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La sicurezza

Aperto da paul11, 16 Gennaio 2021, 16:08:21 PM

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paul11

 Pongo la tematica in ambito filosofico, in quanto ritengo che la sicurezza  sia la motivazione che porta a molte costruzioni strutturali filosofiche, anche se poteva starci benissimo anche  nel forum in attualità e cultura.


Analizzando diversi profili interdisciplinari, che vanno dalla psicologia soprattutto, passando per l'economia, politica, ritengo che la sicurezza vada abbinata al conformismo.


Perchè l'uomo tende ad avere il controllo delle  innumerevoli situazioni che la vita propone.
Quando perde il controllo, in qualunque campo, ma soprattutto psicologico, diventa autodistruttivo.


La scienza nasce dal punto di vista motivazionale come predizione. Potremmo dire che gli oracoli, i riti "magici" predittivi erano il tentativo di avere sotto controllo anche il futuro e il futuro per sua natura è instabile, insicuro, rischioso.


Siamo conformisti per natura, nel senso che tendiamo a ritualizzare gesti quotidiani che ci rassicurano ,che non ci fanno perdere tempo ed energie a pensare o fare. Ci sediamo a casa al nostro posto, scegliamo nel letto dove dormire la nostra posizione, lo scandire quotidiano del tempo fanno scoccare i tempi ordinari del fare, del pensare, del leggere, del riposare.


Tutto ciò che rompe la conformità, la sicurezza, la pace, l'equilibrio, che sono personalizzati, rompe "le scatole", perchè si entra nella zona del disagio e delle difficoltà.
Questa sicurezza della conformità è rassicurante, è naturale e diventa forte nel momento in cui i nostri pensieri costruttivi semplici, che sono dicotomici (ognuno ha una propria idea di buono/cattivo, bene/male, ecc.) costruiscono, via via, possibilità di predire, anticipare, gli eventi che la vita propone, così che o siamo confortati dal fatto "...ecco lo sapevo che finiva così", oppure se non riusciamo ad anticipare gli eventi che non rientrando nelle significazioni di senso degli eventi, sconnettono la sicurezza dei nostro nucleo di pensiero.


Perchè questa sicurezza, conformità è importante?
Perché il popolo è conformista, economicamente, politicamente, psicologicamente, perché uscire dal sentiero naturale per rischiare nuovi sentieri....è una scommessa sul futuro.


Ma nonstante tutto esiste l'intraprendenza, la libertà che collidono con la sicurezza.
In politica dall'attentato delle torri gemelli al covid attuale l'antitesi fra maggiore sicurezza porta a minore libertà oppure viceversa.


Filosoficamente stavo pensando: "Chissà cosa direbbe Nietzsche?". Nel senso che la sua idea di natura forse è in contrasto con quanto su esposto.


Voi cosa ne pensate in generale se davvero la sicurezza è una nostra (ma direi di tutti gi esseri viventi)prerogativa naturale?

niko

Direbbe che scambiare -barattare- la libertà con la sicurezza ci rende malati, appunto esseri che non possono essere amati in quanto tali, ma in quanto ponte verso il superuomo.


La libertà non si scambia con niente: chi accetta di sottoporsi ad un potere, vuole potere a sua volta.


Il patto sociale nella sua intima essenza dà, o meglio promette, ad ogni servo un servo, e se uno è collocato "al fondo" nella piramide sociale che ne deriva e non ha nessuno di reale su cui rifarsi delle angherie subite in una gerarchia umana reale, lo ottiene disciplinarmente sul suo stesso corpo, il quanto minimo di potere che paga e giustifica la sua sottomissione ai membri del gradino più alto e alla società stessa, fa del suo stesso corpo un servo, e di se stesso smaterializzato un padrone, creando così allucinatoriamente il gradino ancora più basso di quello occupato da lui che prima non c'era, questa è la bella realtà che sta tornando, o meglio diventando sempre più evidente, dopo torri gemelle e il covid.


Frustrazione-aggressività, che quando non si sfoga diventa auto-aggressiva.


La paga di Giuda. Anche i servi sono padroni di qualcosa, perché la gerarchia sociale non finisce più con i servi, finisce con i nudi corpi.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salv. Sono convinto che la discussione si svolgerà trascurando la distinzione tra la ricerca della sicurezza ( impulso istintivo generato dalla necessità di autotutela) e la ricerca della certezza (impulso psicomentale consistente nel voler realizzare il predominio del prevedibile sull'ìmprevedibile).

Paradossalmente risulta più ragionevole cercare sicurezze (relative ma possibili) che certezze (le quali fanno parte dell'assoluto irraggiungibile). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Andrea Molino

Chi cerca di sopravvivere, cerca sicurezza e certezze.
Chi vuole vivere, accetta il rischio.

iano

Sembrano esserci leggi di conservazione che regolano il naturale mutamento.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

paul11

 Il topic ho voluto porlo in quanto stavo rileggendo vecchi appunti sula psicologia costruttivista.
La sicurezza inerisce alla stabilità  che si forma psicologicamente per confronti fra cose simili e cose diverse. Se si riflette ci si accorge che termini come stabilità, sicurezza, conformità, sono costrutti psicologici che diventano fondanti socialmente. L'instabilità, l'insicurezza, la diversità, tendono ad essere non inclusive o comunque problematiche in tutti  i campi culturali.
Pensate, faccio un esempio, all'attuale crisi di governo dentro in un contesto instabile causato dal covid. Instabilità che si associa ad un'altra instabilità che diventa speculazione economica, politica.


Questi costrutti mentali tendono ad anticipare la realtà, a mettere al sicuro se stessi: sono confortanti. Sono confortanti nella misura in cui una persona tende a costruire repliche di eventi , anticipandoli. Queste repliche sono somiglianze di significati riconosciuti all'interno delle nostre esperienze, per quanto siano variabili gli eventi, hanno denominatori comuni che i nostri costrutti mentali riconoscono e su questi noi costruiamo ciò che crediamo . Se riescono ad anticipare gli eventi, diventano affidabili.


Bisognerebbe analizzare più approfonditamente cosa è questa sicurezza per noi , prima di emettere sentenze.


Niko
Ritengo che Nietzsche pensi alla natura in termini meritocratici, "aristocratici". La regola della natura è alla fine negli animali sociali una gerarchia costruita sulla forza "bruta".
Questa forza bruta negli umani viene trasformata dalla cultura. E' questa trasformazione culturale che Nietzsche non accetta, in quanto anti (contro) naturale.
Bisognerebbe allora capire , visto che discutiamo di sicurezza, cosa si intenda per sicurezza naturale e sicurezza culturale: cosa li unisce  e cosa li diversifica.


Viator
Sono d'accordo che la sicurezza è una forma di autotutela. Tant'è, altro esempio, che enti privati e pubblici ,come le assicurazioni, fanno "caterve" di soldi sulla sicurezza/rischio.
Ma potrei anche dire che nel mondo fisico si tende alla quiete per quanto l'instabilità momentanea poi tenda ad un riequilibrio, come una convalescenza dopo una malattia(altro esempio).


Non cerchiamo addirittura certezze con la sicurezza, direi più un avvicinamento predittivo, un anticipare gli eventi il cui obbiettivo almeno si avvicina approssimativamente.
In fondo si dice ordinarietà e il contrario straordinarietà ,gli eventi futuri che si attualizzano predittivamente oppure niente affatto previsti.
Non vorrei ricadere nel determinismo/indeterminismo  e/o ponderabile/imponderabile.
Penso che la sicurezza sia accettata proprio perché  è la più ragionevole.


Andrea Molino
E' pur vero ciò che scrivi . Ma il rischio culturalmente è un calcolo. Nessuno dà un "fido" se non si hanno spalle coperte, quindi sicurezza che se un progetto fallisce, vi sia almeno un paracadute per poter atterrare e non cadere sfracellandosi.


Iano
Esatto: trovo che la legge della conservazione a cui tendono i sistemi fisici, sia simile alla nostra necessità  umana di sicurezza.




Chiarisco: la mia posizione non è a favore  o contro la sicurezza, ma cerco di capire, analizzare, perché l'uomo tende alla conformità, ordinarietà, persino le nostre faccende quotidiane hanno orari, e siamo "scocciati" se troviamo impicci.
Un altro esempio: il conformismo sociale è la centralità democratica per cui anche i partiti estremistici tendono ad accentrarsi (oggi si dice centrosinistra/centrodestra).
Quando si dice che per governare bisogna perdere gli impulsi estremistici, per cui alla fine tutti  i governi finiscono per assomigliarsi, ha a che fare con la grande maggioranza conformistica degli elettori . Ribadisco allora che quel conformismo tende alla sicurezza della propria persona.
Questa sicurezza personale è il voler vivere quietamente, senza problemi d'instabilità, per sé, la propria famiglia, i propri sacrifici, i propri patrimoni........
Allora si capisce che la sicurezza che nasce dalla psicologia umana, la trovi ovunque, in tutte le forme teoretiche e pratiche, compreso i suoi  epigoni contrari.

Andrea Molino

Non credo che la propensione alla sicurezza sia un istinto naturale degli esseri viventi.
Credo che l'unico istinto naturale degli esseri viventi, sia quello di riprodursi, correndo qualunque rischio per raggiungere lo scopo, anche a costo di morire.

La sicurezza è un prodotto variamente elargito dai diversi tipi di aggregazione sociale, e viene pagato con porzioni di libertà.
Purtroppo, la sicurezza provoca assuefazione e ci sono molti spacciatori che offrono roba di scarsa qualità.

iano

#7
Bisogna distinguere fra giovani e vecchi.
Si nasce progressisti e si muore conservatori.
Ma paradossalmente ho l'impressione di vivere in una società dove i ruoli sembrano invertiti.
Non ho mai visto giovani più conservatori di quelli di questa generazione al punto che alla mia veneranda età sento il dovere di fare ancora l'agitatore sociale, sfiorando il ridicolo.
Dal mio punto di vista personale una società stabile si mostra impermeabile ai tentativi di comprenderla, come si potesse declinare in una serie di tabù' "punto e basta" .
Le cose "stanno così ". Non c'è nulla da capire.
Se si vuole comprendere il sistema, condizione necessaria per entrarne a far parte in modo attivo e consapevole, occorre smuovere il sistema , e osservarlo mentre ritorna a un nuovo punto di equilibrio, che di solito è diverso dal precedente.
Se posso farmi una autocritica, per me tutto sembra esaurirsi nel piacere di conoscere, senza una vera intenzione di integrarmi. Anche detto "mancanza di ambizioni" .
Potrebbe essere un meccanismo psicologico col quale si tenda a raffigurarsi ancora giovani.
Ma il problema non risiede certo nel riscontrare presunte eccezioni alla regola, ma quando le regole sembrano invertirsi.
Il motivo è forse che un mondo scosso dalla globalizzazione innescata dai nuovi media non abbia bisogno di ulteriori scosse " per vedere l'effetto che fa "  e siccome i giovani sono nativi digitali vivono questo mondo nuovo come uno stato di fatto, mentre i vecchi si agitano per cercare di capirci qualcosa. 😅
Per i giovani di oggi non c'è nulla da capire , come fossero nati vecchi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

paul11

 Andrea Molino
ma per riprodursi  è necessario, negli animali in cui ogni individuo è portatore di un sesso, essere in due. Nasce la gregarietà. Già fra un maschio e una femmina, se vogliono avere un rapporto stabile(sicuro) è in atto un "compromesso": per la stabilità si perde qualcosa nella libertà individuale.
Il branco, il clan, la tribù, fa perdere meno energia per cacciare e per difendersi.
Ma per la stabilità del branco avviene un ordinamento che è dato dai rapporti di forza.
Fin qui è spiegabile la "sicurezza" naturale.


La sicurezza individuale, come scritto precedentemente, è di carattere psicologico che a sua volta fa derivare quella culturale. Nel senso che la psicologia-ragione umana costruisce un nucleo di costrutti dicotomici (bello/brutto, buono/cattivo, ecc.)che ci servono per giudicare gli eventi.
Questa formazione che ognuno personalmente si pone, è il modo che permette di anticipare gli eventi futuri. E' una forma di controllo di eventi esteriori che permettono alla psiche umana di non destabilizzarsi. Se funzionano questi costrutti diventano affidabili, se non funzionano si tendono a mutarli. Questa è un po' la permeabilità e impermeabilità umana.


La sicurezza sociale se potrebbe essere stata originata da quella naturale, ha sempre meno a che fare con questa ultima, tanto più il peso della cultura sociale condiziona tanto da far perdere di vista quella naturale. Intendo dire che il lavoro, lo studio,  il denaro, i comfort, le dinamiche politiche, la stessa scienza, non sono più direttamente appartenenti al mondo naturale, per quanto quest'ultimo
sia comunque presente come realtà fisica, come concretezza.
Quindi nel dominio sociale avvengono delle trasformazioni: se ho bisogno di cibo posso non raccogliere e non cacciare, tutto è mediato da altri che me lo presentano in cambio di denaro.
Il denaro quindi mutua la necessità persino di sopravvivere.
Non ho bisogno di decidere il governo di una città, di una regione, di uno Stato. Viene mutuato da un'altrettanto struttura che è la politica.
Tutto ciò, dal cibo al governo, è demandato a strutture apposite.
La sicurezza individuale è quindi avere denaro sufficiente ( e questo sufficiente è problematico anche se in modo diverso fra il "forte" ricco e il "debole" povero) per sopravvivere e avere tempo per le proprie relazioni, passioni. Perdere la possibilità di avere denaro significa come sentirsi allontanato dal branco animale in natura: totale insicurezza, in balia degli eventi.


Iano
Capita anche a me di pormi nella tua stessa sensazione.
Forse i giovani d'oggi  hanno le "spalle coperte" come non mai, questo li rassicura dal punto di visto della sopravvivenza. I genitori tendono a proteggere per natura e spesso sono i nonni gli educatori perché i genitori sono intenti a "procacciarsi" denaro.
Il lavoro, come sopra scritto, ha sostituito socialmente ciò che era originariamente il direttamente cacciare e raccogliere, così come il denaro ha sostituito il rapporto diretto  uomo/natura, con uomo/cultura che è mediato dalle strutture apposite.
Quante volte abbiamo sentito dire che in fondo c'è chi cucina, lava, stira, fa il letto..........e chi glielo fa fare di andarsene dall'"albergo" tutto pagato?


Nel passaggio fra sicurezza naturale- psicologico/ragione individuale- sociale, quest'ultima è quella che condiziona, nel bene e nel male, di più.


Questo non preoccuparsi del cacciare e raccogliere in realtà non è stato superato, è stato trasformato e modificato dal lavoro-denaro
Forse è più sicuro il sociale dal naturale, dipende dal ruolo dello Stato.
Ma questa "sicurezza" della continuità del lavoro per avere altrettanto continuamente denaro  e l'intervento dello Stato in caso di necessità,  ha fatto perdere dei requisiti umani?

Phil

Citazione di: paul11 il 17 Gennaio 2021, 00:41:32 AM
la sicurezza che nasce dalla psicologia umana, la trovi ovunque, in tutte le forme teoretiche e pratiche, compreso i suoi  epigoni contrari.
Concordo e aggiungerei che tale dinamica psicologica ha radici fisiologiche: l'autoconservazione, l'attaccamento alla vita, la spontaneità nella paura di una minaccia, etc. dimostrano che la tendenza alla propria sicurezza è un istinto innato e congenito; così come è istintivo ritrarre il dito che si scotta sul fuoco o il rilascio di adrenalina quando si prospetta un imminente scontro per difendere la propria sicurezza e incolumità (e se il soggetto tende a reazioni come la fuga, anch'essa è comunque orientata dalla ricerca della sicurezza).
Probabilmente l'uomo è perlopiù un animale abitudinario, che non gradisce le cosiddette «interruzioni di schema», che tende a diffidare degli imprevisti, mosso più da «loss adversion» (paura del danno/perdita, non solo economica) che dalla intraprendenza, dal mettere a rischio la propria sicurezza (generalizzando, parlando su larga scala). La sicurezza è spesso connessa con il noto, con il familiare, per questo ci sentiamo al sicuro a casa nostra e poco al sicuro in contesti che non conosciamo, da cui ci possiamo attendere dubbie sorprese o di cui non conosciamo la provvidenziale via d'uscita (anche se magari sono oggettivamente più sicuri di casa nostra).
Socialmente, la sicurezza comporta una certa avversione o diffidenza per il nuovo; ogni nuova procedura che comporti «lasciare la vecchia strada per la nuova» suscita spesso (sempre ragionando a spanne) un attimo di esitazione, alla ricerca della comprensione di solide buone ragioni per abbandonare ciò di cui si è già sicuri. Tuttavia se il cambiamento parte da noi, da una nostra idea, oppure è nella direzione che ci auguravamo da tempo, non c'è altrettanta resistenza, proprio perché avendolo già anticipato, nella nostra volontà o nelle nostre speranze, è più rassicurante, fino a diventare auspicabile.

Sempre in generale, la ricerca di sicurezza è, secondo me, direttamente proporzionale all'insicurezza percepita: più il contesto è instabile, più si cercherà qualcosa di molto rassicurante (magari abbassando lo standard della sicurezza), quantitativamente (come è il "così fan tutti") o qualitativamente (contromisure estreme di autotutela, differenti a seconda del contesto). Ad esempio, se i giovani si muovono già in una situazione di radicale incertezza lavorativa, economica, socio-politica, psico-emotiva, etc. è normale che tendano a cercare sicurezze nel nido parentale, nelle "echo chamber" dei social, nel disimpegno sociale e (meno paradossalmente di quanto sembri) nell'impegno attivo in questioni oggettivamente mondiali, come il riscaldamento globale (della cui urgenza e importanza si è, appunto, sicuri).
L'insicurezza, persino in filosofia (sempre parlando a grandi linee), non è mai stata ben sopportata, se non come fase "scomoda" da dover superare (anche a costo di postulazioni audaci o di esiti più estetici che teoretici); se nell'ultimo secolo è emersa una certa pluralizzazione (che comporta minor "sicurezza" dei propri valori, ideali, etc.), il suo contrappasso è stato il (ri)destarsi di correnti e (ri)proposte che (ri)cercano sicurezza esistenziale nei paradigmi «di una volta» (sia politicamente che filosoficamente parlando), in appelli all'emozione (vista l'insicurezza che genera la decifrazione delle complesse realtà sociali; sicurezza/semplicità sarebbe forse un rapporto da approfondire) e in un'ignava assenza di premura (si-curezza: assenza di preoccupazione), sia essa epistemica (nel ragionamento) o sociale (nell'azione e nell'interazione).

Andrea Molino


Sebbene sia perfettamente logico tendere ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, questa dovrebbe essere considerata una linea guida "locale", da non generalizzare, perché a lungo termine, tende ad elidere il senso della vita, almeno la mia definizione di vita:
"E' vivo tutto ciò che è in grado di andare contro corrente (o se preferite, di contrastare l'entropia)".

La vita "si fa notare" quando agisce in un ambito difficile e mi riferisco a qualunque tipo di vita, dagli esseri unicellulari, agli astronauti.

Insicurezza -> Difficoltà -> Impegno -> Superamento -> Soddisfazione...

Sicurezza -> Comodità -> Divertimento -> Noia -> Nichilismo...

bobmax

Il bisogno di sicurezza nasce dall'attaccamento in ciò che c'è e dalla constatazione del possibile rischio di una sua perdita.

Il bisogno di sicurezza passa però in secondo piano, nel momento in cui il desiderio di qualcosa nel futuro prevale sull'attaccamento nell'attuale.

Ritengo che nella gioventù contemporanea sia carente questo desiderio di futuro.
Il futuro non rappresenta più, come nelle generazioni passate, l'occasione per nuove migliori possibilità. Perché il giovane non crede che i prossimi anni saranno migliori, ma che, ben che vada, potranno al massimo non essere peggiori dell'oggi.

Questo "sentire" non mi sembra espressione di questa gioventù in sé, e neppure che sia dovuto a una situazione oggettiva.
Piuttosto, proprio adesso che sarebbe il momento più propizio per conoscere il mondo e riflettere (con gli strumenti oggi a disposizione, un tempo inimmaginabili) il pensiero rimane invece come paralizzato. Incapace di pensare se non l'ovvio.

Sono convinto che questo fenomeno sia dovuto al nichilismo. Ossia al convincimento, spesso inconsapevole ma per questo ancor più pernicioso, che niente abbia in definitiva valore.
Nichilismo che era stato combattuto dolorosamente, ma con efficacia, dai nonni nei duri anni della guerra e che ha permesso poi una rinascita. Che è stato tenuto a bada in seguito, memori delle vicende passate. Ma che ora sta tornando.

Eppure abbiamo tutti gli strumenti per continuare a combattere il nichilismo, e magari per riuscire persino ad attraversarlo.
Basterebbe considerare nuovamente i cardini del nostro esistere.

E questi sono l'Inferno e il Paradiso.
Luoghi reali, possibili qui e ora.
Indispensabili.

Perché solo all'Inferno o in Paradiso l'uomo è davvero al sicuro.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

Citazione di: Andrea Molino il 17 Gennaio 2021, 17:46:29 PM
Insicurezza -> Difficoltà -> Impegno -> Superamento -> Soddisfazione...

Sicurezza -> Comodità -> Divertimento -> Noia -> Nichilismo...
Senza voler mettere in questione le sequenze proposte, mi sembra comunque che le due "catene" siano in fondo un cerchio (o una spirale?): la «Soddisfazione» porta alla «Sicurezza» (essendo tale soddisfazione un «Superamento» della «Insicurezza» di partenza); poi il «Nichilismo» (sempre senza voler approfondire) può (ri)portare alla «Insicurezza», e così si inizia un altro giro...

viator

Salve Andrea Molino. Citandoti : ""E' vivo tutto ciò che è in grado di andare contro corrente (o se preferite, di contrastare l'entropia)".



Perfetto. Ecco dimostrato che ogni e qualsiasi contraddizione è pura apparenza.


La vita è il frutto dell'entropia avente il preciso effetto di contrastare le conseguenze dell'entropia.


Infatti l'entropia è la matrice della diversificazione, uno dei cui effetti è la vita, la conseguenza della quale è la uniformità della morte. Saluti.


Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Come già dissi in altra discussione, tra sicurezza e libertà scelgo la seconda. Lo faccio perchè da libera posso gestirmi la sicurezza in condizioni più soddisfacenti delle paranoie sicuritarie che portano alle dittature. Dittatura sanitaria nel caso attuale. Trattati come minus habens che non si sanno gestire, mentre la sicurezza sociale dovrebbe essere garantita di camarille di esperti e politicanti la cui debacle sanitaria si è sperimentata fin dall'inizio nei luoghi, rigorosamente chiusi, Ospedali e RSA, in cui avrebbero dovuto mostrare la loro capacità di produrre sicurezza.

Ma è così ovunque: il potere vive su una insicurezza di fondo da cui lo protegge il suo esercito, pubblico e privato, di guardaspalle lasciando chi è fuori dalla cittadella del potere nella insicurezza - fisica, giuridica, sanitaria, lavorativa, economica - totale. Tanto vale tenersi la libertà è gestirla al meglio in termini autosicuritari, sapendo in partenza che nessuno ti tutelerà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri