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La sicurezza

Aperto da paul11, 16 Gennaio 2021, 16:08:21 PM

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bobmax

Il principio di non contraddizione deve essere rispettato, sempre.

Quando capita di non poter risolvere la contraddizione, allora dobbiamo fermarci.

Può darsi che manchino ancora degli elementi, conosciuti i quali la contraddizione potrà essere risolta, oppure può essere che ci troviamo effettivamente di fronte a un limite insuperabile.

In entrambi i casi il pensiero, se prosegue, non può che cadere nell'irrazionalità.

Il limite, a prescindere se insuperabile o meno, si manifesta anche mediante circoli logici e tautologie.
Ma questi vanno riconosciuti e, se si ama davvero la Verità, devono metterci in gioco in prima persona.

Se viceversa la fede nella Verità latita, si prosegue noncuranti. E un eventuale appello alla correttezza dello svolgimento dell'analisi non ha alcun fondamento.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Citazionelimite insuperabile.


per Bob. Non ho capito esattamente a cosa ti riferisca, in questo post, quando scrivi di necessità di non contraddittorietà. In ogni caso,  la vita umana, nel suo dispiegarsi nella praxis, è inevitabilmente e continuamente contraddittoria, e il limite insuperabile che stabilisce in modo continuativo la contraddizione è la nostra natura mortale. Il compito è quello di comprendere e usare a nostro vantaggio quelle contraddizioni. Volerle eliminare dalla praxis, per assenza di tutte le conoscenze e i particolari, è un sogno assolutista. La vita non è perfezione o reductio ad unum.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: Kobayashi il 28 Gennaio 2021, 08:53:31 AM
Sicuramente la libertà, nella concretezza della vita, è soprattutto "non essere soggetti a ...", essere svincolati da forme di assoggettamento esteriori e interiori, per cui la sua analisi non può non rivolgersi anche al potere.
Però qui inizia il problema. Se per N. liberazione significa soprattutto emancipazione da morali e religioni, per noi significa piuttosto opposizione rispetto ad un potere che cancella ogni alleanza per relegare il singolo ad un destino di consumo.
L'edonismo è funzionale a questo capitalismo. Non si tratta più per il potere di disciplinare il lavoratore perché il lavoratore non c'è più, al suo posto c'è l'imprenditore di se stesso (per usare un'espressione in voga all'inizio del neoliberismo), colui che deve continuamente massimizzare i profitti anche se questi non sono al momento reali ma solo nella forma delle informazioni private che rilascia sui social o dei continui aggiornamenti professionali nella speranza di poter essere sempre considerato una risorsa utilizzabile.

Per cui inevitabilmente essere liberi oggi significa tutt'altro. E forse la direzione è quella opposta dell'astinenza, della disciplina, dell'ascetismo, del diventare un problema per il capitalismo, dello sforzo per riannodare alleanze con altri "ribelli" etc.
Ma è un percorso tutto da studiare.

L'ideale ascetico di cui tratta FN è quello che dirotta la volontà di potenza sulla repressione degli istinti naturali, demonizzando la natura e la sessualità e ponendo l'ideale in un mondo dietro il mondo del quale hanno la chiave i titolari della repressione. Cosa su cui la psicologia e pedagogia del '900 svilupperanno un discorso di liberazione. Ma cosa di segno opposto alla gabbia del feticismo capitalistico fondato sulla merce dal quale è cosa buona e giusta astenersi, cercando di inventare altri percorsi.

I quali, caro Paul11 e metafisici dell'assoluto-assoluto e assoluto-relativo, hanno una loro fondazione "naturale" che i grandi pensatori hanno cercato di individuare nei loro sistemi non esenti da bias, ma sui quali bias vale la pena di soffermarsi perchè costituiscono i tasselli delle migliori sintesi possibili.

Il fondamento di tutto, inclusi i voli e le astrazioni della metafisica, è la natura col suo carattere evolutivo e dialettico. La natura fornisce ad ogni vivente il suo pacco genetico comprensivo di gradi di libertà, dispositivi biologici di sicurezza e una centrale operativa per sfangarsela. Su questo "pacco" FN fonda la sua filosofia. Tenendo meno conto del contropacco (il filo di Anassimandro) su cui invece fonda il suo pensiero il Buddha enunciando le 4 nobili verità che realizzano il percorso della liberazione dall'immanentissimo dolore: fisico e mentale. Epicuro, restando niccianamente fedele alla terra, ha una posizione intermedia che le recupera entrambe perchè dialettica, che trovo sia la più corrispondente alla saggezza filosofica.

In tutti costoro il fondamento, l'archè, va cercato nell'evoluzione naturale e per quel che riguarda il mio pensiero ritengo che tale assioma valga anche nelle sovrastrutture ideali e ideologiche che sono peculiari della "natura" umana: libertà (la gabbia), sicurezza (cibo e salute), giustizia, uguaglianza, ... Al netto di ogni relativismo o assolutismo metafisici espandentisi nel vuoto.

P.S. la misura di tutte le cose non è le cose, il fondamento della misura. Ogni tanto, seppur metafisicheggianti, spezziamo una lancia a favore del referente !








pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Jacopus il 28 Gennaio 2021, 09:40:28 AM
Citazionelimite insuperabile.


per Bob. Non ho capito esattamente a cosa ti riferisca, in questo post, quando scrivi di necessità di non contraddittorietà. In ogni caso,  la vita umana, nel suo dispiegarsi nella praxis, è inevitabilmente e continuamente contraddittoria, e il limite insuperabile che stabilisce in modo continuativo la contraddizione è la nostra natura mortale. Il compito è quello di comprendere e usare a nostro vantaggio quelle contraddizioni. Volerle eliminare dalla praxis, per assenza di tutte le conoscenze e i particolari, è un sogno assolutista. La vita non è perfezione o reductio ad unum.
Jacopus, la contraddizione è errore del pensiero.

Come si può trarre vantaggio dal proprio pensiero che erra?

Cosa significa affermare che la natura è in contraddizione?

La natura è in errore con se stessa?

Cosa sta succedendo nel mondo?
Leggendo le tante irrazionalità che compaiono nel forum cadono le braccia.

Da chi afferma che il fatto stesso che un animale messo in gabbia vuole uscirne ciò dimostra la libera volontà!

A chi sostiene che il desiderio di libertà nasce necessariamente dal libero arbitrio!

E via fantasticando...

Allora hanno proprio ragione i vari Salvini, Fontana, Gallera, ad affermare anche le più grandi assurdità. Tanto... è lo stesso.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

 Condivido ciò che ha espresso  Jacopus ed è quello che ho cercato di scrivere nella risposta  a Phil.
L'uomo non cammina per il mondo  e la vita con un libro di logica formale in tasca. La logica è uno strumento "asettico", le motivazioni e l'uso lo decide l'uomo.
Se la società, le comunità, gli Stati ,il mondo umano insomma, fa emergere contraddizioni e continuano a sussistere, significa che il problema è umano ,non logico.
Se è vero, se  si è d'accordo che la libertà sia un "fenomeno", un concetto umano, l'analisi logica può permettere di evidenziarne le contraddizioni, ma è comunque la vita umana a decidere se, cosa, e come oppure al contrario abbandonare . Noi siamo umanamente contraddittori, questa è una delle verità umana, siamo ignoranti e cerchiamo conoscenza per migliorarci intimamente e e migliorare la società . Sono i segni, i segnali individuali e sociali che fanno emergere la contraddittorietà fra teoresi e prassi  Si può avere la migliore Costituzione di uno Stato, ma il popolo non sapendolo gestire, perché non sa gestire se stesso, decade ugualmente.


La sicurezza non è un valore morale quando sorge dalla necessità intrinseca ed implicita ad autoconservarsi per sopravvivere. La libertà non ha questa prerogativa , ne ha altre.
Quando Platone "fa parlare" Socrate della differenza fra piacere e virtù morali relazionate alla temperanza, non viene indicato il termine libertà, viene indicato in  Repubblica quando discute sulle forme di governo. Il sottoscritto che si ritiene anarchico pensa alla libertà quasi assoluta socialmente, senza comandi, ordinamenti, regole: è una comunità che si autoregola. L'utopia sta nel fatto che per esercitare una libertà "suprema" deve essere necessariamente altissimo il livello di responsabilità.
Se non è la legge dell'ordinamento a limitare i rapporti sociali, significa che le regole devono essere dentro l'uomo, per cui è l'uomo che deve sapere il suo limite di rispetto nelle relazioni con gli altri. Quì la libertà diventerebbe un valore morale, dove ogni persona sa autolimitarsi, sapendo di non arrecare al prossimo danni materiali o emotivi, anzi, dove la solidarietà e la fratellanza sono al di sopra di ogni forma edonistica , è il singolo individuo umano che si mette a  disposizione per il bene comune Ma dove esiste una comunità di questa qualità umana? Ci riuscirà l'uomo un giorno a vivere comunitariamente? Quando Platone in Repubblica indica i Custodi gestire persino il lato affettivo come una "comune" anarchica, dove mogli e figli sono comuni, teme che la privatizzazione , il possesso, il senso di proprietà degli affetti, della moglie figli, induca i Custodi della Repubblica al privato ,perdendo il bene comune. Platone è  attento al rapporto fra privato e pubblico, poiché sapevano che ogni forma di governo, dalla tirannia alla repubblica, al populismo presenta caratteristiche in ciascuna che se non vengono corrette e limitate decadono facendo decadere tutto il sistema della Città.


Se si estende quindi il concetto di sicurezza nel sociale, avviene che la stabilità di una forma di governo deve sempre tener presente la relazione fra privato e pubblico e quando la libertà viene interpretata come forma egoistica dove la proprietà e il possesso, il "mio" rispetto al "bene comune" del "nostro" è superiore, quella comunità inevitabilmente decade. La libertà diventa antinomica alla sicurezza, nell'eccedenza del "mio" rispetto al "nostro", della privatizzazione rispetto allo Stato . Dall'altra parte chi governa la comunità, lo Stato, deve saper rispettare i singoli individui che la compongono, sapendo che le motivazioni devono esse stesse condurre al bene comune e non al privato. Nel nostro tempo in cui la relazione fra privato e pubblico è negoziale e a volte conflittuale, si tende a pensare allo Stato come un divoratore delle proprie ricchezze private. La libertà allora quì non è più un "valore morale", è un mezzo per mantenere e aumentare le ricchezze private, fosse anche ai danni dello Stato e di chi governa. Decade il senso dello Stato per alimentare gli egoismi privati , aumenta il divario fra ricchi e poveri aumenta la loro conflittualità e la democrazia tende a decadere, come disse già Platone, in populismo, a chi "grida" di più.
Il libertarismo anarchico è opposto al liberismo economico proprio per un diverso senso e motivazione del concetto di libertà e sicurezza.
Allora potrebbe significare che le motivazioni alla libertà umana, nel sociale, hanno fini diversi quando la libertà non è più un "liberarsi da qualcosa" per qualcosa d'altro , dove il fine "voglio stare bene , voglio stare meglio di adesso" ,dalle motivazioni transitano per desideri o virtù, per piaceri o dedizioni. Se la libertà passa per la fratellanza e la solidarietà umana, il fine è uno stare meglio socialmente perché mi appaga individualmente; se invece la motivazione passa per il proprio tornaconto egoistico, allora la comunità è un peso perché ciò che conta è il "mio" privato .


La libertà nel sociale con solidarietà e fratellanza cerca la sicurezza comune, l'egoista con la libertà cerca la sicurezza personale fosse anche ai danni della comunità.

Phil

Altra postilla di logica, stavolta sulla logica: fare attenzione alla forma e al linguaggio logico, non significa assolutizzare la logica (se si ha la flessibilità ermeneutica di riconoscere i propri assoluti senza tuttavia ritenere necessario che anche gli altri debbano averne). Ad esempio, distinguere fra «autofondare» e «fondare», fra «rapporto dialettico» e «contraddizione», fra «fondamento» e «condizionamento», etc. non indica la velleità di trasformare ogni ragionamento in un sillogismo o, tantomeno, proporre di valutare tutto l'agire umano usando la sola logica come "pietra di paragone"; è semmai un invito a mantenere salde e chiare le categorie del discorso, affinché sia più comprensibile (se si può sostituire «autofondare» con «fondare», senza rilevare importanti cambi di significato, forse conviene riflettere sulla differenza fra le due espressioni, perché un lettore perplesso potrebbe chiedere di dar conto del valore di quell'«auto-»).
Fare attenzione alla logica significa (secondo me), da un lato, guardarsi dal proiettarla sul mondo al punto da confonderla con l'ontologia o l'antropologia, affermando ad esempio che la contraddittorietà sia del mondo (ipostatizzando la logica) e non delle categorie usate per leggerlo; dall'altro lato, cercare di usare la logica per evitare che il discorso perda di coerenza interna, di aderenza (ma non «identificazione») con il reale o incappi in fallacie.
Se la cultura, la filosofia, l'agire umano, etc. non si basano solo sulla logica (ed è evidente sia così), non credo ciò possa concedere la licenza poetica di ragionare trascurando la logica perché «in fondo c'è anche molto altro che muove le dinamiche umane». Come tutti gli strumenti, la logica ha un campo di applicazione ben delimitato (seppur più ampio e utile di quanto si possa talvolta pensare), al cui interno essa può essere usata più o meno attentamente, senza che ciò comporti l'estremizzazione di aderire ad un improbabile "riduzionismo logico", cieco alla complessità delle questioni umane.
Perché la logica ha a che fare con la sicurezza? La solidità di una prospettiva logica, recepita come stabile e valida (a prescindere dal fatto che lo sia davvero), è direttamente proporzionale alla sicurezza che essa fonda e infonde, sicurezza offerta da una proposta politica o da un gruppo sociale di appartenenza (ciascuno fondato su una sua logica), sicurezza della propria visione del mondo e talvolta anche del proprio posto nel mondo (per questo la logica merita attenzione, non assolutizzazione).

bobmax

Phil, apprezzo molto la tua pacatezza.
Una qualità che mi manca e che tanto avrei voluto avere. Mi sarei risparmiato un sacco di svarioni...

Tuttavia, mi domando se questa prudenza nell'interloquire sia sempre l'approccio migliore.

Perché ho l'impressione che invece lo possa essere solo in certe condizioni.
Quando cioè gli interlocutori condividono già un sottinteso comune.
E questa base comune è la fede nella Verità. Anche se tu qui arriccerai il naso...

Se viceversa questa fede è insufficiente, la pacatezza può rivelarsi inefficace e magari ciò che si dice viene preso sottogamba.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#82
Citazione di: bobmax il 28 Gennaio 2021, 11:17:41 AM

Cosa sta succedendo nel mondo?
Leggendo le tante irrazionalità che compaiono nel forum cadono le braccia.

Da chi afferma che il fatto stesso che un animale messo in gabbia vuole uscirne ciò dimostra la libera volontà!

Cadono certamente le braccia di fronte al travisamento dei commenti altrui. La gabbia dimostra il fondamento naturale, istintivo, della libertà, non la libera volontà o libero arbitrio che divengono solitamente delle corbellerie metafisiche, per come vengono (mal)trattate.

Posso concordare con molte cose dell'ultimo post di Paul11, ma allora la sicurezza di cui tratta la discussione non è filosofico-metafisica, ma antropologica e andrebbe meglio posta nella sezione culturale-sociale. Lasciando la povera physis e l'area turbolenta dei massimi sistemi dormire i loro sonni più o meno tranquilli.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

#83
Citazione di: Phil il 28 Gennaio 2021, 12:38:01 PM
Altra postilla di logica, stavolta sulla logica: fare attenzione alla forma e al linguaggio logico, non significa assolutizzare la logica (se si ha la flessibilità ermeneutica di riconoscere i propri assoluti senza tuttavia ritenere necessario che anche gli altri debbano averne). Ad esempio, distinguere fra «autofondare» e «fondare», fra «rapporto dialettico» e «contraddizione», fra «fondamento» e «condizionamento», etc. non indica la velleità di trasformare ogni ragionamento in un sillogismo o, tantomeno, proporre di valutare tutto l'agire umano usando la sola logica come "pietra di paragone"; è semmai un invito a mantenere salde e chiare le categorie del discorso, affinché sia più comprensibile (se si può sostituire «autofondare» con «fondare», senza rilevare importanti cambi di significato, forse conviene riflettere sulla differenza fra le due espressioni, perché un lettore perplesso potrebbe chiedere di dar conto del valore di quell'«auto-»).
Fare attenzione alla logica significa (secondo me), da un lato, guardarsi dal proiettarla sul mondo al punto da confonderla con l'ontologia o l'antropologia, affermando ad esempio che la contraddittorietà sia del mondo (ipostatizzando la logica) e non delle categorie usate per leggerlo; dall'altro lato, cercare di usare la logica per evitare che il discorso perda di coerenza interna, di aderenza (ma non «identificazione») con il reale o incappi in fallacie.
Se la cultura, la filosofia, l'agire umano, etc. non si basano solo sulla logica (ed è evidente sia così), non credo ciò possa concedere la licenza poetica di ragionare trascurando la logica perché «in fondo c'è anche molto altro che muove le dinamiche umane». Come tutti gli strumenti, la logica ha un campo di applicazione ben delimitato (seppur più ampio e utile di quanto si possa talvolta pensare), al cui interno essa può essere usata più o meno attentamente, senza che ciò comporti l'estremizzazione di aderire ad un improbabile "riduzionismo logico", cieco alla complessità delle questioni umane.
Perché la logica ha a che fare con la sicurezza? La solidità di una prospettiva logica, recepita come stabile e valida (a prescindere dal fatto che lo sia davvero), è direttamente proporzionale alla sicurezza che essa fonda e infonde, sicurezza offerta da una proposta politica o da un gruppo sociale di appartenenza (ciascuno fondato su una sua logica), sicurezza della propria visione del mondo e talvolta anche del proprio posto nel mondo (per questo la logica merita attenzione, non assolutizzazione).

Fa sempre piacere quando un relativista espone i suoi principi perchè si dispone alfine di un punto di attacco alla sua visione del mondo. Qui è accaduto e gli slittamenti logici dal preambolo alla conclusione sono assai "maieutici", ma pure un tantino deludenti. Si inizia dalle aurate stelle del rigore logico e si finisce alle mammifere stalle della "logica di ciascuno" passando per un nodo di congiunzione - il rifiuto del "riduzionismo logico" - che è una toppa peggiore del buco, perchè ben venga il riduzionismo logico se mi permette di distinguere il nobile strumento della razionalità umana dalla fede; ovvero dalla materia prima della "logica di ciascuno".

La quale fede è senz'altro il ricettacolo rassicurante di miliardi di umani, ciascuno con la sua, dalla religione alla politica, economia, su su fino alla scienza medesima, come hanno dimostrato i deliri di empirismo cattedratico connessi alla gestione della pandemia in cui tutti i criteri logici sono franati in una psicosi collettiva globale.

Tornando alle sicurezze mentali per i cultori della logica, siano concesse pure a me un paio di postille: dialettica e contraddizione viaggiano su piani onto-logici, e quindi semantici, differenti; ed è notorio a chiunque si diletti di scienza  e logica che i fondamenti sono oltremodo condizionanti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2021, 10:26:28 AM
Si inizia dalle aurate stelle del rigore logico e si finisce alle mammifere stalle della "logica di ciascuno" passando per un nodo di congiunzione - il rifiuto del "riduzionismo logico" - che è una toppa peggiore del buco,
Non so quanto nel mio post si parli della «logica di ciascuno» (se intesa soggettivisticamente): riferendomi al «gruppo sociale di appartenenza» ho aggiunto in parentesi «ciascuno fondato su una sua logica», riferendomi alla logica condivisa che tiene coeso e riconoscibile ciascun gruppo sociale (senza alludere individualmente ai singoli membri).
Il rifiuto del "riduzionismo logico" è per me contestualizzato nel riconoscimento della complessità dei moventi (culturali, istintivi, etc.) e dei sensi che scandiscono l'agire umano, con riferimento a quando paul11 ci ricordava che la gente non basa la propria vita solo sui manuali di logica e in ulteriore aggiunta alla suddetta molteplicità delle logiche, stavolta intese non solo in senso matematico-formale (dei vari gruppi sociali, delle proposte politiche, etc.). Rifiutando, in tal senso, il "riduzionismo logico" (ma non certo la logica tout court), non cerco quindi di tappare il buco (delimitato dalla logica, le sue aporie, etc.), ma anzi di tenerlo bene aperto, poiché quel buco (affacciato sulla complessità del molteplice) è l'unico spioncino da cui possiamo osservare la vastità delle gesta umane (senza che le dinamiche di senso siano oscurate troppo dalla logica dell'osservatore).
La molteplicità delle "stalle", degli orizzonti di senso e delle fedi, è un dato di fatto: cercare di capirne le differenti "logiche" (e se e quanto siano logiche) è un gesto ermeneutico; sollecitarle direttamente con domande per saggiarne il fondamento (fuori da pretese veritative assolutistiche) è un gesto maieutico; usare la propria "logica di senso" per correggerle o bacchettarle, è un gesto fondato sulla fede in una Verità unica (come quella proposta da Bobmax). A scanso di equivoci: sto parlando di scienze umane, di interpretazioni del mondo, di senso, non della logica scientifica "oggettivistica" che collauda un vaccino o manda navicelle su Marte.

Riguardo alle differenze che invitavo a tener presenti c'è anche quella fra dialettica e contraddizione, proprio perché, come osservi, viaggiano su piani onto-logici differenti; l'osservazione che «i fondamenti sono oltremodo condizionanti»(cit.) credo renda ancora più necessario distinguere fra fondamento e condizionamento, ovvero fra il condizionamento necessario operato da ciò che fonda e il condizionamento contingente che può sopraggiungere in seguito.

Kobayashi


Interessante quello che scrive Emile Benveniste nel suo "Vocabolario delle istituzioni indoeuropee" sulla nozione di libertà: il significato originario non è "essere libero da" ma è costruito positivamente sul concetto di appartenenza ad una comunità o una cerchia ristretta di persone che si considerano amici.
L'uomo libero si distingue dallo schiavo e dallo straniero proprio perché viene da una stirpe, da una comunità.
Se fosse libero solo perché non soggetto al potere di altri potrebbe far valere il proprio privilegio nei confronti dello schiavo, ma non dello straniero.

Ipazia

#86
Citazione di: Phil il 29 Gennaio 2021, 13:32:03 PM
A scanso di equivoci: sto parlando di scienze umane, di interpretazioni del mondo, di senso, non della logica scientifica "oggettivistica" che collauda un vaccino o manda navicelle su Marte.

A scanso di equivoci si supererebbe la questione avendo chiara la differenza tra logica e ideo-logica. Non è un caso se una delle più feconde scuole di scienze umane parte proprio dalla critica dell'ideologia, senza scomodare la logica scientifica "oggettivistica".

Ci striamo inoltrando nel campo dell'antropologia - come da citazione di Benveniste e ultimo post di chi ha proposto la discussione - nel quale la sicurezza ha connotazioni sociopolitiche e non naturalistiche o metafisiche. Anche in tal caso trovo semplicistica la contrapposizione tra sicurezza e libertà. A dimostrazione di ciò basti pensare alla libertà per una donna di girare la notte da sola senza fare cattivi incontri. Solo una società che abbia a cuore, e nel suo dna culturale, la sua sicurezza le può concedere tale libertà. Quindi in tal caso non vi è contrapposizione, ma sinergia, tra le due caratteristiche sociali considerate.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr


Qualcuno mi ha suggerito microinterventi per il proseguio del pensare.

Ci provo, anche se mi piace ricordare che il pensare è la totalità del referente a cui alcuni alludono o almeno credo (vedi il post sciptum poco chiaro di Ipazia, veda la Ipazia di correggerlo, perchè non si capisce).


ne scelgo 2 (sperando non siano troppe)

cit Phil[
"cercare di usare la logica per evitare che il discorso perda di coerenza interna, di aderenza (ma non «identificazione») con il reale o incappi in fallacie."


Devi specificare cosa intendi con aderenza, se non è identificazione.
Cosa è la coerenza interna? Se non che una forma formale? Ma poco prima alludevi all'importanza di non farlo diventare un pensiero solo sulla forma? quale sarebbe la coerenza interna rispetto alla forma, che non sia una forma? Mi pare che, come al solito, ti sei buttato in uno degli infiniti cortocircuiti. Esplicare grazie.
E vediamo se lo fai, perchè mi pare che spesso non lo fai.
Grazie.

cit Phil
"Perché la logica ha a che fare con la sicurezza?
sicurezza offerta da una proposta politica o da un gruppo sociale di appartenenza (ciascuno fondato su una sua logica)"

E quale sarebbe la forma ben formata della logica di qualsiasi gruppo di appartenenza, o meglio, come tu scrivi, in un breve lasso di lucidità, gruppo politico.
Perchè mi pare che tu non ne parli, e non ne parli proprio mai.
Solo dopo puoi arrogare che il modello dell'assoluto sia errato.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Kobayashi il 29 Gennaio 2021, 17:09:42 PM

Interessante quello che scrive Emile Benveniste nel suo "Vocabolario delle istituzioni indoeuropee" sulla nozione di libertà: il significato originario non è "essere libero da" ma è costruito positivamente sul concetto di appartenenza ad una comunità o una cerchia ristretta di persone che si considerano amici.
L'uomo libero si distingue dallo schiavo e dallo straniero proprio perché viene da una stirpe, da una comunità.
Se fosse libero solo perché non soggetto al potere di altri potrebbe far valere il proprio privilegio nei confronti dello schiavo, ma non dello straniero.


Secondo me Kobayashi "sicuro" deriva da "sè" - "curo".
Ossia della cura di se stessi, per poi stare con gli altri.
Un tema che nell'ermeneutica di Focault, è appena accenato, prima che il nostro sbarellasse sulla questione del sè.
Ossia delle forme di cura del sè, fino alla sicurezza delle carcerci etc...giù giù fino all'impossibilità della politica di liberarsi della giurisdizione.
Lungi da me voler parlare dei processi storici, allora non mi rimane che segnalarti come forse la parola sicurezza non c'entra niente con la sua coerenza interiore, grammatico formale, che si rifà ad un referente generale, bensì al suo spostamento semantico.
Manca sempre (almeno) un passaggio ai pensieri corti amico mio.



Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

cit Ipazia
"A dimostrazione di ciò basti pensare alla libertà per una donna di girare la notte da sola senza fare cattivi incontri."


A proposito di ideologia, dovresti finalmente, un bel giorno, quando mai, spiegare come può una donna andare in giro di notte SENZA FARE cattivi INCONTRI.  ;D

Perchè l'ideologia si nutre delle sue frasi fatte. Basta ripeterle a pappagallo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere