La realtà (ontologia ed epistemologia)

Aperto da Ipazia, 20 Maggio 2019, 12:14:14 PM

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Carlo Pierini

#135
SGIOMBO
La idea di Dio per il fatto che causa effetti reali é ben reale; ma il "contenuto -l' intensione o connotazione immaginaria- della reale idea di Dio"), ovvero Dio, non é reale, almeno se é nel vero chi come me non ci crede: l' idea reale ha un' intensione o connotazione reale (mentale) ma non una estensione o denotazione reale.

CARLO
E' qui che sbagli. Se pur è vero che quasi sempre l'idea di Dio è solo un'idea acquisita esteriormente attraverso l'educazione, la tradizione culturale, ecc., ci sono casi invece, in cui non si tratta di una semplice idea, ma di una manifestazione interiore di qualcosa che è altro dalla coscienza, un contenuto percepito dalla coscienza (esse est etiam perceptio), un'entità con cui si stabilisce una relazione viva e "oggettiva" ("oggettiva" in un senso diverso dall'oggettività delle percezioni sensoriali). In questi casi non ha più senso parlare di "idea", ma di "esperienza", di rapporto interpersonale, sebbene non-identico - ma solo analogo - agli ordinari rapporti con le cose esterne e con le persone. E sono proprio esperienze di questo tipo che danno origine alle tradizioni religiose e ai "sistemi educativi" che ne derivano.
Chi non ha mai vissuto questo tipo di esperienze (o, pur avendole vissute, non le ha riconosciute a causa della loro tenue intensità e le ha quindi etichettate come autosuggestioni) è convinto, magari in buona fede, che le uniche percezioni degne di questo nome siano le percezioni sensoriali e che dunque Dio sia solo un'idea, o un'illusione; ma non ha alcun motivo per farne un dogma, una verità assoluta, soprattutto di fronte allo "spettacolo" - incontestabile - di una umanità che fin dalle sue origini e in ogni luogo geografico ha testimoniato questa "presenza trascendente" nei comportamenti rituali più diversi: etica, arte, usi e costumi, istituzioni, organizzazione sociale, ecc.. Non si può liquidare un fenomeno umano così colossale in nome di una "razionalità" che in realtà è solo millantata, se si accontenta di un dogma arbitrario (l'ateismo) e si rifiuta di conoscerlo, di comprenderlo e di spiegarne le cause e le dinamiche.

odradek

#136
ODRADEK
Il linguaggio ha una sua "storia" evolutiva e come tutte le "storie" evolutive, è lacunosa, paludosa, imprecisa e sopratutto non ripetibile, che è il bello "vero" dell'evoluzione/"divenire"; la sua unica molteplice irripetibilità eterna, quella si realmente "ontologica".
Che poi si inizi grugnendo e si finisca parlando (attualmente che si inizi parlando e si finisca grugnendo forse  è la stessa faccenda) è altra cosa e riguarda lo sviluppo delle funzioni mentali (e modificazioni della faringe).
Le "funzioni mentali" non costituiscono il terreno su cui spostare o creare un "piano" surrettizio, sono solo "funzioni", ovvero "esaptazioni" di "moduli cognitivi" (evolutivamente determinati) applicati al linguaggio che si stava costruendo.

CARLO
Credo tu abbia in parte ragione. Quando leggo i tuoi post, la sensazione di "lacunosità", "paludosità" e soprattutto "imprecisione" del linguaggio è viva e palpabile, insieme all'idea che le funzioni mentali possono essere solo funzioni, e come tali inadatte a costruire dei "moduli cognitivi".

o:
Così si era conclusa la questione, riprendiamola.

Sin dagli anni 20 son cominciati gli studi sugli aspetti biotici della semiosi.
Come al solito -e come sempre-  erano frasi indirizzate anche e sopratutto a chi legge o a chi "visita".
Il concetto di "visitatore non scrivente",  pare non voglia entrare nella mente dei più, nonostante le "visite" diano una chiara misura;
di cosa sia questa misura ognuno potrà farsene una precisa idea.
Esistono gli scriventi, che badano moltissimo a certe cose ed esistono i leggenti (non scriventi) che badano moltissimo a tante altre.

Cercavo di esprimere concetti semplici come quello dei moduli cognitivi senza riferimenti autorali ( chi è interessato saprà trovarli per conto suo), terminologia tecnica (in omaggio ai leggenti sempre) e senza incollare spezzoni decontestualizzati.

Cercavo di farlo con parole che vedo più o meno circolare negli "scritti", per non "staccare" dal piano delle comuni conoscenze che pensavo fossero comuni agli scriventi.
Con te non ci sono riuscito, ma il fatto che  non ci sia riuscito con te non significa che non  ci sia riuscito con i restanti scriventi ed i leggenti.

In ogni caso i riferimenti sono quelli che fanno capo ad una  pragmatica, conforme alla teoria comportamentistica della semiotica. Cercavo di introdurre i concetti per poi svilupparli ed integrarli in una "metafisica" senza determinarli tecnicamente. Tutto qui.
Non disponendo di Jung come faro della mia esistenza  devo arrangiarmi (bene o male) con la filosofia, e "passavo" ai leggenti, gli strumenti di base per farlo, nel caso gli interessasse farlo.

Il "risultato" per gli "scriventi" (anzi un solo scrivente) è stato quello di esplicitare astio (motivatissimo), e palese mancanza di basi semiotiche elementari; il risultato per i "visitatori" non posso saperlo, anche se posso benissimo farmene una grossolana idea sulla base di elementari operazioni nemmeno aritmetiche, ma di confronto numerale.

Per quanto riguarda i "moduli cognitivi" per chi fosse interessato a loro, anche se abbiamo visto se ne possa scrivere senza sapere cosa siano, (inveterata abitudine) il link è

http://www.neuropsicologia.it/content/view/19/89/

sgiombo

Citazione di: Carlo Pierini il 27 Maggio 2019, 14:46:18 PM
SGIOMBO
La idea di Dio per il fatto che causa effetti reali é ben reale; ma il "contenuto -l' intensione o connotazione immaginaria- della reale idea di Dio"), ovvero Dio, non é reale, almeno se é nel vero chi come me non ci crede: l' idea reale ha un' intensione o connotazione reale (mentale) ma non una estensione o denotazione reale.

CARLO
E' qui che sbagli. Se pur è vero che quasi sempre l'idea di Dio è solo un'idea acquisita esteriormente attraverso l'educazione, la tradizione culturale, ecc., ci sono casi invece, in cui non si tratta di una semplice idea, ma di una manifestazione interiore di qualcosa che è altro dalla coscienza, un contenuto percepito dalla coscienza (esse est etiam perceptio), un'entità con cui si stabilisce una relazione viva e "oggettiva" ("oggettiva" in un senso diverso dall'oggettività delle percezioni sensoriali). In questi casi non ha più senso parlare di "idea", ma di "esperienza", di rapporto interpersonale, sebbene non-identico - ma solo analogo - agli ordinari rapporti con le cose esterne e con le persone. E sono proprio esperienze di questo tipo che danno origine alle tradizioni religiose e ai "sistemi educativi" che ne derivano.

Citazione
A prescindere dalle diverse convinzioni, sulle quali dopo tutto ciò che già abbiamo scritto non credo sia più il caso di discutere, non mi sbaglio: se é vero l' ateismo, allora l' idea di Dio (il pensiero di Dio) é reale, mentre Dio (la "cosa" Dio") non é reale.

Questo é un giudizio analitico a priori: non ci dà alcuna conoscenza circa come é o non é la realtà, ma é indubbiamente vero.

Chi non ha mai vissuto questo tipo di esperienze (o, pur avendole vissute, non le ha riconosciute a causa della loro tenue intensità e le ha quindi etichettate come autosuggestioni) è convinto, magari in buona fede, che le uniche percezioni degne di questo nome siano le percezioni sensoriali e che dunque Dio sia solo un'idea, o un'illusione; ma non ha alcun motivo per farne un dogma, una verità assoluta, soprattutto di fronte allo "spettacolo" - incontestabile - di una umanità che fin dalle sue origini e in ogni luogo geografico ha testimoniato questa "presenza trascendente" nei comportamenti rituali più diversi: etica, arte, usi e costumi, istituzioni, organizzazione sociale, ecc.. Non si può liquidare un fenomeno umano così colossale in nome di una "razionalità" che in realtà è solo millantata, se si accontenta di un dogma arbitrario (l'ateismo) e si rifiuta di conoscerlo, di comprenderlo e di spiegarne le cause e le dinamiche.
Citazione
L' ateismo non é un dogma arbitrario (almeno non sempre necessariamente, e non nel mio personale caso.

La verità non si stabilisce "democraticamente a maggioranza (nemmeno cosiddetta -impropriamente: guarda quanto dissenso può esprimersi ad esprimersi qui da noi sulla NATO!- "bulgara)".

sgiombo

Citazione di: odradek il 27 Maggio 2019, 15:05:45 PM

Il "risultato" per gli "scriventi" (anzi un solo scrivente) è stato quello di esplicitare astio (motivatissimo), e palese mancanza di basi semiotiche elementari; il risultato per i "visitatori" non posso saperlo, anche se posso benissimo farmene una grossolana idea sulla base di elementari operazioni nemmeno aritmetiche, ma di confronto numerale.

Per quanto riguarda i "moduli cognitivi" per chi fosse interessato a loro, anche se abbiamo visto se ne possa scrivere senza sapere cosa siano, (inveterata abitudine) il link è

http://www.neuropsicologia.it/content/view/19/89/

Lo scrivente Sgiombo ti ha mosso obiezioni (da ultimo nell' intervento #117 di questa stessa discussione).

odradek

#139
Lo scrivente Sgiombo ti ha mosso obiezioni (da ultimo nell' intervento #117 di questa stessa discussione).

E si vede che avrò scritto nel post 117- x qualcosa che all'utente sgiombo non garbava, l'utente sgiombo ha mosso la sua obiezione e la cosa finisce lì, mica dobbiamo metterci a stabilire chi abbia ragione, e nemmeno dobbiamo "dimostrare" verità, che sarebbe un poco ridicolino, o no..
Inoltre, citi un post precedente per muovere obiezioni ad un post attuale, come se il tuo post precedente avesse chiuso la questione, ed io   a quello dovessi riferirmi, ma ti rendi conto ? E dovessi dirti che nemmeno l'ho letto ti offenderesti o pensi esista un obbligo-lettura, di post in cui oltretutto non capisco nulla con una citazione appresso all'altra solo per appendere una frase?

Quindi, il senso dell'intervento quale è ?

Carlo Pierini

Citazione di: odradek il 27 Maggio 2019, 15:05:45 PM
Per quanto riguarda i "moduli cognitivi" per chi fosse interessato a loro, anche se abbiamo visto se ne possa scrivere senza sapere cosa siano, (inveterata abitudine) il link è

http://www.neuropsicologia.it/content/view/19/89/
CARLO
Il cuore del tuo link è questo:

<<Isomorfismo significa che due entità (cervello e mente), hanno la stessa struttura o forma. Ci si aspetta, dal punto di vista della modularità, ad esempio, che ogni modulo cognitivo avrà anche una sua diversa collocazione fisica nel cervello e che tutte le rappresentazioni fisiche di ogni dato modulo saranno in zone adiacenti della corteccia cerebrale>>

Questa affermazione può essere interpretata in tre modi diversi:

1 - che i moduli cognitivi mentali sono determinati da architetture neuronali pre-esistenti (e quindi da una logica squisitamente chimico-biologica),

2 - che i moduli cognitivi mentali determinano lo strutturarsi di corrispondenti architetture neuronali;

3 - che queste architetture neuronali si generano dall'interazione tra moduli cognitivi mentali e leggi bio-chimiche.

La n. 1 è funzionale al paradigma monista, mentre la n. 2 e n. 3 sono funzionali al paradigma dualista.
Tu quale delle tre interpretazioni ritieni corretta? E per quale ragione hai linkato questa pagina?

Ipazia

Citazione di: odradek il 27 Maggio 2019, 15:05:45 PM

Per quanto riguarda i "moduli cognitivi" per chi fosse interessato a loro, anche se abbiamo visto se ne possa scrivere senza sapere cosa siano, (inveterata abitudine) il link è

http://www.neuropsicologia.it/content/view/19/89/

Il link l'avevo già esplorato, dopo aver individuato in quella parolina magica il baricentro della tua pars costruens. Teoria interessante a dimostrazione che le cosiddette neuroscienze, nello specifico la neuropsicologia, non se ne stanno ad aspettare i filosofi per sondare e decifrare la questione mentale. I moduli cognitivi sarebbero delle sim specializzate che filtrano, automatizzano una parte e quindi velocizzano il processo elaborativo della cpu, che comunque resta nascosta. Per cui ai filosofi resta ancora un buon margine di territorio comportamentale da governare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: Carlo Pierini il 27 Maggio 2019, 13:53:59 PM
Il problema, cioè, è che tu non sei ragionevolmente agnostica (Russell docet), ma sei irragionevolmente (dogmaticamente) atea, quindi con te ogni dialettica è impossibile. La dialettica, infatti, prescrive la relativizzazione degli opposti; ma se essi (o anche solo uno di essi) non perde la propria rigidità assolutistica, l'integrazione tra tesi e antitesi (sintesi) è impossibile per principio: tesi e antitesi rimarranno eternamente contraddittori, mai dialettici.[/font][/left]

Ma anche no. Come avevo già detto, c'è tutto un pianeta immanente che teisti e ateisti possono condividere e in realtà lo fanno preferendo tutti curarsi in ospedale piuttosto che in chiesa, salvo casi assai minoritari che sfiorano la psicopatologia. Un pianeta che ha pure una sua filosofia immanente assai condivisa fin nei fondamenti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Cit. SGIOMBO
La idea di Dio per il fatto che causa effetti reali é ben reale; ma il "contenuto -l' intensione o connotazione immaginaria- della reale idea di Dio"), ovvero Dio, non é reale, almeno se é nel vero chi come me non ci crede: l' idea reale ha un' intensione o connotazione reale (mentale) ma non una estensione o denotazione reale.

Cit. CARLO
E' qui che sbagli. Se pur è vero che quasi sempre l'idea di Dio è solo un'idea acquisita esteriormente attraverso l'educazione, la tradizione culturale, ecc., ci sono casi invece, in cui non si tratta di una semplice idea, ma di una manifestazione interiore di qualcosa che è altro dalla coscienza, un contenuto percepito dalla coscienza (esse est etiam perceptio), un'entità con cui si stabilisce una relazione viva e "oggettiva" ("oggettiva" in un senso diverso dall'oggettività delle percezioni sensoriali). In questi casi non ha più senso parlare di "idea", ma di "esperienza", di rapporto interpersonale, sebbene non-identico - ma solo analogo - agli ordinari rapporti con le cose esterne e con le persone. E sono proprio esperienze di questo tipo che danno origine alle tradizioni religiose e ai "sistemi educativi" che ne derivano.
Chi non ha mai vissuto questo tipo di esperienze (o, pur avendole vissute, non le ha riconosciute a causa della loro tenue intensità e le ha quindi etichettate come autosuggestioni) è convinto, magari in buona fede, che le uniche percezioni degne di questo nome siano le percezioni sensoriali e che dunque Dio sia solo un'idea, o un'illusione; ma non ha alcun motivo per farne un dogma, una verità assoluta, soprattutto di fronte allo "spettacolo" - incontestabile - di una umanità che fin dalle sue origini e in ogni luogo geografico ha testimoniato questa "presenza trascendente" nei comportamenti rituali più diversi: etica, arte, usi e costumi, istituzioni, organizzazione sociale, ecc.. Non si può liquidare un fenomeno umano così colossale in nome di una "razionalità" che in realtà è solo millantata, se si accontenta di un dogma arbitrario (l'ateismo) e si rifiuta di conoscerlo, di comprenderlo e di spiegarne le cause e le dinamiche.

SGIOMBO
L' ateismo non é un dogma arbitrario (almeno non sempre necessariamente, e non nel mio personale caso.

CARLO

E su cosa si fonda? Come fai ad essere certo che l'esperienza di Dio è sempre e comunque una falsa esperienza?

Carlo Pierini

Citazione di: Ipazia il 27 Maggio 2019, 18:08:35 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 27 Maggio 2019, 13:53:59 PM
Il problema, cioè, è che tu non sei ragionevolmente agnostica (Russell docet), ma sei irragionevolmente (dogmaticamente) atea, quindi con te ogni dialettica è impossibile. La dialettica, infatti, prescrive la relativizzazione degli opposti; ma se essi (o anche solo uno di essi) non perde la propria rigidità assolutistica, l'integrazione tra tesi e antitesi (sintesi) è impossibile per principio: tesi e antitesi rimarranno eternamente contraddittori, mai dialettici.[/font][/left]
IPAZIA
Ma anche no. Come avevo già detto, c'è tutto un pianeta immanente che teisti e ateisti possono condividere e in realtà lo fanno preferendo tutti curarsi in ospedale piuttosto che in chiesa, salvo casi assai minoritari che sfiorano la psicopatologia. Un pianeta che ha pure una sua filosofia immanente assai condivisa fin nei fondamenti.
CARLO
Beh, se vuoi dire che non tutti gli atei accoltellano i teisti, e viceversa, la cosa è ovvia. Ma io parlavo di opposizione tra idee, non tra i loro portatori. Se sei agnostica, a-gnori l'esistenza di motivi fondati per i quali dovresti affermare che Dio c'è, ma non escludi a-priori l'esistenza di tali motivi. Se invece sei atea, escludi a-priori che tali motivi, se esistono, siano fondati, quindi nemmeno li prendi in considerazione poiché li reputi sicuramente falsi, apparenti, infondati. E sta in questo a-priori (che non è quello kantiano) l'irrazionalità e la dogmaticità dell'ateismo.

sgiombo

Citazione di: odradek il 27 Maggio 2019, 16:08:04 PM
Lo scrivente Sgiombo ti ha mosso obiezioni (da ultimo nell' intervento #117 di questa stessa discussione).

E si vede che avrò scritto nel post 117- x qualcosa che all'utente sgiombo non garbava, l'utente sgiombo ha mosso la sua obiezione e la cosa finisce lì, mica dobbiamo metterci a stabilire chi abbia ragione, e nemmeno dobbiamo "dimostrare" verità, che sarebbe un poco ridicolino, o no..
Inoltre, citi un post precedente per muovere obiezioni ad un post attuale, come se il tuo post precedente avesse chiuso la questione, ed io   a quello dovessi riferirmi, ma ti rendi conto ? E dovessi dirti che nemmeno l'ho letto ti offenderesti o pensi esista un obbligo-lettura, di post in cui oltretutto non capisco nulla con una citazione appresso all'altra solo per appendere una frase?

Quindi, il senso dell'intervento quale è ?

Sia ben chiaro che io obietto agli altri frequentatori del forum non perché "non mi garbi" quanto scrivono, ma se e quando ho osservazioni, per lo più ma non necessariamente critiche, da proporre loro che ritengo possano essere interessanti (le proposte di discussione da cui dissento, se appena riguardano argomenti di mio interesse, mi garbano eccome, proporzionalmente alla fondatezza razionale de argomentazioni che le supportano e del tutto indipendentemente dal "grado di consenso o dissenso" da parte mia verso di esse).

Per questo motivo il mio scopo non é che la cosa finisca lì e nemmeno di stabilire ad ogni costo chi abbia ragione (e casomai in che misura, per quali aspetti), bensì quello, che personalmente trovo per niente "ridicolino" (e che credo sia quello per il quale é stato istituito e vine tenuto in vita il forum), di cercare di capire la realtà il meglio possibile (da parte mia e da parte degli interlocutori).

Conseguentemente e del tutto evidentemente, nella fattispecie non avevo alcuna intenzione e non ho minimamente dato adito al sospetto di avere alcuna intenzione di "chiudere la questione" ma casomai di continuare a discuterne, in risposta alla tua fallace affermazione secondo la quale unica risposta da te ottenuta in proposito sarebbe stata quella astiosa di CarlioPierini:

"Il "risultato" per gli "scriventi" (anzi un solo scrivente) è stato quello di esplicitare astio (motivatissimo), e palese mancanza di basi semiotiche elementari".

Non sono così scemo da pretendere "obblighi di lettura" da parte di chichessia (da quale mai mia affermazione si potrebbe desumere?).

 Quindi il senso dell' intervento é la correzione della tua affermazione non rispondete al vero e un invito (ovviamente non "obbligatorio") a ragionare sulle mie osservazioni critiche (per la cronica non astiose).

Ipazia

Penso che anche un teista ritenga altamente improbabile l'esistenza di cavalli volanti senza sentirsi per ciò irrazionalmente dogmatico  :) Semplicemente non mi curo di tutto ciò che non ha 7/4 di nobiltà ontologica. Per me la religione rimane nel campo dell'antropologia e della storia della filosofia, non della filosofia pura.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 26 Maggio 2019, 19:36:16 PM
Hume considera mere sensazioni (in termini kantiani "fenomeni") sia la materia (res extensa) sia il pensiero (res cogitans); non parla di cose in sé.

Ma per quel che mi risulta (ripeto che l' ho studiato, sia pure con molta attenzione, parecchio tempo fa) per Kant il noumeno o cosa in sé non si identifica affatto (contraddittoriamente) con la materia, ovvero con i fenomeni materiali (la res extensa; la quale non é l' unica costituente la realtà  ma invece é altrettanto reale -né più né meno- dei fenomeni mentali, della res cogitans); ma é invece oltre la res extensa (letteralmente é "metafisica"; e da humeiano aggiungerei: esattamente come é oltre la res cogitans: letteralmente é anche "metapsichica").


Ciao Sgiombo
A me sembra che, in un certo qual modo, Hume anticipi Kant nella considerazione della conoscenza
come di un qualcosa che deve, diciamo, "passare" necessariamente dal soggetto.
Come certo saprai, Hume distingue fra "impressioni" (la conoscenza immediata dell'oggetto) ed
"idee" (definiamole come "elaborazioni" delle impressioni). Certo non parla di "cose in sé", ma
mi sembra piuttosto evidente che stia abbozzando la tesi che poi, con Kant, troverà una più
rigorosa e sistematica esplicazione.
Sulla "cosa in sé" vado da tempo ripetendo che, secondo la mia opinione, in essa non vi è nulla
di metafisico (come nulla vi è di metafisico nell'intera filosofia di Kant). Essa è l'"oggetto"
scevro da ogni interpretazione, quindi da ogni impressione o idea.
E come in Hume, anche in Kant questo non sfocia certo in un radicale scetticismo (come,
per certi versi, ritengo invece sia in Berkeley). Perchè "conoscere solo passando dal soggetto"
non significa che si sta negando la realtà delle cose (ma solo che questa non è conoscibile
se non, appunto, "passando necessariamente dal soggetto").
Saluti

sgiombo

Citazione di: Carlo Pierini il 27 Maggio 2019, 17:16:28 PM
Citazione di: odradek il 27 Maggio 2019, 15:05:45 PM
Per quanto riguarda i "moduli cognitivi" per chi fosse interessato a loro, anche se abbiamo visto se ne possa scrivere senza sapere cosa siano, (inveterata abitudine) il link è

http://www.neuropsicologia.it/content/view/19/89/
CARLO
Il cuore del tuo link è questo:

<<Isomorfismo significa che due entità (cervello e mente), hanno la stessa struttura o forma. Ci si aspetta, dal punto di vista della modularità, ad esempio, che ogni modulo cognitivo avrà anche una sua diversa collocazione fisica nel cervello e che tutte le rappresentazioni fisiche di ogni dato modulo saranno in zone adiacenti della corteccia cerebrale>>

Questa affermazione può essere interpretata in tre modi diversi:

1 - che i moduli cognitivi mentali sono determinati da architetture neuronali pre-esistenti (e quindi da una logica squisitamente chimico-biologica),

2 - che i moduli cognitivi mentali determinano lo strutturarsi di corrispondenti architetture neuronali;

3 - che queste architetture neuronali si generano dall'interazione tra moduli cognitivi mentali e leggi bio-chimiche.

La n. 1 è funzionale al paradigma monista, mentre la n. 2 e n. 3 sono funzionali al paradigma dualista.
Tu quale delle tre interpretazioni ritieni corretta? E per quale ragione hai linkato questa pagina?

Credo, CarloPierini, che tu non abbia capito.

I "moduli cognitivi" sono "organi del cervello elaboranti informazioni", modi di funzionare di parti del cervello per certi versi analoghi ad elaborazioni algoritmiche svolte da programmi informatici concretamente implementate sull' "hardware neurologico cerebrale" [secondo me; molti cognitivisti, a mio parere a torto, identificano tout court  tali eventi neurofisiologici cerebrali elaborati dai moduli con esemplificazioni concrete di una macchina di Turing] . 

Il loro errore (dei cognitivisti che propongono questa teoria) é di identificare indebitamente -falsamente- due cose completamente diverse fra loro anche se necessariamente coesistenti - codivenienti quali sono le computazioni neurofisiologiche cerebrali (accadenti come aspetti astratti di concreti insiemi - successioni di fenomeni nell' ambito delle esperienze coscienti** di "osservatori" dei rispettivi cervelli) da una parte, e dall' altra i corrispettivi eventi di coscienza* propri dei "titolari" di tali cervelli.

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 26 Maggio 2019, 20:59:01 PM


Ma mi sembra che tu (Oxdeadbeef) qui confondi realtà e immaginazione (magari reale, ma di cose non reali).

La idea di Dio per il fatto che causa effetti reali é ben reale; ma il "contenuto -l' intensione o connotazione immaginaria- della reale idea di Dio"), ovvero Dio, non é reale, almeno se é nel vero chi come me non ci crede: l' idea reale ha un' intensione o connotazione reale (mentale) ma non una estensione o denotazione reale.


Ciao Sgiombo
Hai ragione, ma il mio intento era di arrivare a capire se le idee immaginifiche, di fantasia
insomma, erano, per l'amico Viator, da considerare reali o meno...
Per far questo avevo usato non "una" idea, ma L'Idea per eccellenza (e vorrei a tal proposito
aggiungere che mi costa assai definirla "fantasia", visto che non saprei in cos'altro sperare).
Ad ogni modo, quindi presumo che per te "reali" sono anche le idee immaginifiche? E dov'è
allora il discrimine fra il reale e l'irreale?
saluti

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