Le contraddizioni della Natura

Aperto da Mariano, 31 Maggio 2016, 13:40:17 PM

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sgiombo

Citazione di: paul11 il 02 Giugno 2016, 13:56:09 PM
Ma proprio perchè il termine razionale ha acquisto una connotazione di verità costruita sulla forma del modello culturale scientifico sperimentale attraverso il ragionamento induttivo, si è scostato e separata nettamente tutto ciò che non lo comprende defininendolo nel suo contrario: irrazionale.
Questo utilizzo del termine razionale, che giudico improprio soprattutto nell' uso corrente, ha avuto nella contemporaneità alienato definitavamente l'uomo separando la parte induttiva da quella deduttiva, ma soprattutto separando psiche, emozioni, sentimenti, spirito dal materiale, dove quest'ultimo è il solo dimostrabile e oggetto di verificabilità e quindi veritiero.
Il fenomeno fisico è più importante del fenomeno uomo. Il primo dimostrabile il secondo carico di ambiguità nella sua indefinibile e sfuggente soggetività.

Ecco perchè ritengo che istinti e razionalità, oggi, dimostrino l'alienazione fra natura e cultura.
E adatto che è l'uomo che incarna in sè l'idea di mondo nel suo procedimento epistemologico, vale adire nel focus in cui la ragione si finalizza, se tralascia la sua stessa natura che ha prodotto quello stesso ragionamento, il  ragionamento entra in contraddizione costruendo e contribuendo alla sua stessa alienazione.
La contraddizione della natura è l'alienazione umana.
Citazione 
Quanto il razionalismo sia oggi "dominante" in Occidente e nel mondo in generale è molto discutibile (anche per il diverso modo nel quale i concetti di "razionalismo" e "razionalità" possono essere declinati).
 
Personalmente sono sempre stato anticonformista (sono istintivamente un Bastian contrario, anche se cerco di dominare razionalmente questa mia fondamentale tendenza comportamentale: ho sempre preferito il Verga al Manzoni, il "socialismo reale" -muro di Berlino compreso- alla pseudodemocrazia capitalistica, perfino i Rolling Stones ai Beatles, il provolone al parmigiano-reggiano, Max Biaggi a Valentino Rossi; e se fossi nato qualche anno prima credo proprio che avrei preferito Gino Bartali a Fausto Coppi).
Ritengo che il mondo in cui vivo debba essere profondamente cambiato, rivoluzionato.
Ma nel mondo in cui vivo trovo piuttosto dominante l' irrazionalismo che il razionalismo.
Credo che lo stesso scientismo:
a)   sia una forma di irrazionalismo;
b)  che non sia la peggiore né più diffusa oggi in Occidente e nel mondo (peggiori e più diffuse sono, secondo me, superstizioni, astrologie, "olismi", "spiritualità", "ermetismi", "esoterismi", religioni -per quanto alcune di queste ultime, soprattutto l' islamica, lo siano relativamente meno e siano comunque più degne di rispetto delle altre forme di irrazionalismo qui accennate- e così via).

Credo inoltre e soprattutto che razionalità e istintualità siano atteggiamenti non affatto reciprocamente escludentisi bensì complementari, e che il non rendersene conto (il pretendere di metterle in reciproca opposizione-esclusione) sia una manifestazione comunque di irrazionalismo, tanto da parte di chi (forse gli scientisti) vedono positivamente la prima e negativamente la seconda, quanto da parte di chi ("spiritualisti" e c.) vedono negativamente la prima e positivamente la seconda.
La razionalità è (dovrebbe essere quanto più possibile) per me la bussola per orientarsi nel campo del sapere (del "come", dei mezzi), l' istintualità quella per orientarsi nel campo del fare (del "perché", degli scopi).
E almeno in questa convinzione generale (non nell' applicarla criticamente allo "stato di cose presente") mi sembra che concordiamo (se non ti fraintendo).

paul11

Sgiombo
dai dei giudizi e quindi implicitamente hai un'idea di un tuo razionalismo.
L'unica radice comune che hanno istinto e razionalità ,se ancora non si fosse capito, è l'uomo che storicamente reinterpreta
se stesso e il mondo ridefinendo e ridefinendosi.

baylham

Preciso il mio precedente commento che è stato frainteso.

La razionalità coopera con l'istinto, l'istinto spinge in una direzione, la razionalità lo guida.
Il problema è che ci sono istinti diversi e contrastanti tra di loro, la relazione inversa, il trade off, è tra gli istinti. Banalmente di fronte ad un'incognita c'è l'istinto della paura ma anche della curiosità, il bisogno di mangiare contrasta con quello di riposare, l'altruismo con l'egoismo, ecc.. La razionalità non può risolvere questo conflitto interiore tra gli istinti, sono in contraddizione tra di loro, quindi la razionalità cerca un compromesso, una soluzione.

paul11

baylham
penso che gli istinti siano nel profondo di noi stessi, nascono con noi emergono con la vita.E questo per me è tipicamente natura, quella di un neonato: quì siamo allo stato percettivo del mondo e istinti e pulsioni.
Come ho scritto altrove la razionalità è coscienza fino all'autocoscienza, è con noi fin dalla nascita, ma non emerge subito, si forma nell'incontro in cui l'istinto diventa pulsione psichica e  noi cominciamo ad essere educati persino nella fisiologia del corpo.
Noi educando il nostro corpo a mangiare non quando abbiamo fame ,ma quando tutti mangiano, non defechiamo immediatamente quando il corpo lo richiede, ma lo educhiamo, quì comincia a sorgere il lato della coscienza, che è innato come forma nel cervello, ma comincia ad esprimersi nell'interazione fra percezione che diventa conoscenza,istinto che diventa pulsione psichica.
La coscienza quando si alza al livello del SE' e diventa autoconsapevolezza si astrae dal mondo, e quì l'uomo si pone sopra la natura, perchè cerca signifcati, sensi, relazioni che uniscano il tutto in una unica idea di mondo.

La razionalità è metafiisca  nasce dalla predisposizione umana a poterla reggere, sostenere con il proprio pensiero.
Ma la razionalità più pura è la matematica, non il mondo naturale.Vale a dire che è lo stesso oggetto del pensiero che si pensa che crea una forma , tutto questo avviene grazie ad un cervello analogico ,costruito per poter"leggere" il mondo.
Infatti la matematica, la geometria e poi la logica servono a costruire linguisticamente il sistema di relazione analogico al mondo.
Ma questa forma a sua volta condiziona sia il modo di interpretazione del mondo sia il mondo "interiore" di istinto-psiche.

La razionalità non coopera con gli istinti, ma cerca di educarli di portali nel SE', di farli emergere e in qualche modo modificarli.
Noi agiamo su noi stessi nel corso della nostra vita fra il dominio della natura e il dominio della ragione, è un percorso dialettico
interiore in cui la nostra coscienza rappresenta l'interfaccia che interagisce simultaneamente con più fattori: percezione, psiche, conoscenza, relazioni con i nostri simili e infine la nostra stessa autocoscienza.
E' dialettico perchè avviene sempre l'incontro/scontro fra "natura" e "cultura", fra istinti e razionalità, ed è per questo che ognuno di noi essendo in se stesso "un mondo" individuale, in quanto tale ha un suo modo di interpretazione del mondo che filtra la conoscenza fino a costruirsi credenze, modi di approcciarsi, motivazioni, e così via.

sgiombo

Citazione di: baylham il 03 Giugno 2016, 10:03:51 AM
CitazioneL'unica radice comune che hanno istinto e razionalità ,se ancora non si fosse capito, è l'uomo che storicamente reinterpreta
se stesso e il mondo ridefinendo e ridefinendosi. (Paul11)


Preciso il mio precedente commento che è stato frainteso.

La razionalità coopera con l'istinto, l'istinto spinge in una direzione, la razionalità lo guida.
Il problema è che ci sono istinti diversi e contrastanti tra di loro, la relazione inversa, il trade off, è tra gli istinti. Banalmente di fronte ad un'incognita c'è l'istinto della paura ma anche della curiosità, il bisogno di mangiare contrasta con quello di riposare, l'altruismo con l'egoismo, ecc.. La razionalità non può risolvere questo conflitto interiore tra gli istinti, sono in contraddizione tra di loro, quindi la razionalità cerca un compromesso, una soluzione. (Baylham)

CitazioneConcordo (con entrambi).

Preciserei che la razionalità (e non l' istintualità):
a) consente per lo meno di "soppesare" o "ponderare" gli istinti (non di misurarli o propriamente "pesarli": res cogitans! Posso valutare che comportarmi onestamente sia da me sentito come più desiderabile che arricchirmi disonestamente, ma non "di quanto": non "quante volte -tre, sette, il cinquanta% in più?- sia più desiderabile), cioé di cercare alquanto vagamente (in modo ben diverso e più incerto che le misurazioni operabili nell' ambito della "res extensa": il Monte Bianco é alto, sia pure approssimativamente, 4810 volte il campione del "metro" conservato al museo dei pesi e misure di Parigi alle temperature ordinariamente e mediamente presenti in Europa), di valutare la "forza" o "intensità" dei diversi istinti ed insiemi di istinti intrinsecamente compatibili (realizzabili) e reciprocamente incompatibili (realizzabili alternativamente gli uni agli altri);
b) di cercare di stabilire (non infallibilmente, é ovvio!) quali istinti e insiemi di istinti complessivamente sono realizzabili (quali scopi o insiemi di scopi sono conseguibili) nelle varie circostanze e quali no; ed a quali condizioni, mediante quali mezzi.

Si può sempre sbagliare nelle valutazioni razionali della conseguibilità, e dei mezzi atti ad ottenerla, dei vari scopi e insiemi di scopi (soddisfattibilità dei vari istinti e insiemi di istinti), per la misurabilità della res extensa.
Ma molto più difficile, molto più soggetta ad errore é la  valutazione della maggiore o minor forza o intensità degli istinti e insiemi di istinti (o desiderabilità degli scopi) eventualmente conseguibili, per la non misurabilità in senso proprio ma soltanto "ponderabilità" della res cogitans.

Mariano

Il dibattito che si è creato tra paul11, sgiombo e bailham è molto interessante e mi permette di meglio comprendere e forse esprimere quanto esposto nel topic iniziale.
Io parto dalla convinzione personale che  razionalità sia la capacità (fornita dalla natura all'essere umano) di valutare con la mente tutte le sensazioni che esso percepisce come tutti gli esseri animati e che l'irrazionalità faccia parte della razionalità: del resto anche la matematica (scienza razionale e considerata perfetta) è dovuta ricorrere ai numeri irrazionali.
Di conseguenza io dico che valutando razionalmente le sensazioni che pervengono dall'istinto, l'uomo possa e debba governarle.

Quando questo è un bene? dipende da un concetto di etica che non può essere soggettivo.

maral

Citazione di: Mariano il 31 Maggio 2016, 22:46:55 PM
Per maral:
"Il conflitto non è nella natura, ma nella natura dell'essere umano...."

non e mia intenzione essere cavilloso,ma non capisco: la natura dell'essere umano non è nella natura?
Certo che è nella natura, ma la natura nell'uomo si esplica come un esserne gettato fuori. Ed è solo in quanto gettato fuori che l'uomo può parlare di natura, cercando di spiegarsela o di trasformarla su progetto. Conosci forse altri essere viventi che lo facciano?
E' per questo motivo, che l'uomo vede delle contraddizioni in natura, mentre le contraddizioni sono solo nel suo particolare modo di stare in natura.

Mariano

Nel tentativo di approfondire il tema iniziale da me proposto e cercando di recepire alcune considerazioni scaturite nelle varie risposte, modificherei il titolo del topic sostituendo "contraddizioni" con contrasti. Infatti contraddizioni o incongruenze implicano un giudizio morale mentre contrasto implica uno stato dinamico di lotta tra diversità fortunatamente esistenti.
A questo punto però mi rendo conto che il topic si riduce ad una constatazione banale: la Natura comprende ciò che consideriamo male e ciò che consideriamo bene, il brutto ed il bello, la vita e la morte...

Daniele_Guidi

La Natura non puo' essere in conflitto.. chi piu' della natura stessa è in equilibrio? forse è l'uomo che è palesemente in conflitto. Con sè stesso prima di tutto e con il prossimo di conseguenza. Spesso i grandi saggi o maestri per citarne uno.. (lao tzu) ribadisce molto il concetto che l'uomo per ritrovare la sua armonia si deve ri-creare in lui la NATURA! non a caso.. non credete?!! l'uomo destabilizza e deturpa la natura.. in quanto la crede fuori se stesso!! la natura è perfetta cosi comè.. non credo si debba di nulla sulla natura.. se cosi si fosse si metterebbe anche in discussione il Creatore!! Creatore lui stesso della natura!! meglio rivedere noi stessi.. che meglio.. anzi chè nominare la natura.. se potesse parlare.. non credete che qualche parolaccia potrebbe tirarcela dietro.. ;-) ( con giuste cause )
fate buon fine settimana a tutti ;-)
Daniele Guidi

maral

Continuo a non capire come può la natura non essere in conflitto e l'uomo esserlo palesemente. L'uomo non è un elemento di natura, un'espressione della natura? O cos'altro si pensa che sia?

cvc

Citazione di: maral il 19 Novembre 2016, 21:40:12 PM
Continuo a non capire come può la natura non essere in conflitto e l'uomo esserlo palesemente. L'uomo non è un elemento di natura, un'espressione della natura? O cos'altro si pensa che sia?
Non è.che la natura non sia in conflitto, la natura comprende tutte le parti (i contendenti) del conflitto. L'uomo è in conflitto in quanto prigioniero della propria individualità. Ma il dilemma è se l'individualità è un valore o un disvalore. Ed essendo, secondo me, entrambe le cose, è qui che si gioca per il senso dell'esistenza.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

maral

Citazione di: cvc il 19 Novembre 2016, 22:07:38 PM
Non è.che la natura non sia in conflitto, la natura comprende tutte le parti (i contendenti) del conflitto. L'uomo è in conflitto in quanto prigioniero della propria individualità. Ma il dilemma è se l'individualità è un valore o un disvalore. Ed essendo, secondo me, entrambe le cose, è qui che si gioca per il senso dell'esistenza.
Detta come qui ha scritto CVC il discorso suona più comprensibile.
Si potrebbe considerare quindi che la natura si manifesta come il prodotto di tutti i conflitti delle sue parti, che sono in conflitto proprio in quanto parti. La peculiarità della parte "uomo" della natura si potrebbe dire che è il trovarsi in conflitto con se stesso e forse è questo ciò che si può intendere con "individualità", o meglio, essere in conflitto con se stessi è un tratto naturale, fondamentale e peculiare dell'individualità umana. E qui il gioco del valore e del disvalore si fa molto complesso e sottile, poiché se il trovarsi in conflitto con se stessi fa la differenza esso costituisce un termine di valore per l'uomo, ma poiché ogni conflitto in quanto tale implica la sua soluzione e presenta la necessità di un superamento esso è al contempo un disvalore. In questo senso l'uomo che è in quel tratto di natura che vede il conflitto come conflitto con se stessi, mira continuamente a uscire dalla sua natura, per ritrovarcisi sempre.

cvc

Nell'antichità la dialettica era anche considerata l'arte di condurre l'uno (la natura) al tutto (le individualità, le cose particolari) e il tutto all'uno . Si potrebbe pensare che, come avviene nel contemporaneo, il conformismo abbia un po' rotto gli equilibri di questo gioco. Perché se è vero che da un lato l'uomo è sempre più individualista, è anche vero d'altra parte che il suo individualismo sfocia poi nel conformismo. Quindi, cercando di spiegarmi, l'individualismo si manifesta come libido, volontà di possesso non solo materiale. Però resta un generale appiattimento dei valori per cui si è contemporaneamente ribelli e conformisti. Nel senso che siamo subito pronti a ribellarci alla volontà dell'altro, ma si è incapaci di proporsi in maniera realmente differente, di indicare un diverso e convincente punto di vista che giustifichi questa ribellione. Quindi è falsato il passaggio dai molti all'uno e viceversa. Perché i molti non capiscono ciò che li rende differenti l'uno dall'altro, quindi si perde il senso della necessità del ritorno all'uno (natura).
Ci sarebbe da riflettere sulle considerazioni di Smith sulle conseguenze della diversificazione del lavoro e sul taylorismo (organizzazione scientifica del lavoro). La nostra società è divenuta troppo omogenea per avvertire se stessa come organismo, come un insieme di esseri eterogenei facenti parte di un tutto. Il conformismo ci ha rimbambito, non comprendiamo più il significato della natura. Ma il problema è solo dentro di noi, perché la natura è sempre la stessa.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

doxa

Cvc ha scritto
CitazioneQuindi, cercando di spiegarmi, l'individualismo si manifesta come libido, volontà di possesso non solo materiale.
Citazione
"l'individualismo si manifesta come libido" ? Da quando ?

Anche se nella sezione filosofia  si può fantasticare, errare, scambiare lucciole per lanterne, non mi sembra lecito far inorridire Sigmund Freud con tale affermazione.

Per Freud la libido è una pulsione sessuale; per Jung, invece, la libido è l'energia che si manifesta in tutte le pulsioni .
La teoria della libido è  esposta da Sigmund  Freud nel saggio "Lezioni introduttive di psicoanalisi", se eventualmente ti va di leggere questo libro.

Per quanto ne so l'individualismo mira a raggiungere l'indipendenza, la libertà non la volontà di possesso materiale. Hai aggiunto: "non solo materiale" a cosa ti riferisci ?

cvc

Nel senso che l'individualismo alimenta l'ego, la brama di possesso. Libido in questo senso e non come pulsione sessuale.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

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