La più grave malattia della filosofia e della religione è l'antropocentrismo?

Aperto da Socrate78, 06 Febbraio 2018, 19:43:59 PM

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Phil

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
In questo senso credere che la terra sia al centro dell'universo, non è dal punto descrittivo un errore morale, ma solo un "errore" di prospettiva della ipotesi. [...]
Presumere che la terra sia al centro dell'universo non è un errore in sè di prospettiva, è un errore morale, e perciò connotativo
Proprio questo passaggio dal semantico-linguistico al semantico-esistenziale mi pare il passo falso del paradigma occidentale, ovvero confondere l'arbitrario-convenzionale con l'onto-metafisico (subordinare il "così io scrivo nella contingenza" al 'così è scritto nella necessità" ;) ).

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
Il problema non è in sè nel senso, ma nella impossibilità di uscire dal senso dato.
La questione portante, secondo me, è proprio come intendere il dare che è a monte di tale "dato", o meglio, il "darsi": il senso si è dato (Heidegger) o ci siamo dati il senso (Rorty)?

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
Il problema così non è nel fatto che l'uomo dia senso al suo vivere, ma nel contrario, che non riesca a darlo, rispetto a quanto gli si è detto finora.
[...]
Ossia la mancanza di senso a quanto ci avevano detto, ossia che noi eravamo quella collezione di oggetti, che ora non c'è più, viene confinata in uno spazio, lo spazio del cielo, del credo, della mistificazione. In cui all'oggetto reale, si sostituisce l'oggetto idele promesso, etc...
Non accettare questo "lutto del senso" è un discrimine filosofico cruciale: il fantasma nasce quando il lutto non è elaborato, e l'unica elaborazione residua è quella immaginifica che rimpiazza l'assenza (intesa come carenza).

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
Ma il blocco paranoico è proprio l'incapacità di instillare senso nella terra, e di moltiplicarlo per compensazione nell'infinto del cielo. (Nietzche in questo senso va letto).
Dunque sono totalmente contrario sia a te sia a Kobayashi, che pretendete che il senso sia solo dei cieli.
Per me, è proiettato tanto nei cieli quanto nella terra: il senso è lo sguardo teoretico stesso (theorein, vedere) che riempie tutto ciò su cui si posa; se guardiamo il cielo, vertigine nel non trovare appiglio, se guardiamo per terra, stordimento per la danza delle ombre e nascita di quel desiderio di hybris (fondamento della scienza) di scavare per vedere cosa sorregge la terra che ci sorregge... il fantasma è infatti il residuo etereo di ciò che è sepolto in terra, no? ;)

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
Ma voglio far notare come sia proprio nel paradosso, ossia nella sua impossibilità di puntare sul reale che risiede la sua più profonda strategia, la sua fantasmatica (tecnica del fantasma).
Questo sarebbe anche una possibile critica a tutte le filosofie contemporanee che trovano nel paradosso la soluzione (e che soluzione sarebbe? rendersi conto di essere in una fantasmatica, non cancella il fantasma stesso.)
Eppure, sapere di essere in un vicolo cieco almeno ci disillude dalla speranza di poter trovare uno sbocco... alcune aporie sono più utili di alcune soluzioni estemporanee  ;)

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:56:17 PM
Il superuomo, ossia il superamento del fantasma, è ancora da venire.
Non si può leggere Nietzche con la consapevolezza, che la strada è ancora lunga e da fare.
Che lui ci accompagna fino ad un certo punto, ma poi ci lascia.
Sono un po' allergico alle profezie  :) (sono ciò che rovina i profeti: lanciare il senso nel futuro, è un malizioso espediente per metterlo in salvo dalle sabbie mobili del presente...).

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:59:18 PM
Ma il discorso sul soggetto, a meno che non sia quello schizoide dell'oriente (che risibilmente lo nega) e quello paranoico dell'occidente (che ugualmente risibilmente crede sia unico, macchina, non storico), può benissimo essere anche altro da quelli che la infosfera delirantemente ci propina.
Certamente si, e riflettere sul fondamento del senso, prima di domandarsi dove e quale sia, è, secondo me, un modo per navigare l'infosfera senza farsi spaventare troppo dai flutti (e dalle navi fantasma  ;) ).

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:59:18 PM
Sul fatto che il discorso del soggetto, serva a delineare il destino dell'uomo  (oltre che a interrogarsi sugli orizzonti, sull'originario, e sul suo sviluppo vivente, sulla sua erleibnis) , ovviamente non potremmo che essere che in più totale disaccordo, perchè per me è addirittura ovvio che sia così, mentre per te, che sei dentro ai deliri paranoici, è addirittura un problema.
Il problema è per me cosa intendiamo come destino quando parliamo dell'uomo (e cosa intendiamo davvero quando scriviamo "uomo" con la minuscola...). Se non facciamo questo passo indietro (secondo una fenomenologia dei presupposti) abbiamo appena abbassato la luce per poter evocare meglio i fantasmi senza infastidirli  ;D

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 19:59:18 PM
Ma immagino che parimenti tu penserai che sono io a delirare. Ancbe per questo la filosofia è oggi IDIOTA. (non prenderlo come un attacco personale, ma è quello che penso in generale, se non si ha non dico il senso di destino, ma nemmeno il senso di orizzonte, allora si rimane uguali a se stessi, appunto identici, immobili, morti, in una sola parola, sempre quelli: IDIOTI, ID EUM, il se medesimo, l'autocoscienza. etc etc etc.)
Tuttavia, proprio l'orizzonte (inteso come orizzontalità cronologica... tanto per non usare "destino") non è il palcoscenico preferito dai fantasmi? Tenere il sipario chiuso è forse uno stratagemma ancor più angosciante e castrante (come ben sai, i fantasmi sanno attendere... e non muoiono certo di vecchiaia  ;D ).

green demetr

cit phil
Proprio questo passaggio dal semantico-linguistico al semantico-esistenziale mi pare il passo falso del paradigma occidentale, ovvero confondere l'arbitrario-convenzionale con l'onto-metafisico (subordinare il "così io scrivo nella contingenza" al 'così è scritto nella necessità" ;) ).

su questo concordiamo

cit phil
La questione portante, secondo me, è proprio come intendere il dare che è a monte di tale "dato", o meglio, il "darsi": il senso si è dato (Heidegger) o ci siamo dati il senso (Rorty)?

Intendevo il dato "sensibile" in questo caso.

Rispetto ad Heidegger e Rorty, in realtà non cambia nulla.
Perchè la realtà di quelle opzioni è solo in base al riscontro reale.
Perciò sensibile!


cit phil
Non accettare questo "lutto del senso" è un discrimine filosofico cruciale: il fantasma nasce quando il lutto non è elaborato, e l'unica elaborazione residua è quella immaginifica che rimpiazza l'assenza (intesa come carenza).

Per questo va elaborato, e cioè vissuto.
Nietzche intende questo quando ci chiede di rimanere fedeli alla terra.

L'instillazione di senso deve essere legata alla sensibilità della terra. Al suo riscontro.


cit phil
"se guardiamo il cielo, vertigine nel non trovare appiglio, se guardiamo per terra.."

Sì sono d'accordo, infatti la vertigine è il riscontro fisico, sensibile. E quindi il senso è nella vertigine, e nel suo rapporto con la terra. E non nello sguardo o nel cielo.

cit phil
"...stordimento per la danza delle ombre e nascita di quel desiderio di hybris (fondamento della scienza) di scavare per vedere cosa sorregge la terra che ci sorregge... il fantasma è infatti il residuo etereo di ciò che è sepolto in terra, no? ;) "

Corretto, sembra una citazione, o è degno di citazione  ;) , poichè il residuo terrestre, il resto, è esattamente la traccia, il senso, del nostro cozzare con la parte dura della natura.
Ciò che rimane è ciò che è più vero dentro di noi. Per ognuno di noi.
Uguale, simile o diversa che sia questa traccia.


cit phil
Eppure, sapere di essere in un vicolo cieco almeno ci disillude dalla speranza di poter trovare uno sbocco... alcune aporie sono più utili di alcune soluzioni estemporanee 

infatti è stato necessario passare per il decostruttivismo!
ma non era credibile che si stesse in quel alveo: oggi la filosofia vuole andare avanti.

cit phil
Il problema è per me cosa intendiamo come destino quando parliamo dell'uomo (e cosa intendiamo davvero quando scriviamo "uomo" con la minuscola...). Se non facciamo questo passo indietro (secondo una fenomenologia dei presupposti) abbiamo appena abbassato la luce per poter evocare meglio i fantasmi senza infastidirli 

il destino è cercare il senso, instillare il senso, attraverso il recupero di ciò che rimane. come brillantemente da te detto.
uomo con la lettera minuscola significa ognuno per sè, per la propria strada.(ovviamente anche la comunità degli amici, sulla scorta di nietzche).

cit phil
Tuttavia, proprio l'orizzonte (inteso come orizzontalità cronologica... tanto per non usare "destino") non è il palcoscenico preferito dai fantasmi? Tenere il sipario chiuso è forse uno stratagemma ancor più angosciante e castrante (come ben sai, i fantasmi sanno attendere... e non muoiono certo di vecchiaia  ;D ).

proprio per questo Nietzche è l'unico filosofo credibile.  8)
i suoi fantasmi li ha elencati tutti, li ha attraversati.
e ciononostante i fantasmi hanno vinto.
questo perchè i fantasmi sono molto di più dei 4 descritti dalla psicanalisi. Moolti di più.
Ossia sono tutte le nostre paure.

Ma lui quanti ne ha affrontati? con quale coraggio? a mio parere non abbiamo ancora minimamente capito chi era.  :(

Per conto mio. Deve tornare sempre indietro. Non è facile.  :-[

Di certo tenere la tenda chiusa, non aiuta proprio a niente.  >:(

E' una questione credo di propensione.  :-[

Ma in fin dei conti, mi sembra che non siamo tanto lontani.  :D

E' che quei sipari bisogna proprio aprirli.  ;)

ciao Phil !  :D
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kobayashi

cit. Green Demetr: "... seppure capisco benissimo le tue motivazioni, NON SONO d'ACCORDO MINIMAMENTE che la filosofia sia il problema.
LA FILOSOFIA e in primis NIETZSCHE sono la soluzione".

Non intendevo dire che la filosofia è il problema.
Il problema è il fatto che inevitabilmente prendiamo sul serio la produzione di fantasticherie in cui la mente umana è impegnata giorno e notte.
E la filosofia è per eccellenza l'espressione di questa serietà.
Ma non possiamo farne a meno.
La soluzione del problema non è Nietzsche, è l'estinzione della razza umana.
Nel frattempo dobbiamo vivere. Quindi impegnare la nostra deriva alla fantasticheria nel modo più interessante possibile, come per esempio dialogare con l'amato Nietzsche.
Giocare a trovare la grande verità che illumina e redime e salva la Terra è il gioco del filosofo.
È solo un gioco, purtroppo, come l'alchimia è solo un sogno, come la psicoanalisi solo un'illusione di guarigione etc. ...

green demetr

Citazione di: Kobayashi il 14 Febbraio 2018, 11:22:35 AM
cit. Green Demetr: "... seppure capisco benissimo le tue motivazioni, NON SONO d'ACCORDO MINIMAMENTE che la filosofia sia il problema.
LA FILOSOFIA e in primis NIETZSCHE sono la soluzione".

Non intendevo dire che la filosofia è il problema.
Il problema è il fatto che inevitabilmente prendiamo sul serio la produzione di fantasticherie in cui la mente umana è impegnata giorno e notte.
E la filosofia è per eccellenza l'espressione di questa serietà.
Ma non possiamo farne a meno.
La soluzione del problema non è Nietzsche, è l'estinzione della razza umana.
Nel frattempo dobbiamo vivere. Quindi impegnare la nostra deriva alla fantasticheria nel modo più interessante possibile, come per esempio dialogare con l'amato Nietzsche.
Giocare a trovare la grande verità che illumina e redime e salva la Terra è il gioco del filosofo.
È solo un gioco, purtroppo, come l'alchimia è solo un sogno, come la psicoanalisi solo un'illusione di guarigione etc. ...

Mmm...qua c'è molto lavoro da fare. Vedo che l'esicasmo è entrato ben più in profondità di quanto non ritenessi possibile.

Eppure l'assenza dell'uomo, mette in risalto proprio la presenza dell'uomo.

C'è questa cosa che non capisco: come mai chi ha sofferto, poi cede a queste visioni contro qualsiasi realtà, e le vede come illusione?
E' proprio il dolore a certificare che non si tratta di sogni, di illusioni etc.
Non capisco perchè nella realtà il tutto si ribalti (quanti amici sono implosi in visioni nichiliste? anche se nessuno di loro, non essendo filosofi, le chiama tali).


Per quanto riguarda la mia posizione su queste premesse, ovviamente sono totalmente in disaccordo.

Il mio passaggio dalla religione alla filosofia è nato proprio da questa svalutazione della realtà.
La trovo odiosa.

Spero non ci ritroveremo mai a doverne parlare....

Facciamo così allora: poichè siamo nella illusione (ma l'esicasmo mi sa vira sul male, poichè era a contratto con le religioni gnostiche nel cristianesimo orientale) allora non ci rimane che illuderci.

Allora illudiamoci che vi sia un reale che si deve confrontare con un immaginario.

Dimodochè utilmente (nel delirio della illusione) vi sia dialogo (delirante, nevrotico, chiamalo un pò come vuoi): lo apprezzerei molto.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Phil

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 23:45:09 PM
Rispetto ad Heidegger e Rorty, in realtà non cambia nulla.
Perchè la realtà di quelle opzioni è solo in base al riscontro reale.
Perciò sensibile!
Non direi semplicemente "riscontro reale": Heidegger, ricordiamoci, parlava di "quadratura" fra cielo / terra / divini / mortali... per Rorty, la questione del reale non mi sembra pacificamente riconducibile al sensibile, costeggiando con noncuranza la questione dell'interpretazione di tale sensibile...

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 23:45:09 PM
il destino è cercare il senso, instillare il senso, attraverso il recupero di ciò che rimane
Questo cercare-instillare è proprio lo scoprire-inventare a cui alludevo; è l'aporia del senso semantico che facciamo assurgere ad ontologico, senza però poter poi reggere il mistero di tale sublimazione (le conseguenze sono scandite dalla storia della metafisica... che non va rinnegata, perché è la rotta da cui ci muoviamo).

Citazione di: green demetr il 13 Febbraio 2018, 23:45:09 PM
il residuo terrestre, il resto, è esattamente la traccia, il senso, del nostro cozzare con la parte dura della natura.
Si, il senso, per essere attendibile, deve avere "lo scarico a terra" e essere "cozzante": il bernoccolo è garanzia dell'impatto del senso sui sensi  ;D  Se non c'è bernoccolo, può trattarsi persino di olografica illusione (il-ludere, giocare), ovvero di un trompe l'oeil, che sembra tridimensionale, sembra avere profondità, ma è invece superficie bidimensionale che ammalia lo sguardo (teoretico).
Qui mi allaccio a Kobayashi
Citazione di: Kobayashi il 14 Febbraio 2018, 11:22:35 AM
Il problema è il fatto che inevitabilmente prendiamo sul serio la produzione di fantasticherie in cui la mente umana è impegnata giorno e notte.
E la filosofia è per eccellenza l'espressione di questa serietà.
Ma non possiamo farne a meno.
Finché lo riteniamo inevitabile, finché il "mestiere" del filosofo serio è ricercare il Senso, restiamo in un orizzonte metafisico classico, in cui come osservi,
Citazione di: Kobayashi il 14 Febbraio 2018, 11:22:35 AM
Giocare a trovare la grande verità che illumina e redime e salva la Terra è il gioco del filosofo.
eppure proprio il riconoscerlo come gioco, ce lo fa apprezzare meglio per quel che è... sta a noi decidere se stare al gioco (e a quale dei giochi giocare ;) ).

Superata la "crisi di astinenza" da un senso forte (il '900 è stato in ciò il secolo della nausea) ci si può riappropriare delle medesime domande, ma con un'attitudine "ludica", esorcizzata dalla gravosa seriosità dell'"antropocentrismo destinale".

Indubbiamente
Citazione di: Kobayashi il 14 Febbraio 2018, 11:22:35 AM
Nel frattempo dobbiamo vivere.
tuttavia possiamo anche ritagliare spazi di gioco-filosofico nel quotidiano, proprio come, oltre a soddisfare i bisogni primari e sociali, ci si può concedere, con corroborante indulgenza, momenti di svago estetico (la filosofia è un'arte... d'altronde, anche l'arte è un divertissement che produce-scopre un senso  ;) ).

Il nichilismo è inibitorio se ci lascia impalati a contemplare un cielo che credevamo pieno di dèi e di senso, ma può anche essere di sprono a mettere le mani nel mondo umano, per capire le dinamiche (non il senso  ;) ) dell'immanenza che ci circonda (sempre aspettando che la razza umana si estingua  ;D ).

Kobayashi

caro Green, caro Phil,
naturalmente avete ragione.
Mi ricordo una frase di Ratzinger rivolta ai cattolici: siamo credenti e nello stesso tempo atei, diceva quando era ancora solo un teologo.
Ma è chiaro che se si vuole continuare il proprio cammino verso Dio non è il caso di rimanere bloccati dall'esperienza disarmante che il principio di non contraddizione nella nostra mente non ha alcuna presa...
Così, sì, in effetti non c'è altra strada che credere nell'efficacia del proprio cammino, per quanto ogni giorno la realtà sembri volerla confutare...

green demetr

Citazione di: Kobayashi il 15 Febbraio 2018, 06:25:15 AM
caro Green, caro Phil,
naturalmente avete ragione.
Mi ricordo una frase di Ratzinger rivolta ai cattolici: siamo credenti e nello stesso tempo atei, diceva quando era ancora solo un teologo.
Ma è chiaro che se si vuole continuare il proprio cammino verso Dio non è il caso di rimanere bloccati dall'esperienza disarmante che il principio di non contraddizione nella nostra mente non ha alcuna presa...
Così, sì, in effetti non c'è altra strada che credere nell'efficacia del proprio cammino, per quanto ogni giorno la realtà sembri volerla confutare...

Grazie kobayashi  :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

cit phil
"Non direi semplicemente "riscontro reale": Heidegger, ricordiamoci, parlava di "quadratura" fra cielo / terra / divini / mortali... per Rorty, la questione del reale non mi sembra pacificamente riconducibile al sensibile, costeggiando con noncuranza la questione dell'interpretazione di tale sensibile..."

E' vero che ho ragionato un pò oltre le apparenze del discorso heidegeriano, ma devo ancora approfondirlo.
Sono contento di leggere che si sia interessato a questa quadratura come la esponi tu Phil, sopratutto perchè è presente la terra, elemento che non ho mai trovato nella sua filosofia iper-metafisica.


Rorty non credo che sia nei miei piani a breve termine, anche se una lettura veloce la merita, non foss'altro perchè è l'unico apprezzato da Sini nella selva dei monismi americani.E quindi immagino abbia molto lavorato sulla modalità di risposta allo scientismo.

Per quel che mi riguarda invece intendo proprio il sensibile, rozzo senza ulteriori domande filosofiche. Se non quelle del paradigma Peirciano sulle inferenze.  :P

cit phil
"Questo cercare-instillare è proprio lo scoprire-inventare a cui alludevo; è l'aporia del senso semantico che facciamo assurgere ad ontologico, senza però poter poi reggere il mistero di tale sublimazione (le conseguenze sono scandite dalla storia della metafisica... che non va rinnegata, perché è la rotta da cui ci muoviamo)."

Ma perchè usare la parola aporia? se vi è un resto vi è una risposta.
L'aporia non sono le domande che non possono avere risposta?

Il senso ontologico io non lo sento, quando mi accosto a questa tematica, mi sento svuotato interiormente.
Mi sembra che in fin dei conti sia un tentativo goffo di incasellare qualcosa di reale in qualcosa di semantico, solo per far vivere il semantico, il gioco di parole, dei cani derridiani.

In questo senso non credo di capire le tue parole, non ne trovo il filo rosso. Almeno in questa parte di discorso.

Certamente può essere utile per uscire dai pesi delle metafisiche idealizzanti, utilizzare l'arma dell'ironia, il coltellino svizzero per aprire i cieli nichilisti.
Anzi forse addirittura farne proprio il fine, il ludismo creativo che va assieme ai bernoccoli della realtà.
Sì questa parte del discorso la capisco benissimo.  ;D Ottimo  :)

Io ahimè, proprio non ci riesco.  :-[  (deve essere questione zodiacale, mi pare buona come scusa  ;) )
O meglio a volte ci riesco molto bene, è che poi mi sento male.....mistero.... (o meglio non voglio dissipare qualche spettro, in fin dei conti innnocuo, a cui ormai sono affezionato  ;) ).

Sono soddisfatto di questo 3d, mi succede di rado...grazie  :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Phil

Citazione di: green demetr il 16 Febbraio 2018, 18:50:05 PM
E' vero che ho ragionato un pò oltre le apparenze del discorso heidegeriano, ma devo ancora approfondirlo.
Sono contento di leggere che si sia interessato a questa quadratura come la esponi tu Phil, sopratutto perchè è presente la terra, elemento che non ho mai trovato nella sua filosofia iper-metafisica.
Tiratina di orecchie! :)  Non mi risulta Heidegger sia "iper-metafisico": magari è virtuoso bardo di una metafisica poetante, ma tiene sempre fra le dita la terra, l'essere-nel-mondo (e l'esserci), l'abitare... sulla quadratura, ma non solo, ho trovato questo (al volo, l'ho letto ad ampie falcate, non garantisco  ;D ):
https://giulianoantonello.wordpress.com/2017/03/04/heidegger-costruire-abitare-pensare/

Citazione di: green demetr il 16 Febbraio 2018, 18:50:05 PM
Il senso ontologico io non lo sento, quando mi accosto a questa tematica, mi sento svuotato interiormente.
Mi sembra che in fin dei conti sia un tentativo goffo di incasellare qualcosa di reale in qualcosa di semantico, solo per far vivere il semantico, il gioco di parole, dei cani derridiani.
Secondo me, il gioco che spesso non viene riconosciuto come tale (e a cui Kobayashi alludeva, se ho ben colto il suo intervento), ovvero che viene inteso come una faccenda seria e destinale, è piuttosto l'inverso: incasellare nel reale qualcosa di semantico ;)  d'altronde, sia il contadino che l'archè-ologo "violano" la terra, seppur con scopi differenti...

Su Derrida: il gioco dei cani, il loro andare a caccia non per fame, ma per ammaestramento, denuncia proprio questa atavica aporia del filosofare, l'aporia di creare l'oggetto stesso della ricerca (proprio come la caccia alla volpe: la volpe viene liberata e poi si sguinzagliano i cani...).

Citazione di: green demetr il 16 Febbraio 2018, 18:50:05 PM
Certamente può essere utile per uscire dai pesi delle metafisiche idealizzanti, utilizzare l'arma dell'ironia, il coltellino svizzero per aprire i cieli nichilisti.
Anzi forse addirittura farne proprio il fine, il ludismo creativo che va assieme ai bernoccoli della realtà
... "ludismo" che va assieme al luddismo per i meccanismi che impediscono le rotture paradigmatiche.

Citazione di: green demetr il 16 Febbraio 2018, 18:50:05 PM
Io ahimè, proprio non ci riesco.  :-[  (deve essere questione zodiacale, mi pare buona come scusa  ;) )
O meglio a volte ci riesco molto bene, è che poi mi sento male.....mistero.... (o meglio non voglio dissipare qualche spettro, in fin dei conti innnocuo, a cui ormai sono affezionato  ;) ).
Già, ci sono gli spettri che non ci fanno dormire e quelli che invece ci sussurrano la ninna nanna  ;D

Citazione di: green demetr il 16 Febbraio 2018, 18:50:05 PM
Sono soddisfatto di questo 3d, mi succede di rado...grazie  :)
A te! :)

Raffaele Pisani

Io non saprei cosa rispondere alla questione dell'antropocentrismo come grave malattia della filosofia e della religione. D'altra parte, pensare l'uomo come qualitativamente superiore agli altri esseri terrestri non mi pare si possa far coincidere con la concezione antropocentrica. Storicamente il termine antropocentrismo è nato in contrapposizione a teocentrismo, segnando il passaggio dal medioevo all'umanesimo.
La nascita nel XV secolo della rappresentazione prospettica può essere considerata in un certo senso espressione della visione antropocentrica che diventa dominante nella civiltà dell'Occidente; il punto di vista individuale diventa criterio di verità, non si tratta di una visione fantasiosa, caleidoscopica ed arbitraria ma di un processo rigoroso che porta ogni mente umana a convergere su di una realtà intersoggettivamente coincidente.
Parallelamente la riflessione filosofica cartesiana nel Metodo e nelle Meditazioni porta a concepire l'io pensante come pienamente capace di cogliere la realtà, è pur vero che Cartesio ricorre a Dio come garante della stessa che l'uomo percepisce e concepisce, ma il cartesianesimo che segue porterà a vedere il mondo indipendentemente da Dio.
Così all'umanesimo che, con Pico della Mirandola, esaltava la dignità dell'uomo, visto come creatura di Dio, segue un umanesimo antropocentrico che dimentica Dio e che poi correnti razionalistiche negheranno decisamente.
Questo mi pare essere l'antropocentrismo.

green demetr

Citazione di: Raffaele Pisani il 12 Giugno 2018, 15:00:03 PM
Io non saprei cosa rispondere alla questione dell'antropocentrismo come grave malattia della filosofia e della religione. D'altra parte, pensare l'uomo come qualitativamente superiore agli altri esseri terrestri non mi pare si possa far coincidere con la concezione antropocentrica. Storicamente il termine antropocentrismo è nato in contrapposizione a teocentrismo, segnando il passaggio dal medioevo all'umanesimo.
La nascita nel XV secolo della rappresentazione prospettica può essere considerata in un certo senso espressione della visione antropocentrica che diventa dominante nella civiltà dell'Occidente; il punto di vista individuale diventa criterio di verità, non si tratta di una visione fantasiosa, caleidoscopica ed arbitraria ma di un processo rigoroso che porta ogni mente umana a convergere su di una realtà intersoggettivamente coincidente.
Parallelamente la riflessione filosofica cartesiana nel Metodo e nelle Meditazioni porta a concepire l'io pensante come pienamente capace di cogliere la realtà, è pur vero che Cartesio ricorre a Dio come garante della stessa che l'uomo percepisce e concepisce, ma il cartesianesimo che segue porterà a vedere il mondo indipendentemente da Dio.
Così all'umanesimo che, con Pico della Mirandola, esaltava la dignità dell'uomo, visto come creatura di Dio, segue un umanesimo antropocentrico che dimentica Dio e che poi correnti razionalistiche negheranno decisamente.
Questo mi pare essere l'antropocentrismo.

Mi sembra una tipica lezione da manuale di filosofia. Oddio ci sta, non mi fraintendere. ;)
(benvenuto a proposito!)
Il punto al di là del racconto scolastico, è di vedere cosa ne pensi tu, personalmente, all'altezza dei tempi, ossia del tuo vivere quotidiano.
Non quello di riferirsi a periodi storici "andati". A me sembra più interessante no?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

paul11

Citazione di: Socrate78 il 06 Febbraio 2018, 19:43:59 PM
Io credo che tra le più gravi storture della religione e della filosofia ci sia l'antropocentrismo, cioè la convinzione che l'uomo sia QUALITRATIVAMENTE superiore agli animali e alle altre creature esistenti sul pianeta. L'antropocentrismo genera tracotanza e superbia, fa in modo che l'uomo si senta in diritto di prevaricare sugli altri esseri visi come inferiori e secondo me genera assurdità, come la credenza superstiziosa di molte religioni secondo cui l'uomo è dotato di anima mentre gli animali ne sarebbero privi. L'uomo è sicuramente più evoluto cerebralmente, ha capacità di astrazione superiori, ma la materia di cui noi siamo fatti è la stessa di cui anche una pianta è dotata: non siamo costituiti da qualcosa di alieno, gli atomi e gli elettroni sono gli stessi. Anche la credenza nell'esistenza di un Io individuale secondo me è illusoria e per certi aspetti dannosa: essa, pur essendo utile allo sviluppo della nostra personalità,  fa sì che ci sentiamo separati dalla natura e dalle cose, e in nome di questo Ego rischiamo di prevaricare, mentre dovremmo al limite solo accrescere la nostra consapevolezza per migliorare la nostra vita e quella altrui. Anche voi credete che l'antropocentrismo sia falso?
ciao Socrate 78,
hai ragione.
Ho letto alcuni commenti del topic e non seguono il contesto del pensiero storico filosofico e religioso.
Prima della modernità che ha costruito l'antropocentrismo grazie all'illusione umanista che ci sta portando verso un baratro, la cultura era focalizzata nella religione nei tre domini:divino, natura, umano che in filosofia corrispondevano al nomos, alla natura, alla polis. Allora si parlava del rapporto psiche( che in verità è psuchè) con il nous(quest'ultimo è un concetto perso e ridefinito appunto antropologicamente dalla storia occidentale).
In sintesi l'uomo doveva seguire gli ordini e le regole che apparivano dalla natura e dal cielo(nelle religioni dalle rivelazioni delle sacre scritture divine). Questo limitava perchè regolava e ordinava l'uomo in quanto la polis doveva seguire un ordine organizzativo sociale il cui punto di riferimento era "esterno" all'uomo.
L'antropocentrismo, per farla breve, lo dice il termine, "centra" su se stessi il parametro di riferimento, spacciando per liberazione il disfarsi delle culture che avevano insegnato il senso del limite.Così l'esaltazione umana della propria particolarità finisce non solo per non avere un limite, ma di rovesciare le regole di natura, di dichiarare vero e giusto ciò che prima era falso e ingiusto.
Ne sortisce la natura egoistica umana, che se prima era limitata e contenuta dell'ordine sociale della polis, ora il singolo si oppone alla volontà generale, perchè l'antropocentrismo esalta il singolo non il sociale, esalta le culture del profitto non delle comunità, esalta lo sfruttamento non l'armonia fra energia naturale e ambiente e nostro uso della natura.
La fine dell'antropocentrismo è l'uomo solo, con il suo consolatorio egoismo che lo porterà alla distruzione di se stesso

viator

Salve. Scusate, ma mi sembra di notare una seria confusione tra antropocentrismo, individualismo ed egoismo.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Raffaele Pisani

Citazione di: green demetr il 13 Giugno 2018, 10:03:09 AM
Citazione di: Raffaele Pisani il 12 Giugno 2018, 15:00:03 PMIo non saprei cosa rispondere alla questione dell'antropocentrismo come grave malattia della filosofia e della religione. D'altra parte, pensare l'uomo come qualitativamente superiore agli altri esseri terrestri non mi pare si possa far coincidere con la concezione antropocentrica. Storicamente il termine antropocentrismo è nato in contrapposizione a teocentrismo, segnando il passaggio dal medioevo all'umanesimo. La nascita nel XV secolo della rappresentazione prospettica può essere considerata in un certo senso espressione della visione antropocentrica che diventa dominante nella civiltà dell'Occidente; il punto di vista individuale diventa criterio di verità, non si tratta di una visione fantasiosa, caleidoscopica ed arbitraria ma di un processo rigoroso che porta ogni mente umana a convergere su di una realtà intersoggettivamente coincidente. Parallelamente la riflessione filosofica cartesiana nel Metodo e nelle Meditazioni porta a concepire l'io pensante come pienamente capace di cogliere la realtà, è pur vero che Cartesio ricorre a Dio come garante della stessa che l'uomo percepisce e concepisce, ma il cartesianesimo che segue porterà a vedere il mondo indipendentemente da Dio. Così all'umanesimo che, con Pico della Mirandola, esaltava la dignità dell'uomo, visto come creatura di Dio, segue un umanesimo antropocentrico che dimentica Dio e che poi correnti razionalistiche negheranno decisamente. Questo mi pare essere l'antropocentrismo.
Mi sembra una tipica lezione da manuale di filosofia. Oddio ci sta, non mi fraintendere. ;) (benvenuto a proposito!) Il punto al di là del racconto scolastico, è di vedere cosa ne pensi tu, personalmente, all'altezza dei tempi, ossia del tuo vivere quotidiano. Non quello di riferirsi a periodi storici "andati". A me sembra più interessante no?
Citazione di: Raffaele Pisani il 12 Giugno 2018, 15:00:03 PMIo non saprei cosa rispondere alla questione dell'antropocentrismo come grave malattia della filosofia e della religione. D'altra parte, pensare l'uomo come qualitativamente superiore agli altri esseri terrestri non mi pare si possa far coincidere con la concezione antropocentrica. Storicamente il termine antropocentrismo è nato in contrapposizione a teocentrismo, segnando il passaggio dal medioevo all'umanesimo. La nascita nel XV secolo della rappresentazione prospettica può essere considerata in un certo senso espressione della visione antropocentrica che diventa dominante nella civiltà dell'Occidente; il punto di vista individuale diventa criterio di verità, non si tratta di una visione fantasiosa, caleidoscopica ed arbitraria ma di un processo rigoroso che porta ogni mente umana a convergere su di una realtà intersoggettivamente coincidente. Parallelamente la riflessione filosofica cartesiana nel Metodo e nelle Meditazioni porta a concepire l'io pensante come pienamente capace di cogliere la realtà, è pur vero che Cartesio ricorre a Dio come garante della stessa che l'uomo percepisce e concepisce, ma il cartesianesimo che segue porterà a vedere il mondo indipendentemente da Dio. Così all'umanesimo che, con Pico della Mirandola, esaltava la dignità dell'uomo, visto come creatura di Dio, segue un umanesimo antropocentrico che dimentica Dio e che poi correnti razionalistiche negheranno decisamente. Questo mi pare essere l'antropocentrismo.
Citazione di: green demetr il 13 Giugno 2018, 10:03:09 AM
Citazione di: Raffaele Pisani il 12 Giugno 2018, 15:00:03 PMIo non saprei cosa rispondere alla questione dell'antropocentrismo come grave malattia della filosofia e della religione. D'altra parte, pensare l'uomo come qualitativamente superiore agli altri esseri terrestri non mi pare si possa far coincidere con la concezione antropocentrica. Storicamente il termine antropocentrismo è nato in contrapposizione a teocentrismo, segnando il passaggio dal medioevo all'umanesimo. La nascita nel XV secolo della rappresentazione prospettica può essere considerata in un certo senso espressione della visione antropocentrica che diventa dominante nella civiltà dell'Occidente; il punto di vista individuale diventa criterio di verità, non si tratta di una visione fantasiosa, caleidoscopica ed arbitraria ma di un processo rigoroso che porta ogni mente umana a convergere su di una realtà intersoggettivamente coincidente. Parallelamente la riflessione filosofica cartesiana nel Metodo e nelle Meditazioni porta a concepire l'io pensante come pienamente capace di cogliere la realtà, è pur vero che Cartesio ricorre a Dio come garante della stessa che l'uomo percepisce e concepisce, ma il cartesianesimo che segue porterà a vedere il mondo indipendentemente da Dio. Così all'umanesimo che, con Pico della Mirandola, esaltava la dignità dell'uomo, visto come creatura di Dio, segue un umanesimo antropocentrico che dimentica Dio e che poi correnti razionalistiche negheranno decisamente. Questo mi pare essere l'antropocentrismo.
Mi sembra una tipica lezione da manuale di filosofia. Oddio ci sta, non mi fraintendere. ;) (benvenuto a proposito!) Il punto al di là del racconto scolastico, è di vedere cosa ne pensi tu, personalmente, all'altezza dei tempi, ossia del tuo vivere quotidiano. Non quello di riferirsi a periodi storici "andati". A me sembra più interessante no?

Raffaele Pisani

Ringrazio per il benvenuto, non sono pratico delle procedure per rispondere, spero vogliate scusarmi. Per ciò che riguarda i tempi "andati" della storia e la necessaria attenzione per all'attualità, mi viene da dire che l'oblio della storia è più che mai un tema attuale. Sono d'accordo con la breve nota inserita da Viator sulla confusione  riguardo ai termini: antropocentrismo, individualismo ed egoismo; forse anch'io ho contribuito alla poca chiarezza.
Cercare di vedere la nascita e lo sviluppo storico di un determinato concetto consente quel minimo di condivisione semantica che ci permette di dire che parliamo della stessa cosa. Inoltre, la riflessione sulla storia del pensiero ci induce a quella necessaria umiltà  che ci fa comprendere che le nostre idee sono in gran parte eredità dell'umanità passata.
 

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