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La malafede

Aperto da bobmax, 09 Marzo 2022, 11:57:57 AM

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bobmax

Nella ricerca della Verità occorre comunicare. Perché l'esistenza è comunicazione, e nient'altro.

Scopo della comunicazione, e perciò dell'esistenza, è far emergere la Verità.
Non vi è altro scopo.

E la comunicazione è possibile solo in quanto fondata sulla stessa Verità.

Tuttavia la Verità non c'è. Ossia non appare.
D'altronde, se si mostrasse non ci sarebbe più necessità di comunicare...

La comunicazione affronta ogni tipo di difficoltà. E per affrontarle può contare solo sulla fede nella Verità.

La fede è indispensabile.

Di modo che, se non solo manca, ma addirittura al suo posto vi è malafede... allora nessuna autentica comunicazione è possibile!

La malafede non può però mai essere accertata del tutto.

Anche nei comportamenti più ambigui, contraddittori, volgari... vi è sempre la possibilità che questi non dipendano da un'effettiva malafede.
Cioè non si può mai essere certi che siano davvero animati dalla consapevole volontà di sbeffeggiare la Verità.

Tuttavia, per evitare di cadere in una finta comunicazione, perché  animata dalla malafede, occorre operare delle scelte.

Evitando di comunicare laddove vi è, seppur soggettivamente, il motivato sospetto di trovarsi a che fare con la malafede.

Una esclusione necessaria, per evitare di cadere in un gorgo vuoto di senso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Anche solo l'ipotesi di trovarsi di fronte la malafede, suscita un profondo disagio.

Se poi, come nel caso di Putin, si sospetta che vi sia malafede. Ossia che egli sia pienamente consapevole dell'essere nel torto, e vi persista nonostante il dolore causato dal suo agire...
Ecco l'orrore!
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Ciao vecchio bob, ciao a tutti, io non so bene cosa intendi per Verità, ma se la Verità fosse in terra, ovverosia partisse dalla terra, non penso proprio che verrebbe a mancare la comunicazione. Di sicuro cesserebbe in tempi relativamente brevi la necessità di comunicare stronzate. 
La malafede la puoi accertare al classicissimo 99 per cento, son d'accordo, ma sarebbe già largamente sufficiente per agire in un determinato senso anche se non si trattasse di malafede.
Citandoti : "Se poi, come nel caso di Putin, si sospetta che vi sia malafede. Ossia che egli sia pienamente consapevole dell'essere nel torto, e vi persista nonostante il dolore causato dal suo agire...
Ecco l'orrore!"

"L'orrore!" E' proprio quello con cui termina il pensiero di Marlow di fronte alla vedova del commerciante Kurtz in cuore di tenebra. Alias "Apocalypse now" di Coppola. Ma l'orrore è quello del sospetto, o quello che si manifesta attraverso Putin? A te vecchio bob la non facile risposta, ammessane un'esistenza

Alexander

Buongiorno a tutti

Ma la verità non richiede in definitiva il Silenzio? Perché la verità di cui possiamo parlare non può essere che relativa (allo scopo/ oggetto del comunicare). In più per comunicare IN Verità (maiuscolo) dobbiamo postulare una Verità condivisa da tutti. Se poi intendiamo che la Verità in definitiva non è altro che la sua ricerca, dobbiamo chiederci se è vera la ricerca che stiamo intraprendendo e cercando di comunicare. Se seguo una strada per giungere in una città devo prima capire se "quella" strada porta effettivamente nella città in cui voglio giungere. Potrebbe darsi che non ci sia poi alcuna città in cui giungere e che la Verità sia nella strada. In questo caso sarebbe una Verità priva di senso, come infatti sarebbe insensato correre su e giù per una strada senza alcuna meta (il  topic da me aperto sul non-senso della storia umana in assenza di un Dio). Il senso di una strada è infatti quello di servire a portarti in una meta.
Nel caso di Putin non penso che lui intenda l'orrore come magari lo intendi tu, oppure io: quello che a noi sconvolge,  per lui potrebbe essere semplicemente un mezzo per raggiungere un obiettivo che si è dato. Essendo per lui questo obiettivo la convenienza ( per se stesso/proprio potere/stato)certamente non si muove pensando a chi subirà un torto,ma invece se le sue azioni sono giuste o sbagliate in vista  dell'obiettivo che si è prefissato.
Non guarderei troppo alla propaganda poi, quella purtroppo è diventata tragicamente praticata da tutti, in ogni conflitto dal novecento in poi. Forse da sempre perché alla fine per creare un "nemico" c'è sempre bisogno di una narrazione.

atomista non pentito

L'unica verita' percepibile che non puo' non essere condivisa e' la caducita' di ogni essere vivente sulla terra  , che sia esso sequoia o farfalla ( e non portatemi come esempio la transdifferenziazione in quanto l'invecchiamento non e' l'unica causa di morte). Questo fatto dovrebbe ( ma cosi' evidentemente non e') far riflettere.

Ipazia

Presupporre che sia una Verità e un Satana al posto di conflitti di interesse e potere è sommamente ingenuo e manicheo. La "malafede" è parte integrante, strumento di lotta e sopravvivenza,  di questa contrapposta dialettica. La cosa è nota e sviscerata fin dai tempi di Machiavelli. Ancora più indietro, è riscontrabile nei dialoghi di Platone.

Altrettanto ingenuo è presupporre l'esistenza di una comunicazione "oggettiva" per anime belle e in malafede per anime brutte. E trasporre tale convinzione nelle contrapposizioni aspre, pure di questo forum, che non sono nient'altro che la verifica della posizione materiale e ideologica di ciascuno rispetto a ciò che passano la polis e lo spirito del tempo storico vigenti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Vi sono momenti in cui cade ogni illusione di essere comunque nel giusto.

Ci ritroviamo allora di fronte alla nostra inequivocabile colpa.

Ma rimane un ultimo passo da compiere: ammetterla a noi stessi.

Perché possiamo invece negare l'evidenza. E cadere così nella malafede.

Evitiamo così di andare all'inferno. L'inferno della colpa. Il destino di Caino.

Ma quale è il prezzo?

Il male assoluto.

Abbracciamo il male assoluto pur di sfuggire all'inferno.

Putin è in malafede?

Anche solo l'ipotesi non può non suscitare orrore.

Se ciò non avviene, dovremmo iniziare a preoccuparci..
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#7
Putin non è in malafede. Deve unire la Crimea alla Russia ed evitare l'accerchiamento nucleare della Russia europea. In malafede è chi tergiversa su queste geopoliticamente solidissime motivazioni.

Sono pure convinta che avrebbe fatto di tutto per non arrivare a ciò,  ma dopo quello che è accaduto in Ucraina dal golpe in poi, non ha avuto altra possibilità di azione. Forse ha perfino aspettato troppo, e si è fatto prendere per il naso a lungo dal comico ucraino, magistrale boomerang o polpetta avvelenata, vincendo le presidenziali contro un atlantista di ferro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Quando ci ritroviamo davanti il male, e questo male è a causa nostra...
Non vi è più alcuna giustificazione che tenga, nessuna motivazione razionale. Non vi è più nulla che possa toglierci la colpa.

Perché l'Etica viene prima di tutto!

Di fronte a bambini innocenti uccisi, donne stuprate, ospedali bombardati, non vi è alcuna giustificazione possibile.
Si è colpevoli, punto!

E si va all'inferno.

Si va all'inferno per molto meno, una volta presa coscienza delle proprie colpe.

Ma il male più grande, è il non volerci andare, all'inferno. Nonostante sia evidente che ce lo meritiamo.

E questa è la malafede.

Dio abbia pietà di Putin.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Anche dei neonazisti ucraini ? Degli esportatori di libertà con caramelle intelligenti ? Dei garrotatori di popoli con finanza tossica ? Degli sperimentatori biotec su umani adulti e bambini e di chi glielo permette ?

Povero Dio ! Davvero non vorrei essere al suo posto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Kobayashi

Non sono convinto che la vita sia essenzialmente comunicazione. Certo ad un livello base, al livello biologico dell'interazione tra cellule o al livello della sopravvivenza di un individuo all'interno di una società, è vero che non si può prescindere da essa.
Ma se intendiamo dire che si vive essenzialmente per esprimere ad altri ciò che abbiamo dentro, ecco, allora no, preferisco le riflessioni antiche sull'autarchia (che non escludevano l'importanza del dialogo, ma che prevedevano innanzitutto la possibilità di raggiungere una certa tranquillità senza quasi dipendere dalle circostanze esterne e quindi da eventuali interlocutori, dal loro riconoscimento).

Scopo della comunicazione non è poi necessariamente la verità, anche senza che si finisca nell'ambito della malafede. Basta pensare agli studi di Feyerabend sugli apparati di persuasione costituiti da argomentazioni spesso niente affatto razionali o scientificamente vere, ma puramente funzionali al successo di una nuova teoria. C'è sincerità in questa attività culturale che accompagna, per difenderla, i primi passi di una nuova teoria. Ma in effetti non si può dire che ci sia verità, o che ci sia fino in fondo.

In un certo senso si ripropone, con il tema di questa topic, la questione della sofistica. Cosa dire di un sapere strumentale? Che è in malafede e quindi da condannare? O che è tale perché in fondo non essendoci una verità oggettiva non può che essere funzione del modo di vedere il mondo del singolo soggetto?

E poi, fede nella verità? Direi piuttosto fede e sincerità nella ricerca della mia verità. Esplorazione genuina, trasparente, viscerale (nel rischio) delle ipotesi utili al mio cammino. Nient'altro.

iano

#11
Lo scopo della comunicazione, Bobmax, non è far emergere la verità, ma condividere , accomunando diverse soggettività al fine di una possibile azione comune, ridefinendo di fatto sempre nuovi soggetti agenti.
Se la comunicazione fosse volta alla ricerca della verità il suo raggiungimento varrebbe la fine della comunicazione, e quindi la fine delle dinamiche che ridefiniscono le soggettività.
La verità per gli esseri viventi, una volta raggiunta, avrebbe l'effetto che le leggi della fisica hanno sulla materia, dove i soggetti materiali sono oggettivamente definiti una volta per tutte.
Non dovrebbe essere dunque una prospettiva desiderabile ridurre la vita di fatto ad inerte materia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#12
La materia certamente possiede la verità, non mente e non è mai in malafede.
Ma noi ci vogliamo davvero ridurre a questo?
Per la materia l'etica, la sua etica, la sua legge, viene prima di tutto, per il motivo che essa non l'ha scelta.
Può esistere qualcosa di paragonabile per un soggetto vivente capace di fare scelte?
La coerenza della realtà appare a noi come materia e la sua incoerenza come vita.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Anche se può sembrare paradossale, l'esistenza è esclusivamente comunicazione.

Pura comunicazione, non esiste nulla che non sia comunicazione.

Al punto, che i poli che appaiono comunicare... sono parte integrante della stessa comunicazione, di per se stessi non esistono! Perché la loro esistenza è funzionale alla comunicazione.

Anche il pensiero altro non è che un dialogo tra me e me.
Per pensare mi scindo e quindi comunico tra me e me.

Me chi?

Ma è proprio quella stessa comunicazione che è me stesso!
Che altro sarei mai?

Un io funzionale all'unità del pensiero, nient'altro che questo.
..................

E la Verità... è lo stesso Essere!

Che forse vogliamo mettere in dubbio che l'Essere non sia l'Esser Vero?

Suvvia...

E la materia non c'entra assolutamente nulla.
Perché la materia è espressione anch'essa della comunicazione. Che altro mai potrebbe essere?

Essendo la comunicazione ricerca della Verità, indubbiamente la ricerca è possibile solo in quanto la Verità non c'è.

Non c'è... in quanto è!

Essere = Verità
................

La malafede non tocca la Verità di per se stessa, che evidentemente prescinde da qualsiasi fede.

La malafede è la scelta consapevole di opporsi alla Verità, di cui si è però consapevoli!
Si vede il male, lo si riconosce come male, e lo si persegue comunque!

Altro che Caino...
Caino è l'eroe archetipo della umanità, che si rende conto del male commesso e si autocondanna.

Ma chi è in malafede... rinnega la propria umanità! Compie la scelta opposta a quella di Caino.

Prego Dio che mai sia possibile una autentica malafede...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#14
Essere=verità è un equazione, Bobmax, che aiuta solo a comprendere il tuo pensiero , che a me però appare ingenuo.
L'ingenuità io la vedo nel confondere le apparenze che derivano dalla realtà con la realtà.
La tua equazione si può applicare solo alla realtà la quale "è vera", ma con la quale abbiamo un rapporto indiretto, mediato.
Non si può invece applicare a ciò che è in quanto ti appare.
Le cose che ci appaiono sono già  comprensive di relativa relazione reciproca, per cui ad esempio nulla ci appare senza implicare il suo opposto, la sua negazione, come tu stesso hai ben spiegato altrove.
L'unica verità è la realtà la quale per esistere non implica il suo opposto, la non realtà.
Ma per noi rimane solo una ipotesi necessaria logicamente, che per essere tale non deve contraddirsi.
Ma tutto ciò che ne deriva, che ci appare, ammette il suo opposto, la sua negazione.
La realtà è come una retta, che tu puoi pensare solo se ne possiedi già una descrizione, e in base a quella descrizione che possiedi essa ti appare, e quindi non c'è un modo univoco in cui essa ti può apparire, perché ogni descrizione non è univoca.
Puoi descriverla ad esempio come discontinua, quantizzata, o, a piacere come continua.
in effetti è quello che abbiamo sempre fatto, scegliendo una descrizione o un altra in funzione del nostro agire, cioè del modo in cui ci rapportiamo con la realtà.
La verità esiste, ma è il punto di partenza e non di arrivo.
Non è da cercare, perché c'è già.
Ma essa non è, perché l'essere  deriva da essa come apparenza.
l'ingenuità consiste nel credere che, laddove non ci appaia la mediazione che produce l'essere, allora la mediazione  non c'è.
Quando ignoriamo la mediazione che a partire dalla realtà produce l'essere, confondiamo l'essere, nel suo apparirci immediato, come solida e indubitabile realtà.
Ma quando siamo noi in modo cosciente, coscienti della mediazione usata, a produrre l'essere, che siano i quanti della meccanica quantistica, o i campi magnetici della teoria elettromagnetica, allora la loro solidità viene meno.
Ma questi fantasmi, che sembrano sospesi a metà strada fra l'esistenza e la non esistenza, esistono non meno di ciò che ci appare solido, evidente, ma solo a causa della nostra ignoranza dei processi che li generano.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''