Menu principale

La serenità d'animo

Aperto da daniele75, 18 Ottobre 2019, 14:01:31 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Phil

Citazione di: Hlodowig il 21 Ottobre 2019, 10:38:23 AM
Mi piacerebbe condividere con te, ma anche con gli altri amici tutti, un video che ha molta attinenza con quanto si discute costruttivamente in questo topic (ma anche in altri):

https://youtube.com/watch?v=FzDjoZ1fiZs

[...]Se si conosce anche la teoria del colore e della geometria, si può notare anche come lo stesso studio, i vestiti, le pose ed il tono della voce, inducano nello spettatore, uno stato rilassato e curioso, per poter sorbaccarsi l' ora e quasi 13 minuti di discussione.
Guardando il video con occhio inesperto, mi è parso quasi il contrario: il "linguaggio del corpo" del conduttore incarna una apparente scomodità (mano spesso "puntata" sul tavolo su cui si scarica il peso del gomito tenuto lontano dal corpo, spalle "storte") e la matita manipolata, nonostante non sia necessario scrivere nulla, la associo ad insofferenza (o valvola scarica-tensione o "scettro d'autorità"); lo sfondo "a punte" mi pare più respingente che accogliente e le linee squadrate o circolari (mai oblique o ondulatorie) danno un senso di stasi; i colori (che suppongo siano quelli ufficiali del canale, quindi comunque obbligatori) mi ispirano freddezza-distacco essendo sulla tonalità del blu; i vestiti dei due interlocutori fanno pandant con lo sfondo, rendendoli più figure inglobate nel set che elementi catalizzatori del filmato, nella uniformità cromatica noiosa più che rilassante (soprattutto per un video di più di un'ora); persino la barba bianco-brizzolata del conduttore è abbinata al bianco del colletto della camicia, quasi per evitare ogni stacco o dinamismo cromatico (e che l'unico arredamento verticale sia un traliccio di metallo lucido, non fa sentire troppo "a casa" lo spettatore, quasi si volesse ricordare forzatamente che si è in uno studio...).
Secondo me la piacevolezza del video (dinamicizzato quasi solo dal "didattico" gesticolare dell'ospite e dai filmati esemplificativi) è dovuta soprattutto, come hai osservato, al tono colloquiale, agli esempi, alle battute, al ritmo vocale coinvolgente ma non frenetico dei due interlocutori, etc. come impostazione di produzione per un video lungo, forse più che una sobria affabilità si è ottenuto un effetto grafico di piattezza (salvato dalla suddetta "piacevolezza umana", proprio a dimostrazione che colori, forme, etc. sono comunque di contorno rispetto all'atto comunicativo vero e proprio, fatto soprattutto dal flusso verbale, emotività, gesti, etc.).

P.s.
Al minuto 31:45 viene ricordato che la comunicazione dipende dal contesto, anche storico, dai destinatari e dallo scopo di chi comunica; a occhio e croce se n'era già parlato in altro topic, è quindi una piacevole conferma.

Phil

Citazione di: daniele75 il 22 Ottobre 2019, 12:08:02 PM
Non sembra vero ma questo meccanismo naturale è simile a quello delle dipendenze. Durante le brevi fasi di felicità, il cervello rilascia dopamina, endorfine ed altri chimici che ci fanno stare bene [...] Il segreto sta nel comprendere che siamo dipendenti dalla dopamina e la cerchiamo ovunque. [...]Con la giusta consapevolezza possiamo adattarci allo stato di normalità, vivendo con una mentalità diversa, accettando di conseguenza lo stato primario umano. Smettendo di cercare continuamente picchi di dopamina e avvalendosi del pensiero positivo, valutiamo lo stato di normalità dentro di noi, meditando.[/size]
Citazione di: daniele75 il 26 Ottobre 2019, 14:33:43 PM
Ricerchiamo dopamina, l'ormone della felicità. [...] Il marketing conosce bene la mente umana inconscia è sa come hackerare il meccanismo, riempiendoci di desideri secondari che stimolano dopamina. [...]Praticare meditazione giornalmente sapete che rilascia dopamina
Fidandomi di ciò che hai scritto, nel suddetto circolo vizioso della dopamina (e affini), la dipendenza dalla (soddisfazione dopaminica della) meditazione è certamente più salutare dalla dipendenza dallo shopping o da picchi di adrenalina; tuttavia, non dipendere da entrambi, forse consente una maggiore auto-nomia (che non cancella certo la dipendenza dai bisogni primari e dai meccanismi psicologici di appagamento che ogni "carattere" porta con sé). Secondo me, la meditazione può aiutare a ri-centrarsi, a prendersi una sana tregua dall'affanno e dal disagio sia esistenziale (ansia, depressione, etc.) che corporeo (ipertensione, etc.), tuttavia se si esagera, facendola diventare una necessità quotidiana (o comunque ciclica), ho il sospetto, da profano, che possa risultare a sua volta una dipendenza che, per quanto benefica, può avere effetti collaterali se non viene assecondata (magari, banalizzando e generalizzando molto, se sono abituato a meditare ogni giorno e poi per un mese non ho più modo/tempo per meditare, divento più "decentrato" di chi non medita affatto o comunque devo fronteggiare tale "astinenza"...). Praticamente, fra il serio e il faceto, credo sia la stessa differenza fra usare la cannabis per scopi terapeutici ed essere rastafariani.

Sariputra

La meditazione non ha lo scopo di procurarci serenità o stati mentali alterati, o di vincere lo stress e la noia. Meditazione significa vivere attimo per attimo con consapevolezza. La serenità è un effetto della meditazione , ma non è lo scopo di essa. Vivere con consapevolezza, con presenza mentale, significa essere saggi. La presenza mentale la possiamo usare ovunque. Non è necessario mettersi nella posizione del loto e osservare il respiro. La possiamo usare mentre camminiamo, lavoriamo, stando in piedi oppure sdraiati. In realtà è lo stato naturale della mente quando rimane presente all'attimo che sta vivendo. La presenza mentale, che chiamiamo meditazione, è anche molto utile per 'interferire' con le nostre abitudini mentali e fisiche. Non c'è alcun motivo di indugiare continuamente e ciecamente nelle nostre emozioni, nell'attrazione oppure nell'avversione: meditare significa quindi anche FERMARSI.
Essendo mentalmente presenti impariamo a interferire, impariamo a guardare dentro le cose, impariamo a confrontare. Mettiamo di continuo i bastoni tra le ruote al nostro attaccamento, alla nostra avversione che sfocia quasi sempre in rabbia. 
A volte i meditanti credono che sia sbagliato avere desideri, o che non dovrebbero provare bramosia o avidità, oppure pensano che non gli dovrebbere piacere le belle cose, o che non dovrebbero essere in questo modo o in quest'altro...Questi sono SOLO concetti. Pensare che non dovremmo essere come siamo, che non dovremmo avere stati d'animo negativi, difetti, imperfezioni, tic e tac...qualsiasi cosa... è solo un modo di vedere sbagliato.
Le cose, tutte, sono semplicemente così come sono: il corpo è così com'è; i pensieri sorgono e svaniscono a seconda delle condizioni (pensieri di tutti i tipi: belli e brutti, buoni e cattivi, nobili e spregevoli...), sono una parte della natura, tutti...
Ma nessuno di questi ci appartiene. Sono solo condizioni che, ogni momento, sorgono e svaniscono, nascono e muoiono..
Grazie alla presenza mentale smettiamo di identificarci con questi pensieri, cessiamo di attaccarci ad essi. Questa è ciò che si dice 'liberazione' (da questa massa di pensieri ed emozioni con cui ci identifichiamo...).
Possiamo filosofare su questo argomento fino al giorno del Giudizio Universale, ma non ci servirà a nulla.
Per giungere a questa libertà introduciamo la pratica di consapevolezza nella vita quotidiana, esattamente nell'attimo che viviamo, da un momento a quello successivo.
Senza una consapevolezza che sia risoluta e costante però non illudiamoci di progredire molto...al massimo si va in una palestra a fare mindfulness e farsi così spennare da qualcuno che è più schiavo (ma più furbo) di noi...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

daniele75

Meditare è vivere il presente, essendo il testimone. Non devi bloccare nulla ma osservare. È uno stato transitorio, non puoi non essere influenzato dalle pulsioni che generano azione. Diciamo che aiuta a centrarti. Meditare è uscire dall'automatismo mentale che ci accompagnerà per tutta la vita, sono stati momentanei che hanno pero il potere di aumentare l autocontrollo e la serenità.

Phil

La meditazione (non credo sia sinonimo di presenza mentale nell'ottuplice sentiero) è favorita non a caso dal silenzio (o da canti liturgici o mantra) e dall'esser praticata in luogo tranquillo da cui assorbire la "serenità d'innesco" (ovvero "si vince facile"); praticarla durante una riunione di condominio è ben altra sfida: i problemi sorgono infatti quando dal pensiero si passa alla parola e all'azione. Posso non identificarmi con i miei pensieri e trarne distaccata serenità, tuttavia quando devo interagire con gli altri e con il mondo circostante, sono chiamato ad essere vigile (anche metaforicamente) su quali pensieri e desideri indirizzo verso la concretezza di azioni e discorsi. Posso osservare la nascita e lo svanire di pensieri "cattivi" mentre sono fermo a meditare, ma nel momento in cui agisco, tali pensieri non sono più pensieri di un sé illusorio, da lasciar scorrere fino a riversarsi nel mondo, ma piuttosto da bloccare prima che diventino un'azione "cattiva" (soprattutto se è vero che anche le azioni fanno karma).

Secondo me, la capacità di educarsi, di orientarsi verso una determinata visione del mondo, inizia proprio con l'addestrarsi ad una certa "inclinazione" di pensiero che sa discriminare lo sconveniente e l'inopportuno dal meritevole e "giusto" (senza entrare nel merito delle classificazioni possibili), fino a rendere tale inclinazione permanente e spontanea (la cosiddetta forma mentis, i cosiddetti pattern mentali, etc.). 
Finché medito, "devo" lasciare che i pensieri nascano, scorrano e poi spariscano (in una serena catarsi); tuttavia quando interagisco con l'altro, e non mi posso limitare solo al pensiero, è necessario decidere chi/come voglio essere, perché non posso essere né solo istinto (socialmente non durerei molto) né solo spettatore della mia vita (salvo vivere, come ricordo sempre, in "riserve umane", comunità "speciali" per regolamento interno e presunta condivisione di intenti, come monasteri o simili). 
Per questo credo che l'utilità laica della meditazione (come momento di pratica, non condizione ascetica permanente) sia quella rilevata dalle neuroscienze, più che quella "spirituale" (qualunque cosa significhi).

Sariputra

#35
cit.@Phil
"La meditazione (non credo sia sinonimo di presenza mentale nell'ottuplice sentiero)"

Non esiste qualcosa come "meditazione" nel N.O.Sentiero. E' praticamente un termine convenzionale (usato perlopiù in Occidente..insight, mindfulness,ecc.) per indicare il "secondo gruppo" (adhicittaṃśikṣā) che viene indicato come "Samadhi" formato da:
Retto sforzo
Retta presenza mentale
Retta concentrazione

Gli altri due gruppi che lo formano sono "Saggezza" e "Moralità".

"La consapevolezza e l'ultimo fattore del Sentiero, la Retta Concentrazione, ci conducono nel campo della meditazione, della coltivazione della presenza mentale. Questi fattori sono spesso ciò che colpisce di più nel Buddhismo, perché forniscono un potente mezzo di approfondimento della propria vita interiore, e l'approfondimento inizia e si mantiene con la presenza mentale, che consiste nell'essere semplicemente e puramente presenti a quello che succede.
( ven.Ajahn Sucitto-da un discorso trasmesso da radio BBC 2003)

Perdona la puntualizzazione però penso sia utile capire che quello che spesso giunge a noi non è esattamente il pensiero originario... :)

In una riunione turbolenta di condominio non è sufficiente solo la presenza mentale , ma occorrono anche moralità e saggezza per tentare di agire nel modo migliore (Più 'giusto'..).
I tre gruppi dell'Ottuplice sentiero infatti si "sorreggono" a vicenda...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Phil

Ti ringrazio per le precisazioni; da profano, alludevo alla differenza fra la settima e l'ottava rettitudine, fra l'aspetto mentale della presenza a se stessi (più "facilmente" fruibile anche nelle azioni quotidiane) e l'aspetto più "contemplativo" della meditazione seduta o camminata (che, mi concederai, ha maggior "pervasività"... e non so se anche le neuroscienze rilevino tale differenza).

Hlodowig

Citazione di: Phil il 26 Ottobre 2019, 22:10:55 PM
Citazione di: Hlodowig

[...]Se si conosce anche la teoria del colore e della geometria, si può notare anche come lo stesso studio, i vestiti, le pose ed il tono della voce, inducano nello spettatore, uno stato rilassato e curioso, per poter sorbaccarsi l' ora e quasi 13 minuti di discussione.
Guardando il video con occhio inesperto, mi è parso quasi il contrario: il "linguaggio del corpo" del conduttore incarna una apparente scomodità (mano spesso "puntata" sul tavolo su cui si scarica il peso del gomito tenuto lontano dal corpo, spalle "storte") e la matita manipolata, nonostante non sia necessario scrivere nulla, la associo ad insofferenza (o valvola scarica-tensione o "scettro d'autorità"); lo sfondo "a punte" mi pare più respingente che accogliente e le linee squadrate o circolari (mai oblique o ondulatorie) danno un senso di stasi; i colori (che suppongo siano quelli ufficiali del canale, quindi comunque obbligatori) mi ispirano freddezza-distacco essendo sulla tonalità del blu; i vestiti dei due interlocutori fanno pandant con lo sfondo, rendendoli più figure inglobate nel set che elementi catalizzatori del filmato, nella uniformità cromatica noiosa più che rilassante (soprattutto per un video di più di un'ora); persino la barba bianco-brizzolata del conduttore è abbinata al bianco del colletto della camicia, quasi per evitare ogni stacco o dinamismo cromatico (e che l'unico arredamento verticale sia un traliccio di metallo lucido, non fa sentire troppo "a casa" lo spettatore, quasi si volesse ricordare forzatamente che si è in uno studio...).
Secondo me la piacevolezza del video (dinamicizzato quasi solo dal "didattico" gesticolare dell'ospite e dai filmati esemplificativi) è dovuta soprattutto, come hai osservato, al tono colloquiale, agli esempi, alle battute, al ritmo vocale coinvolgente ma non frenetico dei due interlocutori, etc. come impostazione di produzione per un video lungo, forse più che una sobria affabilità si è ottenuto un effetto grafico di piattezza (salvato dalla suddetta "piacevolezza umana", proprio a dimostrazione che colori, forme, etc. sono comunque di contorno rispetto all'atto comunicativo vero e proprio, fatto soprattutto dal flusso verbale, emotività, gesti, etc.).

P.s.
Al minuto 31:45 viene ricordato che la comunicazione dipende dal contesto, anche storico, dai destinatari e dallo scopo di chi comunica; a occhio e croce se n'era già parlato in altro topic, è quindi una piacevole conferma.

Vi è una parte nei primi 11 minuti in cui il soggetto accenna alla retroflection, ovvero all' invertire le parti.

Per quanto possa essere il mio pensiero, lo stesso meccanismo è stato incorporato nella scena generale, perché se si pone l' attenzione da questo punto di vista, quello che balza alle menti asus, è l' apparente contrasto tra gli elementi dello sfondo, i soggetti ed i colori.

Ora domando a me stesso, come a voi amici tutti;

quando si guarda un cielo diurno terso da nuvole (o con nuvole appenna accennate), quale è lo stato di animo che si può provare, a cosa si pensa?

Quando si guarda un cielo in una notte limpida, quale è lo stato di animo che si può provare, a cosa si pensa?

E il contrasto del nero, come nella camicia dell' oratore ed il tavolo dello studio?

Ed ecco, che secondo me, il tutto si va ad incastrare bene nel contesto di una mente temporalmente piatta dal punto di vista logico ed attenta dal punto di vista creativo.

In-vero, sono due ottimi attori.

E sarà anche vero, che si dica anche più di quanto si pensi.

Grazie ✋