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La sicurezza

Aperto da paul11, 16 Gennaio 2021, 16:08:21 PM

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Andrea Molino

Citazione di: viator il 17 Gennaio 2021, 21:21:47 PM
Salve Andrea Molino. Citandoti : ""E' vivo tutto ciò che è in grado di andare contro corrente (o se preferite, di contrastare l'entropia)".

Perfetto. Ecco dimostrato che ogni e qualsiasi contraddizione è pura apparenza.

La vita è il frutto dell'entropia avente il preciso effetto di contrastare le conseguenze dell'entropia.

Infatti l'entropia è la matrice della diversificazione, uno dei cui effetti è la vita, la conseguenza della quale è la uniformità della morte. Saluti.

Scusa, ma per me, l'idea che la vita sia scaturita dal caos, è la più grande falsità mai prodotta dalla Scienza.
Si tratta di una falsità necessaria per evitare di ammettere l'esistenza di un qualsiasi ente generatore, lo capisco, ma resta un'assurdità.

Sto contraddicendo la scienza moderna riguardo l'origine della vita, ma per fortuna, si tratta solo di una parte della scienza moderna.
Non sono solo. Ci sono molti scienziati che stanno studiando versioni alternative.

In ogni caso, per me entropia e morte sono sinonimi e per definizione l'entropia non può essere matrice di nulla essendo l'annullamento di qualunque energia potenziale.

Andrea Molino

Citazione di: paul11 il 18 Gennaio 2021, 15:07:19 PM

Andrea Molino
Capisco il tuo ragionamento  e non ho , a mio parere, posto che la sicurezza sia "giusta" nel sistema dei valori. Più che altro mi interessa capire perché la "massa", la gran parte delle persone vi tende.
Tu scrivi: "E' vivo tutto ciò che è in grado di andare contro corrente (o se preferite, di contrastare l'entropia)".
Capisco e in fondo hai delle buone ragioni, ma considera anche che la vita viene dalle stesse regole che formulano l'entropia. Le prime forme di vita dovevano avere condizioni  ambientali opportune e  stabili affinché la vita sorgesse.


Scrivi: La vita "si fa notare" quando agisce in un ambito difficile
Quì semmai avviene una selezione, ma la regola  del sistema non è il caos, ma  è l'ordine, l'ordinarietà.


Il tuo schema è simile al concetto di permeabilità/impermeabilità dei costrutti psicologici/ ragionamento (che non è detto che siano razionali, perché la psicologia gioca un ruolo fondamentale nella stabilità emotiva), vale a dire che se i nostri costrutti non riescono ad anticipare il futuro degli eventi, tendiamo a modificarli. E' una forma di adattamento a eventi, condizioni, ambienti ,che ci hanno prima messo a disagio(psicologia) e anche in difficoltà(logica) e poi non potendo modificare loro (eventi, ecc.) abbiamo in qualche modo modificato i nostri costrutti per "essere accettati", per essere confortati che gli eventi saranno leggibili dai nostri costrutti che sono costruiti sul significato e senso dell'evento. Quando non riusciamo a farlo tendiamo a deprimerci fino all'esaurimento nervoso e in questo stadio la nostra personale lettura dei fatti è asincronica, non riusciamo a ristabilire quella stabilità emotiva/ragionamento che prima ci permetteva di leggere e capire, fino ad anticipare. In altre parole, quando entriamo in crisi o abbandoniamo quel determinato ambiente che è "contrario" ai nostri costrutti, o ci modifichiamo in modo di poterlo comprendere, o ci deprimiamo rischiando una involuzione emotiva interiore perché i nostri costrutti "cozzano" con quella realtà di eventi.
L'impegno e superamento  dipendono quindi da noi, ma anche dal contesto ambientale che detta le condizioni a cui sottostare. La soddisfazione è un'autogratificazione, ma dipende quanto abbiamo "compromesso" di noi stessi per arrivarci. Se per arrivarci bisogna sniffare cocaina.........o sedute psicologiche......
Quale è il connubio fra sicurezza e autenticità?

La noia (meriterebbe un topic a sè) è il presupposto a volte di capolavori artistici. Il non saper fare del proprio tempo  a volte induce a riflettere e pensare a cercare alternative.
Se al contrario bisogna essere adrenalinici per forza, daccapo scambiamo l'ordinarietà con la straordinarietà. Va bene un poco di stress, ma troppo porta all'infarto.

Che ci piaccia, oppure no, gli esseri viventi hanno come scopo primario la riproduzione.
Per raggiungere lo scopo, devono sopravvivere abbastanza a lungo.
Per sopravvivere accettano di barattare libertà per sicurezza.

Gli umani possono decidere che la riproduzione non sia il loro scopo primario.
Se non hanno quello scopo, devono trovarne uno alternativo (edonismo, potere, denaro, sapere, avventura, sport, cultura, contemplazione...).
Se non riescono a trovare uno scopo, la loro vita non ha senso e scivoleranno in una forma qualsiasi di annullamento.
Se vivi in una condizione di totale sicurezza, comodità ed illusione, non hai e non vedi alcun problema da risolvere.
Se i modelli a disposizione, appaiono irraggiungibili o si rivelano fatui e deludenti, è difficile avere passioni forti.

Se i nostri figli non hanno uno scopo, ne delle passioni, la responsabilità (inconsapevole) è nostra.

Ipazia

Citazione di: paul11 il 18 Gennaio 2021, 16:01:45 PM

3)la sicurezza sociale, che immaginavo che nel forum venisse più discussa, ma sbagliando a mio parere, perché questa sicurezza se vuol essere fondativa deve prendere origine dai primitivi naturali e individuali . Il conformismo, che  spesso è interpretata come  una "brutta " parola, viene assimilata come un "tirare indietro". Prima di esprimere giudizi di valore, bisognerebbe chiedersi come mai "la maggioranza silenziosa" sociale, economica e politica, quella che fa funzionare il mondo, che ripetitivamente per quarant'anni va a lavorare, torna a casa in famiglia, fa i suoi compiti, paga le tasse, è.....conformista. Forse cerca soprattutto  sicurezza o poco altro di più, vive e lascia vivere, non vuole né cerca " rotture di scatole". Ecco, bisognerebbe prima capire se questa ricerca di sicurezza, questa ordinarietà conformistica che permette al mondo ogni santo giorno di poter campare tutti, è davvero stata analizzata, compresa ,capita, prima di poter propinare sprezzanti giudizi.

Conformismo e anticonformismo sono solo ricadute psicologiche di un aspetto ideologico molto più ampio che riguarda la sicurezza sociale di cui si chiede giustamente la discussione.

Il concetto di sicurezza assume un connotato politico/sociale centrale nel 1651 con la pubblicazione del Leviatano di Thomas Hobbes. Siamo agli albori di due grandi fenomeni storici convergenti: l'inizio della lunga marcia della borghesia verso l'egemonia sociale e l'inizio della globalizzazione degli affari. Affari che solo grandi potenze potevano tutelare dai molti nemici e pericoli che incombevano per terra e per mare. Per tale motivo il '600 divenne il secolo della luna di miele tra la borghesia emergente e l'assolutismo regio, a spese dei signorotti locali ridotti al rango di cortigiani utili nemmeno a sbrigare gli affari di stato che sempre più frequentemente venivano affidati a brillanti funzionari di estrazione borghese. Su questo asse si coagula il modello sicuritario sociale non troppo dissimile dall'attuale: sicurezza negli affari e giuridica garantita da leggi statali al riparo dalle intemperanze del signorotto di turno che aveva furoreggiato tra medioevo e rinascimento.

Non è che prima non esistesse un assioma sicuritario. Esso era incarnato nell'investitura religiosa del sovrano e nell'etica cavalleresca. Ma la prima si era persa nel sadismo&crudeltà delle corti cristiane, papato incluso, e sulla seconda aveva posto la sua sarcastica pietra tombale Cervantes dopo che era già morta insieme alla liceità delle corti. La borghesia reclamava il suo profeta e Hobbes glielo offrì. Un secolo dopo la musica cambierà, ma al momento l'assolutismo regio era il massimo che si poteva richiedere in termini di sicurezza personale e, soprattutto, degli affari. In cambio di una libertà che per la borghesia non c'era mai stata. Ottimo scambio, quindi. Non esente da rischi: i guai di un monarca assoluto inetto e/o sadico&crudele di una grande potenza erano di portata infinitamente superiore di quelli di un qualunque Ezzelino da Romano spazzato via dal signorotto di fianco con la benedizione popolare al seguito. Però la complessità del sistema era tale che anche il monarca assoluto dovette crescere di statura politica e gli esempi di Elisabetta I e Luigi XIV sono eloquenti dei paradigmi richiesti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Penso che parlando di sicurezza non si possa dimenticare un passo celebre di Toqueville, sulla declinazione della sicurezza in epoca moderna.


"Vedo una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per conto proprio ed è estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana...Al di sopra di costoro si erge un potere immenso e tutelare che si incarica da solo di assicurare loro il godimento dei beni e di vegliare alla loro sorte. È assoluto, previdente è mite
Assomiglierebbe all'autorità paterna, se come questa avesse lo scopo di preparare gli uomini all'età virile, mentre non cerca che di arrestarli irrevocabilmente all'infanzia: è contento che i cittadini si svaghino purché non pensino che a svagarsi...provvede alla loro sicurezza, provvede e garantisce i loro bisogni, guida i loro affari principali...perché non dovrebbe levar loro totalmente il fastidio di pensare e la fatica di vivere?".


Direi che, indipendentemente dal sentirsi in sintonia con questa frase storica, da qui possono iniziare molte riflessioni, su cosa significa sicurezza e libertà per gli antichi e per i moderni.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

#34
Andrea Molino


Andrea Molino scrive:
Che ci piaccia, oppure no, gli esseri viventi hanno come scopo primario la riproduzione.
Per raggiungere lo scopo, devono sopravvivere abbastanza a lungo.
Per sopravvivere accettano di barattare libertà per sicurezza.

Appunto, prima una cellula, un organismo deve preservare se stesso in sicurezza, questo è primario , poi può permettersi la riproduzione.
Ma ti vedi una cellula che "pensa" al baratto, oppure al valore d'uso o allo scambio?
Non baratta nulla, è la spinta(istinto) alla conservazione che tende prima di tutto alla sicurezza.
Lo stesso vale per animali più evoluti, come il branco . Il branco è protettivo , è più sicuro nel difendersi e nel procacciarsi cibo: è una prima forma di economia di scala, è conveniente.


Non si tratta, almeno dal mio punto di vista, di giudicare se sia "giusta" la sicurezza. A me interessa prima di tutto che si comprenda che è un'esigenza fisica e naturale. Dopo aver capito ciò è possible verificare tutti gli elementi della sicurezza sociale che sono contraddittori nella cultura umana.
Non sono in disaccordo quindi con le tue considerazioni, ma  sbagli se non ammetti che prima di tutto la vita cerca stabilità per vivere e lasciare vivere. Dopo, ripeto, è possible nello specifico umano verificarne irrazionalità, contraddizioni che sono insite nelle istituzioni umane, sia sul piano teoretico e soprattutto pratico.


Faccio un esempio pratico: la cosiddetta "maggioranza silenziosa" è data dalla miriade di persone che quotidianamente e scandita dal tempo eseguono i loro compiti: a scuola, sul lavoro, in famiglia, pagano le tasse e non vogliono altro che starsene tranquilli e che non gli rompano i cosiddetti.
I "radical chic" sono coloro che campano a loro volta sul valore aggiunto che la maggioranza silenziosa gli "regala" e hanno tutto il tempo, di noie e paranoie, di essere pure sprezzanti nei loro confronti. Sono gli epigoni dell'eterno "cazzeggio" inconcludente. Loro sono più liberi, almeno in termini di tempo, ma grazie a coloro che cercano sicurezza.
Prima di poter giudicare la maggioranza silenziosa che cerca sicurezza, bisognerebbe ringraziarli da parte degli addetti del "cazzeggio" che occupano pure posizioni gerarco-funzionali, ruoli nella piramide sociale, piuttosto in alto che in basso e che nulla capiscono o fan finta di capire, o hanno capito benissimo e si prendono gioco di loro.
Se si vuol capire la cosiddetta complessità social culturale, bisogna trovare le chiavi di lettura interdisciplinari e di più domini (fisico, naturale, culturale), vale a dire le "essenze", e la sicurezza è una di queste.
Se si vuol capire come la "maggioranza silenziosa" vota nelle elezioni basta guardarsi  i dodici milioni di voti che continuava a prendersi la democrazia cristiana nei suoi anni di fasto e capire perché la votava.
Se si vuol capire il "centralismo democratico", vale a dire tutti i partiti alla fine si assomigliano e tendono negli anni ad "accentrarsi", bisogna capire che quel centro dei voti è tipico della maggioranza silenziosa che cerca tranquillità, che fa sacrifici per sé e per i propri figli, che sostiene l'intera economia, che dà entrate al fisco che lo Stato dovrebbe.....


A me è questo che interessa nella sicurezza, prima ancora di giudicarla, è capire le sue dinamiche naturali, individuali, sociali.


I cosiddetti "grandi pensatori" sono coloro che hanno capito alcune chiavi di lettura per leggere la storia passata e proiettarla nel futuro, anticipandolo. Il nichilismo è proprio la mancanza di queste chiavi di lettura.
Marx ,ad esempio, usa delle sue chiavi di lettura, Nietzsche ne usa altre, Freud altre ancora.....


e poi? Quando scrivo che l'individuo umano  ha necessità di costrutti per anticipare gli eventi futuri ed entra in crisi quando quei suoi costrutti personali non lo rendono capace di leggerli, di decodificarli sia dal punto psicologico che della ragione, indico proprio la stessa esigenza,
Il nichilismo culturale, nell'individuo, nella persona, porta ad una crisi con diversi percorsi.


Non c'è mai una totale sicurezza, perché del "diman non v'è certezza".  Il più ricco smanierà nella sua sicura insicurezza di accumulare denaro  e andrà al club privè off-limits,  la maggioranza silenziosa continuerà nella su ricerca di sicurezza e andrà all' osteria, al bar  a  giocare a  tresette con il morto......
Siamo tutti alla ricerca di sicurezze seppur in contesti diversi e a volte opposti., accomunati da identici destini (nascere, vivere, morire) e ricerca di certezze impossibili......quella sicurezza così incerta. Quindi i problemi ci sono sempre, perché i contesti mutano; l'universo è costretto a muoversi al suo interno per poter sussistere.


Ipazia
Il giusnaturalismo di Hobbes è il punto di vista rovesciato da cui ho mosso la questione.
Hobbes e con lui parecchi dopo di lui, considerano lo Stato come "sicurezza" per individui "lupi", al contrario di Rousseau che pensava al "buon selvaggio".
La sicurezza nella modernità la troviamo  nel ruolo economico politico di Keynes nel welfare state, in quello stato di benessere che dovrebbe dare maggior sicurezza ai singoli grazie allo stato assistenziale con i suoi opportuni istituti


Jacopus
Dipende dove vuole arrivare con il suo scritto Toqueville.
Mi pare ovvio che chi governi, a qualunque latitudine, cerchi di dispensare quella sicurezza che determina la continuità sociale e conseguentemente la sua continuità a governare.
Se questo "tener buono" il popolo è un cattivo uso di governare, si dimostri l'alternativa.


Ne abbiamo visti di spacciatori di politiche, economie, culture per evidenziare più il loro narcisismo e megalomania trattando quel "popolo" sprezzantemente. Ci sono miriadi di traditori del popolo che nel vaniloquio delle loro parole furono i primi a prendersi poteri investiture, cattedre, ....e conto in banco, fregandosene altamente del popolo. Furono i "megafoni" della libertà , delle retoriche e nulla fecero  o tentarono, perché si sentivano "avanguardie", invece quella maggioranza silenziosa erano bifolchi e come tali alla fine furono trattati . Loro sono spariti compreso i Toqueville  e i radical chic mentre la maggioranza silenziosa sussiste.....e li ha sempre mantenuti.
Ne conosco solo uno che in tutta la storia dell'umanità amò davvero il popolo.


Il discorso è ben più profondo e dare colpe alle "masse conformiste", significa non aver capito nulla o ben poco di ciò che cerca la gente semplice.
Come ha  ben evidenziato da qualche parte Inverno, non abbiamo mai avuto un popolo più acculturato come oggi.....eppure. Significa che una "presa di coscienza" deriva da ben altro.




Quando in filosofia si parla spesso a sproposito di metafisica, di trascendenza, di astrazioni, in verità le più colossali astrazioni appartengono alla storia umana inondata da false speranze, falsi
ideali a cui troppi han creduto, mandando al macello non loro che stavano dietro le scrivanie, ma proprio quelle persone appartenenti alla maggioranza silenziosa spedita sulle barricate o al fronte in  prima linea ad ammazzare altre maggioranze silenziose la cui unica colpa è stata di stare sotto  una bandiera diversa.

Phil

Se parliamo di popolazione in termini di quantità, concordo che sia necessaria una comprensione delle dinamiche che la abitano, prima di applicare criteri valutativi (condizionati a loro volta dallo stesso contesto che vorrebbero giudicare). Il "bipolarismo" (@Andrea) che da un lato abbraccia una visione epico-titanica, per cui «alla soddisfazione segue il desiderio di superare difficoltà maggiori, non la sicurezza»(cit.) e dall'altro è quasi fatalista affermando che «dal nichilismo non si esce a meno che non intervenga qualcosa o qualcuno a tiracene fuori»(cit.), è una prospettiva schiettamente personale, ma non credo applicabile all'indole della massa. L'individuo medio, suppongo, non anela ad affrontare «difficoltà maggiori» (semmai, appunto, alla sicurezza) e non vive nell'attesa che qualcuno "lo tiri fuori" dal nichilismo (non sapendo nemmeno di esserci, soprattutto considerata la "volatilità semantica" dell'espressione).
Altrettanto poco rappresentativo mi pare l'appello di Kobayashi all'artista e all'atleta, che sono comunque delle minoranze; nondimeno: la «ripetizione infinita dello stesso gesto»(cit.) esclude «il cambiamento costruttivo»(cit.), poiché se il gesto è davvero lo stesso non c'è cambiamento; inoltre, la «ripetizione infinita dello stesso gesto» e i «decenni di allenamento quotidiano»(cit.) non sono forse mossi da una ricerca di rassicurazione, ovvero espressione del tentativo di pervenire ad una sicurezza nell'esecuzione (che limiti imprevisti e sbagli) e che renda sicuro e stabile il proprio ruolo (e stipendio) nel proprio settore?

Citazione di: paul11 il 18 Gennaio 2021, 15:07:19 PM
Sui giovani ho una domanda -considerazione: non è che impegnarsi in tematiche generali come la moda(è un problema reale, ma anche una moda) della sostenibilità ambientale sia a sua volta un modo di sfuggire all'impegno su tematiche molto più "pratiche", più vicine a loro, come ad es. trovare soluzioni nella propria città?
Il fascino di tematiche globali che spingono all'attivismo fa trasparire il nesso fra conformarsi e la sicurezza: la "forma" accogliente rassicura, l'informazione condivisa e il paradigma a cui ci si conforma rendono sicuri di poter appartenere ad una maggioranza, ad un branco coeso, di poter procedere facilmente per imitazione, più che per ragionamento/consapevolezza. Più il tema è generico e mondiale (come il clima), più farai parte di un movimento numeroso, più sarai sicuro di trovare chi concorda con te e meno avrai responsabilità di fare qualcosa di significativo e mirato, essendo un problema di dimensioni immense e tu già fieramente schierato fra coloro che prendono posizione "impegnata" in merito. In fondo, non risulta più facile e "rassicurante" (se non narcisistico) manifestare per "la pace e la solidarietà nel mondo" piuttosto che regalare la propria coperta ad un senza tetto oppure fare un giorno di volontariato alla Caritas (piuttosto che usare un giorno per andare a manifestare in un'altra città)?

Citazione di: paul11 il 20 Gennaio 2021, 00:29:35 AM
Come ha  ben evidenziato da qualche parte Inverno, non abbiamo mai avuto un popolo più acculturato come oggi.....eppure. Significa che una "presa di coscienza" deriva da ben altro.
Il livello culturale (qui inteso come indice di scolarizzazione) non credo intacchi la ricerca di sicurezza (né la coscienza) degli individui e forse il gap fra livello culturale medio e complessità della società è maggiore ora che molti secoli fa; una massa di laureati (quindi specializzati in qualcosa, molto poco probabilmente nella comprensione della società che li circonda) deve far fronte ad una attualità caleidoscopica che richiede competenze trasversali (di ragionamento, pensiero critico, etc.) non acquisibili in molte lauree. Per cui il giovane contadino del '500, pur avendo magari problemi con l'aritmetica di base, forse riusciva a comprendere il suo "piccolo e semplice" mondo circostante (e a dargli un senso), meglio di quanto un millennial con master riesca a destreggiarsi nelle interazioni multidisciplinari (fra statistiche, information pollution, sovrastimolazione da social, etc.) della società globalizzata.

Più la società si fa complessa, più "ragionarla" e decifrarla è difficile (per competenze, tempo, energie, etc.), ma avendo l'innata tendenza (necessità?) alla valutazione spiccia (senza analisi adeguata, soprattutto data appunto la complessità attuale), l'imitazione e la semplificazione risultano un escamotage sociale decisamente allettante e rassicurante (sicuro nel suo essere riverbero della maggioranza), almeno per la "massa silenziosa e indaffarata" di cui si è parlato sopra (le ripercussioni collaterali spaziano dalla "manipolabilità di gregge" all'astensione politica, etc.). Chiaramente qui si potrebbero innestare molte considerazioni sociologiche, storiche ed antropologiche sullo sfaccettato rapporto semplicità/sicurezza/socialità, e suppongo che tutte dovrebbero considerare come parametro rilevante la pervasività sociale della ricerca di sicurezza (soprattutto di chi, al di qua di ideali e processi storici epocali, "tiene famiglia" e mutuo da pagare).

paul11

Phil
Penso che il nichilismo, per l'uomo della "massa silenziosa", sia avvertito come decadimento di relazioni personali e di un mondo che mutando toglie le sue letture esterne, individualizzandosi, riconoscendosi sempre meno nel sociale si "rintana" nella sua sicurezza, nei suoi riti quotidiani.


Penso che soprattutto nei giovani, ma non solo,  siano i social, internet, a presentarsi come veicolo di una sia pur labile sicurezza riconoscendosi, come giustamente scrivi, nel branco, un tentativo d'identità eterico di community, ma non così radicato nella coscienza personale.


Infatti l'alto grado relativo di scolarizzazione non porta necessariamente ad aumentare di posizioni di coscienza. Per coscienza intendo una presa di posizione forte nel nucleo dei propri costrutti, radicalmente dicotomica che porta per conseguenza a stabilire nettamente ad esempio il rapporto buono/cattivo, giusto/sbagliato. Chi ha forti prese di coscienza tende a costruirsi il rapporto amici/nemici .
Penso che vi siano, in qualche modo, costrutti di sicurezza anche in generazioni precarie come quelle esistenti, proprio se si accetta paradossalmente l'apparente dicotomia stabilità/instabilità, sicurezza/insicurezza. Se si ritiene che la precarietà appartiene a questo tempo e non solo nel lavoro,
famiglia, che si sono disgregate risetto alle figure della  tradizione che dava quanto meno maggiori "certezze", sicurezze, l'unica "fede" rimane in se stesso ,accettando mobilità sociale, mobilità geografica, precariato. Quando il mare è così tempestoso, con rapidi mutamenti, forse l'unico modo per galleggiarvi è assecondarlo ,è troppo più potente di noi. Si accettano, direi per forza, gli stilemi sociali di tendenza nei vari contesti, da una parte per "non sentirsi tagliati fuori" e dall'altra per sopravvivervi, "perchè il mondo oggi è così". Se così fosse ,non so quanto di identità e autenticità individuale viene necessariamente compromessa,  nella sfera affettiva, emotiva e quindi psicologica. A mio parere porta necessariamente ad un indebolimento psicologico .
Lo vediamo nei delitti "strani" di giovani coppie, lo vediamo per altra parte in padri soprattutto  che sterminano la famiglia tradizionale. Quando si perde la "propria" sicurezza individualizzata, poiché mentalmente questi costrutti sono singolarità anche se le dicotomie che le formano sono universalmente di tutti gli umani , crolla tutto il mondo perché crolla la propria sicurezza che teneva in piedi le relazioni proprie personali  e sociali.


Penso che dietro il termine complessità che se ci pensiamo c'è sempre stata, dall'antico al medievale al moderno , in quanto il grado di comprendere davvero il mondo da parte del singolo individuo è sempre stato "immane". Nelle società diciamo più semplici la "maggioranza silenziosa" era analfabeta e le sue apparenti certezze, sicurezze erano alla sua portata di mano , comprendeva quanto gli bastava per sopravvivere. Oggi è la rapidità del mutamento che fa sì che non sedimentino più "certezze" per costruire sicurezze. Fino a non molti anni fa era l'esperienza dell'anziano a "dettare legge", oggi si è obsoleti a quarant'anni se non ci si aggiorna continuamente.
L'instabilità, ripeto, o fa rintanare nelle proprie sicurezze il tradizionalista, se può, mentre il giovane che non può è costretto a misurarsi nell'instabilità e insicurezza e questo movimento "tellurico" dove il mondo cambia e si riconfigura in rapidità, non ha tempo per sedimentare in sicurezze e questo in un contesto dove magari la famiglia tradizionale non è più il paracadute, il salvagente.


Direi quindi che la sicurezza della maggioranza silenziosa in realtà è una continua e maggior individualizzazione, singolarità di persone e sempre meno sociale come identità, è disgregazione.
Il comportamento del tradizionalista è diverso oggettivamente, per condizioni esterne del mondo, rispetto al giovane, e si esplica nelle differenze spesso di vedute fra padri e figli fino all'incomunicabilità. Il problema è profondo, intimo e riguarda anche questa "sicurezza"
....ma a ben vedere ,anche se per condizioni diverse, con l'avanzamento dell'età è un grosso problema anche per gli anziani, come può sentirsi al sicuro? E spesso si lascia andare alle onde di quel mare tempestoso, accettando, fin che può, i propri riti quotidiani come un porto dove ancora sentirsi al sicuro.

Ipazia

#37
Citazione di: paul11 il 20 Gennaio 2021, 00:29:35 AM

Ipazia
Il giusnaturalismo di Hobbes è il punto di vista rovesciato da cui ho mosso la questione.
Hobbes e con lui parecchi dopo di lui, considerano lo Stato come "sicurezza" per individui "lupi", al contrario di Rousseau che pensava al "buon selvaggio".
La sicurezza nella modernità la troviamo  nel ruolo economico politico di Keynes nel welfare state, in quello stato di benessere che dovrebbe dare maggior sicurezza ai singoli grazie allo stato assistenziale con i suoi opportuni istituti

Direi che tutti e tre questi momenti sono superati, ma descrivono benissimo la parabola storica, strutturale e sovrastrutturale, della civiltà borghese, con il suo precipitato in progress di strategie assicurative.

Riprendendo il più realistico modello hobbesiano e tenendo conto della natura non solo feroce, ma pure intelligente, sociale e, con un topos alla moda, resiliente, del lupo, possiamo seguire la sua parabola antropologica a partire dai lupicini borghesi di Hobbes, vessati da branchi di lupi aristocratici, che cercano riparo tra le zanne possenti (in bocca al lupo) del lupone alfa Leviatano. Un secolo dopo i lupicini sono cresciuti in pelo e zanne al punto di poter fare a meno del lupo Leviatano e rivendicano, con Rousseau, i pieni poteri. Ma altre mutazioni lupine si affacciano alla scena del mondo e in Russia hanno morso assai. Con la crisi del '29 si stanno diffondendo, peggio di sarscov2, ovunque: non più spettri ma branchi voraci dalle zanne assai affilate. Non resta che ricorrere alle strategie keynesiane per tenerli buoni e sperare, ma soprattutto lavorare, perchè lo stato dei lupi proletari fallisca. Qui la storia di Keynes e del welfare state finisce, inclusa la sua appendice più truce e fallimentare, quella fascista.

Lo stadio attuale, integralmente postmoderno e neoborghese, che vede sempre il branco capitalistico al comando, dopo la grande vittoria dell'89 del novecento ha iniziato a smantellare il welfare state riportando nel mercato, ovvero in chi se lo può permettere, la sicurezza economica, sociale ed esistenziale. Con effetti esilaranti del tipo che non ci si può fidare nemmeno dei propri figli. Durerà ? Ai posteri ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

Spero di non abbassare il livello del Topic perchè, a mio avviso, la risposta alla domanda sulla sicurezza proposta nell'incipit dell'autore del Thread, mi pare di una semplicità assoluta, quasi banale.

Si percorre un certo percorso, ci si siede in un certo posto la prima volta e, se non ci sono stati problemi, lo si ripete all'infinito. E' la cosa più comoda ma, in realtà, anche quella più saggia. Ed in questo siamo tutti uguali.

Se voi chiedete ad un prete come si posizionano i fedeli in Chiesa lui vi risponderà: nello stesso posto, sempre! E guai a cambiare. :D  Al mare l'ombrellone, i negozi per la spesa, etc. La lista è completa, totale. Ed anche con le persone, il lavoro, etc. subentra una dinamica simile.

Finchè non succede qualcosa di male, qualcosa che ci crei un problema o qualcosa che ci suggerisca un netto miglioramento non cambieremo mai nulla.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

paul11

#39
Ipazia
Chissà come mai i neo-neo keynesiani al diverso approccio dell'Europa del qui ed ora, festeggiano ai 200 e passa miliardi di investimenti elargiti allo Stato italiano? E per inciso proprio quando si tratta di costruire il piano del ricovery found....saltano i governi.... Lì c'è un "magna magna" sul tavolo da banchettare e nessun partito vuole essere tagliato fuori compreso i loro elettori.


La sicurezza della "maggioranza silenziosa" è a prescindere dalla forma di governo , che sia un dittatore o democratico , basta che si lasci vivere ordinatamente, regolarmente, senza impicci economico politici, hanno ben altro a cui pensare.
Hobbes sbaglia a ritenere che l'uomo "standard" sia un lupo e la sua visione è vista dal monarca sul popolo da limitare. La sicurezza per lui viene dal governo, quando invece è il popolo stesso che lo richiede. Quindi è distorta e capovolta la visione.
Rousseau dice che il "buon selvaggio", rovesciando l'immagine hobbesiana, per costruire una comunità, una società, rinuncia a parte della sua libertà contrattando (il suo capolavoro è "Il contratto sociale).
Ma se il singolo libero rinuncia a questa sua fantomatica libertà è perché contratta un cambiamento che gli conviene con la comunità, che gli è utile=sicurezza.


Keynes assurge alla notorietà con il piano economico con la grande crisi statunitense che riversò in Europa inflazioni gigantesche. La repubblica di Weimar i se è fallita deve ringranziare gli USA... e poi venne Hitler.
Si sa che la dottrina keynesiana è espansiva, non restrittiva, in cui il ruolo dello Stato è fondamentale (e giù impropri da parte dei liberisti). Se c'è crisi l'interventismo dello Stato con i suoi piani d'investimento deve garantire continuità produttiva e quindi del lavoro e salario ai  lavoratori.
Il welfare state o stato del benessere è la messa in sicurezza delle instabilità economiche sulla maggioranza silenziosa che cerca proprio questo. Quando l'assistenza e previdenza  diventa statale, anche se non è un'invenzione keynesiana appartiene già alle prime forme di benessere che risalgono addirittura a  Matternich , significa che la sanità e l'educazione scolastica sono gratuiti e Keynes infatti dirà che questo è denaro risparmiato soprattutto dagli strati dei salariati.
Quando Mussolini, in Italia, porrà pensioni e assegni famigliari , raggiungerà il massimo della sua fortuna politica proprio da quella "maggioranza silenziosa". Quando la Rivoluzione d'Ottobre, nonostante non decolleranno i soviet,  pone assistenza e previdenza al centro del suo piano politico raggiunge l'obiettivo  di stabilizzare quella maggioranza silenziosa.


Il welfare non è affatto morto, salterebbe l'intero Occidente.
Se dico che la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite è da quasi un secolo in atto, significa che la grande borghesia ha banchettato al tavolo dello Stato. Il liberismo è semmai una dottrina morta, direi opportunisticamente ipocrita, quando qualcuno di questi epigoni alza la voce, in realtà vuol patteggiare privilegi  e prebende da parte dello Stato . Lo Stato è divenuto politicamente colui che tiene buona la massa da una parte as-sicurandole continuità e dall'altra è completamente in mano ai poteri forti economici che con la finanza costantemente la ricatta. Il liberismo è quindi una farsa, perché non è mai esistita una competizione vera. Fin dai tempi del colonialismo inglese, lo ribadisco perchè l'ho già scritto altrove, , ebbero privilegi le Compagnie delle Indie e i Lloyd, e parliamo dei primi anni dell'Ottocento , che patteggiarono con la corona inglese proprio quel "rischio economico dell'investimento" che è entrato nel diritto di tutti gli Stati Occidentali con la divisione di persona fisica e persona giuridica.
Le società di capitale rischiano SOLO  il capitale sociale, non quello privato patrimoniale dell'imprenditore, che poi sono gli azionisti. Se fallisce le procedure del diritto fallimentare per pagare i creditori , contemplano i beni del SOLO PATRIMONIO SOCIALE. Mettiamoci ben in testa questo perché è fondamentale per capire la storia del diritto e perchè difficilmente vedrete imprenditori che continuamente falliscono prendere pasti caldi alla comunità di S. Egidio .E questo sancisce il fallimento del riformismo socialista nei vari parlamenti occidentali , che mai toccò e volle toccare il privilegio insito nei codici degli Stati.
Il diritto occidentale ha poggiato il privilegio economico dentro i suoi codici civili, questo è una delle chiavi come la sicurezza della maggioranza silenziosa. E questo privilegio è pure stato spacciato per "libertà". Il lavoratore subordinato o prestatore di lavoro è contrattualmente perdente secondo i codici verso il datore( e i giudici del lavoro lo sanno....): questo deriva proprio dall'origine del privilegio . Il datore PUO' minacciare chiusure ,vedi Italsider di Taranto, può  delocalizzarsi, vedi chiusure di stabilimenti in un luogo per aprirne dove reputa più opportuno e non c'è Stato contro il singolo imprenditore che  per far ritirare le richieste gli regala denaro con vie di credito agevolato, decontribuzione, defiscalizzazione, ecc. Basta un piano industriale al ministero dell'economia e richieste di casse integrazioni al ministero del lavoro per fare ciò che all'imprenditore conviene, per mettere in sicurezza salari e stipendi ridotti, e chi ci guadagna? Ovviamente l'imprenditore: e questo sarebbe "liberismo"? Questo è ricatto  legalizzato . Questa "tiretera" bisogna dirlo, non è per i piccoli imprenditori a titolo personale, vale a dire che sono commercianti, artigiani, coltivatori che invece si fanno anche loro il mazzo per avere quel margine di sicurezza che banche e Stato spesso non danno.: e vivono del loro lavoro ,difficilmente speculabile come le grandi aziende fanno o potrebbero fare.
Quella maggioranza silenziosa non parla intellettualismi , è fatta di onestà ,ordine, speranze (perché tutti sperano), e la speranza spesso sa di sacrificio per un mondo migliore, più sicuro, non hanno farneticazioni per la testa, borbottano per il mal governo, ma domani alla stessa ora si svegliano, lavorano, danno ogni mese denaro alle casse del fisco, dell'inps, degli istituti statali che basa la sua economia delle entrate proprio su questa maggioranza silenziosa che con la propria onestà e dignità cercando quella sicurezza mantiene in sicurezza da sempre gli Stati.
La mia non vuole essere una elegia alla maggioranza silenziosa, ma  che vi debba essere del rispetto sì, nonostante ovvi limiti umani.
Era mia interesse far pensare che nonostante infiniti pensieri intellettuali, capi popolo, avanguardie
ideologiche e culturali , quella massa silenziosa ambisce a cose semplici da semplici umani che spesso quelle avanguardie non  ne tengono conto.
Il paradosso se volete è che negli anni di piombo , nel Settanta dello scorso secolo , avanguardie di tutti i tipi colpivano uomini di Stato suscitando proprio in quella maggioranza silenziosa che loro volevano smuovere ,sollevare, esattamente il contrario dei loro attentati. Intendo dire che chiunque si prefigga mete politiche, che sia un riformista o un rivoluzionario, se non ha chiaro cosa vuol dire per un determinato periodo storico la "sicurezza" di quella maggioranza silenziosa, fallirà l'ambizione. I grandi ideali, di qualunque colore e latitudine siano, se non tengono conto di che cosa vuole e cerca la maggioranza silente, perde di vista la realtà .


Freedom
Sì, la realtà delle pratiche è fatta di abitudini, consuetudini, perché sono confortanti , danno sicuri punti di riferimento anche psicologici ,oltre che cognitivi e materiali.
Quando si fanno test alle persone e analisti dicono che alcuni comportamenti sono irrazionali, fanno l'errore di pensare che le persone non vivono con un libro di logica  in tasca, che persino i loro errori logici gli sono in qualche modo di conforto e non mollano sicurezze interiori per assecondare equazioni matematiche e logiche formali . D'altra parte uno stesso logico come Wittgenstein, nel secondo periodo, riconosce che il linguaggio umano è multiforme, sfuggente, diffiicilmente inquadrabile, proprio come la vita .
Quei terroristi negli anni di piombo ,cosa studiavano per compiere attentati? Le abitudini di colui al quale avrebbero compiuto l'attentato, questo è il paradosso con quanto scritto scopra.
Capisci che l'uomo è un abitudinario e cerchi con gli attentati di smuovere gli infiniti comportamenti abitudinari di una moltitudine silenziosa con le sue altrettanto abitudini e sicurezze confortanti , per dargli cosa? Insicurezza, instabilità, assommare guai ai problemi consuetudinari che già la gente  ha? Le bollette di luce, telefono, gas, ecc. sono consuetudini economiche se ci si pensa bene, è tutto così cadenzato che persino i call center rompono i cosiddetti per cambiare l'abitudine dell'utente e consumatore. In marketing si dice che è meglio mantenere un cliente che farsene uno nuovo , perché quello nuovo costa di più in fatica e negoziati.
E infatti persino i brand storici sono abitudini, certi prodotti storici sono abitudini , perché "vai sul sicuro".

green demetr

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-sicurezza/msg49147/#msg49147

Ciao Paul buon anno (no astrologicamente parlando non lo sarà  per nessuno ;) ),

Ti rispondo alla domanda generale iniziale.

Vedi è proprio la troika ad avanzare l'ipotesi che più sicurezza è uguale a meno libertà.
E' abbastanza strano che una persona dalla tua caratura filosofica possa intendere come qualità naturale, due aggettivi, sicuro e libero, che invece fanno parte dell'ideologia.
Io vedo nella libertà la possibilità di creare relazioni personali, non nel senso di persona a persona, ma bucando quella dimensione intra-personale, che tanta psichiatria sta studiando e implementando in nuove forme del fascimo di massa.
Già lo sappiamo da dove arriveranno queste minacce.
Invece la dimensione a cui alludo è proprio quella che Nietzche ha proposto in termini filosofici, ossia quello della malattia, del momento di apertura all'invasione dell'altro, sarebbe stato poi a noi, decidere di non farlo diventare l'Altro, il grande fratello, il giudice, il punitore etc..
Io penso che l'opera di Nietzche non abbia a che fare con il naturale, e d'altronde non mi pare che tu abbia mai visto il Maestro se non come, al massimo, un rappresentate di una estetica che poi, seguendo alcune tue intuizioni,sarebbe diventa una mera metafisica vuota, e sterile.
Ecco ti rispondo su Nietzche, allargando poi il discorso anche su altri orizzonti, che riguardano anche il nostro in fin dei conti.
No in Nietzche non vi è il regno del naturale, e va da sè nemmeno del materiale.
E' una filosofia degli spiriti liberi, per gli spiriti liberi, al di là del colasso a cui l'uomo Nietzche è andato, qualcuno pensa inevitabilmente, ma io no, incontro.
D'altronde lui sapeva benissimo di essere la goccia pesante prima della tempesta, ma da perfetto paranoico, la tempesta non l'ha mai affrontata.
Per capire simili temi bisogna andare a pensatori che hanno pensato in questi termini.
E comunque sia saremmo molto lontanti dai tuoi interessi sul mondo naturale (e su cui mi trovi in disaccordo, non tanto sull'indagine del naturale, sia essa fenomenologica, come io preferisco, o conoscitiva, come mi pare tu persegua meglio, ma quanto sul fatto che ogni naturalismo è sempre un giusnaturalismo, e questi tempi lo ri-ribadisco, ma appunto è di nuovo il ripresentarsi del solito mai risolto problema della modernità, che si riaffaccia, stavolta con un carico forse definitivo; come la pscianalisi già sa da tempo, e per cui è sabotata già da tanto tempo. Ricordo per l'ennesima volta che la figura preconizzata da Lacan per il futuro era, ed è ormai evidente, il campo di concentramento, o meglio la scritta che campeggia su di quello "il lavoro rende liberi", quindi ci starebbe anche tutta il discorso sulla menzogna, ma insomma l'orizzonte filosofico da impegnare sarebbe troppo diverso da quanto sia mai emerso da questo forum, e per non essere ingenerosi rispetto al nostro benamato forum, anche dal dibatitto pubblico culturale italiano, e non solo).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-sicurezza/msg49167/#msg49167

ti rispondo al tuo primo intervento.

allora Kobayashi... ti rendi conto che stai rispondendo ad uno che dice: "probabilmente l'uomo è perlopiù un animale abitudinario,".

Cristo santo, l'uomo NON è un animale...
ah ah. (temo sta riga verrà editata dall'admin, disperato, ah ah.)

Comunque passiamo ai nostri discorsi seri.

"Dunque mi pare un'operazione sbagliata dedurre dagli effetti psicologici collaterali di rassicurazione che si provano nella ripetizione, che essa debba condurre necessariamente a forme di vita statiche, chiuse." cit Kobayashi

Ma infatti la ripetizione è uno dei cardini del "critical cultural studies" purtroppo non sono mai andato a concentrarmi molto su quelli.
Ti prego di perdonare le mie inesattezze, e vado a tentoni, come mio solito.
La ripetizione, come atto rivoluzionario, la stasi come attesa del medianico, della rottura dell'ordine, siamo già alle intuizioni estreme di un Agamben, nelle sue analisi sulla ritualità dell'ordine certosino.
Ma anche esattamente come spieghi tu, la ripetizione, come gesto automatico di ri-adattamento infinito alle dimensioni cangianti temporali.
Ecco quindi la ripetizione come categoria hegeliana di sintesi.
Dirò di più esattamente come il problema dei problemi nel senso stretto freudiano: il fort-da ossia il riannodamento del filo da parte dei bambini.
Il filo viene in un atto di follia disparato dal suo gomitolo, ecco che si inscenano le forme del riaggomitolamento del bambino, con tecniche sempre più elaborate, sino a soluzioni cervellotiche.
Il filo non è mai riaggomitolato in maniera diretta.
Poi Freud si concentrava sul fatto che il filo è tenuto solo da una sponda. L'energia spesa per ottenere la giusta tensione del filo, è esattamente la forma del godimento del bambino.
Il bambino è dunque perverso, non solo nel suo panteismo dell'uso dell'oggetto, ma anche delle trame per usare quell'oggetto.
Questa tensione è anche la tensione adulta dell'arte, della religione, in una trasposizione e trasfigurazione delle prime forme IMMAGINATIVE del soggetto. (e mi pare sia quello che dici tu in estrema sintesi).
Vado avanti:
Ossia il soggetto si fa tramite il linguaggio, fatto dell'asse corpo-parola.
Ma è dunque la parola la vera dimensione imperativa che irrompe nell'uomo.
E' solo tramite la parola che il vero io si deduce dal proprio essere soggetti a qualcosa (al proprio godimento, continuerà Lacan).
Ecco lasciami perdere e ascolta:
Dunque ciò che si dipana dalla ripetizione è ben altro, da ciò che la troika vorrebbe, e dell'oscurantismo intellettuale odierno.
Naturalmente la grandezza del critico degli studi culturali sarebbe quella di capire, che il nodo, il foglio mondo si parte a scrivere solo dall'immagine che si forma a partire dall'ordine originario, e non dovrebbe come invece fa, ripiegarsi oscenamente nella contemplazione di quell'ordine, che diventa gerarchia.
Potere TEO-politico, TEO-sofico, TEO-cratico.
Ripetizione a pappagallo dell'ordine della troika, del padre, della società etc.etc.
E di cui Il Dio non ha nulla a che fare.
Il Dio è sempre invece la traiettoria, il senso, dell'immaginazione, l'astrologia lunare piuttosto che quella solare.
Ossia la sua topologia (infine ci arriva Lacan con le sue sperimentazioni bizzarre, ma che Dio sia uno spazio per me è evidente).
Spero di essere stato abbastanza cane di Derrida per confondere le idee e irritare ;) come ai bei vecchi tempi!

" Ma un ripiegarsi necessario su ciò che è reale. Sul dato di fatto." cit Kobayashi

Non ci si può ripiegare Kobayashi, se non prima scombinando le cose.
Ormai il partito è vittima della propria ideologia.
Se una volta la menzogna poteva aver senso per educare le persone, ora il problema è capire che quella menzogna non serve più.
Nietzche docet!
E Nietzche fa anche notare che invece quella menzogna "la morale (per i non vedenti e non udenti)" è ormai diventata il più infernale dei feticci, adorata e usata senza più alcun criterio.
Il mondo ormai delira. (E non nel senso giusto).
Come fa notare il grandissimo Rubino (incommensurabile pensatore contemporaneo, criminologo) ormai anche la nostra vecchia cara idea della dimostrazione gallileana, che ci ha portato fuori dalla vecchia metafisica, rischia di diventare un peso mortale da sostenere. Varrebbe a dire che ormai la mole dei BIG DATA tutti LOGICAMENTE e IMPECCABILMENTE conformi alle leggi della logica e del buon senso, gli uni smententi gli altri.
Un maelstrom che sta fagocitando tutto e tutti. Che meraviglia (prima di essere mangiati ;) ).

a proposito del tuo intervento secondo

"Ma non mostrano passione. Perché? Perché sono incastrati in un mondo impossibile da cambiare, senza futuro, con un presente che sembra eterno. Si muovono le tecnologie, gli oggetti, ma le persone sono ordinati in flussi specifici, in spazi di libertà sempre più limitati." cit Kobayashi

Si è un analisi perfetta, ma non per questo i giovani se la possono cavare così, ai miei nipoti e ai loro amici non so quanti improperi ho mandato. Solo per scoprire che le passioni ce le hanno, semplicemente non sono più politiche.
Ormai sanno con sicurezza qualcosa che molti di noi non riescono ancora ad accettare (vero Ipazia?): che la politica sia finita.
Per ritrovare uno spazio politico, stanno aspettando che la nostra generazione molli la presa.
Troppo legati a vecchi modelli e con una marea di preconcetti.
Il loro problema è che questo è un paese di vecchi.
Li capisco benissimo, ma non accetto questa sfiducia nel politico tout court, infatti andando avanti nella discussione, il loro politico è ancora più stantio e retrogrado di quanto uno possa pensare ( e qualche utente in precedenza lo ha scritto anche). Il che è incredibile, come possano convivere così spontaneamente vecchissimi errori della politica, e adesioni al mondo iper-sferico (sloterdijk, byon chul etc..) contemporaneo.
Per me una schisi impossibile, un rompicapo con cui la noia ha piantato la sua bandiera sul mio cranio.
Nessun segno delle schiume (come in prefazione all'ultimo tomo della trilogia sloterdikiana, e ma io sono ancora al primo tomo ;) ).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Paul sul tuo secondo intervento:

"La discussione sta evaporando nella complessità sociale senza prima aver finito di analizzare questa "sicurezza".
1) siamo 'd'accordo che la sicurezza naturale  è per una vita il cercare cibo e rifugio, tana? Che deriva dalla conservazione dell'energia fisica, dalla propria autoconservazione?
A mio parere è così, ma se ci sono argomenti fondanti che riescono a riporre in discussione, ben vengano." cit Paul

Direi di non confondere l'istinto di auto-conservazione, mimetizzandolo come "sicurezza naturale".
L'uomo si adatta al suo ambiente, la sicurezza è invece è un assunto sociale, e dunque il discorso non è vero che si evaporizzato nella complessità sociale.
Il discorso della sicurezza fa parte della complessità del LINGUAGGIO sociale.
A mio parere anche qui si rivela un tuo modo di sopravvivere al rompicapo di cui parlavo a Kobayashi: ma è un sopravvivere dell'ideologia, non del tuo soggetto.
In fin dei conti stai aderendo alla troika, la tua ideologia non trovando più spazi, si allinea, accettandone le premesse, con l'unico spazio a noi rimasto, appunto il suo (della troika).
Niente di male eh! piuttosto che impazzire ;) !
Se ti interessa c'è questo ramo della filosofia americana, cool di destra, che si rifà proprio ai principi "l'uomo è un amnimale, in particolare un granchio" che si rifanno a Jordan Peterson.
Oppure a quelli europei con il principio "l'uomo è un aninale, in particolare un lobrico" della nuova filosofia cool di sinistra (assolutamente filo-darwiniana) del filosofo Meilleseux.


"La sicurezza è quindi il sentirsi a proprio agio , perché i propri costrutti  preesistenti riescono ad anticipare gli eventi , riescono a leggerli, interpretarli. Oppure accade il contrario la persona tende a rinchiudersi, a rintanarsi nelle proprie sicurezze, anon esporsi e non cercare eventi che lo pongono in disagio e difficoltà." cit Paul

Come ho dimostrato sopra la sicurezza è solo la premessa per sentirsi liberi di agire in uno spazio "permesso".

Ecco al di là di questo possiamo anche parlare di sicurezza.
Diciamo che qua tocchi un problema psichico molto importante.
Secondo me l'agio (non deriverà forse da agire?) è proprio la possibilità di entrare in uno spazio di interazione.
Come già capito dai grandi bilogi di inizio 900, Plessner su tutti, l'uomo è quell'animale (e ridagli!) capace di agire nella maniera più plastica possibile. E dunque l'animale con un vasto campo di agio. Non a caso l'uomo è l'unico "animale" che sa sopravvivere in qualsiasi situzione naturale, dalla più fredda, alla più calda. Talmente plastico da cambiare anche la situzione naturale a suo "vantaggio", ossia a suo agio.
In effetti l'uomo, e qui parlo io, ha sempre la capacità di riflettere e riadeguarsi ai propri progetti, vedi la mia risposta al concetto di ripetizione, nella mia prima risposta a Kobayashi.
Quindi ciò che conta è il progetto dello spazio, piuttosto che lo spazio stesso. Infatti l'ipersfera va proprio in quella direzione, sa benissimo di dover rilanciare ancora ed ancora la proprio auto-progettazione, ossia la progettazione della tecnica stessa.
 
"Ecco, bisognerebbe prima capire se questa ricerca di sicurezza, questa ordinarietà conformistica che permette al mondo ogni santo giorno di poter campare tutti, è davvero stata analizzata, compresa ,capita, prima di poter propinare sprezzanti giudizi.
"

La filosofia sta cosa che dici l'ha rimuginata per secoli.
Mi pare che qualche punto, anche all'iterno dello spazio della troika sia venuto fuori qua sul forum.

Forse ci dovresti dire molto più schiettamente cosa pensi che siano questi principi primitivi, che impedirebbero un certo conformismo.

Io non credo che esistano per inciso.
Ma non riesco a immaginarli anche "facendo finta che" fossero reali. (a meno che tu intenda la metafisica, in quel caso sarei d'accordo di principio)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Che la politica sia morta Ipazia lo sa. Ha votato m5s per avere l'ennesima conferma arrivata puntuale come la morte. L'utopia aristotelica dell'animale politico era già stata ridotta dall'umanista di Treviri ad agenzia d'affari della borghesia. Ci crede alla politica, e ne ha ben donde, lo Spirito neohegheliano del Capitale, impartito urbi et orbi a media unificati. Altro che astrologia ! I tarocchi li trovi tutte le mattine sul sole24h. Organo ufficiale del magna-magna privato con sudore pubblico. Si stanno magnando anche il welfare trasferendolo al loro feudo esclusivo, il mercato. Anche questo si sa.
Con rinnovata stima a Demetra Verde.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alexander

La filosofia è morta. La religione è agonizzante. La politica  si è impagliata da sola da un pezzo. In compenso gli ultimi indios mangiano pizza con coca-cola@ Zero. Che "palle" di mondo, ragazzi! Persino gli ultraottantenni reclamano sicurezza e s'incazzano con i giovani.