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La morte

Aperto da daniele75, 09 Novembre 2019, 07:44:10 AM

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daniele75

Chi non ha mai pensato alla fine certa che tocca ad ogni uomo. È così semplice come così terribile. Per millenni hanno cercato di alleviare il pensiero della morte con la logica e con la fede. È triste dirlo ma oltre c'è in nulla, uno stato di assenza di tempo e spazio, assenza di sensazioni, il defunto non sa di essere un morto. Secondo me l'uomo ha trovato con la bugia delle religioni un effetto placebo atto ad esorcizzare la morte, con promesse di vita eterna, paradiso, reincarnazioni e resurrezioni, tutte fandonie. Tutto per non accettare il crudele destino imposto dalla natura. Rimarrà di noi, solo le nostre opere, senza che noi potremo prendercene i meriti. C'è chi muore in giovane età, chi da vecchio su una sedia a rotelle, chi di cancro e così via. Tutti aspirano a durare più a lungo, diete, farmaci, vita salutare, attenzione ai pericoli, l'istinto di sopravvivenza prevale sempre, si interrompe solo con la morte. Spinti dagli istinti e dalla ricerca del piacere, ci complichiamo l'esistenza, stress, lavoro, impegni, pochissimo tempo da dedicare a noi stessi. Una corsa frenetica verso un burrone chiamato morte. Perché non rallentiamo e viviamo presenti e consapevoli che possa essere l'ultimo giorno?
Non si butta via il tempo, il tempo va masticato con calma come una buona fetta di torta, non inghiottita in un solo boccone, come si fa in occidente, ma in stile zen, meditando l'esistenza. La fede è secondo me un allucinogeno, se rimane in circolo nella mente per sempre di può esorcizzare la paura della morte, perché tanto poi c'è il paradiso. Quindi deduco che la fede è una psicosi, un vivere in una realtà parallela priva di logicità che però porta alla felicità. L'ateo mi preoccupa, che vive nel dubbio, lui è sano, sa che esiste il nulla dopo, non so, forse sarei dovuto nascere psicotico, avrei vissuto l'eternità con il pensiero. Uno che ha fede cieca non muore, non svegliateli.
A noi atei il compito di contemplare il nulla, la ragione, la filosofia. E i figli? Regaliamo loro il dono della vita, poi loro dovranno combattere con l'attesa della morte. Che senso ha tutto ciò? Uno sbocciare per poi fiorire, appassire e seccare per l'eternità? È chiaro che siamo reazioni chimiche a scadenza, non è una macchina perfetta l'uomo, chi lo dice è solo un positivista. L'uomo è difettoso, si ammala. La fede e la malattia mentale sono la via per sconfiggere il pensiero della morte.

doxa

Daniele a me sembra che tu copi da vari opuscoli i post di apertura dei tuoi topic !

Hai letto il testo del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, titolato "Essenza della religione" ?

Puoi trovare alcune risposte alle tue riflessioni.

Hai scritto
CitazioneA noi atei il compito di contemplare il nulla, la ragione, la filosofia

In che modo li contempli ? 

daniele75

In meditazione, mentre ascolto musiche particolari penso al grande teatrino della vita e le sue prigioni degli istinti. Non ho copiato da nessuno, è farina del mio sacco.

Ipazia

Citazione di: daniele75 il 09 Novembre 2019, 07:44:10 AM
È chiaro che siamo reazioni chimiche a scadenza, non è una macchina perfetta l'uomo, chi lo dice è solo un positivista. L'uomo è difettoso, si ammala. La fede e la malattia mentale sono la via per sconfiggere il pensiero della morte.

Con questo ateismo perderemo sempre. Io lo chiamo ateoscientismo. Che é morte dell'umano, non solo del divino. La risposta al für den Tod sein, é esistere per la vita. Nostra e della nostra progenie. La prima parte del post la condivido: vivere ogni giorno come fosse l'ultimo. Ma con tutta la pienezza che merita. Siamo una formula chimica pensante. Autocoscienza dell'universo. Basta questo per godersi lo spettacolo e parteciparvi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele75

Io mi godo ogni giorno come se fosse l'ultimo ma ammetto a me stesso una fine, che porta malinconia, che nascondiamo con il termine divino. Di divino non c'è niente. E solo chimica pensante. Appunto io mi godo i chimici, la serotonina la mia preferita :-)

bobmax

Eppure è proprio la morte a donare significato alla vita.
 
Senza la morte saremmo perduti: il vuoto esistenziale sarebbe assoluto.
 
Invece la morte, ossia vivere consapevoli in ogni istante della morte, ci costringe a colmare questo vuoto.
 
Non è tanto che dopo non c'è nulla... è proprio ora che non c'è nulla!
 
Ed è meravigliso come questo nulla sia vita...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele75

Rispetto il tuo punto di vista sulla fine, ti dà la carica per non vedere la realtà ultima. È come scrivere una bella poesia alla amata, come diceva Bukowski: qualsiasi cosa per tirare giù quelle mutandine. Tu stai facendo lo stesso con la filosofia.

Ipazia

E se non fosse la serotonina, ma un gomitolo di stringhe quantistiche o un etereo diavoletto cartesiano ? Attenzione che dalla fede al fideismo il passo è breve. Riporre tutte le proprie motivazioni in una fumisteria da oppio biologica non è il massimo dell'esistenziale. 

E poi perché limitarsi borghesemente alla serotonina ? Un ateoscientisticamente corretto mix di  prodotti chimici esilaranti e finiamo la farsa in bellezza pirotecnica e coerenza logica ! Perché no ?!?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele75

Non ho altro da aggiungere, la semplicità della vita non è un poesia indecifrabile e complicata, ma le parole espresse da un bimbo che non sa niente di filosofia del passato. Filosofeggiare con la propria mente senza attenersi ai vecchi ragionamenti altrui. Così di finisce solo per essere ripetitori passivi. Preferisco la semplicità del bambino filosofo, quello che ragiona verginemente.

Freedom

Citazione di: daniele75 il 09 Novembre 2019, 07:44:10 AM
È triste dirlo ma oltre c'è in nulla, uno stato di assenza di tempo e spazio, assenza di sensazioni, il defunto non sa di essere un morto.
Non essendo tu defunto e non disponendo di testimonianze di defunti non puoi affermarlo. Puoi solo ipotizzarlo.
Citazione di: daniele75 il 09 Novembre 2019, 07:44:10 AMviviamo presenti e consapevoli che possa essere l'ultimo giorno
Esattamente uno dei suggerimenti più importanti espressi da Sant'Ignazio di Loyola (il fondatore dell'ordine dei gesuiti). Come vedi le religioni (in questo caso quella cristiana) hanno dei punti di convergenza con il tuo pensiero e con quello di altri amici e amiche che qui scrivono.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Kobayashi

Nella filosofia antica la meditazione sulla morte serviva a liberarsi dall'illusione (o meglio, dal grave errore filosofico) che ci fa credere che la propria serenità dipenda da un favorevole concatenamento di eventi. Questo concatenamento di eventi, di cui non abbiamo il controllo, può essere in ogni momento stravolto dalla morte (nostra o di chi ci sta vicino).
Per cui si pensa alla morte per ricordarsi di non attaccarsi troppo ai fatti esterni, a cose, situazioni o persone, da cui non deve dipendere la nostra pace interiore.
Pensando alla morte ci si allena. E irrobustendosi attraverso l'allenamento si può iniziare a vedere chiaramente alla vita.
La malinconia come effetto del pensiero della morte potrebbe essere visto, da questo punto di vista, come il segno di un allenamento inadeguato (o mai realmente iniziato).

Ora un paio di cose sul modo di interpretare la religione nel post di apertura.
La fede non è certezza dell'immortalità, ma determinazione a continuare a cercare la presenza di Dio nella propria vita nonostante la fragilità e l'incomprensibilità della sua azione (o di ciò che si interpreta essere azione-presenza del divino).
La vicenda di Gesù è straordinaria proprio perché da una parte la sua esperienza di Dio era così intensa da fargli utilizzare l'immagine di un Padre misericordioso (quindi Dio così presente nella vita di tutti come un buon padre di famiglia è presente con i propri figli) e convincerlo dell'approssimarsi ormai del Regno (quindi il divino che si manifesta pienamente e che conduce l'umanità a essere quella che deve essere: il motore della giustizia, dell'armonia, della custodia della Terra etc.); dall'altra, nel venerdì santo, ecco che si ritorna al silenzio, all'abbandono, all'assenza.

Ogni cristiano vive lo stesso paradosso. Da una parte quello che sente, o ha sentito in certi momenti decisivi della vita, lo costringono a credere a Dio, qualunque cosa sia; dall'altra l'esperienza della distanza, del vuoto, del silenzio, che rimettono continuamente in discussione la sensatezza della propria fede.
Ma il vero cristiano è una persona spirituale. E il fondamento della spiritualità consiste nell'idea che per avere accesso alla verità è necessario trasformarsi, cambiare se stessi, lavorare su se stessi.
Quindi l'immagine statica di un credente che una volta per tutte dice "sì, è tutto vero!" fa parte dell'immaginario rudimentale di un certo ateismo. In verità si tratta di un continuo lavoro su se stessi che ovviamente la patristica ha ripreso dalla filosofia greco-romana.
Per questo è importante riconoscere che l'approccio gnostico (è solo l'accesso alla verità a trasformarti e salvarti) e la teologia razionale (per conoscere Dio non ho bisogno di alcun esercizio, mi basta usare rettamente l'intelletto) non sono mai riusciti a distruggere completamente la base spirituale e filosofica dell'itinerario cristiano.

[su tutto questo vedere: "Ermeneutica del soggetto" di Focault]

Ipazia

Citazione di: Kobayashi il 10 Novembre 2019, 11:20:07 AM
.... si pensa alla morte per ricordarsi di non attaccarsi troppo ai fatti esterni, a cose, situazioni o persone, da cui non deve dipendere la nostra pace interiore.
Pensando alla morte ci si allena. E irrobustendosi attraverso l'allenamento si può iniziare a vedere chiaramente alla vita.
La malinconia come effetto del pensiero della morte potrebbe essere visto, da questo punto di vista, come il segno di un allenamento inadeguato (o mai realmente iniziato).

Effettivamente é così, anche per il bambino o l'animale che di quell'allenamento non hanno neppure bisogno perché si limitano a vivere senza interrogarsi sul senso della vita. Quindi, in una prospettiva immanente, va bene il bambino, ma fino in fondo, senza malinconie e artifici esistenziali intorno a mediatori chimici che con modica cifra se ne acquistano al mercato anche di più prodigiosi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele75

Il popolo non ama vivere nel dubbio. Aspetta sempre qualche verità anche se fantastica. Il vuoto cosmico mentale non piace, meglio costruire dei muri di fede per non vedere l'infinito, specie per chi soffre di vertigini

anthonyi

Citazione di: daniele75 il 10 Novembre 2019, 12:36:39 PM
Il popolo non ama vivere nel dubbio. Aspetta sempre qualche verità anche se fantastica. Il vuoto cosmico mentale non piace, meglio costruire dei muri di fede per non vedere l'infinito, specie per chi soffre di vertigini

Pensa invece che c'è chi è convinto, me compreso, che la fede sia proprio il canocchiale che ti permette di vedere quell'infinito, e che quelli che a quell'infinito non ci credono lo fanno solo perché quel canocchiale non lo sanno usare.
Un saluto

daniele75

Sì chiama bias di conferma. È un meccanismo molto usato nella fede. Quindi la fede ti porterà in paradiso dopo la morte fisica? Il pensiero si manifestera senza materia pensante? Dio è lì su nei cieli che guarda le sue creature immorali autodistrutimve? Tra un po ci sarà l'apocalisse che spazza i malvagi? Ma per cortesia i non amo i film fantasy.

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