La volontà di potenza da un altro punto di vista

Aperto da 0xdeadbeef, 13 Luglio 2018, 10:29:25 AM

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Carlo Pierini

Citazione di: Kobayashi il 16 Luglio 2018, 15:00:19 PM
In riferimento all'ultimo intervento di C. Pierini.

E' ovvio che il pensiero di N. si pone al di là dei concetti metafisici elementari di spirito e materia.
CARLO
E' per questo che è finito in manicomio. Chi crede di non essere fatto né di materia né di spirito non può che fare quella fine.

sgiombo

Citazione di: Carlo Pierini il 16 Luglio 2018, 16:38:07 PM
Citazione di: Phil il 16 Luglio 2018, 15:07:32 PM

...Oh, questa sì che è una bella domanda! Una bella domanda alla quale, tuttavia, temo che per il momento nessuno possa dare una risposta. Nemmeno l'epigenetica, perché i fenomeni epigenetici NON modificano le sequenze dei nucleotidi, ma riguardano soltanto le variazioni nell'espressione di geni già dati, quindi non possono di certo dare origine a nuovi e inediti istinti, o modelli istintivi di comportamento (religioso, etico, artistico, ecc..).

E invece le variazioni nelle espressioni dei geni determinano variazioni, anche notevolissime, nei fenotipi.
E fra queste variazioni, oltre che di morfologiche, ve ne possono essere e ve ne sono di fatto anche di funzionali, riguardanti i comportamenti.
Non possono originare istinti ex novo, ma possono molto variabilmente regolare e "modulare" in maniera estremamente diversa da caso a caso l' attuazione di differenti e talora opposte potenziali tendenze comportamentali istintive a seconda delle variabili esperienze vissute e degli influssi subiti dall' ambiente, talora diversissimi da caso a caso .

Inoltre nell' uomo in particolare, che presenta una spettacolare variabilità comportamentale ambiente dipendente, una formidabile creatività nei suoi comportamenti, alle variazioni epigenetiche naturali (-stiche) se ne aggiungono di culturali, ancor più pleiomorfe e variabili.

paul11

#32
ciao Carlo P,
vediamo se riusciamo a capirci...........
1) E' vero che ritrovamenti dell uomo di Neanderthal, mi pare in Medio oriente, dimostrano che tendevano alla sepoltura dei morti.
Ma francamente non so se avesse un significato spirituale, in quanto altre culture hanno avuto altre forme di "gestione" dei morti.
2) La Bibbia,ebraica,  Bereschit(Gesesi) e la Tenach, I testi vedici, dimostrano che prima c'è una cosmogonia, solo più tardi appaiono le spiritualità.Con le formulazioni spirituali e le codificazioni religiose che raccolgono cosmogonie e storia nel linguaggio del mito, che già oralmente erano simbolico, ma per due buoni motivi:a) affinchè si memorizzasse meglio;b) affinchè colpisse il segno e il senso con il simbolo, in quanto la morale è interna alla narrazione ed è quì che compaiono  il "bene" e il "male".
3)Intendo dire che l'archetipo è al di là del vissuto esperienziale personale, nasciamo già con gli archetipi.
Se proprio dovessi utilizzare il linguaggio psicologico, l'inconscio profondo personale è collegato all'inconscio collettivo storico.Metaforicamente, Se ognuno di noi fosse un libro narrato l'archetipo è nella biblioteca di tutti  i vissuti, ma devono far capo all'origine unica.ecco perchè ho scritto "primi" genitori, inteso allegoricamente come trasmissione di un DNA simbolico la cui significazione è nell'origine dell'uomo.
Sono abbastanza d'accordo sulla  prima citazione di Evola, non sulla seconda.
Prima c'è stata una storia molto lontana nel tempo, poi c'è stato un racconto orale che ha già trasposto personaggi e storia.

Il caduceo, per fare un esempio, non è un simbolo archetipo, il serpente era colui che diede conoscenza ad Adamo, ed era di una razza superiore all'uomo.I naga vedici erano uomini-serpente.Il colubro di Esculapio sarà il simbolo dei medici.
La sfida di Mosè e Aronne con Ianne e Iambre dove trasformavano il bastone in serpente fu una sfida fra conoscenze.

In sintesi ,ritengo che antichissime conoscenze trasmesseci da razze superiori a pochi e scelti , passando velocemente all'ermetismo e all'esoterico come segreti,erano realmente molto potenti e ormai perse ...o chissà

La tesi che gli antichi fossero pieni di simboli, non rispecchia il loro modo di vivere.
C'era una enorme differenza fra il popolano, il saggio ed erudito e ancor di più i "maestri" di conoscenze antiche.
Non si spiega chi e come avesse saputo in Cina la maestria delle energie che passano nel corpo umano  e a noi oggi  è arrivato molto meno di quello che fu trasmesso.Non si spiegano maestrie nell'architettura senza avere conoscenze da "ingegneria civile".
Non si spiega la balordaggine di Tolomeo, quando da millenni si sapeva che la Terra fosse rotonda e girasse attorno al sole.
Non si spiegano antichissime miniere appena sopra il Sud Africa agli albori della civiltà egizia.
Non si spigano la trigonometria conosciuta dai Sumeri e la perfezione degli Yuga descritti dai testi vedici.
L'Eden di Genesi c'era realmente non simbolicamente ed era tutt'altro da quello raccontatoci dai testi sacri.

Jung ha la mentalità dello scienziato moderno ed è lì che sbaglia.

Se si leggessero attentamente i testi enochiani si saprebbero di tecniche fatte conoscere all'uomo decaduto, e quegli "angeli caduti" furono sanzionati dai loro capi,  anche per essersi invaghiti delle femmine umane.

Adatto che questi testi fuoriescono anche dal canone ebraico e sono bollati come apocrifi, la nostra storia decise come di troppe cose di obliarle, dimenticarle come un reparto "non classificato"

sgiombo

#33
Citazione di: 0xdeadbeef il 16 Luglio 2018, 17:15:33 PM
I grandi maestri giapponesi del bonsai (un'altra delle mie passioni...) dicono che prima bisogna conoscere le regole,
poi esse possono essere tragredite...
Quindi in riferimento alla risposta di Sgiombo dico che, certo, la violazione delle norme morali c'è sempre stata, solo
che adesso sembra proprio che la norma morale stessa venga a mancare (quindi nemmeno si può parlare più di violazione)...
CitazioneNon mi pare proprio!

Per me viene semplicemente violata.



Nei miei interventi, e rispondo a Phil, dico che qualcosa di innato c'è eccome, ma non è la morale bensì l'impulso,
conscio o meno, di perseguire sempre e comunque il proprio piacere e utile (la tesi di fondo di questo mio post è
appunto quella che propone l'equiparazione di questo fondamento della filosofia anglosassone con la volontà di potenza
nietzscheiana).
CitazioneMa "impulso (comportamentale istintivo)" significa puramente e semplicemente "conato", desiderio di raggiungere un (qualsiasi; più o meno buono o cattivo, importante o futile, nobile o volgare, ecc. che sia) obiettivo.
Ogni volontà (di potenza?!?!?!) per definizione é ricerca di soddisfazione.
Ma questo non equipara affatto tutte le diversissime e in qualche caso del tuttp reciprocamente contrarie volontà possibili e realmente esistenti fra loro!

Per definizione:

"perseguire il proprio piacere e/o utile" == "perseguire ciò che si persegue (qualsiasi cosa sia)".


Un saluto a tutti (anche nietzchiani, deleuziani, freudiani, jungiani, evoliani, ecc. dai quali mi sento "abissalmente lontanissimo": licenza poetica) anche da parte mia.




Lou

#34
Citazione di: 0xdeadbeef il 13 Luglio 2018, 10:29:25 AM
Vorrei provare a ragionare e far ragionare sulla "volontà di potenza", di cui molto si è scritto e molto spesso
nei soliti termini (forza, sopraffazione etc.), vista da una prospettiva diversa.
E' vero che Nietzsche spesso la descrive egli stesso in quei termini, ma è altrettanto vero che egli la intende
essenzialmente come il, diciamo, "motore primo" di ogni agire umano.
Da questo punto di vista dicevo provocatoriamente che forse persino S.Francesco e Madre Teresa erano animati da
volontà di potenza. Perchè appunto il loro "motore primo" era la volontà che le loro idee e i loro principi
morali avvessero a "primeggiare", ad "imporsi", su quelli che essi ritenevano "dis-valori" (dal punto di vista
religioso Dio "vince" il demonio).
Sappiamo bene che per la filosofia anglosassone, fin almeno da Hobbes, il "Bene" è ciò che viene desiderato e che
piace all'individuo.
Dunque per gli Anglosassoni l'utile individuale, che è "motore primo" dell'agire umano (l'uomo agisce sulla base
di ciò che gli procura piacere o dolore) è anche ritenuto sommo "Bene" (in quanto, nel sostrato metafisico alla
base di questa visione, vi è un "grande orologiaio" che fa sì che l'utile dell'individuo corrisponda all'utile
della collettività, cioè che si configuri come "Bene" in assoluto).
Io trovo che nella volontà di potenza Nietzsche recuperi in qualche modo la concezione anglosassone, ma per così
dire la "depuri" dal grossolano elemento metafisico in essa presente (ed ancora presentissimo in certe sfumature
della contemporaneità, basti guardare alle teorie economiche neoclassiche).
L'uomo agisce sulla base di ciò che gli procura piacere o dolore, chiaramente perseguendo il primo termine e
cercando di evitare il secondo. E visto che piacevole è senz'altro il primeggiare (delle proprie idee e principi
ma anche di se stessi), ecco allora che vero ed autentico Motore Primo diventa una volontà di potenza che va
ad obliare e a succedere al Motore Primo aristotelicamente (poi religiosamente) inteso.
Credo in definitiva che buona parte delle ragioni della visione filosofica nietzscheiana vadano ricercate proprio
nella filosofia anglosassone e nel suo concetto di "Bene".
La volontà di potenza, dunque, come volontà di perseguire ciò che piace e che è utile. Senza "orologiai" o
infingimenti che ne ammantino ipocritamente la cruda realtà.
saluti
Trovo il concetto di volontà di potenza estremamente polivalente e questo punto di vista lo trovo interessante per una serie di ragioni, però ho una domanda, anzi più d'una: questo perseguimento di "ciò che piace e che è utile" come è conciliabile con l'assenza di scopi e fini verso cui è diretta suddetta vdp, se non sè stessa ovviamente? Il "bene" verso cui è "diretta o persegue" (uso un linguaggio improprio), non è forse l'aumento della propria potenza? Ma come "è" allora il primo motore immobile, potenza di potenza? arriviamo a Spinoza?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

0xdeadbeef

#35
Citazione di: Lou il 16 Luglio 2018, 19:45:41 PM

Trovo il concetto di volontà di potenza estremamente polivalente e questo punto di vista lo trovo interessante per una serie di ragioni, però ho una domanda, anzi più d'una: questo perseguimento di "ciò che piace e che è utile" come è conciliabile con l'assenza di scopi e fini verso cui è diretta suddetta vdp, se non sè stessa ovviamente? Il "bene" verso cui è "diretta o persegue" (uso un linguaggio improprio), non è forse l'aumento della propria potenza? Ma come "è" allora il primo motore immobile, potenza di potenza? arriviamo a Spinoza?

Più di una domanda ma, se me lo consenti, non poste in maniera chiarissima...
Non certo "per me" (che continuo a dichiararmi kantiano, caro Giulio...), ma per la filosofia anglosassone il Bene è il
perseguimento del proprio piacere, o utile che dir si voglia.
E perchè ciò rappresenta il Bene?
Perchè per gli anglosassoni (non certo per tutti ma questa tesi è prevalente nella loro cultura), interviene il "grande
orologiaio", per dirla con Leibniz; la "mano invisibile" per Smith; e tutto "magicamente aggiusta", cioè fa si che
l'utile individuale corrisponda all'utile collettivo (come accennavo questa è la base su cui si regge fra l'altro
tutta l'impalcatura dell'economia neoclassica, oggi dominante).
Chiaramente, come ben dici, Spinoza fa parte a pieno titolo di questa "visione delle cose".
Ora, chiaramente Nietzsche fa letteralmente a pezzi questa storia dell'orologiaio e del Bene come fine. Dunque cosa resta?
Resta appunto la ricerca del piacere e dell'utile individuale come "sostrato"; come agente primo.
Ma è davvero essa, la ricerca del piacere e dell'utile individuale assimilabile alla volontà di potenza?
Per me potrebbe esserlo, se a quel termine (volontà di potenza) dessimo il significato che cerco di spiegare
lungo le risposte a questo post (un significato che lo stesso Nietzsche mistifica, come accenno nella mia risposta a Kobayashi).
Per quel che riguarda una volontà di potenza/mezzo che ha come suo scopo l'aumento indefinito di se stessa (anch'io
condivido questa tesi) non vedo alcun problema di conciliabilità. La ricerca del piacere e dell'utile è
anch'essa un mezzo che serve a soddisfare se stessa, senza scopo alcuno; perchè una volta soddisfatta sarà diretta
a ricercare sempre qualcosa di nuovo che la soddisfi ancora.
saluti

Lou

#36
Ma per Nietzsche e Spinoza stesso non ritengo proprio sia così, viene prima la polis dell'individuo, è inimmaginabile una vdp individualistica posta in questi termini, se non in senso reattivo. Se me lo consenti, nè per l'uno, nè per l'altro. La realtà non è individuale.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

#37
Citazione di: paul11 il 16 Luglio 2018, 19:26:29 PM
PAUL11
1) E' vero che ritrovamenti dell uomo di Neanderthal, mi pare in Medio oriente, dimostrano che tendevano alla sepoltura dei morti.
Ma francamente non so se avesse un significato spirituale, in quanto altre culture hanno avuto altre forme di "gestione" dei morti.
2) La Bibbia,ebraica,  Bereschit(Gesesi) e la Tenach, I testi vedici, dimostrano che prima c'è una cosmogonia, solo più tardi appaiono le spiritualità. Con le formulazioni spirituali e le codificazioni religiose che raccolgono cosmogonie e storia nel linguaggio del mito, che già oralmente erano simbolico, ma per due buoni motivi:a) affinchè si memorizzasse meglio;b) affinchè colpisse il segno e il senso con il simbolo, in quanto la morale è interna alla narrazione ed è quì che compaiono  il "bene" e il "male".

CARLO
Hai una infarinatura piuttosto superficiale sulla natura, sulla struttura, sulle proprietà dei simboli mitico-religiosi
e sulle relazioni di significato tra i diversi simbolismi appartenenti alle diverse tradizioni storiche. Il concetto di archetipo non è un'invenzione arbitraria di Jung, ma si tratta di una vera e propria scoperta realizzata nel dominio della Storia dei simboli e delle idee religiose e basata sull'analisi comparata di una gran mole di materiale storico. Una scoperta che, come dicevo a Phil, ha comportato la necessità logica di postulare l'esistenza di un UNICO "testo", trascendente-indipendente da qualunque influenza storica particolare, di cui i diversi simbolismi del nostro pianeta mostrano di essere le pagine che lo compongono. Ma per sapere quali sono le migliaia di modi in cui essi mostrano di appartenere a quell'unico testo, è necessaria una grande visione d'insieme che è tratteggiata nei suoi elementi essenziali nelle decine di volumi di osservazioni fatte da storiografi come M. Eliade, R. Guénon, R. Alleau, J. Evola, J. Campbell, E. Zolla, J. Hillman, W. Williamson, T. Burchardt, E. Cassirer, G. Durand, A, Jaffè, M. L. von Franz, P. D. Ounspensky, P. Culianu, e altri. Ecco, io mi sono letto, in questi ultimi trent'anni, pressoché tutto ciò che hanno scritto questi signori, per un equivalente di circa 300 mila pagine; e alla luce di questa mole di informazioni, le tue ipotesi appaiono del tutto inadeguate. Scrive Eliade:

"Abbiamo il diritto di parlare di una «logica del simbolo», nel senso che i simboli, quale che sia la loro natura, la loro provenienza geografica e su qualsiasi piano si manifestino, sono sempre reciprocamente coerenti e sistematici. Questa logica del simbolo esce dal campo della storia delle religioni e si schiera fra i problemi della filosofia".     [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.471]

Per dare un'idea abbastanza precisa di questa realtà ad un amico, tempo fa sono ricorso alla seguente metafora immaginaria:
<<Tu immagina un archeologo che rinvenisse (in momenti diversi della sua ricerca) dei frammenti di ceramica colorati sparsi in tutto il mondo: uno in Italia risalente all'epoca imperiale romana, un altro in Grecia risalente all'età classica, un altro in Australia vecchio di un millennio, un altro in Cina risalente ai tempi della dinastia Ming, un altro ancora appartenente alla cultura delle antiche popolazioni Incas del Sud America, e poi un altro proveniente dalle isole della Polinesia, ...e così via con altre decine e decine di frammenti sparsi in ogni epoca e in ogni parte del nostro pianeta. Ora immagina che questo archeologo, tornato a casa dopo questo lungo viaggio, si accorgesse che quei frammenti, messi uno accanto all'altro, combaciano perfettamente tra loro e che, incollati insieme, si ergono fino a formare un immenso stupendo vaso di ceramica sulla cui superficie esterna è dipinta una bellissima scena di caccia. Tu cosa penseresti? Non potresti pensare altro che i diversi artisti che hanno prodotto quei frammenti, per quanto così lontani nel tempo e nello spazio, siano stati ispirati *inconsapevolmente* da una UNICA fonte trascendente>>.

Ecco, questa metafora calza molto bene con quella che Eliade chiama "unità sistematica" dei diversi simbolismi. Ma per avere le prove che le cose stiano proprio così devi analizzare comparativamente una grandissima quantità di testimonianze storiche.
Citazione di: paul11 il 16 Luglio 2018, 19:26:29 PMPAUL11
3)Intendo dire che l'archetipo è al di là del vissuto esperienziale personale, nasciamo già con gli archetipi.

Se proprio dovessi utilizzare il linguaggio psicologico, l'inconscio profondo personale è collegato all'inconscio collettivo storico.Metaforicamente, Se ognuno di noi fosse un libro narrato l'archetipo è nella biblioteca di tutti  i vissuti, ma devono far capo all'origine unica.ecco perchè ho scritto "primi" genitori, inteso allegoricamente come trasmissione di un DNA simbolico la cui significazione è nell'origine dell'uomo.

CARLO
Questa ipotesi non regge minimamente, perché le manifestazioni degli archetipi sono di carattere filosofico religioso e il nostro patrimonio genetico non trasmette alcun contenuto culturale.

PAUL11
Il caduceo, per fare un esempio, non è un simbolo archetipo, il serpente era colui che diede conoscenza ad Adamo, ed era di una razza superiore all'uomo.I naga vedici erano uomini-serpente.Il colubro di Esculapio sarà il simbolo dei medici.
La sfida di Mosè e Aronne con Ianne e Iambre dove trasformavano il bastone in serpente fu una sfida fra conoscenze.

CARLO
Da diversi anni di studi comparati, emerge che il caduceo è una delle numerosissime varianti simboliche dell'archetipo della Complementarità degli opposti, di cui, per esempio, il Tao è un'altra variante. E se dai una scorsa al mio 3d "La Complementarità degli opposti: l'archetipo più diffuso nella storia", puoi avere un'idea di cosa io voglia dire:
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/l'archetipo-della-complementarita-l'archetipo-piu-diffuso-nella-storia-della-cu/

PAUL11
In sintesi ,ritengo che antichissime conoscenze trasmesseci da razze superiori a pochi e scelti , passando velocemente all'ermetismo e all'esoterico come segreti,erano realmente molto potenti e ormai perse ...o chissà

CARLO
Appunto: quelle che tu chiami <<razze superiori>> io le chiamo <<archetipi>> cioè <<idee divine>>, espressioni di grande sapienza. Ma se tu hai le prove dell'esistenza di queste razze superiori, ne possiamo parlare.


paul11

#38
ciao Carlo P.
I testi originali, Carlo, i testi originali LETTERALI, non quello che hanno interposto, interpretato anche in buona fede, miriadi di personalità.Non dico che tutti sbagliano per carità, ma dipende dalla loro "educazione" condizionata, dalle loro forme rappresentative .La modernità ha reinterpretato testi già reinterpretati.
Molti tuoi autori sono di fama, ma ognuno ha una sua visione e per arrivare all'origine cogli tu il testo originale non farti dire da loro cosa e come hanno interpretato.
Crediamo davvero che gli antichi comunicassero fra loro per simboli? I simboli colpivano il segno per arrivare al significato ed era sempre reale,Alcuni dei nostri ascendenti antichi avevano una mente che noi ci sogniamo più di avere, non si capirebbe allora il livello di saggezza, di contemplazione, di meditazione che avrebbero raggiunto.
Se noi crediamo che siano "balle" abbiamo già predisposto la nostra mente ad altre forme di rappresentazione.

Sono quarant'anni circa che studio  anche testi antichi, repertati in musei spesso britannici, perchè gli inglesi hanno rubato di tutto in India , Mesopotamia, Medio Oriente, come Napoleone fece in Italia.Alcune cose negli ultimi anni "si stanno muovendo" fuori dal mainstream cultural- storico- lineare- progressive che ha invaso le scienze umane da un secolo e più a questa parte.

E' vero che i simboli appartengono trasversalmente a tutte le culture.
A mia volta consiglio un testo "Il mulino di Amleto" di Santillana, perchè arriva vicino a capire parecchie cose,
quindi sì sono d'accordo che molte simbologie sono comuni, perchè il genere umano è unico e veniamo da un primo originario luogo.


E' solo per confrontare le diverse esperienze non per sfida o chissà cosa:
1)o l'archetipo ha una spiegazione ontologica o non dice nulla.
Se Jung scopre l'archetipo dai suoi pazienti e si meraviglia del fatto che non appartengono alla loro esperienza vissuta, e lo ritrova in più pazienti e sempre al di fuori della loro esperienza, è qualcosa che è trasmesso, non si sa come o perchè ma "è".
A mio parere è connaturato nel genere umano ed è legato alla nostra origine.

Studiati la bibbia sumerica e saprai chi erano gli anunnaki presenti anche nella scrittura ebraica. Il serpente era lo scienziato che
aiutò a ibridare quel 1% di una razza superiore con il 99 % di un pitecantropo, fu colui che aiutò " a prendere la costola di un Adam per creare Eva", se non si capisce che questa è scienza genetica?

Le razze superiori esistevano eccome e Yahweh era uno  Elohim. Furono presumibilmente tre razze superiori che si fecero guerra schiavizzando e usando gli uomini fino all'avvento di Gesù.
Il mahabharata ,scritto vedico, è l'epopea di scontri avvenuti realmente e Platone parla con i sacerdoti egizi dell'antica Atlantide.

Una di queste "razze" gli antichi li chiamano iperborei, ed erano gli Ari(la razza ariana) ne parla anche Erodoto;  Orfeo che divenne un mito, visse e aveva poteri prodigiosi, era un guaritore.Venivano dal Nord del Caucaso(razza caucasica bianca)scesero nella penisola anatolica portarono lo zoroastrismo in Persia e altri si stanziarono a Nord-ovest dell'India.

Gli archeologi utilizzano da sempre non le interpretazioni di libri moderni, ma scritti antichi, testi sacri, storici come Erodoto.
E se trovano quello che hanno trovato è grazie ai testi che sono veri, non balle.
Mentre l'origine degli ebrei è in Siria, la lingua aramaica viene da quì , perchè l'Eden era alle sorgenti del Tigri ed Eufrate e altri due fiumi( i quattro fiumi descritti in Genesi),non alla foce in Iraq ,come si pensa.


Platone fa dire a Socrate che credeva nella reminiscenza, in quanto credeva nella trasmigrazione delle anime, erano memorie di precedenti vite: la metempsicosi o reincarnazione.
Gli antichi greci avevano due sistemi, un Pantheon degli dei, una cosmogonia, ma la parte "spirituale" non era legata agli dei.
Quindi quando ti ho parlato di archetipo come reminiscenza o è perchè abbiamo reincarnazioni(non tutti) o comunque è legato allo spirito/anima a sua volta collegato al corpo fisico.


Ritornando alla discussione sulla volontà di potenza , sulla natura umana e sulla natura morale.
Se ciò che so degli antichi è almeno vicino al vero, i più potenti uomini del passato non furono coloro che avevano il potere della forza, ma il potere delle tecniche anche spirituali; quando ci arriva da tramandazioni che essere attaccati alla terra si perde la forza, c'è qualcosa di vero "fisicamente",sapevano manipolare le energie anche vitali, gli yogi di alte scuole sono ancora oggi dimostrazioni viventi.L'armonia psico-fisica sta dentro un ordine naturale.

Tornando alla discussione.
Se la prole nasce da una copula fisica-spirituale(un contatto non solo fisco) e non da un assassinio, probabilmente è un segno o no di una premessa per gli "animali" umani che lo stare bene -orgasmo, cambio di circolazione "è bene"?C' è un piacere intimo legato a ciò che si ritiene bene già nel sesso . Freud e alcuni discepoli come W.Reich ci hanno scritto trattati.
C'è qualcosa di innato quindi e appartenente alla sfera intuitiva della coscenza che spinge "la volontà di potenza" verso una direzione "naturale".

Carlo Pierini

Citazione di: paul11 il 16 Luglio 2018, 23:21:30 PM
ciao Carlo P.
I testi originali, Carlo, i testi originali LETTERALI, non quello che hanno interposto, interpretato anche in buona fede, miriadi di personalità.Non dico che tutti sbagliano per carità, ma dipende dalla loro "educazione" condizionata, dalle loro forme rappresentative .La modernità ha reinterpretato testi già reinterpretati.
Molti tuoi autori sono di fama, ma ognuno ha una sua visione e per arrivare all'origine cogli tu il testo originale non farti dire da loro cosa e come hanno interpretato.

Crediamo davvero che gli antichi comunicassero fra loro per simboli? I simboli colpivano il segno per arrivare al significato ed era sempre reale,Alcuni dei nostri ascendenti antichi avevano una mente che noi ci sogniamo più di avere, non si capirebbe allora il livello di saggezza, di contemplazione, di meditazione che avrebbero raggiunto.
Se noi crediamo che siano "balle" abbiamo già predisposto la nostra mente ad altre forme di rappresentazione.

Sono quarant'anni circa che studio  anche testi antichi, repertati in musei spesso britannici, perchè gli inglesi hanno rubato di tutto in India , Mesopotamia, Medio Oriente, come Napoleone fece in Italia.Alcune cose negli ultimi anni "si stanno muovendo" fuori dal mainstream cultural- storico- lineare- progressive che ha invaso le scienze umane da un secolo e più a questa parte.

E' vero che i simboli appartengono trasversalmente a tutte le culture.
A mia volta consiglio un testo "Il mulino di Amleto" di Santillana, perchè arriva vicino a capire parecchie cose,
quindi sì sono d'accordo che molte simbologie sono comuni, perchè il genere umano è unico e veniamo da un primo originario luogo.


E' solo per confrontare le diverse esperienze non per sfida o chissà cosa:
1)o l'archetipo ha una spiegazione ontologica o non dice nulla.
Se Jung scopre l'archetipo dai suoi pazienti e si meraviglia del fatto che non appartengono alla loro esperienza vissuta, e lo ritrova in più pazienti e sempre al di fuori della loro esperienza, è qualcosa che è trasmesso, non si sa come o perchè ma "è".
A mio parere è connaturato nel genere umano ed è legato alla nostra origine.

Studiati la bibbia sumerica e saprai chi erano gli anunnaki presenti anche nella scrittura ebraica. Il serpente era lo scienziato che
aiutò a ibridare quel 1% di una razza superiore con il 99 % di un pitecantropo, fu colui che aiutò " a prendere la costola di un Adam per creare Eva", se non si capisce che questa è scienza genetica?

Le razze superiori esistevano eccome e Yahweh era uno  Elohim. Furono presumibilmente tre razze superiori che si fecero guerra schiavizzando e usando gli uomini fino all'avvento di Gesù.
Il mahabharata ,scritto vedico, è l'epopea di scontri avvenuti realmente e Platone parla con i sacerdoti egizi dell'antica Atlantide.

Una di queste "razze" gli antichi li chiamano iperborei, ed erano gli Ari(la razza ariana) ne parla anche Erodoto;  Orfeo che divenne un mito, visse e aveva poteri prodigiosi, era un guaritore.Venivano dal Nord del Caucaso(razza caucasica bianca)scesero nella penisola anatolica portarono lo zoroastrismo in Persia e altri si stanziarono a Nord-ovest dell'India.
Gli archeologi utilizzano da sempre non le interpretazioni di libri moderni, ma scritti antichi, testi sacri, storici come Erodoto.
E se trovano quello che hanno trovato è grazie ai testi che sono veri, non balle.
Mentre l'origine degli ebrei è in Siria, la lingua aramaica viene da quì , perchè l'Eden era alle sorgenti del Tigri ed Eufrate e altri due fiumi( i quattro fiumi descritti in Genesi),non alla foce in Iraq ,come si pensa.

Platone fa dire a Socrate che credeva nella reminiscenza, in quanto credeva nella trasmigrazione delle anime, erano memorie di precedenti vite: la metempsicosi o reincarnazione.
Gli antichi greci avevano due sistemi, un Pantheon degli dei, una cosmogonia, ma la parte "spirituale" non era legata agli dei.
Quindi quando ti ho parlato di archetipo come reminiscenza o è perchè abbiamo reincarnazioni(non tutti) o comunque è legato allo spirito/anima a sua volta collegato al corpo fisico.
CARLO
Secondo me, tu fai lo stesso errore dei preti: scambi dei racconti mitici per racconti storici. Magari credi anche tu che Cristo sia un personaggio storico capace di moltiplicare pani e pesci, di resuscitare i morti e poi di morire, risorgere e di salire al cielo senza tuta spaziale? ...Che Mosè abbia aperto fisicamente le acque del Mar Rosso, che Elia sia stato rapito in cielo dagli extraterrestri, ecc.? ...Che Atlantide sia una storia vera?
Non ti seguo su questo terreno. Le esperienze visionarie che ho vissuto io si intrecciano profondamente con molte delle mitologie di tutto il pianeta, ma non hanno nulla a che vedere con razze superiori, ma solo con "spiriti" superiori che "confinano" con le profondità di noi stessi.
Non riesco a capire come una persona intelligente e perspicace come te possa credere alla storia delle razze superiori, senza alcuna prova oggettiva, ma solo sulla base di antichi racconti in bilico tra mito e storia.
Leggiti qualche trattato di storia comparata dei simboli mitico-religiosi e comincerai a capire che molti dei "luoghi" e dei "personaggi" da te citati come reali, sono in realtà dei simboli tipici, anzi, ...archetipici riconoscibilissimiche magari "hanno preso in prestito" dei luoghi e dei fatti reali per esprimere il loro contenuto simbolico. ...Ah, adesso ho capito perché non sei d'accordo con la seconda citazione di Evola che ho riportato sopra!  :)

Sariputra

La volontà di potenza da un altro punto di vista

Io potrei...
Ah!Se io potessi non essere così...
se potessi essere cosà...
Io potrei essere così?...
Potrei essere diverso...
Perché non posso essere così?...
Voglio essere così e non cosà...
Dovrei essere cosà e non così...
Sono stanco di essere così, sarò cosà...
Sono  deluso da essere cosà, ritornerò ad essere così...
Voglio essere di più di così...
Non voglio essere meno di cosà...
Oh!...Se infine potessi non pormi più queste domande moleste, tormentose. 
Se potessi trovare un luogo ove non debba sempre confrontarmi...
Puoi tu, se esiste, indicarmi questo luogo?...
Non è il mio utile continuare questo perpetuo confronto...
Non è piacevole questo sentirsi peggiori, uguali o migliori...
Di volta in volta...
Senza posa...
Di fronte a te...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

#41
Citazione di: Carlo Pierini il 17 Luglio 2018, 02:34:25 AM
Citazione di: paul11 il 16 Luglio 2018, 23:21:30 PMCARLO Secondo me, tu fai lo stesso errore dei preti: scambi dei racconti mitici per racconti storici. Magari credi anche tu che Cristo sia un personaggio storico capace di moltiplicare pani e pesci, di resuscitare i morti e poi di morire, risorgere e di salire al cielo senza tuta spaziale? ...Che Mosè abbia aperto fisicamente le acque del Mar Rosso, che Elia sia stato rapito in cielo dagli extraterrestri, ecc.? ...Che Atlantide sia una storia vera? Non ti seguo su questo terreno. Le esperienze visionarie che ho vissuto io si intrecciano profondamente con molte delle mitologie di tutto il pianeta, ma non hanno nulla a che vedere con razze superiori, ma solo con "spiriti" superiori che "confinano" con le profondità di noi stessi. Non riesco a capire come una persona intelligente e perspicace come te possa credere alla storia delle razze superiori, senza alcuna prova oggettiva, ma solo sulla base di antichi racconti in bilico tra mito e storia. Leggiti qualche trattato di storia comparata dei simboli mitico-religiosi e comincerai a capire che molti dei "luoghi" e dei "personaggi" da te citati come reali, sono in realtà dei simboli tipici, anzi, ...archetipici riconoscibilissimiche magari "hanno preso in prestito" dei luoghi e dei fatti reali per esprimere il loro contenuto simbolico. ...Ah, adesso ho capito perché non sei d'accordo con la seconda citazione di Evola che ho riportato sopra! :)
ciao carlo P.

ho passato anni a comparare testi antichi con reperti archeologici, scritti in sumero-accadico, egiziano, vedico, ecc.

Se tu credi, come troppa gente condizionata dal nostro sistema culturale che crede ad una evoluzione progressiva scambiando la tecnologia per cultura e spacciandosi come superiori rispetto agli antichi non farai che l'eco di ciò che molti hanno interpretato della cultura antica.
Eppure ci sono autori come Erodoto che andrebbero letti attentamente, e non prendere ciò che è funzionale alla nostra cultura.
senza un'apertura mentale è impraticabile il processo analisi letterale-esegesi- ermeneutica comparativa con altri testi storici e reperti storico-archeologici.

Se tu pensi, come appunto la moltitudine di autori moderni, che gli antichi andassero al bar a raccontarsi favole per perdere il loro tempo  si sbaglia di grosso.
Non avevano il li linguaggio logico argomentativo sillogistico .
I testi antichi sono scienza antica tramandata. basta vedersi l'"enciclopedia", l'intero corpus  dei testi vedici.

Potrei stupirti con studi comparativi dove si dimostra che tutto  il sistema anglosassone di misura viene dalla cultura vedico indiana.
Che conoscevano talmente bene l'astronomia (Tolomeo fa ridere) da avere cartografie antiche impressionanti, da aver collegato  i cicli astronomici delle precessioni(del mutamento degli assi di rotazione che costituiscono le stagioni) erano comparati con i cicli storici degli yuga umani.
Che i numeri dati da un certo Yahweh a Noè per la costruzione dell'Arca e Mosè per la costruzione prima dell'arca dell'alleanza e poi saranno date le misure per costruire il tempio di Gerusalemme, hanno significati di orientamento astronomico planetario.
Che un perdi tempo come Isaac Newton, il celeberrimo fisico matematico compì degli studi sulle misure del Tempio, che oggi appartengono all'Università di Gerusalemme.

Un famigerato Hitler creò davvero un reich apposito: era un perdi tempo anche lui

Rifletti e documentati. potrebbe aiutarti nella tua ricerca. Vai oltre al simbolo...........

Kobayashi

Scrive Deleuze: "Non si insisterà mai troppo nel sottolineare quanto siano estranee a Nietzsche e alla concezione della volontà di potenza le nozioni di guerra, di rivalità o anche di confronto. Non che egli neghi l'esistenza della lotta, ma non la ritiene affatto creatrice di valori. Tutt'al più, i soli valori che essa crea sono i valori dello schiavo che trionfa: la lotta non è principio o motore della gerarchia, ma mezzo di cui lo schiavo si serve per rovesciare la gerarchia. La lotta non è mai espressione attiva delle forze o manifestazione di una volontà di potenza che afferma, e il suo risultato non esprime affatto il trionfo del signore o del forte. Al contrario, la lotta è il mezzo con cui i deboli, in quanto più numerosi, riescono a prevalere sui forti."

Sariputra

Citazione di: Kobayashi il 17 Luglio 2018, 11:42:20 AMScrive Deleuze: "Non si insisterà mai troppo nel sottolineare quanto siano estranee a Nietzsche e alla concezione della volontà di potenza le nozioni di guerra, di rivalità o anche di confronto. Non che egli neghi l'esistenza della lotta, ma non la ritiene affatto creatrice di valori. Tutt'al più, i soli valori che essa crea sono i valori dello schiavo che trionfa: la lotta non è principio o motore della gerarchia, ma mezzo di cui lo schiavo si serve per rovesciare la gerarchia. La lotta non è mai espressione attiva delle forze o manifestazione di una volontà di potenza che afferma, e il suo risultato non esprime affatto il trionfo del signore o del forte. Al contrario, la lotta è il mezzo con cui i deboli, in quanto più numerosi, riescono a prevalere sui forti."

Mi sembra la solita morale aristocratica ( e un pò 'fascista'...). Ci sono i 'nobili', i forti, i pieni di vitalità,i creativi, quelli che non temono la vita ( i "pochi", i profeti della verità alla Nietzsche,insomma...) e poi la suburra, gli schiavi, i poveri di spirito, i codardi, i paurosi ( i più numerosi ) che si ribellano solo perché odiano i 'nobili' e i 'grandi', odiano i detentori della vera VdP, non di quella degenerata degli schiavi e vorrebbero essere come loro, visto che sono invidiosi e pieni di risentimento e non si accontentano di essere quel che sono, ossia 'schiavi'...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Kobayashi

Quello che voleva suggerire Deleuze è che l'uomo nobile di N. (così come per esempio l'uomo nobile di Eckhart), non può essere dedotto dai luoghi comuni della nostra vita pubblica.
L'uomo nobile non è chi ha il potere politico o economico, per intenderci, ma chi vive con gioia la propria differenza, chi non ha risentimento e non ha alcun interesse a costringere gli altri a essere come lui, chi con serenità va avanti per la sua strada senza voler essere riconosciuto, interessato più alla sua gioia di creare che al vile godimento di sottomettere gli altri etc..

Bisogna cercare di allontanarsi dai soliti pregiudizi critici su N. altrimenti non si fanno che ripetere gli stessi secolari fraintendimenti.
Se prendessimo come modello dell'uomo nobile di Eckhart l'aristocratico del suo tempo non capiremmo praticamente nulla del suo pensiero.
Ma Eckhart, mi dirai tu, ha scritto saggi e sermoni che chiariscono la sua concezione.
E Nietzsche no?

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