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La morte

Aperto da daniele75, 09 Novembre 2019, 07:44:10 AM

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paul11

Citazione di: bobmax il 25 Novembre 2019, 22:19:00 PM
Citazione di: paul11
ciao Bobmax,
Se ogni cosa che esiste ha una sua significazione, persino il lager, le bestialità, il male ha una sua necessità nella regola universale; anche lo stesso morire, il dipartire.

Tu dici che il Bene è assoluto, potrei essere d'accordo come estrema sintesi. E' la dimostrazione del pensiero che manca per arrivare a definire Bene. Potrei dirti che l'inferno è già qui e ora, essendo
la terra infero rispetto al supero universale, , essendo qui nelle esistenze, nella vita, dove si combatte il Bene e il Male dove è difficile scegliere il grano dalla gramigna.

Se il Bene è assoluto è eterno come la verità, ma il divenire del destino umano ci offre la manifestazione anche del male, noi stessi possiamo fare del male, deve esserci una relazione a questo male necessario rispetto a quel Bene assoluto ed è proprio nel piano della nostra vita, esistenza, esser-ci, che deve rivelarsi questa diatriba come rivelazione,come verità.
E' il superamento del male che può essere anche in noi per arrivare a quel bene assoluto?
Questo è già uno dei significati della nostra esistenza

Ciao Paul11

L'inferno non è quello che tu descrivi, è ben altro.

Perché l'inferno non ha nulla a che vedere con l'eterno conflitto tra bene e male.

L'inferno è il ritrovarmi colpevole senza speranza di redenzione. E' lo scoprire di essere, proprio io, il Male!
Questa constatazione, che è assolutamente vera, mi condanna ipso facto all'inferno.
E l'inferno è per sempre.

In questa assoluta desolazione, il Bene brilla come non mai!
Il Bene è ora certo, come certa e giusta è la mia condanna per l'eternità.

Vi è altro modo per sincerarsi del Bene?

Non lo so.
Ma mi sa che l'inferno sia il destino inevitabile di chi cerca la Verità.

Vi si entra di propria volontà. Senza alcuna speranza di salvezza. Perché è impossibile!

Ma per Dio tutto è possibile...
ciao Bobmax,
Quale sarebbe la colpa? Di esistere, di esser-ci?
La mia risposta è che necessariamente deve esserci un senso, un significato in tutto questo e qui davvero la logica si ferma .........e viene altro, quel totalizzante conoscere che riesce a scuoterci.
Per questo sono un credente. Quì siamo fra la luce e le tenebre, fra la vita e la morte.
Se ritieni il Bene come assoluto non ho nessun argomento logico per cui il Bene debba condannare la creatura umana:perchè mai? Perché mai il Bene condanna l'esistenza umana pregiudizievolmente,senza appello, senza giustizia? Non traggo nessun senso, nessun signifcato.
Noi possiamo fare del bene, comportarci bene
Persino un ateo che "sente" come un dovere di comportarsi onestamente, rettamente è indirizzato verso il bene, anche se non ci crede, anche se non lo comprende? Semplicemente lo "sente".
Non è forse dei semplici di cuore quel bene? Penso che infatti sia questa la strada di senso, l'orizzonte della vita per superare il timore della morte, qui nel divenire delle apparenze.
E' contraddittorio un Bene assoluto ed eterno ed un male eterno nel divenire incarnato da noi umani. Non regge il senso, anche se può essere pesante vivere.

La verità ,ribadisco, è da cercare in modo totalizzante, non solo per vie logiche, non solo per vie filosofiche, non solo per vie artistiche, coinvolge noi totalmente corpo e spirito, coscienza,anima.
E' un"sentire"interiore.
Se c'è il Bene c'è una Giustizia.

myfriend

#136
@paul11

La natura manifesta le qualità della Coscienza cosmica che è alla base della materia.
Non si tratta di avere o non avere morale.
Si tratta delle qualità della coscienza cosmica.
Noi SIAMO coscienza cosmica (come ogni altra forma di materia) e manifestiamo determinate qualità della coscienza cosmica.

Per "egoismo" si intende quel comportamento dell'individuo atto a trarre beneficio solo per sè. E' egoista il coccodrillo che assale un altro coccodrillo per strappargli la preda di bocca. Ed è egoista l'homo che manda un lavoratore a lavorare in un capannone pieno di amianto per accrescere le proprie ricchezze.

Torniamo alle qualità della coscienza cosmica. La violenza, l'egoismo, l'aggressività sono qualità della coscienza cosmica che si manifestano nei rettili, nei mammiferi e anche nell'homo (negli strati inferiori del nostro cervello).
Noi abbiamo la neo-corteccia perchè in noi si potessero manifestare anche altre qualità della coscienza cosmica e cioè: intelligenza, creatività, compassione, libero arbitrio.

E proprio qui sta il problema. Noi viviamo il dualismo tra la nostra natura inferiore (strati inferiori del cervello che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva: dove si manifestano le qualità di egoismo, aggressività, violenza) e la nostra natura superiore (strato superiore del cervello o neo-corteccia che è solo nostra ed è la nostra specificità: dove si manifestano intelligenza, creatività, compassione, libero arbitrio).
Solo noi viviamo questo dualismo.

L'agnello e la gazzella fanno l'agnello e la gazzella e mangiano l'erba.
Il lupo fa il lupo e mangia l'agnello.
Il leone fa il leone e mangia la gazzella.
Il sasso fa il sasso.
La galassia fa la galassia.
Sono tutte forme di materia che manifestano specifiche qualità della coscienza cosmica e sono vincolate alle leggi di natura (anch'esse manifestazioni della coscienza cosmica) che ne regolano il comportamento.
Non vivono nessun dualismo. Seguono semplicemente la loro natura per garantire l'intelligenza dell'equilibrio.

Noi, invece, possiamo, allo stesso tempo, distruggere le foreste e massacrare i bambini per costruire un oleodotto per arricchirci (egoismo, aggressività che derivano dalla nostra natura inferiore e animale che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva) o possiamo costruire ospedali per curare i bambini, salvare le foche dall'estinzione e rimboschire le montagne (creatività, compassione, intelligenza, libero arbitrio che derivano dalla nostra natura superiore dove risiedono le qualità specifiche della nostra specie).
E' da questo dualismo che nascono i concetti di "male" e "bene".

Quando agiamo in modo intenzionale a partire dalla nostra natura inferiore e mettiamo la nostra natura superiore al servizio della natura inferiore (cioè mettiamo l'intelligenza-creatività-libero arbitrio al servizio dell'egoismo, aggressività) compiamo il "male".
Quando, invece, agiamo in modo intenzionale a partire dalla nostra natura superiore e mettiamo la nostra natura inferiore al servizio della natura superiore (cioè mettiamo l'egoismo, aggressività al servizio dell'intelligenza-creatività-libero arbitrio-compassione) compiamo il "bene".

Cioè noi abbiamo una natura superiore dove risiedono le nostre qualità specifiche (che sono manifestazioni della coscienza cosmica). E il nostro scopo è vivere basandoci su questa natura superiore che è la nostra specificità....mettendo la natura inferiore (che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva) al servizio della natura superiore.
Questo è il nostro scopo.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ipazia

Citazione di: davintro il 25 Novembre 2019, 19:18:05 PM
Intendendo "spiritualismo" come posizione di una realtà spirituale trascendente quella fisica, questa "stramba corrente" è in realtà l'unica entro la quale la possibilità di filosofare resta sensata, in quanto si attribuisce ad esso uno specifico ambito di indagine, distinto da quelli per i quali le scienze naturali appaiono sufficienti a esplicare le questioni. Una volta riconosciuto ciò, si può discutere se intendere questa trascendenza come trascendenza sostanziale, come nella metafisica teista oppure più come una forma logica globale applicata a un contenuto che però coincide immanentisticamente con quello del mondo materiale e storico, come nelle forme dell'idealismo moderno, ma in ogni caso resterà sempre un livello di realtà da indagare con una metodologia filosofica propria, non induttiva e sperimentale, ma deduttiva e dialettica, dato che nessuna induzione potrà mai giungere alla visione della totalità

Non ridurrei lo spiritualismo immanentistico all'idealismo moderno. Anche una impostazione rigorosamente materialistica estrapola principi ideali dall'immanenza. Principi ideali che si coagulano in comportamenti etici che traggono i loro fondamenti da induzioni sulla realtà e deduzioni conseguenti. Posto che in ogni caso nessun teorema scientifico o filosofico può arrogarsi di possedere una "visione della totalità", ma soltanto di "totalità" contingenti e contestuali.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

Citazione di: myfriend il 25 Novembre 2019, 23:44:37 PM
@paul11

La natura manifesta le qualità della Coscienza cosmica che è alla base della materia.
Non si tratta di avere o non avere morale.
Si tratta delle qualità della coscienza cosmica.
Noi SIAMO coscienza cosmica (come ogni altra forma di materia) e manifestiamo determinate qualità della coscienza cosmica.

Per "egoismo" si intende quel comportamento dell'individuo atto a trarre beneficio solo per sè. E' egoista il coccodrillo che assale un altro coccodrillo per strappargli la preda di bocca. Ed è egoista l'homo che manda un lavoratore a lavorare in un capannone pieno di amianto per accrescere le proprie ricchezze.

Torniamo alle qualità della coscienza cosmica. La violenza, l'egoismo, l'aggressività sono qualità della coscienza cosmica che si manifestano nei rettili, nei mammiferi e anche nell'homo (negli strati inferiori del nostro cervello).
Noi abbiamo la neo-corteccia perchè in noi si potessero manifestare anche altre qualità della coscienza cosmica e cioè: intelligenza, creatività, compassione, libero arbitrio.

E proprio qui sta il problema. Noi viviamo il dualismo tra la nostra natura inferiore (strati inferiori del cervello che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva: dove si manifestano le qualità di egoismo, aggressività, violenza) e la nostra natura superiore (strato superiore del cervello o neo-corteccia che è solo nostra ed è la nostra specificità: dove si manifestano intelligenza, creatività, compassione, libero arbitrio).
Solo noi viviamo questo dualismo.

L'agnello e la gazzella fanno l'agnello e la gazzella e mangiano l'erba.
Il lupo fa il lupo e mangia l'agnello.
Il leone fa il leone e mangia la gazzella.
Il sasso fa il sasso.
La galassia fa la galassia.
Sono tutte forme di materia che manifestano specifiche qualità della coscienza cosmica e sono vincolate alle leggi di natura (anch'esse manifestazioni della coscienza cosmica) che ne regolano il comportamento.
Non vivono nessun dualismo. Seguono semplicemente la loro natura per garantire l'intelligenza dell'equilibrio.

Noi, invece, possiamo, allo stesso tempo, distruggere le foreste e massacrare i bambini per costruire un oleodotto per arricchirci (egoismo, aggressività che derivano dalla nostra natura inferiore e animale che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva) o possiamo costruire ospedali per curare i bambini, salvare le foche dall'estinzione e rimboschire le montagne (creatività, compassione, intelligenza, libero arbitrio che derivano dalla nostra natura superiore dove risiedono le qualità specifiche della nostra specie).
E' da questo dualismo che nascono i concetti di "male" e "bene".

Quando agiamo in modo intenzionale a partire dalla nostra natura inferiore e mettiamo la nostra natura superiore al servizio della natura inferiore (cioè mettiamo l'intelligenza-creatività-libero arbitrio al servizio dell'egoismo, aggressività) compiamo il "male".
Quando, invece, agiamo in modo intenzionale a partire dalla nostra natura superiore e mettiamo la nostra natura inferiore al servizio della natura superiore (cioè mettiamo l'egoismo, aggressività al servizio dell'intelligenza-creatività-libero arbitrio-compassione) compiamo il "bene".

Cioè noi abbiamo una natura superiore dove risiedono le nostre qualità specifiche (che sono manifestazioni della coscienza cosmica). E il nostro scopo è vivere basandoci su questa natura superiore che è la nostra specificità....mettendo la natura inferiore (che abbiamo ereditato dalla storia evolutiva) al servizio della natura superiore.
Questo è il nostro scopo.

Ciao Myfriend,
Un gatto di un mio vicino è più selvatico che domestico. Caccia topi, uccellini, ecc.
Un giorno di primavera un uccellino non ancora in grado di volare cadde dal nido e "urlava".
Arriva il gatto come un fulmine, ad un palmo dall'uccellino.........e si ferma, non lo attacca.
Non so se per empatia o cos'altro, ma il gatto lo ha lasciato stare e se ne è tornato sui suoi passi.

Ci sono eventi, a volte come rivelazioni, che escono dalle regole comuni e capitano anche a noi nella nostra esistenza, eventi inattesi, sorprendenti.

Non c'è egoismo negli animali c'è competizione di cibo. Ma la loro cassaforte è quasi sempre la quantità di cibo che riempie lo stomaco, Non hanno titoli, denaro, casseforti, non sterminano quasi mai e se lo fanno è in una condizione anomala,non naturale, come una faina dentro un pollaio, perché il pollaio non è naturale.

C'è chi chiama l'Essere, Bene, chi Coscienza cosmica. Tralasciando le elucubrazioni etimologiche delle parole mi trovo d'accordo con te sul discorso generale.
Sostengo infatti che vi sia un ordine(persino il disordine il caotico è dentro l'ordine), una regolarità che infatti permette a noi umani di leggere il mondo, in qualche modo persino di prevedere i fenomeni, i loro comportamenti.
Noi abbiamo una sfera della volontà che sfugge alle regole della natura terrena, ma dall'altra parte dobbiamo adattarci fisicamente al pianeta come temperatura e pressione e alle regole naturali della vita. Per questo sostengo che l'uomo sia "ambiguo".La sfera della volontà non è affatto il bene,è possibile che sia bene, ma non necessariamente, perché la volontà può fare il male. L'istinto,soprattutto di sopravvivenza non è bene o male, è neutro.
L'uomo può essere egoista, l'animale no. L'uomo ha sviluppato un pensiero e la facoltà della volontà per questo ha il libero arbitrio. L'uomo sfrutta un altro uomo e non ha un limite il suo accaparramento sui propri simili e lo sfruttamento della natura (che non è fare fruttare la natura).
Agisce seconda una propria coscienza, un atto di volontà, una libertà di scelta.
Il capobranco per quanto per diventarlo abbia duellato e senza uccidere, ora è il dominante, ma agisce per il branco, non lo sfrutta, lo difende. La nostra volontà può essere spinta verso due opposti, ciò che chiamiamo bene e male. Un uomo egoista non è colui che ruba perché non ha nulla da mangiare, ma colui che persevera avendo già abbondanza.
Gli animali si rubano il cibo perché hanno lo stomaco vuoto e non hanno frigoriferi....
Il capobranco animale quando mangia la preda era come la consuetudine, forse persa oggi, secondo cui il capofamiglia umano era il primo ad essere servito. Ma il capofamiglia e il capobranco non mangiano tutto quello che c'è,si servono solo per primi e lasciano poi agli altri che debbono sfamarsi.
E' così semplice.........eppure l'uomo ha complicato tutto.

La natura e l'universo danno segni e signifcati di armonia ed equilibrio. il nostro problema umano è nella sfera della volontà.

paul11

Citazione di: Ipazia il 25 Novembre 2019, 23:55:50 PM

.....................
Posto che in ogni caso nessun teorema scientifico o filosofico può arrogarsi di possedere una "visione della totalità", ma soltanto di "totalità" contingenti e contestuali.
ciao Ipazia,
Ma è proprio questa la differenza.
Il "pregiudizio filosofico" postato da Donquixote, consiste nella ricerca della verità.
Per quel che penso, nessuno o forse quasi nessuno può arrogarsi una verità "certa"(chissà Buddha, Gesù......)
Ma è la tensione verso questa verità che fa la differenza. Perchè cambia la vita e la prospettiva della vita. Il pensare a verità parziali cambia il quadro di riferimento e di conseguenza la ricaduta è anche di come si interpreta la vita, la cultura, e tutto ciò che ne consegue e deriva.
Per rimanere in tema, se penso alla morte in un quadro di verità parziali, sarei tentato di interpretare la morte come in sè-e-per -sè, e lo capisco.
Ma se allargo la prospettiva e dal particolare umano la mia indagine va oltre seppur comprendendo i domini fisici e naturali, non mi bastano più i paradigmi scientifici, materiali e naturali delle apparenze.
Chi dei filosofi moderni e contemporanei ha trattato della morte? Solo coloro che sanno andare oltre i domini naturali e fisici. Perchè i problemi più inquietanti nell'uomo sono anche i più scomodi da trattare, da argomentare ,da darci un senso una significazione che non sia fine a se stessa.

bobmax

Ciao Paul11

Proprio non leggi ciò che scrivo.
Hai un pregiudizio che ti impedisce di vedere.

D'altronde l'inferno deve essere vissuto. Non può essere compreso razionalmente...

Ma il Bene chiama a sé.

In modo che noi si torni a essere quel nulla che da sempre siamo.

O con morte o con l'inferno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: paul11 il 26 Novembre 2019, 00:44:04 AM
Citazione di: Ipazia il 25 Novembre 2019, 23:55:50 PM

.....................
Posto che in ogni caso nessun teorema scientifico o filosofico può arrogarsi di possedere una "visione della totalità", ma soltanto di "totalità" contingenti e contestuali.
ciao Ipazia,
Ma è proprio questa la differenza.
Il "pregiudizio filosofico" postato da Donquixote, consiste nella ricerca della verità.
Per quel che penso, nessuno o forse quasi nessuno può arrogarsi una verità "certa"(chissà Buddha, Gesù......)
Ma è la tensione verso questa verità che fa la differenza. Perchè cambia la vita e la prospettiva della vita. Il pensare a verità parziali cambia il quadro di riferimento e di conseguenza la ricaduta è anche di come si interpreta la vita, la cultura, e tutto ciò che ne consegue e deriva.
Per rimanere in tema, se penso alla morte in un quadro di verità parziali, sarei tentato di interpretare la morte come in sè-e-per -sè, e lo capisco.
Ma se allargo la prospettiva e dal particolare umano la mia indagine va oltre seppur comprendendo i domini fisici e naturali, non mi bastano più i paradigmi scientifici, materiali e naturali delle apparenze.
Chi dei filosofi moderni e contemporanei ha trattato della morte? Solo coloro che sanno andare oltre i domini naturali e fisici. Perchè i problemi più inquietanti nell'uomo sono anche i più scomodi da trattare, da argomentare ,da darci un senso una significazione che non sia fine a se stessa.

Era di pari avviso anche L.Wittgenstein

Citazione di: L.Wittgenstein - Tractatus logico-philosophicus6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.
6.521 La soluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso. (Non è forse per questo che uomini, cui il senso delle vita divenne, dopo lunghi dubbi, chiaro, non seppero poi dire in che consisteva questo senso?).
6.522 Vi è davvero dell'ineffabile: esso mostra sé, è il Mistico.

Su quel Mistico si è molto vagheggiato. La mia versione lo accomuna al trascendentale di Kant e la "soluzione del problema della vita" non posso che trarla dall'unico Essere di cui abbia un'esperienza veridica: l'immanenza. E' quello il mare sulla cui onda contingenziale la mia tavola da surf misticheggia. Il più eticamente possibile.

Citazione di: paul11 il 26 Novembre 2019, 00:21:50 AM
Un gatto di un mio vicino è più selvatico che domestico. Caccia topi, uccellini, ecc.
Un giorno di primavera un uccellino non ancora in grado di volare cadde dal nido e "urlava".
Arriva il gatto come un fulmine, ad un palmo dall'uccellino.........e si ferma, non lo attacca.
Non so se per empatia o cos'altro, ma il gatto lo ha lasciato stare e se ne è tornato sui suoi passi.
...
Gli animali si rubano il cibo perché hanno lo stomaco vuoto e non hanno frigoriferi....
Il capobranco animale quando mangia la preda era come la consuetudine, forse persa oggi, secondo cui il capofamiglia umano era il primo ad essere servito. Ma il capofamiglia e il capobranco non mangiano tutto quello che c'è,si servono solo per primi e lasciano poi agli altri che debbono sfamarsi.
E' così semplice.........eppure l'uomo ha complicato tutto.

La natura e l'universo danno segni e significati di armonia ed equilibrio. il nostro problema umano è nella sfera della volontà.

Che sta nella neocorteccia. In realtà, come insegnano le neuroscienze, sta anche altrove (il sistema neuronico è assai elastico), ma senza entrare nei dettagli fisiologici, il nostro problema umano (del bene e del male) sta nelle funzioni superiori specificamente umane e non negli abissi evolutivi rettiliani.

Chi abbia letto e capito la lectio magistralis di Primo Levi non può che arrivare a questa conclusione: la deumanizzazione dell'ebreo, funzionale al suo sterminio, fu un'operazione del tutto intellettuale. Il male emerge in tutta la sua non-rettiliana natura nel ferroviere Adolf Eichmann il cui compito era di far viaggiare i treni carichi e in orario da ogni angolo dell'Europa nazista verso Auschwitz. Teoricamente avrebbe potuto non uccidere con le sue mani neppure una mosca, e fu pure difficile trovare qualche testimonianza di episodi "rettiliani" attribuibili a questo solerte, banale, impiegato del male.

Che il male stia tutto nella "neocorteccia" lo dimostra anche la sempre meno rettiliana conduzione della guerra ridotta a videogames in cui l'inferno e il nulla di bobmax si manifestano in tutta la loro eterea, ineffabile, virtualità tale da aprirci spiragli inquietanti sul Mistico. Un ritorno dal nulla al nulla tutto per via tecnologica, neocortecciale. Suprema metafisica della tecnologia applicata alla morte, direbbe un filosofo futurista.

"La natura e l'universo danno segni e significati di armonia ed equilibrio", certamente. Un gatto satollo, in tutta la sua saggezza rettiliana, lascia un uccellino indifeso al suo destino. Quello stesso uccellino che non avrebbe avuto scampo inquadrato nel neocortecciale mirino di un umano satollo.

In conclusione: il bene ed il male sono tutta farina del nostro sacco evolutivo e proprio nelle funzioni superiori dell'intelletto trovano la loro collocazione più spietata. Ci vuole molta filosofia in corpo per argomentare un massacro non con le ragioni di un Führer ma addirittura con quelle di Dio come fece l'abate Amoury a Bèziers.

Lo stesso F.Nietzsche, volendo andare al di là del bene e del male non potè far altro che trovarsi al di qua dei medesimi, dove vive pure il gatto del tuo vicino, limitando il lavorio della neocorteccia nicciana alla presa d'atto che il male, e il bene, siamo noi umani. Ed è forse in tale passaggio l'intuizione più feconda dell'eterno ritorno, la chiusura della sua circolarità ermeneutica. E pure l'aleteica persuasione che ciò di cui la natura ci dà segno vale ancora, e sempre oserei dire, come fondamento etico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Se solo cercassimo di credere nel Bene... questa stessa nostra fede, che in sostanza altro non sarebbe che fede nel Nulla, ci donerebbe la pace.

La ricerca sarebbe compiuta.

Perché non vi era nulla da cercare.

Questa pace ha però un prezzo da pagare:

La morte dell'io

Che può coincidere con la morte del corpo, e di solito così avviene, oppure andando all'inferno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

myfriend

#143
@ipazia

Chi abbia letto e capito la lectio magistralis di Primo Levi non può che arrivare a questa conclusione: la deumanizzazione dell'ebreo, funzionale al suo sterminio, fu un'operazione del tutto intellettuale. Il male emerge in tutta la sua non-rettiliana natura nel ferroviere Adolf Eichmann il cui compito era di far viaggiare i treni carichi e in orario da ogni angolo dell'Europa nazista verso Auschwitz. Teoricamente avrebbe potuto non uccidere con le sue mani neppure una mosca, e fu pure difficile trovare qualche testimonianza di episodi "rettiliani" attribuibili a questo solerte, banale, impiegato del male.

Quello che ti sfugge - tra le altre cose - è che una della caratteristiche della nostra natura inferiore è "la sottomissione al branco e al capo-branco"...e la "competitività tra branchi diversi che porta alla lotta per la supremazia territoriale e della propria razza...cioè della propria discendenza".
E' in queste qualità o caratteristiche della nostra natura inferiore che risiede il nazismo.
Che cos'era il nazismo se non un "branco"? Che cos'era Hitler se non il capo-branco? Che cos'era la persecuzione degli ebrei se non la lotta verso un "branco" avversario ritenuto ostile e pericoloso? La "paura" che un branco ostile ci minacci?
Che cos'era l'uccisione dei bambini se non la replica del "leone che uccide i cuccioli del capobranco rivale che ha sconfitto per imporre la sua razza e la sua discendenza"?

Certo...Adolf Eichmann non era sanguinario e violento. Non era lui che massacrava in prima persona gli ebrei. Lui, però, si muoveva nella logica del "branco" e lasciava ad altri il lavoro sporco.

Che cosa ho detto? Il male nasce quando la nostra natura superiore (intelligenza) viene messa al servizio della natura inferiore (appartenenza al branco, sottomissione al capobranco e lotta contro il branco rivale per la supremazia e il possesso territoriale e la supremazia della razza, cioè della discendenza).

Tu dici: la deumanizzazione dell'ebreo, funzionale al suo sterminio, fu un'operazione del tutto intellettuale.
Che è esattamente quello che ho detto io: mettere la natura superiore (intelligenza e razionalità) al servizio della natura inferiore (l'istinto del branco, del capobranco e della lotta contro un branco avversario per la supremazia terirtoriale e di razza).
Nasce così un pensiero logico-razionale che costruisce un "teorema" o una ideologia a partire da un istinto di base che appartiene alla nostra natura inferiore.

Tra l'altro...a questa logica del branco e della sottomissione al branco e al capobranco (papa), appartengono anche le religioni dove il branco avversario sono gli "infedeli" (religioni tra cui l'ateismo...dove il capobranco è il pensiero "mainstream" dominante organizzato da menti sofisticate che propagandano l'ateismo). Che sono, a tutti gli effetti, un'altra manifestazione della nostra natura inferiore (branco).

E' tutto molto chiaro.
Tutte cose che però a te sfuggono. Come tante altre.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Sariputra

#144
cit.:Certo...Adolf Eichmann non era sanguinario e violento. Non era lui che massacrava in prima persona gli ebrei. Lui, però, si muoveva nella logica del "branco" e lasciava ad altri il lavoro sporco.

C'erano anche grandi filosofi che seguivano Hitler. C'era M. Heidegger, c'era E. Junger...c'era moltissima gente comune che, non solo non considerava gli ebrei dei nemici pericolosi, ma prima dell'avvento del nazionalsocialismo ne era amica, sposa, parente...La questione è molto più complessa per l'essere umano che non per il leone. C'era gente che pensava ci volesse un dio per salvarci (anche se poi forse s'è capito di quale "dio col baffetto" s'intendeva parlare...), e nel frattempo sottoscriveva le leggi razziali . Tutti poi, sopravvissuti all'uragano di fuoco e di morte, negarono, abiurarono , dissero di esser stati costretti, di aver avuto paura...

Se la collaborazione di un intero popolo a un totalitarismo è un enorme problema, lo è a maggior ragione se riguarda i filosofi, un gruppo «particolarmente schivo e tranquillo» che godeva (e ha goduto nel dopoguerra) di un enorme prestigio.
(Yvonne Sherratt- "I Filosofi di Hitler"-Yvonne Sherratt ha scritto il libro di sintesi che mancava nello scaffale del cultore italiano di studi filosofici: la storia di come la filosofia tedesca, la filosofia per il ruolo che per lungo tempo ha ricoperto nella storia della cultura europea, sia stata coinvolta in tutte la vicende di violenze e violazioni dell'umano che iniziano con l'esaltazione nazionalista e attraverso il razzismo sfociano nel genocidio. La storia a cui ha girato intorno chiunque si sia formato dal dopoguerra in ambiti filosofici, con livelli di rimozione più o meno inversamente proporzionali al proprio livello di impegno politico in senso antifascista.
Ignorando di avere scheletri sepolti nel giardino ci siamo difesi da quella storia, a volte usando l'interpretazione come alibi, altre volte distinguendo gli uomini dai testi, in ogni caso ignorando alcuni dati fattuali incontrovertibili. Benché queste possano essere operazioni talvolta legittime se fatte con accortezza, consapevolezza e dichiarate in ambiti di ricognizione teorica ben circoscritti, non si può ignorare il radicamento del nazismo in determinato ambienti culturali; e viceversa all'interno di un sistema totalitario non si può non pensare alle pratiche politiche e agli atti di rilevanza istituzionale di studiosi intenti a opere di ingegno, che tendenzialmente aspirino ad avere risonanze esistenziale ed etiche.
Anche senza contare le interpolazioni e le reinterpretazioni ideologiche del nazionalismo, diverse ad esempio in Fichte o in Hegel, Nietzsche non avrebbe avuto bisogno del lavoro di riedizione della sorella per diventare un punto di riferimento antimoderno e reazionario. Durante la Grande guerra 150 000 copie di Also spracht Zarathustra vennero distribuite ai soldati tedeschi al fronte, in contesto e con effetti diversi comprensibilmente diversi da quelli che ha avuto sui post-strutturalisti francesi (o sugli allievi dei corsi di Teoretica della stagione 1992/96 che ho seguito).


Scrive Sherratt: «il passato della nazione brulicava di teorie riguardanti lo Stato forte, la guerra, il Superuomo, l'antisemitismo e, infine, il razzismo biologico. Al di sotto del nobile retaggio tedesco si celava questo lato oscuro. Dimentichi dei principi morali e senza alcuna preoccupazione concreta, i filosofi tedeschi avevano porto alla civiltà europea un calice avvelenato che Hitler avrebbe presto sfruttato a suo vantaggio».
«Quando Jaspers, uno dei colleghi a lui più vicini [caduto in disgrazia per aver sposato un'ebrea], gli chiese (a M.Heidegger): "Come può pensare che una persona priva di cultura come Hitler possa governare la Germania?", Heidegger, con gli occhi che scintillavano, rispose: "La cultura non ha importanza. Osservi le sue meravigliose mani!"».
Nell'assumere il rettorato, il professore aveva fatto stampare sul programma della cerimonia l'inno del partito nazista con l'indicazione che venisse cantato dopo il discorso del Führer; queste le parole: «Alzate le bandiere, serrate le file! Il reparto d'assalto marcia con passo fermo e coraggioso, i camerati, assassinati dal fronte rosso e dalla reazione, marciano con noi tra le nostre file».
A settant'anni di distanza dalla guerra, saltando fuori dal cerchio dell'indignazione o da una difesa istintiva del proprio canone formativo, in presenza di una documentazione molto vasta e articolata, è auspicabile anche in altri campi disciplinari l'apertura di ragionamenti seri sulla validità di teorie intrecciate a biografie intellettuali moralmente inaccettabili nei loro presupposti. Ne va della capacità di distinguere il senso delle parole delle vittime da quelle dei persecutori.

Nell'uomo l'intreccio di cultura e natura è estremamente complesso e spesso non è dato discernere quale elemento prevalga sull'altro. Per questo la riflessione etica assume grande importanza.

P.S. C'è qualcosa che mi ribolle in pancia quando penso che, grazie alla propaganda e all'opera di persuasione condotta anche da "maiali" come Heidegger (senza offesa per i porcastri, di cui ho intessuto un peana in difesa del nobile cinghiale..) qualche bambino sia finito nudo e tremante di paura in una camera a gas, mentre il nobile grande filosofo sia stato riverito e omaggiato (come altri che però, forse, erano meno compromessi..) poi in tutto il mondo...Scusate le sfogo!...

L'articolo completo:
https://www.doppiozero.com/materiali/teorie/i-filosofi-di-hitler


un saluto
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

#145
Qui l'unico teorema indimostrabile, il non sequitur, è il passaggio dal rettile o branco al lager. L'ideologizzazione dell'intelletto buono sulla natura cattiva. Più plausibile un intelletto cattivo (o buono) su una natura "neutra", al di qua del bene e del male. Un intelletto che strumentalizza la ferinità a fini ideologici, del tutto intellettuali. Nella complessità di combinazioni accennata da Sariputra, ma in cui è sempre l'intelletto a determinare la "soluzione finale".
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

myfriend

#146
@Sariputra

Alla logica del branco e del capobranco appartiene anche la "soppressione e repressione del dissenso".
Il capobranco non ammette rivali e nemmeno ammette che qualcuno metta in discussione la sua supremazia e la sua autorità.
Tutti devono fare atto di sottomissione.
Chiunque volesse lavorare, nella germania nazista, doveva sottomettersi all'ideologia del branco e al capobranco. Altrimenti venivi cacciato dalle università e dai luoghi di lavoro.
Solo pochi coraggiosi hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla logica del branco. Alcuni sono espatriati. Certo...anche perchè potevano permetterselo.
La logica del branco, che appartiene alla nostra natura inferiore, è intrinsecamente violenta e reprime ogni dissenso.
E la logica del branco...l'istinto animale del branco...è così potente che si ripresenta sempre nella storia umana...in forme diverse.
Vogliamo parlare delle monarchie? Di re e regine e di sudditi?
Vogliamo parlare delle religioni?
Vogliamo parlare del comunismo o del fascismo?
Sono tutte manifestazioni della natura inferiore del "branco" e del "capobranco".

E' una cosa talmente evidente che nemmeno vale la pena discuterla.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

myfriend

Citazione di: Ipazia il 26 Novembre 2019, 10:52:53 AM
Qui l'unico teorema indimostrabile, il non sequitur, è il passaggio dal rettile o branco al lager. L'ideologizzazione dell'intelletto buono sulla natura cattiva. Più plausibile un intelletto cattivo (o buono) su una natura "neutra", al di qua del bene e del male.
Non ho mai detto che la natura è cattiva.

Il leone uccide i cuccioli del suo avversario e va bene così. E' la sua natura di leone.
Il lupo sbrana l'agnello e va bene così. E' la sua natura di lupo.
Branchi di leoni combattono per la supremazia territoriale e va bene così. E' la loro natura di leoni.

Il male nasce quando noi HOMO mettiamo le nostre facoltà superiori al servizio degli istinti animali che sono in noi. Di quegli stessi istinti che sono presenti nei leoni e nei lupi e che sono presenti anche in noi negli strati inferiori del nostro cervello.
Se non ti è chiaro ti faccio un disegnino.  ;D
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ipazia

Il disegnino l'hai già fatto nella polemica con bobmax sull' etica: buio pesto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Sì Sariputra, è davvero rivoltante come soggetti di così basso spessore morale, come H., siano tanto considerati nel mondo.

Ciò dimostra la diffusa mancanza di autentico pensiero.

Ma è il nichilismo, che giace in ogni singolo cuore. 
E che possiamo estirpare solo noi stessi, con dolore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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