La Metafora, la Fisica e il Principio

Aperto da Carlo Pierini, 13 Settembre 2017, 01:16:49 AM

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Carlo Pierini

Dopo Galilei-Keplero, chiamiamo legge fisica l'analogia rigorosa tra una struttura matematica e un certo ordine di eventi oggettivi. In una legge fisica le grandezze fisiche si relazionano tra loro secondo la stessa logica con cui si relazionano tra loro i numeri. Pertanto, la matematica non è che una metafora dei fenomeni fisici, l'immagine numerica dell'ordine delle cose sensibili. Come scrive la Montuschi:

" In una metafora il significato di un termine si trova ad essere 'dislocato' in un nuovo contesto espressivo, deviando dalle soglie convenzionali di attribuzione di senso. Lo scopo della deviazione – che ne costituisce anche il risultato – è quello di presentare un oggetto come se fosse qualcos'altro. Ovviamente tale strategia si rende particolarmente interessante quando l'oggetto da presentare è sconosciuto e la metafora, accostandolo a qualcosa di noto, crea una possibilità per la sua identificazione. (...) Secondo Max Black – che si ispira alla posizione richardsiana – in una enunciazione metaforica un soggetto primario e uno secondario interagiscono in modo tale che il secondario applica al primario il campo di implicazioni che gli competono. (...) Per Richards, il significato metaforico non è una semplice sostituzione di un significato ad un altro, lo spazio interattivo creato dalla metafora è costituito dai due spazi di significato in interazione, sommato ad 'UN PIÙ' di significato che si crea come conseguenza dell'azione interattiva". [E. MONTUSCHI: Le metafore scientifiche – pg. 17]

Una legge fisica, così come la metafora, rappresenta un confronto-incontro tra due logiche e tra due ordini di grandezze: le grandezze fisiche e le grandezze metafisico-simbolico-numeriche. E la misura rappresenta il 'ponte' che unisce le due dimensioni, che rende possibile la loro complementarizzazione. Infatti, nel suo accostare due mondi logici autonomi e sovrani e nel suo trarne delle conclusioni di valore universale (incremento semantico), la metafora si struttura come un sillogismo dialettico, cioè un sillogismo le cui premesse siano costituite da una coppia di opposti dialettici.

"La trasposizione da un ambito ad un altro non ha solo una funzione logica: ad essa corrisponde la fondamentale metaforicità del linguaggio come tale. La metafora come figura stilistica esplicitamente riconosciuta non è che l'accezione retorica di questo principio formativo, che è insieme linguistico e logico. Cosí, Aristotele può dire: «Fare una buona metafora vuol dire conoscere i tratti comuni»".      [H. G. GADAMER: Verità e metodo 1° - pg.494]

Per esempio, nella Fisica, la relazione generale F=ma non è solo la fusione armonica tra "due spazi di significato" (quello matematico e quello fisico); ad essi si somma davvero "UN PIÙ di significato", visto che si tratta di una LEGGE (la seconda legge della dinamica) e visto il suo alto grado di universalità. Una legge fisica, cioè, può essere legittimamente definita come una fusione armonica (per mezzo della misura) e rigorosamente complementare tra elementi matematici ed elementi fisici, la quale è sempre uguale a se stessa per le infinite combinazioni possibili dei valori delle tre variabili F (forza), m (massa) e a (accelerezione). In altri termini, possiamo dire che alla base della rivoluzione scientifica c'è una "dialettica realizzata" (Marx-Engels), una complementarizzazione di opposti, una "coniunctio oppositorum", la quale rappresenta tradizionalmente il momento più alto e più produttivo di ogni processo dialettico. Scrivono Jung e Eliade:

"Il simbolismo spontaneo della complexio oppositorum, indica proprio il contrario di un annientamento degli opposti, poiché attribuisce al prodotto dell'unione o durata eterna, cioè incorruttibilità e immutabilità imperturbabile, o massima e inesauribile efficacia".    [JUNG: Psicologia e religione - pg. 182]

Per spiegare tali proprietà 'incrementaliste' della metafora e del processo sillogistico-dialettico, ancora una volta c'è la necessità di postulare un regime di analogia universale, quella che Leibniz chiamava « armonia prestabilita », poiché, se la totalità si costituisse di una molteplicità di enti assolutamente diversi, su di essi non si potrebbe costruire alcuna metafora. Solo se esiste una analogia oggettiva e di principio tra gli enti, solo in questo caso il semplice accostamento metaforico può produrre dei chiarimenti nel confronto tra gli aspetti conosciuti dell'uno e gli aspetti oscuri dell'altro o delle conclusioni di carattere altamente generale e paradigmatico (come le leggi fisiche).  

"Nel trasformare il concetto in figura, la parola in forma, la geometria e il numero in valori etici o metafisici, il trasferimento disenso da un codice all'altro, per Bruno, è garantito dalla permanenza di una forma di similitudo  nei due campi, cioè di una identica struttura profonda e nascosta".   [ABBAGNANO: Filosofia moderna dei secoli XVII e XVIII- pg. 42]

"Il fatto che cose del mondo possano fungere da segni per altre cose del mondo, poggia su una specie di «armonia prestabilita» nella quale «ad ogni essere singolo è dato di pervenire alla perfezione secondo la sua disposizione naturale e, nell'esercizio dell'attività propria, di correlarsi ad altro». (Plotino, Enneadi, III l, 6). Su questa precomprensione si fondano relazioni che noi diremmo «simboliche».  [H. BLUMENBERG: La leggibilità del mondo - pp.37-38]

"Il simbolo, come l'allegoria, riconduce il sensibile e il figurato al significato, ma in più per sua natura è anche l'epifania del significato inaccessibile, cioè apparizione dell'indicibile attraverso e nel significante.  Di nuovo si vede quale sarà il terreno privilegiato del simbolismo: il non sensibile sotto tutte le forme, inconscio, metafisico, soprannaturale, surreale. Queste «cose assenti o impossibili a percepirsi», per definizione, sono pure in maniera privilegiata i soggetti della metafisica, dell'arte, della religione".    [G. DURAND: L'immaginazione simbolica - pg.12]

"Secondo Schopenhauer l'unità della volontà, che si manifesta in tutte le forze della natura inorganica e in tutte le forme di quella organica, si mostra nell'intima affinità che lega i fenomeni. Questa affinità risulta soprattutto ai livelli superiori della sua oggettivazione, nel regno vegetale e animale, attraverso una generale analogia di tutte le forme, un tipo fondamentale che si ritrova in tutti i fenomeni della natura".     [ARTUR HÜBSCHER:  Arthur Schopenhauer - pp. 50-1]

"Il carattere dell'analogia nei suoi due sensi di attribuzione e di proporzione, si riverbera [in Cusano] sulla stessa configurazione ontologicadell'universo nella sua totalità (...). Tutte le cose si richiamano e si corrispondono; vi sono armonie e similitudini scoperte o segrete, più evidenti e superficiali o più profonde che soltanto la ricerca può portare alla luce. Ma è in virtù di queste similitudini che noi possiamo istituire rapporti fra le cose e progredire nella conoscenza, nella cultura e nella civiltà. Tutte le arti (...) hanno radice in questa capacità discorsive e relazionali della nostra mente".   [G. SANTINIELLO: Introduzione a N. CUSANO, De docta ignorantia - pg. 19]

"Uno dei risultati più interessanti dell'analisi della funzione metaforica proposta da Richards, riguarda gli effetti della cooperazione di tenore e veicolo (cooperazione che egli ribattezza 'interanimazione, o 'interazione'). Di fatto, si afferma esplicitamente che è la dinamica specifica di tale cooperazione a produrre un tipo di significato che non sarebbe perseguibile altrimenti. L'enfasi si sposta dunque sull'incremento di senso che l'interazione metaforica introduce in un contesto enunciativo. Esiste un insieme di teorie, dette 'incrementaliste' che analizza proprio questo aspetto del problema. In generale, esse affermano che il contributo di una metafora al significato di una espressione linguistica consiste nell'allargamento, o 'incremento', appunto, dello spazio della significazione attribuibile a quella espressione. Conflitti teorici fra le singole posizioni sorgono poi a proposito di come vada interpretato l'incremento metaforico. In particolare, due teorie appaiono, da questo punto di vista, antitetiche. Nell'un caso (Davidson), pur concedendo che un incremento 'emotivo' sia indotto dalla metafora sull'atto enunciativo, si nega che questo abbia a che vedere col significato dell'espressione. Nell'altro caso, invece (Beardsley), l'incremento metaforico è considerato esso stesso di tipo cognitivo, ed è equiparato ad un aumento di contenuto informativo: l'incremento farebbe parte dunque del significato dell'espressione. Cercherò di mostrare come quest'ultima sia la posizione più plausibile ed epistemologicamente auspicabile".  [E. MONTUSCHI: Le metafore scientifiche – pp. 12/14]

Il conflitto tra queste due teorie contrapposte si risolve solo in una prospettiva fondazionista nella quale l'incremento è definitivamente spiegato dal regime di ANALOGIA universale che regna necessariamente in un mondo in cui tutte le cose sono fatte 'ad immagine e somiglianza' di UN unico Principio, di un unico Essere. Scrive F. Riva:

"Questa ragione della similitudine degli enti nell'Essere risalta bene nella dimostrazione a-priori che il Suárez offre per l'unità del concetto obiettivo di essere, dimostrazione che metterà ancora bene in rilievo l'analogia. (...) La prova «quasi a priori» del concetto obiettivo di essere insiste dunque sulla similitudine degli enti tra loro in virtù del comune riferimento all'Essere".  [F. RIVA: L'analogia metaforica – pg. 114]

"L'analogia metaforica pone in relazione orizzonti diversi di globalità che interagiscono in una unità superiore".  [F. RIVA: L'analogia metaforica – pg. 178]

"La grande scoperta della più recente fìlosofìa è propriamente la coscienza dell'analogia che regna in ogni sfera dell'universo e il cui vertice è costiruito dall'identità di pensiero ed essere, identità che è già espressa con precisione nel principio di Spinoza «Ordo et connexio idearum idem est ac ordo et connexio rerum» (...). Tutto si riflette a sua volta in tutto, perché un pensiero fondamentale attraversa l'essenza del tutto".  [AUGUST von CIESZKOWSKI: Prolegomeni alla storiosofia - pg.94]

"[Per Reimarus (1754)] ciò che l'occhio non può raggiungere, appunto la ragione deve conquistarlo, avvalendosi anche dell'analogia e della verosimiglianza. Quando si sia riusciti a confidare nella natura, questa fiducia ci porta avanti, il noto ci apre l'accesso all'ignoto: «La totale concordanza con tutto ciò che noi altrimenti sappiamo di Dio, del mondo ed in particolare del nostro suolo terrestre, decifra all'intelletto i segreti della natura altrettanto validamente che la chiave ritrovata di una scrittura occulta»".   [H. BLUMENBERG: La leggibilità del mondo - pg.180]

In un tale COSMO ANALOGICO, ogni idea compiuta, ogni concetto, ogni ente, ogni scienza non sono che altrettante metafore del Principio (piano verticale) e, quindi, metafore l'una dell'altra (piano orizzontale).
Senza questa ipotesi, lo stesso 'incrementalista' si preclude a ogni possibile argomentazione sui motivi dell'incremento, poiché solo se regna analogia tra i due termini della metafora (il 'tenore' e il 'veicolo') i termini noti dell'uno possono illuminare e rivelare i termini ignoti dell'altro.

"[Secondo Cusano] è necessario che nel Principio vi sia un'unità tale che, ad un tempo, essa possa rappresentare anche il modello ideale di ogni possibile relazione, quasi il principio di quella relazionalità che vediamo attuarsi in maniera imperfetta nell'esperienza.". [G. SANTINIELLO: Introduzione a N. CUSANO, De docta ignorantia - pg. 23]

"Per M. Ficino, se vogliamo renderci conto della connessione delle cose in un senso dinamico, c'è bisogno d'un modo di pensare che si fondi principalmente sul principio dell'affinità. Secondo questo, l'eguaglianza e l'affinità originaria delle cose produce il loro rapporto reciproco e da questo risulta l'unità concreta del mondo come una comunione viva di azione e di movimento.  Il principio dell'affinità si fa valere dapprima nella dottrina ontologica del pensiero, come abbiamo visto sopra. Poiché il soggetto del pensiero appartiene anch'esso all'ordine oggettivo dell'essere, anche l'atto del pensiero dovrà presentarsi come un rapporto reale del pensante e del pensato. Perciò ogni possibilità del conoscere si fonda su un' affinità originaria della mente con i suoi oggetti. E viceversa l'intelletto e il suo oggetto, appunto mediante la conoscenza, sono congiunti in un'unità concreta da cui risulta immediatamente le verità del pensiero. In quanto l'intelletto si unisce realmente agli oggetti pensati, può anche comunicare loro qualche cosa della sua proprm essenza. In modo particolare ci interessa il suo rapporto con le cose corporee, che esso per la forza del suo pensare altera quasi nella loro proprietà ed eleva ad un grado superiore dell'essere".   [P.O. KRISTELLER: Il pensiero filosofico di M. Ficino - pg.105]

"Non diversamente dal pensiero, anche l'amore è soggetto alla legge dell'affinità. Se un essere ama un altro, occorre che ci sia già un'affinità originaria fra loro e su questo si fonda il carattere reciproco dell'amore. L'amore nasce dalla somoglianza e questa regola vale non solo per gli uomini, ma per tutte le cose esistenti. [...] Perciò l'amore, riconducendo dappertutto all'unità le cose distinte, può considerarsi come il principio intimo d'una connessione universale e dinamica del mondo".      [P.O. KRISTELLER: Il pensiero filosofico di M. Ficino - pg.108]



L'Angolo musicale:
HÄNDEL: Lascia ch'io pianga, op. Rinaldo
https://youtu.be/WuSiuMuBLhM

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