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La realtà.

Aperto da iano, 12 Giugno 2022, 03:05:06 AM

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Ipazia

Burroni mentali ce ne sono da sempre: se la terra e sferica, come mai chi sta in basso non precipita nel vuoto ? La forza di gravità rimane ancora un enigma nella sua causalità. Controintuitivo è pure "depercettivare" il moto apparente del sole e delle stelle. C'è chi è stato martirizzato per avere affermato queste verità controintuitive. La realtà continua ad essere faccenda complessa per non pigri di mente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Ovviamente i concetti di "alto" e "basso" hanno origine esclusivamente culturale, a sua volta generata dalle direzioni dei nostri flussi metabolici.

Se la/le civiltà che li hanno espressi nel loro significasto attuale.......fossero nate nell'emisfero australe anzichè in quello boreale...........ciò che per noi ora è in alto sarebbe in basso e viceversa, no ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Il concetto di alto e basso correlato alla forza di gravità è decisamente controintuitivo e lo è anche dopo Newton. Se noi raffiguriamo o pensiamo la terra nello spazio, l'alto e basso della raffigurazione non corrisponde a quello reale, stabilito dalla forza di gravità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#18
Citazione di: Ipazia il 16 Giugno 2022, 20:13:16 PMBurroni mentali ce ne sono da sempre: se la terra e sferica, come mai chi sta in basso non precipita nel vuoto ? La forza di gravità rimane ancora un enigma nella sua causalità. Controintuitivo è pure "depercettivare" il moto apparente del sole e delle stelle. C'è chi è stato martirizzato per avere affermato queste verità controintuitive. La realtà continua ad essere faccenda complessa per non pigri di mente.
La mia impressione è che laddove vi è comprensione , allora  vi è un burrone mentale che sta mediando.
Dire che la forza di gravità rimane un enigma equivale a dire che non se ne possa fare a meno in una istruzione per l'uso della realtà, nel senso che puoi considerarla un enigma o meno, ma non puoi fare a meno di considerarla. Però mi pare che Einstein dica che le masse si limitano a seguire un percorso tracciato senza che alcuna forza le attragga. Ma più che dirci una verità Einstein ci dice che non ci sono istruzioni per l'uso della realtà univoche.
Ne segue, generalizzando,  che non c'è un modo per poter dire che ciò che interviene dentro una descrizione abbia un corrispondente reale, che abbia cioè un corrispondente con esistenza autonoma, al di fuori della particolare descrizione.
Cioè, l'esistenza, fatta salva quella della generica realtà convenientemente ipotizzabile, non è quel tipo di esistenza che abbiamo fin qui inteso, come cio' che viene prima e a prescindere.
Possiamo trattare la realtà come costituita da cose esistenti, ma non è una costituzione univoca, quindi le cose in se' non esistono fuori dal particolare racconto che facciamo della realtà.
Il problema nasce quando per la comprensione di una particolare teoria non ci viene in soccorso alcun burrone ad hoc.
Questo sembra un problema non da poco, ma in effetti la teoria non deve essere compresa per poter essere applicata.
Là si può applicare sia che vi sia un burrone a mediare oppure no.
Che differenza fa' allora che un burrone ci sia oppure no?
Certamente non una differenza sostanziale, ma una differenza "sociale" , se mi è concesso così esprimermi.
E nella misura in cui la scienza è una impresa sociale e comunitaria, la differenza è enorme.

Ogni burrone mentale, come ben lo chiami, è decostruibile per sua natura, ma di solito alla sorpresa che desta la sua decostruzione, come per l'alto e il basso, non segue la considerazione di quale meccanismo mentale interviene a creare i burroni, cosa molto più interessante.
Di solito invece ci riteniamo appagati quando sostituiamo un burrone con un altro.
Questo meccanismo, in se' apparentemente non necessario, sembra essersi però inceppato, e il fatto che non sembra essere necessario non serve però a rassicurarci.
Allora, seppur vagamente , intuisco che ai nostri burroni mentali venga a sostituirsi un altro meccanismo che non è appannaggio del singolo individuo, ma ancora di una comunità di individui che va' però funzionalmente riconsiderata, laddove l'individuo, per come lo abbiamo finora considerato, perde la sua centralità.
Quale centralità rimane infatti ancora all'uomo , dopo essere stato scalzato da tutti i centri in cui è riuscito ogni volta a rifugiarsi, se non quella della sua individualità?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La questione è squisitamente epistemologica: un fenomeno può essere evidente, intersoggettivo e gestibile (anche matematicamente) senza conoscere la causa prima che lo determina. La tecnoscienza è lo strumento che realizza tutto ciò. Gran parte di essa si è evoluta nei secoli per eliminare gli inconvenienti della "forza di gravità" e sfruttarne gli effetti.

Personalmente non mi sento orfana di cose e cause in sè. Mi accontento di padroneggiare le cose e cause per noi.

E mi diletto delle teorie - pure e applicate - che nel corso dell'evoluzione umana hanno reso tutto ciò possibile; ovviamente nel limite, comunque espandibile, del mio patrimonio culturale.

Rinunciando, agnosticamente, alla cecità fideistica e sforzandomi di superare i miei gap culturali fino alla comprensione almeno basica delle teorie che incontro, tale da permettermi di dibattere. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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