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La malafede

Aperto da bobmax, 09 Marzo 2022, 11:57:57 AM

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iano

Ciò che è vero non è ciò che appare, ma ciò che produce quella apparenza che chiamiamo essere.
Quindi Bobmax, quella che per te è una uguaglianza, verità=essere, per me è una perfetta diseguaglianza, per cui l'essere non è la verità, ma ciò che riusciamo a derivarne in modo relativo e funzionale a ciò che oggi siamo e che domani non saremo.
L'ingenuità ha luogo  quando le necessarie semplificazioni attraverso le quali interagiamo con la realtà non sono note, o vengono dimenticate, posto anche che dimenticarle a bella posta, o meglio non averle costantemente presenti, sia una necessità.
Un esempio di semplificazione è rifarsi all'uomo come qualcosa di immutabile. Questo essere se stessi per l'eternità è il premio che ci promettono le religioni, ma in soldoni si tratta della necessaria semplificazione logica, che nasce terra terra, del tenere fermo un soggetto che fermo non è, espansa fino alla gloria dei cieli.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Come si fa anche solo a dubitare che l'Essere non sia la stessa Verità?

Posso dubitare di tutto, ma non che Essere = Esser Vero!

Ed è inutile, fuorviante, chiedersi cosa sia mai la Verità...
Perché equivale a chiedersi cosa sia l'Essere.

Pretesa assurda di cercare di ridurre l'Assoluto a cosa!

Ma anche questa pretesa assurda sarebbe comunque comprensibile... Occorre però che non sia motivata dalla malafede.
Ossia dall'essere ormai consapevoli che l'esserci non basta a se stesso, ma il voler invece che comunque lo sia!

Brama di esserci, ad ogni costo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#17
Ciao Bobmax.
Non solo ha senso chiedersi cosa siano la verità e l'essere, ma io ho provato a dare anche delle risposte.
Il dubbio sulle nostre convinzioni è inevitabile , più che possibile, quando ne conosciamo l'origine. Impossibile esercitare il dubbio invece quando non la conosciamo.
Non possiamo scegliere se dubitare, ma possiamo scegliere di mettere in luce l'origine dell'essere, da cui poi segue inevitabile il dubbio, e la possibilità stessa di esercitare il dubbio è indice del buon fine della nostra ricerca. La ricerca in se' però non è necessaria.
L'indubitabilità ha origine nell'ignoranza della genesi dell'essere, per cui esso ci appare in quanto tale, e ci appare tanto più solido/indubitabile/evidente quanto maggiore è la nostra ignoranza su quella genesi.
Il risvolto positivo di questa ignoranza è di non vivere dentro un continuo dubbio, ciò che sarebbe impossibile fare, perché il dubbio è nemico dell'azione.Ecco perché i filosofi non sono uomini di azione, ma di pensiero.
Ma la pluralità degli individui, con i loro diversi punti di vista, ci consente a un tempo di essere uomini di azione e di pensiero.

La verità la si può possedere solo per fede, e la fede è il punto a partire dal quale si esercita la ragione.
Se possiamo ragionare è perché possediamo, sia quando lo sappiamo, sia quando non lo sappiamo, una fede.
Ma la vera fede, cioè quella fede che coincide con la verità, quella che più attrae la mia attenzione, non è quindi quella dichiarata, e la mia indagine filosofica è volta a scovarla.
Perché?
Perché mi piace farlo. Perché è la mia attitudine.
Ma una volta trovata la genesi dell'essere il dubbio segue in automatico. Ti appare evidente allora che ciò che è avrebbe potuto diversamente essere, e questo viene esemplificato dagli enti costruiti dalla scienza, con la loro mancanza di solidità/evidenza, dei quali, potendo dubitare, inevitabilmente dubiteremo.

Se ci sono dunque cose sulle quali affermi di non poter dubitare, posto che non sia un dovere il dubitare, io ho provato a spiegarti il perché non puoi dubitarne.

Da un punto di vista filosofico io sono il tuo alter ego, e mi sembra di comprenderti bene, ma dubito che tu mi comprenda.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#18
Al fine di prevenire le sempre gradite e puntuali critiche di Ipazia, voglio specificare che la mancanza di solidità/evidenza degli enti creati dalla scienza, io ho imparato a vederla come un pregio e non come un difetto.
Non esiste alcun essere se non come astrazione che facciamo della realtà attraverso la nostra interazione con essa, e l'essere è dunque il mediatore di questo rapporto.
Se questa consapevolezza rischia di farci perdere il senso di realtà necessario all'azione, la scommessa è appunto quella di potenziare, piuttosto che no, la nostra azione, anche in mancanza di una inamovibile e univoca narrazione della realtà entro cui vivere.
Questo secondo me è il nostro attuale nodo evolutivo da sbrogliare.
Il problema di fatto si potrebbe considerare risolto se limitassimo la comunità degli uomini a quella degli scienziati, se non fosse che il vero potere della scienza sta nella condivisione al fine di un agire comune, e la ricerca della verità se va bene, funziona solo come movente, e in tal senso è la benvenuta, per quanto in se' insensata.
L'unico vero impedimento ad andare avanti, e il pensarsi già avanti, per intercessione dello spirito santo.
Non che abbiamo un preciso punto verso il quale avanzare.
Andare avanti non è una espressione felice in effetti, ma in qualche modo bisogna che andiamo, senza paura di sbagliare strada, perché sono molte le strade che percorriamo insieme, ed è importante continuare a farlo insieme.
Non possiamo fare a meno del punto di vista di Bobmax come di quello di Iano,di Daniele o di Jacopus, perché la soluzione non è mai univoca ed è già implicita nella plurale diversità.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Non so, Iano, se tu possa essere un mio alter ego.

Ritengo che in te, così come in Ipazia, vi sia maggior innocenza, di quanta non ne alberghi in me.

Innocenza tuttavia non significa essere nel giusto, ma solo di non avere colpe.

Vi vedo innocenti, magari non del tutto... ma comunque più di quanto lo possa essere io.

Forse pure io lo fui. Ma non tornerei mai indietro, neppure per tutta la felicità del mondo.
Niente vale quanto la Verità.

Di modo che, sebbene vi siano senz'altro tra noi delle affinità, ci ritroviamo in mondi temporali diversi.
Il tuo, o comunque quello in cui ti ostini a rimanere, a mio parere si configura ancora come paradiso terrestre. Dove io non tornerei mai.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

Credo che la malafede sia solo uno strumento.

La domanda parrebbe però virare su una sorta di essenza della malafede.

Francamente è una ipotesi molto lontana dal mio apparato ideologico, quindi non riesco a capirla nemmeno fino in fondo.

Cosa ci sarebbe in ballo: la verità contro la malafede?

L'essere nella verità e l'essere nella malafede?

Effettivamente mi pare o una questione ideale, che sfocia in un manicheismo ingenuo oppure una questione psicologica:
perché qualcuno vorrebbe essere nella malafede (rimanere dentro l'orizzonte della malafede)?
A mio parere a partire dalla verità, se come dici, non si manifesta, allora siamo sempre tutti dentro la malafede (infatti sapendo che non esiste, continuiamo ad agire come se tutto fosse vero).
Forse si tratta di fare un passo indietro e di riconsiderare il rapporto che ci unisce (o meno) con la verità.
Per quel che mi riguarda (vedi discussione su Hegel) è ovvio che questo rapporto si dispiega nella storia, ed è la storia a dire se stiamo nella verità.
Solo allora la questione della malafede diventa una questione etica.

Certo una etica ingenua, poichè come detto da prima, la malafede è semplicemente una politica. Cercavo solo di stare nello spirito della domanda iniziale.  ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

bobmax

@Green Demetr

Mi pare evidente che la Verità prescinda da qualsiasi fede. Buona o cattiva che sia.

Il discorso riguarda infatti la fede nella Verità.

Si può avere fede nella Verità oppure non averla.

Tuttavia la mancanza di fede nella Verità non implica necessariamente una fede nella non verità. Che è malafede

Cioè la mancanza di fede consiste nel convincimento che non esista alcun assoluto, che il relativo sia l'essenza della realtà.

Ma la malafede è un passo ulteriore. Perché consiste nell'andare oltre al relativismo.

E si va oltre quando il relativista si imbatte nel bene e nel male, che pari non sono, ma decide di forzare il gioco.
Ossia di stabilire cosa è bene e cosa male, di voler crederli veri!, a prescindere da quanto in realtà avverte.
Rifiuta il dubbio, che gli mostra la possibilità concreta di essere in errore, pur di affermare la propria verità!

Più si è consapevoli della bontà del dubbio e più si è in malafede.

Caino non è in malafede. Ha fede nella Verità, e nel momento in cui diventa consapevole della sua azione questa stessa fede lo conduce all'inferno.

Hitler, per quanto si sappia, insiste invece nella propria malafede.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#22
Citazione di: bobmax il 14 Marzo 2022, 16:49:34 PMCioè la mancanza di fede consiste nel convincimento che non esista alcun assoluto, che il relativo sia l'essenza della realtà.

Per me la realtà è assoluta, ma si manifesta a noi in modo relativo.
Il relativismo quindi è un limite insuperabile di cui bisogna fare virtù.
Ogni rappresentazione  della realtà è fatta in ''malafede'', perché la assumiamo come fosse la realtà, con diverso grado di ingenuità, al fine di rapportarci con essa, sapendo però che non lo è.
Che male ci vedi in ciò?
Io non lo capisco.
Avremo sempre una rappresentazione falsa della realtà, ma funzionale, e il fissarsi sulla sua falsità altro non fa che minarne la funzione.
Dubitare della rappresentazione della realtà non è neanche una opzione, perché con certezza sarai portato a dubitarne quando conosci la genesi di quella rappresentazione, e ciò è utile perché ti consente di modificarla alla bisogna.
Non puoi invece dubitare, e quindi non puoi modificare una rappresentazione, di cui ignori la genesi.
Non puoi dubitare quindi di ciò che ti appare evidente di per sé, ma ciò non implica la sua verità, ma solo la tua ignoranza.
Perché mai dovrebbe essere vero ciò che a te appare evidente?
Chi ti ha concesso questo privilegio?
La ragione dovrebbe quindi suggerirti di dubitare di tutto, anche se non perciò è necessario e/o conveniente doverlo fare.
Non è sbagliato, ma neanche saggio ad esempio dubitare di ciò che vedo, anche se ciò che vedo è una rappresentazione relativa della realtà di cui, a differenza delle rappresentazioni scientifiche, io non ne conosco la genesi. Se dubitassi in continuazione di ciò che vedo, senza avere una buona ragione per farlo, non farei altro che rendere inefficace una utile rappresentazione della realtà che ho ricevuto gratuitamente, in eredità.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: iano il 14 Marzo 2022, 18:10:47 PM
Citazione di: bobmax il 14 Marzo 2022, 16:49:34 PMCioè la mancanza di fede consiste nel convincimento che non esista alcun assoluto, che il relativo sia l'essenza della realtà.

Per me la realtà è assoluta, ma si manifesta a noi in modo relativo.
Il relativismo quindi è un limite insuperabile di cui bisogna fare virtù.
Ogni rappresentazione  della realtà è fatta in ''malafede'', perché la assumiamo come fosse la realtà, al fine di rapportarci con essa, sapendo che non lo è.
Che male ci vedi in ciò?
Io non lo capisco.

Mi pare di aver chiarito la differenza tra mancanza di fede nella Verità e malafede.
Non saprei che altro aggiungere.

Ma forse, per cogliere la differenza, occorre aver fede nella Verità...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#24
Giusta lamentala la tua,Bobmax, ma io non riesco a capirti pur sforzandomi.
''Fede nella verità'' è una frase a cui non riesco a dare un senso, e riesco a tradurla solo in fede nella realtà intesa come materia su cui la ragione si esercita producendo le sue ''falsità'' funzionali, tese ad una interazione possibile con la realtà.
Per me la fede in qualcosa è il necessario punto di partenza, ma  tutto ciò che segue quel punto iniziale non abbisogna di alcuna fede per me, ma solo di esercizio della ragione, la quale in sé non è poi chissà quale gran cosa, ma è quello di cui disponiamo, e a me non resta altro da fare che esercitarla al meglio facendo lo slalom fra i tanti paletti metafisici di troppo.
banalmente è lo stesso esercizio che si prova afre in matematica quando si cerca di eliminare le ipotesi ridondanti e quindi non necessarie.
In tal senso io delle ipotesi di verità e di fede, ne tengo solo una, perché l'altra è di troppo.
Il tuo discorso non lo capisco, ma ne ricavo comunque una impressione di ridondanza circolare, che non saprei meglio precisare.
D'altronde se tu sei giunto alla fede nella verità per un tuo percorso personale sul quale non puoi darci precise istruzioni, siamo anche giustificati a non capire.
Comunque lo sforzo di capire il tuo punto di vista mi ha aiutato a meglio esplicitare il mio, coniando ex novo il termine ''falsità funzionali''. ;)

Detto in soldoni, il sapere che non esistono teorie fisiche vere, ma solo utili, mi consente di meglio padroneggiarle e io non credo di poter aspirare a più di questo. In questo modo cerco di fare del mio limite virtù, per quel che può valere.
Forse è una povera aspirazione, hai ragione tu, ma questa è la mia strada. Forse l'ingenuo sono io o forse sei tu. Chi può dirlo?
L'unica mia certezza è che diversi punti di vista sono meglio di uno solo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: bobmax il 14 Marzo 2022, 18:29:05 PM
Citazione di: iano il 14 Marzo 2022, 18:10:47 PM
Citazione di: bobmax il 14 Marzo 2022, 16:49:34 PMCioè la mancanza di fede consiste nel convincimento che non esista alcun assoluto, che il relativo sia l'essenza della realtà.

Per me la realtà è assoluta, ma si manifesta a noi in modo relativo.


@vecchio bob
Come può la mancanza di fede consistere in una fede?
@iano
E' invece il contrario. La realtà è relativa, ma si manifesta, solo per i nostri occhi individuali però, in modo assoluto. E proprio per tale motivo è relativa all'osservatore, il quale infatti si diletta ad osservarla, componendola anche mentendo spudoratamente

Ipazia

La malafede esiste ma, socialmente declinata, è una condizione peculiare della politica. La covidemia è stata, ed è,  una mostruosa montatura politico sanitaria di malafede al pari delle montature dei regimi totalitari che ricorrono sovente nei paragoni.

Anche l'attività finanziaria è costruita sulla malafede che converte in ricchezza reale processi meramente speculativi, a danno di chi produce beni reali.

Demonizzare la malafede ci sta, ma la coorte dei malfidi è così ampia, che non si vivrebbe più. 

Quanti, prostrati di fronte alle divinità negli svariati templi, sono in buonafede ? Fino a che punto e lecito considerarli tali ? E distinguere tra buonafede e demenza ? E malafede e opportunismo ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: iano il 12 Marzo 2022, 07:02:23 AMSe ci sono dunque cose sulle quali affermi di non poter dubitare, posto che non sia un dovere il dubitare, io ho provato a spiegarti il perché non puoi dubitarne.

Da un punto di vista filosofico io sono il tuo alter ego, e mi sembra di comprenderti bene, ma dubito che tu mi comprenda.



"Se vuoi essere un cercatore di verità, è necessario che tu abbia dei dubbi, per quanto possibile, su tutte le cose"
Renè Descartes.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.