La Verità, questa sconosciuta. Percorso breve per non trovarla.

Aperto da Freedom, 19 Gennaio 2022, 17:26:02 PM

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Ipazia

Senza tante complicazioni antropologiche vi è una via naturale verso l'immortalità ed è la procreazione. Ma se ti tolgono anche la voglia di procreare la partita, qualunque essa sia, è persa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paolo

E' interessante che persino Gesù, interrogato da Pilato, preferisca tacere.

     Giovanni  18; 37-38
......sono venuto al mondo per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.
Gli dice Pilato:  < Che cos'è la verità?>.   E, detto questo, uscì........

Gesù non preferisce tacere,  è Pilato che non gliene dà il tempo.
Le interpretazioni di questo strano passaggio sono molteplici.  Una di esse è la seguente:

Pilato è figlio della cultura greco-romana, cultura raffinata e smaliziata, che ha visto le migliori menti interrogarsi su quel concetto senza peraltro venirne a capo.
Pilato ha di fronte quel che considera un buzzurro, nato in fazzoletto di terra ingrata piena di sassi,, figlio di un popolo ininfluente, fanatico, rissoso e ribelle.    E' sorpreso e indispettito dalla sparata presuntuosa, che denota sventatezza e improntitudine.   Pilato fa la domanda e subito gira i tacchi per rendere palese a Gesù (ed al mondo intero ) quel che pensa di lui.

Kobayashi

Riprendo questa discussione ma da un punto di vista spirituale, quindi incentrando il tema sul rapporto tra verità e soggettività, verità e coscienza.
Su questo rapporto qual è il modello proposto dall'antichità?
Credo si possa dire sia quello del cammino pedagogico, con alcune varianti ma convergente nell'immagine platonica della caverna: il soggetto fa esperienza di qualcosa che lo spinge verso la luce, dall'ombra alla luce, dalla confusione alla chiarezza, dall'errore alla verità.
Al centro di questa rappresentazione c'è la figura del saggio, che è libero dalle illusioni, che ha una visione delle cose veritiero e che quindi è anche puro da un punto di vista etico.
L'interiorità del saggio è al riparo da ricadute? Sì, perché chi vede chiaramente la verità non può più credere nell'errore e quindi essere di nuovo trascinato nell'illusione.

Il cristianesimo nel III e IV secolo mette in crisi questo modello introducendo l'idea che l'interiorità possa essere abitata da un elemento satanico.
Ora la versione cristiana del saggio, il santo, colui che dedica tutta la propria vita alla verità, non può mai essere sicuro di se stesso, al riparo dalle ricadute. È costretto a riesaminare continuamente la propria coscienza.
Si assiste così ad una proliferazione dell'elemento demoniaco: il monaco non fa che chiedersi per ogni pensiero che si affaccia alla sua coscienza se "è dei nostri o viene dall'avversario".

Come si è arrivati a sospettare che la propria interiorità fosse abitata da un Altro diabolico?
Forse per una questione dottrinale, per uno sviluppo teologico del tema biblico del peccato originale. Da questo punto di vista l'Altro satanico risulterebbe essere l'invenzione estrema di una setta religiosa che poi, convertendo l'Europa, ha finito per determinare una concezione antropologica sempre sbilanciata sul sospetto di chi o che cosa abitano veramente l'interiorità umana: Satana, e poi nella modernità, la follia e l'inconscio.

Ma c'è anche la possibilità che questo modello, nonostante l'uso della materia del demoniaco che ci appare molto più grezza rispetto alla cultura greca dell'anima, venga da osservazioni in realtà più rispondenti rispetto a ciò che accade effettivamente nella coscienza: la tendenza cioè ad essere soggetti a forze che si riconoscono chiaramente come distruttive e che ciò nonostante "costringono", per quanto si cerchi di resistere, all'azione portatrice di morte, di divisione, di disgregazione.
Un istinto di morte potente che si cercava di arginare almeno parzialmente tramite esorcismo, e che necessitava di un accompagnamento spirituale permanente.

iano

Credo che la nuova visione introdotta dal cristianesimo, come coscienza del male che è in noi, sia potenzialmente positiva, se invece di provare a esorcizzarlo ci alleniamo a prevenire i suoi prevedibili effetti.
Una frase che non vorrei sentire più dire è ''sembrava un così bravo ragazzo...nessuno  poteva immaginare...''
La verità però in questo discorso non riesco a farcela entrare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

#169
A proposito dell'ultimo intervento di kobayashi, che meriterebbe una discussione apposita. Non credo che la differenza sia: ellenismo=visione pedagogica con stralcio del lato demoniaco, cristianesimo = lotta infinita con il lato demoniaco. Anche nella cultura greca era presente il "male" dell'uomo, oltre la malattia: il male dell'uomo in quanto demoniaco. Ed era un male che non necessariamente veniva superato attraverso l'insegnamento dei saggi, usciti dalla caverna. Quel male, impermeabile alla saggezza umana, discendeva dagli dei, dal fato. Non era possibile opporsi ad esso. Bisognava affrontarlo virilmente una volta che si era svelato, esso era al di sopra delle singole volontà. In questo gioco il "male" diventava una eco, una serie di corrispondenze, da un male a quello successivo, dove tutta la storia, la cultura, la mitologia sembrano enunciare la legge per cui tutti sono colpevoli e tutti sono innocenti, secondo vie ambivalenti e tragiche. In questo consiste il senso "tragico" dell'ellenismo. La "commedia" cristiana (e "divina") connota il male inteso come malvagità, un carattere a cui ci si può e ci si deve opporre. In un certo senso, in questo processo si deve riconoscere al cristianesimo un progresso verso l'individuazione e la responsabilità del singolo. Se è vero che la divina provvidenza è assimilabile all'ananke, è vero anche il contrario, poiché gli individui nel cristianesimo scelgono mentre nella cultura greca no. In questo senso si potrebbe dire che Socrate fu il primo Cristiano, a cui si contrappone la figura di Edipo, primo elleno.
La nuova concezione cristiana non è però esente da controindicazioni. Se infatti da un lato insiste sulla responsabilità individuale, dall'altro, inevitabilmente tenderà a dividere l'umanità in santi e dannati, mentre la cultura greca riconobbe in ognuno di noi, la compresenza di aspetti angelici e di aspetti demoniaci, con i quali bisogna convivere. La tolleranza pagata al prezzo di una visione statica della storia da parte dei greci, la storia come sviluppo e progresso continuo, pagata al prezzo dell'intolleranza da parte dei cristiani.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

JE

Citazione di: Jacopus il 24 Febbraio 2022, 22:22:42 PMLa nuova concezione cristiana non è però esente da controindicazioni. Se infatti da un lato insiste sulla responsabilità individuale, dall'altro, inevitabilmente tenderà a dividere l'umanità in santi e dannati, mentre la cultura greca riconobbe in ognuno di noi, la compresenza di aspetti angelici e di aspetti demoniaci, con i quali bisogna convivere. La tolleranza pagata al prezzo di una visione statica della storia da parte dei greci, la storia come sviluppo e progresso continuo, pagata al prezzo dell'intolleranza da parte dei cristiani.

https://en.wikipedia.org/wiki/Chthonic

This makes some deities such as HadesPersephone, and Erinyes more likely to be considered chthonic due to their proximity to the underworld. While this is the case, virtually any god could be considered chthonic to emphasize different aspects of the god.

Nella cultura greca la multiversalità del carattere era riconosciuta anche a livello divino. Tutti gli dei avevano aspetti caratteriali visibili solo quando arrabbiati, tristi, etc.

Apollo, lessi da qualche parte, se deluso dall'umanità avrebbe creato piaghe di locuste.

Ma andando ancora più indietro della cultura ellenica, molte culture - nel tempo in cui il pensiero della reincarnazione era diffuso - vedevano il male come una prova educativa ed una dimostrazione.

Lo stesso "angelo del veleno" ebraico https://it.wikipedia.org/wiki/Samael

É un agente di dio che semina tentazione e rovina (vi ricorda qualcuno della cultura cristiana?  :D ) allo scopo di separare i valorosi dai non. Per usare termini moderni... "Beta tester"!

Comunque credo che per analizzare al meglio il vissuto della considerazione del "malvagio" bisogna anche recuperare le idee metafisiche degli antichi, cosi diverse dalle nostre attuali.

Reincarnazione e singola vita come segmento di un sentiero che dovrà insegnarci ad arrivare molto piu lontano;

prova per la vita eterna, ovvero esame dal pensiero tortuoso e azione incerta, pieno di tranelli appositi.

L'assenza del male e del dolore in una vita era a volte vista come un male superiore a se stante da certe scuole spirituali, poiché negava il senso proprio della vita (imparare ad innalzarsi sopra le circostanze).

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