La santa trinità della filosofia: essere, avere, divenire

Aperto da Ipazia, 13 Giugno 2021, 10:32:06 AM

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Ipazia

Fin dal suo nascere il pensiero metafisico ha concentrato l'attenzione su questi tre stati del reale. Eleggendo fin da subito la sua predilezione per l'essere, posto ad essenza degli (ess)enti in una girandola onto-logica autorefenziale il cui demiurgo fu tal Parmenide, venerato da Platone, che ne propagherà il Verbo, universalizzato infine dalla religione cristiana. Sull'essere questo forum ha visto discussioni di tutti i colori e non mi dilungherò oltre, sapendo che ne vedrà di nuovi in questa, se ci sarà.

L'avere è il Figlio minore della metafisica, da intendersi come attributo dell'essere Padre, dal sapore terragno e contingente, che troverà alfine nella borghesia capitalistica la sua rivincita, incarnata nell'essenza metafisica del Capitale e nella proprietà privata sacralizzata. Ma originariamente era un attributo del tutto naturalistico: ogni vivente ha un corpo, organi, sensi, una nascita e una morte.

La contrapposizione tra essere e avere, essenza e accidente, appartiene alla metafisica statica di tipo parmenideo, incapace di dare una visione compiuta del reale. Visione cui porrà rimedio il diabolus in philosophie, Eraclito, col divenire, dall'aroma sulfureo di albero della conoscenza, che nasce già moderno, e con una metafisica di ordine superiore denominata dialettica, che animerà alfine la forma inerte di creta dell'essere parmenideo. Il divenire, col suo demoniaco daimon Chronos, porrà essenze e accidenti in contrasto e ricomposizione perenni, nell'ordine del tempo, come ci rammenta Anassimandro, secondo le leggi della dialettica umana; e naturale, senza indulgere troppo con le analogie che pure vi sono, ma del tutto sprovviste di intenzionalità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#1
Essere, avere e divenire.
Proviamo, come esercizio, a trovare il modo di legarli .
Partiamo da avere, inteso come stato fisico.
Diremo divenire una operazione  fra più stati fisici  il cui risultato varia fra due possibili valori : l'essere e il non essere.


Ho volutamente ribaltato il senso comune, per cui l'essere è la condizione del divenire, scambiandola con il suo inverso.
Il divenire come condizione necessaria, ma non sufficiente dell'essere.
Senza divenire non vi è essere.


Sto immaginando una realtà come fosse una melassa mai uguale a se stessa, che muta continuamente il suo stato, ma il risultato del cui divenire è sempre l'essere, in quanto realtà unica, che non ammette risultati diversi..


Noi possiamo rilevare solo stati parziali della realtà e quindi diversi fra loro, realtà che perciò ci apparirà discontinua, fatta di oggetti quando il risultato del divenire è l'essere.
In altri termini può succedere che si possa riguardare un insieme di stati diversi come un unico stato, che diremo essere.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#2
La realtà è unica e l'essere è il suo profeta. ;D
L'essere però è solo una possibile soluzione del divenire.
Un altra è il non essere.
Ma nessuno ci vieta di allargare il numero di possibili soluzioni all'infinito.
In effetti fra  ciò che è e ciò che non è nel senso classico, la recente ricerca scientifica ha posto oggetti che sembrano essere , ma che allo stesso tempo sembra impossibile che siano.
Sono ( essere) tutte in ogni caso possibili relazioni ( divenire) fra diversi stati fisici (avere).
Un possibile tipo di relazioni fra gli stati  sono ad esempio gli esperimenti fisici che rilevano l'esistenza di qualcosa.
Un qualcosa che non è in se', ma in quanto risultato di un esperimento, o, altrimenti, di una percezione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#3
Detto in altri termini.
Lo stato della realtà in quanto unico muta solo nel tempo.
Per questo il divenire è sempre condizione necessaria e sufficiente del suo essere.
Il divenire che produce invece oggetti produce al contempo uno spazio come un insieme che li contiene.
Ma lo spazio, al pari degli oggetti che contiene non esiste in se'. Solo la realtà esiste in se' in quanto unica possibile soluzione del divenire.
Gli oggetti e gli spazi sono solo tutte possibili associazioni funzionali fra i diversi stati relativi a cui riusciamo ad avere accesso..
Questi stati, essendo parziali, non possono distinguersi temporalmente in modo univoco, e questa mancanza di univocità si può esemplificare con uno spazio.


In definitiva, cara Ipazia, ho usato la santissima trinità, ma dissacrandola, sennò che gusto c'è? 😇
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

cit Ipazia "Fin dal suo nascere il pensiero metafisico ha concentrato l'attenzione su questi tre stati del reale. Eleggendo fin da subito la sua predilezione per l'essere, posto ad essenza degli (ess)enti in una girandola onto-logica autorefenziale il cui demiurgo fu tal Parmenide, venerato da Platone, che ne propagherà il Verbo, universalizzato infine dalla religione cristiana. Sull'essere questo forum ha visto discussioni di tutti i colori e non mi dilungherò oltre, sapendo che ne vedrà di nuovi in questa, se ci sarà."

Buona sera caro studente di filosofia.
Ho deciso di aiutarti, non so se esiti ancora, forse un giorno esisterai.

Anzitutto quando si legge un testo, per poterne fare una analisi, che è l'obiettivo minimo per un filosofo, bisogna utilizzare degli strumenti. Per ora non concentrarti su cosa sia una analisi, perchè quella la otterrai col tempo e seguendo la tua strada. Sappi fin da ora che sarà una questione peculiare, ossia sarà la tua strada, forse troverai amici nella tua strada, te lo auguro, io non ho trovato mai nessuno. Oramai sono vent'anni che ho gettato la spugna. Ma si sà in tempi difficili siamo chiamati a risposte e decisioni difficili. Si tratta di vivere nel terrore. Il che è impossibile.

Eppure la filosofia è riuscita proprio in quello, nei suoi esponenti più importanti ha gettato il cuore   oltre l'ostacolo, sono persone quelle che hanno pensato DA SOLE piene di terrore e incertezze.

E' un impresa disperata. Non l'ho mai seguita. Eppure oggi eccoci qui a percorrerla.
Provo un senso di pietà infinita per te. Lo faccio per un milite ignoto. 
Da morto quale sono a morto quale tu sei (non so nemmeno se esisti).

L'autore principale è Nietzche. Egli stesso procede proprio in questo modo, parla a fantasmi del futuro, quali noi CI SIAMO INVERATI per LUI.

Non esistono altri autori in realtà. La metafisica è Nietzche. Sebbene per Nietzche la metafisica è morta.
E infatti è così. Siamo noi la metafisica. E' il nostro incarnarci come RICERCA. Nel mio caso è spirituale, nel tuo caro studente forse sarà morale, non te lo auguro.
Ovvero la filosofia sei tu stesso caro studente. La filosofia non è qualcosa che si proietta all'esterno, è qualcosa che ci abita. L'abitare è proprio la prerogativa del filosofo. Ragiona sui tuoi sentimenti, e potrai dire con certezza se sei un filosofo, o meno.
Cosa significa abitare, e cosa significa abitare se stessi? e soprattutto cosa è "se stessi"?

Lascia perdere caro studente. Sei troppo giovane non lo puoi capire ancora.

Parlo da una età storica in cui si è preso atto che le persone giovani non sanno più analizzare.
Ma ti assicuro che anche quelle adulte non sanno farlo, alla loro altezza certo. Ovvero in quanto adulti.

Dunque cosa c'è da imparare per primo?

Dovrebbero avertelo imparata a scuola. Ma forse la scuola oggi non è più niente.
Forse per questo siamo così pochi là fuori. Ma ricordo che da ragazzo avevo un grande voglia di sapere. Di conoscere. Immagino che la abbia anche tu?

Cosa è andato storto nel me da ragazzo e nel te oggi (non so se esisti)?

Mancano i maestri. Il coraggio di fare da maestri più che altro.

E allora riprendiamo tutte le lezioni, che sono sempre state quelle dalle elementari alle medie, fino alle superiori.

Il primo strumento è la ragione.
Cosa è la ragione per un filosofo? E' la RATIO, la capacità di dividere le parole altrui in unità di senso.
Cosa è il senso? il senso è ciò che vuole comunicarti quell'autore, ossia colui che hai davanti.
Certo tu vorresti un senso superiore, un andare in fondo alle cose. Lo so, lo ricordo benissimo.
(e se sei un moralista, tu cerchi la bontà nelle parole altrui, ma fin da adesso accorgiti che in  realtà stai cercando la cattiveria nella parole altrui. E' meglio che lo capisci subito, che sei un hater, come quegli haters che tanto disprezzi. Forse non nella loro maniera plateale, ma in una maniera più subdola. che la filosofia ti insegnerà a capire, come funziona e quali debolezze tue usa.
Se pensi di non avere debolezze, sei fuori strada, non sei ancora maturato, stai facendo cattiva filosofia, che è la cosa peggiore che ti possa capitare.
L'uomo è debole, ci vuole un infinita pazienza, e un infinito cuore per poterlo comprendere.
Queste virtù le puoi coltivare, se sei entro i 30 anni. Poi è finita.
Se sei uno studente oltre i 30, devi fare uno sforzo o non mi capirai mai.)

Dunque in cosa consiste quello che vuole dire l'altro?
E' questa la filosofia, in realtà, vorremmo tanto spingerci oltre, ma non si può.
Se prima non abbiamo superato questo primo difficilissimo gradino della comprensione.

Per capire cosa ci dice l'altro, dobbiamo ALLENARCI alla comprensione.
Naturalmente il forum di filosofia è L'UNICA modalità di allenamento.
Certo lo puoi fare con i tuoi amici, te lo auguro.

Quando una persona parla. in realtà stanno parlando in molti per lui.
Questo forse è la cosa più grave da digerire per un filosofo spinto dall'entusiasmo.
La capacità TUA è di DIVIDERE il testo, o le parole che ti stanno rivolgendo.

Andiamo dunque finalmente al testo di Ipazia.

Io l'ho diviso in tre parti. Sto dunque esercitando quello che la filosofia chiama come RAGIONE.
Ragionare significa dividere. Nel linguaggio della filosofia questa cosa è detta elegantemente come distinzione o disambiguazione. E' uno dei lavori più difficili e noiosi.
Di solito questo passaggio è sottaciuto, non eseguito. E' per questo che esistono le domande.
Le domande possono essere anche riguardo l'intendersi sulla disambiguazione di ogni singola parola.
Nessuno lo fa, perchè ciò che ci preme è il contenuto, o meglio quello che noi riteniamo essere il contenuto a cui le frasi della persona che ci sta davanti, ci sta dicendo.
Ed è un errore. Perchè per delle leggi della comunicazione di quello che è il contenuto interno della persona nella comunicazione ci arriva solo al massimo il 20 per cento.
Ho detto al massimo, in realtà del contenuto non ci arriva praticamente niente.
E' questo il terribile errore che stai per commettere, senza un maestro che ti accompagni.
E' molto importante il contenuto perchè una volta ricevuto, quello in termini filosofici si chiama DONO.
Quando imparerai a ricevere i Doni, e non a ignorarli. la tua vita, e la tua filosofia sboccerà d'improvviso. Fino ad allora farai cattiva filosofia.
Non devi perderti d'animo, tutti all'inizio fanno cattiva filosofia, naturalmente questo ha delle conseguenze, e imparerai a convivere con gli errori delle gioventù. Ma quello che diventerai sarà esattamente quello che hai sempre desiderato d'essere, una persona migliore. (sia spiritualmente che moralmente).

La prima parte del discorso (così si chiamano le parole dette dai filosofi) di Ipazia riguarda l'eredità della filosofia antica.
Che nella storia successiva si è codificato chiamarsi metafisica, ma poteva chiamarsi anche pippo.
Ipazia non dice quale sia il contenuto di questa eredità. Lo presuppone.
Da giovane filosofo non puoi capire cosa sta dicendo Ipazia, ti devi armare di pazienza e studiare su un buon manuale di filosofia quali autori sono diventati famosi, e cosa dicevano.
Una volta imparati quei riassuntini (perchè tali sono) dal manuale, prendi il manuale e buttalo via.
Perchè è solo allora che si inizia a camminare con le proprie gambe e mettere in moto i propri pensieri.
Ci aiutano i filosofi, i nostri amici, se non  riusciamo a metterli in moto da soli.
E' per questo che è importante ascoltarli, per vedere quali contenuti in noi echeggiano nell'anima, quali suscitano emozioni, è allora che nasce l'esigenza dell'argomentazione, ossia il fine comune di intendersi su quello che si dice, e il confrontarsi con i contenuti.
Attenzione i contenuti non le persone. Le persone sono molto di più dei contenuti.
Ma voi imparerete a vedere come i contenuti trascinano le persone a scontrarsi.
Questo lo farete anche voi, ed è un errore colossale. Ma è tramite l'errore che ci si impara a conoscersi. Ve lo ripeto ci vuole pazienza allenamento e distinguo, distinguere tra contenuto e persona.

Ipazia non ci dice quale siano i contenuti.
Semplicemente li enuncia per poi idealmente iniziare una discussione.

La prima domanda che dobbiamo farci è se effettivamente sia quello l'obiettivo della persona che sta parlando.
Ci si dimentica spesso che l'uomo mente.
E questa è una cosa che spezza l'entusiasmo.
E' vero, ma il giovane spinto dall'entusiasmo non può demoralizzarsi, questa è un etica.
Nei miei vent'anni l'ho rispettata fino alle sue ultime inevitabili conseguenze.

Che cosa ho imparato? Da solo, ho capito che l'adulto è pieno di amarezza e soprattutto veleno.
Dunque quando parla un adulto il giovane deve sapere che parla per lui anche quell'amarezza e quel veleno che lo distinguono.
Non bisogna abbattersi. Ma fare di quell'amarezza e veleno che già giovani presentivamo come contenuto predominante della società, il motivo della battaglia politica ossia etica.
Quali contenuti hanno portato quell'amarezza e veleno? è questa la domanda da non dimenticarsi MAI.
Il giorno che la dimentichi non sei più un filosofo.

E allora cominciamo a metterci nei panni di Ipazia, che per inciso non conosco personalmente.
Ci sono 4 parole essere avere divenire e poi c'è la parola santo.
Sono avvicinabili? una volta studiato il manuale sarà chiaro come in Grecia la prima cosa  che si fece è distinguere il discorso santo da quello filosofico.

L'amico Viator infatti lo ha notato subito e scrive

" Purtroppo la dissacrazione della Santissima Trinità la priva appunto della sua santità "

Non so se notate ma in questa risposta si trova una controbattuta ironica laddove si parla di dissacrazione. E' corretto il santo e il sacro sono due cose diverse. Fa parte della filosofia superiore a cui dovete con molta pazienza arrivare.

Ma a te studente, deve importare anzitutto il metodo di divisione del contenuto delle parole.

Quello a cui devi arrivare è la capacita di distinguere le parole sacro santo essere avere e divenire.

Devi capire cosa vogliano dire queste parole. All'inizio ne darai una definizione pedissequa da dizionario.
Ma non basta, il dizionario non dice mai del contenuto, ossia dell'intenzione a cui vuole arrivare la persona che ci sta parlando.

E' quello il fine ultimo.

Prima di iniziare con quel qualcuno una dissertazione con quei termini, parole, e potremmo benissimo farlo sia chiaro, dobbiamo prima cioè cercare di capire il FINE del nostro interlocutore.

Per poterlo fare dobbiamo utilizzare la seconda arma dell'arsenale del filosofo, della cassetta d'attrezzi del filosofo professionista.

Ossia la sospensione del giudizio. Cosa oltremodo difficile a cui gli studi superiori sono chiamati ad allenarci, o DA SOLI a imparare.

Dobbiamo prendere atto cioè della nostra capacità di divisione delle parole, fare delle iniziali considerazioni se vogliamo, come quella di capire che quelle parole di inizio siano parole cariche di ironia, piena di veleno.
E aspettare come si evolve la finalità del nostro interlocutore.

La seconda divisione è questa

cit Ipazia
"L'avere è il Figlio minore della metafisica, da intendersi come attributo dell'essere Padre, dal sapore terragno e contingente, che troverà alfine nella borghesia capitalistica la sua rivincita, incarnata nell'essenza metafisica del Capitale e nella proprietà privata sacralizzata. Ma originariamente era un attributo del tutto naturalistico: ogni vivente ha un corpo, organi, sensi, una nascita e una morte."

In questa seconda tranche la domanda che dobbiamo porci è, come continua l'argomentazione di Ipazia?

Se la prima parte era l'enunciazione dei termini con cui si vuole argomentare, ossia i mattoni del discorso.
Ora bisogna costruire la casa da abitare.
Ossia la casa che vuole abitare il nostro interlocutore.

Nella prima parte Ipazia continua con il falso parallelo tra Santità e Filosofia.
Nella seconda dobbiamo separare le parole borghesia capitalista e Capitalismo.

A questo punto bisogna utilizzare lo strumento più importante nella cassetta degli attrezzi del filosofo professionista. L'INTELLETTO.

L'intelletto non è qualcosa che dispone la persona non allenata, molto spesso è una dote naturale, ma anch'essa va affinata tramite l'allenamento.
Non mi sono mai considerato una persona molto intelligente, nella mia vita ho visto geni risolvere complicate domande in pochi ragionamenti.
La vera capacità della filosofia è cioè unire le parole che prima abbiamo diviso, per ottenere una unità di senso.
Ossia appunto come già vi ho detto: capire cosa VERAMENTE vuol dire chi ci sta parlando.
Per questa volta vi aiuto io, ma naturalmente DOVETE PENSARE con la VOSTRA TESTA, provare strade alternative, se non vi bastano gli elementi che avete in mano FARE DOMANDE a chi vi sta davanti PER CAPIRE MEGLIO.
C'è chi lo capisce subito che ci impiega molto tempo. RIPETO mai arrendersi.
I momenti più felici della filosofia sono proprio le conquiste che il VOSTRO pensiero mano a mano capisce, affina e riprende dalle LEZIONI precedenti, che la vita continuamente ci chiama a rispondere, interpretare, capire.

La filosofia antica e medievale non vi aiuta a capire cosa sia la borghesia, e nemmeno quella moderna a capire cosa voglia dire CAPITALE METAFISICO.

Vi aiuta il manuale di STORIA.

La borghesia capitalista, sono quegli individui che recintano il prato comune, si arrogano il diritto di privatezza, e ci costruiscono sopra il capannone, nasce così l'azienda.

Ecco che con uno scarto temporale di secoli Ipazia ci introduce nel mondo di oggi. Ognuno di noi sa oggi cosa sia una azienda.
Una cosa però la capiamo, lei non vuole parlare del mondo antico!!
E' questo che dovete capire.

Ci rimane da capire allora perchè la tematica sia cominciata con quella prima parte, che sopra avevamo diviso da questa seconda che parlava di cose antiche.
La tua domanda caro studente, sarebbe ottimale se sei riuscito a capire che la prima divisione parla di cose antiche e che la seconda divisione parla di cose moderne.
E consiste nel chiedere a TE STESSO, DA SOLO: " cosa c'entra l'antico con il moderno?"
Se ci sei riuscito a fare le divisioni e dopo che hai unito con l'intelletto che vuol dire appunto unire, i due discorsi di Ipazia, sei riuscito a farti la domanda COSA C'ENTRA l'ANTICO col MODERNO, ti devi ritenere soddisfatto. Non strafare. Ipazia è una filosofa ostica. Devi mettere molti mattoncini. E farti altre domande ancora prima di poter pensare di arrivare a capire cosa dice IPAZIA, che è ti ricordo il PRIMO STEP, per diventare filosofo.

Ecco ora ti avventuri in territori sconosciuti, lo puoi fare solo dopo avere interiorizzato il traguardo che ti deve aver messo prima di iniziare.
Allora c'era una domanda cosa c'entra antico e moderno?
Ipazia da brava filosofa chiude infatti con una terza parte.

cit " La contrapposizione tra essere e avere, essenza e accidente, appartiene alla metafisica statica di tipo parmenideo, incapace di dare una visione compiuta del reale. Visione cui porrà rimedio il diabolus in philosophie, Eraclito, col divenire, dall'aroma sulfureo di albero della conoscenza, che nasce già moderno, e con una metafisica di ordine superiore denominata dialettica, che animerà alfine la forma inerte di creta dell'essere parmenideo. Il divenire, col suo demoniaco daimon Chronos, porrà essenze e accidenti in contrasto e ricomposizione perenni, nell'ordine del tempo, come ci rammenta Anassimandro, secondo le leggi della dialettica umana; e naturale, senza indulgere troppo con le analogie che pure vi sono, ma del tutto sprovviste di intenzionalità."

Ecco studente cerchiamo di capire cosa vuol dire a larghe linee, quale è il contenuto dell'ANALISI di IPAZIA.
Ti stai per la prima volta accingendo ad affrontare una analisi, una cosa che finito il percorso delle superiori, dovrai essere capace di risolvere DA SOLO.
Qui non ci sono più maestri che ti aiutano.
Infatti la risoluzione ad una analisi filosofica, richiede una pari analisi filosofica che TU dovrai essere in grado di maturare.
Ti voglio ricordare che prima di utilizzare l'ANALISI che poi è lo strumento PRINCIPE E RE della filosofia, devi prima avere capito il tuo livello di RAGIONEVOLEZZA (la capacità di dividere) di NEUTRALITA' (la capacità di non dare giudizi, che sarebbero, ricordati sempre PREGIUDIZI, cosa anti-ETICA sia moralmente che spiritualmente, nemico mortale della filosofia e dell'umanità) la capacità di INTELLETTUALITA' (la facoltà per cui UNISCI CIO' che prima hai DIVISO).
TI VOGLIO dire che non siete nemmeno capaci di ragionare (e dunque non so se esisti).
Quindi prenditi il tuo tempo. Prova a vedere se riesci a dividere il discorso in altre parti, e ricordati che se dividi devi trovare un contenuto, e ricordati che il contenuto ti serve solo a capire DOVE vuole ARRIVARE la persona che hai davanti, o l'autore che stai studiando.
ALLENATI ALLENATI ALLENATI.
Naturalmente se sei un universitario di filosofia e ti aspetti ancora maestri...non posso che essere disgustato da te. Ma non per questo smetterò mai di aiutarti.

Dividiamo anzitutto le parole ecco che la parola "essere" non è più semplicemente enunciata, ma viene distinta nella parola essenza.
Devi aver studiato Aristotele e capire prima la distinzione fra forma e materia , cosa che dovresti recuperare con un manuale.
In Aristotele l'essenza è materia.
Ma Ipazia intende invece la forma, infatti parla di accidente(la forma è l'accidente)
In Aristotele non c'è contrapposizione.
Ipazia invece parla di contrapposizione, dunque la sua è già una analisi che parte da una analisi precedente, che dobbiamo capire, in base a quale è il contenuto che vuole comunicarci.
Di cosa ci vuol far dono? e a quale analisi possiamo ipotizzare, che sottenda il contenuto che stiamo cercando di capire insieme.
Se dovessimo intervenire pedantemente riferendoci ad Aristotele non abbiamo capito NIENTE di cosa sia la FILOSOFIA. LA filosofia è sempre DA SOLI. Dovete imparare a ragionare con la vostra testa DA SOLI. E leggere e imparare dagli altri senza giudizi inutili che vi evitano di capire quale sia il dono che gli altri vorrebbero farci partecipi.
Le altre parole sono compiuto  e reale. O meglio un reale compiuto.
Il reale è disambiguato dalla parola compiuto, che di nuovo, sottende un altra analisi precedente a quella che qui si sta facendo.
Il divenire è disambiguato dalla parola moderno, qua l'analisi richiesta è vasta e impossibile da intendere.
Il termine metafisico è disambiguato dalla parola dialettica, qua è necessario conoscere Hegel dal manuale, e presuppone una  terza personale analisi di Ipaiza sottesa in quanto Hegel è coniugato con Eraclito.
la metafisica dialettica è disambiguata ulteriormente dalla parola "anima".

continua nel prossimo post dove parleremo della terza parte, laddove il messaggio di Ipazia si manifesta chiaramente.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

#5
Arriviamo infine all'ultima frase che ci consegna il messaggio, tutt'altro che scontato, e che richiederebbe la soluzione delle analisi sottese (che non conosco) lungamente premesse da Ipazia.

cit: "l divenire, col suo demoniaco daimon Chronos, porrà essenze e accidenti in contrasto e ricomposizione perenni, nell'ordine del tempo, come ci rammenta Anassimandro, secondo le leggi della dialettica umana; e naturale, senza indulgere troppo con le analogie che pure vi sono, ma del tutto sprovviste di intenzionalità."

Qua vi sono parole complesse come "Daimon", eredità mai capita dalla filosofia moderna, e parole moderne come "intenzionalità" (dovete studiara dal manuale Husserl) , che richiedono tutt'altra lettura rispetto alla cecità rispetto alla filosofia antica, della stessa modernità (pensiero della modernità, da Cartesio ad oggi).

L'analisi di Ipazia come vedete prevede autori che non cita, ma di cui il filosofo è tenuto a sapere.
Ma di fatto ne fa a meno di quei filosofi, proponendo sul tavolo della discussione tematiche a volte troppo vaste, come la tematica della modernità, a tematiche che possono interessare anche un analitico, come le teorie dell'accidenti.
Ossia le teorie delle forme, della mente, delle neuroscienze etc....

Ipazia le da per scontate, sia perchè ne ha parlato in interventi precedenti, sia perchè pone una discussione alla maniera moderna, laddove le persone non hanno più tempo di leggere.
Figuriamo di dividere, non esprimere pregiudizio, riunire e analizzare, come invece all'uomo ETICO è RICHIESTO necessariamente.
"Necessariamente" caro giovane studente perchè sennò esprimerai concetti "non tuoi" presi come se fosse un pezzo unico (e già non sai distinguere tutte le varie divisioni dentro un discorso altrui che prendi senza pensarci sopra!).
Monoliti pieni di pregiudizi, che sono tutt'uno con il "discorso unico" di cui forse tramite i social stai imparando a conoscere, ma non a ri-conoscere (ossia ad analizzare) come ad un filosofo è richiesto.

E dunque sta a noi se liquidare il suo dono con un "non capisco" oppure sommariamente, come farò ora anch'io, rispondendo alla stessa forma breve a cui lei ci ha indirizzato.

Cara Ipazia.
certamente il daimon decide della forma, soprattutto della forma di pensiero, a cui il destino occidentale sembra voglia privarci, proprio all'interno di quel Chronos, il divoratore del tempo e delle carni umane.
Ma forse dovremmo meglio riferirci al tempo dell'AION, alla qualità del tempo, e non alla sua quantità, da sempre fatta a pezzi, divorata, infatti ciò che l'intenzionalità del moderno vuole non è proprio la nostra carne (te lo pongo come seria domanda), il tempo dello spirito è finito.

E il giovane studente a cui mi riferisco semplicemente non esiste più, gli hanno strappato l'anima.
Penso che costituirò una nuova fantasmatica (l'ennesima), perchè di spettri che si aggirino per l'Europa oggi c'è più bisogno che mai.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Bentornato green insieme al salto di qualità, discutibile fin che si vuole, ma di autentica e colta razza flosofica. Un augurio per la tua saluta investita da una influenza-non-influenza, prodotta da un virus-non-virus, curata con un vaccino-non-vaccino, il tutto in una filiera analitica che più "hater" non si può.

Ringrazio per l'esegesi di cui colgo soprattutto la parte positiva non potendo, per miei limiti studenteschi, addentrarmi nelle pieghe più critiche, che la mia approssimativa conoscenza e comprensione dei manuali senz'altro merita. La lettura del testo è esatta: riscrittura dell'antico in uno spirito moderno che mi appartiene, che è mia essenza e accidente, qualitativamente e quantitativamente temporale, con qualche licenza forse di troppo sui venerabili pensatori antichi, inanellati in una sequenza che forse non condividerebbero, ma che il soffio nel vento futuro del loro verbo ineluttabilmente incontra.

Intravedo nella tua analisi un invito alla sintesi, alla brevità, al distillato esente da troppa coda e più di testa, a cui mi associo di cuore. Talvolta, o forse spesso, l'ermetismo è maschera di confusione. Come le tante che si incontrano per strada dalle fogge bizantine basso imperiali.

Un saluto affettuoso.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: green demetr il 15 Giugno 2021, 01:54:15 AM

Cara Ipazia.
certamente il daimon decide della forma, soprattutto della forma di pensiero, a cui il destino occidentale sembra voglia privarci, proprio all'interno di quel Chronos, il divoratore del tempo e delle carni umane.
Ma forse dovremmo meglio riferirci al tempo dell'AION, alla qualità del tempo, e non alla sua quantità, da sempre fatta a pezzi, divorata, infatti ciò che l'intenzionalità del moderno vuole non è proprio la nostra carne (te lo pongo come seria domanda), il tempo dello spirito è finito.

E il giovane studente a cui mi riferisco semplicemente non esiste più, gli hanno strappato l'anima.
Penso che costituirò una nuova fantasmatica (l'ennesima), perchè di spettri che si aggirino per l'Europa oggi c'è più bisogno che mai.

Se il tempo dello spirito è finito forse è proprio questo lo spirito del tempo (attuale), sul quale bisogna ricostruire un tempo per lo spirito. Almeno in noi stessi, utilizzando l'analisi con lo strumentario da te diligentemente argomentato.  La fine della storia non si dà mai, se non nei desideri di chi l'ha modellata a sua immagine, averi, e somiglianza. L'anima si perde e si ritrova, ricresce come l'erba dopo essere stata strappata. La verde Demetra dovrebbe saperlo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

@Ipazia


La forma breve serve per chi già ne sa qualcosa, e testimonia come scrivi anche tu dell'augurio di riscrittura narrativa di un nostro tempo, che chiameremo spirituale etico o morale (tanto sono la stessa cosa), rispetto all'egemonia culturale di questo tempo.
Demetra è l'incubo che uccide il sogno di libertà greco, è la donna, e la donna è la città.
Ma Demetra è anche madre di Proserpina, l'adolescenza, la spensieratezza.
La loro necessaria separazione è la tragedia che riconosco e aborro del  mondo greco.
Ci avevo aggiunto il green della speranza, così per inerzia, ben sapendo che era solo un illusione.
Che poi questo nick debba essere anche profetico della nuovo incubo che si sta aprendo sull'incubo pandemico è detto tutto della mia ignavia, lo sapevo inconsciamente, e ho permesso che avvenisse senza batter ciglio.


Questa storia della riscrittura del tempo interiore, sto cercando di farla diventare realtà.
Proprio come una cosa etica.
Vediamo se riesco a uscire dalla dolce vita, a cui mi ero consegnato, anima e corpo.


La forma sintetica la proponi da sempre tu cara amica.  ;)   (e ci sta per forza)


Io temo invece che serviranno lunghissime prolissi, io non sono professore, ma visto che ormai gli intellettuali hanno abdicato in massa.
Tocca ai pinco palla della domenica come me, provare a fare qualcosa.
Ciao!


Addio interventi sfogo!!!  :D


O meglio dovrò ridurli al minimo  ;)


Tu continua così, che vai benissimo!  ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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