La realtà (ontologia ed epistemologia)

Aperto da Ipazia, 20 Maggio 2019, 12:14:14 PM

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Ipazia

In varie discussioni parallele è posta la contrapposizione tra monismo e dualismo, materiale e immateriale, determinismo e casualità, chiedendo ai partecipanti di schierarsi. Io credo che entrambe le posizioni siano, se poste unilateralmente, errate perchè la realtà è monista, dualista, terzista e plurale. Ciascuna nel suo piano proprio. Per cui è dai piani/dimensioni del reale che bisogna partire:

Il piano 0, in onore a Kant, lo lascio alla cosa-in-se', alla natura così com'è a priori di ogni sua pensabilità. Quindi non dicibile. Ma pensabile a posteriori nella sua spinoziana olisticità. Intuizione limite metafisica più che ente ontologizzabile.

Il piano 1, monistico, è dove ad es. Phil pone a dimora la sua scommessa. Qui la natura si pensa indipendentemente da chi la pensa. Sembra un controsenso ma ha prodotto il più potente sapere della storia umana, per cui andiamoci cauti coi pre-giudizi. E' il regno della materia intesa in senso fisico e metafisico, cui anche l'energia appartiene caro Viator (lasciando perdere gli imponderabili elettroni e fotoni, basti pensare alla possente matericità di una condotta d'acqua forzata) e non è arruolabile nell'immateriale che piuttosto se ne sta al secondo piano laddove non vi sono fenomeni fisici, ma antropologici (energia è un preciso concetto fisico non esportabile in altro piano ontologico se non come metafora letteraria). Questo è il piano esclusivo della bigscience e della res extensa che, dichiarando il mio bias, comprende pure la res cogitans, ma non ne esaurisce la fenomenologia finchè non si passa al

piano 2 dualistico uomo-natura - dominato dalla ratio -  la cui realtà viene prima pensata, quindi manipolata. E' quello che ho definito "universo antropologico": popolato di concetti, simboli, numi, leggi, progetti. Tutto il bestiario dell'imma(ginario)teriale umano che si materializza nei prodotti, benèfici e/o nefasti, del suo ingegno e fantasia. In questo piano/dimensione non valgono le leggi fisiche tanto quanto le sue leggi non valgono al piano 1. Dall'incomprensione di ciò nascono le diatribe tra monisti e dualisti e le opposte distorte visioni in cui si pretende di tradurre nelle proprie grammatiche epistemiche ontologie altre. Ad esempio: l'immateriale viene tradotto necessariamente da Phil in astratto per poterlo sussumere al piano 1. Anche la chiusura causale, traslata di peso sul piano 2, ripete ossessivamente un'aporia che in quel piano è insensata, unsinnig. Tra i dualisti, Carlo Pierini pone le sue visioni nel piano trascendente negando la loro vissuta matericità ascrivibile al piano 1, studiata dalle psicoscienze (non trascendenti nè alchemiche, solitamente !). La principale aporia dualistica sta nel voler applicare universalmente il principio che la realtà debba essere pensata per esistere: il che vale a questo, ma non al primo piano ontologico.

Piano 3. Allacciate le cinture perchè si va in cantiere: intelligenza artificiale. E' la bestia nera degli apocalittici, solitamente dualisti, che da un lato ne sminuiscono le potenzialità e dall'altro la considerano la Bestia che annuncia il giudizio universale. Per me, che ho avuto l'irripetibile fortuna evolutiva di essere una mamma digitale e i miei scarafoni li ho visti crescere dalla calcolatrici programmabili all'ubiquità attuale, non c'è nessuna apocalisse dietro l'angolo, ma una vera rivoluzione antropologica in cui il rispecchiamento non è soltanto con la natura ma con un nostro alter-ego tecnologico dalle potenzialità imprevedibili che crescono continuamente. Se il pianoterra è di Kant, questo è il piano di Hegel ridisegnato da Marx, della dialettica, del divenire. E il tertium che si dà come negazione della negazione, quindi affermazione e sintesi del piano naturale (1) che la natura umana (2) ha saputo manipolare fino a replicare matericamente (3) il suo spirito più peculiare, l'intelletto. Ma siamo solo al cantiere. E l'Apocalisse ? Non qui; bisogna tornare al piano 2 per analizzarla, circoscriverla e, auspicabilmente, neutralizzarla. Nessuna magnifica e progressiva sorte (solitamente monistica) garantita.

Piano plurale. E' quello dei singoli umani pensanti, ciascuno dei quali contribuisce in maniera sua peculiare, con la sua vita reale, all'intera struttura ontologica del reale.

Rafforzando il mio bias penso vi sia una gerarchia, quantomeno cronologica e strutturale (chi regge cosa) in questa pianificazione del reale. Ma essa non arriva al punto da poter sfrattare, in base alla propria grammatica, norme e diritto di successione, chi sta agli altri piani.

Epistemologia. E' il piano ortogonale ai piani ontologici, che tutti interseca verticalmente rispondendo al quesito che cosa è quello che è. Anche qui dispute interminabili: determinismo o caso ? determinismo e caso ! La bigscience è arrivata da almeno un secolo a questa condivisa risposta: probabilità ed errore. Tutto calcolabile con maggiore o minore margine di incertezza. Al piano 2 le omologhe "virtù e fortuna", con tutte le possibili machiavelliche combinazioni ed ermeneutiche. Al piano 3 la grammatica è ancora in itinere. Al piano plurale, invenzione e gusto: ce n'è per tutti.


P.S. In rete si trovano testi e video su come si "adatta" la visione osservando una dimensione diversa dalla propria. Si raffigura ad esempio il cubo da 0 a 7 dimensioni. Alla fine risulta inequivocabile che la visione avente meno bisogno di "aggiustamenti" è quella che si posiziona nella stessa dimensione che intende conoscere.
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pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

#1
Citazione di: Ipazia il 20 Maggio 2019, 12:14:14 PM
In varie discussioni parallele è posta la contrapposizione tra monismo e dualismo, materiale e immateriale, determinismo e casualità, chiedendo ai partecipanti di schierarsi. Io credo che entrambe le posizioni siano, se poste unilateralmente, errate perchè la realtà è monista, dualista, terzista e plurale. Ciascuna nel suo piano proprio. Per cui è dai piani/dimensioni del reale che bisogna partire:

Il piano 0, in onore a Kant, lo lascio alla cosa-in-se', alla natura così com'è a priori di ogni sua pensabilità. Quindi non dicibile. Ma pensabile a posteriori nella sua spinoziana olisticità. Intuizione limite metafisica più che ente ontologizzabile.

Il piano 1, monistico, è dove ad es. Phil pone a dimora la sua scommessa. Qui la natura si pensa indipendentemente da chi la pensa. Sembra un controsenso ma ha prodotto il più potente sapere della storia umana, per cui andiamoci cauti coi pre-giudizi. E' il regno della materia intesa in senso fisico e metafisico, cui anche l'energia appartiene caro Viator (lasciando perdere gli imponderabili elettroni e fotoni, basti pensare alla possente matericità di una condotta d'acqua forzata) e non è arruolabile nell'immateriale che piuttosto se ne sta al secondo piano laddove non vi sono fenomeni fisici, ma antropologici (energia è un preciso concetto fisico non esportabile in altro piano ontologico se non come metafora letteraria). Questo è il piano esclusivo della bigscience e della rex extensa che, dichiarando il mio bias, comprende pure la res cogitans, ma non ne esaurisce la fenomenologia finchè non si passa al

piano 2 dualistico uomo-natura - dominato dalla ratio -  la cui realtà viene prima pensata, quindi manipolata. E' quello che ho definito "universo antropologico": popolato di concetti, simboli, numi, leggi, progetti. Tutto il bestiario dell'imma(ginario)teriale umano che si materializza nei prodotti, benèfici e/o nefasti, del suo ingegno e fantasia. In questo piano/dimensione non valgono le leggi fisiche tanto quanto le sue leggi non valgono al piano 1. Dall'incomprensione di ciò nascono le diatribe tra monisti e dualisti e le opposte distorte visioni in cui si pretende di tradurre nelle proprie grammatiche epistemiche ontologie altre. Ad esempio: l'immateriale viene tradotto necessariamente da Phil in astratto per poterlo sussumere al piano 1. Anche la chiusura causale, traslata di peso sul piano 2, ripete ossessivamente un'aporia che in quel piano è insensata, unsinnig. Tra i dualisti, Carlo Pierini pone le sue visioni nel piano trascendente negando la loro vissuta matericità ascrivibile al piano 1, studiata dalle psicoscienze (non trascendenti nè alchemiche, solitamente !). La principale aporia dualistica sta nel voler applicare universalmente il principio che la realtà debba essere pensata per esistere: il che vale a questo, ma non al primo piano ontologico.

Piano 3. Allacciate le cinture perchè si va in cantiere: intelligenza artificiale. E' la bestia nera degli apocalittici, solitamente dualisti, che da un lato ne sminuiscono le potenzialità e dall'altro la considerano la Bestia che annuncia il giudizio universale. Per me, che ho avuto l'irripetibile fortuna evolutiva di essere una mamma digitale e i miei scarafoni li ho visti crescere dalla calcolatrici programmabili all'ubiquità attuale, non c'è nessuna apocalisse dietro l'angolo, ma una vera rivoluzione antropologica in cui il rispecchiamento non è soltanto con la natura ma con un nostro alter-ego tecnologico dalle potenzialità imprevedibili che crescono continuamente. Se il pianoterra è di Kant, questo è il piano di Hegel ridisegnato da Marx, della dialettica, del divenire. E il tertium che si dà come negazione della negazione, quindi affermazione e sintesi del piano naturale (1) che la natura umana (2) ha saputo manipolare fino a replicare matericamente (3) il suo spirito più peculiare, l'intelletto. Ma siamo solo al cantiere. E l'Apocalisse ? Non qui; bisogna tornare al piano 2 per analizzarla, circoscriverla e, auspicabilmente, neutralizzarla. Nessuna magnifica e progressiva sorte (solitamente monistica) garantita.

Piano plurale. E' quello dei singoli umani pensanti, ciascuno dei quali contribuisce in maniera sua peculiare, con la sua vita reale, all'intera struttura ontologica del reale.

Rafforzando il mio bias penso vi sia una gerarchia, quantomeno cronologica e strutturale (chi regge cosa) in questa pianificazione del reale. Ma essa non arriva al punto da poter sfrattare, in base alla propria grammatica, norme e diritto di successione, chi sta agli altri piani.

Epistemologia. E' il piano ortogonale ai piani ontologici, che tutti interseca verticalmente rispondendo al quesito che cosa è quello che è. Anche qui dispute interminabili: determinismo o caso ? determinismo e caso ! La bigscience è arrivata da almeno un secolo a questa condivisa risposta: probabilità ed errore. Tutto calcolabile con maggiore o minore margine di incertezza. Al piano 2 le omologhe "virtù e fortuna", con tutte le possibili machiavelliche combinazioni ed ermeneutiche. Al piano 3 la grammatica è ancora in itinere. Al piano plurale, invenzione e gusto: ce n'è per tutti.


P.S. In rete si trovano testi e video su come si "adatta" la visione osservando una dimensione diversa dalla propria. Si raffigura ad esempio il cubo da 0 a 7 dimensioni. Alla fine risulta inequivocabile che la visione avente meno bisogno di "aggiustamenti" è quella che si posiziona nella stessa dimensione che intende conoscere.
CARLO
La tua riflessione è talmente aggrovigliata/astratta che non si sa da che parte entrarci dentro per poter tentare un commento.
Partirò dal brano che - da dialettico in erba - mi ha maggiormente incuriosito per il suo radicale "disprezzo" per la logica: l'idea di sintesi (il tertium) intesa non come l'armonizzazione di opposti dialettici (tesi-antitesi), ma nientemeno che come negazione della negazione! Questo è il brano:

<<E il tertium che si dà come negazione della negazione, quindi affermazione e sintesi del piano naturale (1) che la natura umana (2) ha saputo manipolare fino a replicare matericamente (3) il suo spirito più peculiare, l'intelletto>>.

Ecco, potresti farmi un esempio REALE di "sintesi" ottenuta attraverso una negazione della negazione?

sgiombo

Indubbiamente interessante l' esposizione complessiva di convinzioni fin qui per lo più accennate occasionalmente, anche se i punti di dissenso da parte mia sono non pochi e abbastanza rilevanti e andrebbero adeguatamente argomentati.

Cercherò di farmi coraggio e di trovare il tempo per fare qualche considerazione critica (auspicabilmente non una di quelle già da me trite e ritrite, se ci riesco).

Ipazia

Citazione di: Carlo Pierini il 20 Maggio 2019, 12:48:20 PM
Ecco, potresti farmi un esempio REALE di "sintesi" ottenuta attraverso una negazione della negazione?

Un esempio classico: l'espropriazione degli espropriatori

Citazione di: Karl Marx - Capitale Libro 1 cap XXIV par. 7Il modo di appropriazione capitalistico, e quindi la proprietà privata capitalistica, nascenti dal modo di produzione capitalistico, sono la prima negazione della proprietà privata individuale poggiante sul lavoro personale. Ma la produzione capitalistica genera, con la necessità di un processo naturale, la propria negazione. È la negazione della negazione. Questa non ristabilisce la proprietà privata, ma la proprietà individuale sulla base della vera conquista dell'era capitalistica: la cooperazione e il possesso collettivo della terra e dei mezzi di produzione prodotti dallo stesso lavoro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

@Ipazia
"In varie discussioni parallele è posta la contrapposizione tra monismo e dualismo, materiale e immateriale, determinismo e casualità, chiedendo ai partecipanti di schierarsi. Io credo che entrambe le posizioni siano, se poste unilateralmente, errate perchè la realtà è monista, dualista, terzista e plurale.[...]"
Parto dal tuo incipit. Per me si riduce l'intera questione a una questione prospettica. Anche l'idea dei piani che hai sviluppato può confluire, diciamo così, in un prospetticismo "duro e puro". Prospetticismo che, ovviamente, reca in sè, come sua premessa, la pluralità di sguardi. Perciò, il busillis che mi intriga, sono i piani del reale a creare prospettive o gli sguardi a creare piani o, meglio, la prospettiva reale posta dallo sguardo è di per se stessa un piano, tra i millepiani?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

odradek

Prima o poi a qualcuno verrà la curiosità di conoscere che cosa contenga il "barattolo" etichettato con "piano".

E quindi bisognerà dare una definizione di piano, e siccome le mie definizioni piacciono nemmeno a me, per avere una "base comune", io personalmente, mi riferirei a quel che intende L. Hjelmslev (wiki inglese che quella italiana fa schito)  con piano di consistenza e piano di contenuto (L. Hjelmslev- I fondamenti della teoria del linguaggio- Einaudi, Torino 1980).

Non "concordando" sul concetto di piano, la discussione degenererà prima o poi ( o lo farà in ogni caso lungo direttrici causacasuali, chi può dirlo mai) a segito di fraintendimenti riguardo ai "termini" che "costituiscono" il ragionamento.

Lou

"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

#7
Citazione di: Ipazia il 20 Maggio 2019, 17:01:44 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 20 Maggio 2019, 12:48:20 PM
Ecco, potresti farmi un esempio REALE di "sintesi" ottenuta attraverso una negazione della negazione?
IPAZIA
Un esempio classico: l'espropriazione degli espropriatori

Citazione di: Karl Marx - Capitale Libro 1 cap XXIV par. 7Il modo di appropriazione capitalistico, e quindi la proprietà privata capitalistica, nascenti dal modo di produzione capitalistico, sono la prima negazione della proprietà privata individuale poggiante sul lavoro personale. Ma la produzione capitalistica genera, con la necessità di un processo naturale, la propria negazione. È la negazione della negazione. Questa non ristabilisce la proprietà privata, ma la proprietà individuale sulla base della vera conquista dell'era capitalistica: la cooperazione e il possesso collettivo della terra e dei mezzi di produzione prodotti dallo stesso lavoro.

CARLO
Da buon ex sessantottino (ex PCI, ex Manifesto, ex Lotta Continua, ex radicale Pannelliano), mi rallegro che Marx abbia lasciato fuori da questa riflessione il concetto di dialettica.
La caratteristica fondamentale di una sintesi di opposti dialettici non è la soppressione dell'uno a favore del trionfo dell'altro, ma l'integrazione dei due (in virtù della loro complementarità originaria) in una unità superiore (archetipica) che li esalta entrambi. Per esempio, una equilibrata sintesi dei due opposti dialettici "libertà" e "legge" converge verso quell'unità superiore che chiamiamo giustizia (Justitia è una dea, cioè, un archetipo). Quando invece si sacrifica uno dei due opposti sull'altare dell'altro, non abbiamo più una sintesi dialettica, ma uno squilibrio gravissimo, un estremismo assolutista, cioè, una negazione della dialettica. Nel nostro esempio, infatti, se sopprimiamo la libertà in nome della legge si cade nella dittatura o nella tirannia; se invece sopprimiamo la legge in nome della libertà cadiamo nell'estremismo opposto chiamato "anarchia".

Insomma, sono millenni che il pensiero umano scambia tragicamente delle opposizioni dialettiche per opposizioni contraddittorie, o viceversa. Come già ti scrissi tempo fa, nella storia della nostra cultura, per esempio, sono stati alternativamente sacrificati (o dichiarati apparenti, o non fondamentali) la Materia in nome dello Spirito (fanatismo religioso) o lo Spirito in nome della Materia (fanatismo materialista); la Ragione in nome della Fede (misticismo) e la Fede in nome della Ragione (ateismo); l'Essere in nome del Divenire (Eraclito) e il Divenire in nome dell'Essere (Parmenide); la fedeltà in amore in nome dell'emancipazione (libertinismo) e l'emancipazione in nome della fedeltà (moralismo "bacchettone"); l'Etica in nome della Natura (l'immoralismo di Nietzsche) e la Natura in nome dell'Etica (fanatismo spirituale), l'Oggetto in nome del Soggetto (soggettivismo kantiano), il Soggetto in nome dell'Oggetto (oggettivismo scientista), il Femminile in nome del Maschile (maschilismo repressivo), il Maschile in nome del Femminile (femminismo estremista), ecc.. In altre parole, abbiamo dato origine a una grande molteplicità di estremismi, a volte anche sanguinosi, solo per la nostra incapacità di distinguere ciò che è contraddittorio da ciò che è dialettico complementare. ...Allora la Dialettica è una cosa seria, non un gioco di parole!

odradek

a-Da buon ex sessantottino (ex PCI, ex Manifesto, ex Lotta Continua, ex radicale Pannelliano), mi rallegro che Marx abbia lasciato fuori da questa riflessione il concetto di dialettica.

Potrei inferirne che hai sempre avuto una tendenza spiccatamente dogmatica e questa inclinazione a "strutturarti" in impalcature ben solide è culminata con la concezione junghiana che salva capra cavoli barca contadino e mente del contadino.
 

b-Insomma, sono millenni che il pensiero umano scambia tragicamente delle opposizioni dialettiche per opposizioni contraddittorie, o viceversa.

Poi è arrivato Jung e tutto si è magicamente aggiustato gli opposti si ricompongono e se non si ricompongono sei "malato"; tra questa concezione e girare per le strade vestiti di arancione (rispettabilissima ed onorevole occupazione) facendo suonare i campanellini e dichiarandosi "felici" che differenza c'è se non una diversa concezione di decoro personale?

c- Come già ti scrissi é[ ...]..Allora la Dialettica è una cosa seria, non un gioco di parole!

E certo che è seria, e francamente è sfinente, quindi buttiamola a mare e dedichiamoci al verbo di Jung.
E su che basi ? Eh, l'ho sognato stanotte e son guarito dal mal di stomaco.
E poi, "come ti scrissi" ?  E cosa significa, che ciò che scrivi diventa scontato e comunemente "accettato" o addirittura "dimostrato".  altra "usanza tipica" di alcuni tipi psicologici  ?

Mi attengo ai punti in quanto il discorso generale lo abbiamo già affrontato e risolto.

Ipazia

Citazione di: Lou il 20 Maggio 2019, 18:33:01 PM
@Ipazia
"In varie discussioni parallele è posta la contrapposizione tra monismo e dualismo, materiale e immateriale, determinismo e casualità, chiedendo ai partecipanti di schierarsi. Io credo che entrambe le posizioni siano, se poste unilateralmente, errate perchè la realtà è monista, dualista, terzista e plurale.[...]"
Parto dal tuo incipit. Per me si riduce l'intera questione a una questione prospettica. Anche l'idea dei piani che hai sviluppato può confluire, diciamo così, in un prospetticismo "duro e puro". Prospetticismo che, ovviamente, reca in sè, come sua premessa, la pluralità di sguardi. Perciò, il busillis che mi intriga, sono i piani del reale a creare prospettive o gli sguardi a creare piani o, meglio, la prospettiva reale posta dallo sguardo è di per se stessa un piano, tra i millepiani?

Direi che nel piano-natura è esso a creare lo sguardo, mentre nel piano-antropologico lo sguardo cerca di creare, o quantomeno arredare il piano. La prospettiva reale posta dallo sguardo (individuale) è il piano-plurale della mia prospettiva ontologica. Ontologica non linguistica (@odradek): siamo nel campo dei significati, del piano dei contenuti, e il "piano" nel piano dell'espressione è puramente metaforico, in omaggio a chi in questa sede richiama sempre al rigore del piano del discorso. Per quanto abbia anche una sua "sostanza espressiva" nella relazione territoriale e genetica che i "piani" intrattengono tra loro. Per cui rimango sul "piano" e mi prendo il rischio del chiacchericcio. Che tanto qui non è che si fa la storia neppure della filosofia. Ma ogni tanto qualche magia si avvera.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Citazione di: odradek il 20 Maggio 2019, 20:45:07 PMCit. CARLO
a-Da buon ex sessantottino (ex PCI, ex Manifesto, ex Lotta Continua, ex radicale Pannelliano), mi rallegro che Marx abbia lasciato fuori da questa riflessione il concetto di dialettica.

ODRADEK
Potrei inferirne che hai sempre avuto una tendenza spiccatamente dogmatica e questa inclinazione a "strutturarti" in impalcature ben solide è culminata con la concezione junghiana che salva capra cavoli barca contadino e mente del contadino.

CARLO
Bravo! Ma l'impalcatura attuale è tutt'altro che dogmatica. Le tue sono asserzioni dogmatiche, non le mie. Dovresti dare un'occhiatina alla tua ...Ombra!    :)

Cit. CARLO
c- Come già ti scrissi é[ ...]..Allora la Dialettica è una cosa seria, non un gioco di parole!

ODRADEK
"Come ti scrissi" ?  E cosa significa, che ciò che scrivi diventa scontato e comunemente "accettato" o addirittura "dimostrato"?

CARLO
Non proprio. Era solo un modo per sottolineare la coerenza con quanto già detto.

Phil

@Ipazia
Avveduta (meta)architettura che prova a contenere con una sinottica "mise en abîme" le altre architetture. Tuttavia, ogni stile architettonico è l'archè dei suoi stessi progetti, e neanche questo "edificio" ben congegnato può fare eccezione, come già notato da Lou: che i piani ontologici da rispettare e abitare siano proprio quelli, deriva a sua volta da una precisa impostazione architettonica, usata come criterio tassonomico per le altre architetture. Nella fattispecie:
Citazione di: Ipazia il 20 Maggio 2019, 12:14:14 PM
le opposte distorte visioni in cui si pretende di tradurre nelle proprie grammatiche epistemiche ontologie altre
forse più che una pretesa è una inevitabilità circolare (e se ogni prospettiva ontologica fosse distorsione del reale?); ad esempio, stando nella mia "scommessa prospettica", è "spontaneo" (non un dovere) che tutto imploda nel «piano 1», gli altri piani sono solo trompe l'oeil affrescati dai miei avi sul soffitto e l'inaccessibile botola di accesso al «piano 0» è solo un fenomeno anamorfico sul pavimento.
Quali e quante sono tutte le ontologie? Qualunque risposta le identifica interpretando, le circoscrive discriminando, e più si va lontani dai sensi (che pure ingannano) più i dissensi proliferano, come nella storia dell'elefante e dei ciechi. «Elefante» potremmo giocosamente farlo derivare da «eleos» e «fantem», ovvero "parlare con misericordia" ed è infatti proprio il voler parlare, in buona fede, che spinge i ciechi all'incomprensione e al diverbio: potendo identificare l'elefante solo con le mani, ne prendono/perdono inevitabilmente sempre una parte e, nondimeno, la velleità di spiegare agli altri cos'è davvero l'elefante, fa degenerare la situazione (in merito, ho parlato già di "guerra delle affermazioni" contro "lavoro di equipe", fermo restando che le equipes funzionanti non possono essere certo formate con estrazione a sorteggio...).
Ne consegue l'aporia, sesto cavaliere della bonaria apocalisse filosofica (dopo i tre "maestri del sospetto" Nietzsche, Marx, Freud e i cosiddetti "tre umiliatori dell'uomo", ovvero ancora Freud, Darwin e Copernico). Se non ci fosse tale aporia (la cui consapevolezza può aprirsi in pluralismo differenziante sebbene non univeritativo), non ci sarebbero architetture ermeneutiche (qui sono forse piuttosto graffiti da writers metropolitani, anelli della catena di senso che passa per Lascaux) ad attendere che il "cantiere" trasversale dell'epistemologia costruisca la sua torre, dove e come è possibile. Nel frattempo, distinguere fra negazione logica e negazione dialettica, piani logici e piani ontologici, etc. non è il peggiore dei passatempi.

Citazione di: Lou il 20 Maggio 2019, 18:33:01 PM
Prospetticismo che, ovviamente, reca in sè, come sua premessa, la pluralità di sguardi. Perciò, il busillis che mi intriga, sono i piani del reale a creare prospettive o gli sguardi a creare piani o, meglio, la prospettiva reale posta dallo sguardo è di per se stessa un piano, tra i millepiani?
Pensando al «piano 3» di Ipazia, questa allusione a «Millepiani» di Deleuze e Guattari va esplicitata, perché il passaggio dalla forma atavica «gerarchia» alla bio-metafora postdialettica del «rizoma» (nel senso dei due signori citati prima), (s)corre sulla rete in cui qui siamo, inizia ad "inverarsi" e a porre germoglianti questioni sul "senso" della connessione, su intelligenza connettiva/collettiva, sulla realtà dell'intelligenza artificiale e l'intelligenza della realtà artificiale, etc.

odradek

#12
Bon, la discussione pare non decollare.

Un battibecchino, una circospetta indagine, un apprezzata spolveratina di Ricoeur -indispensabile per sciogliere le catene ad analogie e metafore e rinforzarne i muscoli per affrontare un delirio che forse mai verrà, ma in ogni caso Ricoeur  va sempre bene.

Le leggi si applicano per i "nemici" e si interpretano per gli "amici", quindi lasciamo perdere i piani che tanto van bene tutti -poi tra l'altro Hjelmslev è un pizzone assurdo e "nessuno" lo legge- e allora va da sè che bisogna "giostrare" i quattro piani proposti.

Giostrare però è un gioco e perchè giocare quando il tempo è poco ?

Quindi:
Il piano 3 è l'unico che ha un senso accademico da 50 anni a questa parte. Cognitivismo, cibernetica, e filosofi, tutti assieme, appassionatamente; eh si, proprio così.
Intelligenza artificiale, reti neurali e sistemi esperti.
Linguaggi di primo e secondo livello, parserizzazione e token, Lisp e OOP, di questo si interessa la filosofia, ed i meriti di Lacan stan più in quel che ha dato alla AI di quel che ha dato alla psicoanalisi.
Di questo si discute nei centri di ricerca del mondo intero tra filosofi e scienziati. Piaccia o non piaccia questo è lo stato delle cose.
Di cosa si voglia poi discutere a livello personale è questione che di post in post, all'interno dello stesso 3d cambia di
sera in sera secondo l'umore e le paturnie ma la realtà concreta di chi studia e fa filosofia è quella.

Ipazia

Citazione di: odradek il 21 Maggio 2019, 01:41:52 AM
Bon, la discussione pare non decollare.

Ma no. I numero del forum sono quel che sono, ma finora hanno dato materiale vario e plurale, assestato sul psicologico che non è proprio la mia materia per cui almeno il mio scopo ottiene soddisfazione.

Citazione
Un battibecchino, una circospetta indagine, un apprezzata spolveratina di Ricoeur -indispensabile per sciogliere le catene ad analogie e metafore e rinforzarne i muscoli per affrontare un delirio che forse mai verrà, ma in ogni caso Ricoeur  va sempre bene.

Prezioso assist confermato da wp. Il delirio c'è sempre nascosto nelle pieghe del linguaggio. Ma talvolta si manifesta conclamato nelle visioni daltoniche che confondono il rosso con l'arancione. Fin da Lascaux i graffiti e le pitture metafisiche si son fatti coi materiali di cui si dispone. Il che propenderebbe per il piano 1.

Citazione
Le leggi si applicano per i "nemici" e si interpretano per gli "amici", quindi lasciamo perdere i piani che tanto van bene tutti -poi tra l'altro Hjelmslev è un pizzone assurdo e "nessuno" lo legge- e allora va da sè che bisogna "giostrare" i quattro piani proposti.

Hjelmslev da quel che ho visto ha complicato non poco la rassicurante coppia significante-significato su cui mi cullavo allegramente ignorando le recondite armonie del linguaggio profondo. Tralasciate le quali anche l'iniziato si deve arrendere alla palude plurale, concedendo alla prima che lo invita un minuetto sulla sua musica.

Citazione
Giostrare però è un gioco e perchè giocare quando il tempo è poco ?

Per puro edonismo. Ma anche perchè tra un ballo e l'altro arriva sempre il nostro walzer preferito laddove possiamo mostrare il nostro, e i nostri, valore/i.

Citazione
Quindi:
Il piano 3 è l'unico che ha un senso accademico da 50 anni a questa parte. Cognitivismo, cibernetica, e filosofi, tutti assieme, appassionatamente; eh si, proprio così.
Intelligenza artificiale, reti neurali e sistemi esperti.
Linguaggi di primo e secondo livello, parserizzazione e token, Lisp e OOP, di questo si interessa la filosofia, ed i meriti di Lacan stan più in quel che ha dato alla AI di quel che ha dato alla psicoanalisi.
Di questo si discute nei centri di ricerca del mondo intero tra filosofi e scienziati. Piaccia o non piaccia questo è lo stato delle cose.
Di cosa si voglia poi discutere a livello personale è questione che di post in post, all'interno dello stesso 3d cambia di sera in sera secondo l'umore e le paturnie ma la realtà concreta di chi studia e fa filosofia è quella.

Enchanté
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

La realtà è unica, il problema è gnoseologico filosofico e/o epistemologico scientifico.
Dall' atomos di Democrito alla relatività e quantistica, di acqua sotto i ponti ne è passata.
L'attuale fase storica ,in termini scientifici ( ma non solo....) è sfidante, perché mancano i "ponti"
per unire il macro e micro fisico, la biologia molecolare e le varie ipotesi evoluzioniste antopologiche, ciò si riflette nelle prassi ,economiche e politiche, perché entrano nella sfera morale/etica.
Non capisco il termine "irreale" o ,immateriale" in termini fisici. Sostengo che ciò che non è stato ancora
"visto" dalla strumentistica scientifica " in quanto "amplificatori dei nostri sensi" è perché sono tarati su una forma di energia che non è quella "mentale". Non è l'elettronvolt che disvela i pensieri, semmai mostra attività delle aree del cervello più o meno corrispondenti.
 
La cosa- in sé è un'invenzione kantiana perché riteneva di scientificizzare la filosofia e reinventa il noumeno. Questo è riduzionismo scientifico= metafisica dell'ippogrifo. Un ente è o non è, è come dire che posso parlare dell'ìippogrifo ,ma non posso conoscerlo? Kant utilizza una sola forma gnoseologica, il suo pensiero è importante, ma apre ad aporie date da chiusure ancora  in parte sussistenti storicamente nella nostra cultura.
 
Ipazia, la tua "provocazione culturale" che è giusta per una discussione, è simile, per certi versi a mondo 1, mondo 2, mondo 3 di Popper.
La realtà sussiste indipendentemente da noi,dalla nostra esistenza.
Il nostro problema, da umani, è il rapporto ontologico, di ciò che è , rispetto allo gnoseologico movimento del conoscere.Arrivo a dire che è una pia illusione pensare di sapere "tutto" per definitivamente dire "ho capito finalmente". Noi come esistenze, siamo comunque esposti, passivamente ed attivamente al mondo, possiamo vivere da perfetti analfabeti quanto da eruditissimi genialoidi: ma comunque tutti viviamo e ci misuriamo ,in qualche modo,costruendo relazioni logiche, emotive, psiche, spirituali, ecc.
Persino il nostro irrazionale agisce, la nostra ignoranza, ecco la totalità della coscienza e il vero modo gnoseologico . Perchè o la consapevolezza dei nostri limiti conoscitivi strutturali ci paralizza a non fare, o comunque nelle pratiche vince chi ci crede di più( e non è necessari oche quel credere sia la verità), chi agisce e non è detto che vinca il saggismo o l'eruditissimo,....anzi.
Ma è altrettanto importantissimo dire che è come rappresentiamo il mondo, il nostro modello culturale, che costruisce un "atteggiamento" non solo teorico, ma pratico, di come ci "muoviamo" nel mondo.
 
Sono d'accordo che la tecnologia digitale muterà, come già sta mutando rapidamente, il modo di produrre, di comunicare e quindi i modi di relazionarsi, i modi di lavorare, ecc.
Si tratta di capire la configurazione antropologica e direi filosofica, con quali costanti e quali variabili storicamente analizzati e da analizzare
Ribadisco che un problema è smascherare i "dispositivi culturali", ad es. Marx con l'analisi del lavoro con i concetti di sfruttamento (pluslavoro, plusvalore) e alienazione, parecchi sono di origine metafisica che agiscono sulle prassi e sono molto potenti come :"responsabilità"........... Bisogna entrare sui meccanismi etici/morali come si costruisce una sudditanza, Nietzsche in questo è stato parecchio bravo(Genealogia della morale, e altri spunti...). Il meccanismo di costruire una massa di pecore "infelici", da ammansire affinchè  i lupi ne facciano incetta.

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