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La morte

Aperto da daniele75, 09 Novembre 2019, 07:44:10 AM

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paul11

Citazione di: bobmax il 25 Novembre 2019, 08:46:53 AM
Ciao Paul11

Il Bene è il Fondamento!

Se ci limitiamo al pensiero razionale, continuiamo a scavare senza costrutto, perché dimentichi di ciò che fonda questo stesso nostro pensiero.

Occorre capovolgere completamente le premesse!

Il Bene non è qualcosa che appare o meno nell'esserci, dove viviamo nella contraddizione, dove c'è pure il male.
Nell'esserci vi è un po' di male e un po' di bene, ma mai il Bene assoluto!

Tu ti domandi cosa sia il Bene...
Questa tua stessa domanda mostra la dimenticanza dell'Essere.
Vorresti porre davanti a te il Bene a guisa di un qualcosa, per poter stabilire che cos'è!
Vorresti conoscere ciò che ti fonda!

Per avvertire l'assurdità di questa pretesa, occorre andare all'inferno.
Solo lì infatti il Bene è certo.
ciao Bobmax,
Se ogni cosa che esiste ha una sua significazione, persino il lager, le bestialità, il male ha una sua necessità nella regola universale; anche lo stesso morire, il dipartire.

Tu dici che il Bene è assoluto, potrei essere d'accordo come estrema sintesi. E' la dimostrazione del pensiero che manca per arrivare a definire Bene. Potrei dirti che l'inferno è già qui e ora, essendo
la terra infero rispetto al supero universale, , essendo qui nelle esistenze, nella vita, dove si combatte il Bene e il Male dove è difficile scegliere il grano dalla gramigna.

Se il Bene è assoluto è eterno come la verità, ma il divenire del destino umano ci offre la manifestazione anche del male, noi stessi possiamo fare del male, deve esserci una relazione a questo male necessario rispetto a quel Bene assoluto ed è proprio nel piano della nostra vita, esistenza, esser-ci, che deve rivelarsi questa diatriba come rivelazione,come verità.
E' il superamento del male che può essere anche in noi per arrivare a quel bene assoluto?
Questo è già uno dei significati della nostra esistenza

myfriend

Citazione di: Phil il 25 Novembre 2019, 12:56:36 PM
Citazione di: myfriend il 25 Novembre 2019, 09:26:54 AM
Ad esempio, la filosofia non si pone la domanda cruciale: Se il nostro corpo è solo una entità virtuale creata dal nostro cervello all'interno del videogame, che cos'è in realtà il nostro corpo nella realtà REALE fuori dal videogame?
Altra domanda ignorata totalmente dalla filosofia: Perchè nel videogame percepiamo "nascita" e "morte" quando invece nella realtà REALE nulla nasce e nulla muore (Primo principio della termodinamica)? Cosa sono "nascita" e "morte", che noi percepiamo nel videogame, dal punto di vista della realtà REALE...o se le collochiamo nella realtà REALE?
La filosofia attuale si pone questi problemi, dialoga con le scienze e, come sempre, cerca persino di sbilanciarsi per anticipare possibili esiti o percorsi di sviluppo delle scienze stesse, in attesa che esse li compiano o li dimostrino impercorribili (perché sono due approcci che anche quando percorrono la stessa strada, fianco a fianco, non possono pestarsi i piedi, avendo livelli di approfondimento, metodi, impostazioni, etc. ben differenti). La filosofia antica non è l'unica filosofia possibile, anzi, limitarsi ad essa significa per me continuare a pensare con categorie inattuali (o usarle metaforicamente), almeno tanto quanto riprenderle ed attualizzarle (alle luce di tutti ciò che quei filosofi non potevano sapere) è invece fertile terreno di indagine filosofica.
Non tutta la filosofia resta arroccata nella basilare logica aristotelica (come se dopo di lui tale disciplina non avesse fatto proliferare altre logiche) o diffida a priori dei sensi e della tecnica (come se la mente fosse più affidabile e potesse prescindere dagli input esterni), anziché indagare con sensi, tecnica e mente i rispettivi limiti (al riguardo ricordo sempre volentieri la metafora della barca di Neurath).
Quando si parla di filosofia, soprattutto nel vecchio continente, si rischia di ancorarsi agli inizi del '900, tuttavia la filosofia non è letteralmente morta durante quel secolo (tranne per chi pensa che «filosofia» sia sinonimo di «metafisica» classica, de gustibus), ha solo ritarato i suoi discorsi su tematiche contemporanee (come d'altronde fanno tutte le discipline umane, tecniche e non), discorsi che deludono sicuramente gli amanti della teoresi ontologica dell'"ancien regime" (teoresi tutt'ora praticabile), ma che restano nondimeno discorsi ritenuti filosofici, nel senso attuale del termine, da chi fa filosofia (docenti di filosofia, etc.).

Thomas Metzinger, Richard Rorty, Jaegwon Kim, etc. vengono considerati filosofi e, per le tematiche più contemporanee, credo abbiano qualcosa da dire sugli interrogativi che hai posto (a differenza di neoplatonici, neotomisti, etc.). Non lasciarti fuorviare da un forum di nietzschiani, spiritualisti e altre strambe correnti.
Questo si è un discorso interessante.
Non si può far finta che le conclusioni alle quali è giunta la Scienza semplicemente non esistano.
Anzi...come giustamente hai detto tu, le conclusioni scientifiche attuali richiedono di essere inquadrate in una nuova visione filosofica.
Perchè la scienza si limita a dirci che "tutto è energia o manifestazione di forme di energia (anche il nostro corpo)...e che l'energia non si crea e non si distrugge ma cambia forma...e che l'energia nella sua essenza è pura astrazione e che quello che misuriamo sono solo i suoi effetti".
Ma non dice nulla su che cosa questo implica nella comprensione e nella ridefinizione della realtà.
Questo può farlo solo la filosofia...ma occorrono nuove categorie filosofiche e nuovi concetti filosofici.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

myfriend

#122
Citazione di: paul11 il 25 Novembre 2019, 13:04:05 PM
Citazione di: bobmax il 25 Novembre 2019, 08:46:53 AM
Ciao Paul11

Il Bene è il Fondamento!

Se ci limitiamo al pensiero razionale, continuiamo a scavare senza costrutto, perché dimentichi di ciò che fonda questo stesso nostro pensiero.

Occorre capovolgere completamente le premesse!

Il Bene non è qualcosa che appare o meno nell'esserci, dove viviamo nella contraddizione, dove c'è pure il male.
Nell'esserci vi è un po' di male e un po' di bene, ma mai il Bene assoluto!

Tu ti domandi cosa sia il Bene...
Questa tua stessa domanda mostra la dimenticanza dell'Essere.
Vorresti porre davanti a te il Bene a guisa di un qualcosa, per poter stabilire che cos'è!
Vorresti conoscere ciò che ti fonda!

Per avvertire l'assurdità di questa pretesa, occorre andare all'inferno.
Solo lì infatti il Bene è certo.
ciao Bobmax,
Se ogni cosa che esiste ha una sua significazione, persino il lager, le bestialità, il male ha una sua necessità nella regola universale; anche lo stesso morire, il dipartire.

Tu dici che il Bene è assoluto, potrei essere d'accordo come estrema sintesi. E' la dimostrazione del pensiero che manca per arrivare a definire Bene. Potrei dirti che l'inferno è già qui e ora, essendo
la terra infero rispetto al supero universale, , essendo qui nelle esistenze, nella vita, dove si combatte il Bene e il Male dove è difficile scegliere il grano dalla gramigna.

Se il Bene è assoluto è eterno come la verità, ma il divenire del destino umano ci offre la manifestazione anche del male, noi stessi possiamo fare del male, deve esserci una relazione a questo male necessario rispetto a quel Bene assoluto ed è proprio nel piano della nostra vita, esistenza, esser-ci, che deve rivelarsi questa diatriba come rivelazione,come verità.
E' il superamento del male che può essere anche in noi per arrivare a quel bene assoluto?
Questo è già uno dei significati della nostra esistenza
Mi permetto di intervenire.
Non si può fare filosofia ignorando ciò che la scienza ha scoperto. In particolare la scienza ha scoperto che il nostro cervello è fatto a strati...gli strati più interni (rettiliano e paleomammaliano) sono quelli che derivano dai rettili e dai primi mammiferi che eravamo 200milioni di anni fa e 500milioni di anni fa.
Se non si considera questo si parla di aria-fritta.
Cosa significa questo?
Significa che dentro il nostro cervello ci sono i comportamenti dei rettili di 500milioni di anni fa (territorialità, attacco e fuga, egoismo).
Dentro il nostro cervello ci sono i comportamenti dei primi mammiferi aggressivi violenti e sanguinari che eravamo 200milioni di anni fa...c'è l'aggressività del lupo che sbrana l'agnello...c'è la violenza inaudita del leone che uccide il suo rivale e anche i suoi cuccioli.
E' da lì che origina il "male". E' da lì che origina auschwitz.
Non è vero che il male è necessario per riconoscere il bene. Il male esiste perchè è dentro di noi...nel nostro cervello....e risiede nel nostro istinto animale, sanguinario, violento e aggressivo...comportamento che abbiamo ereditato dalla nostra storia evolutiva.

Poi, il nostro cervello, ha anche una componente aggiuntiva...nuova....specifica nostra. La neo-corteccia. Dove c'è intelligenza, creatività, compassione, libero arbitrio (che possiamo sintetizzare col "bene").

Un'altra cosa: tu diresti che il lupo che sbrana l'agnello è "male"? Diresti che il leone che uccide i cuccioli del suo rivale è "male"? Evidentemente no.
E perchè no?
Perchè noi diciamo che nella realtà animale l'istinto mantiene l'equilibrio della vita. Le piante crescono...gli erbivori mangiano le piante, i carnivori mangiano gli erbivori. Il leone uccide i cuccioli del suo rivale. Alcuni insetti impiantano nelle loro prede le larve dei propri "figli" e questi crescono nell'organismo ospite mangiando l'organismo dall'interno mentre è ancora vivo!!!....una cosa ORRIBILE. Ma diciamo che questo è male? No....perchè diciamo che nel mondo animale tutta questa VIOLENZA e CRUDELTA' serve a mantenere l'equilibrio della vita...l'equilibrio tra le specie. Se il lupo provasse pietà per l'agnello si estinguerebbe...e non avremmo più il lupo.

E allora...perchè la violenza e crudeltà nel mondo animale non sono "male", mentre nell'homo si?
E' questa LA DOMANDA.
La domanda NON E' perchè c'è il male...il male c'è perchè ce lo abbiamo dentro di noi...nel lupo che c'è dentro di noi...nel leone che c'è dentro di noi. Perchè il nostro cervello contiene i rettili e i mammiferi (con la loro aggressività e violenza) da cui discendiamo.
Quindi la domanda è: perchè il lupo che divora l'agnello non è male...perchè il leone che uccide i cuccioli del suo avversario non è male...mentre l'homo che uccide un bambino è male? E perchè diciamo che questo è male se la violenza che noi manifestiamo è la violenza che è incarnata nel nostro DNA che deriva da quello dei mammiferi carnivori sanguinari e violenti da cui discendiamo geneticamente e che è codificata nel nostro cervello?
Questa è la DOMANDA.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ipazia

Ed è malposta. Perchè se tu dai da mangiare al lupo, pur con tutto il suo "cervello rettiliano", diventa una cagnolone. Nel giro di qualche generazione, perchè il DNA non è acqua, ma nemmeno metafisica rettiliana. Il male non sta lì. Riprova, magari avrai più fortuna.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

myfriend

#124
Citazione di: Ipazia il 25 Novembre 2019, 17:34:12 PM
Ed è malposta. Perchè se tu dai da mangiare al lupo, pur con tutto il suo "cervello rettiliano", diventa una cagnolone. Nel giro di qualche generazione, perchè il DNA non è acqua, ma nemmeno metafisica rettiliana. Il male non sta lì. Riprova, magari avrai più fortuna.
Come al solito non hai compreso la questione.
Se tu dai da mangiare al lupo, ciò non significa che il suo istinto sanguinario "non esiste". Continua ad esistere...solo che lo hai addomesticato.
Quindi, hai dato una risposta che non c'azzecca nulla.
L'istinto sanguinario esiste. Punto. Fa parte della nostra storia evolutiva. Poi noi abbiamo ANCHE la neo-corteccia con le sue NUOVE qualità che è proprio ciò che dobbiamo utilizzare per superare il "male".
Ed è proprio per questo che in noi si è sviluppata la neo-corteccia...per introdurre il "bene" nella realtà. Questo è lo SCOPO della neo-corteccia...e questo è lo SCOPO dell'homo sapiens.
Tuttavia...un homo che non sviluppa e coltiva adeguatamente la sua neo-corteccia (crescere e maturare in consapevolezza) sarà inevitabilmente guidato dalle parti ancestrali del suo cervello...cioè dalla sua natura animale aggressiva e sanguinaria.
E' per questo che è avvenuto Auschwitz.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ipazia

Hanna Arendt scompare di fronte a te. Rettilianità del male.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

il dolore è una sensazione soggettiva, per dirla alla Rosmini, una "modificazione del sentimento fondamentale corporeo", qualcosa che accade nel mio soggettivo vissuto, ma non consiste in una realtà extracoscienziale, in questo senso concordo con il considerarlo come realtà "virtuale", nell'accezione di virtuale che ora penso di aver inteso come venga qua utilizzata. La sensibilità, intesa di per sé, slegata dalle altre modalità di apprensione del mondo a cui è sempre mescolata nel concreto degli atti di esperienza tramite cui interagiamo col mondo, manca di intenzionalità, cioè non mira a rappresentare uno stato di cose oggettivo, quindi è incapace al fondare una conoscenza del reale al di là del virtuale. Una conoscenza di questo tipo potrebbe solo fondarsi sulla logica, sulla capacità del pensiero di analizzare le implicazioni coerenti tra le idee considerate nella loro essenza, in ciò a partire da cui le definiamo, per collocarle in un sistema di verità in cui essere razionalmente riconosciute come necessarie, dunque valenti oggettivamente, al di là della soggettività senziente. Questo è un punto di vista filosofico, cioè non fondato sui sensi, ma sulla logica deduttiva a priori, ed è l'unico punto di vista nel quale è possibile rendersi conto dei limiti della conoscenza sensibile riguardo alla rappresentazione del reale, in quanto, per rendersi conto di tali limiti occorre necessariamente adottare un punto di vista altro rispetto a quello a cui i limiti sono riferiti. Per questo il problema dell'uscita dal solipsismo, di una possibile conoscenza di un mondo oggettivo oltre la nostra esperienza soggettiva è sempre stato un classico tema gnoseologico e filosofico, dalla gnoseologia platonica, a quella aristotelica, allo scetticismo, ad Agostino, Cartesio, l'empirismo, il criticismo kantiano, la fenomenologia. Non inganni il fatto che la filosofia parta dal "videogame", dalla coscienza, nell'accezione fenomenologica questo non vuol dire restare chiusi nel videogame, al contrario, si tratta di un passaggio metodologico fondamentale in cui si analizzano le varie forme con cui la coscienza si relaziona al mondo, e si valutano i limiti entro cui ciascuna di queste forme appare legittimata a fondare discorsi sensati, evitando sovrapposizioni. Cioè un atteggiamento critico in cui si parte dalla soggettività per verificarne la validità di modi in cui intenzionalmente si riferisce a un mondo oggettivo posto oltre essa. Al contrario, sono proprio quei saperi fondati sulla sensibilità, come quelli naturalistici, che sono impossibilitati a risolvere il problema di una realtà oggettiva posta al di là della soggettività, proprio perché i sensi, a differenza del pensiero, non hanno intenzionalità, cioè non mirano ad alcun riferimento extrasoggettivo, ed è impossibile che una conoscenza fondata per via sensibile possa riconoscere i limiti della rappresentazione sensibile, altrimenti dovrebbe autoinvalidarsi misconoscendo la sua base fondativa. E non inganni nemmeno il fatto che fisici o altri scienziati naturalistici abbiano operato riflessioni di questo genere: la filosofia non va intesa come un gruppo di filosofi manualisticamente etichettati come tali, ma come forma mentis presente e operante, in modo più o meno esplicito e riflesso, in ogni persona dotata di raziocinio, a prescindere dal mestiere che svolge o dal campo di studi a cui si dedica. Quindi quando un fisico afferma che "tutto è energia" non sta pensando da fisico, ma da filosofo, perché sta affermando qualcosa che non può essere verificato per via sensibile, dato che il concetto di totalità trascende ogni finitezza delle cose che la sensibilità registra in noi, anche se poi applicherà questa intuizione filosofica (anche se non riconosciuta come tale) all'interno del suo specifico ambito di ricerca fisico. Questo perché la filosofia fonda i criteri primi e universali che tutte le altre scienze implicitamente devono applicare e inserire nelle loro metodologie, per quanto vengano per così dire "lasciati sullo sfondo", senza una tematizzazione ad hoc.

Intendendo "spiritualismo" come posizione di una realtà spirituale trascendente quella fisica, questa "stramba corrente" è in realtà l'unica entro la quale la possibilità di filosofare resta sensata, in quanto si attribuisce ad esso uno specifico ambito di indagine, distinto da quelli per i quali le scienze naturali appaiono sufficienti a esplicare le questioni. Una volta riconosciuto ciò, si può discutere se intendere questa trascendenza come trascendenza sostanziale, come nella metafisica teista oppure più come una forma logica globale applicata a un contenuto che però coincide immanentisticamente con quello del mondo materiale e storico, come nelle forme dell'idealismo moderno, ma in ogni caso resterà sempre un livello di realtà da indagare con una metodologia filosofica propria, non induttiva e sperimentale, ma deduttiva e dialettica, dato che nessuna induzione potrà mai giungere alla visione della totalità

Freedom

Gli ultimi post sono una interessante prospettiva del bene/male. Non riesco tuttavia a comprendere come si possano innervare nel tema della morte.

Comunque

Citazione di: myfriend il 25 Novembre 2019, 17:17:14 PM
Quindi la domanda è: perchè il lupo che divora l'agnello non è male...perchè il leone che uccide i cuccioli del suo avversario non è male...mentre l'homo che uccide un bambino è male? E perchè diciamo che questo è male se la violenza che noi manifestiamo è la violenza che è incarnata nel nostro DNA che deriva da quello dei mammiferi carnivori sanguinari e violenti da cui discendiamo geneticamente e che è codificata nel nostro cervello?
Questa è la DOMANDA.
Dal mio punto di vista anche gli animali commettono il male. Poi hanno meno responsabilità (forse nessuna) degli esseri umani perché hanno meno libero arbitrio (forse niente). Ma di male ne fanno eccome!

Ed anche gli uomini non hanno tutto 'sto libero arbitrio che sembra ma, per quel poco che vale la mia opinione, non è nemmeno tutto servo arbitrio. Quindi anche gli uomini hanno le loro belle responsabilità.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

myfriend

Citazione di: Freedom il 25 Novembre 2019, 19:24:44 PM
Gli ultimi post sono una interessante prospettiva del bene/male. Non riesco tuttavia a comprendere come si possano innervare nel tema della morte.

Comunque

Citazione di: myfriend il 25 Novembre 2019, 17:17:14 PM
Quindi la domanda è: perchè il lupo che divora l'agnello non è male...perchè il leone che uccide i cuccioli del suo avversario non è male...mentre l'homo che uccide un bambino è male? E perchè diciamo che questo è male se la violenza che noi manifestiamo è la violenza che è incarnata nel nostro DNA che deriva da quello dei mammiferi carnivori sanguinari e violenti da cui discendiamo geneticamente e che è codificata nel nostro cervello?
Questa è la DOMANDA.
Dal mio punto di vista anche gli animali commettono il male. Poi hanno meno responsabilità (forse nessuna) degli esseri umani perché hanno meno libero arbitrio (forse niente). Ma di male ne fanno eccome!

Ed anche gli uomini non hanno tutto 'sto libero arbitrio che sembra ma, per quel poco che vale la mia opinione, non è nemmeno tutto servo arbitrio. Quindi anche gli uomini hanno le loro belle responsabilità.

Gli ultimi post sono una interessante prospettiva del bene/male. Non riesco tuttavia a comprendere come si possano innervare nel tema della morte.

Si innervano nel tema della morte perchè hanno una origine comune.

Il "male" risiede negli strati ancestrali del nostro cervello (cervello rettiliano e cervello limbico o paleomammaliano). E risiede lì perchè lì sono codificati gli istinti di base animali (egoismo, aggressività, violenza, territorialità, competizione, sottomissione al branco e al capo-branco, attacco e fuga, paura e fuga, dolore, gioia, gratificazione etc etc) che abbiamo ereditato dalla nostra storia evolutiva (cioè dai pesci, rettili e primi mammiferi).
Allo stesso modo la "morte" risiede lì, nello stesso punto. Cioè risiede nella parte ancestrale del nostro cervello dove stanno i meccanismi istintivi animali di base che elaborano gli impulsi bio-elettrici che provengono dai nostri sensi e dal sistema nervoso periferico e che, a partire da questi, costruiscono la "visione di realtà" (o "realtà virtuale" o videogame) in cui noi vediamo e percepiamo cose distinte e separate che si muovono nello spazio-tempo e che "nascono" e "muoiono".

Noi siamo inseriti in questo videogame creato dal nostro cervello. E, in questo videogame, c'è sia il "male" che la "morte".
E' la nostra neo-corteccia - la nostra "natura superiore" - che ci consente di comprendere che la percezione di realtà creata dal nostro cervello (dalla "natura inferiore" del nostro cervello) è solo un videogame che esiste tutto e solo nella nostra testa.

Certo è che la nostra natura superiore dobbiamo risvegliarla...coltivarla...altrimenti viviamo completamente risucchiati nel videogame creato dalla nostra natura inferiore e pensiamo che le cose davvero "nascono" e "muoiono"...cioè senza l'aiuto di una natura superiore adeguatamente consapevole e risvegliata, finiamo completamente risucchiati dalla nostra natura inferiore e dal videogame che essa crea...e pensiamo che il videogame sia reale...pensiamo che le cose davvero "nascono" e davvero "muoiono".
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Sariputra

"Morte" è un termine convenzionale per definire la cessazione delle funzioni vitali in un organismo vivente o di parte di esso ("quel ramo dell'albero è morto").Non significa ovviamente che si scompare nel nulla, come nella 'nascita' non si proviene dal nulla. Gli elementi che compongono il corpo cadaverico accelerano la loro trasformazione, mutano., si decompongono. Il termine 'de-composizione' illustra l'esito di questo processo che è la morte. Un corpo che si è composto si de-compone. Viene a mancare la necessaria correlazione funzionale tra gli organi che formano un 'vivente'. C'è qualcosa che cessa (la necessaria attività e correlazione funzionale degli organi). Questa è la morte. Dire che "in realtà non esiste la morte o la nascita" significa non osservare che qualcosa viene in essere ( l'inizio della necessaria attività e correlazione funzionale degli organi) e qualcosa cessa .
Il temine 'morte/death/mortem/मौत'' '  è una designazione mentale per quel particolare stato degli organi che compongono un corpo che cessano la loro attività e correlazione funzionale. Non si forma e cessa per 'magia' ma seguendo un processo. E' evidente che la realtà è un susseguirsi e intrecciarsi di processi, ma il linguaggio 'ferma' in definizioni questi processi che sfuggono altrimenti alla possibilità di conoscere che è de-finire. Quando conosco? Quando de-finisco , cioè quando descrivo con parole precise e appropriate le qualità, le caratteristiche essenziali di qualcosa. Naturalmente posso essere consapevole che nascita e morte sono processi e che non esiste un punto preciso (se non in senso convenzionale..) di nascita e uno di morte, ciononostante nascita e morte sono forme della conoscenza.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

myfriend

#130
@Sariputra

Ciò che noi vediamo, percepiamo, sentiamo, odoriamo, tocchiamo...cioè quella che noi definiamo "realtà" e che abbiamo davanti agli occhi e nella quale ci muoviamo è, a tutti gli effetti, una costruzione del nostro cervello di cui siamo totalmente inconsapevoli. E' il nostro cervello che ci fa percepire la realtà come fatta da una collezione di oggetti distinti e separati che si muovono nello spazio-tempo....che "nascono", "vivono" e poi "muoiono". Noi pensiamo che questa "realtà" sia reale...ma è solo una "realtà virtuale" costruita dal nostro cervello in cui noi siamo inseriti...come se fosse un videogame (Non è una "illusione" che non esiste...ma è un videogame creato dal nostro cervello che esiste tutto e solo nella nostra testa).

Il nostro cervello elabora segnali bio-elettrici che provengono dai nostri sensi e dal nostro sistema nervoso periferico. E costruisce nella nostra mente ciò che noi chiamiamo "realtà". In questo videogame costruito dal nostro cervello le cose "nascono", "crescono" e "muoiono".
Tutti i nostri pensieri, le nostre motivazioni, le nostre azioni nascono all'interno di questo videogame che esiste tutto e solo nella nostra testa. Noi pensiamo di agire "consapevolmente"....ma in realtà stiamo agendo all'interno di una realtà virtuale costruita dal nostro cervello e che esiste solo e tutta nella nostra testa e, di questo fatto, siamo totalmente inconsapevoli.

Al di là della realtà virtuale costruita dal nostro cervello...all'interno della quale esiste il nostro IO, i nostri pensieri, le nostre filosofie, le nostre fedi, la nostra gioia, la nostra sofferenza, le nostre paure, i nostri desideri e tutto il resto....esiste la realtà REALE che segue logiche del tutto diverse e della quale noi non siamo consapevoli perchè il nostro cervello non la capta e non la percepisce.

Quindi....noi non siamo consapevoli del fatto che la realtà che percepiamo con i nostri sensi è solo una "realtà virtuale" - un videogame - costruito dal nostro cervello e che esiste solo e tutta nella nostra testa...e pensiamo che tutto ciò che viviamo in questo videogame sia reale. E, inoltre, non siamo consapevoli nemmeno del fatto che, al di là di questa "realtà virtuale" creata dal nostro cervello, esiste una realtà REALE che segue logiche del tutto diverse che il nostro cervello non percepisce e non può percepire, ma che è, a tutti gli effetti, la vera e unica realtà esistente.

Comprendere questo dualismo è il primo passo verso la consapevolezza.
Poichè ci consente di porci due domande:
1- che cos'è la realtà virtuale o videogame (in cui percepiamo cose distinte e separate che si muovono nello spazio-tempo e dove le cose "nascono" e "muoiono") creata dal nostro cervello e quali sono le dinamiche che la regolano? Come vivo io dentro questa realtà virtuale?
2- che cos'è la realtà REALE che esiste al di là del nostro cervello (dove lo spazio-tempo non esiste e dove la "morte" non esiste e nemmeno la "nascita", perchè nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma) e quali sono le dinamiche che la regolano? Si può vivere in questa realtà REALE se si trova al di là di ciò che il nostro cervello riesce a percepire e al di là del videogame - nel quale siamo inseriti - creato dal nostro cervello?

Questa è la vera e unica questione: comprendere e diventare consapevoli del dualismo della "caverna di Platone".
Tutto il resto è "aria fritta".
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

bobmax

Citazione di: paul11
ciao Bobmax,
Se ogni cosa che esiste ha una sua significazione, persino il lager, le bestialità, il male ha una sua necessità nella regola universale; anche lo stesso morire, il dipartire.

Tu dici che il Bene è assoluto, potrei essere d'accordo come estrema sintesi. E' la dimostrazione del pensiero che manca per arrivare a definire Bene. Potrei dirti che l'inferno è già qui e ora, essendo
la terra infero rispetto al supero universale, , essendo qui nelle esistenze, nella vita, dove si combatte il Bene e il Male dove è difficile scegliere il grano dalla gramigna.

Se il Bene è assoluto è eterno come la verità, ma il divenire del destino umano ci offre la manifestazione anche del male, noi stessi possiamo fare del male, deve esserci una relazione a questo male necessario rispetto a quel Bene assoluto ed è proprio nel piano della nostra vita, esistenza, esser-ci, che deve rivelarsi questa diatriba come rivelazione,come verità.
E' il superamento del male che può essere anche in noi per arrivare a quel bene assoluto?
Questo è già uno dei significati della nostra esistenza

Ciao Paul11

L'inferno non è quello che tu descrivi, è ben altro.

Perché l'inferno non ha nulla a che vedere con l'eterno conflitto tra bene e male.

L'inferno è il ritrovarmi colpevole senza speranza di redenzione. E' lo scoprire di essere, proprio io, il Male!
Questa constatazione, che è assolutamente vera, mi condanna ipso facto all'inferno.
E l'inferno è per sempre.

In questa assoluta desolazione, il Bene brilla come non mai!
Il Bene è ora certo, come certa e giusta è la mia condanna per l'eternità.

Vi è altro modo per sincerarsi del Bene?

Non lo so.
Ma mi sa che l'inferno sia il destino inevitabile di chi cerca la Verità.

Vi si entra di propria volontà. Senza alcuna speranza di salvezza. Perché è impossibile!

Ma per Dio tutto è possibile...


Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

La morte é il vaso di Pandora. Impossibile restare it !
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Phil il 25 Novembre 2019, 12:56:36 PM
Non lasciarti fuorviare da un forum di nietzschiani, spiritualisti e altre strambe correnti.
Citazione di: davintro il 25 Novembre 2019, 19:18:05 PM
Intendendo "spiritualismo" come posizione di una realtà spirituale trascendente quella fisica, questa "stramba corrente" è in realtà l'unica entro la quale la possibilità di filosofare resta sensata
A scanso di eventuali equivoci: con «strambe correnti» non mi riferivo né a Nietzsche né allo spiritualismo, ma alle altre posizioni che non ho citato (fra cui anche la mia, per intenderci).

Citazione di: davintro il 25 Novembre 2019, 19:18:05 PM
Una conoscenza di questo tipo potrebbe solo fondarsi sulla logica, sulla capacità del pensiero di analizzare le implicazioni coerenti tra le idee considerate nella loro essenza, in ciò a partire da cui le definiamo, per collocarle in un sistema di verità in cui essere razionalmente riconosciute come necessarie, dunque valenti oggettivamente, al di là della soggettività senziente. Questo è un punto di vista filosofico, cioè non fondato sui sensi, ma sulla logica deduttiva a priori, ed è l'unico punto di vista nel quale è possibile rendersi conto dei limiti della conoscenza sensibile riguardo alla rappresentazione del reale, in quanto, per rendersi conto di tali limiti occorre necessariamente adottare un punto di vista altro rispetto a quello a cui i limiti sono riferiti [...] sono proprio quei saperi fondati sulla sensibilità, come quelli naturalistici, che sono impossibilitati a risolvere il problema di una realtà oggettiva posta al di là della soggettività, proprio perché i sensi, a differenza del pensiero, non hanno intenzionalità, cioè non mirano ad alcun riferimento extrasoggettivo, ed è impossibile che una conoscenza fondata per via sensibile possa riconoscere i limiti della rappresentazione sensibile, altrimenti dovrebbe autoinvalidarsi misconoscendo la sua base fondativa.
Ciò sarebbe vero se partissimo dall'assunto che «tutti i sensi si sbagliano sempre»; per fortuna, non è così drammatica la situazione e sono spesso i sensi a correggere gli stessi sensi; solito esempio banale: il bastone immerso nell'acqua sembra spezzato allo sguardo, ma il tatto mi dice che non lo è (se lo tocco quando è immerso); poi la ragione mi conferma che non può spezzarsi e ricomporsi perfettamente a seconda che lo si immerga o meno; deduzione o induzione? Quella conferma dipende dall'"essenza" del legno che costituisce il bastone o dal non aver mai riscontrato un legno che si comporti in quel modo (spezzandosi e ricomponendosi)?
Da considerare che la generalizzazione e l'astrazione (che consentono di parlare di un "tutto" estensionalmente ipotetico) non sono affatto estranee ai metodi induttivi, nè alle scienze induttive; altrimenti non avremmo gran parte della scienza attuale e, soprattuto, della ricerca scientifica (inoltre, vado a memoria, anche l'intenzionalità è induttiva: la noesi del noema costruisce l'oggetto, con i suoi "adombramenti", non lo deduce; ai tempi di Husserl le neuroscienze avevano comunque un po' meno da dire rispetto a quelle attuali).
Osserverei en passant che un'induzione può falsificare mille deduzioni, ma non viceversa; per questo l'epistemologia deve riflettere su ciò che è falsificabile e ciò che non lo è (la filosofia metafisico-deduttiva può invece non porsi tale problema, nel bene e nel male).

paul11

#134
ciao Myfriend
Sei in contraddizione, spinto dall'entusiasmo scientista.
1) la natura in sé e per sé ha una morale? Se dici di no allora...
2) Se l'uomo ha un cervello evolutivo e la natura non ha morale, neppure il cervello dovrebbe avere una morale e quindi non risiederebbe nessun parte o strato di cervello deputato al bene o al male.

Chiedilo alla scienza che in filosofia della mente, composta da neuroscienze e cognitivismo e spinta dal funzionalismo non sa la relazione fra mente e cervello, predicando occorrenze, identità e sopravvenienze, non sa nemmeno dove sia la coscienza.
Però, intanto, la filosfia analitica in logica utilizza operatori modali come: possibilità e necessità che appartengono alle filosfie antiche.
Sta a vedere che tutto ritorna...alla fine.
Ti risulta che nei neuroni al microscopio elettronico abbiano visto i non-vedenti materialisti-naturalisti-relativisti, un barlume di coscienza? Chiedilo ai pseudopensatori del postmodernismo che raccontano fiabe ,facendo da fiancheggiatori allo scientismo .

Ti risulta che gli animali linguisticamente sappiano pensare alla morte propria?
Lo strato più recondito del cervello spiega l'istinto di sopravvivenza, non l'egoismo, spiega gli automatismi metabolici funzionali, come la respirazione e il battito cardiaco che non sono atti volontari della corteccia cerebrale che con le aree di Broca e Wernicke sono deputate al linguaggio.

L'evoluzione scientifica.......la più gran bufala della storia.
Ti risulta che in milioni di anni qualche scimmia sia riuscita a costituire un barlume di area linguistica e abbia saputo collegarla alla laringe per modulare le parole?
Chiedi agli scientisti di fare una seduta medianica con l'ectoplasma di Darwin.
Dopo milioni di anni nessuna specie si evolve verso l'uomo: i virus sono ancora virus, il plancton è ancora lì, i muschi i licheni, come le amebee e i protozoi. Chissà perché ognuno sta al suo posto a mantenere la catena alimentare ed ecologica e costituire gli habitat.
Nulla è più adattativo dei virus e dei batteri che ci uccidono. Sono loro non le orche o i leoni ad ucciderci e si trovano dai geyser a sotto i ghiacci dell'Antardide.

L'evoluzione quindi spiegherebbe il nostro cervello?

Che il cervello si trovi in un videogame, in stato allucinogeno per droghe, in un cervello senza corpo in una vasca, se sia in coma e addirittura il cognitivismo ritene che ascoltano nello stato fetale,se pensa, se soffre o gioisce, vive e in quanto tale non modifica affatto i fondativi della filosofia . Non sposta affatto le domande e risposte sulla vita e morte, ed eventualmente il bene e il male.
La morale non è una categoria naturale, così come la mente pensa a geometrie ,logiche, matematiche che non sono ontologie appartenenti né alla natura e neppure alla materia. Ma intanto gli scientisti che non capiscono la mente e il cervello la usano per i loro scopi.
Semmai il nostro cervello è analogico al mondo, può leggere il mondo

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