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LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 11:54:35 AM

Titolo: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 11:54:35 AM
Le principali critiche al "Cogito ergo sum" cartesiano, e le repliche di quest'ultimo a tali critiche  (effettive o solo ipotizzate), secondo me  sono sono molto ben sintetizzate nello schema di cui al seguente LINK; ovviamente, come tutte le sintesi estreme, anche quelle dello schema da me riportato non possono che risultare molto "semplicistiche" e " sommarie " (difetto inevitabile).
https://filosofeo.wordpress.com/wp-content/uploads/2016/01/obiezioni_sollevate_a_cartesio.pdf
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Non intendo certo diffondermi qui ad esaminare in dettaglio tutte tali obiezioni, più o meno opinabili, e le relative repliche di Cartesio; ed infatti mi limiterò, qui, alla "critica più opinabile di tutte", che, forse, è quella che prospettai io al mio professore di filosofia del Liceo.
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LA MIA "GIOVANILE" CRITICA AL "COGITO ERGO SUM"
Il mio ragionamento era "tel quel" il seguente: <<Se la proposizione di Cartesia si basa sul cosiddetto "principio di evidenza" e/o sulla cosiddetta "intuizione" (sulle quali due cose ci sarebbe comunque molto da discutere), secondo me i termini della sua proposizione avrebbero dovuto essere invertiti nel seguente modo: "Ego sum, ergo cogito!" Ed infatti, per poter "pensare" qualsiasi cosa, per prima cosa devo previamente e necessariamente "presumere" e/o "intuire" come "cosa evidente" di esistere "io" come "ente individuale" in grado di pensare (premessa); soltanto dopo aver preso atto che "io" esisto come "ente individuale" in grado di pensare , e, cioè, che "io sono", ne consegue che, poi, posso anche "pensare" ed attribuire i "pensieri" che mi passano per la testa al mio "io", quale "ente individuale" con una "precisa identità".  Ovvero, in altre parole se io non fossi, non potrei pensare un bel niente (conseguenza logica)." >>
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Quindi, secondo me, il cosiddetto "principio di evidenza" e/o la cosiddetta "intuizione", avrebbe dovuto riguardare principalmente la "percezione dell'esistenza del mio io"; condizione "necessaria" (ma, purtroppo, non per tutti anche "sufficiente") per poter  "pensare".
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A tale mia argomentazione, il mio professore replicò, più o meno: <<Però il fatto che tu pensi, è la prova che tu esisti; ed è questo che voleva dire Cartesio>> ;)
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Il resto della nostra discussione, non lo rammento più!
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I MIEI "SENILI" DUBBI SUL "COGITO ERGO SUM".
Partendo dalla tesi "pro-Cartesio" del mio professore, o, almeno, dalla sola che vagamente ricordo, e, cioè <<Il fatto che tu pensi, è la prova che tu esisti; ed è questo che voleva dire Cartesio>>, non rammento se all'epoca e/o successivamente, mi è venuta in mente la seguente replica: <<Quindi, quando sono sotto anestesia, poichè "non penso", allora "non esisto"; ma allora chi è che è sotto anestesia?>>
Se sono sempre "io", allora vuol dire che io continuo ad esistere anche quando "non penso"; con tanti saluti al "Cogito ergo sum".
Oppure, sotto anestesia, non sono più "nessuno" perchè non sono in grado di pensare (e neanche di sognare); il che, in effetti, non è affatto un assunto da poter escludere in modo categorico.
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A parte questo particolare aspetto, a dire il vero, quello che io realmente sperimento, quando non sono sotto anestesia, è solo un "flusso di pensieri"; ma la circostanza che sia "io" a pensarli, in effetti e solo una mia "illazione" (sebbene, a dire il vero, molto persuasiva).
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In realtà, paradossalmente, potrebbe essere proprio il famigerato "demonietto cartesiano" a farmi credere che "io" stia davvero pensando, di mia iniziativa, quello che "credo" di pensare autonomamente; mentre invece, magari, sono soltanto i pensieri suoi, che, ingannevolmente, mi persuade a credere che siano i miei. ::)
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Tuttavia, in tal caso, se il famigerato "demonietto cartesiano" mi inganna in tal modo, sarebbe lui stesso a fornirmi la prova che esisto; ed infatti, se io non esistessi, come diavolo farebbe a ingannarmi? ;D
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In conclusione, ormai, non nutro più certezze, in un senso o nell'altro, circa la correttezza o meno del "Cogito ergo sum" cartesiano; sebbene, ripensandoci, tutte le "masturbazioni mentali" che mi sono fatto sin qui, sebbene frutto anche del mio rimbambimento senile, potrebbero costituire un argomento a favore del suo famoso e storico assunto!
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Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Phil il 01 Ottobre 2024, 12:46:21 PM
Citazione di: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 11:54:35 AM
mi è venuta in mente la seguente replica: <<Quindi, quando sono sotto anestesia, poichè "non penso", allora "non esisto"; ma allora chi è che è sotto anestesia?>>
Se sono sempre "io", allora vuol dire che io continuo ad esistere anche quando "non penso"; con tanti saluti al "Cogito ergo sum".
Il cogito cartesiano non afferma che "esiste solo chi pensa", ma che "pensa solo chi esiste".
Se ho evidenza di avere pensieri (fossero anche pensieri altrui, diabolici o meno), non posso più dubitare di esistere; qualunque "cosa" io sia.
Se sono incosciente, sedato o altro, probabilmente non posso nemmeno pormi l'interrogativo se io sia esistente o meno. Cartesio si riferisce all'autocoscienza (del pensare) come evidenza del proprio esistere; se tale coscienza viene meno, se si è incoscienti, chiaramente non ci si pone la questione di interrogarsi sull'eventualità della propria esistenza, su quanto i sensi ci ingannino, su diavolerie ingannatrici, etc. Se invece, pur nell'incoscienza, il mio cervello pensa o sogna in modo autocosciente, potrà ancora concludere che quel suo stesso pensare o sognare dimostra che egli esiste (che sia in un sogno, che sia in una vasca o collegato a strumentazioni mediche, che non sia nemmeno un cervello ma solo il sogno di un altro cervello o mente; qualunque "cosa" sia, può esser certo d'esistere oltre ogni ragionevole dubbio ed esclamare «sum!», e se una vocina misteriosa gli chiederà «perché? come fai ad esserne certo?», egli potra rispondere «perché cogito... ergo sum»).
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: niko il 01 Ottobre 2024, 13:21:05 PM
La piu' semplice obbiezione da fare a Cartesio e' che migliaia e migliaia di idioti, che non pensano, esistono.

Ma anche di istintivi, di romantici, di impulsivi, di ultras alla partita eccetera.

Diciamo che lui, ha generalizzato all'universo mondo qualcosa che evidentemente, valeva per lui stesso in un dato momento della sua vita, e magari, per un pugno di individui a lui simili e/o in una fase "evolutiva" simile.

E prima che qualcuno mi corregga impropriamente facendo notare che "esistere" non e' e non si traduce dal latino "sum", la locuzione per esteso era:

Cogito, ergo sum, sive existo.

E' proprio l' "existo" finale, che come generalizzazione e' insostenibile, e semmai, vale solo per lui.

Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: iano il 01 Ottobre 2024, 15:36:35 PM
Pensare è condizione sufficiente, ma non necessaria, perché io sia.
Si, ma pensare è prova quindi che vale per me solo della mia esistenza, e non vale per eventuali altri, che dovranno quindi cercare altrove la prova della ia esistenza.


Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 16:11:45 PM
Visto che abbiamo sdoganato da un pò l'idea di complessità possiamo ben dire che sotto anestesia non esiste l'io, tornata la coscienza, emerge di nuovo quello stesso io.
Penso che in fin dei conti che con Cartesio-Kant-Hegel viene ribaltata la previa conoscenza apriori di un io pre-confezionato (appunto creato da dio etc..etc..), e viene instaurata quella fenomenologia che apre le porte alla critica inferenziale sulla presenza o meno di questo io, e che arriva fino ai dibattiti sulla cibernetica, e dell'intelligenza artificiale.
Come già detto mille volte io parto volentieri da Hegel, perchè al contrario di Cartesio e Kant, pone l'accento sulla dimensione spazio-temporale, come elemento dinamico, e non apriori.
Naturalmente nel pensiero pre-cartesiano l'io è un monolite nero, una presunzione.

Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:02:10 PM
Ciao Phil. :)
Quando tu scrivi: <<Se ho evidenza di avere pensieri (fossero anche pensieri altrui, diabolici o meno), non posso più dubitare di esistere, qualunque "cosa" io sia">>; esprimi, con altre parole, "esattamente" la stessa cosa che avevo scritto io, e, cioè, che: "...se il famigerato "demonietto cartesiano" mi inganna in tal modo, sarebbe lui stesso a fornirmi la prova che esisto; ed infatti, se io non esistessi, come diavolo farebbe a ingannarmi?>> ;D
***
Poi tu scrivi (io lo metto in seconda persona indicativa): "...qualunque "cosa" tu sia, puoi esser certo d'esistere oltre ogni ragionevole dubbio ed esclamare «sum!»; e se una vocina misteriosa ti chiederà «perché? come fai ad esserne certo?», io potrò tranquillamente rispondere: <<Ne sono certo perchè proprio tu me ne dai la prova  chiedendomelo;  ed infatti, se io non esistessi, a chi mai staresti facendo la tua domanda!>>
***
Quindi mi sembra che noi due consideriamo la questione, più o meno, dallo stesso punto di vista; sebbene la mia sia una posizione un po' più "dubitativa" della tua!
Ed infatti anche il concetto di "io" è molto problematico, nonchè lo stesso  concetto di "pensiero"; come mi riservo di esaminare in un'altro apposito "topic".
***
Un cordiale saluto! :)
***
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:05:18 PM
Ciao Niko. :)
Come avevo scritto, il cosiddetto "principio di evidenza" e/o la cosiddetta "intuizione", avrebbe dovuto riguardare principalmente la "percezione dell'esistenza del mio io"; condizione "necessaria" (ma, purtroppo, non per tutti anche "sufficiente") per poter  "pensare".
Un cordiale saluto!
:)
P.S.
Ovviamente la mia è solo una considerazione "ironica".
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:06:52 PM
Ciao Iano. :)
Come avevo scritto, il cosiddetto "principio di evidenza" e/o la cosiddetta "intuizione", avrebbe dovuto riguardare principalmente la "percezione dell'esistenza del mio io"; condizione "necessaria" (ma, purtroppo, non per tutti anche "sufficiente") per poter  "pensare".
Un cordiale saluto! (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/dizzy_dark/smiley.gif)
P.S.
Ovviamente la mia è solo una considerazione "ironica".
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:28:09 PM
Ciao Green Demetr :)
Avendola sperimentata, penso anche io che, sotto anestesia non esista l'"io", mentre, cessata l'anestesia e tornata la coscienza, di solito riemerge di nuovo lo stesso "io" che c'era prima; questo, almeno, accade nella maggior parte dei casi.
***
Tuttavia, purtroppo, specie nel caso di operazioni al cervello non riuscite, una volta cessata l'anestesia, il paziente non riacquista più la coscienza del proprio "io", nè il suo "senso di identità"; e, questo, sebbene l'elettroencefalogramma (EEG) indichi la ripresa di un'attività cerebrale analoga a quella che si manifesta con il "pensiero di veglia".
Per cui, se questo è vero, allora non sempre è lecito dire "Cogito ergo sum", bensì "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans".
***
Un cordiale saluto! :)
***
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 17:28:12 PM
L'ipotesi più probabile, per non dire pressoché certa, non è tanto che non si sia nessuno sotto anestesia, bensì che non si sia proprio nessuno, sempre.
Cioè che l'io non abbia alcuna sua propria realtà. Essendo soltanto una creazione del corpo, che ne abbisogna per gestire la propria esistenza.

Vi è un corpo, che è questo in cui mi ritrovo e che considero mio. Mentre in realtà io sono soltanto un suo epifenomeno. Non ho alcuna consistenza mia propria.
Infatti io compaio quando serve, o almeno quando potrei servire, cioè solitamente da sveglio, ma quando sono meno necessario o per nulla necessario, vengo spento, non ci sono più.

Vi sono innumerevoli prove della mia nullità, in quanto io.
È sufficiente prestare attenzione.

Certo, una volta appurato di non esistere, se non come espressione contingente di ciò che ogni volta mi genera, occorrerebbe allora vedere chi si accorge che io non ho alcuna realtà mia propria...
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:42:00 PM
Ciao Bobmax. :)
Tu hai portato il discorso ad un "livello metafisico", sul quale io concordo in pieno con te; tuttavia Cartesio si riferiva al nostro "io individuale", e non al nostro "sè universale", di cui l"io individuale" è solo un mero "epifenomeno" (almeno secondo la mia e la tua Weltanschauung).
Sotto questo aspetto, come tu giustamente scrivi, l'"io individuale" non ha alcuna una sua propria "realtà", ma è solo l'"apparenza" e l'ingannevole  "manifestazione plurale" dell'UNO; ma la questione del "Cogito ergo sum" è diversa, perchè riguarda solo l'"io individuale", per cui, forse, sei andato un po' OT.
***
Un cordiale saluto! :)
***






Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Phil il 01 Ottobre 2024, 17:57:12 PM
In realtà non è nemmeno una questione di concetti come «io», «pensare», etc; nel momento in cui, anche nel vuoto silenzio mentale, percepisco sensorialmente qualcosa, ad esempio toccando o guardando, o ho la minima propriocezione, anche se potrebbe essere tutta un'illusione, posso concludere che per avere quella percezione (illusoria o meno) devo comunque esistere. Percipio ergo sum.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 18:03:37 PM
Citazione di: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:42:00 PM
Ciao Bobmax. :)
Tu hai portato il discorso ad un "livello metafisico", sul quale io concordo in pieno con te; tuttavia Cartesio si riferiva al nostro "io individuale", e non al nostro "sè universale", di cui l"io individuale" è solo un mero "epifenomeno" (almeno secondo la mia e la tua Weltanschauung).
Sotto questo aspetto, come tu giustamente scrivi, l'"io individuale" non ha alcuna una sua propria "realtà", ma è solo l'"apparenza" e l'ingannevole  "manifestazione plurale" dell'UNO; ma la questione del "Cogito ergo sum" è diversa, perchè riguarda solo l'"io individuale", per cui, forse, sei andato un po' OT.
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Un cordiale saluto! :)
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Non penso proprio, non è un discorso metafisico. Non c'entra l'Essere, è una semplice costatazione relativa all'esistere.

Se guardi con attenzione, cercando l'effettiva presenza attorno a te di "io" individuali, potrai incominciare a sospettare che in realtà non ve ne sia nessuno.
Vi sono corpi che vivono, ma che non sono guidati da un io individuale.

Una volta colto che in realtà non c'è nessuno... allora può sorgere la domanda su Dio.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 18:08:56 PM
Citazione di: Phil il 01 Ottobre 2024, 17:57:12 PMIn realtà non è nemmeno una questione di concetti come «io», «pensare», etc; nel momento in cui, anche nel vuoto silenzio mentale, percepisco sensorialmente qualcosa, ad esempio toccando o guardando, o ho la minima propriocezione, anche se potrebbe essere tutta un'illusione, posso concludere che per avere quella percezione (illusoria o meno) devo comunque esistere. Percipio ergo sum.
È il corpo che percepisce, non tu.
Tu sei soltanto una creazione del corpo, funzionale alla gestione delle percezioni.
Nulla di più.

Tanto è vero, che nulla puoi.
È sempre il corpo ad esprimere ogni volontà.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:29:37 PM
Citazione di: Eutidemo il 01 Ottobre 2024, 17:28:09 PM
Ciao Green Demetr :)
Avendola sperimentata, penso anche io che, sotto anestesia non esista l'"io", mentre, cessata l'anestesia e tornata la coscienza, di solito riemerge di nuovo lo stesso "io" che c'era prima; questo, almeno, accade nella maggior parte dei casi.
***
Tuttavia, purtroppo, specie nel caso di operazioni al cervello non riuscite, una volta cessata l'anestesia, il paziente non riacquista più la coscienza del proprio "io", nè il suo "senso di identità"; e, questo, sebbene l'elettroencefalogramma (EEG) indichi la ripresa di un'attività cerebrale analoga a quella che si manifesta con il "pensiero di veglia".
Per cui, se questo è vero, allora non sempre è lecito dire "Cogito ergo sum", bensì "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans".
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Un cordiale saluto! :)
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Ehm sono un pò arruginito col latino. :D
Il pensiero vigile, non è l'io penso.
Forse mi sarà più chiaro cosa intendi quando aprirai il topic sul pensiero.
Se la problematica è se possa esistere un pensiero e dunque l'emersione di un io, senza corpo, allora siamo d'accordo.
Nella mia visione come già detto la parola è COGITO ossia ego cogito, IO PENSO.
Se penso allora è automatico che sono (qualcosa, non importa se l'io emerga dal cervelletto, nell'ipofisi, o come oggi si crede dall'intero sistema nervoso centrale).
Mentre nella visione pre-moderna, la dimensione dell'io è praticamente ignorata.
Certo in Cartesio l'io non è una emersione ma è ancora l'automa, il robot, al cui interno abita questo "io" che è tale in quanto pensa.
Una visione datata certo, ma il grande contributo del matematico è quello di aver aperto una "fenomenologia" dell'io.
Non vorrei aver reso ancora più complicato il concetto.
In effetti ti prego di farmi capire cosa intendi: quali sono i 2 termini di paragone?
L'io e il corpo (il dualismo cartesiano) o che cosa?
Ciao!
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:34:30 PM
Citazione di: bobmax il 01 Ottobre 2024, 17:28:12 PML'ipotesi più probabile, per non dire pressoché certa, non è tanto che non si sia nessuno sotto anestesia, bensì che non si sia proprio nessuno, sempre.
Cioè che l'io non abbia alcuna sua propria realtà. Essendo soltanto una creazione del corpo, che ne abbisogna per gestire la propria esistenza.

Vi è un corpo, che è questo in cui mi ritrovo e che considero mio. Mentre in realtà io sono soltanto un suo epifenomeno. Non ho alcuna consistenza mia propria.
Infatti io compaio quando serve, o almeno quando potrei servire, cioè solitamente da sveglio, ma quando sono meno necessario o per nulla necessario, vengo spento, non ci sono più.

Vi sono innumerevoli prove della mia nullità, in quanto io.
È sufficiente prestare attenzione.

Certo, una volta appurato di non esistere, se non come espressione contingente di ciò che ogni volta mi genera, occorrerebbe allora vedere chi si accorge che io non ho alcuna realtà mia propria...
In effetti quasi ha senso.
Ma questa estate ho avuto un cambio di paradigma.
Infatti l'io non è un io-mondo, tale per cui nella tua ipotesi serve solo a sopravvivere in questo mondo.
O meglio non è solo quello, che Freud descrive come funzioni primarie dell'io.
Infatti l'io non è un io-mondo, ma è un io pulsionale.
E' la pulsione che soddisfatta quella primaria entra nell'ordine dell'epifenomeno dell'io, della coppia, della società.
Noi in effetti siamo il risultato di questa pulsione (amore divino? ovviamente si)
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:38:30 PM
Citazione di: bobmax il 01 Ottobre 2024, 18:03:37 PMNon penso proprio, non è un discorso metafisico. Non c'entra l'Essere, è una semplice costatazione relativa all'esistere.

Se guardi con attenzione, cercando l'effettiva presenza attorno a te di "io" individuali, potrai incominciare a sospettare che in realtà non ve ne sia nessuno.
Vi sono corpi che vivono, ma che non sono guidati da un io individuale.

Una volta colto che in realtà non c'è nessuno... allora può sorgere la domanda su Dio.
Ma perchè dovresti dubitare dell'amore? A partire dal fatto che se non esistesse quello primario della madre che ti sfama, non ti porresti nemmeno l'idea che qualcuno sia mero corpo incapace di pensiero, figuriamoci d'amore.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:40:33 PM
Citazione di: bobmax il 01 Ottobre 2024, 18:08:56 PMÈ il corpo che percepisce, non tu.
Tu sei soltanto una creazione del corpo, funzionale alla gestione delle percezioni.
Nulla di più.

Tanto è vero, che nulla puoi.
È sempre il corpo ad esprimere ogni volontà.
Ma se fosse così come puoi dire le parole "io", "tu" etc....
E' evidente che la percezione è una propriocezione ossia un pensare.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 19:21:46 PM
Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:38:30 PMMa perchè dovresti dubitare dell'amore? A partire dal fatto che se non esistesse quello primario della madre che ti sfama, non ti porresti nemmeno l'idea che qualcuno sia mero corpo incapace di pensiero, figuriamoci d'amore.

Ma è proprio il mio credere nell'amore che mi fa guardare ciò che "veramente" c'è.
Davvero non lo vedi?

Ti terrorizza così tanto il nulla?
Non è forse la fiducia nell'amore l'unico modo per affrontarlo?
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 19:27:09 PM
Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2024, 18:40:33 PMMa se fosse così come puoi dire le parole "io", "tu" etc....
E' evidente che la percezione è una propriocezione ossia un pensare.

Ma certo che dico "io", "tu"...
Che altro potrei dire?

Ma diventando sempre più consapevole, attraverso l'amore, che dietro di essi vi è sempre e solo l'Uno.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 01 Ottobre 2024, 19:32:39 PM
Citazione di: bobmax il 01 Ottobre 2024, 19:21:46 PMMa è proprio il mio credere nell'amore che mi fa guardare ciò che "veramente" c'è.
Davvero non lo vedi?

Ti terrorizza così tanto il nulla?
Non è forse la fiducia nell'amore l'unico modo per affrontarlo?

Devo sempre fare una fatica terribile perchè il tuo nulla equivale al mio concetto di Essere.
Il punto è che questo nulla in termini fenomenologici è sempre qualcosa.
Io non ho paura del ESSERE/NULLA, ho paura del post-modernismo di Heidegger, che non parla MAI di cose effettive, reali.
Così non sorprenda troppo la sua iniziale adesione al nazismo, e il suo anti-ebraismo metafisico, a cui mai ha chiesto scusa.
Quindi quando guardo gli altri esseri umani, vedo le pulsoni e le scelte che li guidano.
Altrimenti non esisterebbe critica alcuna, se non a modelli vuoti metafisici.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: bobmax il 01 Ottobre 2024, 20:15:24 PM
Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2024, 19:32:39 PMDevo sempre fare una fatica terribile perchè il tuo nulla equivale al mio concetto di Essere.
Il punto è che questo nulla in termini fenomenologici è sempre qualcosa.
Io non ho paura del ESSERE/NULLA, ho paura del post-modernismo di Heidegger, che non parla MAI di cose effettive, reali.
Così non sorprenda troppo la sua iniziale adesione al nazismo, e il suo anti-ebraismo metafisico, a cui mai ha chiesto scusa.
Quindi quando guardo gli altri esseri umani, vedo le pulsoni e le scelte che li guidano.
Altrimenti non esisterebbe critica alcuna, se non a modelli vuoti metafisici.

Heidegger è un corruttore.
Ha sfruttato Jaspers per realizzare trappole per allocchi.

Davvero bravo nell'inganno.
Per avere successo ha scopiazzato malamente da Jaspers, perché ne percepiva evidentemente la grandezza. Ma al solo scopo di irretire, con frasi seducenti, i tanti che in definitiva non  volevano che essere sedotti.
Sfrutta il pensiero razionale per illudere i poco accorti di aver compreso!
Ma in realtà sono stati soltanto abbagliati da pensieri ormai senza spirito.
H. è senza anima.

Se vorrai avvicinarti a Jaspers, noterai una qual assonanza, ma il messaggio è completamente diverso.
In Jaspers vive l'amore per la Verità, in H. vi è solo bieco raziocinio.

Lettura magari non facile, quella di Jaspers, ma solo perché parla del semplice.
E il semplice è sempre difficile.
Ma, da come ritengo tu sia, ne potresti trarre grande giovamento.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 02 Ottobre 2024, 00:25:25 AM
Possibili critiche al cogito cartesiano. Riparto dall'inizio. E riparto proprio da Cartesio, che è stato uno dei principali spartiacque fra pensiero premoderno e pensiero moderno, quindi difficile dargli del cretino. Ha fondato un mondo di pensiero che tuttora condiziona le nostre azioni.
Eppure, a mio giudizio, è superato da molti punti di vista. Ma prima di definire in cosa è superato, bisogna chiedersi dove voleva parare Cartesio. A mio parere, uno degli obiettivi di Cartesio è la verità, la certezza. A Cartesio nulla sembra vero, ha sempre paura che gli altri siano manichini, automi che rispondono in modo meccanico a sollecitazioni ambientali. Cosa può rendere l'uomo libero da questa visione che potrebbe sempre prendere il sopravvento? Il cogito. Il pensare è la rassicurazione che l'uomo è libero da predeterminazioni perchè è l'unica attività che non ha bisogno di una spiegazione causa-effetto e ciò lo rende, da un lato indeterminabile e dall'altro vero. A Cartesio appare come la dimostrazione della "elevazione" dell'uomo rispetto a tutto il resto del creato, visto che il pensiero/coscienza è monopolio della sola specie umana, nel creato. Probabilmente senza Cartesio non vi sarebbe stata neppure la Rivoluzione Francese, a dimostrazione dell'efficacia della sua teoria (nei termini della self-fullfilling prophecy?).

Ma Cartesio è anche la determinazione in filosofia del nascente potere borghese, individuale, padrone del proprio destino, alla ricerca di una chiarezza che evita ogni alleanza con la "tradizione", e per questo temette a lungo di essere inquisito dalla Congregazione del Sant'Uffizio, come accadeva al suo contemporaneo Galileo. Si salvò in corner collegando il cogito con la dimostrazione dell'esistenza di Dio, proprio grazie a questa "eccezionalità dell'uomo rispetto a tutto il resto del creato".

Oggi però Cartesio dimostra tutti gli anni che ha (quattrocento anni non passano invano). Basti pensare a Freud. Il suo sistema è stato ripetutamente messo in discussione e spesso con argomenti validi, ma l'inconscio è ormai stato sdoganato e testato dalla diagnostica per immagini (FMRi), mentre restano non dimostrabili altri concetti come Io e super-Io. Una parte di noi quindi è, pur pensando in un modo non cosciente, sicuramente molto lontana dal tipo di cogito che Cartesio pone al centro delle sue attenzioni. Esistono modalità di pensiero confliggenti già all'interno di noi ("non siamo più padroni neppure in casa nostra" diceva Freud).
Ma Cartesio è superato anche in una altra dimensione. In fondo Freud è ancorato anche lui alla società borghese, dove l'individuo occidentale, bianco, cristiano si pone in un modo "eroico" e "solitario" verso il mondo. Ma la psicologia e le neuroscienze, attraverso molti filoni di ricerca paralleli ci indicano come si potrebbe tradurre oggi il motto cartesiano: "cogitamus ergo sumus". Se aprite il motore di ricerca con questa frase vi si apriranno decine di pagine. Il succo del discorso è che il nostro pensiero è tale perchè pensiamo ciò che altri hanno pensato ed in primo luogo ciò che hanno pensato di noi i nostri caregiver, quando eravamo ancora facilmente condizionabili. Credere di essere un pensiero indipendente ed individuale è consolante, eroico, forse talvolta necessario, ma non vero.
Ma "l'errore di Cartesio" è anche un terzo errore e riguarda quella vulgata cartesiana, più che Cartesio stesso, che ha separato nettamente mente e corpo, ricongiungendo in questo modo, la filosofia secentesca alla filosofia classica, nella quale il pensiero contemplativo, l'otium della mente era sempre superiore al negotium, e dove avevano successo le analogie corporee alla Menenio Agrippa. Fatto sta, invece, che coscienza e corpo siano intimamente legati e che il cervello, ben lungi da avere un centro di controllo nella ghiandola pineale si è ritrovato sparso lungo tutto il corpo, fino ad avere una filiale ben fornita perfino nello stomaco. La coscienza quindi, ben lungi dal trovarsi in una sorta di centro di controllo posto all'incirca sopra i nostri occhi, è sparso lungo tutto il nostro corpo, che è inscindibilmente connesso con il cervello.
Infine Cartesio non ha fatto altro che esaltare un processo che è, secondo alcuni, (Mac Gilchrist) ancora in corso, ovvero il dominio dell'emisfero sinistro sul destro, ma questo discorso sarebbe lungo e temo che molti di voi abbiano giustamente terminato di leggere molte righe fa.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 02 Ottobre 2024, 06:35:33 AM
Ciao Green Demetr :)
Con "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans" intendevo dire che possono esserci "pensieri" anche senza un "io individuale" cosciente che li pensa.
***
Quanto al fatto che possa esistere un "pensiero" e dunque  anche l'eventuale emersione di un "io individuale", senza alcun "corpo fisico" che li supporti, almeno secondo il comune significato di tali termini, io non lo credo affatto; se il grammofono si rompe, non potrà mai più emettere musica.
Ed infatti, come pure è scritto nella Bibbia: "I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno più nulla...il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito" (Qoelet 9 5-6).
***
Per quanto concerne i due termini di paragone, e, cioè, l'"io individuale", ed il  "corpo fisico", ritengo che:
- il primo non possa esistere senza il secondo;
- il secondo, invece, se si trova in uno stato di coma profondo, purtroppo può esistere anche senza il primo.
Questo, almeno, a livello "fenomenico"; mentre, a livello "noumenico", le cose, secondo la mia concezione, sono un po' diverse (vedi mia risposta a Bobmax).
***
Un cordiale saluto! :)
***
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 02 Ottobre 2024, 07:08:19 AM
Ciao Jacopus. :)
Innanzitutto ti ringrazio per il tuo magistrale ed interessantissimo intervento, che condivido quasi completamente!
Complimenti! 8)
***
L'unico punto del tuo intervento che, almeno per quanto riguarda il tema del "Cogito ergo sum", non condivido del tutto, è il seguente: "A Cartesio nulla sembra vero, ha sempre paura che gli altri siano manichini, automi che rispondono in modo meccanico a sollecitazioni ambientali. Cosa può rendere l'uomo libero da questa visione che potrebbe sempre prendere il sopravvento? Il cogito. Il pensare è la rassicurazione che l'uomo è libero da predeterminazioni perchè è l'unica attività che non ha bisogno di una spiegazione causa-effetto e ciò lo rende, da un lato indeterminabile e dall'altro vero!"
***
A mio parere, invece, la principale "paura" di Cartesio:
- non è tanto che gli altri siano manichini, automi che rispondono in modo meccanico alle sollecitazioni ambientali di un "mondo reale";
- quanto, piuttosto, che gli altri, e lui stesso in quanto "corpo", non esistano affatto, e che possano essere soltanto il frutto un "sogno solipsistico" ingannatore.
***
Però, in effetti, il "Cogito ergo sum" non supera affatto, "in modo diretto", il vicolo cieco del "solipsismo"; ed infatti, tale assunto, non è trasferibile, con il medesimo rigore della dimostrazione matematica, da se stessi all'esistenza del pensare altrui, in quanto, come i personaggi di un sogno, gli altri potrebbero essere soltanto frutto dell'unico soggetto pensante (cioè Cartesio).
***
Tuttavia , poichè il il "Cogito ergo sum" si basa su principio dell'"evidenza", e quindi (secondo Cartesio), anche l'esistenza di Dio è per sè "evidente", questo dovrebbe superare "in modo indiretto", il vicolo cieco del "solipsismo"; ed infatti la presenza di altre menti autonomamente pensanti, e diverse dal "soggetto pensante Cartesio", è affidata a Dio, il "non ingannatore" per eccellenza.
***
Un cordiale saluto! :)
***
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 02 Ottobre 2024, 22:02:35 PM
Citazione di: Eutidemo il 02 Ottobre 2024, 06:35:33 AM
Ciao Green Demetr :)
Con "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans" intendevo dire che possono esserci "pensieri" anche senza un "io individuale" cosciente che li pensa.
***
Quanto al fatto che possa esistere un "pensiero" e dunque  anche l'eventuale emersione di un "io individuale", senza alcun "corpo fisico" che li supporti, almeno secondo il comune significato di tali termini, io non lo credo affatto; se il grammofono si rompe, non potrà mai più emettere musica.
Ed infatti, come pure è scritto nella Bibbia: "I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno più nulla...il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito" (Qoelet 9 5-6).
***
Per quanto concerne i due termini di paragone, e, cioè, l'"io individuale", ed il  "corpo fisico", ritengo che:
- il primo non possa esistere senza il secondo;
- il secondo, invece, se si trova in uno stato di coma profondo, purtroppo può esistere anche senza il primo.
Questo, almeno, a livello "fenomenico"; mentre, a livello "noumenico", le cose, secondo la mia concezione, sono un po' diverse (vedi mia risposta a Bobmax).
***
Un cordiale saluto! :)
***

Si ho letto il Neri, rientra in quel'enorme bacino di scrittori post-freudiani che ha in mente come soluzione ai dissidi interiori la suggestione.
Suggestione che però rientra nei processi dell'indusria culturale e che servono al rafforzamento delle resistenze del super-io, a favore ovviamente del tiranno.
La libera associazione di idee, presuppone un pensiero che le pensi, molto semplicemente. Il pensiero non ha cioè semplicemente il corrispettivo di un analisi, ma è qualcosa previo alla possibilità stessa di questa analisi.
Questo naturalmente è dovuta al fatto che la psicanalisi non sa nulla della filosofia (e viceversa ;) ).

Sul secondo punto, visto che mi sembrava una risposta, ci tenevo a dire che siamo invece assolutamente d'accordo, senza livelli inferiori della complessità (prendiamo pure il corpo, ma potrebbe benissimo essere l'atomo, o l'energia) non esisterebbe il livello superiore del pensiero.  ;)
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 02 Ottobre 2024, 22:16:18 PM
Citazione di: Jacopus il 02 Ottobre 2024, 00:25:25 AMoggi il motto cartesiano: "cogitamus ergo sumus". Se aprite il motore di ricerca con questa frase vi si apriranno decine di pagine. Il succo del discorso è che il nostro pensiero è tale perchè pensiamo ciò che altri hanno pensato ed in primo luogo ciò che hanno pensato di noi i nostri caregiver, quando eravamo ancora facilmente condizionabili. Credere di essere un pensiero indipendente ed individuale è consolante, eroico, forse talvolta necessario, ma non vero.
Peccato che questi sedicenti globalisti (perchè non ho motivo di credere che non lo siano, visto l'industria culturale di adorniana memoria) non fanno che ripetere esattamente quello che dice Freud.
Ma lo fanno dimenticandosi guarda caso della funzione di super-io, che è esattamente quella che porta la persona sana a porsi in una dimensione di conflitto con le dimensioni MORALI, MICA TANTO MORALI della società.
E a cui già la Grecia e la Roma antica hanno pensato.
Naturalmente dimenticano di Freud praticamente tutto.
Vedi anche la mia risposta a Eutidemo sopra.

Per il resto ottima disanima estensiva. In effetti il problema di porre i sentimenti (sofismo) sopra la ragione è ancora il problema dell'antichità che raggiunge i nostri giorni.
Notevole la cecità della pseudo-intellettualità pubblica (università, motivatori, divulgatori etc...).

Il problema del solipsismo che ha introdotto Eutidemo a mio avviso semplicemente si affronta appurando che è l'esperienza, ossia l'introiezione di qualcosa che ci cambia (per esempio l'amore), a garantire l'antidoto di questa teoria di chiara matrice narcisista e gratta gratta masochistico-sadiana.


Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 03 Ottobre 2024, 12:43:19 PM
CitazionePeccato che questi sedicenti globalisti (perchè non ho motivo di credere che non lo siano, visto l'industria culturale di adorniana memoria) non fanno che ripetere esattamente quello che dice Freud.
Non li definirei globalisti, quanto ricercatori che da diverse angolazioni hanno riflettuto sulla necessità di rivedere il concetto stesso di soggettività, che tanta importanza ha ed ha avuto nella storia dell'Occidente. Vederci come il risultato di tante menti che interagiscono ha delle conseguenze molto diverse rispetto ad una visione del soggetto "padrone del suo destino", e quindi individualisticamente chiuso nella sua soggettività alla Marchese del Grillo (ti consiglio ad esempio Schwartz e la sua teoria sulle Interior Family Systems, ma gli esempi si possono moltiplicare facilmente). Freud sicuramente era su questa strada, ma non l'ha percorsa tutta. Resta a metà, il soggetto è comunque al centro del suo quadro diagnostico, perchè il suo è un progetto terapeutico non sociologico (poi ci penseranno altri a sociologizzare la psicoanalisi) ma capisce che la guarigione agisce attraverso l'altro, quello che definisce il "Nebenmensch". Poi c'è tutto il discorso del transfert, che implica il necessario condizionamento reciproco (transfert e controtransfert) e quindi il suo "soggetto" è già qualcosa di diverso di quello istituito da Cartesio, ma non ancora eccessivamente esploso o frammentato come quello odierno.
Ovvio che il "sumus cogitantes" ha altrettante controindicazioni del "sum cogitans" cartesiano. Le due dimensioni devono imparare a coesistere, onde evitare derive pericolose in un senso (schizofrenia) o nell'altro (paranoia).
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 03 Ottobre 2024, 18:19:38 PM
Citazione di: Jacopus il 03 Ottobre 2024, 12:43:19 PMOvvio che il "sumus cogitantes" ha altrettante controindicazioni del "sum cogitans" cartesiano. Le due dimensioni devono imparare a coesistere, onde evitare derive pericolose in un senso (schizofrenia) o nell'altro (paranoia).
Basterebbe legger qualsiasi pubblicazione contemporanea per ritrovarci quello che tu felicemente hai chiamato il sumus cogitantes.
Fa parte della manipolazione dei globalisti, che presi da una sindrome schizofrenica sono passati direttamente nella paranoia: non esiste l'individuo, esisto solo Io in quanto garante della sicurezza e giusta applicazione di questo SOMMA dei cogitanti.
ovvero dei serfi. "Sono disposto a pagare tutti i succhiaballs del mondo affinchè accertino scientificamente di questa cosa delirante" questo è il loro mantra.
Bè a dire il vero come ha citato il maestro era quello che pensavano anche i primi illuministi...il problema di questa scieziaaa si era posto subito dal principio.
La dichiarazione paranoide con proiezione sadica (vedi eyes wide shut del compianto kubrick) è sempre più evidente.
Ancora peggio quella dei suoi yes man.
Ma facciamo pure finta di niente. 8)

E comunque si Cartesio narra la leggenda abbia passato gli ultimi suoi anni nella paura di essere ucciso....
In effetti il caso Cartesio varrebbe la pena di studiarlo meglio...quello che abbiamo detto finora è cosa da manuale di liceo, ma cartesio ha scritto molto, ma molto di più.
Non è un autore che mi interessa purtroppo.

Come direbbe un amico di periferia: "grossi problemi"
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 03 Ottobre 2024, 18:30:23 PM
Citazione di: Jacopus il 03 Ottobre 2024, 12:43:19 PMPoi c'è tutto il discorso del transfert, che implica il necessario condizionamento reciproco (transfert e controtransfert) e quindi il suo "soggetto" è già qualcosa di diverso di quello istituito da Cartesio, ma non ancora eccessivamente esploso o frammentato come quello odierno.
Caro jacopus è proprio sul transfert che la teoria di freud si basa.
il condizionamento è il contro-transfert, ossia quel diabolico uso del saper cosa è giusto e bene, al fine di dire il suo esatto contrario, ossia per rimanere ingiusti e malvagi.
qualcuno associa questa pulsione di morte al sadismo.
ma in realtà i mostri sono infinitamente di piu, dovremmo tornare a leggere i greci e i romani.
il soggetto che freud chiamava inguaribile, è qualcosa di allarmante.
la teoria del tranfert dovrebbe essere ripensata come teoria dell'amico.
come fare a tornare a cercare amici in una società che elimina l'altro, pensansodi un unicum indivisibile?
L'individuo è a pezzi perchè a pezzi è la sua anima.
Purtroppo viviamo in un epoca di personalità totalitarie, vedi ancora una volta Adorno.
La tematica è ardua perchè siamo completamente investiti da pulsioni di morte, che siano dentro di noi, o negli altri, in questo momento non cambia niente, perchè proprio non ve ne è una coscienza.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 04 Ottobre 2024, 08:34:30 AM
Cerco di fare chiarezza. Il contro-transfert è l'innamoramento del terapeuta nei confronti del paziente così come il transfert è l' innamoramento del paziente nei confronti del terapeuta. Da questo rapporto scaturisce la riesibizione delle dinamiche evolutive del paziente, strutturate dalla sua infanzia. Da T e CT non si può uscire se si vuole che la terapia sia efficace, ma deve muoversi in uno spazio simbolico. Quindi nel Ct non vedo nulla di diabolico ma uno strumento della relazione terapeutica. Uno strumento delicato. Inoltre non esiste più la psicoanalisi interpretativa con un terapeuta che "interpretando", risolve le nevrosi. Anche Freud si domandò spesso se questo era sufficiente e molte sue intuizioni vanno verso la psicoanalisi dell'attaccamento (winnicott, Bowlby ed altri).

Sulla inguaribilità dell'uomo apriamo un altro grande tema. Il fatto è che Freud, oltre ad aver avuto un grande rispetto per il metodo scientifico era anche un grande filosofo oltre che un grande letterato. Incarna in sè una delle ultime figure universali della cultura, dopo di che la cultura si è frammentata a causa della sua stessa mole. E il suo modello culturale è il modello Hobbes-Freud a cui ha dato parte del nome. Vi è in Freud un pessimismo di fondo a cui si oppone eroicamente. Infatti pur dicendo che guarire, educare e governare siano missioni impossibili, continua ad esercitare la professione di medico, stoicamente. Sarebbe interessante fare un lavoro di confronto Conrad/Freud, proprio attraverso la lente di questa opposizione fra indecifrabilità del mondo e sua eroica ricerca di un senso. Freud in questo, pur con i limiti della sua biografia storica, comune a tutti noi, è il diretto erede di Sofocle e del pensiero greco, del "gnothi sauton".

L'ultima tua riflessione mi trova d'accordo. La religione è stata per secoli con i suoi limiti, anche un richiamo alla fratellanza umana. Sentimento eroso e colonizzato dal pensiero tecnico-capitalista nel quale siamo immersi. Ed è per questo che siamo attraversati e dominati da pensieri alienati e mortiferi.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 04 Ottobre 2024, 14:49:38 PM
Tornando a Cartesio: la formula "cogito ergo sum" può risultare ambigua solo perché per amore di sintesi è stata ridotta all'essenziale, ma in realtà dovrebbe essere ampliata in questo modo:
"penso, dunque, al di là di quello che penso, sono una cosa pensante, e in questo nessuno può ingannarmi".
Sono una cosa che pensa. Che pensa in senso ampio: quindi che ha idee delle cose del mondo, ma anche immagini prodotte dalla fantasia etc.
Ora, perché arrivare a ipotizzare di poter essere ingannati da qualche potenza al punto da interrogarsi se non sia pura illusione che esista il mondo o che 2+3 sia uguale a 5?
Perché il Nostro era un po' paranoico e temeva di essere circondato da automi?
No, Cartesio non è Philip Dick...
Il pensiero di Descartes va visto come reazione al ritorno del movimento scettico.
Per questo uno studioso di altissimo livello come Augusto Del Noce poteva sostenere (esagerando, probabilmente, anzi sicuramente) che il nemico di Cartesio e quindi il suo obiettivo polemico fosse la filosofia dei libertini e che la sua metafisica andasse letta come un tentativo autentico interno alla riforma cattolica.

L'articolazione del ragionamento di Cartesio è il seguente:
- dubito di tutto (non perché sono paranoico, ma perché è necessario rispondere agli argomenti dello scetticismo);
- scopro che indipendentemente dal contenuto della mia attività mentale ciò che non può essere messo in discussione è il fatto di essere qualcosa che pensa;
- ma per poter tornare al mondo ho bisogno che ci sia qualcosa che mi garantisca che le nostre conoscenze, anche quelle che appaiono più evidenti, non siano pure illusioni;
- questa garanzia è Dio.

Ora, si potrebbe sostituire a "Dio" il concetto di natura e il discorso sarebbe lo stesso: per quale motivo la natura avrebbe dovuto produrre l'uomo con facoltà conoscitive e istinti che ci legano indissolubilmente ad un sogno, ad un'illusione? Perché ciò che della realtà ci sembra chiara ed evidente dovrebbe essere solo un inganno?

[Si può notare come l'intera storia della filosofia occidentale sia caratterizzata da queste ondate di scetticismo, relativismo, nichilismo e da reazioni ad esse che possono assumere poi differenti e anche opposte forme, come rielaborazioni della metafisica classica o filosofie progressiste (che credono di rispondere alle prime e invece, inconsciamente, cercano di salvarci dal pensiero negativo).]

Cartesio dimostra l'esistenza di Dio tramite il principio secondo cui ogni idea ha una causa, e ogni causa deve avere tanta realtà quanto il suo effetto.
Così l'idea che ho di Dio non può essere stata originata da qualcosa di ontologicamente più debole. Quindi non da un uomo.
Dunque l'analisi della stessa sua essenza comporta di necessità l'esistenza: l'essenza è cioè tale da non poter essere solo una fantasia prodotta dall'immaginazione dell'uomo, magari come puerile ribaltamento della propria impotenza.

La cosa a molti fa ridere, ma attenzione che pure Spinoza (l'eroe di tanti atei e filosofi postmoderni) utilizza un ragionamento simile.

Comunque bisognerebbe analizzare il testo delle Meditazioni metafisiche, che è di appena 70 pagine. Un grande testo.
Se Cacciari (giustamente) consigliava ad ogni aspirante filosofo di tenersi sul comodino il "Trattato sull'emendazione dell'intelletto" di Spinoza, io per le Meditazioni di Cartesio non mi spingo al comodino, ma almeno la scrivania... la scrivania sì.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 04 Ottobre 2024, 16:23:46 PM
Bell'intervento Koba. Io purtroppo, tranne che per la scuola di Francoforte, Hobbes, Freud e qualche classico greco/romano non conosco direttamente i pensatori, ma spesso attraverso la lente (distorta) della psicologia, delle neuroscienze e della psichiatria. Questione di tempo ma anche di capacità di interpretare correttamente pensatori che pensavano secoli fa. Tradurli e comprenderne il senso o attualizzarli non è semplice. Mi affido ad altri. Cartesio lo conosco per le letture liceali, ma essendo uno snodo fondamentale della filosofia me lo ritrovo spesso, affrontato da angolazioni molto diverse, che ne offrono interpretazioni molto diverse. È un po' il contraltare filosofico di Phineas Gage, che mi ritrovo spesso nei testi di neuroscienze come esempio del collegamento fra neocorteccia e autocontrollo. E come tutti i grandi filosofi se ne possono dare interpretazioni addirittura opposte. Cartesio era addirittura ossessionato dalla possibilità di essere inquisito per le sue idee da scappare in Svezia, conosciuta già allora per la tolleranza e dove invece morì di polmonite, anche se altri storici ritengono che sia stato avvelenato da un frate proprio per le sue idee contrarie alla tradizione. Il sum cogitans infatti è anche un grande assist al protestantesimo germogliante in quell'epoca, perché autoriferiva alle qualità dell'uomo le sue capacità. Non "penso per concessione divina" ma "penso dunque sono". L'individuo centrato sulla misurazione scientifica, sulla separazione, sulla soggettivazione esasperata, sulla supremazia dell'alto (cervello) sul basso (corpo) nasce da Cartesio.
Quest'ultima tematica ovviamente può essere connessa anche con la controriforma, che tendeva a vedere nel rilassamento "artistico" del rinascimento la causa dell' affermarsi del Protestantesimo e in Cartesio la riproposta medioevale e molto desiderabile, del corpo come un fardello a cui contrapporre la purezza dell'anima. La storia del pensiero infatti non è mai lineare e raccoglie pezzi della storia precedente e li riassembla. Il puzzle di Cartesio fu particolarmente potente, visto che continua ad emanare la sua influenza a distanza di secoli (come del resto tutti i grandi filosofi).
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Scepsis il 07 Ottobre 2024, 20:26:38 PM
Sull'utilizzo del Cogito ergo sum da parte di Cartesio, viene da sempre posta grande attenzione al corto circuito tra principio di evidenza e Dio. E' il primo che fonda e garantisce l'esistenza del secondo o e' il contrario ? Cartesio fornisce nel tempo varie soluzioni, ma la principale e' che il principio di evidenza valga per se stesso (senza la garanzia di Dio), ma che Dio garantisce la veridicita' della nostra memoria e delle verita' presenti in essa, verita' frutto di precedenti applicazioni del principio di evidenza. Senza la garanzia di Dio, che garantisce i nostri ricordi, dovremmo ogni volta riapplicare il principio di evidenza per sapere che qualcosa e' vero, e non potremmo fidarci della nostra memoria.
Osservando il processo con cui si passa dal cogito ergo sum al principio di evidenza e poi a Dio, a me sembra che vi sia un elemento forse altrettanto grave del corto circuito sopra evidenziato.
Con il dubbio metodico cartesiano si effettua sostanzialmente una doppia verifica sulle presunte verita' da analizzare: la verifica del sogno (una certa cosa viene percepita da svegli
oppure si sta sognando ?) e quella del genio maligno (un genio maligno potentissimo potrebbe indurmi in errore ?). Nessuna realta' materiale, nessuna percezione sensibile supera la verifica del sogno (un oggetto potrebbe essere solo sognato e non reale), mentre le verita' matematiche e geometriche si (un teorema, se corretto, anche se concepito in sogno rimane vero). Le verita' matematiche e geometriche pero' non superano la verifica del genio maligno, lo dice esplicitamente Cartesio (ogni teorema ed ogni dimostrazione potrebbero apparirmi vere solo per opera del genio). Che cosa supera tale verifica ? Solo ed esclusivamente il cogito ergo sum, che per sua stessa natura supera qualsiasi obbiezione ed e' un'intuizione talmente auto evidente da non poter essere negata.
L'elaborazione (si potrebbe dire scoperta) del cogito ego sum consegue ad un rigoroso processo di messa in dubbio ed esclusione di tutto cio' di cui si potrebbe dubitare (praticamente tutto) e che possa presentarsi nel pensiero (stimoli sensoriali, verita' e certezze acquisite, persino ricordi) tramite il dubbio metodico. Il processo di esclusione procede con un rigore mai applicato prima nella storia del pensiero e la sfida e l'obiettivo e', alla fine di questo processo condotto con rigore feroce, potersi porre la domanda "Che cosa rimane" e verificare l' indubitabilita' ed auto evidenza di cio' che rimane, oltre il quale non c'e' nulla. Per Cartesio "cio' che rimane" e' il pensiero stesso, il cogito del cogito ergo sum, indubitabile ed auto evidente: alla fine del processo l'uomo ha di fronte a se' solo il proprio pensiero, unica cosa che gli e' rimasta e a cui, anche volendo non potrebbe rinunciare ne' gli potrebbe essere tolta. Per questo, in questa condizione, il genio maligno non ha alcun potere su di lui.
Una volta acquisito il superamento della verifica del genio maligno da parte del cogito ergo sum, Cartesio fa una cosa che sopra ho definito forse altrettanto grave del corto circuito tra principio di evidenza e Dio. In maniera del tutto arbitraria afferma che il cogito ergo sum (che e' e sara' l'unica verita' sottoposta da Cartesio alla verifica del genio maligno) non e' valido di per se', ma solo in quanto facente parte della vasta categoria delle idee chiare e distinte (cioe' evidenti), di cui il cogito ergo sum non e' che uno dei tanti possibili esempi.
Scrive Cartesio: "infatti dato che ne avevo scoperta una (il cogito ergo sum) che sapevo essere tale (vera e certa), stimai di poter sapere in che consisteva tale certezza....pensai di poter assumere come regola generale che son tutte vere le nozioni che concepiamo in modo del tutto chiaro e distinto". E poi aggiunge "sorge qualche difficolta' quando si deve determinare quali sono in effetti quelle (le nozioni) che concepiamo distintamente".
E' chiaramente arbitraria l'improvvisa introduzione del principio di evidenza (le idee chiare e distinte) che assorbe il cogito ergo sum, senza che ci si ponga il problema se quest'ultimo, anziche' uno dei tanti possibili esempi di idea chiara e distinta, sia invece l'unico ed il solo in grado di superare il dubbio metodico.
Il principio di evidenza e' poi utilizzato per affermare l'idea di Dio (non quella delle verita' matematiche, che precedentemente si erano definite non in grado di superare il dubbio metodico), e quest'ultimo, in virtu' della sua bonta' ed in quanto non ingannatore, garantisce l'esistenza del mondo materiale e, con il circolo vizioso sopra detto, in qualche modo le idee chiare e distinte. Del dubbio metodico e del genio maligno non si parlera' piu'.
Ora il problema e' se il cogito ergo sum sia un concetto singolo e a se' stante, unico a poter superare il dubbio metodico, o se tale superamento sia avvenuto in quanto appartenente alla piu' ampia categoria delle idee chiare e distinte (pur avendo in effetti affrontato l'esame del dubbio metodico solo il cogito ergo sum).
Nel primo caso pur avendo istituito il dubbio metodico per rifondare la conoscenza su nuove basi, l'introduzione del principio di evidenza risulterebbe arbitraria e tale principio non potrebbe fondarsi sull'applicazione del dubbio metodico e del cogito ergo sum. Nascerebbe pertanto in modo arbitrario (cosi' come arbitrarie venivano giustamente considerate le basi delle vecchie conoscenze).
Specifico che il cogito ergo sum ed il principio di evidenza (idee chiare e distinte) costituiscono entrambe elementi concettuali fondamentali ed importantissimi del pensiero.
Cio' di cui si discute e' solo la coerenza formale del processo con cui dal primo si e' passati al secondo.
A mio parere il cogito ergo sum e' un concetto singolo e a se' stante, isolato nella sua singolarita' ed eccezionalita', tale da non poter essere ricompreso ed assorbito in categorie piu' vaste e generali e da non poter originare a sua volta derivazioni concettuali ed applicazioni, in quest'ultimi casi se non snaturandone e tradendone l'essenza. Una sorta di "punto di singolarita", concetto con cui in fisica si indica una situazione mai presentatasi prima e che non si ripetera' piu', con proprie ed esclusive regole (tipo il Big Bang).
Un'altra volta volta nella storia del pensiero si era avuta l'ideazione di un concetto con caratteristiche assai simili, e mi riferisco all'Essere in Parmenide, pur se rivolto al mondo esterno anziche' a quello interiore, come in Cartesio. Il processo di ideazione e' presumibilmente simile, con un processo mentale di progressiva esclusione ed eliminazione in questo caso di ogni determinazione fisica del reale e di negazione della molteplicita' del mondo in quanto ritenute apparenze illusorie. Alla fine di questo processo di "svuotamento" del mondo e di eliminazione di ogni determinazione fisica il "che cosa resta" e' in questo caso l'essere in quanto essere, l'essere in quanto tale privo di determinazioni ed oltre il quale non c'e' nulla. Si potrebbe dire che, sebbene la nostra percezione della realta' possa essere sbagliata ed il molteplice illusorio, pure dietro questi errori e queste illusioni si trova qualcosa che in ogni caso e', l'Essere in quanto tale. Questa intuizione (come il cogito ergo sum) e' indubitabile ed autoevidente. Dice Parmenide in Sulla natura: "l'essere e' e non e' possibile che non sia...il non essere ne' lo puoi pensare (non e' infatti possibile), ne' lo puoi esprimere", aggiungendo tra l'altro una affermazione "cartesiana": "...infatti il pensare implica l'esistere".
Il "che cosa resta" relativo alle due intuizioni, (l'Essere ed il Cogito) per il loro carattere di indubitabilita' e per il processo con cui sono state ideate, ha avuto un vasto eco nelle rispettive epoche ed ha rivoluzionato l'immagine che i contemporanei avevano del mondo e di se stessi. Con l'Essere di Parmenide per la prima volta la Verita' del mondo non poggia su miti o dei, ma sulla mente dell'uomo non solo capace di indagarla, ma anche in grado di relazionarsi e compenetrarsi con essa, come il fatto di concepire intuitivamente l'Essere parmenideo sembra suggerire (l'innatismo e la metafisica si originano presumibilmente da qui). Con il Cogito di Cartesio il pensiero umano e l'Io, indistruttibile nella sua consapevolezza di se', assume nuovi e fondamentali significati, simili ad un nuovo mondo sconosciuto da scoprire. Dal pensiero umano e dall'Io non si potra' piu' prescindere nel pensiero successivo.
Relativamente al fatto che le due intuizioni costituiscano concetti singoli e a se' stanti, isolati ed eccezionali, e che solo snaturandone e tradendone l'essenza possano essere ricomprese ed assorbite in categorie piu' vaste e generali, o si possa da queste determinare derivazioni concettuali ed applicazioni, per Cartesio gia' si e' detto di come il fatto di voler assorbire il cogito ergo sum nella piu' vasta categoria delle idee chiare e distinte e del principio di evidenza appaia di fatto arbitrario e strumentale. Per quanto riguarda Parmenide, si rileva come lui stesso, anziche' confinare la sua scoperta dell'Essere nell'ambito di una intuizione teoretica, ne abbia formulato applicazioni al mondo reale che ad oggi appaiono sostanzialmente ridicole, con l'dea di un mondo immobile e la negazione del molteplice. Parmenide rimane comunque fedele alla sua idea di metafisica negativa, che verra' poi successivamente soppiantata dalla metafisica positiva da Platone gia' con il suo "parricidio di Parmenide" nel Sofista.
Tale metafisica subentra alla precedente prendendo le mosse proprio da quest'ultima, volendo mantenere il piu' possibile le suggestioni e la carica evocativa che il pensiero di Parmenide aveva tra i contemporanei, per poi modificarne progressivamente e completamente i presupposti ed approdare ad esiti finali opposti. Il "che cosa resta" dell'intuizione dell'Essere di Parmenide era un essere necessariamente privo di determinazioni, e solo tradendo il senso dell'Essere parmenideo si sarebbe potuto attribuire a quest'ultimo una qualche determinazione. Con la metafisica positiva di Platone le determinazioni, al contrario, hanno natura ontologica e la loro origine e' nel mondo delle idee.
Il mondo delle idee di Platone, in qualche modo posto arbitrariamente (pur se carico delle suggestioni proprie dell'innatismo) aveva la stessa potenza e forza evocativa dell'Essere di Parmenide, auto evidente ed indubitabile ? Certamente no, ma conservava sulla scorta di quest'ultimo una sua carica emotiva ed una sua suggestione, che per la metafisica positiva si e' mantenuta nei secoli successivi, in misura pero' sempre minore.
E' significativo che Cartesio, alla ricerca di nuove basi e di nuova forza per la "conoscenza" ufficiale sempre piu' in crisi, ritorni allo stesso punto dove tutto era iniziato, 20 secoli prima, con l'ideazione di una nuova intuizione indubitabile ed auto evidente (allora l'Essere di Parmenide, ora il Cogito ergo sum).
Tali intuizioni, proprio per il loro stesso carattere di indubitabilita' ed auto evidenza, risultano assai potenti e con grande forza evocativa, e dovrebbero essere mantenute in un loro proprio ambito relativo alla coscienza individuale, alla consapevolezza che l'essere umano ha di se' e delle proprie potenzialita', al senso generale da attribuire all'uomo ed al mondo. Su queste basi potranno poi svilupparsi teorie e concezioni comunque sempre fallibili ed opinabili. Se invece le intuizioni di cui sopra risultassero applicate direttamente (anche dai loro stessi autori) ad un piano logico formale, questo potrebbe originare contraddizioni ed arbitrii, e se applicate ad un piano concreto e reale determinare delle assurdita' (come sopra detto)
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 07 Ottobre 2024, 21:11:15 PM
Bel post, Scepsis. Una scrittura chiara e comprensibile per spiegare Cartesio non è da tutti. L'analogia con i "punti di singolarità" è davvero ottima e se è farina del tuo sacco, dovresti prendere in considerazione l'idea di diventare un "filosofo professionista".
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 08 Ottobre 2024, 10:53:50 AM
L'unica verità che supera l'esame del dubbio radicale è quella che afferma che il soggetto è una sostanza pensante.
Cartesio, al riguardo, è esplicito.
Tuttavia, uscendo fuori dal contesto metafisico in cui è articolato il suo discorso, questa verità, di per sé, non serve a nulla.
Credo sia corretto dire che la finalità dell'opera di Cartesio sia soprattutto epistemologica. Il problema di dare un fondamento al sapere che non fosse basato sulla tradizione della Scolastica tardo-medievale.
Per ottenere questo risultato bisogna poter collegare quella prima verità, il soggetto come sostanza pensante, al mondo.
La garanzia che questo sia possibile ci viene da Dio, che non ci può ingannare.
Il corto circuito consiste nella dimostrazione dell'esistenza e della natura di Dio, che fa uso di un argomento tradizionale, quindi culturale, non auto-evidente, diciamo così, per quanto quell'argomento in quel periodo storico sia potuto apparire solido.
Se ci si volesse attenere al criterio di fare a meno di qualsiasi elemento che viene dalla Tradizione, la fondazione del nuovo sapere si arresterebbe alla verità della sostanza pensante.

Nella Quarta Meditazione viene affrontato il tema dell'errore.
Perché si sbaglia? Per uno squilibrio tra intelletto e volontà. Si giudica (o in campo etico, si compie un'azione) lasciandosi trascinare dalla volontà anche se l'intelletto, in quella situazione, non è nelle condizione adeguate per poter deliberare.
Maggiore è la chiarezza che l'intelletto ha della situazione, più sicura è la scelta. Anzi, necessaria, dirà poi Spinoza.
"L'indifferenza che io sento, quando non sono portato verso un lato più che verso un altro, è il più basso grado di libertà" (p. 54, ed. Laterza).
Quindi il libero arbitrio non è affatto la condizione di poter sempre scegliere di fare o non fare qualcosa, anzi l'indifferenza di fronte alle alternative è quasi l'espressione di una mancanza di libertà.
Spinoza dirà, sviluppando fino in fondo questo discorso, che libertà e necessità coincidono: la libertà è l'espressione della propria natura. Solo Dio, che non è ostacolato da niente, è totalmente libero. Gli uomini invece essendo condizionati da fattori interni ed esterni esprimono se stessi solo parzialmente. Ma ciò che esprimono è il risultato necessario dell'incontro tra la propria natura concreta e i condizionamenti, il concatenamento di cause ed effetti interni ed esterni, per cui non potrebbe mai darsi scelta differente.
Questo ci dovrebbe liberare dal rimpianto per ciò che è stato, ma come amarlo essendo il passato espressione solo parziale di se stessi? Accettarlo sì, ma perché arrivare all'amor fati?

Il determinismo è, probabilmente, confutabile dalla scienza moderna.
L'esperimento del gatto di Schrödinger dimostra che l'evento che uccide o salva la povera bestiola è indeterminato (non nel senso che non sia prevedibile per un deficit di sapere, ma proprio nel senso che non c'è una causa al decadimento atomico della sostanza usata per avviare il meccanismo mortale: può avvenire così come non avvenire, senza un perché).
Dunque se si danno eventi non causati, non c'è nessuna catena di cause ed effetti, ma tale catena è semplicemente l'interpretazione che ne diamo noi di ciò che accade nel mondo o dentro di noi.
Eppure che la situazione sia determinata da sempre o semplicemente prodotta dal puro caso, ad essa noi reagiamo sempre esprimendo quello che siamo (quello che siamo in quel determinato periodo, dal momento che io non sono il bambino che ero, e nemmeno l'uomo di dieci anni fa).

Dunque questa idea di libertà, iniziata da Cartesio e sviluppata poi da Spinoza, è ancora valida?
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 08 Ottobre 2024, 13:26:33 PM
Sulla questione delle idee chiare e distinte in Cartesio riporto qui un brano interessante di Emanuela Scribano, in cui viene sottolineata la diversa soluzione del rapporto tra certezza e verità data da Cartesio e da Spinoza.

"Secondo Cartesio la certezza soggettiva che accompagna tutte le idee chiare e distinte non implica di per sé la verità, ed è sempre legittimo chiedere se ciò che pare vero lo sia veramente. Da qui un atteggiamento così caratteristico di Cartesio: il dubbio e la richiesta che ciò che appare certo alla mente finita sia garantito da Dio per poter essere detto vero.
Questa problematica è eliminata alla radice in Spinoza. Chi ha un'idea vera sa di averla, non può dubitarne, e non necessita di alcuna ulteriore garanzia". (p. 67, "Guida alla lettura dell'Etica di Spinoza", Laterza)
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 08 Ottobre 2024, 22:45:31 PM
Complimenti anche a Koba II per i suoi interventi. Ora vorrei stimolarvi non più nel versante "critico" ma in quello "apologetico". Il nesso che forse qualcuno avrà già notato è quello fra Cartesio e Nietzsche. Il cogito infatti separando ogni sè, evidenzia la forza eroica di ognuno di noi, in grado di emanciparsi attraverso il pensiero da ogni tradizione. È evidente come Cartesio non sia altro, qui, che il portavoce (pregiato) dell' ascendente borghesia seicentesca. Tradizione che forgia i comportamenti, che si oppone ai cambiamenti e che comprime il bisogno creativo e innovativo dell'uomo. In questo, credo, vi sia un quid in più rispetto alla ricerca di un metodo, che è il tipico approccio a Cartesio.Ed è questo quid in più che si ricollega a Nietzsche, al concetto di "eterno ritorno", così come interpretato da Severino. In questo senso Nietzsche e Cartesio presentano una assonanza, pur nella notevole diversità, ovvero la capacità di cancellare temporaneamente la storia/tradizione per poter muovere la storia senza che la storia/tradizione ne blocchi l'evoluzione. In questa visione nessun "corso e ricorso" è più inevitabile. L'uomo diventa adulto, dopo l'infanzia medioevale. Cartesio apre la porta alla modernità, al tempo-freccia che sostituisce il tempo-cerchio. Nietzsche userà ferocemente il suo martello contro la tradizione, ma già Cartesio, con un metodo travisato, gesuitico, l'aveva fatto due secoli prima.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 09 Ottobre 2024, 10:59:41 AM
Citazione di: Jacopus il 08 Ottobre 2024, 22:45:31 PMComplimenti anche a Koba II per i suoi interventi. Ora vorrei stimolarvi non più nel versante "critico" ma in quello "apologetico". Il nesso che forse qualcuno avrà già notato è quello fra Cartesio e Nietzsche. Il cogito infatti separando ogni sè, evidenzia la forza eroica di ognuno di noi, in grado di emanciparsi attraverso il pensiero da ogni tradizione. È evidente come Cartesio non sia altro, qui, che il portavoce (pregiato) dell' ascendente borghesia seicentesca. Tradizione che forgia i comportamenti, che si oppone ai cambiamenti e che comprime il bisogno creativo e innovativo dell'uomo. In questo, credo, vi sia un quid in più rispetto alla ricerca di un metodo, che è il tipico approccio a Cartesio.Ed è questo quid in più che si ricollega a Nietzsche, al concetto di "eterno ritorno", così come interpretato da Severino. In questo senso Nietzsche e Cartesio presentano una assonanza, pur nella notevole diversità, ovvero la capacità di cancellare temporaneamente la storia/tradizione per poter muovere la storia senza che la storia/tradizione ne blocchi l'evoluzione. In questa visione nessun "corso e ricorso" è più inevitabile. L'uomo diventa adulto, dopo l'infanzia medioevale. Cartesio apre la porta alla modernità, al tempo-freccia che sostituisce il tempo-cerchio. Nietzsche userà ferocemente il suo martello contro la tradizione, ma già Cartesio, con un metodo travisato, gesuitico, l'aveva fatto due secoli prima.

Non credo che si ottenga alcun guadagno conoscitivo asserendo che nell'opera di Cartesio vi sia (inconsciamente?) l'espressione dello spirito della borghesia del Seicento.
Piuttosto se si vuole intercettare in Cartesio qualcosa di ideologico è alla sua implicita difesa della scienza moderna che bisogna guardare (difesa che assume la forma di un duplice attacco: alla tradizione aristotelico-scolastica, da una parte, allo scetticismo dall'altra).
Da questo punto di vista accogliere le provocazioni degli scettici sviluppandone le estreme conseguenze nel dubbio metodico per arrivare a qualcosa di indissolubile (la certezza della sostanza pensante) e nello stesso tempo mostrando così come la nuova episteme sia fondata su ben altre basi che le sentenze verbose delle autorità accolte dalla Tradizione, si può dire sia stata una mossa geniale. Scacco matto a tutti e due gli avversari, con una sola mossa.
Nell'opera di Cartesio non c'è nulla di gesuitico (la sua cautela è la stessa di Spinoza). La sua teologia non è una finzione, il suo sistema metafisico, lo abbiamo visto, ha bisogno di un Dio. Nella sua opera c'è un'esplicita religiosità. La cosa può anche non piacere, me ne rendo conto, ma è così, basta leggere i testi (a meno di ipotizzare che l'autore abbia voluto dissimulare convinzioni atee o libertine costruendo ad hoc una metafisica basata sulla teologia cattolica – ma questo non va solo ipotizzato, va dimostrato documenti alla mano).

L'effetto di porre un nuovo inizio comunque è vero, è ravvisabile.
Come in Nietzsche. Il quale però non prende a martellate in generale la tradizione, ma una precisa e specifica tradizione, quella platonica e cristiana, metafisiche della trascendenza, riconoscendo in altre tradizioni, in altri filoni di pensiero, i propri alleati (Epicuro e Lucrezio, il Rinascimento, Spinoza, Goethe, Schopenhauer, Leopardi).
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 09 Ottobre 2024, 21:48:49 PM
Il pensiero che pensa se stesso, è la solita fuffa tautologica.
L'unico merito di Cartesio è quello di aver introdotto la parola "io".
Se una cosa è evidente per definizione non va dimostrata.
E dunque ha in sè i caratteri formali che pur già sopra scepsis metteva ad ammonimente a calce del suo intervento su questa presunta evidenza.
Infatti la matematica parte da precetti completamente a caso.
Lo scopo di Cartesio sta scritto proprio a prefazione della sua algebra, ossia l'intento di unire geometria (realtà) e algebra (teoria).
Come esiste una matematica cos' esiste una epistemologia secondo il cartesio.
Penso che Cartesio non possa che portare inevitabilmente che a Kant, ossia che il problema di rispondere allo scettecismo sia semplicemente quello di porre fuori dal sè indagante (o conoscitivo, al fine non cambia) il noumeno.
Nella morale formalista di Kant, sta scritto che non si può mentire.

Ma l'uomo mente. Lo fa costantemente.
Nietzche vorrei far notare parte proprio da quello.
La filosofia indaga sempre sul vero, ma perchè invece non indaga sul falso?

Freud si riferisce all'antichità, ma può benissimo essere letto come proseguitore del metodo nicciano.

L'introduzione dell'Edipo ci riporta cosi di nuovo ai greci.
Lo svelamento della menzogna porta Edipo ad accecarsi: basta! distogliamo gli occhi dalla modernità!

Penso che la filosofia moderna e contemporanea siano topolini rispetto alla balena che era l'antichità.

E francamente penso che più ancora che Nietzche, sia stato Leopardi a porre un fiore sulla tomba dell'occidente, quando parla di un ritorno ad omero, impossibile.

O si torna a Platone e al cristianesimo, magari passando per il progetto Moraldi, ovvero di come la gnosi si trasformi dall'egitto alla grecia alla romanità fino al cristianesimo.
O rimarremo prigionieri di questo sudoku eterno che sono le questioni filosofiche dell'oggi.
Mero intrattenimento.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 09 Ottobre 2024, 22:02:35 PM
Citazione di: Jacopus il 04 Ottobre 2024, 08:34:30 AMCerco di fare chiarezza. Il contro-transfert è l'innamoramento del terapeuta nei confronti del paziente così come il transfert è l' innamoramento del paziente nei confronti del terapeuta.

Sono proprio queste semplificazioni che non mettono a tema il problema.
Il transfert è l'apertura al senso erotico del soggetto nevrotico (ossia castrato).
Che Freud lo usi nella sua terapia (ove l'analista fa da partner amicale), non toglie che la sua valenza sia molto più ampia, come lo stesso Freud continuava ad ammonire (insascoltato).
Il contro-transfet nella terapia è l'analista che accondiscende alla richiesta erotica-amicale dell'analizzando, che però potrebbe essere una manipolazione dello stesso analizzando. Questa "manipolazione" serve a creare la suggestione di essere guariti secondo Freud. Ma in realtà la nevrosi torna, e dunque la terapia non è terminata.
Nella psicanalisi contemporanea invece la suggestione è la cura.
(nella società consumista e schiavista è necessario che il soggetto sia nevrotico per poterne dirigere il desiderio di consumo, attraverso la suggestione delle pubblicità dei costumi e dell'industria culturale).
Per questo il contro-transfert può essere si visto positivamente (guarigione effettiva) ma anche NEGATIVA.
In questo senso, nel vero senso freudiano, il controtransfert è una pulsione mortifera.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Il_Dubbio il 09 Ottobre 2024, 22:14:05 PM
E' da tempo che non scrivevo un termine che secondo me descrive il cogito ergo sum: autoreferenziale

non stabilisce cioè l'esistenza di altro da se. Stabilisce solo l'esistenza del sè. 

Infatti non è detto che quello che pensa (o quello che vede o sente) esista, ma il fatto di pensare su qualcosa che lui sta pensando ovviamente lo porta alla conclusione che almeno lui esista. 

Quella di Cartesio la reputo una intuizione ancora oggi difficilmente attaccabile. Sono le conseguenze che portano a quella intuizione che potrebbero essere (e lo sono state e lo sono ancora oggi) attaccate. Ovvero che esista in ogni caso una dualità all'interno di una unità. Oggi diremmo corpo e mente. Ma l'autoreferenza indica una cosa diversa, forse piu sofisticata. Non si potrebbe parlare ne di mente ne di corpo in caso di autoreferenza. Si deve parlare solo di una unica unità autoreferenziale. Chi ha precedentemente cercato di dividere in due l'unico ente autoreferenziale si è ritrovato oggi a dover affrontare lo stesso problema di sempre, quello che divide la mente dal corpo. 
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 09 Ottobre 2024, 22:44:49 PM
CitazioneSono proprio queste semplificazioni che non mettono a tema il problema.
Il transfert è l'apertura al senso erotico del soggetto nevrotico (ossia castrato).
Che Freud lo usi nella sua terapia (ove l'analista fa da partner amicale), non toglie che la sua valenza sia molto più ampia, come lo stesso Freud continuava ad ammonire (insascoltato).
Il contro-transfet nella terapia è l'analista che accondiscende alla richiesta erotica-amicale dell'analizzando, che però potrebbe essere una manipolazione dello stesso analizzando. Questa "manipolazione" serve a creare la suggestione di essere guariti secondo Freud. Ma in realtà la nevrosi torna, e dunque la terapia non è terminata.
Nella psicanalisi contemporanea invece la suggestione è la cura.
(nella società consumista e schiavista è necessario che il soggetto sia nevrotico per poterne dirigere il desiderio di consumo, attraverso la suggestione delle pubblicità dei costumi e dell'industria culturale).
Per questo il contro-transfert può essere si visto positivamente (guarigione effettiva) ma anche NEGATIVA.
In questo senso, nel vero senso freudiano, il controtransfert è una pulsione mortifera.
Non so da dove prendi questi spunti, Green. La psicoanalisi, nella sua versione detta "teoria dell'attaccamento", quindi successiva a Freud, per prima cosa ha ridotto il peso dell'erotismo nella relazione terapeuta-paziente. C'è l'aspetto erotico ma vi è, altrettanto potente, l'aspetto di cura parentale che la psicoanalisi fa riaffiorare. Cura parentale che non si può ridurre a semplice eros. Poi tracimi verso Deleuze e Guattari e le macchine desideranti, se ho ben capito, mantenendo una sorta di culto di Freud, anche laddove lo stesso Freud riteneva che le sue teorie, nel nome della scienza, avrebbero dovuto e/o potuto essere modificate. La cura psicoanalitica non avviene tramite suggestione che, benevolmente, il terapeuta concede al paziente. Si tratterebbe, appunto come scrivi, di una manipolazione e da una manipolazione, da una finzione non viene, di solito, nulla di buono, tranne che nell'arte. L'atto terapeutico è quello che Freud chiama semplicemente "Nebenmensch" (in parodistico contrasto con l'Ubermensch), ovvero la capacità di ascoltare, di essere vicini, di riepilogare i passaggi della vita del paziente, di scoprire gli atti mancati, le vergogne, le debolezze, le azioni vili. La psicoanalisi è un viaggio che arricchisce entrambi i viaggiatori e dove rischiano per vie diverse, sia il terapeuta che il paziente. La nevrosi torna, perchè la cura è impossibile, come riconosce lo stesso Freud, ma non tutte le nevrosi sono uguali e non tutti i disturbi classificati sono identici. La psicoanalisi è allora un percorso che sostanzialmente serve a fare la pace con la nostra imperfezione nevrotica. Sul controtransfert come pulsione mortifera, sono invece rimasto a bocca aperta, in primo luogo perchè non esiste mai guarigione totale, proprio per la nostra natura e per il trauma irreparabile causato dal nascere, in secondo luogo perchè se è una pulsione mortifera allora bisognerebbe evitarla, facendo tornare in auge, la figura del terapeuta "interprete cognitivo" della nevrosi. Ma nessuno è mai guarito o semplicemente "cambiato" perchè qualcuno gli ha interpretato la sua nevrosi. La guarigione come accettazione del proprio stato di malattia avviene solo connettendo gli aspetti cognitivi con quelli affettivi in un setting simbolico dato dal dialogo.
Mi piacerebbe che spiegassi meglio la tua posizione, affinchè possa capire e magari anche modificare o arricchire la mia posizione sull'argomento.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Eutidemo il 11 Ottobre 2024, 20:07:00 PM
I vostri interventi sono tutti interessantissimi (come quelli dei miei interlocutori onirici); ma nessuno mi ha ancora dimostrato, in modo incontrovertibile, il fatto che esiste. ;D
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 12 Ottobre 2024, 09:48:15 AM
Citazione di: Eutidemo il 11 Ottobre 2024, 20:07:00 PMI vostri interventi sono tutti interessantissimi (come quelli dei miei interlocutori onirici); ma nessuno mi ha ancora dimostrato, in modo incontrovertibile, il fatto che esiste. ;D
Che esiste cosa?
Il pensiero?
L'essere?
Cartesio non dimostra l'essere a partire dal pensiero, perché l'essere – il fatto che ci sia qualcosa – non ha bisogna di alcuna dimostrazione.
Cartesio dimostra invece che proprio il dubitare di tutto ci conduce a non poter dubitare di essere una sostanza che dubita, quindi che pensa. Cioè il dubitare radicale ci conduce alla certezza di essere una sostanza che ha dei pensieri, una sostanza che produce pensieri e immagini.
Ciò che però Cartesio non può dimostrare in modo incontrovertibile, secondo i suoi paradigmi di evidenza, è che quelle immagini che si formano nella sostanza pensante e che apparentemente vengono dall'esterno abbiano un'esistenza reale.
Cioè, il destino della mente cartesiana è il solipsismo, o meglio, sul piano di ciò che si può ritenere assolutamente certo, è il solipsismo, mentre di fatto si continuerà ad avere proficui rapporti con il mondo, senza però la certezza che tale mondo sia reale e non un sogno.
Lo scetticismo radicale anche se non può indurci a pensare di essere, che so, una pietra anziché una mente, ci inchioda a questa condizione solipsistica.
So di non essere un cactus, un sasso, ma non posso avere la certezza assoluta che queste cose esistano realmente nel mondo, anche se le percepisco con chiarezza. Volendo contare solo sulla forza del pensiero, mi devo arrendere al dubbio.
Per uscirne Cartesio si affida a Dio.
Mossa evidentemente disperata.
O si accetta l'approssimazione, l'incertezza, l'instabilità, oppure si deve avere fede in un Dio che garantisca la bontà delle correlazioni tra le rappresentazioni mentali e le cose del mondo.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Jacopus il 14 Ottobre 2024, 08:41:13 AM
A mio parere, Dio, in Cartesio, è una cortina fumogena, tanto il suo pensiero è distruttivo rispetto alla tradizione del pensiero scolastico precedente. Affermazione provata dalla paura che Cartesio aveva di finire nelle grinfie della Congregazione del Sant'Uffizio. Il Cogito ergo Sum, è una leva fondamentale verso il metodo scientifico, oltre che verso la concezione "individualista" della nascente borghesia, con tutti i buoni e cattivi frutti di questa evoluzione del pensiero umano.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 14 Ottobre 2024, 11:40:33 AM
Citazione di: Jacopus il 14 Ottobre 2024, 08:41:13 AMA mio parere, Dio, in Cartesio, è una cortina fumogena, tanto il suo pensiero è distruttivo rispetto alla tradizione del pensiero scolastico precedente. Affermazione provata dalla paura che Cartesio aveva di finire nelle grinfie della Congregazione del Sant'Uffizio. Il Cogito ergo Sum, è una leva fondamentale verso il metodo scientifico, oltre che verso la concezione "individualista" della nascente borghesia, con tutti i buoni e cattivi frutti di questa evoluzione del pensiero umano.
La paura di essere perseguitati da autorità religiose e politiche non può essere una prova dell'ateismo di Cartesio, semplicemente perché in quel periodo chiunque si occupasse di filosofia, specie se portatore di idee innovative, poteva in ogni momento essere arrestato.
Studiando Spinoza, e andando un po' più a fondo nei testi grazie a commentatori esperti della filosofia del Seicento, si capisce come in realtà i grandi pensatori, per quanto innovatori, hanno sviluppato il proprio pensiero all'interno di idee filosofiche considerate dall'ambiente come consolidate. E non potrebbe essere altrimenti.
Le definizioni e gli assiomi della prima parte dell'Etica di Spinoza sono totalmente in linea con l'ontologia della Scolastica (la novità sta piuttosto nel mostrare come da esse si possa arrivare a conclusioni dirompenti).
È vero che Cartesio da questo punto di vista appare un po' meno interno al dibattito metafisico del periodo, più interessato alla scienza, tuttavia alcuni passaggi fondamentali del suo discorso rimandano specificatamente a idee fondamentali della filosofia di quel tempo.
Bisognerebbe studiare tutta la sua opera.
Fino a quando non mi imbatterò in prove concrete rimango dell'idea che le sue Meditazioni metafisiche non possano essere state scritte solo per avere un alibi...
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 15 Ottobre 2024, 00:34:17 AM
Citazione di: Jacopus il 09 Ottobre 2024, 22:44:49 PMNon so da dove prendi questi spunti, Green. La psicoanalisi, nella sua versione detta "teoria dell'attaccamento", quindi successiva a Freud...
Mi piacerebbe che spiegassi meglio la tua posizione, affinchè possa capire e magari anche modificare o arricchire la mia posizione sull'argomento.
Si tratta di Franco Baldini https://www.youtube.com/watch?v=cWl-_lXoXn8&list=PLAyJlvs9yVHbeWTYr2Bl-UxGG6NdI1vhO

I primi 6 episodi, capisco che si tratti di un seminario lungo, circa 6 ore.
Ma a me ha cambiato la vita, il mio maestro ha detto di diffidare, lo posso capire perchè in effetti sembra proprio uno di quei personaggi del : "a me gli occhi" etc..
E invece io credo che il suo lavoro obliquo sull'immenso corpus freudiano, sia di una utilità fondamentale.
Notevole anche gli altri video, la capacità di leggere Freud con Kant come se fossero un tutt'uno e l'impagabile critica su tutto quanto è oggi moderno, e dunque falsificatore: il post-freudismo è il risultato FINALE di quella scuola della decostruzione che inaugura Heidegger.
La grandezza del Freud letto obliquamente da Baldini è quella di essere l'unica opera, l'unico autore CAPACE letteralmente di mandare in cantina la tarda modernità e i suoi fantasmi.
Miglioramento invece che cura, suggestione invece che verità: sembra proprio un bieco progetto politico, che però trae succo e vitalismo propio da quella filosofia che oggi tanto celebriamo.
Al suo apice le teorie della seduzione, il popolo bambino è incapace di intendere e volere, servono quindi giudici della clinica, del senso e infine certo della parola. (Qua il rimando al primo caso Verdiglione chiede ancora giustizia).
Purtroppo la radice filosofico culturale è assai sofisticata e di difficile lettura, sopratutto se non si ha l'elasticità mentale necessaria.
E poi certo la lunghezze, nessuno dei miei amici si è voluto cimentare; mentre scoprivo qualcosa che è alla base della nostra società e che ignoravo: il senso di colpa.
Dunque a base della nevrosi vi sono i sintomi della RIPETIZIONE e del SENSO di COLPA.
Lo scopo dell'analisi clinica e psicologica, e figuriamoci dunque FILOSOFICa è quello di LIBERARE; SALVARE addirittura.
Non si tratta di celebrare Freud, quanto di fare uno sforzo di capirlo.
A me tremano i polsi, perchè lo ritengo un compito maggiore del tentare di fare capire l'Hegel aureo della fenomenologia, o dell'affrontare il tema tragico della mancanza di coraggio a cui Nietzche e Platone ci costringono dall'avere a che farci.

Naturalmente la critica a Catesio è la stessa che si fa a tutta la filosofia post-kantiana, e cioè il fatto di aver dimenticato la critica morale.

E quando Adorno parla di Freud e non di Heidegger, è a questo che sta puntando.
La critica di Freud è infatti insieme clinica e critica psicologico-morale.

Ma su queste questioni, appunto bisognerebbe andare ai testi.
Salve!
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 17 Ottobre 2024, 17:38:40 PM
Citazione di: green demetr il 15 Ottobre 2024, 00:34:17 AMSi tratta di Franco Baldini https://www.youtube.com/watch?v=cWl-_lXoXn8&list=PLAyJlvs9yVHbeWTYr2Bl-UxGG6NdI1vhO

I primi 6 episodi, capisco che si tratti di un seminario lungo, circa 6 ore. 
Ma a me ha cambiato la vita

Ne ho ascoltate quasi cinque su sei, di queste lezioni.
Dice alcune cose interessanti, altre meno (quelle attinenti la tecnica psicoanalitica che appunto possono interessare chi si sta formando come analista o intende farlo: cui il seminario era innanzitutto destinato).
Tutto poteva essere detto in un'ora, ma è durato quasi otto...
Ma il vero mistero è come queste sei lezioni ti possano aver cambiato la vita.
Sinceramente, non capisco.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 19 Ottobre 2024, 00:44:51 AM
Citazione di: Koba II il 17 Ottobre 2024, 17:38:40 PMMa il vero mistero è come queste sei lezioni ti possano aver cambiato la vita.
Sinceramente, non capisco.

Mi ha cambiato in termini di relazioni personali.
Infatti cosa cambia se si è affetti da una fissazione?
Sia chiaro il lungo seminario è improntato a far vedere, sulla scorta di Freud, come l'intera società sia formata da individui malati.
Ritenersi esenti è già un errore fondamentale per cui si finirà per avere relazioni già alla base morte, e mia opinione, quindi non-relazioni.
Ma questa mia opinione alla luce della fissazione da cui parto come appare?
All'improvviso mi sono accorto dell'assurdità della mia posizione personale.
Il problema è che questa mia assurdità coincide con l'assurdità di tante altre.

1
Ma affrontiamolo pure da una questione filosofica.
Quella che mi interessa: come può l'io liberarsi del soggetto?
Eravamo rimasti a che Hegel avesse letto benissimo l'inappartenenza dell'io alla conoscenza dei suoi oggetti.
Ma quando l'oggetto baionetta gli si è presentato in quel di Jena, le cose si sono invertite rapidamente.
Ecco che la morale individuale kantiana, si è trasformata in quella sociale (e per tanto dittatoriale), di nuovo relegando l'io alla sua ombra.
L'io individuale libero, diventa il NOI coatto della storia.
Il problema del tempo che nel primo capitolo (e nella prefazione) si era giustamente consegnato al feticcio del linguaggio universale, viene rimosso, e sostituito dal DIRITTO.
La dialettica negativa che aveva avuto il merito di distinguere l'io individudale dalla sua ombra storica viene rimosso.
La filosofia di Hegel che viene poi ereditata da Heidegger, viene poi ulteriormente svuotata di moralità, verso mondi salvifici immaginari, che però non devono avere corrispettivi terreni. Da Heidegger al post-strutturalismo, all'immondizia del neo-realismo e della filosofia analitica contemporanea il passo è assai breve.
Il problema dell'io e della morale della sua libertà viene completamente dimenticato.
La filosofia si è ammalata gravemente ed è morta.
Grandi cantori come Leopardi e Nietzche vi hanno costruito un bellissimo monumento.

2
Come detto si tratta di tornare ai greci.
E infatti le risposte migliori alle domande filosofiche le
abbiamo in Freud che RILEGGE la tragedia greca.
Ossia spostando l'attenzione dall'Edipo che abita a Tebe, a quello che andrà a vivere a Colono.
Dall'edipo che VEDE (soggetto, io sono etc...) ma NON VEDE, all'edipo che non vede ma che sente (l'io).

3
Naturalmente nella lezione la frase mi è risultata apodittica, si tratterebbe di andare a leggere l'Edipo a Colono, opera credo molto meno nota della prima.
Si tratta di lavorare intellettualmente.

4
Ma io sono anni che non lavoro intellettualmente.
Provavo un dolore fisico nel farlo.

5
All'improvviso mi si è chiarito il perchè.

6.
Baldini infatti si concentra sopratutto sulla resistenza.

7.
Mi sono sempre concentrato sulla rimozione.
Mai sulla resistenza.
E' la resistenza che mi prostrae.

8.
Le cose sono migliorate, come ci si aspetterebbe dall'analisi.
Per un attimo.

9.
All'improvviso ho visto la problematica della rimozione legata così indissolubilmente con la resistenza, che come in un flash, ho capito che le cose sono peggio del peggio che io ho sempre pensato.

10.
Baldini capisce e legge che il transfert è la questione dell'amicalità.
Quello che non legge è che l'amicalità è totalmente prigioniera della nostra società.
Poichè l'amicalità è l'unica speranza per un cambio della socialità stessa.

11.
Ma una società di fissati, non potrà che avere come regole quelle stesse della fissazione.
Regolate dalla resistenza alla rimozione della fissazione.

12.
La regola ha preso completamente il posto della morale.

Ma allora.

Quella che Nietzche chiamava resistenza allora cosa è?
Voglio dire che cosa rimane di essa?

Chiudersi nei mausolei della filosofia antica? Se non riusciamo a vivere noi, come possiamo resuscitare loro i greci?

Non vorrei sembrarti troppo svolazzante: ma non è idem col Cristo?

So che a te non interessa molto la psicanalisi, per via delle critiche di psicologismo.
In generale sono d'accordo.

Ma nel tecnico del particolare (poichè quella di Freud è una scienza), l'introiezione dell'altro come oggetto medio, mi ha cambiato completamente l'orizzonte.
Non vedo più marionette davanti a me, ma persone, doloranti, sofferenti,
ognuno con la propria di fissazione.
Poichè la fissazione potrebbe essere qualsiasi, non è sempre quella univoca che i manualetti presentano.
La teoria che Baldini riporta della necessità della degradazione degli oggetti medi rispetto a quello della fissazione, è una grande apertura.
E' la grande lezione di Apuleio in realtà.
Psiche rinuncia ad evirare Eros (thanatos).

Dobbiamo resistere ad amare, sebbene quell'amore viene venduto come odio dalla società.
Amare chi ci odia, sembra veramente tanto il messaggio cristiano che viene partorito dalla filosofia greco-romana.

Amare gli individui, preservare sempre la loro libertà ad uscire dallo stato di cattività che si instaura tra noi umani vittime di una civiltà che ha finito di esistere probabilmente.
E non importa ai fini della salvezza.
La salvezza è sempre ulteriore.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: Koba il 19 Ottobre 2024, 10:32:32 AM
Baldini nella prima lezione chiarisce bene come il trattamento psicoanalitico sia un percorso essenzialmente conoscitivo, non finalizzato all'eliminazione o alla diminuzione della sofferenza.
Il trattamento ha fine quando l'analizzando arriva sostanzialmente a comprendere il funzionamento della sua mente, a comprendere il perché del sintomo. Dopodiché, è lui, il paziente, a decidere se fare qualcosa ulteriormente per liberarsi definitivamente dal sintomo oppure no. Se perseverare in un cammino di cambiamento, o scegliere semplicemente di convivere con il sintomo, seppure alla luce di una maggiore comprensione delle sue radici, e quindi, si presume, di una minore forza perturbante.
In pratica il trattamento è inteso come conoscenza di sé e quindi come il passaggio ad una condizione di maggiore libertà.
Anche qui la libertà (così come in Cartesio e Spinoza) è intesa come il potere di esprimere maggiormente la propria natura.
Non bisogna però dimenticare qual'è l'oggetto specifico della psicanalisi: il funzionamento della mente nei suoi intrecci con le pulsioni. La vita della persona alla luce dell'elemento pulsionale, delle sue dinamiche.
La verità che, nella migliore delle ipotesi, l'analista consegna all'analizzando è la verità del suo desiderio sessuale. Tutto ciò che nella vita dell'analizzando è ingegnoso, interessante, il mondo che è riuscito a costruire negli anni, frutto appunto di sublimazioni della libido, ecco, su tutto questo l'analista non sa dire molto di più del fatto che si tratta appunto di sana sublimazione.

Perché l'importanza della favola di Cupido e Psiche? Perché racconta delle vicissitudini di un amore passionale che prima deve passare attraverso il mascheramento (Psiche è identica a Venere, madre di Cupido, per questo Cupido chiede a Psiche di non guardarlo, perché in questo modo non può rendere evidente ciò che accade, e cioè che il suo amante è colui che ha come madre la sua sosia, e Cupido può continuare a fingere di non sapere), poi per lo svelamento e il dramma, infine approdare al lieto fine: Psiche viene fatta dea da Giove, quindi ora è in tutto per tutto uguale a Venere, Cupido accetta questa evidenza e la sposa e i due generano Voluptas.
Ovvero per generare voluttà, il pieno godimento, bisogna accettare l'incestuosità del proprio desiderio sessuale.
Tutto qua.
La vita è ricerca di voluttà?
In parte sì. Ma solo in parte. E la psicanalisi ci può consegnare solo questa parziale verità.
Naturalmente le distorsioni nevrotiche del desiderio sessuale coinvolgono anche il piano delle relazioni non erotiche, questo è ovvio, con proiezioni distruttive etc., ma non penso che l'eliminazione della causa della nevrosi possa portare in modo naturale all'espressione di un'etica dell'amore. Piuttosto impedisce che in coloro che già è presente questa attitudine all'amore possano manifestarsi deviazioni distruttive.
Titolo: Re: Le possibili critiche al "Cogito ergo sum" di Cartesio
Inserito da: green demetr il 20 Ottobre 2024, 00:07:00 AM

Citazione di: Koba II il 19 Ottobre 2024, 10:32:32 AMa nevrosi possa portare in modo naturale all'espressione di un'etica dell'amore. Piuttosto impedisce che in coloro che già è presente questa attitudine all'amore possano manifestarsi deviazioni distruttive.
Ma manca completamente il ragionamento sulla mia (nuova) lettura sulla resistenza (alla cura del sè) e su tutto ciò che è rimozione.
La sublimazione non significa assolutamente niente, se non vista nell'ottica dell'amicizia (il tranfert).
Dimentichi infatti che la filosofia fa la parte del nevrotico narcisista.
E infatti la filosofia è narcisista per eccellenza, non solo dimentica i corpi, ma dimentica pure la morale individuale, relegando tutto ad una forza regolatrice superiore.
Ne avremo parlato mille volte della inferiorità totale della filosofia, se non diventa filosofia critica.
Una filosofia che colpisca la società, e non che la rafforzi come nel caso di Cartesio e ancora peggio di Spinoza.
I loro uomini connotati dalla macchinicità e dalla more geometrico, quello della necessità APRIORI...

Baldini non è un filosofo, critica la concezione di suggestione, ma poi la prende a modello quando si parla di miglioramento (e mai di guarigione).
Oscilla tra le vette del pensiero freudiano e le sue pecche evidenti.


Infatti Socrate (e con lui il canone occidentale che non sa leggerlo) è una maschera, è il personaggio negativo da NON seguire.
Altrimenti non capiremo MAI Platone.

La vera filosofia che si perde negli infiniti doppi di Platone non sa mai decidere per quello giusto, ossia quello morale.
Ma basterebbe riprendere in mano per l'ennesima volta nice per capirlo una voltà di più ancora meglio, sempre meglio.

La visione morale è la dimensione della pulsione che nella complessità della sua apertura all'altro, diventa da sessuale a comunitaria, nel senso di polis, nel senso di ricerca COMUNE della felicità.
E non ricerca delle cure ai veleni (con relative tavole del super-io della distinzione tra bene e male), del farmacon, della seduzione, delle regole e del diritto positivo che portano dritto dritto all'inferno del totalitarsimo contemporaneo.

In cui la comunità non è quella dei giudici (degli elohim, degli dei) ma è quella della verità.

Capisco la difficoltà in un periodo storico che praticamente le pulsioni le distrugge con sistematica cura.

La tua affermazione finale sa quindi di beffa.