L’irriducibilità dell’uomo

Aperto da Jacopus, 16 Giugno 2023, 08:36:05 AM

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iano

#45
Possiamo considerare l'etica il riflesso condizionato dell'umanità, abbastanza imperfetto da poter essere ricondizionato senza aspettare i tempi dell'evoluzione biologica?
Se anche le sue leggi sono scritte nella pietra allora si possono sempre riscalpellare.
Possiamo quindi vedere il male come un imperfezione funzionale?
Gli scalpellini in ogni caso non sono le metafisiche.
Le metafisiche sono i solchi, o le vecchie impronte su cui ricalchiamo i nostri passi, in un percorso che non è comunque  mai scontato.
Dobbiamo inventarci un nuovo sentiero.
Intanto curiamo di non rompere le file presi da paura ed affanno.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La metafisica oggettiva c'è ed è tutta interna al ciclo  vita-morte dei viventi. Anche l'etica "fondamentale" si radica in tale binomio, in particolare per una specie come la nostra che ha razionalizzato e indagato l'insuperabile contrapposizione vita/nascita-morte.

Tutte le etiche, e le metafisiche, si sono in ogni epoca fondate su tale rapporto ed è da qui che si riparte ogni volta si voglia ridefinire l'etica a livello metafisico. Che poi diventa prassi e norma.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Pensarbene

Citazione di: iano il 21 Giugno 2023, 16:30:09 PMSi. in fondo la questione è molto semplice. L'etica come carattere non dell'uomo, ma dell'umanità.
Si,possiamo definirlo una specie di DNA sociopsicologico che si evolve con la specie e gli individui.

Kobayashi

Non capisco però come si possa addestrare il singolo alla responsabilità senza l'uso di almeno una delle seguenti spiegazioni:
- un elemento metafisico esterno: è Dio a chiederlo;
- una concezione specifica di natura umana: è la tua natura di mammifero empatico che te lo impone, e lo vedi da te se solo riuscissi a liberarti dalle menzogne dell'individualismo;
- un cammino esistenziale o spirituale: la necessità di essere responsabile emergerà nel corso della trasformazione interiore, effetto secondario di un'"illuminazione" di qualche tipo.

Si dovrebbe mutare atteggiamento etico solo per effetto della preoccupazione per il futuro della razza umana?
Funzionerebbe?

Jacopus

Direi la terza, che preferisco definire percorso pedagogico o di bildung, come ama dire la tradizione filosofica classica tedesca. O se preferisci andare indietro nel tempo "gnothi sauton" (conosci te stesso).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Kobayashi

Ogni cammino spirituale o come si voglia definire presuppone una specifica verità sull'uomo.
Non si può da una parte insistere sull'artificiosità culturale dei valori morali e dall'altra perorare la causa della conoscenza di sé.
Piuttosto bisogna saper riconoscere la presenza di due piani.
Il primo è quello della critica che porta necessariamente al relativismo culturale.
Il secondo è quello della vita concreta e comporta, altrettanto necessariamente, la dimenticanza del primo e l'affermazione di una verità, di una certa concezione del bene e del male.
Per esempio: tutti gli esercizi filosofici contro l'etnocentrismo vengono subito cancellati di fronte alla possibilità di mettere le mani su chi pratica ancora l'infibulazione, che sia in Africa o in qualche comunità di immigrati in Europa.
Nella prassi, per quanto io sia consapevole della relatività dello sviluppo e dei risultati della mia civiltà, entra in scena la mia fede nei suoi valori (o in alcuni di essi), sperimentata come spontanea e indiscutibile e giusta.

Inizialmente ci hai detto che l'uomo è creatore di se stesso, è extra-natura e non dipende da alcun dio (e siamo nel livello della critica). Poi hai suggerito la via della responsabilità e della bildung: però qui siamo passati al secondo livello...

Pensarbene

"Conosci tè stesso" può deludere,spaventare,sorprendere,quindi è un consiglio da seguire fino ad un certo punto.
Mi spiace dirlo,ma guardate che il Sè è un "luogo" o un "soggetto" la cui conoscenza completa non è consigliabile.
Io parlo spesso con un amico di questo,una persona che su questo argomento sa molto
e lavora molto.
Lui ha ragione quando dice:"Vedi  ci sono "cose" dentro di noi che è bene abbiano il permesso di non essere viste,portate alla luce,esposte. Alcune di esse preferiscono restare sconosciute alla persona stessa e non per questo le fanno del male.Altre,invece,la pensano diversamente e non hanno problemi nel diventare consapevoli.
Una delle illusioni che mettono nei guai gli esseri umani è quella del Sè che bisogna conoscere,non è tutto il Sè che bisogna conoscere,è solo quella costituente del Sè che vuole essere riconosciuta e gestita,diventare cosciente.Il resto ha molte ragioni per non esserlo e non sto parlando di difese psicopatologiche o di parti "mamma mia!", ma di cose che stanno bene dove sono,in un angolo o al buio,nei sogni o nelle fantasie.A quelle cose non interessa la consapevolezza ,gli basta quello che ho appena detto "
Il mio amico ha 72 anni ,è il migliore amico che ho,sono io e vi posso garantire che io non sono mai stato così bene come ora.




Jacopus

Koba. Ritengo che la distinzione che fai fra il piano della critica e quello della prassi non mi appartenga. L'irriducibilità dell'uomo ad istanze metafisiche teologiche o naturali che siano, comporta ovviamente il relativismo o nichilismo, come giustamente fai notare ma il passaggio successivo è proprio quello di creare attraverso un lavoro su sè stessi, un mondo giusto, un mondo di giusti come nella tradizione ebraica e non un mondo di santi, come in quella cristiana. E la ricerca della giustizia deve essere una ricerca fra soggetti che si riconoscono reciprocamente, senza la distinzione servo/padrone di hegeliana memoria. Ma affinché quella ricerca sia autentica non si può prescindere dalla propria storia o da pezzi ideali della propria storia. Quindi la bildung è un processo che pur rinnegando teologie divine o naturalistiche, le deve accettare come radice del proprio pensiero e della propria azione. In fondo quello che sto dicendo lo ha detto in modo molto più elegante Kant in was ist Aufklarung. Io  sono solo un modestissimo glossatore. Kant però viveva in un epoca in cui si poteva sperare in un "progresso" tecnico esterno all'uomo che avrebbe forgiato le chiavi definitive della sapienza e della giustizia. Oggi, che questa speranza non si è avverata dobbiamo partire da altre basi, senza dimenticare il modello dell'Occidente, che non è relativo ma che può e deve assumere le maschere di ogni epoca che attraversa. Ma il prototipo dell'Occidente, oscurato poi da altri eventi che hanno rischiato di soffocarlo, è l'eroe tragico greco. Ad esso si è aggiunto l'eroe messianico ebreo. Ora bisognerebbe distillare da questi due eroi la sostanza per un nuovo mondo, in cui l'uomo possa superare finalmente e collettivamente lo stato di minorità imputabile a sè stesso. Scusate la scarsa chiarezza ma sono concetti su cui medito da molti anni ma rispetto ai quali non ho mai potuto sviluppare un pensiero sistematico, visto che faccio il filosofo solo nei ritagli di tempo. Ovviamente sono ben accette le critiche a quanto espresso, ma questo è implicito e in un certo senso affine a ciò che sto dicendo, che si fonda sulla necessità di critica e di non assoggettamento a qualsiasi "ipse dixit".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alberto Knox

la tua filosofia è una visione utopica di un mondo giusto , dove ognuno lavora su se stesso per rendersi migliore e mettersi al servizio del bene e della giustizia. Utopico perchè sai già da solo che non si avvererà mai. Quello che tiene insieme una società (insieme di soci) è una visione comune. Fondata, riconosciuta e attualizzata da qualsiasi uomo dotato di buon senso. 2500 anni fa i filosofi dell antica grecia tentarono di stabilre una sorta di terreno comune per l'etica, la morale e la buona politica. Stillando una sorta di regole inattaccabili di deduzione logica questi filosofi speravano di giungere alla soluzione di ogni conflitto , eliminare la confusione, l'incomprensione e le controversie che caratterizzavano le relazioni umane. Si deve dire che questo obbiettivo, anche assumendo che fosse possibile, non è mai stato realizzato. Il mondo moderno è più che mai logoro da conflitti nelle relazioni umane. E la crisi è dovuta esattamente perchè non si ha più una visione comune sull uomo, su Dio e il mondo.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Jacopus

È possibile che tu abbia ragione Alberto.
Ma sono le utopie che hanno cambiato il mondo. Un po' surrettiziamente mi viene da pensare che la malattia mentale non sia altro che il doppelganger delle mente visionaria dell'uomo, a partire da quel nostro progenitore che da una selce ha utopisticamente estratto un coltello. Penso che proseguirò su questo cammino che è lo stesso di Edipo. Non importa il prezzo da pagare perché alla fine resta della nostra vita solo lo sguardo che sei riuscito a scambiarti con la Sfinge. Sulla confusione dei nostri tempi hai ancora una volta ragione e non esistono facili ricette di pronta guarigione. È possibile che lo stesso progetto homo sapiens sia viziato fin dall'origine, ma allora, a maggior ragione, perché non provarci a cercare ognuno nella sua piccola o grande vita, la giustizia, quel sentimento che ti fa dire: "questa è la via più comoda ma io sceglierò l'altra, perché è la via più giusta".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Atena e l'irriducibilità umana ce la rammentano, coi piedi per terra su una questione formativa cruciale che resiste ai deliri di Prometeo, il prof. Crepet, che non è certo un bigottone oscurantista:

https://www.ilgazzettino.it/AMP/nordest/paolo_crepet_mamme_gay_utero_in_affitto_stato_identita-7473959.html
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

L'etica non è una esclusiva umana. 
Basta osservare un animale per rendersene conto.

E non è neppure l'etica un epifenomeno, di un mondo che potrebbe anche farne a meno.
Perché il mondo altro non è che lo scenario, il palcoscenico, dove l'etica si può esprimere.

Questo lo aveva ben intuito Spinoza, che non per niente ha chiamato "Etica" la sua opera.

E si può averne consapevolezza cercando in noi stessi cosa davvero vale.
Magari sfidando il nichilismo, che, appiattito sul mondo, sibila che nulla vale.

E così ribaltare la nostra stessa concezione del mondo. 
Che è solo funzionale, all'Etica.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Sicuramente Bob, l'etica non è una esclusiva dell'uomo. Anzi a partire dagli animali è possibile riflettere sui principi etici fondamentali, come primo fra tutti, la necessità di ripartire equamente le risorse. Ma di fronte ad una preda straziata, pur di fronte all'etica sarà sempre il membro più forte del gruppo a cibarsi meglio e di più, contando solo sulla propria forza. L'umanità invece avrebbe la possibilità di contrattare i criteri per dividere le risorse, evitando che esse si concentrino in modo così ingiusto e irrazionale.
L'etica è un principio di responsabilità (per parafrasare Jonas) e la nostra responsabilità è una responsabilità diffusa e globale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Sono evidenziati le tue buone intenzioni Jacopus.
Ma non è differenziando che si può cogliere l'essenza dell'Etica.

Perché l'Etica può avere un solo fondamento: l'Uno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pensarbene

Per un credente tutto ciò che esiste viene da Dio,in modo particolare ciò che è bene e buono per l'uomo.
Su questo io non ho dubbi.
Sta all'uomo capire e seguire,ignorare e rifiutare
La respinsabilità è sempre e comunque solo dell'uomo perchê non c'è forza o potenza nell'universo in grado di doninare l'uomo più di quel tanto.
Oltre a questo,io non sfiderei e negherei un Dio di ..Serie A in nome di uno di serie B o C....detto senza offesa per nessuno O:-)