Le varianti simboliche della "Trinità".

Aperto da Carlo Pierini, 28 Giugno 2018, 11:27:54 AM

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Carlo Pierini

Trinità Cristiana:
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Timurti induista:
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Triade Alchemica
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Triade Taoista (Yin-Yiang-Tao)
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Triade Massonica
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Trinità dei Nativi d'America:
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Triade Egizia:
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Triade Babilonese:
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Triade Romana (Capitolina):
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Triade Siriana:
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Triade Ittita: Terra (leone) - Uomo - Cielo (ali)
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Triade Ebraica
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Lucifero trinitario: Terra (serpente) - Uomo - Cielo (ali)
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"Nel simbolismo della tradizione un genere di ternario è quello costituito da un principio primo dal quale derivano due termini opposti, o meglio complementari perché anche laddove l'opposizione sussiste nelle apparenze e ha la propria ragion d'essere a un certo livello o in un certo àmbito, il complementarismo risponde sempre a un punto di vista più profondo e di conseguenza più conforme alla reale natura delle cose in questione. Un ternario siffatto potrà essere rappresentato da un triangolo con il vertice in alto. L'altro genere è quello in cui il ternario sia costituito da due termini complementari e dal loro prodotto, o dalla loro risultante: a tale genere appartiene la triade orientale".  [R.GUÉNON: La grande triade - pg.23]

"In tutto il mondo splende una Triade di divinità, della quale una Monade è a capo. Si dice che la Diade siede presso la Monade, e che governa tutte le cose.
La dottrina di questa trinità forma uno dei più importanti caratteri delta teologia dell'India; e sembra che una triade simile si riconoscesse anche negli antichi tempi vedici. Indipendentemente dalla dottrina filosofica secondo cui tutti gli dei sono soltanto manifestazioni del Sé supremo, l'Atman, esisteva una Trinità le cui persone rappresentavano rispettivamente la terra, l'aria ed il cielo.
"Agni ha la sua dimora sulla terra, lndra nell'aria, e Surya nel cielo" (Max Muller: Contributions to the Science of Mytology, vol. II, p. 475). Ma la grande triade indù era composta di Brahmà, Vishnù e Shiva. "È universalmente ammesso che per "Brahma" gli indiani intendono "il Dio creatore, Vishnù in sanscrito significa letteralmente colui che dilige, che conserva e che consola; e Shiva colui che distrugge" (Maurice: Indian Antiquities, vol. IV, cap. I).   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 114]

"In India, si crede che Brahma si sia rivelato per la prima volta uomo da un lato, per la seconda volta femmina dall'altro, formando di conseguenza il terzo termine, la risultante. Poi, si è rivelato definitivamente con una trinità (Trimurti) più separata: è Brahma (creatore), Siva (distruttore) e Visnù (intermediario)". [R. ALLENDY: Alchimia e medicina - pg.26]

"Bisogna sempre tener presente l'unità fondamentale informatrice della triplice manifestazione; e la seguente risposta della divinità alla domanda rivoltale - quale delle persone della Trinità fosse più grande - prova che anche in tempi antichissimi non mancavano in India menti capaci di afferrare queste idee sottili. "Impara, o devoto, che non c'è distinzione reale fra di noi; ciò che a voi sembra tale, non è che apparenza. L'unico Essere appare sotto tre forme, ma Egli è Uno" (Allen: India)
L'Egitto aveva molte trinità, che variavano a seconda delle differenti epoche e delle differenti parti del paese. Esse erano per lo più antropomorfe, e consistevano generalmente in padre, madre e figlio. Tale era la triade di Osiride, Iside ed Oro in Abido, e così pure quella adorata a Tebe consistente in Arnon, Mut e Chonsu. Ma non mancavano anche idee più astratte, ed D. Pritchard, nelle sue Analisi della Mitologia Egiziana, descrive una trinità composta di tre poteri, uno generatore, uno distruttore ed uno conservatore. Si dice pure che gli antichi Egizi usassero un triangolo per rappresentare la triplice divinità; essi consideravano il sole ed il fuoco come suoi emblemi principali, poiché questi stessi erano una triade: fiamma, luce e calore".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 117]

"La teologia della regalità che meglio conosciamo - e probabilmente la più ricca - è quella dell'antico Egitto e sono quelle le concezioni che, attraverso la mediazione culturale dei greci, hanno permeato la storia spirituale dell'Occidente. Il faraone è un'incarnazione della divinità e figlio del dio [Nota: «In occasione di certe festività, il "figlio" si unisce al "padre" divino in maniera mistico-rituale» (Jacobsohn, 1939, p.46)]. In lui risiede la divina forza vitale e procreativa: il ka. Il dio riproduce se stesso in una madre umana e viene da lei generato come uomo-dio. [...]
Padre e figlio sono consustanziali, e dopo la morte il re ridiviene il dio-padre, perché il suo ka è anch'esso consustanziale al padre. [Nota: «Il dio, il re e il suo ka formano per così dire una trinità in quanto padre, figlio, e forza produttiva» (Jacobsohn, 1939, p.58)]". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.273-276]

"Nell'assurgere di Babilonia a capitale di un grande impero, il suo dio locale Merodach che, come il suo prototipo assiro Moloch, era un dio di distruzione, si immedesimò con Baal il conservatore in una persona chiamata Bel-Merodach. Questo dio, insieme a sua moglie la dea Zarpanit e al figlio Nebo, dio della profezia, formò una trinità ulteriore". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 121]

"Le memorie caldee e babilonesi conducono naturalmente a quelle del popolo ebreo. Negli oracoli di Zoroastro è scritto:
"Solo i Caldei, con gli Ebrei, hanno in retaggio la sapienza, perché rendono una pura adorazione a Dio che è il re eterno" (M Gainet: Monotheisme des Peuples Primitifs, p. 662). Ora i Cabalisti ebrei riconoscevano una trinità consistente nei tre grandi Sefiroti: Kether (Corona), Chochmah (Sapienza) e Binah (Intelletto) - tutte emanazioni di En Soph, "l'Infinito" e sintetizzate in esso. La seconda persona di questa trinità, Chochrnah, è il potere creatore, il Verbo, il Logos o Sapienza". I commentatori caldei chiamavano questa seconda persona Shechinah-Sephira, e secondo il Talmud, essa aveva le chiavi della matrice e della tomba, della vita e della morte. Questo Chochmah, o Sapienza, è lo splendore della Luce sernpiterna, lo specchio immacolato del Potere di Dio e l'immagine delia sua bontà".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 122]

...Continua...

Carlo Pierini

2a PARTE

"Anche nel Zend-Avesta dell'antico Iran si trova l'idea di una trinità. La Prima persona, o Padre, è Ahuramazda; poi vengono i due spiriti creatori, o la coppia (di contrari), mostrando così la dualità, che vedrerno poi essere la caratteristica del Secondo Logos, mentre Armaiti, la Mente, o dea della Sapienza, completa la triade ed ha una spiccata rassomiglianza tanto con Binah, l'Intelligenza dei Cabbalisti, che col Verbo, o Logos dei Neo Platonici e dei cristiani prirnitivi". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 123]
 
"I Celti erano quasi ricchi quanto gli Egizi di trinità composte di padre, madre e figlio; ma erano molto più filosofici, e si avvicinavano di più al simbolismo indù nella sua fase primitiva e meno antropomorfica. La più arcaica di tali trinità sembra esser quella di Aesar, Anu-Mathar, ed Ain. I Druidi invocavano prima di tutti Aesar, il potere risanatore di tutti mali e Salvatore: "aesain" significa fare o creare - letteralmente Aes-ar - significa il fuoco creatore (si confronti la derivazione di Osiride).
Gli Etruschi adoravano un dio Aesar; presso gli Indù egli è Aeswar o Iswara, il primo movente, il potere creatore. Si noti inoltre che "aesh" è il norne ebraico del fuoco.
La seconda persona di questa triade, Anu-Mathar, è chiamata pure Eirinn (notte) ed Ith (desiderio): essa è una potenza femminile che, insieme col maschile Aesar, può veramente considerarsi come l'aspetto duale dell'Uno". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pp. 123-124]
 
"Anche la scandinavia aveva la sua trinità, in cui Odino, il Padre supremo, aveva il primo posto ed era una personificazione del Cielo. Thor e Freya completavano la triade. Thor corrisponde al Giove latino e da lui gli inglesi hanno avuto il loro Thursday (Giovedì); mentre Freya era una personificazione della Terra e simbolo della fertilità. L'unione di Odino e Freya si supponeva avesse prodotto il dio sole Baldur "il buono e il bello" che fu ucciso, ma risorse dalla morte e che con Odino e Freya formava una seconda trinità". W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 125]
 
"In Messico era venerata una trinità consistente in: Tezcatlipoca, che aveva tutti gli attributi e tutti i poteri ascritti al Jehovah degli Ebrei, e due altri dei che occupavano i posti alla sua destra e alla sua sinistra. Nello Yucatan pure gli antichi indigeni riconoscevano una trinità che aveva grande rassomiglianza con la Trinità cristiana.
La trinità adorata nel Perù era ancor più che in altre nazioni intimamente associata al simbolismo solare; poiché Apomti, Churunti e Intiquoqui erano rappresentati come tre immagini del Sole, ed i tre nomi significavano Padre-Sole-Signore, Sole-Figlio e Sole-Fratello. [...]  Nella città di Cuicasco esiste un certo oratorio in cui si adorava un grande idolo, Tangatanga, che significa Uno in Tre e Tre in Uno". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 125]
 
"Nella tradizione estremo-orientale (...) se il Wang è effettivamente il Re, nel senso proprio della parola, è in pari tempo anche qualcos'altro.  Ciò del resto risulta dal simbolismo stesso del carattere wang:
 
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composto di tre tratti orizzontali che raffigurano rispettivamente, come quelli di altri trigrammi (...), il Cielo, l'Uomo e la Terra, e sono inoltre uniti, nel loro punto di mezzo, da un tratto verticale: infatti, dicono gli etimologisti, "la funzione del Re è quella di unire", e con questo, data la posizione del tratto verticale, si deve intendere innanzitutto unire il Cielo e la Terra. Propriamente, tale carattere designa perciò l'Uomo in quanto termine mediano della Grande Triade, l'Uomo specialmente considerato nel suo ruolo di «mediatore»; per essere più precisi, aggiungeremo che qui esso deve essere inteso non soltanto come l'«uomo primordiale», bensì come lo stesso «Uomo Universale», perché il tratto verticale altro non è se non l'asse che unisce effettivamente fra loro tutti gli stati di esistenza, mentre (...) l'intersezione tra questo e il tratto mediano orizzontale (i due tratti superiore e inferiore rappresentano il Cielo e la Terra), forma la croce, cioè appunto il simbolo dell'«Uomo Universale». (...)
Avendo sviluppato tutte le proprie possibilità sia in senso verticale che in senso orizzontale, egli è perciò il «signore dei tre mondi», i quali possono essere rappresentati anche dai tre tratti orizzontali del carattere wang". 
Volendo indicare al riguardo dei punti di confronto fra tradizioni diverse, possiamo notare come appunto per tale qualità Ermete, che del resto viene rappresentato come «re» e «pontefice» insieme, sia chiamato "Trismegistos" o «tre volte grandissimo»; a tale designazione possiamo accostare anche quella di «tre volte potente», in uso nei «gradi di perfezione» della Massoneria scozzese e che propriamente implica la delega di un potere da esercitarsi nei tre mondi". [R. GUÉNON: La grande triade - pp. 141/145]
 
"L'anima umana è per Marsilio Ficino la parte centrale nella serie graduata delle sostanze, il che non significa solo che per la sua qualità oggettiva sta in mezzo tra l'eterno e il temporale, ma anche che è rivolta nel suo atteggiamento consapevole in sù e in giù e unisce così fra di loro le due metà dell'universo.  All'anima viene quindi assai logicamente attribuito un doppio affetto e una doppia inclinazione per cui essa è ugualmente rivolta verso il divino e verso il sensibile. [...] Rispetto a questo suo duplice indirizzo il Ficino paragona qualche volta l'anima a una testa di Giano le cui facce guardano in due direzioni opposte".    [P.O. KRISTELLER: Il pensiero filosofico di M. Ficino - pp.209-10]
 
"Nelle concezioni estremo-orientali, l'Essenza e la Sostanza universale sono rispettivamente il polo superiore e il polo inferiore della manifestazione, e possiamo dire che l'una si trovi propriamente al di sopra e l'altra al di sotto di ogni esistenza. [...] La manifestazione dunque si situa interamente tra questi due poli; e lo stesso vale naturalmente anche per l'Uomo, il quale non soltanto fa parte di tale manifestazione, ma ne costituisce simbolicamente il centro stesso e, per questo motivo, la sintetizza nella sua integralità. Così l'Uomo, posto com'è tra il Cielo e la Terra diventa il «mediatore» che li unisce, il «ponte» gettato tra loro".   [R. GUÉNON: La grande triade - pp.30/31]
 
"La divisione ternaria degli enti in corpo (soma), anima (psykhe) e spirito o intelligenza (nous), che era ben conosciuta dagli antichi filosofi greci, si trova anche nel sistema di Ibn Sina, così come in quello della maggior parte degli altri filosofi e cosmologi musulmani".  [SEYYEN HOSSEIN NASR: Vita e pensiero nell'Islam - pg. 130]
 
"Per Platone, questo mondo creato da Dio è anch'esso un dio, un figlio del padre autorivelantesi. Esso ha un'anima creata dal Demiurgo, precedente il corpo. [...]
L'anima del mondo, che rappresenta il principio dominante di tutta la phisis, possiede dunque una natura una e trina. [...] Essa significa un'immagine di Dio rivelata o sviluppata". [JUNG: Psicologia e religione - pg.129]
 
"Nell'Olimpo etrusco trovasi una triade suprema: Tinia, Uni, Menrva; perfettamente corrispondente a quella di Giove, Giunone e Minerva del tempio capitolino. Sotto Tinia erano poi i 12 Dèi Consenti o complici; corrispondentemente, pare, alle dodici grandi divinità dell'Egitto (secondo Erodoto), ed ai dodici grandi Dèi dell'Olimpo greco-romano (sei Dei e sei Dee)".  [R.GUÉNON: Il Re del Mondo - pg.37]
 
"[Nel simbolismo ermetico] dal mare si leva la sorgente del Mercurio triplex nomine, che si riferisce al triplice modo di apparizione del Mercurio. La sua unità si manifesta come triade. Egli è una trinità: è l'analogia ctonia, infernale della trinità celeste, così come tricefalo è il diavolo in Dante". [JUNG: Pratica della psicoterapia - pg.214]
 
"Nel divino Lapis (Pietra Filosofale) che gli alchimisti riuscirono a concretizzare seguendo l'ispirazione divina si dà la misteriosa unità di tre elementi (anima, spiritus, corpus) fra loro connessi con lo stesso rapporto che lega nella Trinità le tre figure divine: l'unitrinitario Lapis non si presenta per Bono solo come una similitudine della Trinità: piuttosto, come questa si è storicamente incarnata con la nascita di Cristo, così il Lapis divino unendosi a quello naturale realizza una concreta divina Trinità nel mondo della materia". [Introduzione a P. BONO: Preziosa Margarita Novella - pg.XXXII]
 
"Il nome di Ermete, Hermes, è tutt'altro che sconosciuto alla tradizione araba; (...) e forse si tratta di una semplice «coincidenza» la somiglianza che esso presenta con la parola Haram che in arabo designa la Piramide? Ermete è detto «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella saggezza», che equivale all'epiteto greco «Trismegisto». (...) Può essere interessante rilevare che la parola muthalleth designa anche il triangolo, per cui si potrebbe, senza forzare troppo le cose, trovarvi qualche rapporto con la forma triangolare delle facce della Piramide (...); senza contare che il triangolo si riferisce, sotto un altro aspetto, al simbolismo del «Polo» e, sotto questo punto di vista, la Piramide stessa non è altro, in fondo, che una delle immagini della «Montagna sacra». (...)
Cosa abbastanza curiosa, nel sigillo degli Stati Uniti si ritrova la Piramide tronca, sulla quale è un triangolo raggiante che, pur essendone separato e addirittura isolato da essa dal cerchio di nuvole che la circonda, sembra in qualche modo sostituirne la cima". [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]
 
"Pico Della Mirandola vede l'unità delle creature distinta in tre forme: la prima è l'unità per cui ciascuna cosa è una [singola]; la seconda è quella per cui una creatura si unisce all'altra e tutte si uniscono per formare un universo; la terza è quella per cui tutto l'universo è uno col suo artefice. Questa triplice unità che è presente in ogni cosa fa di ogni cosa l'immagine della trinità divina". [N. ABBAGNANO: Storia della filosofia, vol. III - pg. 74]
 
"Gioachino da Fiore divide la storia del mondo in tre grandi epoche, ispirate e dominate successivamente da una diversa persona della Trinità: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Nella visione dell'abate calabrese, ognuna di queste epoche rivela, nella storia, una nuova dimensione della divinità e, per questo permette un perfezionamento progressivo dell'umanità che conduce, nell'ultima fase - ispirata dallo Spirito Santo - alla libertà spirituale assoluta".  [ELIADE: Immagini e simboli - pg.183]
 
 
" Poiché tutte le cose esistono solo grazie al Principio, fra di esse e questo deve esistere un legame permanente, raffigurato dai raggi che uniscono al centro tutti i punti della circonferenza. (...) Si vede come ne risulti un ternario, costituito dal centro, dalla circonferenza e dal raggio che li unisce e nel quale il raggio ha esattamente lo stesso ruolo (...) del raggio della Ruota Cosmica della Grande Triade estremo-orientale. (...) E' il caso di notare che per ogni punto della circonferenza la direzione della tangente può essere considerata come l'orizzontale e, di conseguenza, quella del raggio a essa perpendicolare come la verticale". [R. GUÉNON: La Grande Triade - pg. 187-88]
 
"Sviluppando questa disamina della struttura dialettica del discorrere sillogistico dimostrativo, si deve notare che anche il rapporto che intercorre tra le premesse stesse e tra le premesse e la conclusione si modella secondo la scansione dialettica. (...) Infatti, se si considera che la conclusione dimostrativa non è altro che una esplicitazione della premessa minore, attraverso il principio analitico della premessa maggiore, risulta assai agevole schematizzare la struttura sillogistica nella triade dialettica di tesi, antitesi e sintesi: la premessa minore è la tesi, la maggiore è l'antitesi, la conclusione la sintesi".  [G. BARZAGHI: Dialettica della Rivelazione - pg. 27]
 
"Altizer perviene alla definizione-chiave di Dio come di «un reale processo dialettico in atto», che si dispiega attraverso i tre momenti di tesi, antitesi e sintesi. [...]
Il processo teocosmico della sintesi è costituito da una «apocalittica ed escatologica» coincidentia oppositorum, in virtù della quale Sacro e profano, Dio e mondo cesseranno di fungere da termini di una alternativa e saranno una cosa sola".    [N. ABBAGNANO: Storia della filosofia, vol. X - pg303]

viator

Salve Carlo. Tu pensi alla storia, io alla biologia. A me piace pensare che la radice penultima (l'ultima è quella fisica, della quale qui non mi occupo) della simbologia triplicistica possa collocarsi nella mitosi, cioè nel processo per il quale una cellula si riproduce dividendosi in due parti.

Stupefacente fenomeno che racchiude il significato della duplicità e della molteplicità generate dall'unicità. Esso quindi simboleggia e contiene l'unicità della cellula originaria, la duplicità di quelle generate, la triplicità di un processo che si realizza attraverso 3 cellule (la madre e le due figlie), infine apre la strada alla molteplicità generata dal continuo riprodursi del processo stesso.

Inoltre tale fenomeno instaura e contemporaneamente giustifica e risolve una delle contraddizioni fondamentali della filosofia : quella che riguarda l'essere in quanto vita ed il non essere in quanto morte.

Dimmi tu : ma la cellula che si divide originando due copie di sé, che sta facendo ? Si divide o si moltiplica ? Muore o sta rinascendo duplicata ? La sua individualità svanisce o si sposta all'interno delle nuove cellule ?
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Carlo Pierini

Citazione di: viator il 28 Giugno 2018, 12:36:19 PM
Dimmi tu : ma la cellula che si divide originando due copie di sé, che sta facendo ? Si divide o si moltiplica ? Muore o sta rinascendo duplicata ? La sua individualità svanisce o si sposta all'interno delle nuove cellule ?

Magari potessi risponderti esaustivamente! Avrei raggiunto lo scopo finale della mia ricerca trentennale: l'applicazione del Principio di complementarità alle scienze della natura (fisica, chimica, o biologia). 
Ho scritto più di duemila pagine per evidenziare la sua validità nel campo delle discipline diciamo "uamanistiche" (psicologia, simbologia, storia della cultura, teologia, logica, filosofia, ecc.) e quindi per supportare l'ipotesi della sua universalità, ma non sono ancora riuscito a coronare il sogno di saltare il fosso verso la realtà fisica. Un sogno coltivato (ma mai realizzato) anche dal fisico Niels Bohr:

<<Il principio di complementarietà di Nils Bohr era nientemeno che un tentativo per costruire la pietra angolare di una nuova epistemologia. Quando «...nella prospettiva filosofica generale... ci si presentano situazioni che richiamano quella della fisica quantistica», non significa che queste situazioni siano in qualche modo un pallido riflesso, o «vaghe analogie», di un principio che risulta fondamentale soltanto nella fisica quantistica; piuttosto è la situazione della fisica quantistica che rappresenta soltanto un riflesso di un principio onnipervadente. (...)                 
Qualunque fossero i fattori più importanti che contribuirono alla formulazione del principio di complementarietà da parte di Bohr in fisica, (...) fu il significato universale del ruolo della complementarietà che Bohr intendeva sottolineare. (...) Infatti, come Rosenfeld fa puntualmente notare, «Mentre la sua intuizione sul ruolo della complementarietà in fisica si approfondiva nel corso di questi anni creativi, egli riuscì a indicare situazioni in campo psicologico e biologico che presentano anch'esse aspetti complementari; e la considerazione di tali analogie da un punto di vista epistemologico gettava luce, a sua volta su problemi fisici non familiari.
Bohr dedicò una notevole quantità di duro lavoro ad esplorare le possibilità di applicazione della complementarietà ad altri campi del sapere; egli attribuiva a questo compito un'importanza non minore delle sue ricerche puramente fisiche>>.  [G. HOLTON: L'immaginazione scientifica - pg.132]

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