L’arte come compensazione degli squilibri filosofici collettivi.

Aperto da Carlo Pierini, 06 Maggio 2019, 02:46:00 AM

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Ipazia

Il tuo paese vale al tuo paese. Kant è riconosciuto ovunque. Prima dell'evoluzionismo, il suo trascendentale ha liberato il cogito dai fantasmi ultraterreni. Di questo, Dio-che-non-c'è gliene renda merito.

"In alto" significa che le funzioni della psiche da cui prendono forma tanto l'etica che l'estetica si incrociano, come le funzioni trascendentali matematiche, in un punto molto alto della parabola evolutiva antropologica laddove il "tutto" antropologico approda hegelianamente alla piena autocoscienza di sè.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 13:09:38 PM
Il tuo paese vale al tuo paese. Kant è riconosciuto ovunque. Prima dell'evoluzionismo, il suo trascendentale ha liberato il cogito dai fantasmi ultraterreni. Di questo, Dio-che-non-c'è gliene renda merito.

CARLO
Il Dio-che-non-c'è non può rendergliene merito, perché il "trascendente" kantiano indica proprio la realtà divina.
Quindi considerare il "trascendent-ale" come qualcosa che è assolutamente altro dal "trascendente" è solo una truffa verbale di chi vuole tenere il piede in due staffe, cioè di chi vuole esiliare il "trascendente" in un limbo inaccessibile all'esperienza umana. Il "trascendent-ale" kantiano, infatti, non è né immanenza, né trascendenza, né carne né pesce, non sta né in cielo né in terra, come tutte le mistificazioni filosofico-verbali o le invenzioni truffaldine degne di questo nome.
Una mistificazione, cioè, studiata a tavolino a fini commerciali: vendere la propria filosofia al mercato più ampio possibile, quello degli ateo-agnostici, e quello dei credenti! Una pagliacciata da "Arlecchino servo di due padroni".
Da Wikipedia:
<<Al centro della commedia "Arlecchino servitore di due padroni" troviamo Truffaldino, servo di due padroni, che, per non svelare il suo inganno e per perseguire il suo unico intento, ovvero mangiare a sazietà, intreccia la storia all'inverosimile, creando solo equivoci e guai>>.

Phil

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
una società umana deve tendere ad un grado di bellezza e armonia tale da rendere raccapricciante ogni sua violazione etica.
Questo "dovere" (im)posto dal basso all'alto, racconta di un dover-essere desiderato, che ha luogo "altrove" (nelle altezze iperuraniche) e rappresenta l'ottimo; mi sembra nondimeno un dovere, o meglio, un volere etico che cerca appoggio sull'estetica, trovandolo solo nel "bello" di una politica utopica.
Per me la "bellezza" dell'armonia sociale (per quanto auspicabile) è una metafora e ha ben poco di estetico (nel senso di "artistico", con cui se ne parlava nel topic).

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
il degrado estetico è presupposto di degrado morale.
L'estetica dell'urbanistica di massa, il pubblico decoro, etc. non mi pare siano il cuore dell'estetica dell'arte (né l'estetica filosoficamente intesa). Chi conosce le periferie problematiche sa che la loro brutta presentazione agli occhi dei visitatori non è né causa né effetto della moralità di chi vi risiede, ma solo effetto del livello di reddito e dell'occupazione lavorativa degli abitanti, oltre che della tipologia di interventi pubblici.
Se mettessimo le riproduzioni di capolavori artistici sulle pareti di una fabbrica cinese e facessimo vestire i suoi operai da Armani (non è un messaggio promozionale, sostituitelo a piacere), il fatto che loro lavorino 12 ore al giorno, senza ferie, etc. diventerebbe più "bello e giusto"?
Che in un'officina meccanica ci sia grasso, pareti "affumicate", puzza di gomma e benzina, calendario Pirelli, etc. lo rende un ambiente moralmente degradante?
L'estetica Il decoro non è l'etica.

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
Laddove si lavora per la bellezza (nel territorio, lavoro, rapporti sociali ed umani) si lavora anche per la giustizia.
Assunto che non mi convince: in fondo, i boss mafiosi hanno belle ville, gare d'appalto illegali costruiscono anche bei condomini, i "caporali" danno lavoro cancellando la brutta scena dei disoccupati in strada, etc. o anche, più banalmente, un writer che lavora a un graffito (illegale), un cittadino che decora con i fiori l'aiuola di una rotonda pubblica (illegale), non lavorano per la giustizia, tuttavia lavorano, a loro modo, per una bellezza estetica.

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
una reazione emotiva, il disgusto, in cui è difficile - ed in ciò sta pure una dimostrazione empirica - districare la componente etica dall'estetica. Pensiamo ad una catasta di cadaveri da pulizia politico-etnico-religiosa.
Anche Guernica di Picasso rappresenta una scena "brutta" moralmente, ma è anche brutta esteticamente? Se non distinguiamo etico ed estetico finiamo in ostaggio del linguaggio metaforico (con annessa sindrome di Stoccolma).
Il suscitare disgusto per il suo contenuto (guerra, etc.) proposto dall'arte, non è il suscitare disgusto per la sua mera presenza (cadaveri, etc.) proposto dalla realtà immediata; è proprio il "meccanismo" di mediazione/rappresentazione che rende tali l'arte e l'estetica (evitando, per amor di sintesi, i dibattiti più contemporanei in merito).

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
L'assenza di bellezza che si vede nelle lavorazioni centrate sullo sfruttamento umano è indicatore di degrado morale.
Rimanga fra noi, in confidenza, piramidi e templi non piacciono nemmeno a me, ma non diciamolo in giro...

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
La ricerca ha prodotto persino una sua scienza della bellezza applicata al lavoro: si chiama ergonomia.
L'ergonomia non è il dominio della funzionalità, concedendo il minimo sindacale alla bellezza nel suo asservimento a scopi di vendita (non all'estetica)?
Nonostante la vaga parentela, il design non è sinonimo di ergonomia; non a caso Vitruvio distingueva fra «bellezza» e «funzionalità» (con «solidità» a completare la sua "trinità progettuale").

Ipazia

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
una società umana deve tendere ad un grado di bellezza e armonia tale da rendere raccapricciante ogni sua violazione etica.
Questo "dovere" (im)posto dal basso all'alto, racconta di un dover-essere desiderato, che ha luogo "altrove" (nelle altezze iperuraniche) e rappresenta l'ottimo; mi sembra nondimeno un dovere, o meglio, un volere etico che cerca appoggio sull'estetica, trovandolo solo nel "bello" di una politica utopica.
Per me la "bellezza" dell'armonia sociale (per quanto auspicabile) è una metafora e ha ben poco di estetico (nel senso di "artistico", con cui se ne parlava nel topic).

Chiaro che si tratta di un modello ideale, ma vale pure come ricetta. La città ideale è sintesi di bellezza architettonica e funzionalità degli spazi urbani per l'armonica fruibilità della polis, nel rispetto della triade vitruviana. 

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
il degrado estetico è presupposto di degrado morale.
L'estetica dell'urbanistica di massa, il pubblico decoro, etc. non mi pare siano il cuore dell'estetica dell'arte (né l'estetica filosoficamente intesa). Chi conosce le periferie problematiche sa che la loro brutta presentazione agli occhi dei visitatori non è né causa né effetto della moralità di chi vi risiede, ma solo effetto del livello di reddito e dell'occupazione lavorativa degli abitanti, oltre che della tipologia di interventi pubblici.

Infatti ho detto presupposto, non sintomo o prodotto. Un bene comune ben manutenuto stimola l'etica della sua buona conservazione. Lasciato degradare stimola il degrado e svalorizza l'esistenza che vi si svolge.

CitazioneSe mettessimo le riproduzioni di capolavori artistici sulle pareti di una fabbrica cinese e facessimo vestire i suoi operai da Armani (non è un messaggio promozionale, sostituitelo a piacere), il fatto che loro lavorino 12 ore al giorno, senza ferie, etc. diventerebbe più "bello e giusto"?
Che in un'officina meccanica ci sia grasso, pareti "affumicate", puzza di gomma e benzina, calendario Pirelli, etc. lo rende un ambiente moralmente degradante?
L'estetica Il decoro non è l'etica.

Ipotesi assai forzata. Un ambiente di lavoro scadente non veste Armani e non mette riproduzioni artistiche nei suoi cessi lerci. Nella mia lunga esperienza di ambienti di lavoro ho sempre verificato che le buone condizioni ambientali vanno di pari passo con il rispetto verso i lavoratori e stimolano buone relazioni lavorative (etica).

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
Laddove si lavora per la bellezza (nel territorio, lavoro, rapporti sociali ed umani) si lavora anche per la giustizia.
Assunto che non mi convince: in fondo, i boss mafiosi hanno belle ville, gare d'appalto illegali costruiscono anche bei condomini, i "caporali" danno lavoro cancellando la brutta scena dei disoccupati in strada, etc. o anche, più banalmente, un writer che lavora a un graffito (illegale), un cittadino che decora con i fiori l'aiuola di una rotonda pubblica (illegale), non lavorano per la giustizia, tuttavia lavorano, a loro modo, per una bellezza estetica.

I bei condomini fatti con la sabbia che crollano accanto ai palazzi secolari ? ;D Nulla da dire sulle ville dei boss, ma il territorio che le circonda ?  ;D I caporali prosperano sulla brutta scena delle baraccopoli e dello sfruttamento inumano. La bellezza è un valore sociale che ha un costo economico incompatibie col degrado sociale: quando si investe in bellezza sui beni comuni e si lavora per conservarla si produce anche giustizia sociale perchè si socializza a vantaggio di tutta la popolazione una parte della ricchezza sociale privatizzata. Se poi viene fatto anche di libera gratuita iniziativa si compie un gesto altamente etico insieme al gesto estetico.

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
una reazione emotiva, il disgusto, in cui è difficile - ed in ciò sta pure una dimostrazione empirica - districare la componente etica dall'estetica. Pensiamo ad una catasta di cadaveri da pulizia politico-etnico-religiosa.
Anche Guernica di Picasso rappresenta una scena "brutta" moralmente, ma è anche brutta esteticamente? Se non distinguiamo etico ed estetico finiamo in ostaggio del linguaggio metaforico (con annessa sindrome di Stoccolma).
Il suscitare disgusto per il suo contenuto (guerra, etc.) proposto dall'arte, non è il suscitare disgusto per la sua mera presenza (cadaveri, etc.) proposto dalla realtà immediata; è proprio il "meccanismo" di mediazione/rappresentazione che rende tali l'arte e l'estetica (evitando, per amor di sintesi, i dibattiti più contemporanei in merito).

Il brutto artistico è un invito etico alla catarsi, memoria, indignazione, reazione. Esso non è sussumibile al brutto reale nella sua brutta valenza etico/estetica di una catasta di morti ammazzati resa nella sua in-mediatezza.

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
L'assenza di bellezza che si vede nelle lavorazioni centrate sullo sfruttamento umano è indicatore di degrado morale.
Rimanga fra noi, in confidenza, piramidi e templi non piacciono nemmeno a me, ma non diciamolo in giro...

Se il risultato di quelle lavorazioni talvolta è ingannevole, non lo è di certo la lavorazione in atto. Lì bisogna andare per giudicare dell'eticità delle condizioni di lavoro. Bisogna frequentare i luoghi di lavoro, non limitarsi all'esito produttivo. E spesso si conferma il rapporto diretto tra etica ed estetica.

Citazione di: Phil il 08 Maggio 2019, 15:53:58 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 10:09:24 AM
La ricerca ha prodotto persino una sua scienza della bellezza applicata al lavoro: si chiama ergonomia.
L'ergonomia non è il dominio della funzionalità, concedendo il minimo sindacale alla bellezza nel suo asservimento a scopi di vendita (non all'estetica)?
Nonostante la vaga parentela, il design non è sinonimo di ergonomia; non a caso Vitruvio distingueva fra «bellezza» e «funzionalità» (con «solidità» a completare la sua "trinità progettuale").

L'ergonomia è l'adeguamento della macchina, del processo produttivo e del munufatto all'uomo, quindi in controtendenza rispetto al dogma capitalistico di adeguamento dell'uomo alla macchina e al manufatto. Infatti nei luoghi di lavoro va insegnata ed imposta per legge. Alla fine risulta anche più produttiva della sua assenza e questa è la sua carta vincente (dimostrando tra l'altro che lavoro e capitale non hanno alcuna progettualità comune a prescindere). Il design è altra cosa, pur avendo una correlazione con l'ergonomia nella comune partecipazione alla "causa formale" della produzione e fruizione di un bene d'uso. Non a caso la rivoluzione funzionalista della secessione viennese puntò molto sul design innovando anche il gusto estetico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 17:15:18 PM
Chiaro che si tratta di un modello ideale, ma vale pure come ricetta. La città ideale è sintesi di bellezza architettonica e funzionalità degli spazi urbani per l'armonica fruibilità della polis, nel rispetto della triade vitruviana.
Eppure, quanta immoralità potrebbe abitare comodamente la città ideale... bella e dannata, perché no?

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 17:15:18 PM
Un bene comune ben manutenuto stimola l'etica della sua buona conservazione. Lasciato degradare stimola il degrado e svalorizza l'esistenza che vi si svolge.
Un monumento abbandonato alle intemperie, mal conservato, svalorizza l'esistenza che si svolge nei suoi pressi? Questione di "valori", quindi non entro nel labirinto del tema, per quanto ben manutenuto (non sento la mia esistenza svalorizzata/svalutata quando frequento un posto non esattamente ben mantenuto, ma forse ti sembrerà un'opinione di parte).
L'arte orientale ha alcune categorie estetiche che considerano l'azione del tempo, il consumato e persino il vistosamente aggiustato, molto rilevanti; tuttavia, non me la sento di valutare da questo la loro moralità.

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 17:15:18 PM
Nella mia lunga esperienza di ambienti di lavoro ho sempre verificato che le buone condizioni ambientali vanno di pari passo con il rispetto verso i lavoratori e stimolano buone relazioni lavorative (etica).
I meccanici reclamano giustizia (almeno il mio... fidati). Scherzi a parte, al di là delle mie e delle tue esperienze, ho capito (ormai/finalmente) che per «estetica» non ti riferisci all'arte, ma al decoro e a «buone condizioni ambientali» e per «etica» puoi arrivare a comprendere anche le "carte dei valori" e le certificazioni etiche (tipo sa8000; non esattamente questione filosofica, ma apprezzo la versatilità).

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 17:15:18 PM
La bellezza è un valore sociale che ha un costo economico incompatibie col degrado sociale: quando si investe in bellezza sui beni comuni e si lavora per conservarla si produce anche giustizia sociale perchè si socializza a vantaggio di tutta la popolazione una parte della ricchezza sociale privatizzata.
Si, il pubblico decoro è un valore sociale, non la bellezza dell'arte (hai presente l'arte contemporanea? Spiega pure al popolo che è bella...); per questo ricordavo il legame fra estetica ed arte.
Scommetterei che il mecenatismo e i biglietti di ingresso possono stimolare e tutelare l'arte più di quanto farebbe la divisione equa della ricchezza privatizzata... per quanto, non lo nego, sarebbe "bello" se non ci fossero più poveri e tutti avessimo lo stesso stipendio ("bello", non esteticamente bello).
Resto convinto che se confondiamo l'etica (comunista o altro, niente di personale) con l'estetica, non rispettiamo l'arte e facciamo un uso metaforico (da virgolette) del "moralmente bello"; ma forse è, come sempre, solo una questione di vocabolario.

Citazione di: Ipazia il 08 Maggio 2019, 17:15:18 PM
Se il risultato di quelle lavorazioni talvolta è ingannevole, non lo è di certo la lavorazione in atto. Lì bisogna andare per giudicare dell'eticità delle condizioni di lavoro. Bisogna frequentare i luoghi di lavoro, non limitarsi all'esito produttivo.
Mi stai invitando ad andare a controllare come lavoravano gli schiavi egizi? Comunque, non ero ironico, a me esteticamente non piacciono davvero (templi e piramidi, non le condizioni di lavoro degli schiavi egizi, per le quali dovrei giudicare il prodotto eticamente e quindi non avrebbe senso usare "mi piace/non mi piace"... o forse no?).

Ipazia

καλός si manifesta fenomenologicamente in vari modi soggettivi e collettivi, bassi e alti, va dal decoro all'arte restando nel suo alveo naturale, il piano estetico. Anche ἦθος ha uno spettro semantico complesso che va dai modi di vita consuetudinari al diritto alle norme tecniche di tutela degli umani e dell'ambiente, definendo nel complesso il piano etico.

I due piani si intersecano continuamente nella dimensione esistenziale umana e dal loro intreccio nasce l'ambiente umano. L'arte moderna è sperimentazione estetica che non sempre riesce. Laddove riesce produce nuovi paradigmi estetici. Ma è impresa ardua perchè il passato abbonda di modelli pregevoli capaci di difendere alla grande i paradigmi da essi imposti. Così come nella scienza e in filosofia nessuna nega la ricerca, ma solo ciò che vale resiste all'ingiuria del tempo, domina il territorio del trascendentale umano e lo fa risuonare nel profondo.
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Phil

Riguardo la dialettica etica/estetica, un esempio della "delicatezza sociale", della problematicità demoscopica sottesa al mischiare in piazza estetica ed etica, può essere il recente caso della fontana di Ontani a Vergato.
Il fatto che sia stata "farcita" con il letame è un gesto di dissenso etico espresso in modo "estetico", o un gesto estetico ("parassitare" l'opera dell'artista, "completare" la fredda scultura con caldi elementi organici, "urbanizzare" il candore immacolato del basamento con un richiamo alla vita biologica che circonda la statua, etc.) che non ha velleità etiche?
Propenderei per la prima; certo, per uno che sporca ce ne saranno dieci che puliscono e mille che contemplano la bellezza dell'opera. Tuttavia, oltre alle critiche ricevute, non estetiche, ma etiche (offensiva per i bambini, etc.) ed esoteriche (richiamo al satanico, etc.), è previsto anche l'arrivo di un sedicente esorcista che eseguirà riti e preghiere. Personalmente, considererei quel rito come una performance estetica (non estatica), un evento artistico, eppure sarebbe possibile vederci anche qualcosa di etico (religioso), essendo coinvolte comunque preghiere e concetti religiosi.

Inevitabile che esporre l'arte in luogo pubblico produca anche contraccolpi sociali e questo non è certo il primo caso (eloquente anche questo). L'esigenza della comunità, secondo me, è però proprio quella di identificare tali contraccolpi: dove finisce l'estetico e dove inizia l'etico; altrimenti si rischia di fomentare la confusione nelle menti del popolo fra scaramanzia, gusti artistici, esoterismo, politica, gossip, sterco e selfie.
Forse ciò può essere obiettivo tipico dell'estetica contemporanea, ma non dell'etica.

Ipazia

Vista la fontana suppongo che la contestazione sia sul piano estetico e mi sento anche di condividerla.
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