoria della qualità non si incontra niente che somigli al formarsi di una grande quantità per mezzo di quantità più piccole. Non è possibile trovare nessuna operazione né associativa né commutativa che possa meritare il nome di addizione e venire rappresentata dal segno "+".   [P. DUHEM: Théorie Physique – pg. 112]

Gadamer pone in evidenza una medesima distinzione e un medesimo 'dualismo' tra "l'ideale della conoscenza scientifica" e quella che lui chiama "l'interpretazione linguistica del mondo". Tuttavia egli non esclude la possibilità di un riassorbimento dialettico del linguaggio scientifico in quello universale della filosofia.
Scrivono Gadamer e Cassirer:

"Che l'ideale della conoscenza scientifica seguìto dalla scienza moderna sia derivato dal modello della matematizzazione della natura, sviluppato per primo da Galileo nella sua meccanica, comportava che l'interpretazione linguistica del mondo, ossia l'esperienza sedimentata linguisticamente nel mondo della vita, non costituisse più il punto d'avvio della formulazione dei problemi del sapere e che invece l'essenza della scienza fosse costituita da ciò che è spiegabile e costruibile sulla base di leggi razionali.
Con ciò la lingua naturale perdeva il suo indiscusso primato, pur mantenendo la sua forza espressiva. Che l'ideale della lingua, nella logica e nella teoria della conoscenza moderna, venisse sostituito dall'ideale della designazione univoca, costituiva uno sviluppo coerente delle implicazioni di questa moderna scienza matematizzata della natura. E che la lingua naturale, intesa come universale, si sia nel frattempo reiserita nel cuore del dibattito filosofico, è un fenomeno che va annoverato tra le esperienze-limite connesse con l'universalità dell'accesso scientifico al mondo".   [H. G. GADAMER: Verità e metodo 2° - pg.298]

"Abbiamo così, da una parte, la semiotica e la linguistica che hanno condotto a nuove conoscenze sul funzionamento e la struttura dei sistemi linguistici e segnici e, d'altra parte, la teoria della conoscenza che comprende che è la lingua il medium  di ogni accesso al mondo. Entrambe le prospettive concorrono a fornire un diverso punto d'inizio alla legittimazione filosofica dell'accesso scientifico al mondo. Quest'ultimo si affidava al soggetto che, procedendo con consapevolezza metodica, fa sua la realtà dell'esperienza con i mezzi della costruzione razionale-matematica formulata in proposizioni. In tal modo il soggetto compiva il suo peculiare compito conoscitivo, culminante nella simbolizzazione matematica con cui la scienza della natura si dà uno statuto universalmente valido. Secondo questo ideale l'intermedium della lingua È ESCLUSO; ma nella misura in cui si diviene consapevoli della lingua in quanto tale essa insegna l'originaria mediatezza di ogni accesso al mondo e, ancor più, l'impossibilità di aggirare lo schema linguistico ".  [H. G. GADAMER: Verità e metodo 2° - pg.299]

"Il linguaggio scientifico non è la stessa cosa del linguaggio ordinario. I suoi simboli sono di un tipo diverso, e si formano in un modo diverso. L'uomo sviluppa una serie di linguaggi scientifici in cui ciascun termine viene definito in maniera chiara ed inequivoca, ed in cui diviene possibile descrivere le relazioni oggettive delle idee e la concatenazione delle cose. Egli procede dai simboli verbali impiegati nel linguaggio ordinario ai simboli dell'aritmetica, della geometria, dell'algebra, a quei simboli che troviamo nelle formule chimiche. Si tratta di un passo decisivo nel processo di oggettivazione. Ma questa conquista l'uomo la paga a caro prezzo. La sua esperienza immediata, concreta della vita sbiadisce esattamente nella stessa misura in cui si avvicina alle sue più elevate mete intellettuali. Ciò che resta è un mondo di simboli intellettuali; il mondo dell'esperienza immediata si è dissolto.
Per preservare e riconquistare questo approccio immediato, intuitivo alla realtà sono necessari una nuova attività ed un nuovo sforzo. E ad assolvere questo compito occorre non già il linguaggio, ma l'arte". [ERNST CASSIRER: Simbolo, mito e cultura - pg.157-58]

La simbolizzazione matematica è solo uno dei molteplici linguaggi simbolici attraverso cui si può leggere il mondo; esso NON ESCLUDE ma, anzi, INTEGRA "l'intermedium della lingua" (Gadamer) o il "linguaggio ordinario" (Cassirer) cioè l'approccio logico-filosofico. Infatti la descrizione matematica degli enti fisici è necessariamente accompagnata ed integrata dalla "parola", sia pur disciplinata sulla sola aristotelica.
Non è la matematica ad essere esclusa dalla "lingua naturale" (si studia già dalle elementari), ma è l'intero approccio scientifico-materialista che, essendo ritagliato sull'univocità statica degli enti fisici e delle loro relazioni, non è di alcuna utilità (se non nei suoi criteri epistemici generali) nel dominio delle discipline dello spirito, nelle quali l'aspetto duale-polivalente, oltreché astratto, dei suoi enti (sentimenti, concetti, ideali, immagini, leggi, ecc.) e delle loro relazioni reciproche, richiede una metodologia sui generis, che si eleverà a un rango di rigore e di affidabilità comparabile a quello della scienza nella misura in cui REALIZZERÀ nel proprio dominio particolare, quello della qualità, UNA COMPIUTA ANALOGIA di ciò che il metodo scientifico è nel dominio del quantificabile.

Ciò che maggiormente differenzia ed oppone i due regimi, è il concetto di RIGORE, il quale si identifica e si realizza soprattutto nell'UNIVOCITÀ di significato dei simboli scientifici (il numero è l'archetipo stesso dell'univocità, della distinzione analitica, dell'oggettività rigorosa: la matematica non è un'opinione soggettiva), mentre, all'opposto, nel dominio dialettico della qualità (simboli), il rigore, la definizione e la verità di un significato si misurano, paradossalmente, proprio sulla MOLTEPLICITÀ delle accezioni che vi convergono complementariamente, non escluse le accezioni opposte (non contraddittorie). In altri termini, mentre nella logica scientifica il rigore e l'univocità delle conclusioni sono garantiti dal rigore e dall'univocità delle premesse, nella dia-logica si giunge alla univocità della sintesi a partire dalla alterità semantica (opposizione) delle premesse 'tesi' e 'antitesi'; o possiamo anche dire che si giunge alla definizione dell'ente a partire dal confronto tra i molteplici aspetti di opposizione semantica che lo costituiscono. Scrive G. Durand:

"Se l'oggetto della simbologia è per essenza pluridimensionale, e si rifrange lungo tutto il tragitto antropologico, ne risulta che non si può più accontentarsi di una ermeneutica restrittiva, a una sola dimensione. In altre parole, le ermeneutiche riduttive peccano tutte per la restrizione del campo esplicativo. Esse non possono prendere il loro valore se non aggiunte le une alle altre: la psicoanalisi si illumina mediante la sociologia strutturale e quest'ultima riferendosi a una filosofia del simbolo di tipo cassireriano, junghiano, bachelardiano. ll corollario del pluralismo dinamico e della costanza bipolare dell'immagine è, come ha scoperto Paul Ricoeur in un decisivo articolo, la coerenza degli ermeneuti ".     [G. DURAND: L'immaginazione simbolica - pg.101]  

Scrive Gadamer:

"Logica e dialettica appartengono ad un unico movimento circolare, dove il dialéghesthai è sempre in funzione di un lógos che non viene concepito come universalità astratta, ma come movimento delle determinazioni, come processualità linguistica".    [G. GADAMER: L'enigma del tempo - pg.195]

Quando si comprenderà che la dialettica è il processo di sintesi di due logiche opposte o, meglio, è il processo di interazione dei due sensi opposti, autonomi e necessari di una logica superiore, e che il lógos rappresenta la sintesi finale di tale processo, si capirà molto meglio la relazione tra logica classica e dialettica.

Gadamer usa spesso il termine "dialogica" in sostituzione di "dialettica": mi sembra corretto, visto che la dialogica (dia=due) fa un chiaro riferimento ad uno sdoppiamento (analitico) e ad una riunificazione (sintetica) di due logiche indipendenti e non reciprocamente riducibili. La Logica è davvero solo UNA, come il mondo, ma, come il mondo si presenta con DUE volti, quello materiale-concreto-univoco-quantitativo, e quello spirituale-soggettivo-duale-qualitativo; pertanto essa non può che rispecchiarne la polarità suddividendosi nei DUE distinti regimi di "logica matematica" (o "logica dell'oggetto") e di "dia-logica" (o "logica del soggetto"). La logica classica è la logica della determinazione e della definizione univoche, mentre la dialogica definisce UN EQUILIBRIO armonico di logiche opposte-complementari.
Mentre il principio di non-contraddizione proibisce la coesistenza di logiche opposte imponendo l'eliminazione di una delle due, la dialogica, al contrario, impone la coesistenza (armonica) di entrambe e proibisce il sacrificio dell'una sull'altare dell'altra; un sacrificio che condurrebbe ineluttabilmente a ciò che chiamiamo "estremismo".
Un esempio indicativo può essere quello che riguarda gli opposti "libertà" e "legge": se sacrifichiamo la legge in nome di una libertà assoluta, cadiamo nell'estremismo squilibrato dell'anarchia; se, invece, sacrifichiamo la libertà in nome di una assoluta obbedienza alla legge, cadiamo nell'estremismo opposto del dispotismo e della tirannide.

Pertanto, questa dualità di logiche implicita nella dialettica (o dialogica) non costituisce un inaccettabile "dualismo cartesiano" poiché l'unità è recuperata in una realizzata complementarità armonica delle due. Anzi, il dualismo cartesiano rappresenta la negazione stessa della dialogica, poiché impone la coesistenza di due logiche opposte quando esse, nella loro rigidità assolutistica, non ancora reciprocamente armonizzate, di fatto si relazionano in modo conflittuale, come i due termini di una contraddizione.

Scrive C. Sini:

"Dobbiamo imparare a reinterpretare il mondo sulla base della pari dignità epistemologica delle due logiche, cioè, in breve, dobbiamo ridare respiro all'analogia e ai suoi prodotti. [...]
Bisogna tornare a un sapere che non si riduca più al mero conoscere (identità), ma che sia un assaporare e un dar senso (analogia), cogliendo quelle vibrazioni armoniche dei simboli attraverso le quali parla anche la natura nei suoi enigmi più riposti. La simbolica si delinea pertanto, non come una scienza particolare, ma come una sorta di metascienza o di scienza di tutte le scienze. [...] ln certo modo la simbolica armonizzerà il momento analogico con quello analitico, conferendo a entrambi il loro giusto posto nel sapere e nella prassi complessiva dell'uomo". [CARLO SINI: Dal simbolo all'uomo, in AUT. VARI: Simbolo, Metafora, Filosofia - pg.35]

green demetr

Non esiste un linguaggio matematico naturale. E' una mera follia.

Vi è veramente una grande ingenuità nel pensiero di Sini, che crede che tutto si risolva con una stretta di mano tra analogico e digitale. Perchè qua in ballo non è l'analisi, come vorrebbe lui, ed io.

Ovviamente la questione delle due logiche è quella dell'analisi (nominale) e  quella analogica (gli spostamenti di significato inconsci).

L'archetipo in questo senso, non diventa mai analisi, ma sempre digitalizzazione, possibilità di elencazione di proprietà, di riproduzione. Non si può riprodurre ciò che non si conosce.

Possiamo usare simboli come integratori, anzi dobbiamo, in questo ti seguo, ma guai a noi se li rendiamo delle tipologie ad indirizzo matematico-naturale.

le tipologie matematico-naturali, sono semplicementi o costituenti a partire da cui nasce il soggetto.

Non sono il soggetto! La retorica della connessione delle idee, tra res-extensa e res-cogitans, è un pure delirio, una vanità. Che Dio punisce!

Il vero Dio, non quello psico-pompo autoproclamentesi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Dio non ha nome!

Grazie per le citazioni di Gadamer, lo ritenevo in gamba....ma evidentemente non ha capito nulla!!! la dialettica hegeliana è il momento del negativo, ma il negativo non è una questione formale!!! non riguarda la natura, presunta come linguaggio (linguaggio naturale???? che mi tocca sentire!!!)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Carlo Pierini

Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2018, 21:49:46 PM
Vi è veramente una grande ingenuità nel pensiero di Sini, che crede che tutto si risolva con una stretta di mano tra analogico e digitale. Perchè qua in ballo non è l'analisi, come vorrebbe lui, ed io.

CARLO
<<Analogico e digitale>>?   :)  ...E' una battuta, o dici sul serio? 
L'<<analogia>> che si intende in senso filosofico (similitudine rigorosa tra due significati) non ha niente a che vedere con l'<<analogico>> che si contrappone a <<digitale>> in campo tecnologico, nel quale i due termini servono per distinguere due modalità di variazione di grandezze fisiche: una modalità continua (analogica) e una modalità discreta, per salti (digitale).

paul11

ciao Carlo Pietrini,
la logica classica sono regole, sintassi e semantica a cominciare da quella predicativa di Aristotele con le regole di non contraddizione, identità e terzo escluso; quella proposizionale nacque dagli stoici e ripresa da Frege, Russell,Wittgenstein e ripresa dall'analitica anglosassone.
Ti troverai gli stessi problemi che avete avuto nella discussione sul rapporto mente-cervello, dove sta l'ontologia, dove sta la fenomenologia, dove sta l'epistemologia.
Prendere il linguaggio e attribuire la lui il ruolo veritativo significa a mio parere scambiare le ontologie :è impossibile.
Nulla come il linguaggio verbale, gestuale, ordinario, specialistico, logico, matematico, artistico, ecc, è sfuggevole.
A mio parere il linguaggio è strumento per arrivare alla conoscenza, alle ontologie (anche se all'analitica non piace l'ontologia), m soprattutto è impossible togliere la psiche come credeva Frege, o di chi che pensava fosse possible creare un linguaggio delle parole simile a a quello matematico: sfuggirà l'intuizione, sfuggiranno i pensieri "laterali".

Dobbiamo pensare che è l'uomo il soggetto, agente conoscitivo, che è essere anche irrazionale, impulsivo, passionale.

Non esistono i compartimenti stagni del dominio fisco e quello dell'astrazione, dovresti sapere essendo un conoscitore della complementarietà che siamo noi a mediarli con i segni, simboli, e questi sono già interpretazione quantitative e qualitative.
Il problema è come noi li mediamo e la logica cerca il percorso di coerenza e correttezza affinchè la razionalità giunga a risolvere.

Se la logica classica detta le regole "statiche", la dialettica, o chiamala pure dialogia è la dinamica, in quanto costruisce l'argomentazione su regole sillogistiche e con tentativi, come le tavole della verità di Wittgenstein su operatori logici, direi di "contenere" i limiti della correttezza linguistica

Carlo Pierini

#5
Citazione di: paul11 il 02 Ottobre 2018, 01:14:17 AM
Dobbiamo pensare che è l'uomo il soggetto, agente conoscitivo, che è essere anche irrazionale, impulsivo, passionale.

CARLO
Infatti l'uomo non è il soggetto della sola dialettica coscienza-mondo ma anche della dialettica coscienza-inconscio (cioè coscienza-istinti biologici e coscienza-pulsioni ideali).

PAUL11
Non esistono i compartimenti stagni del dominio fisco e quello dell'astrazione, dovresti sapere essendo un conoscitore della complementarietà che siamo noi a mediarli con i segni, simboli, e questi sono già interpretazione quantitative e qualitative.

CARLO
E' proprio ciò che ho scritto in "La conoscenza come rito eucaristico".


SEAN O'RIADA: Women of Ireland
https://youtu.be/Hq0Vd8vSfHc

Carlo Pierini

Citazione di: paul11 il 02 Ottobre 2018, 01:14:17 AM
Prendere il linguaggio e attribuire la lui il ruolo veritativo significa a mio parere scambiare le ontologie :è impossibile.


CARLO
...E dove altro vuoi trovare la verità, se non nel linguaggio? La verità, per definizione, non è che il corretto rispecchiamento della realtà nel linguaggio. Senza linguaggio non esiste alcuna verità.

PAUL11
Nulla come il linguaggio verbale, gestuale, ordinario, specialistico, logico, matematico, artistico, ecc, è sfuggevole.

CARLO
Infatti, il linguaggio non serve solo per esprimere la verità, ma anche per mentire, per ingannare, per nascondere la verità nel modo più sfuggente. E' per questo che chiamiamo verità, non le chiacchiere, ma la concordanza/complementarità delle chiacchiere con l'oggetto a cui esse si riferiscono.

Ipazia

Detto in poche parole: Fatta la tara della dipendenza deterministica del secondo dal primo, non è possibile applicare la medesima logica al determinismo dell'universo fisico e all'indeterminismo dell'universo antropologico. Concordo con Gadamer, e chiunque altro la pensi come lui, che il linguaggio è il medium delle funzioni superiori dell'indeterminismo antropologico: il Santo Graal, la pietra del contendere. Perchè è strumento operativo comune alle due logiche. E quindi necessita di un regolamento di condominio e di esperti amministratori.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Citazione di: Ipazia il 02 Ottobre 2018, 17:32:08 PM


Detto in poche parole: Fatta la tara della dipendenza deterministica del secondo dal primo, non è possibile applicare la medesima logica al determinismo dell'universo fisico e all'indeterminismo dell'universo antropologico. Concordo con Gadamer, e chiunque altro la pensi come lui, che il linguaggio è il medium delle funzioni superiori dell'indeterminismo antropologico: il Santo Graal, la pietra del contendere. Perchè è strumento operativo comune alle due logiche. E quindi necessita di un regolamento di condominio e di esperti amministratori.

CARLO
Concordo. L'univocità della logica aristotelica per il determinismo fisico, la dialogica per quello che chiami "universo antropologico".

"Il problema dei contrari inteso come principio inerente alla natura umana rappresenta un altro passo avanti nel nostro graduale processo conoscitivo. Questo problema è un problema dell'età matura. [...]
Una teoria psicologica che voglia essere più di un semplice sussidio tecnico deve fondarsi sul principio dei contrari; senza tale principio potrebbe ricostruire soltanto una psiche nevroticamente squilibrata. Non esiste equilibrio e non esiste sistema autoregolantesi senza un termine di opposizione. E la psiche è un sistema dotato di autoregolazione".  [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.107/110]

...Eppure credo che anche l'universo fisico poggi su un fondamento dialogico. Ma non ho ancora capito qual è.

Ipazia

Citazione di: Carlo Pierini il 02 Ottobre 2018, 21:01:35 PM
...Eppure credo che anche l'universo fisico poggi su un fondamento dialogico. Ma non ho ancora capito qual è.
Potrebbe essere i terzo principio della dinamica di Newtoniana memoria aggiornato al principio di retroazione dei "limiti dello sviluppo", che risale da Eraclito fino alla dialettica posthegeliana.  ;)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

#10
Citazione di: Ipazia il 03 Ottobre 2018, 08:51:02 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 02 Ottobre 2018, 21:01:35 PM
...Eppure credo che anche l'universo fisico poggi su un fondamento dialogico. Ma non ho ancora capito qual è.
Potrebbe essere i terzo principio della dinamica di Newtoniana memoria aggiornato al principio di retroazione dei "limiti dello sviluppo", che risale da Eraclito fino alla dialettica posthegeliana.  ;)

CARLO
Ci sono anche il positivo e il negativo elettrici, il nord e il sud magnetici, il dualismo onda-particella, e poi l'opposizione spazio-tempo, ...ma si presentano come grandezze statiche reciprocamente indifferenti. Non mi ci raccapezzo!


MAVERICKS - Dance the night away
https://youtu.be/-UajuBAUkBs

paul11

Citazione di: Carlo Pierini il 02 Ottobre 2018, 16:56:07 PM
Citazione di: paul11 il 02 Ottobre 2018, 01:14:17 AM
Prendere il linguaggio e attribuire la lui il ruolo veritativo significa a mio parere scambiare le ontologie :è impossibile.


CARLO
...E dove altro vuoi trovare la verità, se non nel linguaggio? La verità, per definizione, non è che il corretto rispecchiamento della realtà nel linguaggio. Senza linguaggio non esiste alcuna verità.

PAUL11
Nulla come il linguaggio verbale, gestuale, ordinario, specialistico, logico, matematico, artistico, ecc, è sfuggevole.

CARLO
Infatti, il linguaggio non serve solo per esprimere la verità, ma anche per mentire, per ingannare, per nascondere la verità nel modo più sfuggente. E' per questo che chiamiamo verità, non le chiacchiere, ma la concordanza/complementarità delle chiacchiere con l'oggetto a cui esse si riferiscono.
Basta errare inventandosi un fondativo, una tautologia e su queste costruirci postulati.............e cambia il mondo.
Mi interesso da troppo tempo dei fondativi, e per me sono i dispositivi culturali che reggono le volte culturali.
Guarda i fondativi delle  matematica del 1900, guarda il postulato sulle parallele che reggeva l geometria euclidea e le nuove costruzioni delle geometrie sferiche e d iperboliche.
Guarda i postulati delle scienze economiche e vi troverai l'edonismo e l'utilità egoistica.
Le logiche procedono e non precedono i postulati e gli enunciati.Posso inventarmi Batman come fondativo e poi seguire correttamente tutte le logiche e ti accorgerai che tutto è vero(corretto direi meglio) linguisticamente ,ma falso come "essente".Perchè è l'intuito 
iniziale che cambia le prospettive del mondo

Phil

Citazione di: paul11 il 03 Ottobre 2018, 10:39:04 AM
Le logiche procedono e non precedono i postulati e gli enunciati.Posso inventarmi Batman come fondativo e poi seguire correttamente tutte le logiche e ti accorgerai che tutto è vero(corretto direi meglio) linguisticamente ,ma falso come "essente".Perchè è l'intuito
iniziale che cambia le prospettive del mondo
Leggendo questo, mi è venuta in mente "la prova ontologica dell'esistenza di dio" di Godel (che di sistemi logici se ne intendeva): un mero esercizio di applicazione formale della logica, un accademico divertissement.

Carlo Pierini

#13
Citazione di: paul11 il 03 Ottobre 2018, 10:39:04 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 02 Ottobre 2018, 16:56:07 PM
Citazione di: paul11 il 02 Ottobre 2018, 01:14:17 AM
Prendere il linguaggio e attribuire la lui il ruolo veritativo significa a mio parere scambiare le ontologie :è impossibile.


CARLO
...E dove altro vuoi trovare la verità, se non nel linguaggio? La verità, per definizione, non è che il corretto rispecchiamento della realtà nel linguaggio. Senza linguaggio non esiste alcuna verità.

PAUL11
Nulla come il linguaggio verbale, gestuale, ordinario, specialistico, logico, matematico, artistico, ecc, è sfuggevole.

CARLO
Infatti, il linguaggio non serve solo per esprimere la verità, ma anche per mentire, per ingannare, per nascondere la verità nel modo più sfuggente. E' per questo che chiamiamo verità, non le chiacchiere, ma la concordanza/complementarità delle chiacchiere con l'oggetto a cui esse si riferiscono.

PAUL11
Basta errare inventandosi un fondativo, una tautologia e su queste costruirci postulati.............e cambia il mondo.
Mi interesso da troppo tempo dei fondativi, e per me sono i dispositivi culturali che reggono le volte culturali.
Guarda i fondativi delle  matematica del 1900, guarda il postulato sulle parallele che reggeva l geometria euclidea e le nuove costruzioni delle geometrie sferiche e d iperboliche.
Guarda i postulati delle scienze economiche e vi troverai l'edonismo e l'utilità egoistica.
Le logiche procedono e non precedono i postulati e gli enunciati.Posso inventarmi Batman come fondativo e poi seguire correttamente tutte le logiche e ti accorgerai che tutto è vero(corretto direi meglio) linguisticamente ,ma falso come "essente".Perchè è l'intuito
iniziale che cambia le prospettive del mondo

CARLO
La conoscenza è un processo appena nato, un ...bicchiere da riempire che è ancora in gran parte vuoto. Ma questo non è un buon motivo per rimanere ciechi alle conquiste preziose di verità che già ne ricoprono abbondantemente il fondo e per annunciare avventatamente che "in realtà" la conoscenza è un bicchiere vuoto e che tale resterà per sempre, come fate voi relativisti pigri e un po' farfalloni. Come ci ricordava Ipazia: <<Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza>>.


DON McLEAN: Vincent
https://youtu.be/oxHnRfhDmrk

Testo:
Stellata notte di stelle,
il pennello intingi nel grigio e nel blu,
affacciati a un giorno d'estate
con occhi che conoscono l'oscurità della mia anima.
Ombre sulle colline
abbozzano alberi e narcisi,
rapiscono la brezza e il freddo dell'inverno
nei colori sul biancore della neve d'attorno.

Solo ora capisco cosa cercavi di dirmi
e quanto soffrivi sapendo d'aver ragione
e come cercavi di liberarli.
Ma loro non ascoltavano, non sapevano proprio come.
Forse ascolteranno ora.

Stellata notte di stelle,
fiammeggianti fiori, luccichio che sfavilla
e nubi impazzite d'una foschia violetta
si riflettono negl'occhi di cielo-china di Vincent.
Colori cangianti,
aurore nei campi di grano a maturare,
facce consunte e dal dolore segnate
si riscattano sotto l'amorosa mano del pittore.

No, non sapevano amarti loro,
nonostante il tuo amore così vero,
e quando non ci fu più ombra di speranza
in quella notte di stelle...
in quella notte di stelle
ti sei tolto la vita come spesso fanno gli amanti.
Ma avrei voluto dirti, Vincent,
che questo mondo non era adatto
a un uomo così tanto bello, come te.

Stellata notte di stelle,
ritratti appesi in stanze deserte,
volti senza cornice su anonime pareti,
coi loro occhi scrutano il mondo e non dimenticano.
Uguale agli sconosciuti che hai incontrato,
poveri vagabondi vestiti di stracci,
una spina d'argento d'una rosa insanguinata
in frantumi giace sulla vergine neve.

Solo ora credo di capire cosa cercavi di dirmi
e quanto soffrivi sapendo d'aver ragione
e come cercavi di liberarli.
Ma loro non ascoltavano, non ascoltano ancora,
e forse mai lo faranno...            

green demetr

Citazione di: Ipazia il 02 Ottobre 2018, 17:32:08 PM
Detto in poche parole: Fatta la tara della dipendenza deterministica del secondo dal primo, non è possibile applicare la medesima logica al determinismo dell'universo fisico e all'indeterminismo dell'universo antropologico. Concordo con Gadamer, e chiunque altro la pensi come lui, che il linguaggio è il medium delle funzioni superiori dell'indeterminismo antropologico: il Santo Graal, la pietra del contendere. Perchè è strumento operativo comune alle due logiche. E quindi necessita di un regolamento di condominio e di esperti amministratori.

Sì ok, ma cosa c'entra allora la dialettica? su cosa si baserebbe, se sono solo regole fissate da fantasmatici legislatori?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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