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Lo starec Zosima

Aperto da Jacopus, 21 Giugno 2021, 23:17:08 PM

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Alexander

#15
Buongiorno a tutti


E' difficile capire il senso di quelle parole estrapolandole dal testo. Sono pronunciate dal giovane Markel, negli ultimi giorni di vita, quando la tisi e la pazzia si erano impadronite di lui. Il brano è uno dei più poderosi de i Fratelli Karamazov, in cui il genio mistico e letterario  di D. si esprime probabilmente ai suoi massimi livelli. Ad un certo punto il giovane, ai rimproveri della mamma che gli chiede perché si sente in colpa per tutto e tutti, risponde:


Questo, allora, nessuno di noi lo poteva capire, ma lui piangeva di gioia e diceva: «C'era tanta gloria di Dio intorno a me, gli uccellini, gli alberi, i prati, i cieli, e io vivevo nella vergogna, io solo disonoravo ogni cosa, e non mi accorgevo di tanta bellezza e di tanta gloria!». «Tu, però, ti accusi di troppi peccati!»  esclamava la mamma, e piangeva. «Mammina, gioia mia, io piango di felicità, non di dolore. Sono io che voglio essere colpevole davanti a loro, non te lo so spiegare, ma non so come fare per amarli di più. Se sono colpevole davanti a tutti, ma se in compènso tutti mi perdonano, ecco, questo per me è il paradiso. Non sono forse in paradiso, ora?». E diceva anche tante altre cose, che non si potevano nè tenere a mente, nè trascrivere.

Sì, la vita è del tutto assurda. Non è da pazzi vedere la gloria maestosa e l'amore di Dio nel mezzo della più grande, apparente assurdità?

daniele22

Ho predato qualche donna, e loro si son fatte predare, o è il contrario? Chi può dirlo? Ho anche versato qualche lacrima, ma non vi ho pensato.
La vita è assurda fintanto che uno specula sul senso della vita. Pensar troppo non fa bene, soprattutto perchè gli esiti del nostro pensare raramente tengono conto della stima o disistima che nutriamo verso noi stessi. Ma a guardar bene poche sono le persone che si disistimano sinceramente ... i più di fatto recitano, laddove tutti, nel nostro intimo più profondo sinceramente si stimano. Signori, son finite le epoche delle misurazioni pubbliche. Una dialettica costruttiva, a questo punto, può solo darsi nel discutere delle proprie esperienze personali qualora lo si voglia fare

Kobayashi

Alexander, secondo me non è così assurdo come sembra.

È l'effetto di una profonda riconciliazione con la vita, con ogni aspetto di essa, anche con quelle cose che sembrano ingiuste (come una malattia mortale contratta in giovane età).
L'accettazione di tutti e di tutto che produce una pace profonda, e quindi la felicità.
E un mondo del genere è in effetti il paradiso.
È come se si riuscisse all'improvviso a dimenticare la lotta, e rimanesse solo la gioia, l'interesse, l'amore per l'altro.
Ma per arrivare a questo bisogna prima attraversare la disperazione, come ha fatto il giovane Markel. Bruciare le speranze umane, il progetto, la rabbia, la ribellione.
Come la notte oscura dei mistici.

"E come abbiamo fatto a vivere, a inquietarci e a non capire nulla, finora?", chiede Markel.
"Miei cari, perché venire a lite fra noi, gonfiarci l'uno di fronte all'altro, tenerci a mente le reciproche offese: entriamo senz'altro in questo giardino, e mettiamoci a passeggiare e a divagarci, ad amarci e a lodarci l'un l'altro, e a baciarci, e a benedire la vita nostra".

paul11

 Essendo l'argomento posto nel forum filosofia, lo sviluppo appunto filosoficamente.


Se esiste il peccato è perché esiste il male. E sembra che il male sia connaturato nell'uomo, come individui, come stirpe, generazione, come storia che si ripete e si perpetua.
Quindi è il male ontologicamente sussistente? Sembrerebbe di sì, poiché le leggi, comandamenti religiosi, o leggi laiche negli Stati, tentano di regolare ciò che è insito nella natura umana.


Se si accetta la possibilità che esista il male, scaturisce l'esigenza morale del suo contraltare, il bene.


Negare l'ontologia del male porta conseguentemente  all'eliminazione della morale e quindi al pensare che lo "stato di natura" oserei dire la condizione "edenica" primordiale, dimentichi il peccato e la colpa. Quindi ,qualunque forma e sostanza umana che si realizzi, concretizzi,  ad esempio nell'egoismo e altruismo, nell'uccidere o nel gesto di misericordia, sarebbe accettato "al di là del bene e del male"......e nessuno sarebbe colpevole. Cadrebbe il concetto di giustizia.
L'amore sarebbe non la condizione salvifica contro il male, ma solo una, come tante, delle manifestazioni comportamentali umane...uno stato d'animo quanto quello di fare un torto ad un proprio simile. E allora sorgerebbero contraddizoni ben più potenti di quelle sostenute dal senso morale e di giustizia.


A mio parere ,oggi, nel nostro tempo, viviamo in entrambe le visioni, quella morale e quella a-morale e infatti la giustizia è in crisi ...e non solo la giustizia.

daniele22

Citazione di: paul11 il 23 Giugno 2021, 13:39:25 PM
Essendo l'argomento posto nel forum filosofia, lo sviluppo appunto filosoficamente.


Se esiste il peccato è perché esiste il male. E sembra che il male sia connaturato nell'uomo, come individui, come stirpe, generazione, come storia che si ripete e si perpetua.
Quindi è il male ontologicamente sussistente? Sembrerebbe di sì, poiché le leggi, comandamenti religiosi, o leggi laiche negli Stati, tentano di regolare ciò che è insito nella natura umana.


Se si accetta la possibilità che esista il male, scaturisce l'esigenza morale del suo contraltare, il bene.


Negare l'ontologia del male porta conseguentemente  all'eliminazione della morale e quindi al pensare che lo "stato di natura" oserei dire la condizione "edenica" primordiale, dimentichi il peccato e la colpa. Quindi ,qualunque forma e sostanza umana che si realizzi, concretizzi,  ad esempio nell'egoismo e altruismo, nell'uccidere o nel gesto di misericordia, sarebbe accettato "al di là del bene e del male"......e nessuno sarebbe colpevole. Cadrebbe il concetto di giustizia.
L'amore sarebbe non la condizione salvifica contro il male, ma solo una, come tante, delle manifestazioni comportamentali umane...uno stato d'animo quanto quello di fare un torto ad un proprio simile. E allora sorgerebbero contraddizoni ben più potenti di quelle sostenute dal senso morale e di giustizia.


A mio parere ,oggi, nel nostro tempo, viviamo in entrambe le visioni, quella morale e quella a-morale e infatti la giustizia è in crisi ...e non solo la giustizia.


Ciao Paul11, volevo fare qualche nota al tuo discorso.


Secondo Paragrafo: Tu dici che sembrerebbe di sì, poichè le leggi tentano di regolare ciò che è insito nella natura umana.
Dico io che sembra l'esatto contrario di quel che si pretende dalle leggi della fisica ad esempio. Come dire che la legge pone un controverso all'universo originando il diverso.


Quarto paragrafo: .... pensare che la condizione "edenica" dimentichi il peccato e la colpa.
Bene, dico io, ma la responsabilità? Se il peccato e la colpa possono essere cancellati dall'oggi al domani, sai che casino succederebbe se si cancellasse da domani la responsabilità (senza contare che in tale casino ci si trova già)?
La responsabilità rinvia di fatto ad uno stato che regoli la responsabilità. Qual è la forma stato che più si avvicina alla condizione edenica? Infine, se sono i nostri problemi preoccupazioni a formare il mondo, è possibile che con l'andar del tempo un giorno possa pure cadere la necessità (l'esigenza) della responsabilità? Così come sono state costruite, le cose, se lo riteniamo opportuno possiamo anche giocare a smontarle

Ipazia

Citazione di: Kobayashi il 23 Giugno 2021, 11:21:53 AM
È l'effetto di una profonda riconciliazione con la vita, con ogni aspetto di essa, anche con quelle cose che sembrano ingiuste (come una malattia mortale contratta in giovane età).
L'accettazione di tutti e di tutto che produce una pace profonda, e quindi la felicità.
E un mondo del genere è in effetti il paradiso.
Senza tante complicazioni teologiche, lo stesso risultato si ottiene prendendo filosoficamente atto che i viventi sono creature mortali e che la morte è parte integrante della vita, da viversi nella sua unicità cercando il più possibile il proprio paradiso.

CitazioneÈ come se si riuscisse all'improvviso a dimenticare la lotta, e rimanesse solo la gioia, l'interesse, l'amore per l'altro.
Ma per arrivare a questo bisogna prima attraversare la disperazione, come ha fatto il giovane Markel. Bruciare le speranze umane, il progetto, la rabbia, la ribellione.
Come la notte oscura dei mistici.

"E come abbiamo fatto a vivere, a inquietarci e a non capire nulla, finora?", chiede Markel.
"Miei cari, perché venire a lite fra noi, gonfiarci l'uno di fronte all'altro, tenerci a mente le reciproche offese: entriamo senz'altro in questo giardino, e mettiamoci a passeggiare e a divagarci, ad amarci e a lodarci l'un l'altro, e a baciarci, e a benedire la vita nostra".
Ogni volta che, girovagando tra le mie montagne, trovo cippi e lapidi commemomoranti l'eroico sacrificio di tanti giovani mandati al macello resisto a stento allo stimolo di quel comunista cileno che andava nottetempo ad orinare nei sepolcri dei gerarchi del regime fascista. Ma non basta una favoletta per cambiare questo stato di cose, e neppure per comprenderle, passaggio essenziale per decostruirne le cause.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

C'è una morale individuale e collettiva, morale che decide, sceglie di volta in volta che cosa è bene e che cosa è male. Male che si accompagna al bene, come l'amore all'odio: come si può fare del bene se non laddove ci sia del male e viceversa.

Se l'uomo è considerato malvagio fin dalla sua nascita, un peccatore, come suggerisce il testo all'origine di questa discussione, allora io ritengo che sia, dal punto di vista religioso, una bestemmia, dal punto di vista esistenziale e filosofico una madornale sciocchezza, una assurdità appunto.

Lou

#22
Citazione di: paul11 il 23 Giugno 2021, 13:39:25 PM
Essendo l'argomento posto nel forum filosofia, lo sviluppo appunto filosoficamente.


Se esiste il peccato è perché esiste il male. E sembra che il male sia connaturato nell'uomo, come individui, come stirpe, generazione, come storia che si ripete e si perpetua.
Quindi è il male ontologicamente sussistente? Sembrerebbe di sì, poiché le leggi, comandamenti religiosi, o leggi laiche negli Stati, tentano di regolare ciò che è insito nella natura umana.


Se si accetta la possibilità che esista il male, scaturisce l'esigenza morale del suo contraltare, il bene.


Negare l'ontologia del male porta conseguentemente  all'eliminazione della morale e quindi al pensare che lo "stato di natura" oserei dire la condizione "edenica" primordiale, dimentichi il peccato e la colpa. Quindi ,qualunque forma e sostanza umana che si realizzi, concretizzi,  ad esempio nell'egoismo e altruismo, nell'uccidere o nel gesto di misericordia, sarebbe accettato "al di là del bene e del male"......e nessuno sarebbe colpevole. Cadrebbe il concetto di giustizia.
L'amore sarebbe non la condizione salvifica contro il male, ma solo una, come tante, delle manifestazioni comportamentali umane...uno stato d'animo quanto quello di fare un torto ad un proprio simile. E allora sorgerebbero contraddizoni ben più potenti di quelle sostenute dal senso morale e di giustizia.


A mio parere ,oggi, nel nostro tempo, viviamo in entrambe le visioni, quella morale e quella a-morale e infatti la giustizia è in crisi ...e non solo la giustizia.
Da un punto di vista teologico/filosofico non sono sicura che la negazione dell'antologia del male porti alle conseguenze che descrivi. Giusto per fare un esempio, Agostino nega consistenza " ontologica " al male con la teoria della privatio boni di derivazione plotiniana, male come assenza di bene, quindi privo consistenza ontologica per l'appunto. Il male si giocherebbe su un piano diverso da quello strettamente ontologico. Peró occorrerebbe una chiarificazione di " ontologia del male", perchè non so se ho colto in modo corretto cosa intendevi con questa dizione.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

Citazione di: paul11 il 23 Giugno 2021, 13:39:25 PM
Essendo l'argomento posto nel forum filosofia, lo sviluppo appunto filosoficamente.

Se esiste il peccato è perché esiste il male. E sembra che il male sia connaturato nell'uomo, come individui, come stirpe, generazione, come storia che si ripete e si perpetua.
Quindi è il male ontologicamente sussistente? Sembrerebbe di sì, poiché le leggi, comandamenti religiosi, o leggi laiche negli Stati, tentano di regolare ciò che è insito nella natura umana.
Proprio perchè è argomento filosofico, sembra di no. Male e bene sono argomenti filosofici di tipo etico che con l'ontologia c'entrano nulla. C'entrano con l'evoluzione etica, ovvero con norme comportamentali elaborate dalla specie umana sulla base di condizioni naturali incontrovertibili, ma che di etico, in sè, non hanno e non sono nulla.

CitazioneNegare l'ontologia del male porta conseguentemente  all'eliminazione della morale e quindi al pensare che lo "stato di natura" oserei dire la condizione "edenica" primordiale, dimentichi il peccato e la colpa. Quindi ,qualunque forma e sostanza umana che si realizzi, concretizzi,  ad esempio nell'egoismo e altruismo, nell'uccidere o nel gesto di misericordia, sarebbe accettato "al di là del bene e del male"......e nessuno sarebbe colpevole. Cadrebbe il concetto di giustizia.
L'amore sarebbe non la condizione salvifica contro il male, ma solo una, come tante, delle manifestazioni comportamentali umane...uno stato d'animo quanto quello di fare un torto ad un proprio simile. E allora sorgerebbero contraddizoni ben più potenti di quelle sostenute dal senso morale e di giustizia.
Fallacia del "piano inclinato" malposto fin nelle sue premesse. Il successo evolutivo dell'uomo è di tipo sociale ed ogni società, anche non umana, indipendentemente dall'esistenza dei numi, si dà regole comportamentali atte alla sopravvivenza dell'organismo sociale di appartenenza. Da ciò scaturisce la morale. Con margini di manovra, sempre indipendentemente dai numi, assai ristretti, perchè una società eticamente mal condotta è destinata al fallimento. "Al di là del bene e del male" c'è una società utopica che ha trovato una ricetta sociale così perfetta da non aver bisogno di leggi e carceri. Comunque sempre meno utopica di un paradiso celeste.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: baylham il 23 Giugno 2021, 17:36:52 PM
C'è una morale individuale e collettiva, morale che decide, sceglie di volta in volta che cosa è bene e che cosa è male. Male che si accompagna al bene, come l'amore all'odio: come si può fare del bene se non laddove ci sia del male e viceversa.

Se l'uomo è considerato malvagio fin dalla sua nascita, un peccatore, come suggerisce il testo all'origine di questa discussione, allora io ritengo che sia, dal punto di vista religioso, una bestemmia, dal punto di vista esistenziale e filosofico una madornale sciocchezza, una assurdità appunto.


Perdona Baylham, ma Zosima non dice che l'uomo è malvagio sin dalla nascita, fa solo una constatazione sul presente. Dopo indica pure una via per rendersi conto di qualcosa che lo redimerebbe ... Il bene e il male esistono, e lo sperimentiamo fin dai tempi in cui esiste la vita, data per vera la teoria dell'evoluzione. Infine, ogni volta che ti muovi, o pure se stai fermo, puoi far del male a qualcuno, però non sono certo disposto a vivere chino scopando incessantemente con una scopetta là dove metterò i miei piedi. Insomma, bisognerà pure accettare o valorizzare addirittura anche la morte, ovvero i motivi per cui si possa pure morire

baylham

Che cosa significa essere "colpevole", quale sarebbe la "comune colpa universale", da che cosa dovrebbe "redimersi" l'uomo?
La tradizionale, perversa, concezione del peccato originale, da cui, indipendentemente dall'ateismo, mi sento totalmente estraneo.

daniele22

Citazione di: baylham il 23 Giugno 2021, 22:38:03 PM
Che cosa significa essere "colpevole", quale sarebbe la "comune colpa universale", da che cosa dovrebbe "redimersi" l'uomo?
La tradizionale, perversa, concezione del peccato originale, da cui, indipendentemente dall'ateismo, mi sento totalmente estraneo.


Di pagare con uno sputo quelli che lavorano, ad esempio. Potrei tirar fuori vagonate di colpe comuni. E di rinculo prendo quelli che si disinteressano tranquillamente di tali fatti. Ma dove vivi Baylham?

baylham

Si, sono colpevole, è tutta colpa mia, sono consapevole di non amare a sufficienza gli sfruttati e gli sfruttatori, piango, lo sfruttamento è lavato via, siamo nella gloria.







paul11

#28
 @Daniele 22
Penso che l'uomo non appartenga a corpi "inerti" fisici che seguono regole di causa-effetto, è  molto meno prevedibile e in quanto tale è impossible inquadrare l'uomo dentro una legge fisica.
L'uomo non appartiene alla sola natura fisica.


Quarto paragrafo: .... pensare che la condizione "edenica" dimentichi il peccato e la colpa.Bene, dico io, ma la responsabilità? Se il peccato e la colpa possono essere cancellati dall'oggi al domani, sai che casino succederebbe se si cancellasse da domani la responsabilità (senza contare che in tale casino ci si trova già)?[

Infatti, sono d'accordo con te, ecco perché ritengo quanto meno difficile, sostenere  una tesi contraria alla "presenza del male". La condizione edenica è simile all'anarchia, infatti è ritenuta utopia, in quanto l'uomo morale e saggio non ha bisogno di leggi esterne per essere regolato nei suoi comportamenti, significa che sa dominarsi e controllarsi affinché i suoi comportamenti siano virtuosi nel rispetto verso i suoi simili e se stesso, è responsabile eticamente poiché la legge morale  è interiore.


@baylham
C'è una morale individuale e collettiva, morale che decide, sceglie di volta in volta che cosa è bene e che cosa è male. Male che si accompagna al bene, come l'amore all'odio: come si può fare del bene se non laddove ci sia del male e viceversa.
Appunto.... Allora significa che le morali e le etiche storicamente sono funzionali al potere che domina che per mantenere il proprio privilegio e sottomettere i popoli ,storicamente muta morali . etiche e quindi le leggi a proprio compiacimento . Quindi significa che la malvagità da sempre regna sovrana e si traveste di potere e denaro.



Se l'uomo è considerato malvagio fin dalla sua nascita, un peccatore, come suggerisce il testo all'origine di questa discussione, allora io ritengo che sia, dal punto di vista religioso, una bestemmia, dal punto di vista esistenziale e filosofico una madornale sciocchezza, una assurdità appunto.


Una delle prime constatazioni della storia del pensiero umano è la presenza del male sulla terra.
La seconda domanda è :"ma perché deve essere così, da dove arriva questo male?"
L'ulteriore constatazione è che l'uomo è ambiguo e può essere malvagio e fare quindi del male ai propri simili , per diversi motivi , ma sempre malvagi.
Che religioni, spiritualità, filosofie, fino alle scienze, alla psicanalisi, psicologia, psichiatria e quanto altro ,tentino di spiegare, ma di fatto esiste, è presente. Ognuno interpreta il male a suo modo, ma è costantemente presente.


@ lou


...allora prova a dimostrare il contrario , lo stai dicendo a un credente che è anarchico e che certe domande se le pone......da quasi cinquant'anni. Se lo stato edenico, il paradiso terrestre, l'anarchia,  fosse stata possible, perché siamo siamo così lontani dal poterlo essere, ieri, il lontano ieri, e l'oggi? La realtà è crudele. Io vedo oltre a passeggere gioie e felicità, che vorrei tanto fossero presenti per sempre nell'intera umanità, svanire come neve al sole di fronte a dolore e sofferenze. Perchè bastano pochi malvagi su moltitudini di innocenti, per vincere nella "disciplina della terra". Vince il forte ,non il saggio .
Leggetevi attentamente il capitolo 14 del Vangelo di Giovanni , c'è la fede, c'è un Consolatore e un "principe della terra" che non può vincere contro Gesù, ma domina la terra e in quanto tale l'uomo.
Ora, se anche tutto questo fosse invenzione, intendo religioni, Vangeli e quant'altro, o comunque avere una posizione contraria, sta di fatto che è dentro il pensiero umano da sempre .E' nel karma e nel samsara delle reincarnazioni, è nella parusia ed escatologia delle religioni.
Che poi Agostino ritenga che il male si presenta per sottrazione del bene, vale a dire che l'"essere" definito come bene si sottrae presentandosi come "non- essere",cioè il male,  è una contraddizione, perché significherebbe che il bene e il male hanno radice identica, sarebbero le due facce della stessa medaglia. E' come se Parmenide dicesse che  una cosa, un ente che "è" scompare (e questo è già un assurdo logico) e appare quindi il "non-essere", questo è un paralogismo sofistico. Perché se una cosa "è" significa che ontologicamente non viene dal nulla e non può sparire nel nulla, diversamente non è fondamento e infatti Platone spiega il "bene" in modo diverso, credendo nella metempsicosi.  Agostino per uscire dalla sua originaria tradizione manichea  costituisce  un sottrarsi  focalizzandosi nella volontà (il cui contraltare sarà il pessimismo filosofico di Schopenhauer, proprio sulla volontà). Il male "è" ontologicamente ed è evidente in tutte le manifestazioni umane, tant'è che il corpo è "corruttibile" come l'anima......ma questo ci porta nella religone e spirtualità, fuori dal contesto strettamente filosfico. Il giudizo , il giudizio divino, su quali criteri sarebbe mai costituito. La giustizia su quali criteri fondanti sarebbe mai costruito se fra il bene e il male ,come oggi accade, li divide orami un filo sottile tanto da essere fra loro confusi. Oggi cosa è male e bene? Quale è il criterio per dirimere le miriadi di opinioni umane che autogiustificano ciascuno il proprio pensare e credere? Sto pensando bene o male? Sto facendo bene o male? La presenza è costante nei nostri pensieri e azioni, quindi non può esistere una sottrazione del bene da cui solo lì compaia il male.


@ipazia


Giochi con le parole? A parer tuo ( ma direi della amorale modernità) male e bene fanno parte dell'etica, quindi ne sarebbero proprietà, caratteristiche. Ebbene se l'etica è il comportamento, vale a dire la pratica, dimmi dov'è finita la coscienza morale che sta prima dell'azione e giudica l'azione.E'forse il comportamento che giudica se stesso? Direi proprio di no.
Poi dici che l'etica è evolutiva. Evolutiva cosa significa per te, che nei diversi tempi storici è più consapevole di sé ed è aumentata la coscienza morale per cui i nostri comportamenti, le nostre azioni sociali che compongono l'etica sono "migliorate"? Quindi da comunista ideologa, credi che il capitalismo sia meglio eticamente di qualunque forma di scambio economico precedente ad esso?


Norme comportamentali che migliorano evolutivamente? Quindi è scientificamente provato che esiste una coscienza, che le neuroscienze e la psicologia cognitiva hanno dedotto dai cromosomi, dalle sequenze degli acidi proteici del DNA che siamo migliorati? I tuoi concetti sono vuoti, nemmeno dimostrabili per la scienza, arrivi a conclusioni senza nemmeno premesse che giustifichino l'argomento. Se dici che sulla base di "condizioni naturali incontrovertibili", quando si sa che la natura invece è corruttibile, perché si trasforma in continuazione e quindi controvertibile, che non hanno nulla di etico, ma da cui fuoriesce l'etica........ti contraddici da sola. Da dove mai sortirebbe questa etica? Quale è il luogo umano della morale? O vorrai forse dirmi che un coccodrillo si pone dei problemi morali ?
Poi arrivi a dire che l'istinto di sopravvivenza ha a che fare con la morale?
E' proprio il contrario invece. E' l'uomo che si uccide per una idea, è l'uomo che sceglie un martirio. Lo trovi forse nell'etologia? Una comunista che dovrebbe sapere cosa significa coscienza individuale e sociale, di classe, mi viene a fare dei discorsi che un Bill Gates e compagnia cantante farebbe per autogiustificare la sua intelligenza, strategia, denaro in banca. Sei una liberista comunista? La morale con le sue azioni estreme, dal mistico al martirio, è esattamente l'opposto dello stato naturale, non ne segue il suo percorso. Guarda uno yogi che digiuna, che si purifica,  che oltre alla sua mente cerca il controllo del corpo , esattamente il contrario del processo naturale.
E' evidente che l'uomo può autodominare, autocontrollare, non è affatto supino agli impulsi naturali, passivo. Perchè lo yogi, il mistico, il martire, hanno giudicato che il bene sia significativo per la loro esistenza per cui hanno fatto scelte di vita. Dimmi in natura, tolto, l'uomo, chi può fare scelte di vita? Anche  il tuo pensare ed essere  comunista in fondo è una  scelta di vita che contempla una morale ed etica. Intendo dire che la tua coscienza morale ed etica sono permeati da ciò che ritieni giusto o sbagliato moralmente e questo influisce sul tuo "modo di essere" nel modo.
Vale per ciascuno di noi.

Lou

#29
Citazione di: paul11 il 24 Giugno 2021, 10:34:37 AM
@Lou.............
Il male non è ontologico in Agostino, non ha consistenza dell'essere e la cosa, per qunto mi riguarda, non la trovo affatto contradditoria: esempio - l'oro è e, come ben dici, sta nella volontà il problema non nell'essere-oro: l'avidità (peccato) è un un errore della volontà  e non inerisce l'ontologia di per sè, volontà che, per stare all'esempio, è volta - vuole - un bene minore scambiandolo per un sommo bene che non è (in questo caso ovviamente il sommo bene è il dio). Banalmente l'oro non è il sommo bene e scambiarlo nella gerarchia dei beni per "ciò che non è" non inerisce l'ontologia , ma il volere, è pertanto un male morale non ontologico, non è essere-oro il male.
Pur essendo agnostica e aconfessionale, anch'io alcune domande me le son fatta e alcuni ragionamenti, tant'è che trovo la proposta agostiniana una tra le più razionali e profonde in ambito teologico/filosofico.
Ti ringrazio per l'invito alla lettura del passo del Vangelo, sarà istruttiva perchè 1. non la ricordo e 2. è una opportunità di riflessione.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche